Erano
tornati solo da pochi giorni a Nampara ma già, come per
magia e come
se tutto questo avesse sempre fatto parte di tutti, ognuno aveva
ripreso antichi ritmi, antiche abitudini e antiche usanze.
Ross
aveva preso ad alzarsi presto al mattino, lasciando che Demelza
continuasse a dormire tranquilla ancora un pò. Era ormai a
metà
gravidanza e tutto ciò che desiderava era che lei stesse a
riposo,
il più possibile serena. Certo, era difficile farla stare
ferma di
giorno quando, a causa della sua vitalità e dei bambini, si
dimostrava agile come una gazzella. Ma Ross le ricordava spesso,
assieme ai Gimlett che non erano abituati a tanta vitalità,
che era
incinta e che scavalcare le staccionate o correre nell'aia erano cose
sconsigliate. Tutto questo mentre Prudie, alle loro spalle,
borbottava cose incomprensibili facendo il bucato. E poi c'erano i
preparativi al matrimonio, l'ansia, mille cose da organizzare che i
Boscawen, attesi a breve dopo che avevano comprato un antico palazzo
di campagna, sicuramente avrebbero rimarcato. Certo, andava bene un
matrimonio semplice ma non TROPPO semplice... Lord Falmouth era stato
chiaro, una cerimonia in famiglia e con solo gli amici stretti ma con
la giusta dose di buon gusto ed eleganza...
Stiracchiandosi,
Ross si avviò verso la staccionata seguito dai gemellini
che, a
differenza dei tre fratelli più grandi, erano decisamente
molto più
mattinieri e desiderosi di scoprire quel mondo che a loro pareva
infinito e tutto da esplorare. Demian stava abituandosi ad
addormentarsi nella stessa stanza di Jeremy e Valentine e anche se la
sera piagnucolava sempre un pò e pretendeva la presenza di
Demelza
fino a che non si fosse addormentato, poi rimaneva nel suo letto fino
al mattino e sgattaiolava da loro solo all'alba. Gli avevano
insegnato che doveva bussare prima di entrare in una stanza da letto,
che era una cosa educata da fare quando si entrava in camera di altre
persone e Ross, con Demelza, aveva promesso di fare altrettanto con
lui e coi fratelli, quando fosse venuto in camera loro. Demian si era
sentito importante, come gli altri bambini a cui aveva riconosciuto
il diritto alla privacy, e aveva imparato subito quella piccola
regola. Certo, non avere più il contatto diretto con la sua
mamma
tutta la notte era difficile per lui tanto per Demelza, ma Ross
sapeva che presto ognuno si sarebbe abituato a quella realtà
più
giusta ed adeguata per tutti. E poi Nampara era piccola e a Demian
era stato spiegato che gli sarebbero occorsi solo pochi passi per
raggiungere la mamma e che quindi non c'era nulla di cui avere paura.
Passeggiando
coi bambini, giunse fino alla spiaggia. Quella era diventata la sua
nuova attività mattutina, passeggiare godendosi il mare e le
belle
giornate. La miniera lo vedeva nuovamente coinvolto nelle ore
centrali della giornata ma la mattina presto e il pomeriggio tardi
erano dedicati solo a quella sua famiglia tanto amata e che gli era
stata strappata troppo a lungo.
Era
felice... Era come rinascere e avere nuovamente accanto Demelza,
poterci parlare, ridere, scherzare, poterla amare e addormentarsi con
lei erano come la realizzazione di sogni ritenuti impossibili fino a
poco prima.
"Stamattina
che si fa?" - chiese Daisy, togliendosi le scarpine e
lanciandole nella sabbia, come suo solito.
Ross
le indicò il mare. "Si fa come sempre, ci si impegna per
tenerlo pulito".
I
bimbi si voltarono e per un attimo rimasero in silenzio ad osservare
quella grande distesa blu baciata dal sole nascente.
I gemelli
sembravano
affascinati dal mare. Demian ancora non si capacitava che fosse
più
grande del laghetto del parco di Kensington e Daisy voleva sempre
sgattaiolare in spiaggia alla ricerca di pirati.
