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MY WORLD
Nel mio mondo
Le
temperature erano scese di molto nelle ultime settimane e Bulma
aprì l'armadio in cerca di un maglione che la tenesse al
caldo.
Ci fu un secondo di smarrimento, quando i suoi occhi fissarono la
desolazione che vi era all'interno. Tutti i suoi abiti, o quasi, erano
infilati nelle due grosse valigie che erano momentaneamente
parcheggiate all'ingresso della sua camera da letto. Era la prima
settimana di ottobre, nonché l'ultimo weekend che avrebbe
passato a casa dei suoi genitori. Lunedì avrebbe preso un
treno in direzione della facoltà, lasciando dietro di
sé la vita che aveva conosciuto fino a quel momento.
Alle sue spalle il baby-monitor diede segnali di vita. La ragazza si
voltò verso la sua scrivania, dopo aver afferrato un vecchio
pullover che avrebbe lasciato lì, ascoltando i pianti del
bambino che provenivano dalla stanza accanto.
Trunks si era svegliato ed era compito della madre prendersene cura.
Bulma non lasciò passare nemmeno un minuto e si
affrettò a raggiungere il neonato sdraiato nella sua culla.
Trunks smise di piangere nell'istante in cui riconobbe le braccia della
mamma e parve calmarsi immediatamente.
Tra tutte le cose che avrebbe lasciato dietro di sé, suo
figlio era senza dubbio la più difficile da abbandonare.
Aveva promesso, a sé stessa e ai suoi genitori, che sarebbe
tornata a casa se non tutti i weekend almeno ogni due.
“Tu sei quello che mi mancherà più di
tutti” gli sussurrò Bulma, stringendolo forte. Era
incredibile da credere, ma sebbene fosse passato così poco
tempo dalla nascita del bambino, da quando era entrato nel suo mondo
Bulma si era resa conto di non riuscire ad immaginare come potesse
essere la vita senza di lui. Soprattutto da quando Vegeta ne era uscito
in modo così brutale ed improvviso.
Non avrebbe mai superato la sua perdita, proprio quando la vita per
loro stava cominciando ad avere una possibilità di svolta.
Nonostante ciò il suo più grande rammarico, a
parte l’ovvio lutto, era il fatto che nessuno tra le persone
a cui teneva di più avrebbero avuto modo di conoscerlo.
Vegeta sarebbe per sempre rimasto il misterioso papà di
Trunks e nessuno avrebbe avuto modo di capire cosa di lui le aveva
fatto perdere la testa.
Quando i pensieri si rivolsero al padre del suo piccolo, fu costretta a
far leva su tutta la sua forza per non lasciarsi andare allo sconforto.
Era stata dura vendere la sua moto, sapendo cosa gli era costata e
quanto Vegeta aveva tenuto ad essa, ma i soldi che ne avevano ricavato
erano e sarebbero stati d'aiuto.
“Bulma! Scendi presto, c'è una visita per
te!” urlò sua madre dal pianterreno. La giovane
guardò il pargolo che sorreggeva tra le braccia
“Chi sarà mai?” gli chiese, illudendosi
per un istante che lui potesse capire. Trunks tuttavia
sembrò essere più preoccupato ad osservare il
pullover di sua madre per domandarselo.
Scendendo le scale Bulma provò ad pronosticare chi potesse
essere il misterioso visitatore, ipotizzando uno dei suoi amici, ma
l'uomo che si trovò davanti, quando raggiunse la cucina, era
un perfetto sconosciuto.
Era un uomo distinto vestito in un completo elegante ed ordinato. Nella
sua mano era stretta una valigetta di pelle che adagiò su
una delle sedie attorno al tavolo della cucina.
Il misterioso individuo si schiarì la voce, coprendosi le
labbra con un pugno, “Lei deve essere Bulma”
esordì fissandola con un'espressione seria. Lei strinse gli
occhi in cerca di un indizio che servisse a svelare la sua
identità “Chi vuole saperlo?”. Lui si
sistemò la cravatta “Mi presento, io sono
Piccolo... l'avvocato di Vegeta” Bulma sgranò gli
occhi.
Il famoso avvocato! Ricordava che quando Jaco aveva svolto le sue
ricerche, mesi e mesi fa, aveva più volte ribadito che
Vegeta era stato tirato fuori dai guai da questo miracoloso legale.
Anche lo stesso Vegeta l'aveva nominato in un paio di occasioni,
rassicurandola che stava lavorando ad un appello per concedergli la
libertà, o i domiciliari, prima della scadenza della sua
sentenza. L'ultima notizia che lui le aveva dato era che,
all’inizio di settembre, si sarebbe dovuta celebrare la prima
udienza per il ricorso; ottenuta in fretta proprio grazie
all'insistenza del suo legale.
