Compagni
Stesa
a terra, priva completamente di forze e magia, incapace persino di
muovere un dito, Priscilla guardava il cielo e ascoltava il rumore di
Nirvana sotto di sé che si distruggeva. Sul suo viso,
nonostante la
situazione, non c'era che un sorriso. Alzò a fatica le mani
sopra la
sua testa e si guardò entrambi i palmi: uno di ghiaccio,
l'altro
marchiato dal simbolo della gilda. Il cielo sereno sopra di loro dava
solo un maggior conforto e felicità a quel momento. Su
entrambe le
mani c'erano i segni di amicizie, solidarietà e forza. Fairy
Tail da
una parte, Leon dall'altra, entrambi erano riusciti a darle tutto
quello di cui aveva bisogno per continuare a sopravvivere e
soprattutto a vivere in pace con se stessa. A rompere
quell'incantesimo fu ancora il rumore dei crolli sotto di
sé, ma
questa volta coinvolsero anche la stessa torre su cui era stesa lei e
solo in quel momento realizzò che si trovava sulla cima
più alta di
una costruzione in demolizione. Urlò spaventata nel sentire
la terra
ondeggiare sotto di sé e tentò di gattonare fino
all'uscita, ma la
torre si piegò su se stessa e lei rotolò fino
alla sporgenza. Cadde
nel vuoto, seguita dalle macerie, e urlando sforzò quel poco
di
energia che le era rimasto per generare anche solo un minuscolo
soffio di vento e poter volare via. La lotta contro Nirvana l'aveva
consumata completamente, non riuscì nemmeno a dar vita a uno
spiffero, e non poté far a meno di cadere verso il suolo
seguita
dalle sue urla terrorizzate.
Atterrò
sul morbido e senza arrivare al terreno, miracolosamente vide le
rocce che venivano schivate sopra di sé e solo allora si
rese conto
di essere atterrata su “qualcosa di volante”.
Abbassò lo sguardo
riuscendo così a scoprire chi l'aveva appena salvata.
«Cuberios?»
chiese sorpresa di vedere il serpente. Accanto a lei giaceva, ancora
esanime, anche Cobra e il serpente stava portando entrambi in salvo.
Anche se forse con Priscilla fu solo un atto caritatevole, visto che
raggiunto il perimetro di Nirvana la sbalzò via dal dorso e
con un
colpo di coda la lanciò contro il bosco sotto di loro.
«Grazie
lo stesso, ma preferivo un atterraggio migliore!»
gridò lei,
continuando a cadere senza controllo. Riuscì a vedere sotto
di sé
già riuniti, sani e salvi, il resto dei suoi amici anche se
ancora
mancavano Natsu e Gerard. Il gruppo alzò gli occhi su di
lei,
attirato dalle sue urla, e sobbalzò nel vederla arrivare in
picchiata.
«Qualcuno
mi insegni di nuovo come si vola, aiuto!» gridò in
piena rotta di
collisione con il terreno. Charle scattò verso di lei appena
in
tempo e riuscì a prenderla per un piede poco prima che
raggiungesse
il suolo, facendole sfiorare il terriccio solo con il naso.
«Grazie
al cielo» piagnucolò Priscilla a testa in
giù, tenuta solo per un
piede.
Il
terreno si mosse sotto al suo naso, mettendola di nuovo in allarme,
ma questa volta non ebbe la fortuna di essere salvata da nessuno. Hot
Eye uscì da sotto il terreno, portandosi dietro Natsu e
Gerard, ma
nella violenza dell'emersione colpì in pieno Priscilla che
andò
volando insieme a Charle dritta contro un albero.
«Natsu!»
esultò Happy, con le lacrime agli occhi.
«Stai
bene!» gli andò dietro Lucy, subito seguita da
Gray ed Erza.
«Sto
bene anche io, grazie» lamentò Priscilla, stesa a
testa in giù,
sopra Charle.
Scivolò
lentamente da un lato, spinta dalla povera gattina che cercò
di
liberarsi dal suo peso e, per quanto ormai fosse completamente
distrutta per lo meno poté tornare con la testa in
sù. Dei passi
rapidi attirarono la sua attenzione e lei riuscì a voltarsi
appena
in tempo per vedere la piccola Wendy che le saltava addosso e
l'abbracciava. Lacrime agli occhi, schiacciava il proprio viso contro
la sua spalla e piagnucolava anche se Priscilla credeva con
abbastanza sicurezza che non fossero lacrime di dolore.
«Priscilla-san»
singhiozzò. «Sono così felice che tu
non sia morta!»
"La
sua magia potrebbe anche ucciderti"
la
voce di Mistgun che nei suoi ricordi volle improvvisamente farsi
sentire. Una dolorosa sensazione al petto, qualcosa di molto simile a
un senso di colpa misto a un cenno di paura. Poteva davvero chiederle
di effettuare una magia che al novanta per cento non l'avrebbe
lasciata in vita? La libertà aveva un costo, il suo
desiderio sapeva
che poteva realizzarsi solo previo un sacrificio, aveva sempre
creduto di essere pronta a pagare qualsiasi prezzo. Mugolò,
imbarazzata e combattuta. Quelle lacrime, quei singhiozzi, quelle
speranze... erano solo per lei.
Forse...
sì, forse avrebbe potuto aspettare un altro po'. Magari
avrebbe
potuto trovare un'altra soluzione. Comunque era bene far passare del
tempo. Sì, il tempo era quello di cui aveva bisogno. Glielo
avrebbe
chiesto, come da programma, le avrebbe chiesto di liberarle l'anima
anche a costo della vita, di renderla umana, ma certo non poteva
farlo in un momento come quello.
«Già...»
si limitò a rispondere, incassando la testa nelle spalle per
le
sensazioni di colpa che stava vivendo in quel momento. Wendy non
smise di piangere e stringerla e infine le mormorò un
sentito:
«Grazie, Priscilla-san. Grazie!»
Le
guance le si arrossarono appena e non riuscì a controllare
un
sorriso timido che le spinse gli zigomi verso l'alto.
«Tranquilla»
disse, ormai mossa dal sentimento della felicità. Le
posò una mano
sopra la testa, accarezzandola come fosse un cucciolo, e con l'altra
fece il segno di vittoria con le dita. «Ci pensa Priscilla a
sistemare le cose!» sorrise, illuminandosi sempre
più, di quel
sorriso che tanto la caratterizzava.
