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Autore: lady lina 77    12/09/2019    1 recensioni
Una nuova fanfiction, una AU (che sarà molto lunga), che parte dal tradimento di Ross della S2. Cosa sarebbe successo se Elizabeth si fosse accorta prima di sposare George, della gravidanza del piccolo Valentine? Cosa sarebbe successo se avesse obbligato Ross a prendersi le sue responsabilità?
Una storia dove Ross dovrà dolorosamente fare i conti con le conseguenze dei propri errori e con la necessità di dover prendere decisioni difficili e dolorose che porteranno una Demelza (già incinta di Clowance) e il piccolo Jeremy lontano...
Una storia che, partendo dalla S2, abbraccerà persone e luoghi presenti nelle S3 e 4, pur in contesti e in modalità differenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano tornati solo da pochi giorni a Nampara ma già, come per magia e come se tutto questo avesse sempre fatto parte di tutti, ognuno aveva ripreso antichi ritmi, antiche abitudini e antiche usanze.

Ross aveva preso ad alzarsi presto al mattino, lasciando che Demelza continuasse a dormire tranquilla ancora un pò. Era ormai a metà gravidanza e tutto ciò che desiderava era che lei stesse a riposo, il più possibile serena. Certo, era difficile farla stare ferma di giorno quando, a causa della sua vitalità e dei bambini, si dimostrava agile come una gazzella. Ma Ross le ricordava spesso, assieme ai Gimlett che non erano abituati a tanta vitalità, che era incinta e che scavalcare le staccionate o correre nell'aia erano cose sconsigliate. Tutto questo mentre Prudie, alle loro spalle, borbottava cose incomprensibili facendo il bucato. E poi c'erano i preparativi al matrimonio, l'ansia, mille cose da organizzare che i Boscawen, attesi a breve dopo che avevano comprato un antico palazzo di campagna, sicuramente avrebbero rimarcato. Certo, andava bene un matrimonio semplice ma non TROPPO semplice... Lord Falmouth era stato chiaro, una cerimonia in famiglia e con solo gli amici stretti ma con la giusta dose di buon gusto ed eleganza...

Stiracchiandosi, Ross si avviò verso la staccionata seguito dai gemellini che, a differenza dei tre fratelli più grandi, erano decisamente molto più mattinieri e desiderosi di scoprire quel mondo che a loro pareva infinito e tutto da esplorare. Demian stava abituandosi ad addormentarsi nella stessa stanza di Jeremy e Valentine e anche se la sera piagnucolava sempre un pò e pretendeva la presenza di Demelza fino a che non si fosse addormentato, poi rimaneva nel suo letto fino al mattino e sgattaiolava da loro solo all'alba. Gli avevano insegnato che doveva bussare prima di entrare in una stanza da letto, che era una cosa educata da fare quando si entrava in camera di altre persone e Ross, con Demelza, aveva promesso di fare altrettanto con lui e coi fratelli, quando fosse venuto in camera loro. Demian si era sentito importante, come gli altri bambini a cui aveva riconosciuto il diritto alla privacy, e aveva imparato subito quella piccola regola. Certo, non avere più il contatto diretto con la sua mamma tutta la notte era difficile per lui tanto per Demelza, ma Ross sapeva che presto ognuno si sarebbe abituato a quella realtà più giusta ed adeguata per tutti. E poi Nampara era piccola e a Demian era stato spiegato che gli sarebbero occorsi solo pochi passi per raggiungere la mamma e che quindi non c'era nulla di cui avere paura.

Passeggiando coi bambini, giunse fino alla spiaggia. Quella era diventata la sua nuova attività mattutina, passeggiare godendosi il mare e le belle giornate. La miniera lo vedeva nuovamente coinvolto nelle ore centrali della giornata ma la mattina presto e il pomeriggio tardi erano dedicati solo a quella sua famiglia tanto amata e che gli era stata strappata troppo a lungo.

Era felice... Era come rinascere e avere nuovamente accanto Demelza, poterci parlare, ridere, scherzare, poterla amare e addormentarsi con lei erano come la realizzazione di sogni ritenuti impossibili fino a poco prima.

"Stamattina che si fa?" - chiese Daisy, togliendosi le scarpine e lanciandole nella sabbia, come suo solito.

Ross le indicò il mare. "Si fa come sempre, ci si impegna per tenerlo pulito".

I bimbi si voltarono e per un attimo rimasero in silenzio ad osservare quella grande distesa blu baciata dal sole nascente.

I gemelli sembravano affascinati dal mare. Demian ancora non si capacitava che fosse più grande del laghetto del parco di Kensington e Daisy voleva sempre sgattaiolare in spiaggia alla ricerca di pirati.
Da quando Ross aveva spiegato a Demian che con un bastone, sulla battigia, si poteva disegnare senza sporcar nulla tracciando segni sulla sabbia, ogni mattino il piccolo voleva accompagnarlo nella sua perlustrazione. Ross amava tenere pulita la sua spiaggia e spesso all'alba, dopo una nuotata, si era fermato a raccogliere detriti e sporcizia che la mare notturna aveva portato a riva. Lo trovava rilassante...

