63 Scoperte
*** NOTA AUTRICE ALLA FINE ***
63 Scoperte
“Non prendermi in giro!” gli occhi grigi mandavano lampi; ma il Nano non si fermò.
“Nessuna presa in giro.”
Si portò le mani di Gwennis alla bocca,e posò
un bacio delicato sui palmi, prima l’uno poi l’altro;
ed abbassò la voce.
“Hai detto che vuoi stare con me?” sussurrò.
“Se sei sicura… vuoi che ti mostri quanto ti sbagli?”
Gli occhi di Gwennis furono improvvisamente lucidi di lacrime. Lo guardò per un istante infinito, poi annuì.
Il Nano ravviò il focherello ormai quasi spento
acceso tanto tempo prima da Gwennis, fino a farlo ardere allegramente;
quindi srotolò la coperta che usava per dormire, le
prese delicatamente le mani e la fece sedere, sedendosi a sua volta
accanto a lei. Il fuoco incendiava i riccioli che sfuggivano alla
treccia scomposta, creando un alone luminoso intorno alla testa della
giovane Nana; le ciglia ombreggiavano i grandi occhi spalancati e colmi
di apprensione, ma anche di aspettativa.
Il Nano si chinò verso la sua compagna e baciò
delicatamente le labbra morbide, una volta, due, finchè la bocca
di lei gli si aprì; le sfiorò con la lingua
l’interno delle labbra, e quando lei rispose il bacio divenne
più profondo, così intimo… chiuse gli occhi
ed assaporò il salato delle lacrime. Quando si staccarono, per
mancanza d’aria, entrambi avevano il respiro corto ed il volto in
fiamme. Mahal benedetto, mi sta facendo impazzire.
Il Nano si distese su un fianco, sorreggendosi sul gomito, e
l’attirò più vicina; con la mano libera
iniziò a sciogliere i lacci che tenevano chiusa la sua
propria camicia, sotto lo sguardo affascinato di Gwennis. Quando ebbe
finito, sussurrò, sempre guardandola negli occhi:
“Vuoi toccarmi?”
“C-come… io non… non ho mai…”
farfugliò, confusa; ma lui le sorrise ancora, un sorriso
malizioso come Gwennis non l’aveva mai visto.
“Beh… hai detto che non sai dare piacere a un Nano?
La prima cosa da fare è conoscerlo, non ti sembra?”
lui fu felice di sentire una risatina.
“Ottima logica, Mastro Nano…” rispose lei.
Il Nano si era ripromesso di essere tenero, rassicurante, maturo;
di condurre la sua compagna per mano senza spaventarla. Come sapeva di
essere un guerriero addestrato, così sapeva, oscuramente, di
essere un buon amante, esperto quanto bastava. Devo essere controllato e dolce, trasmettere tranquillità ma anche sicurezza, perché si fidi di me.
Le dita di Gwennis cominciarono a muoversi sulla sua pelle,
esitanti, delicate… a volte gli lanciava occhiate perplesse,
come se chiedesse: va bene così?
Poi qualcosa cambiò. Divennero maliziose, birichine e molto
più indiscrete, ed il Nano si trovò improvvisamente con
il fiato corto. Lei riusciva ad indugiare esattamente sui punti che lo
facevano rabbrividire di piacere. Preso da tutte queste sensazioni, si
dimenticò di continuare ad accarezzarle i capelli…
Dèi com’è
bella… oh, sì così… devo essere delicato,
non spaventarla… ah! Lì, proprio lì! …
Mahal che mani calde ha… tranquillo e rassicurante…
I pensieri del Nano vagavano, dispersi e disordinati come foglie
portate dal vento. Ogni buona intenzione, ogni progetto, ogni coerenza
erano svanite in un mare di piacere intossicante. Si accorse a malapena
di essere sdraiato sulla schiena, con lei che lo sovrastava,
baciandolo languidamente, e continuava a muovere quelle dita magiche.
Sotto le sue, invece, i capelli di lei sembravano seta, e non riusciva
a staccarne le mani. Con uno sforzo aprì gli occhi e la vide: le
guance accese, le labbra socchiuse, gli occhi brillanti. Si sta divertendo un mondo…
Mahal non posso continuare così… sono troppo, troppo eccitato… se non si ferma, io…
Ma vuoi davvero che si fermi?
Le mani scesero sempre di più, scivolando sotto la
cintura… poi si avvicinarono pericolosamente ai lacci dei
pantaloni… una voce dentro il Nano gli urlava di fare qualcosa,
qualsiasi cosa, ma il suo corpo non rispondeva, crogiolandosi
nelle sensazioni. Con il cuore che batteva all’impazzata, chiuse
gli occhi. Se solo mi tocca…
I lacci erano ormai sciolti. E, sì: bastarono davvero poche leggere carezze.