Da quando Ross
aveva spiegato a Demian che con un bastone, sulla battigia, si poteva
disegnare senza sporcar nulla tracciando segni sulla sabbia, ogni
mattino il piccolo voleva accompagnarlo nella sua perlustrazione.
Ross amava tenere pulita la sua spiaggia e spesso all'alba, dopo una
nuotata, si era fermato a raccogliere detriti e sporcizia che la mare
notturna aveva portato a riva. Lo trovava rilassante...
Ma
Daisy no, invece! "Lo dobbiamo sgridare!".
"Chi?".
Con
la mano nella sua, la bimba alzò le spalle. "Il mare! Sporca
sempre tutto!!!" - sbottò, prendendo un pezzo di legno
marcio
che galleggiava a riva.
Ross rise mentre Demian, a poca distanza,
disegnava elfi e folletti sulla sabbia. "E sì,
dovremmo...".
"Mare, fai il bravoooooo!!!" - urlò
Daisy, alle onde.
Ross osservò il pezzo di legno raccolto. Doveva
appartenere a qualche imbarcazione affondata e forse poteva servire a
rendere un pò più interessante la loro missione.
"Questo è un
legno speciale, apparteneva a una barca. E sai chi la guidava, prima
di affondare?".
Daisy ci pensò su, poi divenne rossa
dall'emozione. "I pirati?!".
"Credo proprio di
sì!".
Daisy saltellò. "Sono vicini?".
"Sì.
O lo erano..".
"E ci stanno spiando di nascosto?".
Ross
sorrise, accarezzandole la testolina. "Può darsi".
Daisy,
eccitata, si guardò attorno. "Demiannnn, ci sono i pirati!".
Il
bimbo la guardò incuriosito, poi con noncuranza
tornò a tracciare
linee nella sabbia. "Basta che non mi rovinano il disegno".
Ross
rise del pragmatismo del bambino, che in quel tratto di carattere
somigliava incredibilmente a suo zio. Ma poi lo osservò
disegnare e
si rese conto della passione e della concentrazione che ci metteva e
in questo, anche se non lo aveva conosciuto di persona, ci vedeva
Hugh. Anche Demelza vedeva la stessa cosa in lui e Ross ogni volta
che lei lo diceva, si trovava a provare una fitta al cuore. Ma non
gelosia per ciò che era stato e per i ricordi che Hugh aveva
lasciato in chi aveva incrociato il suo cammino, ma a causa del
destino avverso a quell'uomo che di certo non meritava di non veder
crescere i suoi figli ma al contrario, meritava di essere lì
al suo
posto a vedere Demian che, come lui, amava l'arte e il disegn. E
questo lo avrebbe reso orgoglioso, Ross lo poteva immaginare
perché
essendo a sua volta padre, si sentiva fiero ogni volta che i suoi
figli raggiungevano un nuovo traguardo davanti ai suoi occhi. Nel
pensare a Hugh rivedeva il se stesso che per lungo tempo si era
precluso ogni cosa dei suoi figli, perdendosi tante piccole
conquiste di cui altri avevano goduto. Ora, guardando Demian che
disegnava o Daisy che era una piccola adorabile piratessa in erba,
provava le medesime cose pensando a Hugh e al fatto che sarebbe stato
giusto che ci fosse lui lì, in quel momento...
La
piccola Daisy, che gli tirava la stoffa dei pantaloni, lo
destò dai
suoi pensieri. "Papà Ross, mi fai provare?".
"A
far cosa?".
"La
pirata!".
Ross
sospirò, prendendola in braccio. Sapeva a cosa stava
alludendo ed
era da quando gli aveva raccontato della sua piccola barca ancorata
in un grotta, che Daisy glielo chiedeva. E quel giorno il mare era
abbastanza calmo per accontentarla... "Vuoi fare un giro sulla
barca, nel mare?".
"Sììììì!"
- urlò lei, entusiasta.
Ross
le strizzò l'occhio. "Ma magari mamma si arrabbia, che ne
dici?".
Daisy
allargò le braccia con ovvietà, alzando poi le
spalle. "Basta
non dirglielo! Facciamo un segreto nuovo?".
