Quanto
meno la teoria enunciata da Falmouth con tanta enfasi, era stata
smentita: no, nemmeno per un inglese gli animali uscivano con pioggia
e freddo, felici e contenti di farsi uccidere in una battuta di
caccia!
Dopo
quattro ore, bagnati come pulcini e con le pive nel sacco, Ross,
Dwight e Falmouth tornarono alla tenda dove Demelza, Prudie e i
bambini li aspettavano. Bottino: ZERO!!!
Appena
arrivarono in prossimità della loro meta però,
con la pioggia che
tornava ad essere battente, Ross si accorse subito che qualcosa non
andava. Prudie si aggirava attorno alla tenda con aria preoccupata, i
gemelli e Valentine avevano un'espressione terrea e Demelza pareva
disperata.
Appena
lo vide, la donna gli corse incontro. "Ross, Ross!" - urlò,
rifugiandosi nel suo abbraccio. "I bambini sono scomparsi!".
Falmouth
spalancò gli occhi, Dwight si guardò attorno
senza capire e Ross la
prese per le spalle, cercando di farla calmare e capirci di
più.
"Cosa?". Si guardò attorno, Valentine e i gemellini erano
lì e quindi... "Jeremy? E Clowance? Che è
successo?" -
chiese, con urgenza.
Anche
Falmouth entrò in allarme. "Demelza?".
La
donna cercò di riprendere fiato. I suoi capelli erano
bagnati e
spettinati, gli occhi avevano cerchi scuri sotto ad essi e sembrava
terrorizzata. "Sono usciti qualche ora fa, quando la pioggia era
calata. Erano stanchi di stare chiusi in tenda e hanno chiesto il
permesso di fare un giro qua attorno per cercare funghi. Non mi
sembrava pericoloso ed erano annoiati, così gli ho
raccomandato di
non allontanarsi e gli ho dato il permesso. Ma non si sono
più visti
da allora! Sembrano spariti nel nulla e magari sono caduti nel lago,
magari si sono feriti da qualche parte, magari qualcuno...".
Stava
andando in panico e Ross odiava vederla così, soprattutto in
un
momento dove le crisi isteriche non sarebbero state di alcun aiuto.
Cercò di rimanere lucido e di non farsi prendere dal
terrore, la
scosse, tentò di calmarla e di ottenere la sua attenzione e
poi
parlò. "In che direzione sono andati?".
"Non
lo so".
Falmouth,
rosso in viso, intervenne. "Come hai potuto farli uscire? Non
conoscono questi luoghi e...".
Dwight
lo bloccò, incolpare Demelza non era davvero il caso. "I
bambini non avrebbero dovuto venire quì, non è
luogo adatto a loro!
E mi pare che siano abbastanza grandi e già abituati ad
uscire da
soli a Londra!".
Grato
per quanto detto, Ross lo guardò con stima. Dwight aveva
fatto molto
per la sua famiglia e a lungo aveva vegliato su tutti loro mentre lui
era lontano ed era felice che continuasse a farlo. Era un vero amico
e averlo ritrovato era per lui motivo di gioia e conforto.
"Già!
Demelza, sta tranquilla, li ritroveremo" – le
sussurrò,
accarezzandole il viso. Se c'era una madre amorevole ed attenta,
quella era Demelza! E nessuno doveva osare dirle alcunché su
come si
prendeva cura dei suoi figli. "Litigare fra noi non serve!
Cerchiamo i bambini, piuttosto! Non possono essersi allontanati
molto".
Falmouth,
spaventato, tentò ancora di argomentare. "I bambini escono
da
soli a Londra, al parco dietro casa! Ma quì...".
Con
gli occhi rossi, a quelle parole Demelza si rifugiò
nell'abbraccio
di Ross. "Perdonami...".
La
strinse a se, baciandola sulla nuca. Voleva che capisse che MAI le
avrebbe dato la colpa di quello, non ne aveva il diritto e ai suoi
occhi Demelza era la più meritevole fra le madri.
