5° capitolo: Tutte le
carte sul tavolo
–
Ora Zero (seconda parte) –
Mare del Nord, lungo le coste.
Il colpo di cannone sparato da uno dei galeoni di Metel ha dato inizio
alla guerra contro Tan. Tutte le navi hanno iniziato a muoversi verso
la flotta avversaria scagliando colpi a ripetizione. Gli alberi delle
vele sono spezzati e crollano sulle teste dei marinai, gli scafi si
frantumano e i frammenti di legno pregiato diventano dei proiettili
impazziti che trafiggono i corpi di ogni soldato, anche quelli che
erano lontani dal punto in cui la palla di ferro ha penetrato
l’imbarcazione. Le urla di dolore per le gravi ferite
riecheggiano per tutto il mare, persone che hanno perso entrambe le
gambe senza neanche essersi accorte di cosa succedeva, mani mozzate di
netto o altri schiacciati dalle sartie delle vele, ma nessuno
può fermarsi a soccorrerli, quelli che si sono salvati
devono continuare a battersi senza sosta. Alcune navi hanno iniziato a
colpire per prepararsi la via all’abbordaggio:
l’ammiraglio di Metel ha scelto il cannoneggiamento
incrociato sfruttando la grandezza della propria flotta, ben cinque
volte maggiore di quella avversaria, l’ammiraglio di Tan
sfrutta le colubrine centrali che con ogni colpo andato a segno
trapassano le navi da poppa a prua, così da permettere alle
sue imbarcazioni di mettersi alle spalle del nemico prima che possano
essere circondate.
Nelle retrovie si sono posizionati i due vascelli di comando, fino a
questo momento al di fuori della battaglia. L’ammiraglio di
Metel osserva con il cannocchiale l’evoluzione di questo
primo scontro e appare piuttosto nervoso.
«Sipestro ha in mente qualcosa, non stanno tentando di
riparare verso Otoke, ma ha accettato la battaglia nonostante
l’inferiorità numerica» dice Lyngesydd
alla Saggia Ohlaka che gli è accanto.
«Re Titan ha detto che sull’isola si sarebbe
diretta la flotta di Dwr. Un ripiegamento non risolverebbe la loro
situazione.»
«Sì, anche a me ne ha parlato. Eppure
c’è qualcosa di strano nelle scelte di Sipestro.
Un uomo del suo calibro e con la sua grande esperienza marinara avrebbe
già dovuto capire che non può vincere questa
battaglia. Considerando la situazione avrebbe dovuto ritirarsi per
salvare i suoi uomini da morte certa.»
Anche sul vascello principale di Tan la tensione è molto
alta, ma l’ammiraglio mantiene una calma quasi surreale.
Sipestro, sceso nel suo alloggio, ha finito di scrivere, si volta verso
il letto, accanto a un appendiabiti c’è una
gabbietta con all’interno un corvo.
«Amico mio, ti affido l’ultima missione. Sai dove
devi andare vero?» dice l’uomo
all’uccello in gabbia.
«Sì» risponde in modo fiero il pennuto.
«Mi raccomando, quando avrai consegnato il messaggio non
dirgli…»
«Impiccati al pennone… impiccati al
pennone!»
«Appunto» dice sorridendo Sipestro.
L’ammiraglio estrae dalla gabbia il corvo, gli lega alla
zampa il cartoccio che contiene il messaggio, gli accarezza il capo e
lo lancia fuori dalla grande finestra.
Mare dell’Est, lungo le coste.
Le ciurme delle due navi di Metel partite da Port Coral osservano le
coste del loro paese, eppure si sentono sole come se fossero distanti
dalle loro case molte miglia. Ogni singolo marinaio si aspettava un
incontro, magari una scaramuccia, giusto qualcosa per tenersi in
allenamento, invece l’unica cosa che vedono vicino a loro
è la nave dei loro compagni. Su uno dei due galeoni un
marinaio interpella il comandante che sta seduto su un barile intento a
leggere il manuale della marina mercantile di Dwr. «Generale
Ceilog, per quanto dovremmo rimanere qui?»
«Giovanotto, il tempo non è importante.»
«Ma la ciurma è spazientita. Alla partenza erano
intimoriti sapendo che saremmo giunti qua con sole due navi, adesso non
vedono l’ora che succeda qualcosa. Temo che si possa creare
qualche disordine sulle navi. Loro si pongono domande, ma non abbiamo
risposte.»
Il generale si volta di scatto e squadra il marinaio con lo sguardo di
un animale feroce pronto ad avventarsi sulla sua preda. «Giri
intorno al discorso ma in pratica parli per tutti. Sei forse il loro
portavoce?»
Il marinaio scuote velocemente il capo in segno di negazione.
«Allora farai il mio portavoce?»
Il marinaio scuote velocemente il capo in segno di assenso.
«Orbene, avvisa i tuoi compagni che rimarremo qui fino a
quando lo deciderò io. Se qualcuno vuole tornare a casa,
può benissimo buttarsi in mare e farla a nuoto fino a
riva.»
Il marinaio compie il gesto di muoversi, ma Ceilog continua.
«Sempre che…»
«Sempre che?» ripete il marinaio balbettando.
«Sempre che riesca a muovere le gambe con attaccate due palle
di cannone su ciascuna!» urla Ceilog in modo che sentano
tutti gli uomini in coperta.
Le navi di Tera, guidate dal capitano Vaandrig, che stavano
costeggiando la costa del loro regno, sono alle prese con una manovra
pericolosa. In quella zona costiera ci sono due grandi isolotti dalla
forma a punta, uno molto vicino all’altro; passando
attraverso al piccolo spazio che lasciano libero, si raggiunge una baia
nascosta da questi strani picchi di roccia. In quel posto, spesso, si
nascondono i contrabbandieri per scambiarsi le merci rubate per poi
introdurle illegalmente nel regno e la Regia Marina di Tera interviene
utilizzando solo piccole imbarcazioni o addirittura delle semplici
lance con a bordo pochi rematori e tanti soldati. Questa volta, per
esigenze sconosciute ai marinai semplici, devono oltrepassare quel
punto delicato sessanta navi. Vaandrig urla ordini in sequenza
respirare, il vascello di comando oltrepassa i due isolotti e ora,
vista la grandezza della nave, ci vuole una mossa da maestro per
evitare un disastro.
