CAPITOLO
25: L'ULTIMA SFERA
“E
quindi siete decisi a ribaltare mezza città per trovare
delle
ridicole bocce per provare ad esaudire un desiderio previsto da una
leggenda metropolitana da due soldi?!” sbottò,
adirato e
infastidito, Vegeta al telefono.
Quello
era davvero il colmo!
Quella
turchina si vantava sempre di essere parecchio intelligente eppure
gli sembrava di essere lui quello più sveglio!
“Lo
so che per te sembra stupido...” sbuffò Bulma.
Dall'altra parte
della cornetta “Ma questa prospettiva ha ridato fiducia a
Goku e,
pertanto, la dobbiamo seguire a tutti i costi!”
“Sprecate solo il
vostro tempo. Quelle palle da biliardo non esaudiranno nessun
desiderio.” “Credi a quello che vuoi, Vegeta! In
ogni caso, se
vedi una di queste sfere, avvisaci subito. Ci sentiamo.”
Non
appena la ragazza ebbe chiuso la comunicazione, Vegeta fece uno
sbuffo.
Ma
possibile che la gente dovesse sempre credere a delle idiozie?!
Lui
credeva a tutto quello che poteva vedere oppure che la scienza
sapesse perfettamente spiegare... in fondo, voleva diventare un
medico...
Mentre
camminava, notò il parco e decise di entrarci...
La
prima cosa che notò fu che per terra c'erano un mucchio di
oggetti.
Brutti
stupidi sudicioni... ma non li leggevano i cartelli?!
Sembrava
che la gente facesse sempre a gara per essere uno più
stupido
dell'altro... per forza il pianeta si era trasformato in una
pattumiera...
Il
bello era che alcuni oggetti erano ancora in buono stato... quanto
detestava gli sprechi...
Fin
da bambino, usava le matite e le gomme finché non gli
scivolavano
dalle mani dal quanto erano piccole...
Ad
un tratto, notò, sotto ad un piccolo cespuglio, una strana
palla
arancione e decise di avvicinarsi.
Se
era in buono stato, poteva regalarla a Tarble...
Quando
la prese, si stupì nel scoprire che era fatta con un
materiale
strano che non sapeva riconoscere al tatto.
La
girò, per vedere se era bucata e notò, sorpreso,
che c'erano
disegnate su sette stelle.
Era
identica, a parte il numero di stelle, a quella stupida sfera che
Kakaroth aveva mostrato a tutti quand'era brillo, ossia al
campeggio... quindi quella era una di quella assurde sfere che
potevano esaudire i desideri... a lui sembrava solo una gigantesca
cretinata...
In
ogni caso, se la prese con sé... se la storia si fosse
rivelata,
come sospettava, una bufala, avrebbe sempre potuto venderla per
ricavarci qualcosa...
“Mentre
cercate volete un po' di birra?” “Mamma, ti
prego!!! Ci sono dei
bambini!!! Il più grande dei quali ha solo quattordici
anni!!!” “E
allora? Io ho bevuto per la prima volta un bicchiere di whisky quando
avevo solo cinque anni.”
Sentendo
ciò, Bulma alzò gli occhi, esasperata.
Possibile
che ogni volta che andava a trovare sua madre, finiva sempre per
domandarsi se quella donna fosse pazza?!
In
ogni caso, se era vera la storia che avesse bevuto della birra a
cinque anni, questo spiegava molte cose di lei... probabilmente non
aveva ancora smaltito la sbronza...
“In
ogni caso, non dare niente ai bambini mentre sarò
via!” sbottò
Bulma mentre saliva sulle scale che portavano sulla soffitta.
Se
non ricordava male, l'ultima volta che aveva visto la sfera in casa
sua era stato in soffitta...
Finalmente,
raggiunse la soffitta e, dopo essersi data un'occhiata intorno, si
accorse che conteneva un sacco d'oggetti di cui aveva perso
memoria... la sua prima bicicletta, vecchi pupazzi e, persino, il suo
vecchio monopoli con cui giocava da bambina assieme a Tights...
quanti ricordi...
