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Autore: fusion    20/05/2019    3 recensioni
Potrebbe essere una giornata assolutamente normale, se non fosse per quegli strani avvenimenti, ma per quelli... deve esserci una spiegazione.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DEVE ESSERCI UNA SPIEGAZIONE




Una lunga ricerca


I piedi di Trunks toccarono l'asfalto davanti alla Capsule Corporation in un atterraggio leggero che aveva ormai consolidato negli anni. Sua madre si era sempre raccomandata di fare attenzione e di non dare troppo nell'occhio e negli anni aveva affinato anche quell'abilità. Dopo aver imparato che spesso e volentieri i suoi concittadini erano più interessati a quello che succedeva sotto i loro piedi piuttosto che sopra le loro teste, ormai poteva dirsi abbastanza capace; anche se qualche volta invidiava un po' il suo amico Goten, che vivendo sulle montagne godeva di molta più libertà di lui, nonostante non avesse il buon nome della famiglia Brief a giustificare ogni stranezza potesse provenire dal giardino di casa sua.
Si diede un attimo per sistemarsi lo zaino ancorato alle spalle, che durante il volo da scuola fino a casa si era mosso sobbalzato dal vento, ed eseguita quella che poteva essere definita la sua routine, varcò la soglia dell'enorme casa passeggiando con la più assoluta tranquillità. La giornata a scuola era stata pacificamente noiosa, ma forse il pomeriggio avrebbe potuto riservare qualche sorpresa, pensò tra se con l'ottimismo che si confaceva alla sua giovane età, ormai al sicuro da sguardi terrestri indiscreti.

Appena fu all'interno dell'edificio i suoi occhi azzurri si posarono per un istante sulla segretaria, dietro la scrivania. La donna non alzò lo sguardo neanche quando il piccolo inquilino si premurò di salutarla con un vago “Salve”, che l'assistente non parve nemmeno sentire. Annotando mentalmente che non appariva di buon umore, Trunks sembrò classificare l'informazione come poco pertinente nei riguardi di un possibile decorso del suo pomeriggio. La fissò per un momento in più, poi alzò le spalle noncurante e proseguì per i meandri dell'immensa casa.
Dovette ringraziare i suoi riflessi sovrumani se, svoltato il primo angolo appena dopo l'ingresso, riuscì ad evitare un robottino che gli era passato accanto indaffarato senza badare alla sua presenza e per poco non l'aveva investito senza tanti complimenti. “Ehi” si lamentò il bambino, seguendo con lo sguardo il domestico metallico che sembrava tutto preso da una qualche attività.
Il giovane saiyan inarcò un sopracciglio e storse un lato della bocca in una smorfia, quando vide il robot sparire all'interno di una stanza poco più in là. Non diede tuttavia altro pensiero al momentaneo intoppo e proseguì per la sua strada. Da qualche parte nella sua mente dovette di certo associare la zelante macchina per le pulizie che per poco non lo aveva tramortito e lo stato del pavimento su cui sgambettava allegro, talmente lucido e pulito da potercisi specchiare, ma la sua attenzione sembrava agile quanto i suoi passi lungo il corridoio e l'espressione sul suo volto stava già seguendo un'altra strada.

Sapeva che avrebbe dovuto svoltare a destra per affrontare le scale che lo portavano in direzione della propria cameretta. Doveva lasciare lì lo zainetto che ancora aveva sulle spalle e magari chiamare Goten per chiedergli se voleva andare in cerca d'avventura. Ma il suo stomaco alieno aveva un'altra teoria a riguardo. La sua scuola non era in grado di sfamare un saiyan, neanche con tutto il cibo nelle dispense, pertanto l'affamato Trunks si diresse nella direzione opposta, verso la cucina.
Si sfilò i lacci della borsa dalle spalle e la lasciò cadere al suolo, ripromettendosi di passare a riprenderla in un secondo momento, ma lo zaino non fece in tempo a toccare il suolo che un secondo robot, uscito quasi dal nulla, se ne appropriò. Trunks osservò l'inserviente svanire dietro un angolo prima che potesse aprire bocca, ma ancora una volta, la sua prima reazione fu l'ennesima alzata di spalle. Dopotutto non era poi così interessato alle sorti dei suoi libri scolastici e non si diede pensiero di rincorrere o fermare il robot.
Di certo mettersi tra un saiyan e il suo stomaco non sarebbe mai stata un'idea brillante in nessun universo possibile, anche se il saiyan in questione era solo un bambino, ma per l’ennesima volta il problema non si pose nemmeno. Trunks riprese il suo incedere alla ricerca di cibo, ignorando del tutto il pensiero o, per meglio dire, con la spensieratezza di chi di pensieri non ne aveva proprio nessuno. La sua espressione serena e vagamente speranzosa, che pregustava già qualche bella pietanza succulenta sotto i denti, non lasciava trasparire alcun dubbio sul fatto che tutta quella pace l'avrebbe accompagnato per il resto della giornata e non sarebbe mai svanita dietro il primo angolo.
Ovviamente fu nei pressi del salotto, per l'appunto svoltato il primo angolo, che incappò in qualcosa che lo costrinse a ricredersi e a rivedere i suoi piani.