«Banda a babordo e arate! Se l’ancora non tiene e
finiamo lungo la spiaggia giuro che vi metto a spingere a mano la nave
fino a riportarla in acqua!»
La manovra ha successo, il beccheggio è simile a quello di
una nave sballottata dalle onde scatenate da una tempesta, ma il
vascello si arresta nella posizione voluta.
«Siete fantastici, non avevo dubbio» urla Vaandrig
mentre si asciuga il sudore che gli cola per la paura che
l’ha attanagliato durante tutta la sequenza dei suoi stessi
ordini.
Mare del Sud
La strategia è chiara fin da subito. La flotta di Tera,
guidata dal generale Geit, attraversa la zona marittima di confine e
inizia a bombardare le navi di Apen, guidate dal generale Miral.
Proprio sul vascello di comando il generale non si capacita per
quest’aggressione diretta.
«Sono completamente folli. Il numero è
pressoché simile, ma la loro marineria non è in
grado di sconfiggerci.»
L’ufficiale Ijo ascolta attentamente ed esprime un parere.
«Signore, e se fosse soltanto un diversivo per poi dirigersi
verso la costa?»
«Anche in questo caso sarebbe follia pura. Al confine lungo
la costa non c’è nessuno e sappiamo dalle
ricognizioni che il loro esercito si è ammassato verso le
zone interne. No, hanno lanciato un attacco deliberatamente da
incoscienti. Sembra che siano più interessati a tenerci
fermi qui piuttosto che a vincere questa battaglia. Ijo, segnalate alle
navi del capitano Menara che devono dare una dimostrazione di forza con
i mezzi leggeri, vediamo come rispondono al contrattacco.»
Sulla nave principale di Tera il generale Geit è indaffarato
a fornire informazioni alle navi che dalle retrovie muovono verso il
fronte. L’obiettivo principale è quello di
attaccare in massa il vascello di comando di Apen.
Mare dell’Ovest
Le coste sono visibili dalle navi che si sono fermate improvvisamente
nel Mare del Nord. Una lancia partita dal vascello di Tan raggiunge
quello di Apen. Il generale Brigada, seguito da tre marinai, sale a
bordo e si presenta al cospetto del principe Oak.
«Mio signore, è un piacere rivederla anche se in
questa situazione angusta.»
«Generale ben ritrovata. Devo ammettere che avete messo in
allarme i nostri equipaggi; non ci aspettavamo di vedere
così tante navi di Tan al nostro incontro» dice
perplesso il principe.
«Lo Stato Maggiore ha ipotizzato che la marina di Dwr poteva
giocare una carta a sorpresa spostando delle navi verso Apen prima
dell’inizio del conflitto» risponde Brigada con
convinzione.
«Bene, sono contento che la situazione sia quella
preventivata da mio padre e dal vostro re.»
«Posso chiedervi quali sono le condizioni
d’ingaggio?»
Nella discussione entra il generale Prau con tono brusco. «Re
Wit non può appoggiare la vostra invasione!»
«Si calmi Prau, siamo fra amici» interviene Oak
calmando l’ufficiale. «Mio padre non ha cambiato i
piani. Qualora ricevessi nuove disposizioni, sarete avvisati
immediatamente.»
«Grazie mio Signore» risponde Brigada inchinandosi.
Torno a bordo del mio vascello e ordinerò la partenza
immediata» conclude il generale prima di tornare verso la
lancia.
Rimasti soli Oak e Prau discutono su ciò che ha detto
l’ufficiale di Tan.
«Quella donna ha nascosto di sicuro qualcosa. Anche noi
sapevamo da qualche tempo che Dwr non avrebbe disposto navi oltre a
quelle che vanno all’isola» dice il generale sempre
più imbronciato.
«È vero, mi sono accorto, però con noi
hanno mantenuto il patto quindi presumo che non abbia parlato del
motivo per cui sono così in tanti a
quest’appuntamento» risponde il principe mentre
ritorna sotto coperta.
Confine Nord
La scialuppa partita dalle navi di Metel prima che iniziasse la
battaglia nel Mare del Nord, ha raggiunto la costa di Tan. I tre figuri
incappucciati, tirata a riva la barca, iniziano a camminare dalla
spiaggia verso l’interno, ma all’improvviso uno di
loro, una donna, ferma gli altri due.
«Mettetevi giù, nascondetevi, presto. Siamo andati
via da una possibile battaglia navale per ritrovarci proprio nel mezzo
di una possibile battaglia di terra.»
I tre si rifugiano in una specie di grotta evitando di incrociare
l’esercito di Tan guidato da Torcon.
L’esercito di Metel ha raggiunto la linea del confine e si
attesta in attesa degli ordini, ma prima che il loro comandante possa
dire qualcosa dei forti boati fanno volgere i loro sguardi verso il
mare. Nella carrozza il generale Ciffredynol solleva leggermente la
tendina e osserva anche lui cosa sta succedendo lungo la costa
marittima.
«Capall, ma quali ordini ha ricevuto Lyngesydd?» ma
mentre sta chiedendo informazioni una freccia trapassa il tettuccio
della carrozza.
Dall’altra parte del confine Torcon ha iniziato le manovre
d’assalto. Il fragore di cannoni e le navi che
s’incendiano nel mare sono abbastanza, per lui, per avere la
conferma che Tan e Metel si stanno combattendo.
«Linea di arcieri continuate a scoccare, legionari in ordine
e pronti all’assalto. Diamo a quei bifolchi ciò
che sono venuti a cercare!»