Se prima i pensieri del Nano erano stati disordinati e dispersi
come foglie al vento, ora erano aggrovigliati come una matassa di lana
tra le zampe di un gatto, mentre cercava di riprendere fiato e di fare
ordine nella sua mente. Non che fosse una cosa facile.
Si vergognava come un ladro, ed era furioso con se stesso. Bella
dimostrazione di maturità. Adulto e responsabile, dolce e
rassicurante, proprio: mi sono comportato come uno stupido adolescente
alla prima cotta! Dèi, chissà cosa pensa di me.
Un’altra parte di lui sogghignava. Fortuna che non sapeva stare con un uomo! Non perderla di vista, idiota!
Un’altra parte ancora stava facendo spudoratamente le fusa.
Il suo cuore era pieno di tenerezza, e gli suggeriva di baciarla,
abbracciarla e fare l’amore con lei. Poteva decisamente essere
una buona idea; ma in questo momento, cosa le dico?
Aprì un occhio. Lei aveva ravvivato il fuoco, e per
fortuna, perché il Nano rabbrividì sentendo il sudore
raffreddarsi sulla sua pelle nuda. Gwennis trasse qualcosa dalla
sua sacca, prese la borraccia e si inginocchiò accanto a lui;
inumidì il panno con l’acqua e cominciò
delicatamente a ripulirgli la pelle.
Inorridito, il Nano si alzò sui gomiti.
“No!.. cosa stai… non devi….” Farfugliò, gli occhi sbarrati.
Gwennis lo guardò tranquillamente. Gli appoggiò una mano sul petto e lo respinse giù.
“Ssh! Lasciami lavorare.”
A questo punto la mente del Nano era una tabula rasa.
Assolutamente vuota. Lei era riuscita a spiazzarlo completamente; si
rese conto di avere la bocca spalancata per lo stupore e si
affrettò a chiuderla. La solita vocina della sua parte cinica si
era fatta sentire. Ti sei già
reso abbastanza ridicolo. Ci manca solo che si volti e ti veda con
l’espressione intelligente di un pesce lesso.
Finito il suo lavoro, la Nana srotolò una pelliccia;
lo coprì, vi si infilò sotto al suo fianco e gli
appoggiò il capo sulla spalla; infine sussurrò:
“Grazie.”
Era veramente troppo per lui. Ed improvvisamente smise di pensare.
Quelle poche sillabe lo avevano colpito fino in fondo al cuore;
stringendola a sé, sotto la pelliccia, disse piano:
“Perché mi dici grazie, Gwen? Io dovrei ringraziarti:
mi hai dato momenti piacevolissimi …almeno da che mi
ricordi,” aggiunse con una buona dose di autoironia.
“Vedi… tu ti sei abbandonato a me. Hai lasciato
che fossi io a darti quello che volevo, come volevo. Per la prima volta
non mi sono sentita usata… anzi. Ti ho sentito
così… così mio.”
Il cuore di lui si aprì di colpo; ne uscì
un’immensa tenerezza, e le diede voce prima di rendersene conto.
La ribaltò sulla schiena, le accarezzò la guancia e
guardandola negli occhi sussurrò:
“Io sono tuo, Gwen… ora e per sempre, finchè mi vorrai.”
Lei alzò un braccio a circondargli il collo e lo attirò a sé.
“Allora baciami.”
E da quel momento il Nano mise il cervello in vacanza: per la
prima volta smise di cercare di capire, analizzare, programmare, e fu
solo cuore, corpo ed istinto. Usò tutti i suoi sensi per
cogliere i messaggi che la sua amante gli inviava. La
spogliò senza fretta, baciandola ed accarezzandola ad ogni
passo, fermandosi e indugiando quando la sentiva dubitare, o
irrigidirsi, andando avanti quando la sentiva pronta, quando i i
sussurri , i sospiri, i fremiti di lei gli dicevano che desiderava di
più. La amò con gli occhi e con le parole, con i
baci e con tutto se stesso, tenero ed attento, appassionato tanto da
accenderla ma non da spaventarla; la attirò con sé in un
incantesimo d’amore e di piacere. E quando gli sembrò che
fosse pronta per lui, quando sentì di non poterla desiderare di
più, di non poter più aspettare, ancora… si
sollevò su un gomito e la contemplò, nuda come lui,
bellissima e magica alla luce del focolare, e sussurrò:
“Amore mio… mi vuoi?”