Fece
un sospiro... certo che ricordando il passato, dove lei e Tights
giocavano sempre insieme con innocenti e vivaci giochi, nonostante la
grossa differenza d'età tra le due, e quello che era
successo dopo
alla sorella, l'incidente, la sua gravidanza, l'abbandono di Radish e
la sua decisione di abortire, le sembrava che tutto sembrava
così
assurdo... nessuna delle due immaginava una roba del genere quando
giocavano insieme da piccole...
Diede
un'altra occhiata veloce ai giochi.
Se
a Goku e a Tarble fossero piaciuti, glieli avrebbe regalati
più che
volentieri...
Ad
un tratto, vide la sfera sopra ad un vecchio armadio di legno pieno
di buchi a causa delle tarme.
Provò
ad allungarsi e di sollevarsi più in alto alzandosi sulle
punte ma
l'armadio era troppo alto e non riusciva nemmeno a sfiorarla.
Decisa
a non arrendersi, prese un piccolo sgabello e, dopo averlo avvicinato
all'armadio, ci salì sopra.
Purtroppo,
lo sgabello era parecchio traballante e, infatti, per un attimo, fece
mancare un battito del cuore di Bulma ma, fortunatamente per la
giovane donna, lo sgabello riuscì a fermarsi.
A
quel punto, la ragazza, cercando di non muoversi troppo,
tentò di
prendere la sfera con la punta delle dita e, finalmente,
riuscì a
sentirla e a spingerla verso di sé.
Quello
che Bulma non si aspettava era che sul ripieno ci fosse qualcos'altro
oltre alla sfera.
Ad
un tratto, qualcosa di pesante atterrò con un tonfo,
facendola
spaventare.
Non
appena si fu un po' calmata, Bulma si sporse e riconobbe la sua
vecchia pistola ad acqua... la stessa che le era stata regalata quel
natale di undici anni prima... poco prima che Tights avesse
quell'incidente ferroviario...
Aveva
smesso di giocarci da anni e i suoi genitori avevano deciso di
conservarla in cucina... in effetti, si era chiesta più di
una volta
dove fosse finita...
Ad
un tratto, si accorse che da una piccola fessura del giocattolo
spuntava uno strano pezzo bianco.
Incuriosita,
Bulma scese dallo sgabello e si avvicinò alla pistola.
Non
appena fu più vicina, si accorse che si trattava di un
piccolo
foglio piegato, le cui punte erano consumate.
Chissà
da quanto tempo era là dentro... non se n'era mai accorta
prima...
Lo
prese e lo aprì, morendo dalla curiosità, e non
appena lesse il
breve e semplice contenuto, sgranò gli occhi.
C'era
solo una persona che poteva averle scritto quel messaggio per poi
nasconderlo all'interno della sua pistola ad acqua... ma non era
possibile...
“Mi
stai dicendo che sei riuscito a trovarne ben tre?!”
domandò, senza
parole, Vegeta e la voce grossa dall'altra parte del telefono ammise:
“Già, è stato un gioco da ragazzi per
un uomo come me!”
“Certo... scommetto che erano tutte donne e che le avrai
convinte
dando qualcosa in cambio... ho già una vaga idea di cos'hai
combinato ma non intendo indagare oltre...”
Nappa,
dall'altra parte della cornetta, sbuffò.
Le
cose non erano andate proprio così... semplicemente, grazie
alla sua
lunga vasta di conoscenze, aveva indovinato i proprietari, due uomini
e una donna.
Per
ottenere la sfera dagli uomini aveva dovuto sborsare molti
bigliettoni e anche con la donna, una giovane divorziata... anche se
il prezzo era un po' calato grazie ad una notte di sesso...
“Non
dire sciocchezze. Ho dovuto usare tutti i soldi guadagnati negli
ultimi quattro lavori...” dichiarò Nappa, dicendo
una mezza verità
“Quando questa storia sarà finita, dovrai
risarcirmi.” “Te lo
sogni.” “E' sempre un piacere fare affari con te,
Vegeta... ci si
guadagna sempre...” “Poche ciance. Dov'è
l'ultima sfera?”