Wendy
scoppiò in un pianto più infantile e fragoroso,
commossa da quella
specie di promessa, tanto che Charle la riprese per il tono da
bambina che stava dimostrando. Ma Priscilla non poté che
ridere
ancora di più, intenerita e divertita da quella piccoletta
tanto
tremolante e insicura, ma dalla forza incredibile. Non riusciva a far
a meno di pensare a quanto fosse preziosa.
Il
suo sguardo le passò oltre pochi istanti dopo, attirata da
un volto
familiare. Gerard si stava rialzando da terra e si stava portando
più
distante, allontanandosi di qualche passo dal gruppo, come se non ne
facesse parte. Priscilla lo guardò a lungo, attirata dalla
sua
presenza, e sorrise infine divertita da quella strana coincidenza.
L'alter ego di mistgun era lì, a pochi passi da lei, ed era
incredibile quanto fossero identici in qualsiasi lineamento. Le
sollevava un pizzico di malinconia: da quanto tempo non vedeva
Mistgun? Non era mai neppure riuscita a ringraziarlo per
l'addestramento che le aveva sottoposto che l'aveva portata ad
ottenere ciò che voleva. Se era riuscita a combattere contro
Laxus,
se era riuscita a farlo ricordare e sostenerlo, era solo grazie a
lui. Chissà dov'era in quel momento.
"Si
tratta di una mia vecchia amica. Quando ero piccolo ha vissuto per un
po' con me. Il suo nome è Wendy" si
ricordò delle parole di Mistgun mossa da quel moto di
malinconia e
tornò a guardare Wendy, vicino a sé. Le
accarezzò nuovamente la
testa, ma questa volta fu più delicata e amorevole. Quella
bambina
aveva vissuto per un po' insieme a Mistgun, prima di lei. Erano
legate dalla stessa persona, scaldava il cuore pensarlo.
«Ecco...»
balbettò Lucy, voltandosi a guardare Gerard. «Chi
è esattamente
lui?» chiese, confusa.
«Non
l'ho visto alla gilda di Blue Pegasus quando siamo arrivati»
osservò
Gray, voltandosi verso la stessa persona.
«Lui
è Gerard» rispose Erza e questo fece sobbalzare
entrambi i suoi
amici che si lasciarono sfuggire un soffocante: «Che
cosa?!».
«Ma
non è lo stesso Gerard che conosciamo»
proseguì Erza, cercando di
calmare gli animi dei suoi amici.
«Pare
abbia perso i ricordi» disse Wendy e Priscilla si sorprese
nel
sentire proprio lei dare una risposta.
«Tu
lo conosci?» le chiese Priscilla e lei annuì,
prima di rispondere:
«Gerard mi salvò la vita, alcuni anni
fa».
Ora
era tutto chiaro e questo portò a Priscilla ad imbarazzarsi
ancora
di più. C'era stato un tremendo equivoco, Wendy credeva che
quel
Gerard fosse Mistgun, l'uomo che l'aveva tenuta con sé per
un po'.
Ma non ebbe il coraggio di rivelarglielo, anche perché
avrebbe
dovuto spiegare troppe cose in quel momento. Preferì
lasciarglielo
credere, le avrebbe rivelato la verità in un altro momento.
«Gerard
ci ha aiutati molto. Dobbiamo ringraziarlo» disse Erza,
avvicinandosi a lui.
«Erza»
sospirò Gerard, guardandola con gli occhi pieni di
rammarico. «Non
c'è niente di cui dobbiate ringraziarmi».
Erza
gli si avvicinò, allontanandosi così dal resto
del gruppo, e
cominciò a parlare con lui a bassa voce. Erano sicuramente
faccende
private e gli altri capirono che era bene lasciarli soli per un
attimo.
«Maledizione!»
l'urlo di Ichiya ruppe tutto l'incantesimo. «Stavo per andare
a
rilasciare un po' di profumo
tra
i cespugli quando mi sono imbattuto in qualcosa» disse
cercando di
muoversi in avanti, ma trovandosi davanti come un muro invisibile.
«Aspetta...
che significa profumo?»
sobbalzò
Priscilla.
«Ci
sono alcuni simboli per terra» osservò Wendy,
allungandosi e
guardando le scritte in viola sul terreno.
«Rune?»
si chiese Priscilla, riconoscendo quel tipo di magia. «Fried?
No,
sono più potenti delle sue queste».
«Che
sta succedendo?» chiese Charle, rendendosi conto solo in quel
momento che si trovavano tutte intorno a loro.
«Quando
sono state fatte?» chiese Happy, cominciando a sudare freddo.
«Il
mio bagno! Men!»
urlò
ancora Ichiya, al che Priscilla gli gridò incontro irritata:
«Cerca
di tenerla, ok?!»
«Siamo
in trappola?» chiese ancora Lucy.
«Fatti
vedere!» gridò Natsu, furioso di trovarsi di
fronte a un nemico che
non poteva prendere a pugni. Dei passi, tranquilli e composti, di
molte più persone di quante si fossero immaginati.
L'esercito del
consiglio si fece infine vedere e uno di loro, a capo degli altri,
fece qualche passo nella loro direzione.
«Non
desidero arrecarvi alcun male» disse solennemente, guardando
i loro
volti spaventati e spaesati. «Tutto ciò che chiedo
è che restiate
dove siete, senza muovervi almeno per un po'».
«Chi
sono?» chiese timidamente Wendy, vicino a Priscilla.
«Il
concilio della magia, questa è la loro unità
militare» rispose
lei, agitata e nervosa. Aveva seguito abbastanza le vicende
di
suo nonno per sapere che quella gente non portava mai buone notizie.
«Tu
chi sei?» chiese Happy, camminando di fronte al gruppo.
«Sono
il capitano del Quarto Reggimento Punitivo e di Detenzione del Nuovo
Concilio Magico. Il mio nome è Lahar» si
presentò l'uomo dopo che,
inevitabilmente, il proprio sguardo si fosse posato sul braccio e la
gamba artificiali di Priscilla. Nonostante la stranezza,
però, non
dimostrò sorpresa. Probabilmente anche lui, visto il suo
rango,
sapeva già della ragazza creata dalla magia.
«Chi?»
strillò Natsu, destandolo dalla sua distrazione.
«Il
Nuovo Concilio Magico?» chiese Gray, sbalordito.
«Sono
già tornati in attività?» chiese Lucy,
altrettanto sconvolta.
«Siamo
rinati per far rispettare la legge e proteggere la giustizia»
spiegò
Lahar. «Non avremo nessuna pietà verso chi compie
atti malvagi! »
disse con decisione.
