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DEVE ESSERCI UNA SPIEGAZIONE
Una lunga ricerca
I
piedi di Trunks toccarono l'asfalto davanti alla Capsule Corporation in
un atterraggio leggero che aveva ormai consolidato negli anni. Sua
madre si era sempre raccomandata di fare attenzione e di non dare
troppo nell'occhio e negli anni aveva affinato anche
quell'abilità. Dopo aver imparato che spesso e volentieri i
suoi concittadini erano più interessati a quello che
succedeva sotto i loro piedi piuttosto che sopra le loro teste, ormai
poteva dirsi abbastanza capace; anche se qualche volta invidiava un po'
il suo amico Goten, che vivendo sulle montagne godeva di molta
più libertà di lui, nonostante non avesse il buon
nome della famiglia Brief a giustificare ogni stranezza potesse
provenire dal giardino di casa sua.
Si diede un attimo per sistemarsi lo zaino ancorato alle spalle, che
durante il volo da scuola fino a casa si era mosso sobbalzato dal
vento, ed eseguita quella che poteva essere definita la sua routine,
varcò la soglia dell'enorme casa passeggiando con la
più assoluta tranquillità. La giornata a scuola
era stata pacificamente noiosa, ma forse il pomeriggio avrebbe potuto
riservare qualche sorpresa, pensò tra se con l'ottimismo che
si confaceva alla sua giovane età, ormai al sicuro da
sguardi terrestri indiscreti.
Appena fu all'interno dell'edificio i suoi occhi azzurri si posarono
per un istante sulla segretaria, dietro la scrivania. La donna non
alzò lo sguardo neanche quando il piccolo inquilino si
premurò di salutarla con un vago
“Salve”, che l'assistente non parve nemmeno
sentire. Annotando mentalmente che non appariva di buon umore, Trunks
sembrò classificare l'informazione come poco pertinente nei
riguardi di un possibile decorso del suo pomeriggio. La
fissò per un momento in più, poi alzò
le spalle noncurante e proseguì per i meandri dell'immensa
casa.
Dovette ringraziare i suoi riflessi sovrumani se, svoltato il primo
angolo appena dopo l'ingresso, riuscì ad evitare un
robottino che gli era passato accanto indaffarato senza badare alla sua
presenza e per poco non l'aveva investito senza tanti complimenti.
“Ehi” si lamentò il bambino, seguendo
con lo sguardo il domestico metallico che sembrava tutto preso da una
qualche attività.
Il giovane saiyan inarcò un sopracciglio e storse un lato
della bocca in una smorfia, quando vide il robot sparire all'interno di
una stanza poco più in là. Non diede tuttavia
altro pensiero al momentaneo intoppo e proseguì per la sua
strada. Da qualche parte nella sua mente dovette di certo associare la
zelante macchina per le pulizie che per poco non lo aveva tramortito e
lo stato del pavimento su cui sgambettava allegro, talmente lucido e
pulito da potercisi specchiare, ma la sua attenzione sembrava agile
quanto i suoi passi lungo il corridoio e l'espressione sul suo volto
stava già seguendo un'altra strada.
Sapeva che avrebbe dovuto svoltare a destra per affrontare le scale che
lo portavano in direzione della propria cameretta. Doveva lasciare
lì lo zainetto che ancora aveva sulle spalle e magari
chiamare Goten per chiedergli se voleva andare in cerca d'avventura. Ma
il suo stomaco alieno aveva un'altra teoria a riguardo. La sua scuola
non era in grado di sfamare un saiyan, neanche con tutto il cibo nelle
dispense, pertanto l'affamato Trunks si diresse nella direzione
opposta, verso la cucina.
Si sfilò i lacci della borsa dalle spalle e la
lasciò cadere al suolo, ripromettendosi di passare a
riprenderla in un secondo momento, ma lo zaino non fece in tempo a
toccare il suolo che un secondo robot, uscito quasi dal nulla, se ne
appropriò. Trunks osservò l'inserviente svanire
dietro un angolo prima che potesse aprire bocca, ma ancora una volta,
la sua prima reazione fu l'ennesima alzata di spalle. Dopotutto non era
poi così interessato alle sorti dei suoi libri scolastici e
non si diede pensiero di rincorrere o fermare il robot.
Di certo mettersi tra un saiyan e il suo stomaco non sarebbe mai stata
un'idea brillante in nessun universo possibile, anche se il saiyan in
questione era solo un bambino, ma per l’ennesima volta il
problema non si pose nemmeno. Trunks riprese il suo incedere alla
ricerca di cibo, ignorando del tutto il pensiero o, per meglio dire,
con la spensieratezza di chi di pensieri non ne aveva proprio nessuno.