Nappa
prese dal suo tavolo pieno zeppo di fogli e oggetti un'agenda e, dopo
averla sfogliata un attimo, dichiarò: “La possiede
il proprietario
di un piccolo bar, il Polunga...
da quello che mi hanno detto le mie attendibili fonti, il bar si
trova in un certo quartiere.” “Piantala di fare il
misterioso,
idiota, e dimmi dov'è il quartiere.” “E'
quello dove abitano
Bulma e Tights.” “E che aspettavi a dirmelo,
deficiente?!”
“Volevo solo aumentare la suspense...”
“Guarda, sei fortunato
che ti trovi dall'altra parte della cornetta o giuro che te le avrei
date di santa ragione!”
Nappa
si sentì raggelare.
Anche
se Vegeta era molto più basso di lui, il suo pessimo
carattere e,
soprattutto, le sue abilità nelle arti marziali, lo
rendevano
spaventoso e pericoloso... era altamente consigliabile di non averlo
come nemico o sarebbe stata la fine.
In
altre parole: -Lasciate ogni speranza o voi che lo sfidate-.
“Lo
so... comunque, chiamo Bulma e le dico di cercarla?”
domandò
l'uomo e Vegeta rispose: “No, l'avverto io. Sono proprio da
quelle
parti.” “D'accordo. Ci sentiamo.”
Vegeta
chiuse la telefonata, poi s'incamminò verso la fermata
dell'autobus.
“Il
telefono da lei chiamato potrebbe essere spento o irraggiungibile. La
preghiamo di chiamare più tardi.”
Bulma
fece un sospiro.
Era
la quarta volta che provava a chiamare sua sorella e, per la quarta
volta, le aveva risposto solo la segreteria.
Sapeva
che per Tights l'esperienza dell'aborto doveva essere stata tremenda
e che, pertanto, voleva solo essere lasciata in pace...
La
capiva benissimo però voleva sapere che, almeno fisicamente,
stesse
bene, in modo da stare un po' tranquilla... dopotutto, era sua
sorella... anche se era più grande di dodici anni...
DLIN
DLON
Il
suono del campanello la fece sobbalzare ma, quasi subito, si riprese
e corse alla porta.
Poteva
essere Tights...
Ma
non appena aprì la porta, sussultò e
sbiancò.
“Ma che ti
piglia?! Hai visto un fantasma, per caso?!” le,
domandò,
scocciato, l'uomo davanti alla porta e la turchina, imbarazzata,
farfugliò: “No, Vegeta, è solo che...
speravo fossi Tights... il
suo cellulare è spento e temo che le sia successo
qualcosa...”
“Non siamo in uno di quei romanzi da quattro soldi dove
qualche
idiota decide di farla finita. Sono sicuro che tua sorella sta bene e
che sa arrangiarsi, dato che è maggiorenne.”
L'uomo
entrò tranquillamente in casa ma, ad un tratto, si
fermò e, senza
nemmeno voltarsi, le disse: “Comunque, sono certo che
è ancora
viva. Tua sorella è una tosta. Non si suiciderebbe
mai.”
Bulma
rimase in silenzio un attimo, poi seguì Vegeta dentro casa.
“Ho
trovato questa per strada.” annunciò, con
noncuranza, Vegeta
lanciando a Bulma una piccola sfera arancione con su sette stelle.
Prima
che Bulma potesse formulare qualsiasi frase, Vegeta si sedette
pesantemente sul divano e, mentre scriveva qualcosa al cellulare,
dichiarò anche: “Nappa è riuscito a
trovarne altre tre. Assieme
alla mia, alla tua e a quella di Kakaroth, sono sei.”
“Ne manca
una e dobbiamo trovarla!” “L'abbiamo già
trovata, ragazzina.”
Bulma
sgranò gli occhi, incredula.
L'avevano
già trovata?!
“E
dov'è?!” gli domandò, irrequieta
“Non tenermi sulle spine!”
“Conosci il bar Polunga?”
“Quello gestito dal vecchio Moori e dal nipote più
giovane Cargot?
Io e mia sorella andavamo lì, a volte, per far
colazione.” “Bene.
Il proprietario ha l'ultima sfera del drago.”
Bulma
sgranò gli occhi a quell'affermazione.
Non
si aspettava che l'ultima fosse così vicina...