“Oh” espresse in meraviglia la ragazza
“Perché l'avvocato di Vegeta è venuto a
trovarmi?” Trunks si mosse e la madre se lo
sistemò meglio tra le braccia.
Piccolo osservò la scena per un breve istante, fissando il
neonato ed in seguito la ragazza. Sembrò rifletterci per un
attimo, immerso nei suoi pensieri. In seguito riportò la sua
attenzione sulla sua valigia, nella quale infilò una mano.
Ne estrasse un fascicolo e lo porse alla giovane “Sono venuto
per portarle questo” le disse.
Bulma gli fece notare di avere le mani impegnate “Lo dia pure
a mia madre” lo invitò e lui fece quello che gli
era stato chiesto, porgendo il documento a Panchy, in piedi accanto
alla figlia. La giovane provò a sbirciare, ma il file era
anonimo, a parte il nome di Vegeta scritto sulla copertina sopra una
targhetta. “Che cos'è?”
domandò spinta dalla curiosità.
Piccolo la fissò ancora per un secondo. I suoi profondi
occhi neri la studiarono con attenzione, “Il
testamento” decise di rivelarle infine.
“Che cosa?! Da quando Vegeta ha una cosa del genere?
Perché? Ma soprattutto, perché viene fuori
ora?” ne avrebbe avute tante altre di domande del genere, ma
queste proruppero dalle sue labbra senza darle il tempo di fermarle. Il
legale riprese la propria borsa ed infilò la mano libera
nella tasca, “È una cosa comune a molti detenuti,
come immaginerà hanno molto tempo a disposizione per
riflettere e le Case Circondariali non sono luoghi molto
sicuri” le fece notare “Ho molti clienti che
chiedono di scriverne uno durante la loro permanenza” Bulma
fissò il fascicolo che sua madre cominciò a
sfogliare. “Di solito ci vuole del tempo per l'apertura del
testamento. Per questo sono venuto a cercarla solo oggi”.
Ancora un po' stordita dalla notizia, Bulma cercò di
ritrovare la propria lucidità. “Perché
è qui? Se sta dando a me una copia del testamento vuol dire
che Vegeta mi ha lasciato qualcosa” intuì infine
“Quasi tutto” disse Piccolo “Ha lasciato
la sua quota del bar al socio, ma tutto il resto appartiene a
lei”. Gli occhi scuri del legale scivolarono per un secondo
sul neonato “Non credo di doverle chiedere la
ragione” indovinò tornando ad osservare la
ragazza, che strinse a sé il pargolo quasi per istinto.
Piccolo si voltò “Il resto lo troverà
nel fascicolo che le ho consegnato” e senza darle il tempo di
replicare uscì dalla porta d'ingresso dopo averle regalato
un piccolo gesto del capo.
Una volta ravvedutasi dalla sorpresa, Bulma si rivolse alla madre,
“Fammi dare un'occhiata” le chiese rivolta ai
documenti. La donna li poggiò sul tavolo ed entrambe
cominciarono a consultarli.
Quello che le aveva detto Piccolo era vero. Vegeta le aveva lasciato
tutto.
Il suo conto in banca, per quanto minuscolo, l'eredità di
suo padre o quello che ne restava. Cosa più importante,
l'appartamento sopra il magazzino del bar.
Vegeta non era ricco, i suoi averi erano limitati, ma aveva fatto in
modo che se gli fosse accaduto qualcosa in carcere, come purtroppo era
successo, tutti i suoi beni sarebbero finiti nelle mani delle persone
per lui più importanti: Bulma e, di conseguenza, Trunks.
In cima ai documenti era segnata la data di stipulazione del
testamento. Risalivano ad inizio giugno. Chissà cosa, in
quel periodo, era passato per la mente di Vegeta tanto da indurlo a
prendere una decisione tanto importante.
Bulma non lo avrebbe mai saputo, ma ad essere sincera conosceva
abbastanza bene Vegeta da sapere che se pure avesse avuto
l'opportunità di domandarglielo, lui non le avrebbe dato la
soddisfazione di una risposta. Sarebbe per sempre rimasto un mistero
che non avrebbe mai risolto.
Istintivamente la sua mano si poggiò sulla catenina che
portava al collo, toccando il ciondolo che strinse forte tra le dita.
***
Fuori stava ancora nevicando,
notò quando i suoi occhi si scostarono sulla finestra dalla
quale poteva osservare grossi fiocchi di neve che danzavano in cielo.
Per contrasto, si stava
davvero bene in quella stanza. Il riscaldamento autonomo
dell'appartamento era settato alla giusta temperatura, ma il posto
migliore dalla quale osservare il mondo era sotto le coperte.
