19)
Charles.
Ci affrettammo a salire in
macchina e Heric la mise in moto stringendo nervosamente il volante.
«Cosa sta succedendo? Chi mi cerca?» gli
domandai scrutandolo con attenzione per assicurarmi che non mi
rifilasse qualche sciocchezza per evitare di farmi agitare
ulteriormente. Ma esitava.
«Heric?!»
«Ti avevo accennato al fatto che un
altro vampiro, di cui io e Madeline abbiamo perso le tracce tanti anni
fa, ha un ciondolo come il nostro?»
Sbiancai.
«Dalla tua reazione immagino di sì, e
credo tu abbia intuito cosa stia per dirti. Beh ecco lui è qui, a
Salem.»
«Oh no! È lui il vampiro che ha
attaccato Brianna ieri e che sta uccidendo tutte queste donne! Non è
così? Mi vuole far del male?» ma quale male! Uccidermi probabilmente
era la sua vera intenzione.
«Devi stare tranquilla, io non glielo
permetterò.»
Mi guardò in modo strano, deciso a non
darmi molte spiegazioni e tornò a fissare la strada.
Ero così spaventata che persi la
cognizione del tempo e in un quarto d’ora eravamo già di fronte a casa
mia, purtroppo. Si scusò amorevolmente dicendo che non aveva alcuna
intenzione di spaventarmi ma che voleva soltanto di mettermi in
guardia. Annuii e mi voltai a destra per aprire lo sportello ma mi
bloccò prima che potessi uscire dall'auto afferrandomi il polso.
«Stai attenta, Mer» mi intimò con tono
preoccupato. Sentivo il cuore battere fortissimo.
«Lo farò. Ciao Heric, ci vediamo a
scuola domani.»
«A domani» sorrise, e chiusi la portiera
avviandomi verso casa.
Forse avrei dovuto dare ascolto a Jeremy
quando mi diceva di stare fuori da tutta questa faccenda, ma
l'attrazione e la curiosità avevano avuto il sopravvento su di me per
lasciar perdere. Mi stavo scavando la fossa da sola ogni giorno di più.
«Era ora che tornassi!- mi rimproverò
mia madre vedendomi salire le scale di nascosto -La cena è quasi
pronta.»
Annuii e andai a lavarmi le mani. Non
capitava quasi mai che ci fossimo tutti e cinque a cena: Joseph
raccontava alla mamma quanto fosse stata pesante la sua giornata
all’ospedale, Ashley mangiava tranquilla e spensierata mentre Jeremy
fissava il piatto tenendo nervosamente la forchetta.
«Un altro assassinio ha colpito
nuovamente la contea di Essex, Massachusetts, con le stesse modalità
dei precedenti omicidi avvenuti a Salem. Il medico legale non riesce a
definire l’arma del delitto mentre la causa del decesso è un’emorragia
provocata da una ferita mortale alla gola. Da gennaio ad oggi, 1
maggio, le vittime sono state in tutto 27. Da Salem è tutto.»
Io e Jeremy alzammo lo sguardo
contemporaneamente per seguire il telegiornale. Ogni tanto distoglieva
lo sguardo dal televisore e mi lanciava strane occhiate: pensava che
Heric c'entrasse qualcosa. Ma io sapevo che non era così, ne ero più
che certa.
«Io non ho più fame» disse alzandosi
dalla sedia e sbattendo la forchetta sul tavolo.
«Ma, tesoro non hai mangiato nulla» gli
fece notare mia madre, preoccupata. Non rispose, si girò verso di noi
guardandoci con la sua solita aria corrucciata e poi continuò a
camminare verso le scale. Poco dopo anche io mi alzai dal tavolo per
andare da lui. Dovevo spiegargli la situazione, dovevo difendere la
reputazione di Heric. Non volevo che pensasse male di lui.
«Non ho voglia di parlare Mer!» mi urlò
da dentro la sua stanza. Aveva riconosciuto i miei passi.