Nel
frattempo, Vegeta si allontanò un po' da Bulma e
chiamò: “Ehi,
marmocchio! Prendi le tue cose! Ce ne torniamo a casa!”
Sentendo
quelle parole, Bulma si avvicinò all'uomo e gli
domandò, incredula:
“Non vorrai mica andartene?!” “Ovvio,
perché? Vuoi forse
evitarmelo?” “Certo che no, è solo
che... potreste accompagnare
me e Goku in quel bar?”
La
risposta alla domanda della giovane era perfettamente leggibile sulla
faccia di Vegeta: No, sbrigatela da sola.
Bulma
fece un sospiro.
In
fondo si aspettava un secco rifiuto da parte di Vegeta...
“Andiamo,
ti prego!” lo pregò, decisa a non accettare un no
come risposta
“Non ho la patente della macchina o della moto.”
“Esistono le
gambe e i mezzi pubblici, se non lo sai!” “E
andiamo, aiutami! Ti
offrirò qualcosa!” “Arrangiati,
ragazzina! Sono stanco morto!
Sai cosa significa star seduti per ore su una scomoda sedia di
plastica della sala d'aspetto dell'ospedale in attesa delle notizie
sulla salute di un deficiente che si è fatto investire
perché non è
minimamente capace di badare al fratello? Sono in piedi dalle tre di
notte! Inoltre, a peggiorare la situazione, fra poco dovrò
sostenere
la tesi di laurea perciò devo mettermi sotto con la
preparazione,
dato che, grazie a quel cretino di Radish, sono indietro con i miei
studi! Senza contare che mi devo pure occupare del mio di fratello,
che ha undici anni! Perciò, ragazza, scusami se sono
diretto, ma
veditela da sola! Tanto sono pochi passi mentre io dovrò
lottare per
non addormentarmi al volante e non causare qualche stupido incidente.
Perciò, ciao! Ti saluto!”
Non
appena il fratello gli si fu avvicinato, Vegeta lo prese per il polso
e si diresse verso l'uscita ma Bulma gli tagliò la strada.
“Insomma,
vi ho già detto che non vi accompagno a quello stupido
bar!!!”
sbottò, adirato, Vegeta.
E
poi la gente si lamentava se nessuno gli ascoltava...
“Ti
prego! Mi basta solo un passaggio...” riprovò la
donna ma l'altro
rispose: “Veditela da sola!” “Sei davvero
un grande
incosciente! Lasceresti che una giovane e bella ragazza minorenne e
un bambino se ne vadino da soli in un viale buio e freddo...”
“Ma
se sono le tre del pomeriggio!” “Guarda che il
crimine fa sempre
orario continuato! Tutte le ore sono pericolose, per due minorenni!
Se ci succede qualcosa, te ne pentirai per sempre! Inoltre dovrai
affrontare la legge! Immagino già quando i poliziotti e
l'avvocato
dell'accusa ti faranno tutte quelle domande e...!”
“E VA BENE, TI
CI PORTO!!!!”
Non
appena ebbe acconsentito, Bulma smise con la sua tremenda parlatina e
Vegeta si sentì la testa molto più leggera.
Preferiva
far ritardare il suo sonno piuttosto che la testa gli esplodesse a
causa degli strilli di quella lì!
Che
mocciosa infernale... lo era sempre stata...
“Mentre
discuto con Moori, tu offri qualcosa ai bambini.” disse Bulma
mentre entrava nel bar, seguita da Vegeta, Tarble e Goku.
“Perché
ci devo sempre mettere in mezzo i miei soldi?”
protestò,
scocciato, l'uomo.
Prima
o poi, quella l'avrebbe fatto finire sul lastrico...
Persino
Tarble, il quale era nato parecchio prematuro, gli creava molti meno
problemi e gli faceva spendere meno...
Non
appena Bulma si fu allontanata, Vegeta si voltò verso i
bambini e si
raccomandò, scocciato: “Niente di troppo costoso
altrimenti ve la
pagate voi con i vostri soldi della paghetta!” “Ma
tu non mi hai
mai dato la paghetta, fratellone...” gli ricordò,
imbarazzato,
Tarble e anche Goku dichiarò: “Il mio nonnino me
la dava ma Radish
non mi sganciava nemmeno un centesimo. Diceva sempre che non me
l'avrebbe mai data perché, altrimenti, li avrei sprecati
tutti per
le merendine.” “Tsk, allora tuo fratello sa fare
cose
intelligenti...” commentò Vegeta per poi
affermare: “Paghetta o
no, il discorso non cambia! Niente di troppo costoso o ve le suono,
chiaro?”