"Tranquilla,
andrà tutto bene".
I
bambini si avvicinarono per sentire cosa stessero dicendo, ma
Falmouth ordinò loro di tornare nella tenda, con Prudie.
"Dentro,
non è il momento di bighellonare!".
Ross
osservò i bimbi. I maschietti erano preoccupati e Daisy
piangeva
sommessamente, ancora. Sembrava la più spaventata di tutti
mentre di
solito, di carattere, avrebbe battuto il piedino a terra, dato degli
stupidi ai fratelli e si sarebbe lanciata a cercarli. E se...?
La
bimba lo fissò, si avvicinò a lui e si
rannicchiò nel suo petto.
"Il nostro segreto nuovo?" - mormorò.
Ross
sospirò, accarezzandole i capelli biondi ormai zuppi di
pioggia.
"Non è il momento, ora" – le disse dolcemente.
Spazientito
e terribilmente in ansia, Falmouth tentò di prendere la
bambina.
"Daisy, ai giochi ci pensiamo dopo! Lo hai capito o no che i
tuoi fratelli sono spariti?".
Demelza
tentò di andare in soccorso della figlia, sconvolta quanto
lei e che
di certo non necessitava di sgridate. "Daisy, vieni quì!".
Ma
Ross la bloccò. Osservò gli occhioni della bimba
e capì che quel
loro nuovo segreto doveva essere svelato subito e che forse sarebbe
stato la chiave per capire e risolvere la situazione. Daisy non
piangeva mai e se in quel periodo lo faceva spesso, un motivo ci
doveva essere! E quel cambiamento iniziato in concomitanza al
cambiamento di Jeremy e alla sua richiesta di mance lo faceva
decisamente propendere per ascoltare ciò che la piccola
aveva da
dire. "Lo dirai solo a me, Daisy?".
"Sì".
Demelza
annuì, forse capendo che Daisy andava davvero ascoltata. E
silenziosamente gli fece cenno di allontanarsi da solo con la
bambina. La ammirò in quel momento perché si
stava facendo da parte
per il bene dei suoi figli, senza gelosia per quella fiducia che
Daisy preferiva dare a lui piuttosto che a lei. In fondo senza
tentennamenti e gelosie, stavano già agendo come una squadra
come
una volta. "Andiamo" – disse alla piccola, allontanandosi
di alcuni passi.
Con
Daisy in braccio, si avvicinò al lago. "Daisy, io credo che
questo segreto che devi dirmi, sia il più importante di
sempre".
Lei
tacque, incerta.
E
Ross proseguì. "Ti fidi di me?" - le chiese, dolcemente.
Lei
annuì, scossa, spaventata, smarrita. Poi si
appoggiò a lui,
cingendogli il collo con le piccole braccia. "Se andiamo a casa
in fretta, loro...".
"Loro?
Jeremy e Clowance?" - la imbeccò. "Sai dove sono?".
"Vogliono
andare a casa" – sussurrò lei, contro il suo collo.
Per
un attimo Ross tirò un sospiro di sollievo. Se erano andati
a casa
perché annoiati, il tutto si sarebbe risolto con una grande
ramanzina. "Quì, al nostro maniero?".
Daisy
alzò il visino, seria e piuttosto arrabbiata. "No, non
quì!"
- sbottò, arrabbiata che non capisse al volo.
E
Ross entrò in panico. Se per casa, lei non intendeva il
maniero...
"L... Londra?".
Daisy
rimase zitta ma Ross a quel punto capì che doveva ottenere
da lei
qualsiasi informazione. "Daisy!" - le disse, in tono più
brusco di quello che avrebbe voluto, facendo chiudere la bimba in se.
Si
pentì subito. Era spaventato e preoccupato ma non poteva
farlo
pesare a lei che di certo si trovava in condizioni simili e da
più
tempo. "Daisy, scusa... Non voglio sgridarti o spaventarti ma
vedi... Piove, fa freddo e se non corro a cercare i tuoi fratelli,
finiranno col cacciarsi nei guai. Dove sono andati? Lo sai?".