Ross
sospirò, rendendosi conto che mai sarebbe riuscito a dire di
no alle
piccole donne della sua famiglia: Clowance, Daisy e presto anche
Isabella-Rose l'avrebbero avuto in loro perenne potere. "E fa
bene, aggiungiamo un altro segreto alla nostra lunga lista".
Si
voltò verso Demian per chiamarlo quando, dal fondo della
baia, vide
scendere dal sentiero i suoi tre figli più dormiglioni che,
come
ogni mattina, lo raggiungevano con comodo dopo aver fatto colazione.
"Papà!"
- urlarono Valentine, Jeremy e Clowance correndo verso di lui.
Ross
guardò Daisy e decise che sì, poteva
accontentarla e quello era il
momento giusto per farlo. Tutti i suoi bambini erano lì e
forse per
la prima volta poteva fare qualcosa da solo con loro, da padre, senza
l'aiuto di Demelza a filtrare i rapporti. "Siete arrivati appena
in tempo!" - esclamò ai bambini, appena li ebbe davanti.
"Per
cosa?" - chiese Jeremy.
Daisy
si mise fra loro. "Per fare i pirati!".
...
Mezz'ora
dopo, dopo aver raggiunto la grotta ed essersi fatto aiutare da
Jeremy e Valentine a spingere la barca fino al mare, navigavano sotto
costa.
Con
vigorose remate, Ross mostrò ai bambini la visuale della
terraferma
vista dal mare, raccontando loro tutte le leggende che conosceva su
quei luoghi, dai pirati a Re Artù.
Mentre
Jeremy e Valentine furono da subito attenti e curiosi, gli altri
reagirono ognuno in modo diverso a quella nuova avventura: un
pò
impaurita, Clowance gli si rannicchiò sulle gambe mentre
Demian, a
prua, chiacchierava coi pesci che vedeva sfilare, chiamandoli coi
nomi che gli venivano in mente al momento.
E
Daisy...
La
piccola piratessa, eccitata e felice come se si fosse trovata nel suo
elemento naturale, non stava ferma un attimo. Saltellava qua e la
facendo dondolare l'imbarcazione e qualche volta Ross fu costretto ad
afferrarla per il vestitino perché non cadesse in acqua. E
alla
fine, per tenerla buona, la nominò Capitana Piratessa della
nave,
mettendole in testa il suo tricorno che, ogni due per tre, le cadeva
davanti agli occhi perché troppo grande. E lei, ridendo,
dava ordini
come solitamente faceva suo zio coi suoi sottoposti, esigendo che
tutti le ubbidissero e che lui andasse di qua e di la.
Ross
la assecondò, facendo l'occhiolino a Clowance che, dopo la
paura
iniziale, sembrava ormai solo divertita, mentre i maschietti la
prendevano in giro facendole mille domande sul mare a cui Daisy
ovviamente non sapeva rispondere. E allora la bimba si arrabbiava,
picchiava il piedino e inventava una risposta, il più delle
volte
astrusa, dandosi il tono del lupo di mare navigato.
Fu
rilassante portare i bambini in barca, una specie di ritorno al
passato di quando era bambino o sposino e, con Demelza, a volte
faceva lo stesso tragitto di sera, alla luce delle stelle,
guardandola di sottecchi e stupendosi di essersene innamorato. Anche
per i bambini fu bello e trovarsi con loro insieme, in armonia,
raccontando le storie di quella terra che col tempo sarebbe diventata
un pò anche loro, li fece sentire più vicini.
Dopo
due ore di remate però, complice il dolore alla spalla
appena
guarita, propose loro di tornare a riva per una nuova avventura: la
miniera!