«Invece dobbiamo parlare!» spalancai la
porta, decisa a farlo ragionare.
«Sono stanco di questa situazione.»
«Lo so che hai paura, anche io ne avrei
al tuo posto.»
«Ma io non ho paura. Sono stanco. Stufo.
E poi sei tu quella che dovrebbe avere paura.»
«Ti sbagli. Heric non c'entra nulla. C’è
un altro vampiro in città!»
«Bene. Questo dovrebbe rassicurarmi?»
«No, ma smetti di avere questo odio
verso Heric perché io non smetterò di vederlo! Buonanotte.»
Sbattei la porta e andai in camera mia
per mettermi a letto.
Non riuscivo a dormire: avevo troppi
pensieri per la testa e non riuscivo proprio prendere sonno. Continuavo
a fissare il soffitto, a rigirarmi nel letto e a cambiare lato del
cuscino. Continuavo a pensarci e mentalmente feci il punto della
situazione. Innanzitutto mi preoccupava Jeremy: faceva il duro ma io
sapevo che in realtà era debole, questa situazione lo stava stressando
più del dovuto. Fra il trasferimento a Salem, la nuova scuola, i
vampiri in città e la sua trasformazione in licantropo non so cosa
potesse turbarlo di più. Poi, questo nuovo vampiro che ogni giorno
uccideva delle donne iniziava a preoccuparmi: potevo essere io la
prossima visto che mi stava cercando come mi disse Heric? Ero davvero
sicura che questo serial killer fosse
un vampiro e che fosse proprio
Charles? E poi Heric, cosa eravamo io e lui? Per quanto dovesse farmi
paura stare con un vampiro, come diceva Jeremy, non volevo immaginare
com’era stare senza ormai. Mi sentivo ormai legata indissolubilmente a
lui per via delle stranezze che ci accumunavano ed ormai ne ero
attratta in maniera ossessiva. Come mi aveva detto lui stesso,
vampiri e umani non durano per sempre. Sapevo che prima o poi se ne
sarebbe andato e io mi stavo soltanto illudendo.
Era mezzanotte passata.
Stavo stesa sul letto a riflettere
quando all’improvviso sentii un rumore provenire dal giardino; così
corsi alla finestra ad affacciarmi.
Non feci in tempo a raggiungerla che
Heric si era catapultato nella mia stanza!
«Cosa ci fai qui?» gli domandai con tono
un po’ scortese ma in realtà ero felicissima che fosse qui da me.
«Sono venuto a vedere come stavi e a
parlarti» rispose serio.
«Parlarmi di cosa?»
Si avvicinò a me, facendomi cenno di
sedermi sul letto, accanto a lui.
Mi raccontò del nuovo vampiro: Charles.
«Charles, all'epoca che lo incontrai,
era già un vampiro di circa 50 anni. Era originario proprio di Salem e
la sua famiglia infatti fu tra quelle che fondarono la nostra città nel
lontano 1623, anno in cui anche Charles, il primo di cinque fratelli
tutti maschi, nacque.
Venne trasformato quando aveva circa vent'anni e fu ripudiato dalla sua
stessa famiglia che lo colse i flagrante mentre uccideva e si nutriva
di una delle cameriere. La sua famiglia dunque lo considerava un
abominio, un mostro, una bestia da sopprimere. Sua madre però
insistette nel lasciarlo libero piuttosto che ucciderlo perché in fin
dei conti era sempre suo figlio. Dopo aver vagato per mezzo secolo
nell'oscurità, tornò a Salem poiché era venuto a conoscenza che qui vi
fossero giunte numerose streghe convinto che avrebbero potuto aiutarlo
in quanto era stanco di vivere condannato ad un'esistenza nell’oscurità.
