Il
cielo notturno era illuminato dall’argenteo chiarore della
luna, che accendeva di riflessi candidi i tetti del monastero Shaolin
e le statue, sistemate ai lati del giardino, mentre un flebile vento
scuoteva le foglie degli alberi, facendole risuonare di deboli
fruscii.
Raiden,
con passo calmo, percorreva le strade e il suo sguardo si posava ora
sulle statue, ora sulle piante.
Un
altro giorno., pensò.
Con la sconfitta di Kronika e del suo folle piano, il corso del tempo
era stato ripristinato.
Il
futuro era stato ricostruito.
La
Terra era rinata e l’umanità, con la sua duplice natura,
stava scrivendo una nuova storia.
Liu
Kang, il suo amato allievo, si era rivelato un valido argine alle
forze multiformi del male.
Ne
era sicuro, la sua guida avrebbe fatto sorgere una nuova generazione
di eroi nella luce scintillante della giustizia.
Raiden
accennò ad un tenue sorriso. Il suo allievo era asceso ad un
livello assai elevato nella gerarchia divina, ma, a differenza dei
suoi predecessori, aveva serbato la purezza adamantina del suo cuore
umano.
Nessuna
ombra aleggiava sul suo animo.
Una
farfalla verde smeraldo iniziò a volteggiare attorno a Raiden,
che, d’istinto, sollevò il braccio destro.
L’insetto,
per alcuni istanti, parve esitare, poi si posò sulla mano
dell’ex dio del tuono.
– Ne
è valsa la pena. – mormorò. Una bellezza fragile
si condensava in quel corpo così minuto, eppure tanto forte.
La
natura terrestre aveva saputo creare esempi di sublime bellezza.
E
non meritavano di essere distrutti dal capriccio di divinità
annebbiate dalla loro stessa superbia.
Una
nube di malinconia oscurò il suo sguardo. La sua natura,
malgrado la diversità dei fini, non era difforme da quella
delle altre divinità.
Il
suo cuore si era lasciato travolgere dall’onda della superbia e
della collera.
La
sua mente, in altre linee temporali, era stata inebriata dal sangue e
dal miraggio di una facile salvezza per la Terra.
Si
era convertito in un guerriero crudele e corrotto, che scambiava la
speranza per gli esseri umani col compiacimento del suo egocentrismo.
Quante
vite erano state sacrificate a questo suo sogno crudele?
Gli
occhi luccicarono di lacrime. Gli sconvolgimenti di Kronika erano
stati annullati, ma un simile risultato aveva richiesto un alto,
crudele tributo.
Fujin
era morto.
Con
la sua dipartita, il suo cuore era stato pervaso dal gelo della
solitudine.
La
sua famiglia ancestrale era stata distrutta dal peso delle epoche.
– Mi
manchi, fratello mio. – mormorò. Certo, gli esseri umani
erano il suo nucleo famigliare d’elezione, ma la presenza di
Fujin gli aveva consentito di mantenere un legame con le sue radici.
Il
loro legame dava delle stabili fondamenta alla sua identità.
Con
lui, tutto questo era stato annientato.
Cosa
restava in quel momento della sua stirpe?
Con
un gesto nervoso, allontanò le lacrime. La realtà,
netta e crudele, si stagliava davanti ai suoi occhi.
Lui
era una reliquia di un’epoca cancellata dalla storie, come le
orme sulla sabbia dilavate dal mare.
Perché
ancora proseguiva un cammino privo di scopo?
Cosa
lo spingeva ad una simile esistenza?
La
farfalla, rapida, si alzò in volo e scomparve nella notte.
– Che
sia un segno? – mormorò, cogitabondo. Quei leggiadri
insetti, in alcune culture terrestri, simboleggiavano le anime dei
defunti.
Come
dio, ben conosceva la vacuità di simili superstizioni, ma il
suo cuore umano ardeva dalla brama di avere un segno.
Era
diviso tra la sua mente e il suo cuore.
Ad
un tratto, un pensiero attraversò la mente dell’ex dio e
il suo sguardo, prima cupo, si rasserenò.
– Va
bene. Non mi tirerò indietro. – mormorò, il tono
sereno. Il suo compito era terminato.
Il
mondo non aveva più bisogno di lui.
Ma
questa necessità era foriera di conseguenze positive.
Si
tolse il cappello e i lunghi capelli candidi, come una massa di seta,
caddero sulle sue spalle.
– Sono
così stanco… – mormorò. L’invecchiamento
non aveva privato il suo corpo della forza giovanile.
La
sua età sembrava essersi pietrificata.
Ne
era sicuro, Liu Kang si stava servendo dei suoi poteri per stornare
da lui l’ombra della Morte.
– Ti
ringrazio, ma non può continuare così. –
sussurrò. Lui era animato da intenzioni encomiabili, ma non
poteva impiegare i suoi poteri per impedire al corso del tempo di
compiere la sua opera.
Liu
Kang, malgrado la sua nuova natura, aveva un cuore umano, con le sue
forze e le sue debolezze.
Questa
sua opera acuiva il peso della sua alienazione.
E
la morte, in quel momento, gli appariva un porto di quiete.
Fissò
la luna, che signoreggiava nell’oceano sospeso del cielo. Non
si sarebbe nascosto dalla Morte.
Anzi,
le sarebbe andato incontro, il cuore bramoso di un eterno sonno privo
di risveglio.
Chissà,
avrebbe rivisto Fujin e gli altri suoi fratelli, uccisi da un destino
crudele e doloroso.
Rasserenato,
si girò e rientrò nell’accademia Shaolin.
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