Demelza
lo avrebbe ucciso se avesse saputo che li aveva portati fin
laggiù
ma anche quello sarebbe stato un loro piccolo segreto, un segreto che
poteva avvicinarli ancora di più. Anche le miniere, come il
mare,
facevano parte di quel mondo che i bambini stavano scoprendo, Jeremy
e i gemelli gli facevano spesso molte domande su cunicoli e rame e
aveva comunque il sospetto che se non avesse mostrato loro di che si
trattava, prima o poi Daisy e Demian avrebbero tentato di scoprirlo
da soli, cacciandosi nei guai o mettendosi in pericolo... O scoprendo
da soli nuovi e ricchi filoni... Da quei due poteva aspettarsi di
tutto e quindi, per la sicurezza dei bambini, se miniera doveva
essere, che l'esplorazione avvenisse con lui a vigilare.
Era
domenica, la Wheal Grace era deserta e quindi, dopo essersi fatto
promettere cieca ubbidienza e di fare i bravi, li portò nel
suo
studio e da lì aprì la botola che portava al
primo livello.
Clowance
non sembrava molto convinta ma alla fine, spinta dagli
incoraggiamenti di Jeremy, decise di far parte del gruppo.
Per
primo scese Ross, con Daisy e Demian aggrappati al suo collo. Poi
scese Clowance, seguita da Valentine e infine Jeremy, che in
superficie aveva vigilato sui fratellini e aveva scelto di essere
l'ultimo a scendere.
Appena
di sotto Ross accese una candela e, tenendosi tutti per mano,
avanzarono lentamente nei corridoi.
"Fa
freddo qua sotto" – mormorò Clowance.
"Molto
freddo" – aggiunse Daisy. "Avranno freddo anche i pirati!
Ci vengono quì?".
"Sì,
a volte" – borbottò Ross – "E anche se
hanno freddo,
mi rubano il rame!".
"Perché
gli serve!" - ribatté la bimba, già desiderosa di
difendere la
categoria piratesca a cui voleva appartenere.
"Papà,
è vero che nelle miniere ci lavorano anche i bambini
piccoli?"
- chiese Jeremy, guardandosi attorno un pò spaventato ma
anche
estremamente incuriosito.
Ross
scosse la testa davanti a quella piaga che, in Parlamento, stava
cercando di estirpare con ogni sua forza. "Non nella mia! Da me,
fino ai quattordici anni, non si scende in miniera a lavorare! Ma in
altre miniere purtroppo sì, ci lavorano bambini anche molto
piccoli. E si ammalano e molti muoiono... E io, sperando nell'aiuto
di vostro zio e in quello di chi la pensa come noi, cerchiamo di
evitare con nuove leggi che questo possa ancora accadere".
Clowance
gli strinse la mano. "Lo chiederò allo zio, gli
dirò di fare
subito le leggi e di aiutarti, allora! Lui lo ascoltano in tanti, lo
sai? Quì è buio e sporco, non ci dovrebbero stare
i bambini.
Nemmeno quel tonto di Gustav! Se venisse quì, finirebbe in
un buco,
cadrebbe di sotto e nessuno lo vedrebbe mai più. Che non
sarebbe una
brutta cosa, ma magari sua mamma potrebbe piangere per sempre...".
Mascherando
un sorriso di compatimento per il povero cuore innamorato e per nulla
corrisposto di Gustav, Ross le accarezzò la testolina,
orgoglioso di
lei. In fondo, benché principessina nei modi, aveva un cuore
grande
e generoso come ogni Poldark che si rispetti. "Beh, speriamo che
lo zio ti ascolti".
"Papà
Ross?" - chiamò Demian. "Cos'è la striscia rossa
nella
pietra? Un disegno? Chi lo ha fatto?" - chiese.
Ross
scoppiò a ridere, il piccolo segugio era già
all'opera. "E'
una piccola vena di rame, quella. E' ciò che cerchiamo e che
da
lavoro ai miei uomini. E una paga".
Il
piccolo osservò meglio, percorrendo il segno con il dito.
"Ohhh,
dillo ai tuoi uomini! Questo l'ho trovato io".
"D'accordo!".
Valentine
gli si avvicinò, cingendogli la vita. "Papà!".
"Cosa
c'è?".
"Grazie
per avermi portato quì! Non c'ero mai venuto".
Ross
si sentì in colpa di nuovo verso di lui, per come per tanto
lo
avesse volutamente tenuto fuori dalla sua vita di tutti i giorni.