La sua espressione serena e vagamente speranzosa, che pregustava
già qualche bella pietanza succulenta sotto i denti, non
lasciava trasparire alcun dubbio sul fatto che tutta quella pace
l'avrebbe accompagnato per il resto della giornata e non sarebbe mai
svanita dietro il primo angolo.
Ovviamente fu nei pressi del salotto, per l'appunto svoltato il primo
angolo, che incappò in qualcosa che lo costrinse a
ricredersi e a rivedere i suoi piani.
Un po' incerto, il ragazzino osservò sua madre davanti alla
porta della stanza, mentre era intenta a sbirciare al suo interno.
Era abituato alle stranezze della sua famiglia da ancor prima di
imparare a camminare, quindi si chiese se fosse davvero il caso di
porsi delle domande, ma la sua infantile curiosità gli
suggerì di cambiare direzione e di avvicinarsi.
La donna gli stava dando le spalle, pertanto non si accorse della sua
presenza e Trunks, che aveva percorso il tragitto con un passo
involontariamente privo di ogni suono e degno di un piccolo ninja, le
era arrivato alle spalle senza darle alcun preavviso.
“Ciao mamma” la salutò una volta
raggiunta.
“Aaaahhhh” gridò lei saltando
letteralmente in aria come un ordigno esplosivo. “Per la
miseria Trunks!” si voltò a lanciare una terribile
occhiata di rimprovero al piccolo saiyan, ma il tono stridulo della
donna nascondeva a fatica un'inflessione preoccupata, “Quante
volte ti ho detto di non arrivare alle spalle della gen...
te…” il carattere imperioso della frase si
indebolì improvvisamente, assieme al tono di voce, che si
abbassò poco a poco fino a raggiungere un volume quasi
impercettibile. “Lascia stare” tagliò
corto agitando una mano, come se il perché avesse iniziato a
bisbigliare come una ladra fosse ovvio.
Era tornata a osservare l'interno del salotto con fare altamente
circospetto, con l'aria di qualcuno che temeva di essere stato
scoperto. “Tesoro”, si rivolse nuovamente al
bambino senza voltarsi a guardarlo, parlando a mezza voce.
“Abbiamo un grosso problema”. Il tono che aveva
usato rasentava la gravità di un messaggero di morte.
Trunks fissò sua madre come se fosse impazzita,
“Ehm... che tipo di problema?” bisbigliò
anche lui istintivamente. Si avvicinò ed imitandola le
sgusciò accanto, trovando uno spazio tra la donna e la
parete per osservare l'interno del salotto.
La scena che si poteva osservare da quella prospettiva pareva aver
catturato l'attenzione della scienziata in modo assoluto. Fu quella la
prima impressione del giovane saiyan. Soltanto restandole accanto
sarebbe stato facile percepire la sua agitazione, anche non possedendo
i sensi sviluppati di un guerriero.
“È tuo padre…”
sentenziò inquieta senza distogliere lo sguardo dall'oggetto
delle sue preoccupazioni. Trunks fu attratto nella stessa direzione.
Vegeta, completamente assorto in quello che sembrava uno strano
monologo interiore, era intento a sollevare e a spostare con una certa
meticolosità tutti i mobili del salotto, all'apparenza in
cerca di qualcosa. L'intensa concentrazione con cui eseguiva questa
minuziosa operazione sembrava in effetti un aspetto non irrilevante,
dato che il saiyan non si era accorto di essere spiato e continuava a
borbottare con una certa stizza parole incomprensibili da un tempo
decisamente troppo lungo.
“Guarda!” sussurrò Bulma con
un'inflessione a dir poco angosciata nella voce. “Sono almeno
dieci minuti che va avanti così!” non fece alcuno
sforzo per non apparire melodrammatica. “Sta parlando da
solo!”
Trunks sollevò di nuovo lo sguardo per osservare sua madre.
Per un lungo istante si domandò se dovesse essere
più preoccupato per lei o per suo padre, indeciso su chi dei
due si comportava nella maniera più bizzarra.
Lì per lì, sembrò optare sulle prime
che sua madre poteva essere la vincitrice di questa peculiare gara, ma
quando diresse lo sguardo ancora una volta verso il salotto, si accorse
che suo padre stava ancora sollevando mobili, uno dopo l'altro, e con
un sopracciglio inarcato si soffermò ad osservarlo con
più attenzione. Di tutte le cose strane che poteva fare,
questa era una novità. Almeno di questo doveva rendere atto
alla madre.