«Ma...
noi non abbiamo fatto nulla di male» balbettò
Happy e Lahar
rispose: «Ne sono consapevole. Il nostro scopo è
quello di
arrestare gli Oracion Seis. Vi prego perciò di consegnare
nelle
nostre mani colui il cui nome in codice è Hot Eye».
Per
quanto Hot Eye fosse stato loro nemico all'inizio di quella
battaglia, in seguito all'esposizione a Nirvana aveva completamente
cambiato comportamento ed era diventato non solo loro alleato ma
amico di Jura. Jura stesso infatti fu il primo a parlare, in sua
difesa, ma Hot Eye lo interruppe con un pacato: «Va tutto
bene,
Jura».
«Richard-dono!»
disse Jura, sorpreso.
«Anche
se nella mia anima si è risvegliata la rettitudine, questa
non può
spazzare via ciò che di male ho fatto fino ad oggi. Vorrei
poter
ricominciare da capo. In questo modo quando potrò riunirmi a
mio
fratello potrò guardarlo negli occhi».
Una
promessa degna di chi aveva veramente deciso di redimere le proprie
colpe, non poteva che essere rispettato nell'onore e orgoglio che
andava dimostrando.
«Se
è così» sorrise Jura, convinto e fiero
di poter avere tra le
schiere di amici una persona dal cuore così onesto.
«Allora
cercherò io tuo fratello in tua vece».
«Lo
farai?» sbarrò gli occhi Hot Eye, sorpreso ed
emozionato.
«Certo.
Ti prego, dimmi il nome di tuo fratello».
«Il
suo nome è Wally! Wally Buchanan» si
affrettò a rispondere Hot
Eye. Lo sguardo di Lucy, Gray e Natsu si fece improvvisamente
stranito. Sicuramente quel nome diceva loro qualcosa, ma fu Erza a
sciogliere quel dubbio chiedendo con sorpresa: «Wally?
Wally... è
tuo fratello?»
«Mio
fratello era una persona buona e di buon cuore. Abbiamo perso i
nostri genitori quando eravamo molto piccoli, ma entrambi abbiamo
lavorato insieme e siamo riusciti a sopravvivere. Ma poi ci siamo
persi di vista e io non ho mai desiderato altro che
ritrovarlo»
raccontò Hot Eye, emozionato.
«In
verità...» si fece avanti Erza. «Io
conosco quell'uomo».
«Cosa?»
sobbalzarono sia Hot Eye che Jura.
«È
un mio amico. Ora sta viaggiando per il continente con
entusiasmo»
disse lei, con un emozionato sorriso sul volto. Gli occhi di Hot Eye
si riempirono di lacrime e si portò entrambe le mani al
viso,
tremolante per la felicità.
«Che
sia questo quello che chiamano miracolo?» pianse e infine si
inginocchiò, non potendo sostenere la debolezza di quel
momento.
«Grazie» singhiozzò a gran voce.
«Grazie».
Persino
gli altri non furono immuni alla commozione di quel momento, nel
vederlo tanto felice anche solo nel sapere che il proprio fratello
stava bene, anche se non aveva potuto vederlo. Una lacrima scese
dagli occhi di Priscilla, ma se l'asciugò subito e
preferì tenere
sul volto un sorriso emozionato e felice. Lei particolarmente
comprendeva bene l’emozione di quel momento, anche suo
fratello in
quel momento stava viaggiando chissà dove ma il solo sapere
che
stava bene, finalmente, era abbastanza. Anche Lucy tirò su
col naso
e si strofinò un occhio, arrossato. Eppure la gioia di quel
momento
non poté cancellare il dolore nel vederlo portar via in
manette.
«Mi
dispiace per lui» confessò Lucy e Happy le diede
corda con un
triste: «Aye».
«Ora
però sbloccate almeno le rune»
piagnucolò Ichiya schiacciato
contro il muro invisibile. A gambe strette lottava contro un bisogno
fisiologico che sentiva non avrebbe tenuto ancora per molto.
«Non
farlo!» ruggì Lucy, terrorizzata all'idea di
sentire un simile
fetore da un momento a un altro.
«No»
rispose Lahar. «Il nostro obiettivo in realtà
comprende anche un
altro prigioniero. Vi prego, oggi, di consegnarmi colui che si
è
infiltrato nel Concilio Magico, distruggendolo, e che ha aperto il
fuoco con l'Etherion... criminale di gran lunga peggiore. Parlo di
te, Gerard. Se opporrai resistenza siamo autorizzati a usare la
forza».
Gli
occhi di Erza si fecero vitrei, il colorito pallido e
cominciò
improvvisamente a sudare freddo. Nonostante tutto Gerard stesso non
parve battere ciglio e rimase di una calma disarmante.
«Un
attimo!» intervenne Natsu, ma Lahar lo interruppe con un
severo:
«Quell'uomo è pericoloso! Non possiamo permettere
che vaghi per il
mondo. Mai più. Prendetelo» ordinò ai
suoi uomini che si
avvicinarono, manette alla mano, e lo incatenarono.
«Gerard
Fernandez» annunciò Lahar solennemente.
«Con la presente ti
dichiaro in arresto con l'accusa di alto tradimento verso lo
Stato».
«Aspettate
solo un attimo!» si fece avanti Wendy, superando il resto del
gruppo
e camminando a pochi passi da Gerard stesso. «Lui ha perso i
ricordi! Non ricorda niente di quello che ha fatto!» disse
col tono
spezzato dal dolore.
«Secondo
la clausola tredici del codice penale questo non è
un'attenuante
valida» disse ancora Lahar.
Un
lamento dalla gola di Erza, ancora paralizzata per il dolore che
stava provando in quel momento. Wendy abbassò gli occhi,
intimorita
all'idea di mostrarli pieni di lacrime, e tremò.
Tremò come una
foglia nel vedere colui che credeva il suo salvatore venire portato
via per un qualcosa che neanche ricordava di aver fatto. Nell'aria
non si sentiva altro che la sofferenza di chiunque stesse assistendo
a quella scena, sofferenza che andava aumentando di fronte allo
sguardo vago e rassegnato di Gerard. Uno sguardo che ammetteva di
accettare qualsiasi punizione, anche se ingiusta.
«Il
vostro codice penale vi spinge a condannare a morte anche chi non ha
scelto la strada che gli è stata imposta?» il
ringhio di una
Priscilla a cui era sparito ancora una volta il sorriso. Le pupille
si erano fatte tanto sottili da sembrare quasi disumane. Gli stavano
facendo del male, stavano facendo del male a tutti quelli che aveva.