"Faremo ancora tante cose insieme, Valentine! Magari all'aria
aperta, che è un luogo più adatto a voi..." -
disse fra i
denti, correndo a riprendere Daisy che si era messa a giocare
codecisamente ora di risalire, il tempo di ubbidienza dei gemelli era
limitato e quasi scaduto. "Coraggio, ora! Risaliamo e andiamo
dalla mamma! E' quasi ora di pranzo!".
"Sìììì!"
- urlarono tutti, affamati.
E
riprendendosi tutti per mano, risalirono dalla scaletta.
...
Stava
cucendo a mano una copertina di lana per Isabella-Rose, quando
bussarono alla porta.
Jane
Gimlett andò ad aprire e con somma sorpresa di Demelza, si
trovò
davanti Lord Falmouth ed Alexandra che, a dire il vero, non sarebbero
dovuti arrivare prima di dieci giorni.
Evidentemente
avevano accelerato i tempi, pensò…
Dopo
varie ricerche e arrendendosi al fatto che i tempi erano cambiati e
che non esistevano più castelli abbastanza sfarzosi per i
Boscawen,
Falmouth aveva comprato una elegante villa a poche miglia da Nampara,
Tregothnan, dove passare i mesi estivi coi bambini, in attesa del
ritorno autunnale a Londra.
Demelza
osservò i due arrivati, sorridendo ed alzandosi dal divano.
Li
abbracciò felice di vederli, spiegò loro che i
bambini e Ross erano
fuori dal mattino presto e poi li invitò a sedersi per un
tè.
Quella situazione così nuova a Nampara ma di fatto tanto
famigliare,
si rese conto che la faceva stare bene e che era bello averli
finalmente lì con loro. Le erano mancati, ai bambini erano
mancati e
facevano parte della famiglia.
“E’
cresciuta la tua piccolina, vedo!” –
osservò Alix notando il suo
ventre ormai decisamente non più piatto.
“Già,
cresce e non sta ferma un secondo!”. La gravidanza iniziava a
pesare, la piccola diventava grande ed ora era ben visibile e a
giudicare da quanto scalciava, sarebbe stata più vivace
persino dei
gemellini.
“Ti
trovo benissimo, mia cara” – le sussurrò
Alix, mettendole
accanto un pacco.
Demelza,
accarezzandosi il ventre, osservò incuriosita.
“Cos’è?”.
La
suocera le sorrise. “Il tessuto per il tuo abito da sposa. So
che
mi hai detto di fare con comodo ma mio fratello dice che di cose da
fare con comodo non ce ne sono in questa faccenda e quindi abbiamo
anticipato la partenza ed eccoci qui… Io e te in una
settimana
possiamo cucire un abito meraviglioso, tu ti sposerai e mio fratello
smetterà di vivere nell’ansia dello
scandalo”.
Santo
cielo, una settimana! Il cuore le accelerò al pensiero che
dopo
quegli anni di incubo e tanto dolore, presto sarebbe tornata ad
essere ciò che era nel suo destino, la signora Poldark.
“Anche se
in fondo è una formalità, fa un po’
paura…” – ammise.
Falmouth
tossicchiò, guardandola storto. “Una gravidanza
senza un anello al
dito non è una formalità. Nemmeno Lady Boscawen
può permettersi un
tale stato di cose…”.
Alix
e Demelza risero davanti alle occhiatacce dell’uomo.
“Agli
ordini! Appena Ross torna, lo mando a Sawle per le
pubblicazioni!”.
Falmouth
si guardò in giro mentre Prudie, trotterellando con passo
pesante,
portava il tè. “A proposito, Poldark
dov’è?”.
“Non
lo so esattamente ma credo sia impegnato a far scoprire ai bambini le
meraviglie della Cornovaglia”.
“Come
stanno i piccoli?” – chiese Alix.
Demelza
sorrise, i bambini erano un fiore e sembravano rinati in spirito e
forze da quando si trovavano lì. “Bene! Sono
vivaci, un po’
zingari, chiassosi e spesso affamati. Persino Daisy non fa capricci e
a tavola mangia tutto!”.