L’attacco è tanto a sorpresa che le prime linee di
Metel sono abbattute soltanto da colpi di freccia. Capall, smontato
dalla carrozza, cerca di riordinare le fila, ma i soldati sono
così sparpagliati che il capitano non riesce neppure a
comunicare che gli attendenti di campo. Le legioni di Tan si scagliano
contro le forze di Metel con ferocia, armati di spade lunghe e asce
talmente grosse che con un colpo perfetto possono affettare due nemici
in un colpo solo.
Torcon sfrutta il vantaggio. «Ordini per la cavalleria.
Aggredire il fianco destro. Andiamo!»
I bellissimi cavalli bianchi, nati e allevati soltanto a Tan,
sfrecciano al galoppo attraverso le fila mal organizzate nemiche, i
loro cavalieri, con precisione, roteano le spade ricurve contro i
malcapitati e ogni sferzata stacca teste o mozza mani. In pochi minuti
l’esercito di Metel, che era più numeroso, perde
il vantaggio. Finalmente Ciffredynol assume il comando e i suoi soldati
iniziano a dare una parvenza di resistenza. Settori
dell’esercito di posizionato puntando lunghe lance protetti
da una selva di scudi e i cavalieri di Tan devono arretrare per non
finire disarcionati, mentre altri soldati utilizzano un’arma
da poco inventata chiamata pistola. Dopo l’inizio furioso
Torcon deve riorganizzarsi.
La confusione della lotta permette ai tre uomini incappucciati di
impossessarsi di alcuni cavalli fuggiti dal campo di battaglia e al
galoppo partono in direzione Tan. Uno dei tre, un uomo, esclama:
«Siamo fortunati Meirge. Arriveremo a destinazione prima del
previsto senza intoppi.»
La donna lo colpisce sulla testa con la parte piatta della sua spada.
«Taci Copar. Siamo fortunati, non c’è
nessuno, avevi detto prima di raggiungere la riva.»
Confine Est
Re Titan all’improvviso scuote le redini e il suo cavallo
spinge il carro da guerra a tutta velocità mentre i suoi
uomini, rimasti sorpresi da questo gesto, lo guardano mentre vola come
il vento verso il confine. Dall’altra parte il capitano Paard
si accorge che qualcuno sta correndo verso di lui, impugna
immediatamente una di quelle cose che hanno chiamato
“pistola” e la punta verso la sagoma di quel carro
che si fa sempre più grande mentre si avvicina.
All’improvviso il carro si ferma a due metri da Paard e il
capitano abbassa la sua arma appena vede chi c’è
alla guida di quel mezzo militare.
Titan scende dal carro e lentamente cammina verso il capitano poi si
ferma di nuovo e lo guarda sorridendo.
«Maestà, non pensavo che ci fosse lei da queste
parti» dice Paard ricambiando il sorriso ma Titan non
risponde, si abbassa e raccoglie da terra un sasso.
Il capitano non fa in tempo a chiedere altro, il re lancia quel sasso e
con precisione assoluta lo fa cadere davanti ai piedi di Paard.
«Capitano, giusto?»
«Sì Maestà, capitano Paard
dell’Esercito Regio di Tera.»
«Mi può fare il favore di rilanciarmi indietro
quel sasso? Le chiedo cautela ovviamente» dice il re
sorridendo nuovamente.
Paard è titubante, non capisce cosa voglia ottenere Titan, e
per non sfigurare davanti a lui prende il sasso e lo lancia con
altrettanta precisione davanti alle calighe del re.
Titan, sogghignando, raccoglie il sasso e lo guarda mentre Paard
chiede: «Maestà, se mi è permesso,
posso chiederle che cosa stiamo facendo?»
Titan diventa immediatamente serio. «Paard, il sasso che ho
in mano è l’unico suddito di Metel che oggi
attraverserà il confine tra i nostri due paesi.»
Il re risale sul carro, ride, frusta le redini e mentre riparte urla:
«La ringrazio per non averlo arrestato.»
Confine Sud, vicino alla foresta proibita
I due eserciti sono a una distanza relativa l’uno
dall’altro. Nelle retrovie i comandanti, Macan di Apen e
Buffel di Tera, sono sui loro cavalli e osservano la grande pianura
desolatamente arida che fa da contraltare alla grande foresta
rigogliosa che hanno al loro fianco, tanto bella da vedere quanto
pericolosa da affrontare. Proprio la foresta proibita è un
argomento del quale sta parlando un ufficiale con il generale Buffel.
«Signore, posso chiederle per quale motivo la regina ha
scelto questo luogo per la battaglia di confine? Non era meglio stare
all’interno del paese piuttosto che mettersi un altro
pericolo nel fianco?»
«La tua osservazione è corretta, questo luogo
è il peggiore che si poteva scegliere, ma la regina ha come
obiettivo la conquista di tutte le terre che circondano la foresta. Hai
visto con i tuoi occhi il mio paese natale; l’agricoltura
è florida ed è possibile che benefici della
vicinanza con questo luogo.»
«Però, da quello che sappiamo, ad Apen non ci sono
che pochi villaggi vicini a questo luogo e nessuno ha il terreno
fertile.»
«Vero, potrebbe essere una scelta azzardata, ma devi
inserirla in un progetto di vasta scala. Conquistare queste zone vuol
dire estromettere Apen dal mare e una nostra vittoria schiacciante
potrebbe addirittura far cadere il regno con l’esilio degli
attuali regnanti sull’isola di Raumati. La nostra regina
considera quel luogo sacro come re Wit e glielo lascerebbe di
certo.»
Se al nord la tecnologia militare sta iniziando a prendere il
sopravvento, al sud la battaglia si prospetta come un grande scontro
frontale con due eserciti muniti di spade, scudi e lance. Sul leggero
crinale nella regione di Apen il generale Macan ha completato di
impartire gli ordini e il suono di corni e di tamburi da inizio allo
scontro.
