the miracle
Every
drop of rain that falls in Sahara Desert
Says
it all
It’s
a miracle
All
God’s creations great and small
The
Golden Gate and the Taj Mahal
That’s
a miracle
The
Miracle, Queen, 1989
La primavera si era ormai imposta sui
rigori della stagione invernale e, quell'anno, il giardino della
tenuta dell'ambasciatore americano si preparava ad una fioritura
davvero magnifica, degna dell'Eden.
Il merito di ciò andava in buona parte
riconosciuto al nuovo giardiniere che, da qualche mese a quella
parte, si occupava del parco.
Il piccolo Warlock, rampollo di casa,
era solito trascorrere diverso tempo in compagnia di quello strano
uomo dalle mani magiche in grado di far resuscitare un intero
giardino che, prima del suo arrivo, assomigliava molto di più a un
deserto arido e desolato.
Nonostante il bambino fosse convinto
che gli mancasse qualche rotella, il giardiniere gli andava a genio e
parlava sempre di cose buffe, come il fatto di amare e rispettare
tutte le creature, comprese le lumache che, a dirla tutta, non gli
piacevano poi così tanto.
Quel giorno gli stava mostrando dei
boccioli di rose ancora chiusi ma dai quali sarebbero nati degli
splendidi fiori quando fosse giunto il momento.
- Vedi, Warlock? Questo è un miracolo
del Cielo. Ogni fiore che sboccia è un miracolo, ogni cosa che
esiste al mondo, grande o piccola, lo è. -
A quel punto, l'espressione del bambino
si era fatta seria ma anche un po' scettica. - Che cosa vuol dire
“miracolo”? -
Il giardiniere gli aveva sorriso
bonariamente e gli aveva spiegato che i miracoli erano quegli
avvenimenti meravigliosi che accadevano senza che vi si potesse
trovare una spiegazione razionale.
- Come delle magie! - aveva esclamato
Warlock, il faccino acceso di entusiasmo.
- Esatto! Proprio come delle magie. Ma
accadono solo se ci si crede davvero e se il tuo cuore è puro e la
tua mente è mossa da buone intenzioni. -
- Quindi i miracoli li fa Babbo Natale?
-
- Come, prego? - chiese Aziraphale,
spiazzato.
- Sì, dev'essere così. - annuì
Warlock con convinzione, come se stesse seguendo un filo logico
inoppugnabile che, nella sua testa, non faceva una piega. - Babbo
Natale mi porta i regali se sono stato buono quindi se i miracoli
funzionano allo stesso modo, dev'essere lui a farli. Per forza! -
L'angelo-giardiniere sorrise di nuovo.
- Ma no, Warlock. - cominciò. - I
miracoli li fa Dio. Insomma, Dio e i suoi angeli. -
- Quindi io non posso fare un miracolo,
se voglio? -
Aziraphale stette un po' a pensarci,
mentre Warlock attendeva trepidante la sua risposta.
- Be', suppongo di sì. - disse infine.
- Chiunque può fare tanti piccoli miracoli ogni giorno. Non c'è
bisogno di arrivare a dividere le acque del Mar Rosso o di
moltiplicare pani e pesci. Se sei guidato dall'amore per gli altri e
per l'universo, anche tu puoi fare un miracolo, giovane Warlock. -
“Come,
ad esempio, evitare di dare inizio all'Armageddon” pensò
l'angelo, sperando con tutto il cuore nella riuscita del piano che
lui e Crowley avevano ideato per scongiurare l'Apocalisse.
- Allora, - proseguì il bambino. -
anche la tata può fare i miracoli? -
- Oh, no! - rise Aziraphale. - Lui, ehm
cioè, lei non può! -
Warlock si accigliò, sospettoso. - Ma
tu hai appena detto che tutti possono. -
L'angelo sentì la propria fronte
imperlarsi di sudore. - Sì, ma lui... lei è un dem... ehm, una
donna... che non è stata così buona. Ricordi? Solo i puri di cuore
possono compiere miracoli e lei non lo è. -
“Fiuuuu, salvato in corner. Bel
lavoro, angelo! Stavi quasi per far saltare la copertura” si
rimproverò mentalmente Aziraphale con una voce che suonava molto
simile a quella di Crowley.
Warlock non sembrava ancora convinto ma
la sua attenzione venne fortunatamente attirata da una lucertola che
era sgusciata fuori da un'aiuola e la questione “miracoli” venne
accantonata, con grande sollievo dell'angelo.
Accantonata almeno fino a quella sera.
Warlock si era appena infilato sotto le
coperte mentre la tata si era accomodata sulla sedia accanto al suo
letto per raccontargli una storia o cantargli una ninnananna.
Il bambino non aveva mai sentito fiabe
così strane e macabre ma, tutto sommato, non gli dispiacevano e
ascoltava sempre volentieri la voce stranamente sibilante della tata
che evocava nella sua mente immagini di mostri, sangue e oscurità,
paurose ma, a loro modo, anche ammalianti.