Alix
si illuminò in viso. “Daisy? La nostra
Daisy?”. Sembrava
incredula… “E non si è nemmeno ammalata
con tutto questo
vento?”.
Demelza
scosse la testa. “No, sana come un pesciolino e combattiva
come un
pirata”.
La
donna tirò un sospiro di sollievo, Falmouth annuì
orgoglioso e poi,
guardandosi attorno, studiò la casa. “E’
semplice e piccola,
molto diversa da quella a cui sei abituata a Londra”.
“Anche
la casa di Londra era molto diversa da quella a cui ero abituata qui.
Nampara va benissimo per noi e ci stiamo bene, è grande
abbastanza
per tutti e i bambini sono contenti” – rispose
Demelza, di
rimando, rendendosi conto di quanti cambiamenti fossero occorsi negli
ultimi anni nella sua vita.
Falmouth
la fissò intensamente, a quelle parole. "E tu, tu sei
felice?".
Lei
annuì, dandogli la più sincera delle risposte.
"Sì, lo sono".
E
in quel momento la porta si spalancò e i cinque piccoli,
come
cicloni, fecero irruzione nel salottino.
Appena
videro i nuovi arrivati, i quattro piccoli Boscawen corsero verso di
loro. "Nonna, zio!!!".
Fecero
per travolgerli con un abbraccio ma Prudie, a braccia conserte, si
mise fra i bambini e il lord. "Siete sporchi come topolini, non
toccate niente e nessuno. Soprattutto il lord!".
I
bambini guardarono Demelza accigliati e lei, abbastanza divertita,
osservò Ross. "Dove li hai portati? Son pieni di polvere".
"E'
il mare, mamma!" - intervenne Daisy, la conta-frottole di
più
fruttuosa esperienza. "Sposta la sabbia e ci viene addosso e noi
ci sporchiamo!".
Demelza
captò l'occhiolino di Ross alla piccola orsa mentre Alix
rise e,
incurante della polvere dispettosa, abbracciò la nipotina
più
piccola. "Ciao principessa, mi sei mancata!".
Ma
Daisy si imbronciò. "Non principessa! Sono una pirata, lo
sai
nonna? Conquisterò tutti i mari del mondo, anche quello
della Scozia
se vuoi, zio".
Falmouth
rise sotto i baffi, Alix sospirò e gli altri bambini, con
più
cautela, si avvicinarono a salutare.
"Quanto
starete?" - chiese Jeremy alla nonna.
"Io
fino a quando la vostra mamma non avrà partorito. Lo zio
cercherà
di fermarsi fino a ottobre, se il Parlamento glielo permette. E poi
tornerà quì a Natale e festeggieremo insieme come
lo scorso anno. E
quando la vostra sorellina sarà nata, torneremo a Londra
tutti
insieme per un pò, fino alla bella stagione".
Jeremy
sorrise, contento di quel programma.
Clowance
invece la abbracciò, eccitata che la sua migliore compagna
di
shopping, la nonna, l'avesse raggiunta. Poi la sua attenzione si
focalizzò sul pacco di stoffa che aveva portato.
"Cos'è?".
Demelza
prese il pacco, nascondendolo alla vista di Ross. "La stoffa con
cui faremo il mio vestito da sposa, Clowance?".
La
bambina divenne rossa dall'emozione. "E io farò la
damigella!
Vero, mamma? Vero, papà? Vero, zio? Vero, nonna? Io sono
bravissima,
ho fatto tante volte la damigella e sono la migliore damigella di
tutta l'Inghilterra. E anche della Scozia, ci scommetterei!" -
disse, con cipiglio sicuro, rivolta allo zio che a quelle parole si
gonfiò di orgoglio.
"Ovviamente,
Clowance, non c'è nemmeno da metterlo in dubbio!". Falmouth
accarezzò i capelli così insolitamente spettinati
della bambina e
poi, mettendosi il cappello in testa, prese sotto braccio Alix.