Le prime linee dei due eserciti si scontrano prendendo la rincorsa, gli
scudi attutiscono l’impatto tenendo le due formazioni
attaccate, le spade corte s’infilano tra i piccoli angoli
lasciati liberi dalla protezione degli scudi e colpiscono senza
pietà i corpi del soldato nemico. I soldati più
temerari scavalcano le file facendosi lanciare di là della
linea utilizzando i compagni come trampolini e sferrano colpi
d’ascia furiosi fino a quando non sono abbattuti dalle lunghe
lance della seconda fila. Il capitano Jaran di Apen è uomo
di lotta e sta al fianco dei suoi uomini di prima fila sferrando colpi
precisi con la sua spada ricurva, tanto potenti da spezzare in due
qualsiasi scudo protegga il soldato che cerca di sopravvivere alla sua
furia. Passano i minuti e la battaglia s’inasprisce
perché i soldati affrontano il nemico a viso aperto, anche
senza l’ausilio dello scudo; duelli con la spada, sfide a chi
riesce a sferrare colpi d’ascia più potenti,
soldati sporchi completamente del sangue del nemico che urlano
forsennati cercando di impaurirlo prima della lotta. I cavalieri sono
pochi in questi due eserciti ed entrambi i comandanti li hanno mandati
poco lontano dallo scontro tra appiedati. Tra questa elite la sfida
è totalmente di spada, chi ha in dotazione una pistola spara
il suo unico colpo e la getta contro un altro avversario cercando si
farlo svenire; i cavalli nitriscono e sbuffano, assecondano le briglie
che li dirigono da qualche parte e incrociano il loro sguardo con i
propri simili, forse chiedendosi per quale motivo sono lì
invece che al pascolo.
I minuti si susseguono incessanti, così come gli scontri
sanguinosi, mentre qualcosa nella foresta sta cambiando, ma nessuno ha
il tempo di accorgersene.
Confine Ovest
Il confine tra i due regni, due uomini, uno davanti all’altro
distanziati da due soli passi. Se avessero in mano una spada e
decidessero di allungare il braccio in avanti si colpirebbero
mortalmente. Si guardano, i loro volti sono tesi ma non sembra ci sia
astio. Dalla zona del campanile una carrozza raggiunge l’uomo
che sta sul suolo di Apen. Lo sportello della carrozza si apre e scende
una donna mentre l’uomo che sta sul suolo di Tan
s’inchina.
«Milady, sono il capitano Serpe. È un onore
rivederla nel nostro paese prima del vostro matrimonio.»
«Grazie per questa accoglienza capitano. Ora, mi è
stato detto, lei dovrebbe rapirmi. Potrei chiederle di fare anche il
furto della mia carrozza? Mio padre non ci pensa a queste piccole
attenzioni» risponde la principessa Willa mostrando il suo
splendido sorriso.
L’uomo sul suolo di Apen, il generale Terwelu, si volta di
spalle. «Capitano, le chiedo anche io una cortesia. Protegga
la nostra Signora ad ogni costo.»
«Tan è la seconda casa della principessa, ed io
suo umile servitore.»
Regno di Dwr, ponti doganali.
Le battaglie possono avvenire in qualsiasi luogo, tutti ne sono
consapevoli, ma sicuramente i due luoghi più a rischio di
conflitto sono i ponti doganali perché forniscono
l’accesso immediato al regno di Dwr. Il piano strategico di
Cristalya è semplicissimo: schierare una truppa al ponte
Nord/Ovest comandata dal capitano Ohama, l’altra al ponte
Sud/Est comandata dal generale Fharsa, ma il grosso problema per queste
due forze di difesa consiste nel numero esiguo di uomini a disposizione
perché la maggior parte dell’esercito è
stata dislocata per le due battaglia più importanti, almeno
secondo la strategia di Cristalya. Per precauzione le barriere sono
alzate così chiunque voglia entrare nell’isola
dovrà tentare di superarle scavalcandole, trovandosi poi di
fronte i cannoni difensivi. E che fossero i ponti un luogo
strategicamente importante lo conferma la presenza, seppur ancora
nascosta, di due eserciti dall’altra parte opposta di Dwr, ma
con strategie completamente diverse.
A Nord/Ovest l’esercito di Tan è posizionato non
molto lontano dal ponte doganale, ma rimane completamente nascosto e
nessun soldato accenna a muoversi.
«Quali sono gli ordini Cevalo?» chiede ansioso
Fajro.
«Stare qui, attendere il primo segnale senza farsi vedere e
il secondo senza farsi vedere. Al terzo decidere che cosa fare secondo
cosa sta succedendo.»
«E quali sarebbero questi segnali? Chi li farà?
Quanto dobbiamo aspettare tra…»
Il capitano interrompe il principe. «Meno male che hai
promesso di non fiatare, immagino cosa sarebbe successo se il re ti
avesse lasciato scorrazzare sulla nostra parte di ponte.»
Il saggio Saga ride mentre Fajro mette il broncio come un bambino.
A Sud/Est anche la regina Wasa e il suo esercito sono nascosti, ma in
attesa di un singolo segnale che darà il via alla conquista
del ponte. Le precauzioni adottate dal generale Draak gli hanno
permesso di raggiungere la parte opposta del ponte munito anche di armi
pesanti.
– Strategie –
Mare del Nord, Isola Otoke
La flotta di Oceanya ha attraccato sull’isola Otoke. La
principessa e il suo seguito, spada sguainata in mano, entrano nel
palazzo imperiale in cerca di qualche soldato nemico nascosto nelle
varie camere. Nessuno così come non c’erano navi
straniere attraccate ai vari porti dell’isola.
«Ci hanno giocati!» esclama furibonda Oceanya.
«L’isola era un falso bersaglio e noi siamo caduti
dritti in questa trappola!»
«Comandante, forse hanno deciso di conquistare prima il mare
e poi l’isola» dice un soldato senza essere
interpellato.