Era un personaggio bizzarro quanto il
giardiniere, la tata: vestiva sempre di nero, aveva quell'assurdo
ombrello e quella borsa che pareva più grande all'interno, per non
parlare del fatto che non si toglieva mai gli occhiali da sole.
Diceva di avere un problema agli occhi e che troppa luce le faceva
male, ma Warlock aveva l'impressione che nascondesse un segreto e più
di una volta aveva tentato di carpirglielo, senza successo.
Quella sera però, aveva un'altra
domanda per lei, che non riguardava gli occhiali scuri che indossava
sempre.
Le rivolse uno sguardo severo e
compunto. - Lo sai che tu non puoi fare miracoli? -
- Cosa? - domandò la tata, colta alla
sprovvista.
Il bambino annuì solennemente, come se
stesse decretando una verità universale. - Me l'ha detto il
giardiniere. Ha detto che tu non puoi fare miracoli perché non sei
abbastanza buona. -
- Ma davvero? Ha detto proprio così? -
Warlock annuì di nuovo. - Sì, perché
i miracoli possono farli solo Dio, gli angeli e le persone con il
cuore puro. -
- I miracoli non servono a niente,
caro. - sibilò in tono dolce. - Non c'è miracolo che tenga davanti
alla grandezza del Male. Ho proprio una storia della buonanotte che
può dimostrartelo. -
E iniziò a raccontare finché il
bambino non scivolò nel sonno.
Quando Crowley fu certo che Warlock
dormisse, si alzò dalla sedia e uscì dalla grande casa, salì sulla
Bentley e, con uno schiocco di dita, rientrò nei suoi soliti abiti
maschili.
Con Aziraphale erano d'accordo di
trovarsi al pub lì vicino alle 11.00 per discutere della giornata
appena trascorsa e dei progressi fatti con l'Anticristo. Lo facevano
ogni sera per assicurarsi che tutto stesse andando secondo i piani
ma, in quell'occasione, ne avrebbe approfittato per dire due paroline
all'angelo.
Quando Aziraphale arrivò al pub, trovò
Crowley seduto a un tavolo con una bottiglia di vino rosso davanti a
sé, già vuota per metà. Tamburellava con le dita e sembrava
irritato per qualcosa. Brutto segno. Che avesse avuto problemi con il
bambino?
- Ehi, ciao. - lo salutò, prendendo
posto di fronte a lui. - Com'è andata oggi? -
- Miracoli? Sul serio? -
sussurrò il demone sporgendosi verso Aziraphale. - Questo è stato
un colpo davvero sleale, angelo! Non me lo sarei mai aspettato da te.
-
- Che vuoi dire? - fece Aziraphale,
sinceramente stupito.
- Gli ha parlato dei miracoli e gli hai
detto che solo il Bene può compierli? -
- Be', sì, l'ho fatto. Ma... -
- E come pensi che potrei reggere il
confronto, eh? L'Inferno non fa miracoli, crea solo caos e
distruzione. Eravamo d'accordo di non intralciarci e che avremmo
dovuto cercare di tenere il ragazzino sempre tra il Bene e il Male,
senza mai far prevalere una delle due parti, ma con questa storia dei
miracoli l'hai letteralmente conquistato e io non ho niente da
contrapporre. Niente che possa avere la stessa presa sulla sua mente.
-
Nonostante tutto, Aziraphale non poté
impedirsi di fare un sorrisetto. - Allora, alla fine, ammetti che il
Bene ha una marcia in più, eh? -
Gli occhi d'oro di Crowley mandarono un
lampo da sotto le lenti nere. - Non ci provare, angelo. Non mi
strizzo in ridicoli abiti da donna vittoriana ogni giorno per vedere
l'Anticristo, il figlio di Satana, intraprendere la strada del Bene.
È ancora piccolo e, se abbiamo fortuna, il ragazzo dimenticherà
presto tutta questa storia e noi saremo di nuovo pari, ma non provare
mai più a tirarmi uno scherzo simile. I miei superiori non sarebbero
felici di sapere che L'Avversario, la Grande Bestia, il Distruttore
di Mondi si sta avviando verso la luce. -
Aziraphale fece un cenno d'assenso. -
Va bene, Crowley. Hai la mia parola. -
Il demone parve soddisfatto e ingollò
una generosa sorsata di vino dal bicchiere davanti a sé, per poi
passare la bottiglia ad Aziraphale, che, a sua volta, si riempì il
proprio.
- E comunque non è affatto vero che i
demoni non possono compiere miracoli. Tu ne sei la prova vivente. -
- Che accidenti vuoi dire? -
Aziraphale prese un sorso di vino, poi
sorrise di nuovo a Crowley. - Be', sei il migliore amico di un angelo
e un angelo è il tuo migliore amico. Se non è un miracolo questo! -
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