Non era certo difficile per il principe dei saiyan sollevare
l'arredamento di casa come se stesse alzando scatoloni vuoti, questo
non era il problema. La cosa strana, cominciò a riflettere
Trunks, era che non si fosse ancora accorto della loro presenza.
“Forse...” cominciò un po' perplesso,
“forse si sta solo allenando” suppose poco convinto
e ancor meno convincente.
“Ah, non dire sciocchezze!” piagnucolò
rassegnata Bulma. “Non l'ho mai visto fare una cosa
così assurda. E pensa che prima…”
“Tu!” Il tono perentorio del principe dei saiyan
riuscì a farla trasalire ancora una volta e la donna si
ammutolì di colpo, rimanendo in attesa come ne andasse della
propria sopravvivenza.
Da quel particolare punto d'osservazione non si poteva scorgere la
singolare espressione assorta di Vegeta, che dava le spalle al duo
appostato appena fuori la porta, e quelle parole suonarono fin troppo
come una specie di minaccia. “Non stare lì
impalato! Potresti anche darmi una mano”
“Ce l'ha con te!” dichiarò brusca la
donna. E, mentre parlava, con un movimento altrettanto deciso
spintonò letteralmente suo figlio all'interno del salotto,
incoraggiandolo ad avvicinarsi a suo padre con un goffo gesto della
mano che non riuscì affatto ad apparire rassicurante come
avrebbe voluto.
Il bambino diede un'ultima disperata occhiata alla donna, prima di
compiere qualche altro passo all'interno della stanza.
Deglutì nervoso, avvicinandosi a suo padre con
circospezione. Di certo era arrabbiato, l'aveva compreso dal suo tono
di voce, e questa non era affatto una buona premessa. Tuttavia, mentre
osservava le spalle dell'uomo sollevare lo stesso mobile che gli aveva
già visto alzare un paio di volte, Trunks
cominciò a convincersi che doveva esserci per forza una
spiegazione plausibile per quello che stava facendo.
D'altra parte si era accorto di loro e questo era ovvio. E si era
arrabbiato perché stavano lì a spiarlo. La veloce
disamina di tali pensieri bastò a dissipare ogni dubbio
sull'efficienza delle facoltà mentali del padre e
l'espressione del ragazzino si distese notevolmente. Sua madre stava
solo esagerando, pensò tra sé. Non era quello che
faceva sempre?
Cominciò a quel punto ad essere vagamente curioso.
“Che c'è papà? Cosa vuoi che
faccia?” gli chiese una volta raggiunto.
Vegeta si voltò di scatto e fissò sul giovane
saiyan uno sguardo fin troppo penetrante e... sorpreso? Dopo aver
appoggiato non proprio delicatamente a terra l'ennesimo complemento
d'arredo, si limitò a scrutare per un momento il bambino e a
riflettere su qualche oscura questione.
“Che vuoi, Trunks?” lo interrogò brusco.
“Nessuno ti ha chiesto niente!”
Un secondo dopo era di nuovo intento a sollevare mobili e a ignorare
suo figlio, che si ritrovò piuttosto confuso a scandagliare
ancora più attentamente ogni sua mossa, incapace di
allontanarsi.
Era evidente ormai che fosse in cerca di qualcosa e che, a giudicare
dal modo in cui si stava adoperando, doveva essere anche qualcosa di
estremamente importante. E... no, non si era accorto di loro.
“Ti avverto, non ho intenzione di perdere ancora altro
tempo!” inveì poi all'improvviso, sollevando per
la terza volta il divano. Stava continuando a scrutare sotto il mobile,
che teneva in equilibrio con una mano sopra la testa. “La
prossima volta vai a cercartelo da solo, sia chiaro!” il suo
tono di voce era alterato, ma sembrava non avesse alcuna intenzione di
rinunciare alla sua accurata ispezione.
“Eh? Pap... papà? Ti senti bene?”
domandò Trunks, cominciando a credere che in fin dei conti
sua madre non era poi impazzita del tutto. Il problema era che non
poteva dire la stessa cosa di suo padre e questo, in linea di massima,
era un fatto ben più grave, se non altro perché
del tutto inedito.
Non ottenendo alcuna replica dal genitore, intento per l'ennesima volta
ad alzare una poltrona, Trunks si voltò alle sue spalle per
cercare lo sguardo della madre. Con un cenno del capo le fece capire
che non aveva scoperto molto per quel che riguardava lo strano
comportamento di Vegeta, ma sembrò intenzionato a non
arrendersi e ad indagare ancora un po', cominciando a guardarsi intorno
in cerca di qualche indizio.