A Erza, a Wendy e anche a Gerard che tanto gli ricordava il suo
vecchio amico e salvatore Mistgun. Non riusciva ad accettarlo.
«Priscilla
Dreyar, il tuo nome risulta spesso citato nei nostri archivi. Ti
prego di non complicare la tua situazione, non siamo qui per
voi»
rispose Lahar, infastidito dall'attacco.
«No,
siete qui per arrestare e condannare chi è più
facile prendere, in
nome di un codice penale che non fa distinzione tra innocenti e
criminali. I veri colpevoli, ditemi, dove sono?» i muscoli si
fecero
tanto rigidi che persino la sua spalla di ghiaccio si
incrinò di
fronte alla pressione di tutta quella rabbia.
«Sono
qui in nome della legge, non starò a...»
«Un
uomo liberato dai suoi ricordi e un altro che invece è stato
liberato dalla sua oscurità, entrambi liberi ora di poter
scegliere
con il proprio cuore e proprio ora voi venite a condannarli, quando
è
più facile mettere loro delle manette. Non vedete lo
squallore delle
vostre azioni?»
Gli
occhi di Lahar si fecero più scuri sotto al peso delle
sopracciglia,
ma non ebbe bisogno di intervenire perché fu Erza a mettere
una mano
sulla spalla di Priscilla e tirarla indietro, per calmarla.
«Va
tutto bene. Non ho intenzione di opporre resistenza» disse
Gerard,
provando così a calmare gli animi.
«Il
vostro codice fa acqua da tutte le parti! Per questo...»
provò a
insistere Priscilla, accecata dalla rabbia, ma la voce rotta di Erza
che la chiamava supplichevole la fermò ancora. Strinse i
denti dalla
rabbia, prima di sibilare: «Non è
giusto!»
«Mi
dispiace, Wendy» parlò ancora Gerard.
«Non sono riuscito a
ricordare chi sei».
«Lei
mi ha detto che molto tempo fa le hai salvato la vita» disse
Charle,
camminando a fianco della ragazzina.
«Capisco.
Non ho idea di quali sofferenze vi abbia recato, ma sapere di aver
salvato qualcuno mi rasserena» sorrise Gerard, prima di
alzare gli
occhi su Erza, che ancora teneva Priscilla per la spalla.
«Erza...»
sorrise ancora, più dolcemente. «Grazie di
tutto».
Si
incamminò verso il carro che l'avrebbe portato in prigione,
in
silenzio e a testa china.
«Erza!»
provò a incalzarla Priscilla, non riuscendo a capire come
potesse
restare in silenzio mentre lo vedeva venir portato via. Ma la ragazza
continuava a stare a testa china, tesa, sentiva la sua presa sulla
spalla farsi sempre più dolorosa, ma restava in silenzio.
«Non
c'è niente che desideri dire prima di andare?»
chiese Lahar, una
volta raggiunto da Gerard. «È quasi sicuro che tu
venga giustiziato
o incarcerato a vita. Non vedrai mai più alcun viso
umano».
«Ma
questo... non è...» pianse Lucy, senza riuscire a
terminare la
frase. Sentì anche Wendy, singhiozzare e lamentarsi, e in
quel
silenzio ottenebrato era tutto più terribile. Rimbombava
nelle
orecchie.
«Erza....»
disse Priscilla, quasi supplichevole. Dovevano fare qualcosa.
«Non...»
provò a parlare Erza, riaprendo gli occhi, ma Natsu la
interruppe
urlando a gran voce: «Non vi permetterò di
prenderlo!»
Saltò
addosso a due militari e tirò a entrambi un pugno. Il resto
dell'esercito si lanciò su di lui, per tenerlo fermo e
contenerlo,
benché si divincolasse come un’anguilla.
«Natsu!»
lo chiamò preoccupato Gray, subito seguito da Lucy.
«Tu,
maledetto...» impallidì Lahar, perdendo per la
prima volta la sua
compostezza.
«Lui
è un nostro compagno» ruggì ancora
Natsu, cercando di liberarsi
dalla presa dei soldati. «Lo riporteremo indietro con
noi!»
«Teneteli!»
ordinò Lahar e il resto dei suoi uomini si lanciò
su Natsu, che
aveva già steso a pugni almeno tre o quattro soldati. Era
libero,
stava per correre verso Gerard, forse per prenderlo e portarlo via,
ma altri soldati gli corsero incontro pronti a bloccarlo. Priscilla
sfuggì dalla presa di Erza e con un urlo saltò
addosso a uno di
loro, colpendolo in faccia con la mano di ghiaccio.
«Priscilla!»
sussultò Lucy.
«Siete
solo dei bastardi!» ruggì lei, affiancando Natsu.
«Erza è mia
amica e voi la state facendo soffrire, non posso perdonarlo!»
«Pri...»
balbettò Erza, guardandola menare pugni a destra e manca.
Non era
mai stata tipo da risse, ma di solito le piaceva starsene in disparte
e al massimo scommettere con Happy sul vincitore. Lei odiava la
violenza, odiava le risse, eppure in quel momento, benché
priva dei
suoi poteri, era tale e quale a Natsu.
«Non
fermarti ora, Natsu!» disse Gray saltando in mezzo alla
mischia e
tirando pugni ai soldati insieme ai suoi amici. «Lui ci ha
aiutati a
fermare Nirvana e voi non avete per lui nemmeno una parola di
ringraziamento? Non posso restare a guardare!»
insisté Gray,
saltando e tirando un paio di calci.
Jura
si battè un pugno sul palmo della mano e circondato da nuova
energia
decretò: «Ciò che dici è
vero! È ingiusto arrestare una persona
come lui». Era pronto a mettersi contro il Concilio persino
lui,
Jura dell'Ordine dei Dieci Maghi Sacri era dalla loro parte. Qualcosa
doveva pur significare?
«Mi
addolora dirlo, ma se porterete via quell'uomo Erza ne
soffrirà!»
annunciò persino Ichiya correndo a coprire i suoi amici e
tirando un
paio di pugni a un soldato. Happy e persino Lucy, con le loro scarse
energie, presero un soldato per il collo e cominciarono a colpirlo in
maniera rozza e infantile, ma pur sempre decisa. Tutti combattevano,
tutti pregavano, tutti si opponevano sapendo che non avrebbero mai
potuto vincere contro il Concilio. Eppure questo non li fermava.
Concilio o meno, nessuno aveva diritto di far soffrire i loro amici
ingiustamente.