Lei sorrise, gli occhi lucenti e spalancati, ed allungò le braccia.
“Ti voglio,” sussurrò a sua volta con una voce
bassa e roca che gli spedì l’ennesimo brivido su per la
spina dorsale. Lui si distese sulla schiena.
“Allora vieni… tocca a te decidere. Quando vuoi, quello che vuoi, finchè vuoi.”
Gwennis lo fissò, sorpresa ancora una volta, e la luce sul
suo viso fu tale da fargli male al cuore. La attirò su di
sé e si sollevò per baciarla.
Fu lei a guidarlo dentro di sé; fu ancora lei a stabilire
il ritmo godendosi ogni momento. Il Nano si limitò ad
abbandonarsi alla magia. Si riempì gli occhi della sua bellezza,
della meraviglia e della pura gioia che lesse nel suo sguardo; la
accarezzò e seguì i suoi movimenti, attento a non
forzarla mai. Emozionato ed eccitato, lesse sul viso e sul corpo di lei
i segni della marea del piacere che avanzava; raccolse dalle sue labbra
ogni ansito, e lesse nei suoi occhi l’abbandono quando raggiunse
il culmine. Un attimo, ed il corpo di lei che si chiudeva catturandolo
in sé gli fece esplodere mille stelle davanti agli occhi.
Per un momento, l’universo del Nano si era inclinato.
Il Nano emerse lentamente alla coscienza… o quasi. Il suo
orizzonte rimase limitato al bozzolo in cui era racchiuso, e colse solo
le sensazioni immediate. Dèi, come stava bene.
Il pavimento della grotta sotto la sua schiena era sabbioso, senza
sassi fastidiosi; le pellicce e le coperte che lo avvolgevano erano
morbide sulla sua pelle. E contro il suo fianco, caldo e liscio, un
dolce peso sulla sua spalla, respiro leggero e oh Mahal questa è beatitudine… la strinse meglio contro di sé e scivolò di nuovo nel sonno.
La volta successiva, si svegliò all’erta. I suoi
sensi gli stavano comunicando che qualcosa non andava, qualcosa di
insolito, e gli bastò qualche istante per rendersi conto
che la fonte del disturbo stava proprio tra le sue braccia.
Lei stava piangendo. Gli intoppi nel respiro, i piccoli brividi,
le aspirazioni silenziose ma non abbastanza… non c’erano
dubbi. Il cuore del Nano finì istantaneamente a livello dello
stomaco.
Oh, per tutti i Valar. Cosa ho fatto? Un turbine di pensieri attraversò la sua mente, tu idiota, hai avuto troppa fretta, le hai fatto pressione, lo sapevi che non era pronta… Fu un particolare che fece risalire un po’ il livello del suo cuore.
Gwennis stava piangendo, sì, ma nelle sue braccia. Non lo
stava respingendo, anzi, stava attorcigliando le dita nei capelli
biondi ed arruffati accanto alla sua guancia, aggrappandovisi
come se la sua vita dipendesse da questo, ed il Nano pensò che
era una bella sensazione. La tentazione di girare il viso e baciare
quelle dita era forte, ma si costrinse a stare fermo.
Meno piacevoli erano le unghie dell’altra mano nel suo bicipite, ma le ignorò.
Per un momento pensò di fingere di continuare a dormire, ma
non gli sembrava … adeguato. Così sussurrò:
“Gwen..? E’ colpa mia? Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
AL suono della sua voce, Gwen si era irrigidita, trattenendo il
respiro; ma alle sue domande si rizzò di scatto su un gomito,
facendo scivolare la pelliccia che li copriva.
Lo guardò con espressione stupefatta.
“Mahal, no! Come puoi pensare una cosa simile? Mi hai dato la notte più bella della mia vita!”
Il cuore del Nano volò; rimase a guardarla, consapevole di avere stampato sul viso un sorriso infatuato.
La vocina cinica si fece sentire di nuovo.
Sei un pozzo di espressioni intelligenti.
La ignorò completamente, anche perché sul viso di
lei era comparso un analogo sorrisetto. Se avesse potuto, il Nano
avrebbe fatto le fusa come un gatto coccolato, mentre la vocina
sghignazzava.
“Però credo che tu abbia diritto ad una spiegazione.”
“Nessun diritto, Gwen, ma se vuoi parlare sono un bravo ascoltatore.”
Lei lo fissò un attimo, quindi fece un sorrisetto.