Oceanya si volta verso la truppa e il suo sguardo è
abbastanza truce da far abbassare la testa a tutti.
«Donna, tu che hai parlato, come ti chiami?»
La ragazza fa un passo avanti e s’inginocchia.
«Soldato semplice Eas. Le chiedo scusa se ho detto
qualc….»
«Alzati, non devi scusarti. Hai detto una cosa possibile alla
quale io, presa dall’ira, non ho pensato.»
«Grazie comandante» risponde timidamente Eas.
«Eas, ho per te degli ordini. Prendi dei soldati del tuo
battaglione e controllate da cima a fondo ogni angolo dei porti di
Otoke. Se qualcosa di sospetto si dovesse muovere, prima lo uccidete e
poi vieni a riferire. Attenderò il tuo rapporto caporale
Eas.»
Alla ragazza s’illuminano gli occhi, rimane impietrita
perché si sta domandando se ha sentito bene ciò
che ha detto il comandante.
Oceanya la scuote. «Caporale, sei ancora qui?»
«No signora» risponde Eas correndo fuori dal salone
dove solo tre mesi prima c’era stata la grande Festa
dell’Imperatore Alua CCXV del suo nome.
«Voi altri tornate alle navi, voglio che siano armate e se ha
inizio l’invasione di Otoke, aprite il fuoco senza aspettare
il mio ritorno» dice la principessa al resto del gruppo che
l’aveva seguita nel palazzo.
Oceanya, rimasta sola, decide di raggiungere il terzo piano dove aveva
soggiornato durante la festa. La camera è in ordine
così come l’aveva trovata tre mesi prima, apre il
grande finestrone e osserva il mare davanti a lei. «La
ragazza è stata pronta a trovare una soluzione possibile, ma
il mio istinto mi dice che chi sta guidando quelle navi mancanti le sta
portando da un’altra parte.»
Stesso mare, ma a ovest di Otoke, su una nave di Tan il capitano Goj
starnutisce fragorosamente facendo girare molti marinai del suo
equipaggio. «Ragazzi, sono sicuro che da qualche parte ci sia
una bella donna che mi sta nominando.»
Mare dell’Est, isola Puna
Strategie vincenti o ipotesi sbagliate? Sono entrambe giuste le
definizioni perché anche altri marinai si accorgono che sono
riusciti a ingannare l’avversario o sono finiti per essere
ingannati. Nel Mare dell’Est la marina di Dwr, comandata
dall’ammiraglio Haranche, sbarca sull’isola di Puna
trovandola deserta come accaduto a Oceanya per Otoke, mentre la flotta
di Tera, guidata dall’ammiraglio Raal, si sta dirigendo verso
sud.
Mare del Sud, isola Raumati
Sull’isola imperiale di Raumati invece si sta consumato un
accordo non scritto tra due regni amici. Re Wit di Apen è
sbarcato con tutto il suo esercito al seguito e si compiace che
l’amico Explodon, Re di Tan, abbia rispettato il patto.
«Avevi ragione Wicaksana» dice Wit alla Saggia.
«Explodon ha mantenuto la sua parola di non posizionare navi
in questo mare e neppure Tera ha tentato di venire qui. Devo dare atto
a Wasa di avere rispettato l’isola sacra del
Leggendario.»
«Sul secondo punto ho qualche dubbio» dice il
comandante Panglito intromettendosi nel discorso. «Sono
sicuro che abbiano mandato qualcuno ma si saranno dovuti bloccare per
l’intervento di Miral.»
Anche Panglito ha sbagliato previsione. L’ammiraglio Miral
sta combattendo contro le navi di Tera guidate dal generale Geit, ma un
distaccamento di navi si è diretto verso est guidato dal
capitano Majin.
Mare dell’Est, lungo le coste.
Sulla nave di Metel comandata da Ceilog, è arrivato un
piccione messaggero. Il generale srotola il foglietto e legge il
contenuto ad alta voce. «Ti confermo che la situazione
rispecchia le mie aspettative. Raggiungi il punto a nord segnalato
sulla mappa con quella bella croce rossa, Titan, Re di
Metel.» Ceilog guarda i marinai, sospira mettendosi le mani
sulla folta barba, e urla: «Cosa diavolo state facendo
lì impalati? Pensate che vi legga anche una favola? Datevi
da fare scansafatiche, segnalate all’altra nave che si parte,
spiegate le vele e procediamo verso nord! Mi chiedo se adesso siete
contenti che dobbiate lavorare o rimpiangete la pacchia che avete fatto
fino a ora!»
Nel frattempo, nella baia dei contrabbandieri, dalle navi del capitano
Vaandrig hanno iniziato a scendere gruppi di soldati
dell’esercito. Un ufficiale saluta il capitano e ordina la
marcia a questo battaglione che s’incammina verso sud.
Mare dell’Ovest, Isola Ngahuru
Tante le strategie, molti gli uomini imbarcati sulle navi o in marcia
sulla terra ferma, ma nessuno avrebbe potuto immaginare che
sull’isola di Ngahuru si sarebbero trovati di fronte proprio
i due Re in guerra, uno di fronte all’altra. Sulla parte
ovest le navi stanno scaricando le truppe di Tan guidate da Explodon
mentre sulla parte est scendono a terra le truppe di Dwr guidate da
Cristalya. Il Re di Tan, fino a questo momento, sembra avere adottato
la tattica vincente avendo portato molti soldati su meno navi al
confronto di Cristalya e l’alleato Nasc che hanno a
disposizione più marinai. Entrambe le truppe si sono messe
in marcia e hanno raggiunto la grande pianura che ospita il palazzo
imperiale, luogo su cui si scontreranno i due eserciti in questa
battaglia campale. Explodon è nelle prime linee seguito da
duecentomila soldati mentre Cristalya rimane dietro
all’alleanza che ha a disposizione centotrentamila soldati.