«Gerard!
Vieni qui! Vieni con noi! Non puoi abbandonare Erza»
insisté Natsu,
lottando contro cinque dei soldati. «Noi siamo compagni!
Gerard!»
E
sullo sfondo un terribile scenario di maghi ormai allo stremo ma che
combattevano con le unghie una lotta che mai avrebbero vinto. Eppure
non si arrendevano. Lucy bloccata a terra, Happy preso per il ventre
e stretto al petto di uno dei soldati, Gray trattenuto da altri sei,
Jura che ancora riusciva a colpirne qualcuno, così come
Ichiya,
Priscilla trattenuta per la vita che scalciava e urlava nel tentativo
di liberarsi, Wendy trattenuta per un polso mentre Charle graffiava
il volto del soldato che la teneva.
«Arrestateli
tutti!» ordinò Lahar, stufo. «Per aver
ostacolato l'esercizio di
pubblici ufficiali e aver tentato di far fuggire il
criminale!»
Li
accerchiarono e alzarono le armi, pronti a usare le maniere forti.
«Basta!»
la voce di Erza mise fine a tutte le loro voci. «Perdonate la
nostra
confusione» disse solenne, con una freddezza e una
compostezza che
stava palesemente sforzando. «Io mi prendo la completa
responsabilità dell'accaduto».
«Erza»
mormorò Priscilla, addolorata.
«Erza!»
provò a chiamarla più furiosamente Natsu, ma lei
ordinò
semplicemente: «Siediti!» e lui, sempre intimorito
da lei, obbedì
immediatamente.
«Portate
pure via Gerard» disse infine. Priscilla aprì
bocca, pronta a
ribattere ancora, ma di nuovo Erza fece appello alla sua forza e
l'anticipò con un furioso: «Ho detto
basta!»
«Va
bene!» sibilò lei, spaventata dal suo tono.
Gerard
salì sul carro, infine, e dopo un perdono quasi immeritato
il
Concilio si congedò lasciandoli soli.
«Erza...»
provò a chiamarla Lucy, avvicinandosi, ma lei la
ignorò e voltando
le spalle ai suoi amici si allontanò nel silenzio.
Il
sole cominciò a sorgere in un'alba rossa, calda e
passionale, come i
capelli di Erza, ma lei in quel momento non era lì e forse
neanche
riusciva a vederla. Avevano passato l'intera notte a combattere e
rischiare la vita, neanche se n'erano accorti del passare del tempo,
e ora che tutto era finito quella notte aveva lasciato dietro di
sé
solo pensieri e dolori. Avevano vinto, ma tutto ciò che
restava da
fare era leccarsi le ferite. Hot Eye e Gerard erano stati presi dal
Concilio e arrestati. Avevano tutti e due commesso crimini indicibili
e la logica diceva loro che se lo meritavano, eppure i loro occhi
opachi avevano ripreso improvvisamente a colorarsi. Hot Eye
più di
tutti, ma anche Gerard aveva cominciato a guardare il mondo intorno a
sé in maniera diversa e più pura, non riuscivano
a sopportare
l'idea che il mondo era stato loro strappato via proprio nell'istante
in cui avevano cominciato a guardarlo davvero.
«Chissà
dov'è andata Erza» mormorò Lucy
abbassando gli occhi addolorati.
Erano probabilmente passate ore da quando il Concilio si era portato
via i prigionieri ed Erza non si era più vista da allora.
«Forse
dovremmo andare a cercarla?» chiese infine Wendy, preoccupata.
«È
meglio lasciarla sola» negò Priscilla,
appoggiandosi a un tronco
alle sue spalle. Puntò gli occhi al cielo rosso sopra la sua
testa,
seguendo il viaggio di una nuvola. Erza era la loro colonna portante,
il loro cavaliere migliore, e probabilmente in quel momento stava
versando lacrime a fiumi. Non avrebbe giovato a nessuno vederla in
quelle condizioni, soprattutto a lei che si appoggiava alla sua forza
come fosse l’unica cosa in grado di tenerla in vita.
Sospirò e
socchiuse gli occhi, cercando di rilassarsi e dare modo alle proprie
ferite di rimarginarsi. Senza che se ne rese conto, finì
però con
l’addormentarsi, stremata.
Ad
aiutarla a riprendere coscienza furono il chiacchiericcio di
sottofondo ma soprattutto un odore che andò a pizzicarle
sempre più
il naso. Ancora a occhi chiusi, e ora stesa su un morbido giaciglio,
cominciò ad arricciare il naso attirata da quell'invitante
odore.
Aprì con gran fatica un occhio, rendendosi conto di quanto
fosse
ancora stanca vista la gran fatica che fece per riuscire a mettere a
fuoco le immagini. Si alzò da quello che doveva essere un
letto, o
un divano forse, e si incamminò verso un tavolino
apparecchiato con
sopra qualche dolcetto e della frutta.
«Priscilla!
Sei sveglia, finalmente!» osservò Lucy, in quella
stessa stanza.
Era vestita con un abito diverso e strano, insieme a lei c'era anche
Erza, in un angolo, e Cherry. Non sapeva dove si trovavano,
né
quando e come fosse arrivata lì, ma niente sembrò
importarle. La
confusione era ancora troppa e lei non era del tutto sveglia. Si
accasciò sul tavolo, prese una pesca e se la
infilò in bocca,
masticando pigramente.
«Ma
sta ancora dormendo?» chiese Cherry, guardandola confusa.
Aveva sì
gli occhi aperti, anche se non del tutto, e camminava, ma non parlava
né sembrava reagire a ciò che aveva attorno.
«Era
da ieri dal nostro arrivo che non mangiava qualcosa» disse
Lucy,
ridendo imbarazzata. «Si sarà alzata solo per
quello, ma
probabilmente sì, sta ancora dormendo».
Priscilla
finì di masticare pigramente la sua pesca, ingoiò
persino il
nocciolo, e senza alzare la testa dal tavolo si voltò a
guardare
Lucy. Allungò una mano a prendere un dolcetto di miele e
nocciole,
si portò in bocca anche quello e mentre masticava
biascicò: «Che
hai addosso Lucy?»
«Parlare
a bocca piena è maleducazione, lo sai?» disse lei,
guardandola
sempre con più imbarazzo.
«Sono
vestiti della gilda di Wendy!» rispose invece Cherry,
entusiasta del
suo. «Ce n'è uno anche per te! Perché
non lo provi? Sono
bellissimi».