Lei
giocò con la sua camicia, pensierosa, quasi in lotta con se
stessa.
"Se te lo dico, divento cattiva? Non sono più una brava coi
segreti?".
Ross
le accarezzò le testa, Daisy aveva bisogno di sentirsi brava
ed
importante e forse era normale cercare di emergere in una famiglia
tanto grande e competitiva e con così tanti bambini. "Daisy,
certi segreti non possono rimanere tali, se diventano pericolosi.
Certi segreti, se rivelati al momento giusto, ci fanno diventare solo
molto coraggiosi ed eroici".
Lei
sorrise, impercettibilmente. "Coraggiosa? Come i pirati delle
tue spiagge?".
"Anche
di più!".
"E
se Jeremy e Clowance si arrabbiano?".
"Non
lo faranno!" - tentò di tranquillizzarla – "Non lo
faranno perché ti vogliono bene e sanno che fai
ciò che fai, per
loro".
Daisy
a quel punto prese un profondo respiro, richiamò a se tutto
il suo
coraggio e alla fine parlò. "Vogliono andare da nonna, a
Londra. Jeremy ha messo via tanti soldini e io l'ho scoperto e mi ha
detto di tenere il suo segreto! Non mi piace come segreto
però, non
è un segreto bello come i nostri. Mi ha fatto venire mal di
pancia e
i sogni brutti".
L'ansia
lo assalì. Era chiaro, i suoi figli avevano elaborato un
piano per
scappare e non ne sapeva ancora il motivo anche se immaginava di
esserne una parte in causa, ma in quel momento tentò solo di
tranquillizzare la piccola Daisy. Tanta, troppa ansia avevano portato
le sue piccole spalle per lunghe giornate interminabili ed ora
comprendeva i suoi silenzi, i suoi pianti, il suo cambiamento. Era
una bimba troppo piccola per un dolore tanto grande come quello di
perdere i suoi fratelli maggiori che, senza padre, erano il suo punto
di riferimento da sempre e per quanto in gamba, era normale che fosse
entrata in crisi. Sospirò, convincendosi che in fondo non
potevano
essere andati troppo lontano e che se si metteva d'impegno, li
avrebbe raggiunti in breve tempo. "Sai perché sono andati
via?
Sono scappati?".
"Sì,
loro hanno paura di te!".
La
voce disarmante di Daisy e quella frase ancor più disarmante
e
dolorosa, lo ferirono. Anche se in fondo dentro di se, se lo
aspettava... "Di me?".
Daisy
annuì. "Dicono che li vuoi portare via dalla nonna e dagli
zii.
E da me e Demian e dalla nostra casa... E che farai piangere ancora
la mamma. Davvero li vuoi portare via? Io gli ho detto che
sbagliavano ma son voluti scappare lo stesso!".
Era
doloroso sentire quanto lo temessero Jeremy e Clowance, quanto
avessero paura di soffrire ancora a causa sua e quanto volessero
proteggere la loro mamma. Faceva male constatare quanto male
pensassero di lui, che lo vedessero come un mostro che voleva
distruggere il loro mondo e portarli via dai loro affetti e
capì...
Che la chiave per diventare migliore e tranquillizzarli, era
accettare la loro vita e il loro passato con Hugh. Non sostituirsi ma
continuare il percorso che loro avevano fatto con lui, quel percorso
iniziato a Londra tanti anni prima che aveva creato una nuova
famiglia e nuove vite. Era lui che doveva entrare in punta di piedi,
ora lo sapeva. Ross fece per rispondere a Daisy per tranquillizzarla,
ma si bloccò. Demelza, a piccoli passi, si era avvicinata
loro ed
ora li guardava con espressione terrorizzata. "Ross..." -
mormorò, con voce spezzata. Il suo viso era una maschera di
dolore e
senso di colpa e in quel momento doveva sentirsi piccola e spersa
quanto Daisy. E lui. Santo cielo, erano stati di nuovo felici loro
due e avevano pensato che col tempo, lo sarebbero stati anche i
bambini. Ma non erano stati capaci di affrontare le loro paure e ora
ne avrebbero pagato le conseguenze.