Ma Daisy no, invece! "Lo dobbiamo sgridare!".
"Chi?".
Con la mano nella sua, la bimba alzò le spalle. "Il mare! Sporca sempre tutto!!!" - sbottò, prendendo un pezzo di legno marcio che galleggiava a riva.
Ross rise mentre Demian, a poca distanza, disegnava elfi e folletti sulla sabbia. "E sì, dovremmo...".
"Mare, fai il bravoooooo!!!" - urlò Daisy, alle onde.
Ross osservò il pezzo di legno raccolto. Doveva appartenere a qualche imbarcazione affondata e forse poteva servire a rendere un pò più interessante la loro missione. "Questo è un legno speciale, apparteneva a una barca. E sai chi la guidava, prima di affondare?".
Daisy ci pensò su, poi divenne rossa dall'emozione. "I pirati?!".
"Credo proprio di sì!".
Daisy saltellò. "Sono vicini?".
"Sì. O lo erano..".
"E ci stanno spiando di nascosto?".
Ross sorrise, accarezzandole la testolina. "Può darsi".
Daisy, eccitata, si guardò attorno. "Demiannnn, ci sono i pirati!".
Il bimbo la guardò incuriosito, poi con noncuranza tornò a tracciare linee nella sabbia. "Basta che non mi rovinano il disegno".

Ross rise del pragmatismo del bambino, che in quel tratto di carattere somigliava incredibilmente a suo zio. Ma poi lo osservò disegnare e si rese conto della passione e della concentrazione che ci metteva e in questo, anche se non lo aveva conosciuto di persona, ci vedeva Hugh. Anche Demelza vedeva la stessa cosa in lui e Ross ogni volta che lei lo diceva, si trovava a provare una fitta al cuore. Ma non gelosia per ciò che era stato e per i ricordi che Hugh aveva lasciato in chi aveva incrociato il suo cammino, ma a causa del destino avverso a quell'uomo che di certo non meritava di non veder crescere i suoi figli ma al contrario, meritava di essere lì al suo posto a vedere Demian che, come lui, amava l'arte e il disegn. E questo lo avrebbe reso orgoglioso, Ross lo poteva immaginare perché essendo a sua volta padre, si sentiva fiero ogni volta che i suoi figli raggiungevano un nuovo traguardo davanti ai suoi occhi. Nel pensare a Hugh rivedeva il se stesso che per lungo tempo si era precluso ogni cosa dei suoi figli, perdendosi tante piccole conquiste di cui altri avevano goduto. Ora, guardando Demian che disegnava o Daisy che era una piccola adorabile piratessa in erba, provava le medesime cose pensando a Hugh e al fatto che sarebbe stato giusto che ci fosse lui lì, in quel momento...

La piccola Daisy, che gli tirava la stoffa dei pantaloni, lo destò dai suoi pensieri. "Papà Ross, mi fai provare?".

"A far cosa?".

"La pirata!".

Ross sospirò, prendendola in braccio. Sapeva a cosa stava alludendo ed era da quando gli aveva raccontato della sua piccola barca ancorata in un grotta, che Daisy glielo chiedeva. E quel giorno il mare era abbastanza calmo per accontentarla... "Vuoi fare un giro sulla barca, nel mare?".

"Sììììì!" - urlò lei, entusiasta.

Ross le strizzò l'occhio. "Ma magari mamma si arrabbia, che ne dici?".

Daisy allargò le braccia con ovvietà, alzando poi le spalle. "Basta non dirglielo! Facciamo un segreto nuovo?".

Ross sospirò, rendendosi conto che mai sarebbe riuscito a dire di no alle piccole donne della sua famiglia: Clowance, Daisy e presto anche Isabella-Rose l'avrebbero avuto in loro perenne potere. "E fa bene, aggiungiamo un altro segreto alla nostra lunga lista".

Si voltò verso Demian per chiamarlo quando, dal fondo della baia, vide scendere dal sentiero i suoi tre figli più dormiglioni che, come ogni mattina, lo raggiungevano con comodo dopo aver fatto colazione.

"Papà!" - urlarono Valentine, Jeremy e Clowance correndo verso di lui.

Ross guardò Daisy e decise che sì, poteva accontentarla e quello era il momento giusto per farlo. Tutti i suoi bambini erano lì e forse per la prima volta poteva fare qualcosa da solo con loro, da padre, senza l'aiuto di Demelza a filtrare i rapporti. "Siete arrivati appena in tempo!" - esclamò ai bambini, appena li ebbe davanti.

