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A casa del saggio
Adoniesis, il vecchio saggio, amico di Heron aveva invitato lui e l'ufficiale
Addok a pranzo presso la sua dimora per festeggiare il suo ritorno e l'esito
positivo della sua missione.
Come sempre, la semplicità e l'essenzialità dell'abitazione dell'uomo erano
comunque cariche del calore e della sua natura profondamente umana, emanate
dalle pareti e dai pochi mobili chiari.
Tutti e tre si accomodarono nell'angolo del ricevimento ospiti, riassunto in un
divano a due posti, dove si sedettero Heron e Addok, e una comoda poltrona,
rivestiti con tessuto a fiori, su cui prese posto Adoniesis, non prima di aver
posato sul tavolino di vetro,posto fra divano e poltrona, un vassoio di
metallo con tre bicchieri colmi a metà di un aperitivo analcolico dal colore
dorato, che porse agli ospiti, prendendone uno per sé.
Brindarono alla missione appena conclusa ed al ritorno del comandante.
"Allora, - iniziò l'uomo, sorridendo, con aria di chi è pronto ad ascoltare
belle storie - a parte le varie vicissitudini del viaggio di andata, il tuo
ritardo nel ritorno mi fa pensare che la Terra sia più ospitale di quanto
raccontato dai tuoi predecessori".
Heron respirò a fondo. L'atmosfera più densa di Ariel glielo consentì con
facilità.
"La Terra è un magnifico pianeta. - cominciò - Con una bella popolazione ma
....".
"Ma?" fece eco Adoniesis ponendosi in modalità di attenzione.
"Ci siamo già stati?" lo apostrofò Heron senza alcun tono di rimprovero.
Adoniesis abbassò occhi e testa per un secondo, quindi rialzò il tutto e fissò
il comandante con intensità.
"All' origine dell' universo, forse. - rispose poi, serafico - Ariel ha perso
qualche pezzo per strada e quello ha vagato nello spazio fino ad approdare sulla
Terra. Oppure un corpo celeste ha sfiorato Ariel quel tanto sufficiente per
raccogliere semi di vita che si sono attaccati alla sua superficie e depositati
sulla Terra, ma anche altrove, nello spazio.. Succede".
"Niente teorie divine?" replicò Heron, incuriosito e divertito.
"Del tipo che l' universo è stato creato da un dio?".
"Di quel tipo" rispose Heron, compreso.
Adoniesis tacque un istante, pensoso.
"E' una teoria circolante. - riprese - Ha circolato anche su Ariel fino a
qualche anno fa".
"Circolava anche sulla Terra" puntualizzò Heron.
"Se circola ancora, lo fa in tutto l' universo, amico mio. - sentenziò il saggio
- Se l' universo è stato creato da una sola mano, prima poi la notizia si
diffonde ovunque".
"Eravamo sulla Terra anche quando quell' uomo è morto in quel modo orribile?"
chiese Heron.
"Su una croce?" chiese Adoniesis a sua volta.
"Già".
"Forse sì. - rispose il saggio - Vedi qualcosa?".
"In sogno. - rispose Heron - O in stato di semi-coscienza".
"Tu non c'eri all' epoca, Al. - precisò Adoniesis - Ma hai ereditato la memoria
nel tuo DNA di chi è stato presente all' evento. Un tuo antenato, giunto sulla
Terra in quei giorni. Sai come funziona, vero? Te l' ho già spiegato, mi pare".
Heron annuì.
"Oltre alle caratteristiche fisiche, - disse - alle qualità mentali e morali, il
nostro DNA memorizza e conserva anche gli eventi".
"E in questo modo possiamo spiegare perché alcuni individui credono di aver
vissuto esperienze, visto luoghi o incontrato persone esistite in epoche remote,
molto prima della loro nascita effettiva... Come te".
"In certi momenti l' impressione di aver visto, o addirittura vissuto, certi
episodi è fortissima".
confermò Heron.
"Probabilmente, - ipotizzò Adoniesis - di quegli eventi hai ereditato anche le
emozioni".
"Ho poteri speciali?" chiese Heron, con una punta d'ironia, accennando un
sorriso.
"Hai una sensibilità speciale, Al. - rispose il saggio - Che è un potere".
"E' sparito tutto, Adoniesis. - commentò Heron, amaro - Anche sulla Terra.
Nessun segno di una fede".
"Date le distanze, non sembra, - disse il saggio - ma le notizie si diffondono"
Adoniesis sorrise. Un sorriso triste
"Come mai è andato tutto perduto?" insistette il comandante.
"Mancanza di buon senso, ragazzo mio. - rispose il saggio - E di senso della
misura. L' umanità ne è affetta, purtroppo. Ovunque nell' universo. Credere in
qualcosa di superiore a noi, può anche andar bene. E' consolatorio. Attaccarcisi
e vivere solo per quello non va bene. Pensare che il divino risolva tutti i
problemi è da stolti. E non è così. Si perde completamente il senso ed il
contatto con la realtà. La fede cieca acceca. E' come se una fitta nebbia
calasse sugli occhi nascondendo la verità. Senza contare il fanatismo che ne
consegue. Per una divinità si diventa disposti ad uccidere. E ciò è tutt' altro
che intelligente e saggio. Oltre ad essere incivile".