Daisy
si voltò, osservandola. "Mamma...".
Ross
la portò da lei. "Io non porterò mai nessuno via.
E nessuno
lascerà nessuno" – sussurrò, dando la
piccola a Demelza.
Daisy
sorrise, aggrappandosi a sua madre. "Io lo so, ma loro non mi
volevano credere".
Ross
le sorrise, nonostante il suo cuore fosse in tumulto e il senso di
colpa per il male fatto ai suoi figli e il loro volerlo adesso
lontano, tornava a colpirlo violentemente. Santo cielo, come aveva
potuto arrivare a quel punto? Sentì nella tasca il peso
improvvisamente insopportabile di quel cavallino che si portava
dietro da quasi otto anni, simbolo di tante promesse infrante e di
tanto tempo sprecato e pensò a quel suo bimbo che un tempo
lo
adorava e che ora rimpiangeva un altro padre, a quella sua bimba
bella ed aristocratica che adorava una lupa albina e capì
che doveva
lottare, ora! Che li rivoleva perché li amava e che non
c'era più
tempo da perdere. Ne aveva perso troppo, di tempo! Quando Jeremy era
nato, lui aveva avuto paura di amarlo e nonostante questo, suo
figlio lo aveva adorato e gli era sempre corso incontro ogni sera, al
suo ritorno a Nampara. Ma non sempre lo aveva accolto fra le sue
braccia, c'era altro nella sua mente allora e amare un figlio per poi
perderlo come Julia, aveva in un certo senso reso Jeremy invisibile
ai suoi occhi. E Clowance? Era mai stata nei suoi pensieri quando
Demelza era incinta? La risposta a quella domanda era molto dolorosa
perché a quei tempi la sua mente era votata unicamente ad
Elizabeth
e a quella vita utopistica ed imperfetta che non aveva potuto avere
con lei. Aveva dovuto perderli i suoi figli, per capire quanto avesse
bisogno di loro, di amarli e di essere riamato, aveva dovuto perdere
TUTTO per capire la sua idiozia e ritrovare se stesso. Li amava e
fin'ora non era stato davvero capace di dimostrargli quanto.
"Andrà
tutto bene, sta tranquilla". Sfiorò il volto di Demelza, la
baciò sulle labbra incurante che tutti lo vedessero. La
amava e
dimostrarlo al mondo era l'unica cosa che voleva! Amava tutti loro, i
suoi figli, i gemellini, quella strana e grande famiglia allargata.
Non avrebbe mai potuto far a meno di nessuno di loro! "Sta
tranquilla amore mio, non sono andati lontano!".
Daisy
lo fissò, come riponendo ogni speranza in lui. "Sono andati
sulla montagna... Jeremy aveva un disegno con la strada da fare. E mi
piace come chiami la mamma! Amore mio, è bello!".
Ross
le sorrise, era la sua alleata più preziosa. Santo cielo,
senza
saperlo Daisy gli stava indicando la strada... Si chinò,
baciandola
sulla testolina ed abbracciando entrambe. "Sono in debito con
te, Daisy. Lo sarò per tutta la vita per quello che mi hai
detto
oggi! Pensa a come posso sdebitarmi".
Lei
lo fissò seria. "Sta con me tutta la vita, allora!" -
disse, con una semplicità disarmante.
Ross
annuì. Non avrebbe MAI infranto quella promessa, non ne
avrebbe mai
infranta più nessuna. "Va bene, lo farò".
Falmouth,
Dwight, Valentine e Demian si avvicinarono. "E allora?" -
chiese il lord.
Ross
si avvicinò a Valentine, spaventato e silenzioso accanto a
Dwight
che lo teneva per mano. "Credo siano qua attorno, su queste
montagne. Stanno cercando di tornare a Londra, ci sono un pò
di cose
che li preoccupano e li hanno fatti scappare e sta a me sistemare le
cose".