"Per cosa?" - chiese Jeremy.

Daisy si mise fra loro. "Per fare i pirati!".


...


Mezz'ora dopo, dopo aver raggiunto la grotta ed essersi fatto aiutare da Jeremy e Valentine a spingere la barca fino al mare, navigavano sotto costa.

Con vigorose remate, Ross mostrò ai bambini la visuale della terraferma vista dal mare, raccontando loro tutte le leggende che conosceva su quei luoghi, dai pirati a Re Artù.

Mentre Jeremy e Valentine furono da subito attenti e curiosi, gli altri reagirono ognuno in modo diverso a quella nuova avventura: un pò impaurita, Clowance gli si rannicchiò sulle gambe mentre Demian, a prua, chiacchierava coi pesci che vedeva sfilare, chiamandoli coi nomi che gli venivano in mente al momento.

E Daisy...

La piccola piratessa, eccitata e felice come se si fosse trovata nel suo elemento naturale, non stava ferma un attimo. Saltellava qua e la facendo dondolare l'imbarcazione e qualche volta Ross fu costretto ad afferrarla per il vestitino perché non cadesse in acqua. E alla fine, per tenerla buona, la nominò Capitana Piratessa della nave, mettendole in testa il suo tricorno che, ogni due per tre, le cadeva davanti agli occhi perché troppo grande. E lei, ridendo, dava ordini come solitamente faceva suo zio coi suoi sottoposti, esigendo che tutti le ubbidissero e che lui andasse di qua e di la.

Ross la assecondò, facendo l'occhiolino a Clowance che, dopo la paura iniziale, sembrava ormai solo divertita, mentre i maschietti la prendevano in giro facendole mille domande sul mare a cui Daisy ovviamente non sapeva rispondere. E allora la bimba si arrabbiava, picchiava il piedino e inventava una risposta, il più delle volte astrusa, dandosi il tono del lupo di mare navigato.

Fu rilassante portare i bambini in barca, una specie di ritorno al passato di quando era bambino o sposino e, con Demelza, a volte faceva lo stesso tragitto di sera, alla luce delle stelle, guardandola di sottecchi e stupendosi di essersene innamorato. Anche per i bambini fu bello e trovarsi con loro insieme, in armonia, raccontando le storie di quella terra che col tempo sarebbe diventata un pò anche loro, li fece sentire più vicini.

Dopo due ore di remate però, complice il dolore alla spalla appena guarita, propose loro di tornare a riva per una nuova avventura: la miniera!

Demelza lo avrebbe ucciso se avesse saputo che li aveva portati fin laggiù ma anche quello sarebbe stato un loro piccolo segreto, un segreto che poteva avvicinarli ancora di più. Anche le miniere, come il mare, facevano parte di quel mondo che i bambini stavano scoprendo, Jeremy e i gemelli gli facevano spesso molte domande su cunicoli e rame e aveva comunque il sospetto che se non avesse mostrato loro di che si trattava, prima o poi Daisy e Demian avrebbero tentato di scoprirlo da soli, cacciandosi nei guai o mettendosi in pericolo... O scoprendo da soli nuovi e ricchi filoni... Da quei due poteva aspettarsi di tutto e quindi, per la sicurezza dei bambini, se miniera doveva essere, che l'esplorazione avvenisse con lui a vigilare.

Era domenica, la Wheal Grace era deserta e quindi, dopo essersi fatto promettere cieca ubbidienza e di fare i bravi, li portò nel suo studio e da lì aprì la botola che portava al primo livello.

Clowance non sembrava molto convinta ma alla fine, spinta dagli incoraggiamenti di Jeremy, decise di far parte del gruppo.

Per primo scese Ross, con Daisy e Demian aggrappati al suo collo. Poi scese Clowance, seguita da Valentine e infine Jeremy, che in superficie aveva vigilato sui fratellini e aveva scelto di essere l'ultimo a scendere.

Appena di sotto Ross accese una candela e, tenendosi tutti per mano, avanzarono lentamente nei corridoi.

"Fa freddo qua sotto" – mormorò Clowance.

"Molto freddo" – aggiunse Daisy. "Avranno freddo anche i pirati! Ci vengono quì?".

"Sì, a volte" – borbottò Ross – "E anche se hanno freddo, mi rubano il rame!".

"Perché gli serve!" - ribatté la bimba, già desiderosa di difendere la categoria piratesca a cui voleva appartenere.

"Papà, è vero che nelle miniere ci lavorano anche i bambini piccoli?" - chiese Jeremy, guardandosi attorno un pò spaventato ma anche estremamente incuriosito.

