Sono
qui per te
Sindy
aveva sempre avuto il sospetto che Rickard fosse omosessuale, pur non
avendo
mai avuto occasione di convalidare la propria ipotesi. Non aveva
impiegato
molto tempo a capire che ultimamente il rapporto dell’amico
con Den si era incrinato
terribilmente.
Tra
di loro si era creato un legame particolare: quando erano insieme,
apparivano
entrambi spensierati come due neonati che sperimentano il mondo per la
prima
volta. Quel giorno Sindy provò a fare qualcosa che
desiderava fare da tempo, ma
che aveva sempre evitato per lasciare all’amico il tempo
necessario per
comprendere e accettare la sua vera natura.
In
tutta risposta, lui corse via dalla stanza con le lacrime agli occhi,
allontanandosi il più possibile da quel posto e da lei. Non
desiderava altro
che fuggire lontano o magari scomparire per sempre, per non dover
sopportare i
giudizi della gente, quei commenti silenziosi che trafiggono
l’animo a
tradimento e quegli sguardi, che paiono godere profondamente nel farlo,
credendo sia giusto così.
Sindy
lasciò trascorrere un’ora, poi si
accomodò sul letto disfatto, provando a chiamarlo
al telefono.
Quando
sentì una suoneria vivace provenire proprio dalla stanza in
cui si trovava,
pensò che avrebbe dovuto immaginare che Rickard avesse
lasciato il cellulare a casa,
dove lo dimenticava sempre.
Impaziente,
decise di uscire a cercarlo, temendo il peggio. Uno scoppiettante
temporale
estivo cominciò a inumidirle i vestiti leggeri, ma
proseguì comunque in
direzione del bosco, addentrandovisi in breve tempo fin nel suo cuore.
Le
fronde degli alberi trattenevano leggermente la pioggia scrosciante,
facendola di
tanto in tanto rabbrividire, riportandole alla mente quelle stelle,
che, tempo
addietro, parevano ardere come il suo corpo sdraiato al suolo.
Inaspettatamente,
giunse a un spiazzo di pietra riparato.
Avvicinandosi,
lo riconobbe, accovacciato a terra tremante, la testa infilata tra le
gambe.
Istintivamente
gli si avvicinò, accostando il capo del ragazzo al proprio
petto, come faceva
sempre quando voleva dimostrargli il suo affetto più
sincero, posandogli un
lieve bacio sui capelli umidi e carezzando dolcemente il viso bagnato
dalle lacrime.
«Non
sei solo» gli sussurrò all’orecchio,
stringendolo più forte. Non sapeva se il
giovane avesse udito le sue parole, forse la pioggia era troppo
rumorosa per
poterglielo permettere. Lo sentì gemere leggermente in un
singhiozzo. «Sono
qui, Rickard» mormorò appoggiando la schiena alla
parete di roccia.
Osservò
le gocce di pioggia posarsi leggere sul terreno, come un’ape
su di un fiore,
abbandonandolo poi, portandone via per sempre un po’ con
sé. Non le importava
come avrebbe reagito la gente, i suoi genitori, gli amici. Lei sarebbe
stata lì
per lui e lo avrebbe protetto dalle malelingue ogni volta che ne avesse
avuto
la possibilità. L’importante era che Rickard ne
fosse consapevole, perché Sindy
sapeva bene che un solo minuto più tardi, sarebbe forse
stato troppo tardi per
dirlo.
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