Il suono del corno di guerra è il segnale! E lo scontro
è fin dal primo istante cruento perché tra questi
due popoli non c’è mai stato un buon rapporto fin
dall’antichità. Explodon non è bravo
con la spada come il figlio Torcon, ma sa usare una scure a doppia lama
in modo impeccabile; colpisce l’avversario troncandogli di
netto il braccio che impugna la propria arma, non si cura di
eliminarlo, ma procede verso un altro, e un altro ancora, imperterrito,
senza paura e senza rimorsi. Dall’altra parte Cristalya,
protetta dai pretoriani, scortata dalle ancelle e custodita dagli
ufficiali; lei sembra una semplice spettatrice del massacro che sta
insanguinando la pianura, guardandola par di vedere una donna intenta a
godersi una scampagnata. Eppure il suo sguardo è feroce e
non molla un istante l’uomo che vuole abbattere per
dimostrare che è lei la Regina di tutti i Re.
L’ufficiale Nasc di Metel, invece, è attivo, lui
è un maestro di spada, colpisce gli avversari
all’improvviso così come fanno le zanzare,
saltella agilmente da un colpo sferrato a una parata impreziosita da un
contrattacco letale.
I generali non stanno in disparte, sono attivi e intraprendenti. Turo,
un generale della marina, è perennemente attaccato a
Explodon, lo protegge dagli assalti laterali spazzando via il soldato
avversario con la potenza della sua lunga spada, di là
Tarley guida i soldati di Dwr con la sapiente strategia di un uomo
d’arme che ha studiato all’accademia imperiale,
anch’egli è un generale della marina ma sa toccar
di spada meglio di altri soldati, la sua sciabola tronca teste ad ogni
colpo, il collo più duro cede alla lama di
quest’uomo imperturbabile.
I vivi calpestano i morti, non c’è onore in
battaglia quando rischi la vita, devi continuare ad avanzare senza
guardarti alle spalle; se volgi lo sguardo dietro di te, è
perché stai cercando di trovare una via di fuga. E mentre i
soldati continuano la lotta, anche le marinerie iniziano a darsi
battaglia a cannonate. In tale frangente Dwr è di sicuro il
regno con la marineria migliore di tutti; uomini che vivono su
un’isola da sempre imparano a navigare da piccini e conoscono
perfettamente ogni fondale angusto così da poterlo evitare
invitando la flotta nemica ad avanzare verso quella trappola. Galeoni,
brigantini, fregate, addirittura delle galee d’altri tempi
sono sul mare e già in queste prime fasi dello scontro molte
imbarcazioni finiscono a fondo sommerse dalle acque del Mare
dell’Ovest.
Qualcuno prospettava una pace inverosimile e se ora fosse su questo
campo di battaglia, rinuncerebbe anche solo al pensiero di trovare un
accordo tra i due regni.
Mare del Nord, lungo le coste
La battaglia navale sta continuano e l’evolversi dello
scontro assume delle pieghe inaspettate. Nonostante
l’inferiorità numerica, la flotta di Tan sta
mettendo in crisi le tattiche preparate da Lyngesydd, ammiraglio di
Metel. Gli abbordaggi di Metel hanno successo, ma quando gli uomini
salgono sulle imbarcazioni nemiche si trovano di fronte molti
più soldati che marinai. Armati di asce e spade, gli uomini
di Sipestro sbaragliano gli avversari e poi la nave di Tan abbatte
quella avversaria facendola sprofondare in mare con il resto della
ciurma che non aveva proseguito l’abbordaggio. La differenza
di forze in campo si sta assottigliando sensibilmente e Sipestro sembra
poter sovvertire le sorti della battaglia.
Mare del Sud, lungo le coste
Le mosse di Geit non hanno successo e il vascello di comando di Apen
rimane ben protetto dal resto della flotta. La contromossa di Miral
invece sortisce effetti. I brigantini stanno spazzando via, lentamente
ma inesorabilmente, i galeoni più lenti della flotta di
Tera. La parità delle forze in campo sta scemando e il
gruppo d’imbarcazioni comandate dal capitano Menara si sta
facendo largo nella parte centrale dello schieramento di Tera.
Mare dell’Ovest, direzione segreta.
Sulla nave comando di Tan, il generale Brigada osserva con il binocolo
le navi di Apen che la stanno seguendo come da accordi tra i regnanti.
Lei non ha detto tutto al principe Oak, ma è persuasa che
neppure lui abbia detto ogni cosa. Se il principe si è
spaventato vedendo il numero delle sue navi, Brigada è
rimasta sorpresa di vederne così poche provenienti da Apen e
ne parla con un ufficiale.
«Stiamo andando in un luogo dove è presumibile che
stiano combattendo e ci dirigiamo là con ottanta navi. Il
principe Oak è venuto con dieci lenti galeoni, da quel poco
che ho visto, sono anche male equipaggiati, e loro hanno la marineria
più organizzata dopo quella di Dwr. Secondo te arriveranno
fino in fondo?»
L’ufficiale scuote la testa. «Lo credo
anch’io. Personalmente non mi sento di incolpare a Re Wit se
ha dispiegato la maggioranza delle sue navi nel Mare del Sud, quelli di
Tera gli faranno sudare sette camice, però
c’è qualcosa che continua a non
convincermi.»
Intanto, sulla propria nave, Oak è nel suo alloggio e sta
cercando qualcosa di molto importante dato che sembra spazientirsi nel
non trovarla. All’interno di un baule, spostando dei vestiti,
Oak esclama: «Eccole.» Il principe ha in mano due
lettere sulle quali sono impressi dei sigilli sconosciuti.
Confine Nord
Entrambi gli eserciti son arretrati lasciando sul campo migliaia di
morti mentre i feriti, quelli in grado di muoversi con le proprie
gambe, rientrano ai loro campi lentamente. L’inizio
improvviso di Torcon ha messo a segno un punto importante, ma la
risposta di Ciffredynol ha rimesso in bilico le sorti della battaglia.