Soprattutto se lui le stava sdraiato accanto.
Gli occhi di Bulma si
scostarono verso l'amante, avvicinandosi a lui per poterlo tenere
stretto ed appoggiandogli la testa sui pettorali. Vegeta la strinse a
sé, ma il suo sguardo restò fisso sul soffitto.
La ragazza si era
accorta che era pensieroso quel giorno, rendendolo meno loquace del
solito. All'improvviso lui si mise seduto, “Ehi!”
protestò lei. Sapeva che prima o poi si sarebbero dovuti
alzare, ma avrebbe preferito restare lì per ancora cinque
minuti... almeno.
Vegeta non le rispose,
si voltò verso il suo comodino ed aprì uno dei
cassetti. Curiosa, Bulma seguì i suoi gesti e si accorse
della sua esitazione. Stava per sedersi anche lei, con l'intento di
sbirciare oltre la sua spalla, quando Vegeta infilò la mano
nel cassetto e lo richiuse.
Senza molta delicatezza
le lanciò sulle ginocchia quello che si rivelò
essere una scatoletta.
Bulma la
fissò senza capire, “Che
cos'è?” gli domandò. In responso Vegeta
ringhiò “Non fare domande idiote”
così dicendo incrociò le braccia e la
osservò con un broncio in viso.
“Aww... mi
stai facendo un regalo? È la prima volta che me ne fai
uno” commentò afferrando il contenitore.
“Tsk, sta zitta” brontolò lui tornando a
sdraiarsi sul materasso, dandole le spalle.
All'insaputa della
giovane continuò ad osservarla tramite il riflesso della
finestra.
Bulma aveva un solo modo per svelare il mistero, decidendo quindi di
aprire la scatola. Al suo interno era contenuta una collanina, il cui
ciondolo era una piccola sfera arancione nella quale era incastonata
una stellina rossa.
Non era bigiotteria,
aveva un certo valore, ma non era neanche troppo pregiata.
“Wow!”
esclamò lei con entusiasmo quando la vide. Bulma si mise a
sedere e diede uno spintone all'uomo “Aiutami a
metterla” gli disse scuotendolo.
Vegeta sbuffò
e sollevò il busto dal materasso, aiutandola ad indossarla.
Quando le sue mani si allontanarono dal collo della giovane, lei
scattò giù dal letto.
Nuda, a parte per
catenina, si precipitò verso lo specchio in bagno.
Dalla sua prospettiva,
ancora sdraiato sul materasso, Vegeta poté osservarla mentre
si controllava con indosso il nuovo girocollo.
Bulma tornò
di corsa e s'infilò sotto le coperte. Era pur sempre
metà dicembre e lei non portava abiti di sorta. Sebbene il
riscaldamento fosse alla giusta temperatura, Vegeta era la sua
principale fonte di calore.
Quando lo raggiunse gli
saltò al collo e lo strinse con tutta la forza che aveva in
corpo “È bellissima, Vegeta. Ti amo”.
Silenzio.
Solo dopo averlo detto,
Bulma si rese conto delle parole che erano appena uscite dalle sue
labbra. Non c'aveva mai pensato, era un sentimento che non sapeva
nemmeno di provare e che non aveva mai sentito per nessuno.
Eppure.
Eppure doveva essere
vero, perché quando le sue orecchie udirono il suono della
sua voce pronunciare quella frase si rese conto che doveva essere vera.
“Tu...
cosa?” mormorò lui colto altrettanto alla
sprovvista.
Guardandolo negli occhi,
Bulma si rese conto di non avere dubbi. Sorrise “Ti
amo” ripeté e questa volta lo fece con una certa
consapevolezza. Certa che non potevano esserci altre alternative. Era
ciò che provava per lui.
Vegeta sembrò
un po' meno sicuro, nei suoi occhi il dubbio e un pizzico di paura. Un
sentimento così non gli era familiare e non
sembrò in grado di trovare una risposta a quell'affermazione.
In cuor suo Bulma
cominciò a vacillare. E se fosse stato a senso unico? E se
lui non provava lo stesso per lei?
La sua certezza e la sua
felicità rischiò di sgretolarsi, ma prima che il
dubbio potesse rovinare l'intero momento, Vegeta si chinò
verso di lei e la baciò nel modo più delicato
possibile. Rispondendole in silenzio.
FINE
Anche questa (luuunga) storia è infine giunta al termine!
Un sentito grazie a tutti voi per averla letta fin qui. Un doppio e
caloroso grazie anche a chi ha ritagliato del tempo prezioso dai suoi
impegni per farmi conoscere le sue opinioni.
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