Shekh ma shieraki anni

di LaraBennet
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     Lo spazio ampio e desolato di quella sala faceva rimbombare il suono dei suoi passi, accompagnati dall’eco di sussurri e versi incomprensibili che comunicavano che loro non se ne erano mai andati, mai veramente; erano sempre stati lì, prigionieri della loro stessa sete di gloria e potere, che adesso li vedeva visceralmente e fisicamente parte di quella maledizione che aveva preso la forma del trono di spade. Erano tutti lì, chiamavano, imploravano, avvertivano, scongiuravano, mentre i suoi passi si facevano più rapidi, più concitati per avvicinarsi in fretta. Eccolo, davanti ai suoi occhi c’era il senso della sua intera esistenza e di quella della sua intera stirpe. Era straordinariamente spaventoso quel trono e sebbene avesse allungato la mano tremante verso quell’intreccio di ferro, fuoco e sangue, qualcosa la trattenne dal toccarlo. Dietro di lei infatti, tra quei lamenti di dolore e tormento un suono cristallino e limpido aveva sfiorato il suo udito. Era una risata, accompagnata da piccoli versi inarticolati di euforia. All’improvviso sentì gli occhi pesanti, e grosse lacrime solcarono la sua guancia. Quello era stato il suo prezzo per sedersi su quel trono. E adesso anche loro erano dietro di lei, anche loro erano testimoni della sua vittoria. Avvicinò di più l’indice e sfiorò quel trono. Poi con una presa più decisa vi poggiò la mano. Stentava a crederci. Stava toccando la Verità con le dita, la sua Verità. Tutto ciò che le era stato strappato adesso ritornava a lei, sotto tutta un’altra forma. E loro erano lì, intorno a lei, insieme a tutti gli altri che dopo di loro l'avevano abbandonata; fin da allora l’avevano aspettata pazienti in quella sala. E finalmente anche lei era lì, finalmente. Finalmente avrebbe dato un senso alle loro morti e a quelle vite donate per l'avvento del suo regno: lei avrebbe spezzato il giogo. Finalmente poteva cominciare da capo e lasciarli andare per sempre, in pace, e lei avrebbe abbracciato un nuovo inizio. Così aveva creduto. Invece ciò che le fu concesso fu solo la fine. 
 
Khal vos zigereo adoroon anevasoe maan. Me zigeree sajosoon disse".1
«No, è vero, non gli serve un trono. Ma quel trono mi ha riportata da te, mio sole e stelle. E questo, adesso, è tutto ciò che conta».






1Un Khal non ha bisogno di una sedia su cui sedere. Ha bisogno soltanto di un cavallo.

 





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