Il principe di Tan però ha una contromossa da poter
utilizzare e si dirige verso una tenda montata in fretta dove ad
attenderlo c’è Ruga.
«Mio Signore, siamo pronti, però temo che anche
loro siano in possesso di queste cose.» Il soldato apre una
cassa, all’interno ci sono degli strani strumenti, Torcon ne
prende in mano uno dicendo: «Secondo il capo dei
contrabbandieri di Oazo questi sono dei prototipi realizzati soltanto
da loro.»
«Lei si fida di questi cosi, tali… archibugi,
giusto?»
«Esatto Ruga. I loro capi sarebbero finiti tutti in galera se
non fossi sicuro di quest’arma. Anche noi possediamo qualche
pistola, ma le fabbriche sono quasi tutte a Metel e di certo ne avranno
una buona quantità.»
«La guerra è proprio cambiata dai secoli passati.
Alla fine i mastri forgiatori ci faranno indossare qualche cosa di
così pesante che per percorrere un chilometro ci vorranno
tre giorni.»
Confine Est
Sia Titan e l’esercito di Metel sia Paard e
l’esercito di Tera, sono accampati nelle vicinanze del
confine dei due regni. Che cosa abbiano in mente e per quale motivo
rimangono fermi in quella posizione è un mistero per tutti i
soldati, ma nessuno parla perché trovarsi in quel luogo
è stata una vera fortuna, sicuramente da altre parti si
starà combattendo aspramente.
Confine Sud
Il suono dei corni ha riportato gli eserciti indietro di qualche
chilometro. I comandanti sanno bene che i soldati impegnati in una
battaglia di queste proporzioni non può proseguire per ore e
utilizza il ripiegamento per farli rifiatare e per dare nuove
indicazioni.
Il capitano Jaran, provato come i suoi uomini, esprime le sue
perplessità con il generale Macan. «Signore,
più si sta andando avanti e più sembra che non ci
possa essere una soluzione che determini la vittoria. Le forze si
equivalgono, la determinazione è pari per ogni uomo e
nessuno ha la forza di prevalere.»
Nel campo avversario invece è l’ufficiale Zeug a
parlare con Buffel, ma la discussione tra loro verte su un altro
argomento perché lui è l’unico ad avere
notato qualcosa di sospetto. «Generale, forse è la
mia sensazione, ma i rami degli alberi della foresta proibita sembrano
essersi avvicinati al campo di battaglia.»
Buffel sorride. «Probabilmente siamo noi che con
l’infuriare degli scontri ci stiamo avvicinando troppo alla
foresta», però poi smette di sorridere quando
guarda gli occhi del suo ufficiale che esprimono forte disagio. Il
generale prende un binocolo e prova a osservare la foresta, ma
è immobile ai suoi occhi.
Confine Ovest
L’esercito di Apen è arretrato dalla linea di
confine verso la zona del campanile, dove hanno iniziato a sistemare
l’accampamento. Dall’altra parte
l’esercito di Tan, con al seguito la principessa Willa, sono
entrati nel paese. All’interno di una villa lussuosa il
capitano Serpe e la principessa stanno bevendo del the.
«Milady, spero che il confort della vostra prigionia sia
all’altezza» dice Serpe sorridendo.
«Sa capitano, quando mio padre ha avuto questa idea io ho
cercato in tutti i modi di fargliela cambiare. In un momento come
questo abbandonare il palazzo, e soprattutto mia madre, mi ha fatto
pensare che fosse una follia. Mio padre mi ha dovuto spiegare per bene
le motivazioni perché fino all’ultimo ero
aggrappata alla maniglia della mia porta.»
«Il mio Re non ha voluto spiegare nel dettaglio il motivo di
questa messa in scena, forse era l’accordo tra Re a farlo
tacere» dice Serpe perplesso.
«È proprio come dite. Ora posso svelarle io
l’arcano. È noto che la maggior parte degli
alimenti di Apen provengono dai mercati di Dwr e questa guerra
può mettere in ginocchio l’intero regno se ci
dovessimo schierare apertamente con voi. Pensare che questa guerra
è colpa mia.»
«Milady, non si crucci per questo, il principe Torcon
è appoggiato totalmente dal padre e noi di Tan siamo onorati
di difendere le nostre terre insieme al loro fianco» dice il
capitano senza mostrare titubanza nelle sue parole.
«Lei è troppo gentile capitano» risponde
Willa prima di ricominciare il suo discorso precedente.
«Ebbene, mio padre non può schierare truppe in
favore di Tan, ma nello stesso momento non può fornire aiuti
a Dwr, seppur nostra alleata e si è impegnato a mantenere
chiuso il ponte che congiunge il mio regno con quello di Cristalya.
Però mio padre ha avuto un dubbio, insieme alla Wicaksana ha
letto dei vecchi contratti commerciali di marineria e ha scoperto che
se Dwr avesse chiesto il permesso di transito con delle navi avremmo
dovuto alzare la barriera per permettere il passaggio anche se fossero
state delle imbarcazioni militari. A quel punto hanno escogitato questa
pazza idea: se uno dei figli del re è in mano nemica, per la
difesa del proprio regno e dell’incolumità dei
principi, Apen può avvalersi di una Legge Imperiale. In essa
è descritto che se il re non ha firmato atti di guerra
può proteggere le proprietà, e in esse sono
compresi i figli, chiudendo ogni confine a chiunque senza subire
conseguenze.»
«Quindi, da questo motivo nasce anche l’accordo
delle navi su cui è imbarcato vostro fratello?»
«Esattamente. Sia lui sia io possiamo essere definiti
prigionieri a rischio della nostra vita. Dwr non ha fatto giungere
messaggi quindi questa idea è stata portata avanti
soprattutto in prospettiva, ma l’importante è che
Cristalya non può richiedere il nostro supporto logistico
nella guerra.»