"Questa è solo una breve visita ma ora, credo sia tempo di
andare per noi, devo badare ad ogni mossa dei miei servi che non
sanno nemmeno come fare un trasloco senza la supervisione di qualcuno
con del cervello! Mi fanno impazzire! Ma bambini, quando tutto
sarà
a posto, potrete venire a dormire da noi quando vorrete,
così
lasciate un pò in pace i vostri genitori".
Valentine,
intimidito, si avvicinò. "Posso venire pure io?".
"Certo
che puoi!".
"Grazie!"
- esclamò il bambino.
Falmouth
annuì, lo aveva sempre trovato estremamente gradevole ed
educato, il
piccolo Valentine... L'unica sua pecca era la strana passione che
nutriva per la graziosa figlia di Lord Basset, il suo rivale. "E
ora su, devo davvero andare. E voi fate i bravi, a giorni ci
sarà un
matrimonio".
Ross
guardò Demelza. "A giorni?".
Lei
gli sorrise, baciandolo sulla guancia. "Il tempo necessario, mio
caro, a cucirmi il vestito".
Ross
sudò freddo, poi prese a ridere come se fosse ubriaco. "Ma
tu
sei velocissima a cucire vestiti!".
"Appunto...
Dovresti andare dal Reverendo Odgers quanto prima per le
pubblicazioni" – lo occhieggiò Demelza, facendogli
capire con
lo sguardo che subito era meglio che domani.
Falmouth
ed Alexandra sorrisero e, dopo aver salutato, si congedarono.
Rimasti
soli coi bambini, Demelza e Ross furono investiti da mille domande
sul matrimonio e su cosa sarebbe successo nei giorni successivi.
Solo
Jeremy rimase in disparte, con sguardo torvo.
Ross
se ne accorse e, timoroso che il figlio non fosse ancora pronto, gli
si avvicinò. "Jeremy, va tutto bene?".
Il
ragazzino guardò lui e poi, con sguardo mortalmente serio,
la madre.
"Giura!".
"Cosa?"
- chiese Demelza.
"Che
non mi costringerai a vestirmi da paggetto scemo come hai fatto per
il matrimonio di Margarita ed Edward! IO-NON-LO-FACCIO-PIU'!!!".
Demelza
scoppiò a ridere e anche Ross, capita la natura del
problema, fece
altrettanto. "Lo giuriamo, nessuno sarà costretto a fare
niente
che non gli va, in quel giorno. Sarà la nostra festa, di
tutti noi,
non solo mia e della mamma. Vi vogliamo solo vicini e se Clowance
vuole fare la damigella e tu non vuoi fare il paggetto,
andrà
benissimo! Io ho sempre odiato, da piccolo, fare il paggetto. E per
fortuna nessuno mi ha mai costretto a farlo..." - disse, tirando
una frecciatina a Demelza che raccolse la sfida.
"Poteva
essere educativo, amore mio...".
Ross
le si avvicinò divertito, dandole un veloce bacio sulle
labbra.
"Temo, AMORE MIO, che non lo sapremo mai, ormai l'età per
fare
il paggetto l'ho superata da un pezzo".
Jeremy
scoppiò a ridere davanti a quel battibecco e anche gli altri
fecero
altrettanto.
Valentine
si avvicinò al padre e a Demelza e, timidamente, chiese di
essere
ascoltato. "Papà, io il paggetto non l'ho mai fatto, posso
farlo anche se a te non piace?".
Fu
Demelza a rispondere, al posto di Ross, desiderosa che Valentine
capisse che poteva essere ciò che desiderava, nella loro
famiglia. E
che sarebbe sempre e comunque stato amato, anche se nutriva gusti o
passioni differenti dagli altri. "Certo tesoro, sarà un
onore
averti come paggetto. E voi?" - chiese, ai gemelli.
Demian
alzò le spalle, con noncuranza. "Se mi fai dormire un
pochino
ancora con te mamma, ti faccio il paggetto tutti i giorni di tutta la
mia vita" – tentò di argomentare.
Ma
Ross lo stoppò subito mentre Prudie, alle sue spalle, se la
rideva
della grossa. "Ne faremo a meno, Demian. Ma ti ringraziamo per
la tua offerta".