“Mahal, sei proprio unico,” gli rispose; si
accoccolò di nuovo contro il suo fianco e gli appoggiò la
testa alla spalla. Rimase in silenzio per un po’, mentre lui
aspettava pazientemente: l’ultima cosa che intendeva provare era
farle fretta. Finalmente ne saprò un po’ di
più di questa Nana.
“Non so bene come cominciare… sono così
confusa, da una parte mi sento meglio di come mi accadeva da
anni… dall’altra sono arrabbiata, e non capisco…
perché? Perché dirmi tutte quelle cose, se non erano
vere? Cosa gli avevo mai fatto?...”
Le lacrime tornavano, e il Nano la strinse solo un po’ di
più, accarezzandole i capelli. Non parlò, perché
non ce n’era bisogno.
Alla fine Gwennis sospirò.
“Meglio partire dall’inizio.”
“Il mio fu un matrimonio combinato, come quasi tutti quelli
delle ragazze di buona famiglia di Gabilgathol. I motivi per cui i miei
gentori lo scesero sarebbero troppo lunghi da spiegare, e non
c’entrano; comunque, lui era il mercante più ricco
della città; vedovo, con due figli grandi, sembrava molto
gentile.”
“Ma le cose si sono rivelate diverse.” Avevo immaginato qualcosa del genere.
Gwennis annuì; fece una pausa, scegliendo le parole.
“La prima notte di nozze, lui… mi fece male.
Molto… e così tutte le volte dopo. Lui non era come te,
prendeva quel che voleva e basta. “
Il Nano digrignò i denti.
“Che imbecille. Non saprà mai cosa si è perso.”
A queste parole la sentì ridacchiare.
“Mahal, non sai cosa significhi per me sentirtelo
dire.” Quindi riprese: “Protestai, non mi sembrava che le
cose dovessero andare così. Non avevo alcuna esperienza, ma le
donne chiacchierano, e.. beh, poi c’era stata la Festa della
Sposa, quindi…”
Un attimo di silenzio.
“Lui si infuriò. Mi disse che era suo diritto, che
alle altre Nane piaceva, che ero solo una ragazzina viziata e una
moglie ribelle… e così via… e che le mogli ribelli
andavano punite dall’inizio...”
Un’altra pausa. Il Nano tratteneva a stento l’indignazione.
“E lo fece.”
“Mahal, ti ha… ti ha …”
“Mi ha picchiata… e mi ha presa con la forza. Quella volta e molte dopo.”
L’indignazione stava diventando rabbia cieca..
“Non hai parlato con nessuno?”
“E con chi? Mi vergognavo tanto.. e poi mi venivano un sacco
di dubbi: e se avesse avuto ragione lui? E: mi avrebbero creduto?
Lui aveva una reputazione magnifica, sempre cortese e generoso con
la buona società di Gabilgathol, anche se ormai sapevo
come conduceva i suoi affari. Era come se ci fossero due persone in
lui. … se avessi detto ai miei fratelli che mi picchiava
avrebbero scatenato un putiferio, e lui li avrebbe distrutti, come
accadeva a tutti quelli che attraversavano la sua strada.”
“Nessuno si è mai accorto di niente? Dovevi pure aver qualche segno, qualche livido..”
“Stava molto attento a non toccarmi in punti visibili.
Diceva che si sarebbe vergognato per me perché tutti avrebbero
saputo che ero una pessima moglie e che era costretto a
‘disciplinarmi’.”
Dopo un attimo di pausa continuò. Nel frattempo il Nano faceva di tutto per controllare il dolore e la rabbia.
“Allora decisi che se fossi stata assolutamente docile forse
le cose sarebbero andate meglio… ma mi sbagliavo. Fu peggio! Mi
diceva cose orribili, che gli sembrava di .. beh.. stare con un
cadavere. Che qualsiasi lavandaia era capace di … oddio, come
posso ripetere quelle cose!.. di compiacere un Nano, e io
no. Che con tutto il mio studio non valevo niente e non servivo a
niente. Che l’unico uso delle donne è scaldare il letto ed
io non ero capace nemmeno di quello… che avrei fatto passare
qualsiasi voglia a chiunque… infatti allora spesso non riusciva
a … oddio … e si arrabbiava anche di
più…”
Gwennis stava singhiozzando apertamente, e il Nano la teneva stretta. Pensava che gli si sarebbe spezzato il cuore.
“Forza, buttalo fuori… tutto… piangere fa
bene, cara. Mahal, ti sei tenuta dentro questa roba per quanto? Due
anni, tre?”
“N-non so, sembra un’eternità…”
“E’ finito, adesso. Lo sai che è finito,vero?
La Nana annuiva.