«I vampiri possiedono una sorta di sesto
senso che permette loro di avvertire la presenza dei loro simili così
trovò me e Madeline che ancora abitavamo qua a Salem, rintanati nella
nostra villa di famiglia e vivendo gli anni della nostra trasformazione
avvolti nell'ombra. Charles ci introdusse ad una congrega di streghe ed
insieme facemmo un patto nel 1690: la nostra protezione
dall'imminente caccia alle streghe in cambio della possibilità
di poter uscire alla luce del sole. Neanche un anno dopo in città
arrivò un'ondata di vampiri, all'epoca considerati dei demoni al pari
delle streghe. La città fu invasa da creature sovrannaturali,
scorrevano fiumi di sangue poiché ogni giorno morivano decine e decine
di persone: regnava un'isteria generale e così cominciò la famigerata
caccia alle streghe. Il nonno di Charles, capofamiglia e
fondatore di Salem, che lo voleva uccidere, era già morto da tempo, ma
suo padre quasi alla soglia degli 80 anni era ancora in vita e volle
consegnarlo alle autorità. Charles lo uccise così come uccise tutti i
suoi fratelli e familiari che lo avevano ripudiato, ad eccezione di sua
madre che, sebbene ormai anziana, continuò ad amarlo e a volerlo
proteggere. La donna fu poi accusata di stregoneria in quanto
continuava a proteggere il proprio figlio demoniaco e fu arsa al rogo.
«Nel frattempo, durante uno
dei processi, una delle streghe confessò in
tribunale, davanti
a tutti i rappresentanti delle famiglie fondatrici e al cospetto dei
delegati inviati dalla Madre Patria, la presenza dei vampiri a Salem.
Alcuni riuscirono a scappare mentre altri furono catturati ed uccisi.
Dietro tutte queste uccisioni vi era poi il fatto che altre streghe per
garantirsi protezione avevano preso le parti di alcune potenti famiglie
di licantropi, nemici naturali dei vampiri, fornendo loro aiuto
nell'uccidere questi ultimi. Ma in seguito, le stesse streghe che
aiutarono gli umani nella ricerca furono condannate al rogo per
stregoneria, ad eccezione di alcune incluso il piccolo gruppo che io e
Madeline riuscimmo a salvare come stabilito nel nostro patto: la
congrega delle quattro streghe bianche di Salem a cui avevamo promesso
protezione in cambio delle collane. Ma a Charles non andò giù quel
tradimento ed anche se la strega che aveva confessato e aiutato i
licantropi non aveva niente a che fare con il patto, in preda alla
furia, uccise egli stesso diverse streghe e licantropi giurando
vendetta e maledicendo così le generazioni future. Alle soglie del
1693, la città di Salem era ormai quasi libera dalle creature
sovranaturali tant'è che, per un breve periodo, seguì la caccia al
lupo.
«La vendetta di
Charles, invece, non è ancora terminata e prosegue ormai da trecento
vent’anni, uccidendo le discendenti delle streghe, comprese le eredi di
coloro che crearono per noi questi ciondoli.»
«Quindi la leggenda che ci aveva
raccontato George è vera!- esclamai stupita -E la prossima vittima
quindi...sarei io?» la semplice idea di essere la sua prossima preda mi
terrorizzava. Heric annuì, promettendo nuovamente di proteggermi.
Ora avevo capivo tutto. Avevo capito
perché la nonna mi scrisse quella lettera tre giorni prima di morire.
Sapeva che Charles era nei paraggi e voleva ucciderla.
«Hai detto che i vampiri percepiscono la
vicinanza dei loro simili. Tu sapevi che lui fosse qui, a Salem quando
mia nonna è morta?» gli domandai. Ma sapevo già la risposta.
«Sì. Ma non ero sicuro fosse lui. Ne
avevo perso le tracce ormai da anni e solo da qualche settimana ho
avuto il presentimento che fosse tornato. Non dovevo dirti una bugia né
nasconderti la verità. Ma non volevo nemmeno che tu ti allontanassi da
me, sapendo che un mostro come lo sono io aveva ucciso tua nonna. Non
posso permettermi di perderti.»