Un po' incerto, il ragazzino osservò sua madre davanti alla porta della stanza, mentre era intenta a sbirciare al suo interno.
Era abituato alle stranezze della sua famiglia da ancor prima di imparare a camminare, quindi si chiese se fosse davvero il caso di porsi delle domande, ma la sua infantile curiosità gli suggerì di cambiare direzione e di avvicinarsi.
La donna gli stava dando le spalle, pertanto non si accorse della sua presenza e Trunks, che aveva percorso il tragitto con un passo involontariamente privo di ogni suono e degno di un piccolo ninja, le era arrivato alle spalle senza darle alcun preavviso.
“Ciao mamma” la salutò una volta raggiunta.
“Aaaahhhh” gridò lei saltando letteralmente in aria come un ordigno esplosivo. “Per la miseria Trunks!” si voltò a lanciare una terribile occhiata di rimprovero al piccolo saiyan, ma il tono stridulo della donna nascondeva a fatica un'inflessione preoccupata, “Quante volte ti ho detto di non arrivare alle spalle della gen... te…” il carattere imperioso della frase si indebolì improvvisamente, assieme al tono di voce, che si abbassò poco a poco fino a raggiungere un volume quasi impercettibile. “Lascia stare” tagliò corto agitando una mano, come se il perché avesse iniziato a bisbigliare come una ladra fosse ovvio.
Era tornata a osservare l'interno del salotto con fare altamente circospetto, con l'aria di qualcuno che temeva di essere stato scoperto. “Tesoro”, si rivolse nuovamente al bambino senza voltarsi a guardarlo, parlando a mezza voce. “Abbiamo un grosso problema”. Il tono che aveva usato rasentava la gravità di un messaggero di morte.
Trunks fissò sua madre come se fosse impazzita, “Ehm... che tipo di problema?” bisbigliò anche lui istintivamente. Si avvicinò ed imitandola le sgusciò accanto, trovando uno spazio tra la donna e la parete per osservare l'interno del salotto.
La scena che si poteva osservare da quella prospettiva pareva aver catturato l'attenzione della scienziata in modo assoluto. Fu quella la prima impressione del giovane saiyan. Soltanto restandole accanto sarebbe stato facile percepire la sua agitazione, anche non possedendo i sensi sviluppati di un guerriero.
“È tuo padre…” sentenziò inquieta senza distogliere lo sguardo dall'oggetto delle sue preoccupazioni. Trunks fu attratto nella stessa direzione.