“Avrei voluto un figlio… oh, non importava che fosse
suo, almeno avrei avuto qualcuno per me, anche perché sapevo che
non lo avrebbe considerato affatto finchè non fosse cresciuto
abbastanza. Aveva fatto lo stesso con i suoi due figli… ti avevo
detto che aveva due figli, che lavoravano per lui in altre
città? E poi, beh, se fossi stata incinta forse per un po’
mi avrebbe lasciato in pace… ma non successe mai.”
Sospiro.
“Quello fu un altro motivo di litigio. Disse che qualsiasi
scrofa valeva più di me, perché non ero nemmeno in
grado di dargli un figlio; e venne fuori che mi aveva sposato solo per
avere un altro erede, in modo da estromettere i suoi
figli…”
“Come è finita?”
“E’ finita che un giorno lo riportarono a casa. Aveva
avuto un colpo mentre era nel suo ufficio; rimase in coma un paio di
giorni e morì senza riprendere conoscenza.”
Restarono a lungo in silenzio, stretti sotto le coperte.
“Sai?” disse il Nano alla fine, “mi dispiace che tuo marito sia morto.”
Lei rizzò il capo, interrogandolo con lo sguardo.
“Perché penso che mi sarei compiaciuto di spellarlo
vivo con un coltello poco affilato… ma in ogni caso spero
che, ovunque sia, veda cosa si è perso, il bastardo.”
La mano del Nano risalì la schiena di Gwennis, e la voce si fece bassa e roca.
“Perché vedi, se ti compiacerai di dare
un’occhiata a sud, vedrai che questo Nano è molto
compiaciuto semplicemente standoti vicino… e se ti compiacesse,
potrei forse dimostrarti meglio quanto il bastardo si
sbagliava…”
“Direi che mi compiace.”
ANGOLO AUTRICE ( è importante non glissate pls)
Questa volta ho qualcosa di importante da dire.
Nello stesso capitolo ho fatto alcune scelte di cui non sono molto sicura.
Uno. Sono consapevole di
aver interpretato il primo incontro tra loro in modo decisamente
inusuale, non credo di aver mai letto niente del genere. Un po’
più terra-terra dei soliti fuochi d’artificio. Però
mi sembrava adeguato.
Due. Mi sento molto
presuntuosa nell’aver affrontato un argomento delicato, quello
delle donne maltrattate, che conosco molto poco perché non sono
né una psicologa né una sociologa, e grazie al
cielo non ho avuto esperienze dirette. E allora, perché
diavolo ne hai parlato? Domanda legittima.
In questa fic compaiono
due personaggi femminili principali, e due storie d’amore ( Neala
è una storyline minore, sebbene anche lei avrà il suo
esito): volevo che fossero profondamente diverse, sia le Nane sia le
storie, ognuna adatta al partner che ho voluto assegnare.
Liatris è una ragazza
al primo amore, con un passato tranquillo, sereno, e vive la sua storia
un po’ come una favola ( che ovviamente poi scende sulla terra
come accade in questi casi). E’ perfetta per il mio Kìli,
giovane e impulsivo, con il suo percorso di maturazione ma
fondamentalmente puro ( non so se riesco a spiegarmi). E’ una
storia d’amore di stelle e arcobaleni, la cui unica
difficoltà è riuscire a reggere l’impatto con la
realtà: entrambi però sono maturati abbastanza da
riuscirci.
Questi due sono diversi. Lui
è fondamentalmente un cinico ( la vocetta che ogni tanto compare
è la sua coscienza): ha profonde convinzioni in materia di
dovere e di onore, al punto da mettere questi davanti a tutto il
resto compreso se stesso, ma ha anche ben poche illusioni sulla
realtà. Il suo punto è di mantenersi all’altezza
dei suoi personali, elevatissimi standard. A un personaggio
simile non potevo abbinare una Biancaneve. Gwennis ha un passato
difficile, ferite profonde mai rimarginate e comunque una
personalità complessa.
A questo punto farò una
cosa che in 63 capitoli e sei anni non ho mai fatto: chiedo per favore
un feedback. La storia potrebbe avere esiti diversi, e mi piacerebbe
sentire il parere dei pochi lettori ancora attivi ( lo so, è
colpa mia, avrei dovuto essere più costante
nell’aggiornare).
ANGOLO DEL *GRAZIE*
Stepaniee, Laurelindorean, Jodie_always , per aver lasciato un segno del passaggio.
EmmaWayne, Little Giant, dayafterday: per l’attenzione.
E tutte quelle che mi onorano di contarmi ( ancora) tra gli autori preferiti.
Un abbraccio forte.
Idril
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