Non riuscivo a descrivere le emozioni
che provai sentendo quella frase, quel «non posso permettermi di
perderti».
Dovevo essere arrabbiata con lui per
avermi nascosto una cosa simile ma in quel momento non ci riuscivo.
Tentai di dire qualcosa, qualcosa per
non farlo sentire in colpa perché in fondo lui aveva solo cercato di
non farmi soffrire e di non farsi detestare, ma mi zittì prima che
potessi dire mezza parola. Mi prese il viso tra le mani e
guardandomi intensamente si avvicinò sempre di più baciandomi di nuovo,
stavolta con più voracità.
Si staccò all’improvviso: i suoi occhi
erano neri e opachi e percepivo la sua sete, sete di me. In un batter
d'occhio raggiunse la finestra e voltandosi mi ripetè nuovamente di
stare attenta.
Rimasi seduta sul letto a guardarlo
uscire dalla finestra e sparire nell’oscurità.
L'anno scolastico era ormai agli sgoccioli. Tra una preoccupazione e
l'altra cercavo di studiare e ultimare i vari compiti da consegnare
prima che finisse la scuola in modo da potermi dedicare sia alla caccia
del famigerato vampiro Charles sia ad aiutare Jeremy a tornare umano.
Ero convinta che l'incantesimo per la
reversione dalla licantropia (e dal vampirismo) fosse contenuto nella
Bibbia delle Streghe e che questa fosse nascosta in qualche passaggio
segreto della biblioteca. Dovevo soo trovare il modo di intrufolarmi a
scuola senza venir disturbata dalla Signorina Smith e soprattutto da
George.
Heric non si fece vivo per tutta la
domenica e non venne a scuola nemmeno il giorno dopo. Ormai mi ero
abituata a queste sue assenze e sparizioni, più o meno. Madeline invece
veniva più regolarmente a scuola ma non avevo il coraggio di rivolgerle
la parola, mi metteva un'ansia terribile. Lei era un anno avanti a noi,
nel senso che venne trasformata in vampiro quando aveva già diciotto
anni quindi in base alla sua età umana frequentava il quarto anno e
seguiva diversi corsi insieme alla mia sorellastra Ashley. Come
lei, faceva parte della squadra delle cheerleader. Se non
fosse stato per il fatto che Madeline fosse una vampira centenaria, le
avrei viste bene come migliori amiche, erano praticamente identiche
nell'atteggiamento e nell'apparenza, ma temevo che Madeline avesse
intenzioni pericolose nel volersi avvicinare ad Ashley. Era pur sempre
la mia sorellastra e forse per indispettirmi avrebbe potuto farle del
male cosa che non avrebbe potuto fare con Jeremy in quanto licantropo,
suo nemico giurato.
Il primo lunedì mattina che seguì la
Notte di Valpurga, decisi che dovevo parlare con i fratelli
Nkhangweleni. Se Heric aveva visto bene, Brianna, la quale portava al
collo un ciondolo dalla pietra acquamarina come il mio, era una strega,
l'unica che fino ad allora si era salvata da quell'ondata di sangue che
Charles stava provocando nella città di Salem.
«Pensi sia una buona idea fermare quella
ragazza che è stata di recente attaccata da un vampiro e accusarla di
essere una strega?» mi sussurrò Jeremy durante l'ora di matematica.
«Non voglio accusarla di
essere una strega. Voglio chiederle se lo sia e soprattutto se ha visto
in faccia in suo aggressore.»
«Sei sicura che il tuo
fidanzato vampiro abbia visto bene?»
«Jeremy, tu non c'eri. Non
hai visto quanto fosse straordinario ciò a cui ho assistito. E se Heric
mi ha confermato che lei portava un ciondolo al collo come il mio e che
suo fratello Nigel non può essere soggiogato dal suo potere mentale, io
gli credo» gli risposi entusiasta. L'idea che ci fossero altre streghe
a Salem mi dava un senso di sollievo e di felicità.