Heron convenne mestamente con Adoniesis, supportato da Granya Addok che aveva
seguito, rapita, la conversazione, preferendo rimanere in silenzio. Non aveva
molto da dire. Era d'accordo con le tesi dei due uomini. Anche lei aveva
studiato genetica e conosceva bene le teorie sorte in merito.
"Vogliamo mangiare?" incitò, subito dopo, il saggio.
Heron e Addok si trovarono d'accordo anche su questo.
Durante il pasto, più di una volta Adoniesis vide Heron accarezzare e stringere
la bella mano scura del secondo ufficiale, avvertendo ad ogni stretta, una
puntura dolorosa al cuore. Aveva promesso al comandante di impegnarsi al massimo
per trovare una soluzione definitiva al loro rapporto d'amore in servizio,
sfortunatamente però, era consapevole di una totale assenza di soluzioni. Le
leggi di navigazione erano durissime, specie dopo l' increscioso incidente della
zuffa su un 'astronave per causa di una donna, che aveva condotto alla
distruzione del veicolo, colpito da un grosso meteorite non visto, e provocato
la morte dell'intero equipaggio.
L' unica soluzione per i due innamorati era lasciare Ariel e fuggire lontano,
facendo perdere ogni traccia. Doveva solo studiare il "come".
Convegno della Flotta
Aerospaziale di Ariel
L'edificio ove avrebbe avuto luogo l' assemblea si trovava all'estrema periferia
di Momex, in una zona quasi disabitata e caratterizzata da vasta estensione di
verde, costituito da prati e vegetazione di vario genere, comprendente alti
alberi, ma anche bassi e folti arbusti di piante aromatiche che spargevano
nell'aria gradevoli profumi.
Il palazzo, non molto grande e alto, era di forma ellissoidale, in cemento e
vetro per raccogliere più luce possibile ed anch'esso era circondato da un bel
parco ricco di piante, ora fiorite.
Per raggiungerlo con la sua vettura semi-volante, Heron aveva sorvolato la
città, rammentando con non poca nostalgia, i paesaggi cangianti della Terra, con
le sue zolle verdi, brune, brulle o sfolgoranti di lussureggiante vegetazione, e
le sue immense distese d'acqua, denominate oceani sul pianeta che li aveva
ospitati per circa un paio di mesi. Ariel aveva una bella natura ma niente di
paragonabile con quella dai molteplici aspetti del mondo da cui lui e i suoi
compagni di viaggio erano tornati, e quando entrò nell'ampio atrio del palazzo
in cui stava per svolgersi il convegno annuale della Federazione, il suo volto
doveva esprimere il vago disagio che la comparazione fra Ariel e la Terra gli
stava procurando, tanto che un suo collega lo fermò nel corridoio conducente
allo spazioso locale per chiedergli se qualcosa non andasse come doveva.
"No. - minimizzò Heron sorridendo - Va tutto bene, non ti preoccupare".
Il collega gli scoccò un'occhiata color ghiaccio, poco persuasa e sembrava non
volerlo mollare se non gli avesse detto cosa non andava. Poi, con un sorrisetto
sarcastico, lo interpellò.
"Belle donne sulla Terra?".
Heron gli rispose con smorfia di falsa sufficienza.
"Niente male. Lo ammetto",
"Ah, ecco!" replicò l'uomo alzando il mento appuntito.
Maltus, ammiraglio di un'altra delle astronavi della Federazione, era un tipo
alto, segaligno, capelli a spazzola castani e occhi grigi che parevano emettere
luce propria.
I due si salutarono avvicinando gli avambracci destri e stringendosi le
corrispettive mani, dandosi appuntamento alla sala dei convegni di lì a pochi
minuti.
Nel raggiungere la sala, Heron incontrò altri colleghi che lo bloccarono volendo
avere notizie della loro avventura sulla Terra.
"Hai trovato la fonte? gli chiese un giovane ufficiale biondo e mingherlino.
"Certo" rispose Heron, soddisfatto.
"Per quanto tempo?"
"Per sempre" rispose Heron, in tono trionfalistico. Il giovane ufficiale lo
squadrò, stupito, coi suoi occhi grigio-verde.
"Stai dicendo che avremo energia per sempre?" esclamò.
"E' quello che ho detto" confermò Heron, gongolante.
"Sulla Terra c'è tanto uranio?" domandò il giovane.
"Sì, - rispose Heron - ce n'è molto, ma io ho trovato di meglio".
"Cosa?" chiese l' ufficiale, ansioso.
"Lo vedrai".
"Vuoi serbare la sorpresa per il convegno?" motteggiò il giovane.