Nel
frattempo, Bulma si diresse al bancone e, non appena il commesso, il
quale era parecchio alto e con un'espressione molto serena e
tranquilla, le chiese che cosa volesse, la giovane rivelò:
“Vorrei
parlare con il proprietario, per favore... avrebbe un oggetto che
m'interessa...” “Lo chiamo subito.”
annuì l'altro, entrando in
cucina.
Dopo
un po', ricomparve e fece un cenno a Bulma la quale, nel frattempo,
non si era allontanata dal bancone.
Non
appena si avvicinò la commessa le disse: “Mio
nonno ha detto che
va bene. Entri pure in cucina. Arriva subito.”
Bulma
entrò e notò che era piena di uomini giovani che
lavoravano con
forza ed energia.
L'unica
cosa che un po' stonava in quel posto era la presenza di un bambino,
il quale osservava con molta attenzione i lavori, per poi scrivere
qualcosa nel suo quaderno.
“Eccomi
qui. Desidera, signorina?” le domandò una voce
maschile molto
anziana e rauca.
Bulma
si girò e vide un uomo parecchio anziano, pelato e con la
pelle di
uno strano colore.
Doveva
essere un po' malaticcio...
“Nonno!”
lo chiamò il bambino, scendendo dalla sedia e correndo ad
abbracciarlo.
Il
Vecchio sorrise e gli domandò: “Ti piace questo
posto, Esca?”
“Sì. Quando sarò grande,
diventerò io il proprietario!”
“Certo! Te l'ho promesso, ricordi? Ma prima devi
crescere.” “Come
si fa a crescere in fretta?” “Lavorando sodo e
bevendo molta
acqua. E' un trucco che mi ha insegnato mio nonno tanti anni fa, che
nostalgia...” “Se n'è andato da
tanto?” “Quando tuo padre
aveva la tua stessa età, ragazzo.”
“Allora farò come diceva
sempre! Così sarà fiero di me!”
Con
sempre il suo grande sorriso, il bambino si allontanò mentre
Moori
lo presentava a Bulma: “E' Esca, il figlio del mio nipote
più
giovane, Cargot. E' un bambino molto sveglio e vivace ma sono certo
che quando sarà più grande sarà in
grado di gestire perfettamente
questo posto. Invece, il mio nipote più grande, Dende, si
è
trasferito dall'altra parte del mondo, in un piccolo e sperduto
villaggio sulle montagne. Io e i miei nipoti ci abbiamo fatto una
vacanza quand'erano entrambi bambini e si è praticamente
innamorato
del posto. Diceva sempre che, una volta diventato grande, si sarebbe
trasferito e così stato. Non lo vedo da un bel po' ma mi
telefona
sempre, così so che sta bene...”
Dall'espressione
dell'anziano, Bulma intuì che gli mancava molto il nipote
più
grande... ma gl'importava molto di più che Dende stesse bene
e fosse
felice...
“Comunque,
in cosa posso servirla, signorina?” le domandò,
all'improvviso,
Moori e la ragazza, un po' imbarazzata, svelò: “So
che è strano
ed improvviso... ma avrei bisogno della vostra sfera arancione con
all'interno delle stelle.” “Quella con una
stella?” “Sì, so
che vi sembrerà assurdo ma io e i miei amici abbiamo bisogno
di
quella sfera.” “Ecco, io non...”
“Mi rendo perfettamente che
sembro pazza, ma vi prego! Si tratta di un'emergenza! Dopo ve la
restituirò, è una promessa!”
“Non è questo è solo che... non
ho più quella sfera.”
Bulma
sentì che il mondo stava crollando.
Moori
non aveva più la sfera?!
“L'ho
data proprio ieri sera... ad una giovane donna che era appena entrata
nel locale... era parecchio triste e disperata...” le
rivelò il
vecchio, immergendosi nei ricordi della sera prima...