Demian
si imbronciò, rannicchiandosi contro le gambe di Demelza, e
Ross si
rivolse a Daisy. "E tu? Vuoi fare la damigella?".
Lei
ci pensò su. "Posso fare la damigella vestita da pirata?".
"No,
non credo che lo zio apprezzerebbe..." - rispose Demelza.
E
Daisy scosse la testa. "E allora no, non lo faccio".
"Neanche
per me?" - chiese Ross, illudendosi di essere il suo preferito.
Daisy
fece un sorriso furbo. "Se mi dai altri dieci segreti belli e
solo nostri, allora sì!".
Demelza
occhieggiò Ross in cagnesco. "Questa cosa dei segreti, prima
o
poi dovrete spiegarmela".
Ma
Ross tenne duro. "Un segreto è un segreto e mai andrebbe
svelato! E' una questione d'onore!".
Prudie
si avvicinò, prendendo i gemelli per mano mentre Jane Gimlet
faceva
lo stesso con Clowance e Valentine. "Sono d'accordo e per la tua
salute, ragazza, sta fuori dai segreti di questi due. E voi,
bestioline, ora vi porto a fare un bagno. Non pranzerete
così
sporchi!".
Ross
fissò Prudie a occhi spalancati. Prudie che parlava di
pulizia, che
INNEGGIAVA alla pulizia...?! Santo cielo, il mondo si era capovolto
per davvero! Ma si astenne dal commentare, che portasse via i bambini
per un pò poteva anche fargli comodo perché
c'erano delle cose di
cui voleva parlare con Demelza.
Borbottando,
i piccoli seguirono le due domestiche e Ross ne approfittò
per
avvicinarsi alla sua futura moglie. "Pochi giorni? Ho capito
bene?" - le chiese emozionato, cingendole la vita.
"Pochi
giorni per cambiare idea e scappare, Ross Poldark...".
Ridendo,
la baciò sulle labbra. "Potrei rifletterci mentre vado, dopo
pranzo, dal Reverendo Odgers".
Ridendo,
Demelza gli restituì il bacio. "Sì, potresti"
–
mormorò, contro le sue labbra.
Lo
sguardo di Ross si addolcì, mentre la abbracciava
più forte. "Sei
felice?".
"Sei
la seconda persona che me lo chiede, oggi. Sì, sono
felice... Tu?".
Ross
la baciò sulla fronte, appoggiandoci poi la sua, di fronte.
"Sì,
felice. E rinato... Guardo questa casa e penso al male che ti ho
fatto e al silenzio che l'ha devastata per anni... E ora sono brutti
ricordi e sì... Rinascere per me, è il verbo
giusto. Sono felice,
amo questa nostra nuova vita e non vedo l'ora di conoscere
Isabella-Rose perché ne sia ancora più piena. E
per la prima volta
non ho paura di cosa riserverà il futuro a tutti noi, per la
prima
volta so che insieme siamo abbastanza forti da poter affrontare
tutto. Tu, io, i bambini, Isabella-Rose...".
Con
un gesto gentile, Demelza gli prese la mano, poggiandola sul suo
ventre. "La senti?" - disse, mentre la piccola scalciava
con vigore. "Oggi è scatenata".
Gli
occhi di Ross si fecero lucidi. "E' davvero lei?" - chiese,
sentendo sotto i palmi della mano i calcetti della piccolina.
La
donna rise. "Certo! E mi stupisco che ti commuova sentirla! Non
è il nostro primo figlio".
"In
un certo senso sì, in un certo senso lo è
davvero" –
sussurrò Ross, contro le sue labbra.
Demelza
chiuse gli occhi, abbandonandosi a quell'abbraccio di cui aveva
bisogno. Nonostante cercasse di mantenersi forte e salda, era in
preda a mille emozioni come e più di Ross. Quel giorno
terribile di
quasi otto anni prima, da quel notaio, sarebbe diventato solo uno
sbiadito ricordo senza più nessuna importanza. Faceva paura
ed era
allo stesso tempo inebriante pensare che a breve, passeggiando,
sarebbe stata per tutti, di nuovo, la signora Poldark.
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