"Scappare?
Ma come hanno potuto???" - sbottò Falmouth.
"ROSS!".
La
voce di Demelza, terrorizzata, gli fece ignorare l'esclamazione di
Falmouth e gli fece comprendere che doveva metterla al sicuro e agire
quanto prima. La pioggia si era fatta battente, tutti erano bagnati
come pulcini e cercarli insieme, con tre bambini piccoli, avrebbe
solo rallentato il tutto. "Sta tranquilla, al massimo si
buscheranno un brutto raffreddore e avranno un pessimo ricordo di
questa giornata. Vado a cercarli, voi tornate al maniero all'asciutto
e aspettatemi lì. Andrà tutto bene".
Guardò poi Dwight,
l'amico di cui si fidava più di tutti, come un fratello.
"Portali
a casa, Dwight. Io vi raggiungerò appena possibile. Prendo
un
cavallo di quelli della carrozza e appena li recupero, sarò
da voi".
Dwight
annuì, capendo che non poteva controbattere. "Ok".
Demelza
fece per protestare ma la voce di Valentine soffocò la sua.
"Papà,
non andare! Ho paura, non conosco questo posto e non voglio stare da
solo! E se ti perdi e non torni?" - chiese, spaventato.
Ross
gli sorrise, accarezzandogli la testolina. Nemmeno con lui era stato
un buon padre e a lungo aveva ignorato il suo silenzioso grido di
ricerca di amore ed attenzioni. Era un bambino delicato, fragile,
sensibile e solitario e solo con l'arrivo a Londra era rifiorito,
insieme a lui. Amava Valentine e anche se il processo per arrivare a
questo era stato lungo e tortuoso per tanti motivi, anche se per
molto aveva ingiustamente raffrontato la sua nascita ai peggiori
disastri della vita di molti, voleva che capisse che per lui era
importante e fondamentale. Non glielo aveva mai detto... Si tolse il
tricorno mettendoglielo in testa e il cappello, troppo grande per il
bambino, gli scivolò sugli occhi facendolo ridere.
"Papà!".
Ross
glielo sistemò meglio. "E' il cappello del comando! Per
bambini
speciali a cui chiedere di fare cose speciali". Osservò i
gemellini, Daisy in braccio a Demelza e Demian rannicchiato alla
gamba di suo zio e decise che anche quella triste situazione poteva
diventare per tutti un piccolo mattoncino per le fondamenta della
famiglia che sarebbe stata dove ognuno si sarebbe ritagliato un suo
ruolo e nessuno sarebbe stato più escluso. "Valentine,
Jeremy e
Clowance ora non sono quì e sai, loro son sempre stati bravi
fratelli maggiori e si sono sempre presi cura dei gemellini e della
loro mamma. Posso chiedere a te di fare altrettanto, mentre sono via?
E' una cosa speciale e posso solo chiederla a qualcuno di speciale di
cui mi fido".
Valentine
tremò dall'emozione, spalancando i suoi grandi occhi neri.
Non aveva
mai avuto responsabilità in vita sua e sapeva quanto suo
padre
tenesse a Demelza e ai piccoli Boscawen. E se li aveva affidati a
lui... Arrossì, deglutendo. "Sì, certo"
– disse, con
voce spezzata, mettendosi serio e sull'attenti come se fosse un
soldatino.
"Bravo
bambino, sono fiero di te". Ross gli sorrise, tornando a
guardare poi Demelza. Le accarezzò il viso, le sorrise e poi
la
strinse a se con Daisy. "Tranquilla, torno presto! Con loro!".
Lei
nascose il viso contro il suo petto. "E' colpa mia?".
La
strinse ancora più forte. "No, tutto questo non è
MAI stato
colpa tua. Ma mia! E devo riparare agli errori fatti".