“Cargot,
comincia pulire i tavoli. Fra mezz'ora chiudiamo.” disse
l'uomo al
giovane nipote, il quale annuì prima di ubbidire.
Dopo
un po', diede un'occhiata veloce fuori dal bar.
Pioveva
molto forte... proprio un tempo da lupi... fortunatamente, lui,
Cargot ed Esca vivevano in un piccolo appartamento proprio sopra al
bar... ma per gli altri lavoratori...
Proprio
in quel momento, la porta del bar si aprì ed
entrò una giovane
donna che si sedette pesantemente su una sedia davanti ad un tavolo.
Dall'espressione
sembrava molto triste ed amareggiata...
Cargot,
come ad una qualsiasi altra cliente, le si avvicinò e le
domandò,
con un grande sorriso: “Desidera qualcosa,
signorina?” “Una
cioccolata calda...” “Arriva subito.”
Dopo
un po', l'uomo tornò e le mise la cioccolata sul tavolo.
Invece
di berla, la donna scoppiò in lacrime.
Doveva
star attraversando un pessimo periodo...
Moori
le si avvicinò e le domandò: “Tutto
bene?”
La
ragazza, mentre tentava, invano, di asciugarsi le lacrime,
balbettò:
“N-non è niente... davvero...”
“Non alcuna intenzione
d'intromettermi nelle sue faccende private, signorina... immagino che
stia passando un brutto momento...”
“Pessimo...” “Suvvia, si
faccia coraggio... vedrà che tra un po' tutto si
sistemerà. I
momenti pessimi ci sono sempre ma il bello di questi momenti
è che
poi passano.”
La
giovane, non rispose.
Si
voltò verso la porta a vetro del bar e, mentre osservava la
pioggia,
domandò, con voce triste: “Le è mai
capitato di trovarsi davanti
ad una strada che va in due direzioni completamente diverse e che
deve per forza sceglierne una? E tu non sai quale prendere? Oltre a
ciò, hai pure paura perché non sai se sceglierai
la strada
giusta?”
Moori
fece un profondo respiro, cercando dentro di sé le parole
giuste da
dire.
“Sa,
mio nipote Dende vive da parecchi anni in un altro
continente...”
cominciò, dopo un po' “Lui ha sempre voluto andare
a vivere là...
ma, più si avvicinava ai diciotto anni più era
nervoso e
inquieto... voleva andarsene però, allo stesso tempo, non
voleva
lasciarmi... cercava di non dirmi niente perché non voleva
che mi
preoccupassi per lui... ma io me ne sono accorto, eccome! Stava
così
male... soffriva in silenzio... sentiva che il suo vero posto era
dall'altra parte dell'oceano e non qui.”
Diede
una veloce occhiata alla donna e si accorse che lo stava osservando
con attenzione.
“E
cosa ha fatto?” gli domandò e Moori
raccontò: “Gli parlai e gli
dissi che se sentiva tutto ciò, non doveva restare qui ma
partire.
Stava troppo male... vede, signorina, io sono troppo vecchio per
certe cose ma una l'ho capita perfettamente. Che non bisogna mai
impedire ai giovani di vivere le proprie vite. Intromettersi
significa solo bloccarli e farli star male. Così, alla fine,
il mio
Dende ha scelto la sua strada e, anche se mi manca un bel po', non mi
dispiace perché so che è felice. Scelga la strada
che le consiglia
il cuore e non la testa, signorina, e anche lei troverà la
felicità.”
Per
tutta risposta, la giovane, fece un grande e luminoso sorriso, anche
se non smetteva ancora di piangere.
“Può
aspettarmi un momento?” le domandò il vecchio,
allontanandosi
verso la sua stanza.
Quando
tornò, si accorse che la cioccolata che la signorina aveva
ordinato
era finita.
Evidentemente
si stava riprendendo...
“Mi
scusi, signorina...” fece di nuovo il vecchio e, non appena
ebbe la
sua attenzione, le mostrò quello che era andato a prendere
nella sua
stanza.
“Ma
quella...” esclamò la giovane, osservando la sfera
arancione e con
una stella, che il vecchio le stava allungando.