Vegeta, completamente assorto in quello che sembrava uno strano monologo interiore, era intento a sollevare e a spostare con una certa meticolosità tutti i mobili del salotto, all'apparenza in cerca di qualcosa. L'intensa concentrazione con cui eseguiva questa minuziosa operazione sembrava in effetti un aspetto non irrilevante, dato che il saiyan non si era accorto di essere spiato e continuava a borbottare con una certa stizza parole incomprensibili da un tempo decisamente troppo lungo.
“Guarda!” sussurrò Bulma con un'inflessione a dir poco angosciata nella voce. “Sono almeno dieci minuti che va avanti così!” non fece alcuno sforzo per non apparire melodrammatica. “Sta parlando da solo!”
Trunks sollevò di nuovo lo sguardo per osservare sua madre. Per un lungo istante si domandò se dovesse essere più preoccupato per lei o per suo padre, indeciso su chi dei due si comportava nella maniera più bizzarra.
Lì per lì, sembrò optare sulle prime che sua madre poteva essere la vincitrice di questa peculiare gara, ma quando diresse lo sguardo ancora una volta verso il salotto, si accorse che suo padre stava ancora sollevando mobili, uno dopo l'altro, e con un sopracciglio inarcato si soffermò ad osservarlo con più attenzione. Di tutte le cose strane che poteva fare, questa era una novità. Almeno di questo doveva rendere atto alla madre.
Non era certo difficile per il principe dei saiyan sollevare l'arredamento di casa come se stesse alzando scatoloni vuoti, questo non era il problema. La cosa strana, cominciò a riflettere Trunks, era che non si fosse ancora accorto della loro presenza.
“Forse...” cominciò un po' perplesso, “forse si sta solo allenando” suppose poco convinto e ancor meno convincente.
“Ah, non dire sciocchezze!” piagnucolò rassegnata Bulma. “Non l'ho mai visto fare una cosa così assurda. E pensa che prima…”
“Tu!” Il tono perentorio del principe dei saiyan riuscì a farla trasalire ancora una volta e la donna si ammutolì di colpo, rimanendo in attesa come ne andasse della propria sopravvivenza.
Da quel particolare punto d'osservazione non si poteva scorgere la singolare espressione assorta di Vegeta, che dava le spalle al duo appostato appena fuori la porta, e quelle parole suonarono fin troppo come una specie di minaccia. “Non stare lì impalato! Potresti anche darmi una mano”
“Ce l'ha con te!” dichiarò brusca la donna. E, mentre parlava, con un movimento altrettanto deciso spintonò letteralmente suo figlio all'interno del salotto, incoraggiandolo ad avvicinarsi a suo padre con un goffo gesto della mano che non riuscì affatto ad apparire rassicurante come avrebbe voluto.
Il bambino diede un'ultima disperata occhiata alla donna, prima di compiere qualche altro passo all'interno della stanza. Deglutì nervoso, avvicinandosi a suo padre con circospezione. Di certo era arrabbiato, l'aveva compreso dal suo tono di voce, e questa non era affatto una buona premessa. Tuttavia, mentre osservava le spalle dell'uomo sollevare lo stesso mobile che gli aveva già visto alzare un paio di volte, Trunks cominciò a convincersi che doveva esserci per forza una spiegazione plausibile per quello che stava facendo.
D'altra parte si era accorto di loro e questo era ovvio. E si era arrabbiato perché stavano lì a spiarlo. La veloce disamina di tali pensieri bastò a dissipare ogni dubbio sull'efficienza delle facoltà mentali del padre e l'espressione del ragazzino si distese notevolmente. Sua madre stava solo esagerando, pensò tra sé. Non era quello che faceva sempre?
Cominciò a quel punto ad essere vagamente curioso. “Che c'è papà? Cosa vuoi che faccia?” gli chiese una volta raggiunto.
Vegeta si voltò di scatto e fissò sul giovane saiyan uno sguardo fin troppo penetrante e... sorpreso? Dopo aver appoggiato non proprio delicatamente a terra l'ennesimo complemento d'arredo, si limitò a scrutare per un momento il bambino e a riflettere su qualche oscura questione.
“Che vuoi, Trunks?” lo interrogò brusco. “Nessuno ti ha chiesto niente!”
Un secondo dopo era di nuovo intento a sollevare mobili e a ignorare suo figlio, che si ritrovò piuttosto confuso a scandagliare ancora più attentamente ogni sua mossa, incapace di allontanarsi.
Era evidente ormai che fosse in cerca di qualcosa e che, a giudicare dal modo in cui si stava adoperando, doveva essere anche qualcosa di estremamente importante. E... no, non si era accorto di loro.
“Ti avverto, non ho intenzione di perdere ancora altro tempo!” inveì poi all'improvviso, sollevando per la terza volta il divano. Stava continuando a scrutare sotto il mobile, che teneva in equilibrio con una mano sopra la testa. “La prossima volta vai a cercartelo da solo, sia chiaro!” il suo tono di voce era alterato, ma sembrava non avesse alcuna intenzione di rinunciare alla sua accurata ispezione.
“Eh? Pap... papà? Ti senti bene?” domandò Trunks, cominciando a credere che in fin dei conti sua madre non era poi impazzita del tutto. Il problema era che non poteva dire la stessa cosa di suo padre e questo, in linea di massima, era un fatto ben più grave, se non altro perché del tutto inedito.
Non ottenendo alcuna replica dal genitore, intento per l'ennesima volta ad alzare una poltrona, Trunks si voltò alle sue spalle per cercare lo sguardo della madre. Con un cenno del capo le fece capire che non aveva scoperto molto per quel che riguardava lo strano comportamento di Vegeta, ma sembrò intenzionato a non arrendersi e ad indagare ancora un po', cominciando a guardarsi intorno in cerca di qualche indizio.