Falmouth
annuì. "Esatto! Siete padre e volete o no guadagnarvi questo
diritto agli occhi del mondo?".
Ross
alzò le spalle. "Non agli occhi del mondo, mi basta esserlo
agli occhi dei miei figli!".
"E
allora andate! Vi aspetteremo al maniero" – rispose Falmouth,
prendendo Demelza sotto braccio.
Dwight
gli diede una pacca sulla spalla. "Li porto al sicuro e poi
vengo a darti una mano! Quattro occhi sono meglio di due!".
"D'accordo!"
- rispose Ross, prima di andare a prendere uno dei cavalli.
"Buona
fortuna, signore" – sussurrò Prudie, rimasta in
disparte con
espressione terrea. "Riportateli a casa... Riportateci a casa...
Tutti!".
Casa...
C'era molto più di una semplice parola, in
quell'espressione. Molto
più di quello che Prudie, lui o Demelza potessero dire ad
alta voce,
molto più di quello che Lord Falmouth potesse capire, c'era
il
futuro di tutti loro in gioco, in quelle semplici quattro lettere.
Casa... Sì, li avrebbe riportati tutti a casa.
Baciò
nuovamente Demelza, le accarezzò i capelli e poi
partì, lasciando
che loro tornassero al maniero, al sicuro.
...
Il
cuore di Demelza era spezzato, in tumulto e pieno di terrore e
preoccupazioni. Santo cielo, come aveva potuto non accorgersi del
piano di Jeremy e Clowance? Come aveva potuto essere tanto egoista da
pensare solo alla sua felicità a discapito dei suoi bambini?
Come
aveva potuto??? Se n'era accorta Daisy di quanto stava succedendo e
non lei! Dannazione, dannazione!!! Si sentiva orribile come quando,
tanti anni prima, aveva scoperto di non essere stata accanto a Julia
nei suoi ultimi istanti di vita.
Ripensò
a sua madre, alla sua breve vita piena di dolore e miseria, che
sempre aveva avuto un pensiero per tutti i suoi figli. A lei mai era
sfuggito qualcosa! Ed era povera, senza istruzione, sempre senza
soldi e cibo, con un marito orribile, eppure... Eppure si era presa
cura di lei e dei suoi fratelli con amore! E invece la grande ed
ammirata Lady Boscawen, coi suoi gioielli, il suo denaro, i suoi bei
vestiti e i suoi tanti servitori? Come aveva potuto non comprendere
il disagio di due dei suoi figli, quelli che aveva giurato di
proteggere da tutto e tutti in un giorno nevoso di tanti anni prima,
quando col cuore a pezzi aveva lasciato la Cornovaglia?
Appena
furono in casa all'asciutto, nell'atrio, decise che non poteva
restare con le mani in mano mentre Ross faceva tutto. Lui era stato
dolce, l'aveva rassicurata e non giudicata, si era preso tutta la
responsabilità per quanto successo ma non era giusto!
Entrambi
avevano sbagliato e lei sarebbe impazzita a star lì, ferma e
in
attesa, mentre i suoi figli correvano rischi e pericoli in terra
straniera, sotto la pioggia battente e col cuore a pezzi e pieno di
paure.
Si
inginocchiò davanti ai gemelli e Valentine, accarezzando i
capelli
di tutti e tre. "Valentine, farai ciò che ti ha chiesto il
papà?".
Lui
annuì. "Sì, farò il fratello maggiore
al posto di Jeremy e
Clowance! Sarò bravo, curerò bene tutti!".
"Bene,
e allora mi fido di te! Sarò tranquilla nel sapere i gemelli
nelle
tue mani, mentre sarò via".
Demian
le si aggrappò alla gonna e Falmouth e Dwight entrarono in
allarme.
"Mamma, dove vai anche tu?".
"Demelza!!!"
- tuonò Falmouth, per nulla d'accordo sul fatto che lei
uscisse.