«Potere mentale? E cosa ti
assicura che non lo usi anche con te, o meglio, contro di te?» disse
con tono provocatorio.
«Perché non pensi alla tua ragazza a cui fai da cagnolino? Al mio ci
penso io!»
«Signor Stanley e Signorina
Spencer. Cosa avete di così interessante da confabulare? Avete già
risolto questa equazione?» ci riprese il Professor Richardson di
matematica. Gli scusammo e il professore riprese con la spiegazione
senza più esser disturbato
dal nostro chiacchiericcio fino alla fine della lezione.
Al suono della campanella, seguii
Brianna fino al suo armadietto. Non essendo io una persona
particolarmente socievole ed essendo pure estremamente timida, mi
vergognavo tantissimo ad approcciarla e non sapevo da dove iniziare.
«Ciao Brianna.»
La ragazza si voltò di scatto spaventata. Dal modo in cui mi guardò,
non si aspettava di vedermi sbucare alle sue spalle.
«Ciao, Meredith?»
«Sai chi sono dunque?» le domandai curiosa. Lei
rispose che sì, certo che sapeva chi fossi. Le
chiesi come si sentisse e se stesse bene, ma tagliò corto la
conversazione come se non volesse avere nulla a che fare con me e come
se non volesse parlare di ciò che era successo al parco venerdì.
«Ti ringrazio dal profondo
del cuore per ciò che tu e il tuo ragazzo avete fatto per me, sia da parte mia sia in
nome della mia famiglia. Mi
ha veramente salvato la vita ma è meglio che noi stiamo fuori da queste
questioni. Non voglio rischiare nuovamente.»
«Aspetta. Non sai tutta la storia» insistetti per poterle
spiegare meglio la situazione ed avere altri indizi.
«Conosco bene tutta la
storia, invece. Nella nostra famiglia ce la tramandiamo da secoli ormai.»
«Quindi sei una strega anche tu? Ho visto che alla festa a Willows Park
portavi un ciondolo come questo» le dissi mostrandole il
mio sfilando la catenina fuori dalla maglia.
«Sei matta?!- esclamò
sgranando gli occhi -Non dovresti mostrarlo a tutti così!»
«Hey, c'è qualche problema?» sentenziò un ragazzo alle
mie spalle. Era Nigel, suo fratello.
«Voglio solo chiederti una
cosa e poi non ti disturberò più. Hai visto in faccia chi ti ha
aggredita? Sai chi è?»
Brianna guardò prima Nigel che stava
alla mia sinistra come se aspettasse il suo consenso e poi sussurrò:«Charles Michael Cavendish
III» e se ne andarono.
Cavendish?
Non era possibile.
Ora era tutto più chiaro, ora tutto aveva un senso logico. Ecco chi era
la famiglia cui nome Cavendish era inciso nella cripta del mio sogno
mesi fa: era la famiglia di Charles il vampiro. Una volta venuto allo
scoperto e terminata la caccia alle streghe con lo sterminio della sua
stessa famiglia per mano sua e culminato con la messa al rogo di sua
madre, la cripta dei Cavendish, una delle famiglie fondatrici di Salem,
venne usurpata per questo nel Cimitero Monumentale di Salem al suo
posto della famiglia Cavendish:«Dal
1692, qui giace in eterno riposo la famiglia Thompson, cacciatori,
guerrieri, difensori della patria e della pace»*. Dovevo
assolutamente scoprire chi fossero i Thompson e se qualcuno dei loro
discendenti fosse ancora in vita.
Angolo
autrice.
*«Dal
1578 al 1692, qui giace in eterno riposo la famiglia Cavendish» ma «Dal
1692, qui giace in eterno riposo la famiglia Thompson, cacciatori,
guerrieri, difensori della patria e della pace»: cap.7.
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