Ad attirare la sua attenzione e a fornirgliene uno piuttosto decisivo,
fu un miagolio proveniente dal basso. Trunks abbassò lo
sguardo sul pavimento e si ritrovò ad osservare Tama, che lo
fissò con i suoi grandi occhi felini.
“Miao” ripeté il gatto, come se stesse
cercando di dirgli qualcosa.
Accanto alle zampe dell'animaletto di casa, il piccolo saiyan
notò quasi subito il tappo di una bottiglia di plastica.
Inarcò un sopracciglio per un attimo, in preda a una qualche
bizzarra ipotesi, che sembrava farsi sempre più bizzarra e
concreta, mentre tornando ad osservare la schiena di suo padre
continuava ad ascoltarla aggirarsi nella propria testa. Non
è che...? Terminare quel pensiero scandendone chiaramente le
conclusioni fu pressoché impossibile.
“Scusa papà... devo... andare”
mormorò, in parte consapevole che nessuno lo stesse
ascoltando. Fece i primi passi all'indietro in direzione della porta e
quando fu abbastanza certo che nessuno lo avrebbe fermato, si
voltò e cominciò a correre.
In un istante raggiunse l'uscita e appena lo fece tornò a
guardare Bulma, “Mamma!” fu l'unica cosa che
riuscì ad esclamare, ormai preoccupato.
“Visto?!” esclamò Bulma fin troppo ad
alta voce. Parve accorgersi dell'imprudenza un secondo dopo e
ricominciò a sussurrare. “Che ti avevo
detto?” mormorò nervosa mentre afferrava suo
figlio e lo trascinava al riparo nel corridoio, facendogli scudo col
suo corpo. Si sporse solo un attimo dopo a osservare di nuovo
all'interno del salotto con un'aria molto cupa. Trunks la
imitò, cercando di sbirciare anche lui ancora una volta,
aggirando sua madre che ormai era decisa a tenerlo al riparo quasi a
forza.
“Potevi anche dirmelo che lo avevi trovato tu quel dannato
tappo!” sbottò ad un tratto Vegeta.
Nemmeno le avesse lanciato un ki blast, la scienziata si
ritrovò a fare un brusco passo indietro e si
voltò con aria sgomenta a guardare il bambino, costretto
anch’egli ad indietreggiare all'unisono con lei.
Bulma restò in silenzio per un paio di secondi che
sembrarono eterni, poi fece un lungo sospiro e ritrovò, non
senza difficoltà, una certa calma e una fin troppo ostentata
sicurezza.
“Ok”, si fece forza rivolgendosi a suo figlio.
“Tuo padre sta parlando col gatto, ma andrà tutto
bene” “Con il gatto?!” esclamò
Trunks. Il tono forzatamente fiducioso e rassicurante che aveva usato
la donna probabilmente non avrebbe convinto nemmeno il suddetto gatto e
l’impressione che ebbe in quel momento il piccolo saiyan fu
che qualcuno lo avesse appena colpito con una certa forza sulla zucca.
Lei però non si curò di chiosare le sue
deduzioni, se mai le si sarebbe potute definire tali, e
tornò inquieta a sbirciare Vegeta, che era intento a
rimettere a posto con molta cura i mobili che aveva spostato e aveva
cominciato a studiarne attentamente la composizione.
“Deve esserci una spiegazione, è
ovvio…” continuò non troppo convinta,
“Q… quale spiegazione, mamma?”
balbettò Trunks, completamente inascoltato. Sua madre
sembrava di gran lunga più concentrata in un dialogo con se
stessa e il tentativo del ragazzino di dedurre qualche conclusione dai
ragionamenti della scienziata si tramutò in un nulla di
fatto.
Ad un certo punto Bulma si mordicchiò per un momento il
labbro inferiore e si fece per un attimo più concentrata,
segno che qualcosa di concreto le stesse passando per la testa.
“Trunks, penso di sapere come fare a capirci
qualcosa!” annunciò ad un tratto con un barlume di
speranza nello sguardo. “Davvero? Che cosa vuoi
fare?” le domandò il figlio, fissando i suoi occhi
in quelli di lei e aggrappandosi con fiducia a quella speranza.
“Vieni!” lo esortò lei, mentre
raggiungeva a passo spedito le scale in fondo al corridoio.
“E speriamo che funzioni...” aggiunse tra
sé sospirando.
Trunks si guardò un’ultima volta alle spalle per
verificare la situazione all’interno del salotto. Dopo aver
esitato per un istante in più si decise a seguire sua madre.
CONTINUA…
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