Lei
guardò Dwight che la conosceva da anni e sapeva benissimo
che non se
ne sarebbe stata buona buona come un uccellino in gabbia, senza far
niente. Dwight la conosceva! Non Lady Boscawen ma la fiera figlia di
un minatore che era stata e che ancora era! "Vengo con te,
facciamo sellare due cavalli!".
"No!"
- ordinò Falmouth. "Piove e una signora...".
"Sono
una madre soprattutto, non una signora! E i miei figli sono la fuori,
chissà dove, bisognosi di me!" - rispose, a tono. Spesso lei
e
Falmouth si erano scontrati su questioni riguardanti i bambini e a
volte l'aveva avuta vinta lui, a volte lei. Ma stavolta non avrebbe
ceduto! Era vero, era pericoloso ed era anche incinta. Amava la
piccolina che aspettava tanto quanto ogni suo figlio, la gravidanza
non dava problemi e tutto si sarebbe risolto entro sera. Non avrebbe
lasciato da soli i bambini, così come non avrebbe lasciato
solo Ross
in quella ricerca disperata.
Dwight
annuì. "Lord Falmouth, farle cambiare idea è
impossibile. E'
una madre, soprattutto questo! Lasciatela fare, mi prenderò
io cura
di lei".
Prudie
sospirò. "Se la signora si mette in testa qualcosa e
c'è in
gioco la vita dei suoi figli, sfiderebbe il diavolo in persona!
Giuda, lasciatela andare!".
Demelza
sorrise ad entrambi, Dwight e Prudie la conoscevano davvero come le
loro tasche e ogni loro parola e gesto verso di lei la riportava alla
Cornovaglia, a ciò che era stata e che ancora era. "Grazie".
Guardò i gemellini, li strinse a se e li baciò.
"Fate i bravi,
sia con Prudie che con lo zio e Valentine. Io tornerò
presto. E
tu..." - sussurrò, rivolta a Daisy – "Basta
piangere!
Ora ci pensano i grandi a risolvere tutto! Puoi tornare ad essere
un'orsetta dispettosa!".
Daisy,
nonostante la preoccupazione, sorrise. "Sì... Amore
mio"
– rispose scherzosa, imitando la voce di Ross.
Anche
Demelza rise, nonostante tutto. Santo cielo, per fortuna sembrava
stare meglio ed avere abbastanza fiducia in tutti loro per tornare ad
essere birichina ed irriverente.
Si
avvicinò a Dwight e improvvisamente, le venne in mente
qualcosa...
qualcuno... che avrebbero potuto aiutarla.
Perché aveva
permesso a Jeremy e Clowance di adottare Fox e Queen? Perché
grazie
a Garrick conosceva l'amore e la fedeltà di un cane, ovvio!
Perché
voleva che avessero due amici fidati che mai li avrebbero traditi!
Perché voleva che li proteggessero! E chi meglio di un cane,
sa
fiutare la traccia del suo padrone disperso? "Dwight!".
"Sì!".
"Fox
e Queen! Portiamoli con noi!".
Dwight
spalancò gli occhi, incredulo di non averci pensato prima!
"Giusto!
I cani sono l'arma migliore che una persona ha a disposizione, quando
si è in cerca di qualcuno!".
Demelza
si rivolse a Prudie. "Portali quì!".
La
serva annuì, correndo via con insolita solerzia. E quando
tornò col
piccolo Fox e la fiera Queen, Demelza li abbracciò,
accarezzando il
loro morbido pelo. "I vostri padroni si sono persi, ci aiutate a
ritrovarli?".
Fox
saltellò, Queen le poggiò il viso contro la
guancia, con la sua
classica espressione grave e seria. E Demelza capì che come
Garrick
si era preso sempre cura di lei, anche loro avrebbero fatto
altrettanto per Jeremy e Clowance. Erano i suoi migliori alleati!
"Andiamo!" - disse infine, risoluta.
E
con i cani e Dwight, uscì sfidando la pioggia, il freddo e
il clima
ostile della Cornovaglia.
Tutti
sarebbero tornati a casa, TUTTI!
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