Reaching up to you

di Mari Lace
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NdA

Nel capitolo precedente, mi ponevo domande sulla possibilità di entrare alla Tootsuki a una certa età. Ringrazio caldamente Harriet Strimell per la risposta precisa.

In canon, la Tootsuki parte dalle medie. Ho aggiunto l'avvertimento "What if?" alla raccolta perché ho deciso di inventarmi una sezione di elementari.

Detto questo, buona lettura!









«Non lo trovi carino, Nene-chan?»

La bambina con le trecce dirotta svogliata lo sguardo sul ragazzo all’ultimo banco. Che capelli assurdi, è il suo primo pensiero. «No», sentenzia freddamente alla compagna. «È basso», aggiunge dopo pochi secondi.

Kaori sbuffa. «Crescerà!» afferma convinta.

Nene alza le spalle, indifferente. Si chiede cosa ci trovino di così speciale le sue coetanee nel bambino fissato con la cucina cinese.

Un’esclamazione improvvisa rompe il suo flusso di pensieri.

«Sei viva!!» esclama una voce fin troppo familiare.

Nonostante si sia riproposta di ignorarlo, Nene non è nuova agli insoliti approcci di Satoshi. Il suo entrare in classe appurando a pieni polmoni il suo stato di salute, tuttavia, mancava dalla lista.

Così come l’abbraccio seguente. Cinta da dietro, la bambina non sa come reagire. Passano cinque secondi prima che riesca a protestare. «Sei impazzito?!» esplode, il viso in fiamme. Prova a sciogliersi dalla stretta, ma la presa di Isshiki è sorprendentemente forte. «Lasciami subito!» gli ordina, mentre allo shock segue una sorta di curiosità. È realmente insolito che Satoshi si comporti così.

«È bello che tu sia viva», afferma lui sciogliendo l’abbraccio, come se fosse la frase più normale del mondo. «Stanotte ho avuto un incubo. Venivi mangiata da un pomodoro gigante, è stato orribile» spiega poi con un’espressione serissima.

Le risate dei bambini intorno a loro, del moro all’ultimo banco in particolar modo, le fanno desiderare di essere inghiottita per davvero. Afferra il braccio di Isshiki e lo trascina fuori dalla classe, senza stare troppo a pensarci.

«Non puoi venire da me e sparare le prime sciocchezze che ti vengono in mente!» dice, arrabbiata. Non lo guarda in faccia.

«Non sono sciocchezze» protesta il ragazzo, niente affatto toccato. La sua continua e ostentata indifferenza riesce solo a irritare Nene ancora di più. «Stamattina quando mi sono svegliato ho davvero avuto paura che ti fosse successo qualcosa!» aggiunge però Satoshi, una sfumatura leggermente diversa nel tono, stavolta. La maggior parte delle persone non l’avrebbe notata, ma lei sì. Nel vano tentativo di capire cosa dovesse provare un genio come lui, Nene ha passato anni a osservarlo. Si decide finalmente a guardarlo. Possibile che davvero… si fosse preoccupato per lei? Per una sciocchezza come un brutto sogno? Impossibile. Eppure…

«Non l’hai inventato per prendermi in giro?» mormora, quasi più sconvolta.

Adesso è sul volto di Satoshi che appare lo stupore. «Perché avrei dovuto?» domanda semplicemente.

Nene si blocca, sommersa da sentimenti contrastanti.

«Hai veramente sognato un pomodoro gigante?» chiede alla fine, scettica.

Lui annuisce. «Ti ha mangiata!» rimarca, serissimo.

Una sensazione di calore si fa largo nel petto di Nene, realizzando le implicazioni di quella rivelazione. Le vuole davvero così bene, Satoshi? Al punto di essere turbato da un incubo – anche se…

Scuote la testa, celando un sorriso. «Persino i tuoi sogni non sono normali» decreta, voltandosi. «Devono essere i tuoi strani piatti».

Rientrando in classe, non fa caso alle occhiate dei compagni; attingendo a tutta la sua educazione per non fischiettare, si siede sorridente al banco.





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