Ad attirare la sua attenzione e a fornirgliene uno piuttosto decisivo, fu un miagolio proveniente dal basso. Trunks abbassò lo sguardo sul pavimento e si ritrovò ad osservare Tama, che lo fissò con i suoi grandi occhi felini. “Miao” ripeté il gatto, come se stesse cercando di dirgli qualcosa.
Accanto alle zampe dell'animaletto di casa, il piccolo saiyan notò quasi subito il tappo di una bottiglia di plastica. Inarcò un sopracciglio per un attimo, in preda a una qualche bizzarra ipotesi, che sembrava farsi sempre più bizzarra e concreta, mentre tornando ad osservare la schiena di suo padre continuava ad ascoltarla aggirarsi nella propria testa. Non è che...? Terminare quel pensiero scandendone chiaramente le conclusioni fu pressoché impossibile.
“Scusa papà... devo... andare” mormorò, in parte consapevole che nessuno lo stesse ascoltando. Fece i primi passi all'indietro in direzione della porta e quando fu abbastanza certo che nessuno lo avrebbe fermato, si voltò e cominciò a correre.

In un istante raggiunse l'uscita e appena lo fece tornò a guardare Bulma, “Mamma!” fu l'unica cosa che riuscì ad esclamare, ormai preoccupato.
“Visto?!” esclamò Bulma fin troppo ad alta voce. Parve accorgersi dell'imprudenza un secondo dopo e ricominciò a sussurrare. “Che ti avevo detto?” mormorò nervosa mentre afferrava suo figlio e lo trascinava al riparo nel corridoio, facendogli scudo col suo corpo. Si sporse solo un attimo dopo a osservare di nuovo all'interno del salotto con un'aria molto cupa. Trunks la imitò, cercando di sbirciare anche lui ancora una volta, aggirando sua madre che ormai era decisa a tenerlo al riparo quasi a forza.
“Potevi anche dirmelo che lo avevi trovato tu quel dannato tappo!” sbottò ad un tratto Vegeta.
Nemmeno le avesse lanciato un ki blast, la scienziata si ritrovò a fare un brusco passo indietro e si voltò con aria sgomenta a guardare il bambino, costretto anch’egli ad indietreggiare all'unisono con lei.
Bulma restò in silenzio per un paio di secondi che sembrarono eterni, poi fece un lungo sospiro e ritrovò, non senza difficoltà, una certa calma e una fin troppo ostentata sicurezza.
“Ok”, si fece forza rivolgendosi a suo figlio. “Tuo padre sta parlando col gatto, ma andrà tutto bene” “Con il gatto?!” esclamò Trunks. Il tono forzatamente fiducioso e rassicurante che aveva usato la donna probabilmente non avrebbe convinto nemmeno il suddetto gatto e l’impressione che ebbe in quel momento il piccolo saiyan fu che qualcuno lo avesse appena colpito con una certa forza sulla zucca.
Lei però non si curò di chiosare le sue deduzioni, se mai le si sarebbe potute definire tali, e tornò inquieta a sbirciare Vegeta, che era intento a rimettere a posto con molta cura i mobili che aveva spostato e aveva cominciato a studiarne attentamente la composizione.
Deve esserci una spiegazione, è ovvio…” continuò non troppo convinta, “Q… quale spiegazione, mamma?” balbettò Trunks, completamente inascoltato. Sua madre sembrava di gran lunga più concentrata in un dialogo con se stessa e il tentativo del ragazzino di dedurre qualche conclusione dai ragionamenti della scienziata si tramutò in un nulla di fatto.
Ad un certo punto Bulma si mordicchiò per un momento il labbro inferiore e si fece per un attimo più concentrata, segno che qualcosa di concreto le stesse passando per la testa.
“Trunks, penso di sapere come fare a capirci qualcosa!” annunciò ad un tratto con un barlume di speranza nello sguardo. “Davvero? Che cosa vuoi fare?” le domandò il figlio, fissando i suoi occhi in quelli di lei e aggrappandosi con fiducia a quella speranza. “Vieni!” lo esortò lei, mentre raggiungeva a passo spedito le scale in fondo al corridoio. “E speriamo che funzioni...” aggiunse tra sé sospirando.
Trunks si guardò un’ultima volta alle spalle per verificare la situazione all’interno del salotto. Dopo aver esitato per un istante in più si decise a seguire sua madre.


CONTINUA…



  
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