«L'intero
villaggio fa parte della gilda e la produzione di vestiti è
un
business fiorente» spiegò Wendy, guardando Cherry
che si specchiava
con narcisismo.
«Sono
abiti tradizionali dei Nirvit?» chiese Lucy.
«Che
sono i Nirvit?» chiese Priscilla, continuando a mangiare
nella sua
posizione accasciata sul tavolo. Stava pian piano riprendendosi e
mangiare sicuramente l'aiutava, ma certo non poteva dire di essere
pronta a scattare in piedi.
«Il
popolo che ha creato Nirvana, i suoi discendenti sono i fondatori
della gilda Cat Shielter» spiegò Lucy.
«Genitori
problematici, ne so qualcosa» sbadigliò Priscilla
e si lanciò in
bocca l'ultimo dolcetto presente sulla tavolata.
«Li
hai già finiti tutti?!» sobbalzò Lucy,
notando ora i piatti vuoti.
«Erano
deliziosi!» sorrise Priscilla, riuscendo finalmente a
rialzarsi e si
accarezzò la pancia ora gonfia e soddisfatta. «Ne
avete ancora?»
«Posso
chiedere di prepararne altri, certo» ridacchiò
Wendy, divertita
dalla sua ingordigia.
«Non
essere maleducata!» la rimproverò inutilmente Lucy.
«Voglio
anche io mettere uno di quei vestiti!» disse poi Priscilla,
ignorando i rimproveri di Lucy. Le era bastato dormirci un po' su ed
era riuscita a tornare la solita sorridente e rumorosa Priscilla di
sempre, anche se l'atmosfera non era ancora troppo gioviale riusciva
lo stesso a strappare un sorriso. Si infilò dentro un
armadio e
comincio ad arraffare un paio di stoffe, studiandole e cercando di
capirne la forma. Infine ne estrasse uno e se lo infilò.
Aveva
colori caldi, sul giallo e l'arancione sfumato, con drappi e sete che
scendevano morbide lungo una gonna aperta sui fianchi. Un top non
troppo elaborato, abbastanza corto che lasciava gran parte della
pelle scoperta, e infine alzò le braccia allegra esultando
un
«Ta-dan!»
«Ti
sta bene!» sorrise Lucy notando come tutti quei drappi e
drappeggi
facessero al caso suo, visto che il vento era il suo elemento e a
ogni movimento si muovevano con fare sinuoso tutto intorno alle
gambe. Cherry annuì semplicemente, ma non disse niente. Nel
cambiarsi e con quegli abiti abbastanza scoperti era possibile vedere
con più chiarezza tutta la porzione di corpo che ancora le
mancava e
che era stato sostituito dal ghiaccio di Leon. Probabilmente ci
sarebbero volute settimane prima che fosse potuta tornare normale e
in quelle settimane avrebbe portato per sempre con sé il
ricordo
della sua quasi morte e di ciò che aveva fatto per salvare
il suo
amico. Trattandosi di Leon e non uno qualunque, la cosa aveva su
Cherry un certo effetto. Quel corpo era stato storpiato per salvare
l'amore più grande della sua vita, le era incredibilmente
riconoscente.
«Erza»
chiamò Lucy, voltandosi verso la ragazza che era seduta a
testa
china in un angolo. «Tu non ne provi uno? Sono
così carini» provò
a coinvolgerla ma Erza si limitò ad annuire, distrattamente.
«A
proposito, Wendy...» cominciò a chiedere Cherry,
tornando a
guardarsi allo specchio. «Quand'è che la Cat
Shielter si è unita
alla Lega delle Gilde? Mi scuso per la brutalità, ma prima
dell'inizio di questa missione non avevo mai sentito il nome della
tua gilda».
«Anche
io, ora che ci penso, non l'avevo mai sentita prima» si
unì Lucy.
«È
così, allora» sorrise Wendy, imbarazzata.
«La mia gilda dev’essere
una di quelle che non conosce nessuno» confessò,
arrossendo per la
vergogna.
«Che
ti importa?» disse Charle, puntandosi le mani fianchi.
«Sbrigatevi,
vi stanno tutti aspettando, piuttosto».
«Tutti?»
chiese Priscilla seduta in angolo a sgranocchiare delle nocciole.
«E
quelle dove le hai trovate?!» sussultò Lucy, ma
lei rispose solo
con uno di quei soliti sorrisi impertinenti che sostituivano le vere
risposte. Non l'avrebbe scoperto mai, probabilmente, e sapeva che era
anche inutile provare a indagare troppo.
Erza
finì di cambiarsi nel suo più completo silenzio,
inutili furono i
complimenti di Lucy e delle altre ragazze nel tentativo di tirarle su
il morale, e infine uscirono dalla gilda, raggiungendo il resto del
gruppo nel cortile esterno, dove chiacchieravano insieme ai membri
della gilda Cat Shielter. Natsu fu il primo a vederle arrivare e
alzò
il braccio per salutarle, ma non ebbe tempo di aprire bocca che un
piccolo tornado gli passò a fianco a velocità
incredibile. Non si
trattava di un tornado vero, ma invece di una Priscilla che si era
messa a correre con una velocità incredibile e l'aveva
superato,
diretta chissà dove.
«Leon!»
il suo urlo attirò l'attenzione del ragazzo in questione,
che si
voltò appena in tempo per vedersela saltare addosso a
braccia
spalancate. Urlò terrorizzato dall'assalto improvviso, e
sicuramente
anche imbarazzato per il fatto che lei stesse per abbracciarlo
così
calorosamente, ma non ebbe tempo di scappare che Priscilla gli aveva
già stretto le braccia al collo. Gray, vicino a lui, lo
guardò
paralizzato, come di pietra, ma certo non tanto quanto lo era Cherry
nel vedere l'uomo che più amava preso d'assalto
così da un'altra
ragazza. Leon si guardò attorno sempre più colto
dal panico per
quell'ambigua situazione e provò a divincolarsi dalla presa
di
Priscilla che invece si faceva sempre più ferrea e
soffocante.
Eccessivamente soffocante, visto che era proprio il collo quello che
stringeva e a cui si appendeva.
«Priscilla...
lasciami! Mi strozzi!» disse infine, sente l'aria mancargli.
«Grazie»
la sua voce più che quella singola parola lo convinsero a
calmarsi.