Ponte doganale Sud/Est
Da qualche minuto si è sparso nella cittadina di Tera che si
affaccia sul ponte doganale uno strano silenzio, e la stessa situazione
si è creata nella casermetta di Dwr che protegge la barriera
sollevata per non permettere l’ingresso a degli intrusi.
All’improvviso una piccola esplosione, proveniente dalla
casermetta, cancella questo silenzio irreale, il rumore dei grandi
argani che crollano a terra è fragoroso, ma non tanto
assordante quanto la caduta precipitosa della barriera verso il basso.
Nella casermetta il generale Fharsa si ritrova quasi sommerso dalle
macerie, a Tera la regina Wasa ordina l’attacco degli
artiglieri.
Una serie di cannonate si abbatte sui mattoni della casermetta che
lentamente crolla su se stessa mentre migliaia di soldati Tera iniziano
una corsa forsennata sul ponte doganale guidati dal generale Draak. Lo
smarrimento degli uomini di Dwr permette all’esercito di Tera
di raggiungere quasi il confine dell’isola nemica, poi
Fharsa, liberatosi dalla trappola in cui era finito, ordina il
contrattacco alla postazione dei cannoni. Le grandi sfere di ferro
lanciate con forza dal cannone spazzano via i soldati, dilaniandone le
carni, soprattutto con i rimbalzi che compiono sul terreno roccioso del
ponte e l’avanzata di Draak è fermata prima che
possa raggiungere l’obiettivo primario. Inizia il corpo a
corpo, altri soldati di Tera accorrono sul ponte, ma vengono
bersagliati dagli arcieri che sono riusciti a trovare qualche torretta
ancora agibile nella casermetta. La regina Wasa non sembra preoccupata
di questa empasse, ma si guarda alle spalle fissando
l’orizzonte. E’ da quella parte che sta il suo
cuore di madre e non può smettere di pensare che abbia
lasciato Aarde al castello in una situazione pericolosa. Il Saggio Wijs
si pone davanti alla regina e la guarda con muso duro e lei capisce che
se non passerà il ponte sarà inutile qualsiasi
cosa accada al castello. Wasa impugna la sua spada,
quell’arma che hanno utilizzato i suoi avi e muove la testa
in segno di assenso all’indirizzo del suo Saggio che subito
le sorride. Anche Wasa corre sul ponte!
Ponte doganale Nord/Ovest
C’è forte tensione tra le fila
dell’esercito di Tan appostato poco lontano dal ponte
doganale. Cevalo si consulta con il soldato Cindroj.
«Dovrebbe essere già arrivato in queste
zone» dice il soldato al suo capitano.
«Per tutti i diavoli del deserto, questo ritardo mi
preoccupa. Il suo arrivo è determinante sia per noi sia per
gli altri» risponde Cevalo infastidito.
«Mi volete dire chi stiamo aspettando?» chiede
Fajro intromettendosi, ma questa volta Cevalo gli risponde in modo
tutt’altro che amichevole. «Soldato, non sono
questioni che ti riguardano.»
Fajro conosce da tanti anni Cevalo e sa quando è il momento
di lasciarlo tranquillo, nota negli occhi di quell’uomo la
furente rabbia e comprendere che il capitano è il primo che
vorrebbe saltare alla gola dei nemici il prima possibile.
Cevalo si rivolge al saggio Saga. «Conosco ciò che
devi fare nel caso estremo, ma ti prego, anzi, ti supplico, di non
prendere nessuna iniziativa senza un ordine.»
«Stai tranquillo caro amico, Explodon è stato
chiaro.»
Fajro e Cindroj osservano i due uomini senza capire di cosa stiano
parlando.
Regno di Dwr, Port Iar
Intanto, a Port Iar di Dwr, il capitano Foeil si è
trasferito sull’estremità del faro e scruta il
mare piuttosto adirato. «Ma dove diavolo sono quelli di
Tan?»
Molto lontano da Dwr c’è la risposta alla domanda
di Foeil. La flotta di Tan comandata dal generale Standardo sta per
approdare sull’isola Ngahuru per unirsi a Explodon nella
battaglia delle battaglie.
Regno di Tera, Port Winkel
Dwr, contrariamente alle previsioni non sta subendo
l’invasione di Tan, mentre le notizie che aveva ricevuto la
Regina Wasa sull’invasione di Tera si stanno rivelando
esatte, infatti, la flotta di navi comandate dal generale Each sono a
poche miglia da Port Winkel e ad attenderle sono pronte le milizie del
comandante in capo Hebber.
CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e
narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei
Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXV (vero nome Ukwu) – Imperatore dei Cinque
Regni [deceduto]
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina
Prau – generale della marina
Altri: Ijo (ufficiale della marina), Kayu, Gedhe (ufficiale
dell’esercito)
- Regno di Dwr
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante
in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [scomparso]
Glic – Saggio reale di Dwr
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Ohama e Foeil – capitani dell’esercito
Haranche – Ammiraglio della marina
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (caporale dell’esercito), Dubh, Geodha, Loch
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo
dell’esercito
Meyelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Ciffredynol – generale dell’esercito
Capall e Tyred – capitani dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Nasc (ufficiale della marina), Gwyn, Juwelo
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario e comandante in capo
dell’esercito
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan
Brigada e Standarto – generali dell’esercito
Goj, Serpe e Cevalo – capitani dell’esercito
Sipestro – ammiraglio della marina
Turo – generale della marina
Altri: Ruga e Cindroj (soldati dell’esercito), Lumo
- Regno di Tera
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera
Hebber – comandante in capo dell’esercito
Buffel e Draak – generali dell’esercito
Paard – capitano dell’esercito
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Zeug, Haag (ufficiali dell’esercito), Geel
Spia/mercenario – identità sconosciuta
Kwakhala – Regina dei mostri marini
I tre incappucciati – si conoscono il nome di una donna,
Meirge e di un uomo Copar
MAPPA
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