We'll shine tomorrow, but we burn in love today di Soul Mancini (/viewuser.php?uid=855959)
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by Dark Sider
Era
giugno inoltrato e il sole,
alto e imponente in mezzo al cielo sgombro, cuoceva l’asfalto
e la carrozzeria
nera dell’imponente auto di Brad; all’interno
dell’abitacolo l’aria condizionata
era al massimo, tanto che un brivido corse lungo la schiena di Rob, ma
lui
rimase comunque impassibile e si strinse sul sedile del passeggero.
Brad,
al suo fianco, guidava
rilassato e canticchiava di tanto in tanto, lasciando ondeggiare appena
i suoi
ricci sulle spalle. Rob gli lanciava occhiate a metà tra il
perplesso e
l’ammirato, constatando per l’ennesima volta quanto
quei boccoli gli donassero.
“Ehi,
tutto bene? Sei silenzioso”
ruppe il silenzio il proprietario dell’auto, osservando Rob
per un istante con
la coda dell’occhio.
Lui
si strinse nelle spalle. “Mi
hai caricato in macchina senza dirmi una parola e non so dove mi stai
portando.
Ho il diritto di essere in pensiero?” gli fece notare.
Brad
sorrise candidamente. “Non
hai nulla di cui preoccuparti, fidati di me!”
“Adesso
sono ancora più
preoccupato…”
“Hai
poca fiducia nel tuo
ragazzo!” finse di offendersi Brad.
Rob
arrossì e perse lo sguardo
fuori dal finestrino. Non sapeva davvero cosa aspettarsi, Brad era
imprevedibile e non si poteva mai presagire qualcosa di buono quando
decideva
di mettere in atto una sua idea.
“Siamo
arrivati, l’attesa è
finita!” dichiarò il moro, dopo aver parcheggiato
in uno stretto vicoletto;
spense il motore e fece per aprire lo sportello, ma Rob lo
bloccò posandogli
una mano sulla spalla.
Il
chitarrista si voltò nella sua
direzione e perse il suo sguardo negli occhi chiari di Rob, pieni di
aspettative e timore.
“Brad…
dove mi hai portato?”
“Scendiamo
da qui e te lo
mostrerò!” esclamò lui con entusiasmo,
scostandogli una ciocca ribelle di
capelli dalla fronte.
“No.”
“Come
sarebbe a dire?” Brad mise
il broncio.
In
tutta risposta, il batterista
incrociò le braccia al petto.
“Rob!
E dai, smettila di fare
l’orso! Così mi rovini la sorpresa!” si
lamentò Brad, aggrottando le
sopracciglia. Sapeva che il suo ragazzo era testardo almeno quanto lui,
quella
scenetta sarebbe potuta andare avanti per ore.
“Dimmi
dove mi hai portato”
ripeté Rob con la sua consueta calma.
“Perché
dovrei?”
“Io
non scendo dalla macchina.”
Brad
pensò quindi che fosse il
momento di passare all’attacco: si tuffò sul
batterista, affondando il viso
nell’incavo del suo collo e prendendo a mordicchiarlo.
“Brad…
fermo…” mormorò lui con un
sospiro, guardandosi attorno in preda al panico. Non poteva
assolutamente
permettere che qualcuno assistesse a quella scena, sarebbe stata la sua
fine.
Non c’era anima viva per strada, ma questo non
bastò a rassicurarlo e allontanò
Brad da sé, seppur a malincuore.
Gli
occhi scuri del chitarrista
si fecero ancora più cupi mentre, una volta tornato al suo
posto, prese a
fissarlo. “La smetti di preoccuparti degli altri?”
“Io…
non mi sento pronto a…
insomma, cosa cambia? Possiamo stare insieme senza farlo sapere a
tutti, no?”
si giustificò Rob in preda alla vergogna, avvampando e
abbassando lo sguardo.
“Guardami”
ordinò Brad in tono
fermo.
Il
suo ragazzo non gli diede
retta.
“Ehi…
Rob, guardami e ascoltami
bene.” Addolcì il tono della voce e, dato che Rob
non sollevava il capo, si
accucciò sul sedile per poterlo guardare. “Va
bene, te lo dico: a qualche
centinaio di metri da qui c’è il punto di incontro
per i partecipanti di una
parata, per la difesa dei nostri diritti. Coppie omosessuali. Un sacco
di gente
che manifesta il suo disappunto per l’omofobia e si dichiara
fiero di essere
omosessuale. Ecco la mia sorpresa, ed ecco perché non te lo
volevo dire: non
saresti mai voluto scendere di qui e partecipare.”
A
quelle parole il cuore di Rob
perse un battito e lui si ritrovò a mordersi il labbro
inferiore, in preda
all’ansia. “Non è una cosa carina,
sai?”
“Oh,
sì invece, è fottutamente
carina e utile!” si infervorò Brad, punto sul
vivo. “È utile per tutti quelli
come noi, è utile per la nostra società del cazzo
che ci vuole far sentire
sbagliati e… è utile per te, Rob! Quando
smetterai di vergognarti di noi due?
Quando comincerai a fregartene del parere altrui?”
“Siamo
in una band famosa, non
possiamo…” cercò di protestare Rob, ma
il chitarrista era un fiume in piena e
non si sarebbe fermato, lo sapeva bene.
“Invece
possiamo, come tutte le
coppie del mondo!” lo interruppe infatti Brad, poi gli si
accostò e gli impose
di sollevare il viso. Premette con passione le labbra sulle sue,
spingendolo
con la schiena contro lo sportello chiuso e incollandosi al suo corpo
muscoloso. Rob si sarebbe voluto godere la sua vicinanza, ma il suo
pensiero
correva inevitabilmente a chi, fuori dall’abitacolo, avrebbe
potuto vederli.
Dopo
qualche istante, Brad si
staccò da lui e gli rivolse un’occhiata carica di
tutto l’amore che provava.
“Noi due ne abbiamo il diritto, Rob.” Gli
lasciò un altro bacio a fior di
labbra. “Allora, vieni alla parata con me? Sei pronto a
toglierti questo peso?”
Il
cuore del batterista prese a
battere all’impazzata e lui fu consapevole che no, non era
pronto, neanche
stavolta. Da quando stava con Brad, non aveva fatto che dargli
delusioni e
implorarlo di tenere segreta la loro relazione; lui aveva aspettato
pazientemente, ma cosa sarebbe successo se si fosse stancato? Non era
qualcosa
di cui Rob andava fiero, ma la sola idea di andare alla sfilata mano
nella mano
con Brad lo faceva stare malissimo, tanto da mozzargli il fiato.
Si
accorse solo in quel momento
che stava respirando affannosamente per via dell’ansia.
“Brad, scusa, ma io…
non ce la faccio. Sono un disastro, un codardo e…
scusami.” Era davvero
mortificato.
“Okay,
okay.” Brad era un po’
deluso, ma non lo diede a vedere; gli bastò poggiare una
mano all’altezza del
cuore di Rob per capire ciò che stava provando. Gli sorrise
e lo baciò
teneramente, sperando di rassicurarlo. “Arriverà
il momento giusto anche per
noi.”
“Mi
aspetterai?” gli chiese Rob
titubante.
“Ti
aspetterò.”
Rob
allora lo strinse in un dolce
abbraccio. Un giorno ce l’avrebbe fatta, per lui.
Per loro.
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