Era stato come un sussurro, un lamento, e solo in quel momento notava
che da quando l'aveva afferrato aveva nascosto il proprio viso contro
la propria schiena e ce lo premeva come se non fosse voluta
mostrarsi. Per un istante ebbe persino il dubbio che stesse piangendo
e anche se non sapeva il motivo -certo non poteva sapere di
ciò che
aveva vissuto con Nirvana e di come quel suo braccio di ghiaccio che
lui le aveva donato le avesse salvato la vita- decise di lottare
contro il proprio imbarazzo e darle il tempo di stringerlo fintanto
che avesse voluto.
«Stai
bene?» chiese titubante dopo qualche secondo. Un sorriso,
nascosto
contro la sua spalla, ma che dopo un attimo di esitazione lei ebbe
finalmente la forza di mostrare al mondo intero sollevando finalmente
gli occhi.
«Benissimo»
disse senza lasciarlo andare e poggiando timidamente una guancia
sulla sua spalla per voltare la testa nella direzione del suo viso.
«Lui
ti ppppppiace» si avvicinò Happy, portandosi una
zampa alla bocca
con fare timido.
«Ma
che dici?!» urlò di nuovo Leon, mentre Priscilla
restava
misteriosamente calma. «È carino, vero»
sorrise innocentemente,
come se non si rendesse conto della cosa. Ma quella era lei,
innocente e gioviale, non prendeva niente sul serio fintanto che non
ce n'era veramente bisogno perché se c'era una cosa che
quell'orribile infanzia le aveva insegnato, che Laxus le aveva
insegnato, era che sorridere rendeva tutto migliore.
«P-Priscilla!»
balbettò Leon, sempre più rosso in volto, ma lei
non rispose che
con una risata divertita.
«Priscilla»
il ruggito di Cherry, tanto grave da sembrare quello di una belva
pronta ad attaccare, fece rabbrividire persino lei. «Ti
credevo
amica, maledetta».
«C-Cherry,
aspetta...è un malinteso» balbettarono sia Leon
che Priscilla. La
situazione fece scoppiare a ridere il resto dei ragazzi che avevano
attorno e per quanto in Leon continuasse ad aumentare il disagio e in
Cherry la rabbia, Priscilla sembrò liberarsi presto da quei
sentimenti e si guardò attorno, osservando il volto delle
persone
che aveva vicino a sé mentre lasciavano uscire la loro
ilarità. Il
pensare che fino a poche ore prima quegli stessi volti erano
deturpati dal dolore e dalla paura, quel suono che era la loro risata
non era che lenitivo per le ferite che avevano riportato. Era tutto
così bello. E anche se continuava a essere vittima dell'odio
geloso
di Cherry, tornò a sorridere tanto forte che le guance le
diventarono rosse dallo sforzo e dall'emozione.
Era
finita. Era finita davvero... e stavano tutti bene.
«Quindi
ora è arrivato il momento di festeggiare!!!»
gridò Natsu alzando
un pugno verso il cielo.
«Aye!»
gli diede corda Happy, volando al suo fianco.
«Festa!»
gridò Priscilla, altrettanto entusiasta.
«Esatto!»
disse Ichiya, lanciandosi in mezzo al gruppo armato di una carota che
usò come microfono. I tre ragazzi di Blue Pegasus lo
circondarono e
iniziarono a battere le mani a ritmo, mentre lui cantava:
«Ichiya-san
si unirà a voi!» e cominciò a fare una
serie di versi che non
avevano significati, utili solo a tenere il ritmo mentre saltava in
una danza semplice ma ridicola. I tre ragazzi di Blue Pegasus si
unirono presto a lui e pochi secondi dopo persino i membri di Fairy
Tail, altrettanto entusiasti, si misero al loro fianco in quella
vergognosa situazione ma in qualche modo allegra. Solo Erza rimase
ancora in disparte, mentre dopo un po' anche Wendy stessa
cominciò a
saltare. Ma si paralizzarono pochi minuti dopo, quando si accorsero
che non solo erano gli unici a ballare ma nessuno dei membri di Cat
Shielter accennava nemmeno a un sorriso. La situazione era tanto
imbarazzante da essere quasi fastidiosa. Ma soprattutto... sospetta.
Perché non erano felici nemmeno un po', visto che la loro
gilda si
era salvata?
«Ragazzi»
parlò infine il vecchio Master. «Sono veramente
dispiaciuto di
avervi nascosto il nostro legame con i Nirvit»
confessò.
«Hai
rovinato l'atmosfera per una cosa come questa?»
brontolò Happy.
«Non
è che poi ci importi molto» lo
assecondò Natsu. «Vero?»
«Certo!»
annuì Happy.
«Master,
a me non importa» disse Wendy, vicino al vecchio, ma questo
non
sembrò tranquillizzarlo nemmeno un po'.
«Per
favore, ascoltate tutti attentamente quello che ho da dirvi»
sospirò
lui, riprendendo il discorso. «Per iniziare, noi non siamo i
discendenti dei Nirvit. Noi siamo i Nirvit stessi. Quattrocento anni
fa fui io a creare Nirvana».
«Cosa?»
sobbalzò Leon.
«Impossibile»
sgranò gli occhi Lucy.
«Quattrocento...
anni?» balbettò persino Priscilla.
«Quattrocento
anni fa, allo scopo di fermare la guerra che spaziava nel mondo creai
il Nirvana, un incantesimo in grado di invertire la luce con
l'oscurità. Nirvana divenne il nostro paese e per un po'
riuscimmo a
mantenere la pace. Ma fu impossibile cambiare la personalità
delle
persone in luce senza conseguenze. Così come
l'oscurità si oppone
alla luce, la luce si oppone all'oscurità.
L'oscurità dispersa
dalle persone tornava contro di noi di Nirvit. Fu l'inferno. Ci
uccidemmo l'un l'altro, finché non rimase nessuno. Io sono
l'unico
sopravvissuto... anche se a dire il vero questo non è
propriamente
corretto: il mio fisico è morto da tempo, sono
ciò che voi chiamate
uno spirito» smorzò la voce, nel confessare quelle
ultime parole.
Nessuno ebbe coraggio di dire niente, era tutto così
assurdo,
incredibile e soprattutto spaventoso.
«Uno...
spirito?» balbetto Lucy, pallida in volto.
«O
meglio, un debole fantasma che sta provando a redimersi dei suoi
peccati. Ho tenuto d'occhio il Nirvana per quattrocento anni in
attesa della comparsa di qualcuno che lo avrebbe distrutto. E
ora...»
un sorriso, anche se in tutta quella storia aveva certamente un gusto
meno rassicurante e più amaro. «Ora il mio compito
è finalmente
terminato».