“Era
di mio nonno.” raccontò il vecchio “Mi
ha portata fortuna un
sacco di volte ma credo che sia giusto che la tenga lei. Adesso ne ha
più bisogno lei di me.”
La
donna la guardò un attimo, poi, prendendola, disse:
“Gliela
resisterò il prima possibile.” “Non si
preoccupi, signorina.
Ormai, è sua.”
Per
la prima volta da quando era arrivata, la giovane donna sorrise e,
per un istante, sembrò che brillasse.
“...E
questo è tutto,
signorina. Sono davvero spiacente, ma, purtroppo, è andata
così.”
si scusò, profondamente mortificato, il vecchio.
Bulma
fece un sospiro.
Proprio
ora che tutto
stava andando per il verso giusto... ma, in fondo, era naturale che
finisse così, come glielo aveva fatto notare più
volte Vegeta...
“Non
importa... comunque
grazie per la disponibilità...” rispose Bulma,
facendo un grande
sorriso.
Bulma
infilò la chiave
nella serratura.
Era
proprio distrutta... voleva solo buttarsi sul suo letto e
addormentarsi, lasciando scivolare lontano da sé per qualche
ora,
tutte le preoccupazioni e i dolori del mondo... come una zattera
nell'oceano...
Vegeta,
dopo la loro visita al bar, si era diretto a casa sua col fratello e
il piccolo Goku, l'avrebbe ospitato in attesa di nuove notizie da
parte di Radish.
Pertanto,
fu una sorpresa per la ragazza quando aprì la porta e vide
la
sorella maggiore seduta su un divano a leggere un libro.
“Tights!
Sei tornata!!!” esclamò Bulma, dimenticandosi in
un attimo la
stanchezza e correndo ad abbracciare la sorella.
Come
era stata preoccupata in tutte quelle ore...
“Come
stai?” le domandò, preoccupata, dopo aver finito
di abbracciarla,
e la donna con un sorriso, le disse: “Meglio. Passare un po'
di
tempo da sola mi ha aiutata a riflettere e a riprendermi... ma
dov'eri finita? Sono tornata due ore fa e in casa non c'era nessuno.
Ti ho telefonato un sacco di volte ma non mi rispondevi.
Cos'è
successo?”
La
turchina non sapeva cosa dire...
Radish
era stato il ragazzo di sua sorella... ma dopo come l'aveva trattata
alla notizia della gravidanza... però anche lei aveva il
diritto di
sapere...
“Ecco...”
farfugliò Bulma, nervosa “Stavo cercando, assieme
a Nappa, Vegeta,
Tarble e Goku le sette sfere con dentro le stelle...”
“E perché?”
“Perché, ecco... Radish... è finito in
ospedale.” “COSA?!”
Prima
che Bulma potesse rendersene bene conto, la sorella le
domandò,
trafelata: “Quando?! Perché?! Che diavolo
è successo, Bulma?!”
Dopo
qualche tentennamento, Bulma raccontò tutto quello che era
successo
mentre la sorella ascoltava attentamente.
“...E
quando sono andata al bar, ho scoperto che il proprietario aveva
regalato l'ultima sfera ad un'altra ragazza che non so
dov'è. Così
siamo al punto di partenza e non so come dirlo a Goku... ci teneva
tanto a salvare Radish...” concluse Bulma, abbassando lo
sguardo.
Anche
se era duro da ammettere, non c'era più niente da fare...
doveva
fare l'ultima cosa che voleva fare... arrendersi.
“Bulma...”
La
voce dubbiosa e titubante della sorella maggiore le fece alzare lo
sguardo.
“Sì,
Tights? Cosa c'è?” le domandò e la
bionda, imbarazzata, balbettò:
“Ecco, io...” “Cosa?”
“Prendi la mia borsa.” “La tua
borsa? Certo. Lo faccio subito.”
Bulma
andò a prendere la borsa colorata di Tights e gliela
passò.
La
bionda frugò un attimo nella sua borsetta finché
non tirò fuori
qualcosa che mostrò alla sorella minore.
Non
appena la riconobbe, Bulma rimase senza parole.
Era
l'ultima sfera del drago. |