"Se vuoi vedere adesso, non devi far altro che seguirmi".
I due uscirono dal palazzo e raggiunsero un enorme hangar a qualche centinaio di
metri dall'edificio. L' hangar ospitava l' astronave con cui Heron e compagni
erano tornati a casa.
Con un telecomando che estrasse dal taschino della giubba, il comandante aprì il
portellone posteriore del veicolo e l' ufficiale restò paralizzato dalla
meraviglia nel vedere l' interno stracolmo di ferraglie arrugginite.
"Quella è la fonte?" esclamò.
"Spazzatura" dichiarò Heron, eccitato.
"Ma.... - balbettò il ragazzo - .....come.....?".
"Bruciandola. - rispose il comandante, felice - Pensa alle nostre astronavi
obsolete, non più in funzione, relegate in un angolo solo per occupare posto
senza poter essere più utilizzate!".
"Geniale" convenne il giovane, ancora scioccato dalla sorpresa e dalla
soluzione.
Geniale davvero se si considerava che l' operazione di incenerimento avveniva in
grandi strutture all'esterno delle cupole che proteggevano i centri abitati,
evitando in questo modo qualunque rischio di inquinamento atmosferico all'
interno.
Il convegno iniziò circa mezz'ora dopo e la sala, con spalti distribuiti a
corona tutti intorno, si riempì quasi completamente. Al centro, Erasmus, il capo
assoluto della confederazione, ancora scuro di capelli nonostante l' età
avanzata, e con poche rughe sul volto scarno ed austero, era sistemato su
un'ampia e comoda poltrona di pelle nera, dietro ad una massiccia scrivania
dalla quale uscì magicamente una tastiera su cui l' uomo premette un tasto che
materializzò un gigantesco schermo olografico roteante per consentire a tutti i
convenuti di vedere cosa era riprodotto.
All'ora prestabilita, Erasmus aprì il convegno con il consueto discorso
introduttivo, dopodiché cominciò ad interpellare i vari partecipanti, chiedendo
loro un rapporto sulle rispettive attività. Nulla di interessante finché non
arrivò a Heron.
"Comandante Heron, - attaccò con tono quasi allegro - di sicuro lei avrà molte
cose da raccontarci, nonché avvincenti aggiornamenti da riferire. Prego. Ci
delizi. - Heron si schiarì la voce e partì con il suo rapporto - Com'è la storia
della spazzatura?" finì l' anziano graduato, mantenendo il tono ilare..
Heron rise e illustrò la sua scoperta nonché il suo progetto per la sua
utilizzazione.
Un muggito di ammirazione si propagò sordo nella sala.
"Beh, - fece Erasmus alla fine dell'esposizione del comandante - direi che il
suo viaggio alla Terra abbia dato davvero ottimi risultati. Si occuperà lei di
questo progetto?". Heron annuì. L'idea gli piaceva e diede risposta affermativa.
"Che impressione ha ricavato, in generale, del popolo terrestre? E' cambiato?"
chiese a conclusione del suo intervento.
Heron respirò di nuovo a fondo.
"Direi di sì. - rispose - Ciò che ha passato in questi ultimi anni ha inciso
profondamente negli animi, tanto da indurlo a concedersi una lunga pausa di
riflessione nella quale ogni esponente del popolo ha deciso di starsene per
conto proprio senza, in apparenza, cercarsi e reperire notizie sugli altri ma,
fondamentalmente, è un popolo di indole buona. Per loro l'amore l'uno verso
l'altro è di importanza vitale e travalica qualunque condizione in cui si
trovino".
Pronunciando questa frase, Heron era perfettamente conscio di aver lanciato il
sasso che voleva lanciare, ovvero, l'eliminazione della maledetta regola che
riguardava i rapporti interpersonali fra i membri delle varie flotte.
Erasmus raccolse il sasso ed il messaggio.
"Mi dispiace comandante Heron. - disse, dimostrando all' interpellato di aver
capito, usando comunque un tono privo di recriminazione - Ma qui su Ariel, certi
regolamenti rimarranno in vigore ancora per qualche tempo. Lei sa bene che il
popolo di Ariel è tranquillo solo in apparenza".
Si, Heron lo sapeva. Altrimenti, episodi come la rissa, scoppiata in
quell'astronave, non sarebbe mai avvenuta . Tanto meno, l'ufficiale Ollen non
avrebbe attentato alla sua incolumità più o meno per lo stesso motivo che aveva
innescato la rissa, cioè, l'amore..
Ma Heron si domandò se proprio queste regole così rigide non contribuissero
talvolta a scatenare gli istinti animaleschi nel quieto - solo esteriormente -
popolo di Ariel.
Tuttavia non insistette nel riproporre l'abolizione di tali leggi. Sarebbe stato
uno sforzo inutile.
Ma la sua mente partorì un altro progetto, non sapendo ancora che era nato anche
nella fantastica testa di Adoniesis.
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