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Autore: Fiore di Giada    22/07/2019    0 recensioni
La farfalla, rapida, si alzò in volo e scomparve nella notte.
– Che sia un segno? – mormorò, cogitabondo. Quei leggiadri insetti, in alcune culture terrestri, simboleggiavano le anime dei defunti.
Come dio, ben conosceva la vacuità di simili superstizioni, ma il suo cuore umano ardeva dalla brama di avere un segno.
Era diviso tra la sua mente e il suo cuore.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Liu Kang
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo notturno era illuminato dall’argenteo chiarore della luna, che accendeva di riflessi candidi i tetti del monastero Shaolin e le statue, sistemate ai lati del giardino, mentre un flebile vento scuoteva le foglie degli alberi, facendole risuonare di deboli fruscii.
Raiden, con passo calmo, percorreva le strade e il suo sguardo si posava ora sulle statue, ora sulle piante.
Un altro giorno., pensò. Con la sconfitta di Kronika e del suo folle piano, il corso del tempo era stato ripristinato.
Il futuro era stato ricostruito.
La Terra era rinata e l’umanità, con la sua duplice natura, stava scrivendo una nuova storia.
Liu Kang, il suo amato allievo, si era rivelato un valido argine alle forze multiformi del male.
Ne era sicuro, la sua guida avrebbe fatto sorgere una nuova generazione di eroi nella luce scintillante della giustizia.
Raiden accennò ad un tenue sorriso. Il suo allievo era asceso ad un livello assai elevato nella gerarchia divina, ma, a differenza dei suoi predecessori, aveva serbato la purezza adamantina del suo cuore umano.
Nessuna ombra aleggiava sul suo animo.
Una farfalla verde smeraldo iniziò a volteggiare attorno a Raiden, che, d’istinto, sollevò il braccio destro.
L’insetto, per alcuni istanti, parve esitare, poi si posò sulla mano dell’ex dio del tuono.
– Ne è valsa la pena. – mormorò. Una bellezza fragile si condensava in quel corpo così minuto, eppure tanto forte.
La natura terrestre aveva saputo creare esempi di sublime bellezza.
E non meritavano di essere distrutti dal capriccio di divinità annebbiate dalla loro stessa superbia.
Una nube di malinconia oscurò il suo sguardo. La sua natura, malgrado la diversità dei fini, non era difforme da quella delle altre divinità.
Il suo cuore si era lasciato travolgere dall’onda della superbia e della collera.
La sua mente, in altre linee temporali, era stata inebriata dal sangue e dal miraggio di una facile salvezza per la Terra.
Si era convertito in un guerriero crudele e corrotto, che scambiava la speranza per gli esseri umani col compiacimento del suo egocentrismo.
Quante vite erano state sacrificate a questo suo sogno crudele?
Gli occhi luccicarono di lacrime. Gli sconvolgimenti di Kronika erano stati annullati, ma un simile risultato aveva richiesto un alto, crudele tributo.
Fujin era morto.
Con la sua dipartita, il suo cuore era stato pervaso dal gelo della solitudine.
La sua famiglia ancestrale era stata distrutta dal peso delle epoche.
– Mi manchi, fratello mio. – mormorò. Certo, gli esseri umani erano il suo nucleo famigliare d’elezione, ma la presenza di Fujin gli aveva consentito di mantenere un legame con le sue radici.
Il loro legame dava delle stabili fondamenta alla sua identità.
Con lui, tutto questo era stato annientato.
Cosa restava in quel momento della sua stirpe?
Con un gesto nervoso, allontanò le lacrime. La realtà, netta e crudele, si stagliava davanti ai suoi occhi.
Lui era una reliquia di un’epoca cancellata dalla storie, come le orme sulla sabbia dilavate dal mare.
Perché ancora proseguiva un cammino privo di scopo?
Cosa lo spingeva ad una simile esistenza?
La farfalla, rapida, si alzò in volo e scomparve nella notte.
– Che sia un segno? – mormorò, cogitabondo. Quei leggiadri insetti, in alcune culture terrestri, simboleggiavano le anime dei defunti.
Come dio, ben conosceva la vacuità di simili superstizioni, ma il suo cuore umano ardeva dalla brama di avere un segno.
Era diviso tra la sua mente e il suo cuore.
Ad un tratto, un pensiero attraversò la mente dell’ex dio e il suo sguardo, prima cupo, si rasserenò.
– Va bene. Non mi tirerò indietro. – mormorò, il tono sereno. Il suo compito era terminato.
Il mondo non aveva più bisogno di lui.
Ma questa necessità era foriera di conseguenze positive.
Si tolse il cappello e i lunghi capelli candidi, come una massa di seta, caddero sulle sue spalle.
– Sono così stanco… – mormorò. L’invecchiamento non aveva privato il suo corpo della forza giovanile.
La sua età sembrava essersi pietrificata.
Ne era sicuro, Liu Kang si stava servendo dei suoi poteri per stornare da lui l’ombra della Morte.
– Ti ringrazio, ma non può continuare così. – sussurrò. Lui era animato da intenzioni encomiabili, ma non poteva impiegare i suoi poteri per impedire al corso del tempo di compiere la sua opera.
Liu Kang, malgrado la sua nuova natura, aveva un cuore umano, con le sue forze e le sue debolezze.
Questa sua opera acuiva il peso della sua alienazione.
E la morte, in quel momento, gli appariva un porto di quiete.
Fissò la luna, che signoreggiava nell’oceano sospeso del cielo. Non si sarebbe nascosto dalla Morte.
Anzi, le sarebbe andato incontro, il cuore bramoso di un eterno sonno privo di risveglio.
Chissà, avrebbe rivisto Fujin e gli altri suoi fratelli, uccisi da un destino crudele e doloroso.
Rasserenato, si girò e rientrò nell’accademia Shaolin.



   
 
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