«C...Cosa
stai dicendo?» chiese Wendy con un filo di voce ma il Master
non
ebbe tempo di trovare una risposta che tutti i membri di Cat Shielter
cominciarono pian piano a sparire, uno dopo l'altro, in un tiepido
fascio di luce.
«Che
succede?» chiese ancora Wendy, guardando i suoi compagni
sparirle
davanti agli occhi. «Tutti quanti!» urlò
Charle, altrettanto
sconvolta.
«No...»
pianse Wendy. «Ragazzi... non voglio che spariate!»
«Mi
dispiace averti ingannata» disse infine il Master.
«Tutti i membri
della gilda in realtà sono illusioni create da me».
«Cosa
hai detto?» strillò Natsu, sconvolto.
«Illusioni
con le proprie personalità» mormorò
Leon, sconvolto dal potere di
quel vecchio.
«Io
ho vissuto in questo villaggio solo per proteggere il Nirvana. Sette
anni fa un ragazzo venne qui e mi chiese di prendermi cura della
bambina che si portava appresso» raccontò lui e
Priscilla, che
conosceva già parte di quella storia, capì che si
trattava di
Mistgun.
"Una
mia vecchia amica".
Conoscendo
Mistgun non era nemmeno difficile capire perché avesse
deciso di
lasciare Wendy nelle mani di qualcun altro. Anima aveva intensificato
i suoi attacchi, la magia del folle padre che aveva ad Edoras,
certamente non poteva portarsela appresso. Non una come Wendy,
perlomeno.
«Non
potei rifiutare la richiesta di quel ragazzo e dei suoi fieri ed
onesti occhi. Anche se avevo promesso a me stesso che sarei rimasto
solo, il dolore di quella bambina era tale che fu impossibile per me
dirle la verità. Cercava una gilda, diceva che quel ragazzo
aveva
promesso di portarla a una gilda di maghi e così ho creato
una
famiglia illusoria».
«L'intera
gilda è stata creata per Wendy?» chiese Lucy,
portandosi una mano
alle labbra.
«Non
voglio sentirlo!» urlò Wendy, in preda alle
lacrime.
«Wendy,
Charle... non avete più bisogno di una famiglia immaginaria.
Avete
dei veri amici, ora» sorrise il vecchio, indicando il resto
del
gruppo alle spalle della ragazzina. «Il tuo futuro
è appena
iniziato» e con quelle ultime parole persino la sua immagine
cominciò a sparire in una scia luminosa, evanescente, fino a
diventare irriconoscibile.
«Master!»
chiamò Wendy, provando a corrergli incontro, ma non
poté che
abbracciare il vuoto. E con l'ultimo membro di quella finta gilda,
sparì anche il simbolo sulla spalla di Wendy. Le gambe le
cedettero
e cadde a terra, incapace di muoversi oltre. Chiamò un
ultima volta
il suo master, gridando al cielo, e infine scoppiò in un
pianto
terribile e insostenibile.
"Si
chiama Wendy Marvell" la
voce di Mistgun che rimbombava nella testa di Priscilla, nell'eco dei
pianti della ragazzina. "È
una mia vecchia amica".
"Amica".
"Gerard
mi ha salvato la vita" il
racconto di Wendy, per giustificare la dolcezza dei suoi occhi quando
guardava quello che in realtà era il clone del suo
salvatore. Una
strana sensazione al petto le fece intensificare il respiro.
D'istinto strinse le dita della mano destra, ancora scoperte, sul
simbolo che portava sul palmo della mano.
"Il
simbolo sul palmo della tua mano non significa questo, Priscilla?
Puoi stringere Fairy Tail tra le dita, curarla” la
voce di suo nonno, che le ricordava quale poteva essere il suo nuovo
scopo di vita, ora che Laxus non c'era più.
“Di
nuovo qua, Priscilla?” ricordava
le volte che Mistgun la prendeva in giro, quando tornava da lui dopo
solo pochi giorni da una missione appena conclusa. “Non
riesci proprio a stare sola?”
“Io
sono sempre sola” le
aveva risposta atona.
“Già...
anche io” un
sospiro e uno sguardo al cielo. “Ma
è bello anche così, condividere la nostra
solitudine tra di noi. La
rende meno schiacciante”.
“Perché
hai scelto di aiutarmi? Perché sei venuto meno alla tua
regola di
avere a che fare con Fairy Tail e mi stai aiutando, Mistgun? Io in
cambio non ti do poi molto”.
“Chissà...
magari mi ricordi qualcuno a cui volevo bene”.
Un
palpitio di fronte a quel piccolo ricordo nato così
improvvisamente.
“Gerard
mi ha salvato” aveva
detto Wendy.
“Gerard
mi ha salvato” certamente era quello che poteva dire anche
lei.
Si
avvicinò a Wendy sotto lo sguardo sorpreso e preoccupato dei
suoi
amici, curiosi di ciò che aveva intenzione di fare.
“Era
una mia vecchia amica” come
toglierselo dalla testa?
“La
magia di Wendy potrebbe aiutarti, ma anche ucciderti, per questo ho
desistito dal dirtelo subito. Valuta attentamente” si
era preoccupato. Si era sempre preoccupato per lei.
“Dove
vuoi il simbolo di Fairy Tail, allora, Priscilla?” la
voce di suo nonno, in un altro dei tanti ricordi. La faceva sorridere
ogni volta.
“Sul
palmo della mano destra!” aveva
deciso dopo un'attenta analisi. “Perché
il palmo della mano destra è la prima cosa che si offre a
coloro che
vogliamo aiutare. Ed è quello che farò
io”.
La
mano di Priscilla si aprì davanti al viso di Wendy,
mostrandole così
il simbolo giallo che conteneva. Inginocchiata davanti a lei la
guardava con una dolcezza unica.
«Condividi
la tua solitudine con noi, la renderà meno
schiacciante» le disse
incoraggiante. Il viso di Wendy si distese nel vedere la sua mano
offrirle la risposta a tutte le sue sofferenze: la sua mano, la sua
gilda. Priscilla le stava offrendo non solo un aiuto, ma
un’intera
gilda, la sua stessa famiglia. Una nuova casa.
Un
sorriso nacque sul volto di Priscilla, un enorme sorriso luminoso, lo
stesso sorriso che aiutava Laxus a sentirsi meglio tutte le volte che
ricordava, lo stesso sorriso che lui stesso le aveva insegnato a fare
per spiegarle cos'era la vita.
“È
tuo fratello, Priscilla. Occupati di lui”.
«Tranquilla!
Mi occuperò io di te!»
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