Ross scosse la testa davanti a quella piaga che, in Parlamento, stava cercando di estirpare con ogni sua forza. "Non nella mia! Da me, fino ai quattordici anni, non si scende in miniera a lavorare! Ma in altre miniere purtroppo sì, ci lavorano bambini anche molto piccoli. E si ammalano e molti muoiono... E io, sperando nell'aiuto di vostro zio e in quello di chi la pensa come noi, cerchiamo di evitare con nuove leggi che questo possa ancora accadere".

Clowance gli strinse la mano. "Lo chiederò allo zio, gli dirò di fare subito le leggi e di aiutarti, allora! Lui lo ascoltano in tanti, lo sai? Quì è buio e sporco, non ci dovrebbero stare i bambini. Nemmeno quel tonto di Gustav! Se venisse quì, finirebbe in un buco, cadrebbe di sotto e nessuno lo vedrebbe mai più. Che non sarebbe una brutta cosa, ma magari sua mamma potrebbe piangere per sempre...".

Mascherando un sorriso di compatimento per il povero cuore innamorato e per nulla corrisposto di Gustav, Ross le accarezzò la testolina, orgoglioso di lei. In fondo, benché principessina nei modi, aveva un cuore grande e generoso come ogni Poldark che si rispetti. "Beh, speriamo che lo zio ti ascolti".

"Papà Ross?" - chiamò Demian. "Cos'è la striscia rossa nella pietra? Un disegno? Chi lo ha fatto?" - chiese.

Ross scoppiò a ridere, il piccolo segugio era già all'opera. "E' una piccola vena di rame, quella. E' ciò che cerchiamo e che da lavoro ai miei uomini. E una paga".

Il piccolo osservò meglio, percorrendo il segno con il dito. "Ohhh, dillo ai tuoi uomini! Questo l'ho trovato io".

"D'accordo!".

Valentine gli si avvicinò, cingendogli la vita. "Papà!".

"Cosa c'è?".

"Grazie per avermi portato quì! Non c'ero mai venuto".

Ross si sentì in colpa di nuovo verso di lui, per come per tanto lo avesse volutamente tenuto fuori dalla sua vita di tutti i giorni. "Faremo ancora tante cose insieme, Valentine! Magari all'aria aperta, che è un luogo più adatto a voi..." - disse fra i denti, correndo a riprendere Daisy che si era messa a giocare codecisamente ora di risalire, il tempo di ubbidienza dei gemelli era limitato e quasi scaduto. "Coraggio, ora! Risaliamo e andiamo dalla mamma! E' quasi ora di pranzo!".

"Sìììì!" - urlarono tutti, affamati.

E riprendendosi tutti per mano, risalirono dalla scaletta.


...

Stava cucendo a mano una copertina di lana per Isabella-Rose, quando bussarono alla porta.

Jane Gimlett andò ad aprire e con somma sorpresa di Demelza, si trovò davanti Lord Falmouth ed Alexandra che, a dire il vero, non sarebbero dovuti arrivare prima di dieci giorni.

Evidentemente avevano accelerato i tempi, pensò…

Dopo varie ricerche e arrendendosi al fatto che i tempi erano cambiati e che non esistevano più castelli abbastanza sfarzosi per i Boscawen, Falmouth aveva comprato una elegante villa a poche miglia da Nampara, Tregothnan, dove passare i mesi estivi coi bambini, in attesa del ritorno autunnale a Londra.

Demelza osservò i due arrivati, sorridendo ed alzandosi dal divano. Li abbracciò felice di vederli, spiegò loro che i bambini e Ross erano fuori dal mattino presto e poi li invitò a sedersi per un tè. Quella situazione così nuova a Nampara ma di fatto tanto famigliare, si rese conto che la faceva stare bene e che era bello averli finalmente lì con loro. Le erano mancati, ai bambini erano mancati e facevano parte della famiglia.

E’ cresciuta la tua piccolina, vedo!” – osservò Alix notando il suo ventre ormai decisamente non più piatto.

Già, cresce e non sta ferma un secondo!”. La gravidanza iniziava a pesare, la piccola diventava grande ed ora era ben visibile e a giudicare da quanto scalciava, sarebbe stata più vivace persino dei gemellini.

Ti trovo benissimo, mia cara” – le sussurrò Alix, mettendole accanto un pacco.

Demelza, accarezzandosi il ventre, osservò incuriosita. “Cos’è?”.

La suocera le sorrise. “Il tessuto per il tuo abito da sposa. So che mi hai detto di fare con comodo ma mio fratello dice che di cose da fare con comodo non ce ne sono in questa faccenda e quindi abbiamo anticipato la partenza ed eccoci qui… Io e te in una settimana possiamo cucire un abito meraviglioso, tu ti sposerai e mio fratello smetterà di vivere nell’ansia dello scandalo”.

Santo cielo, una settimana! Il cuore le accelerò al pensiero che dopo quegli anni di incubo e tanto dolore, presto sarebbe tornata ad essere ciò che era nel suo destino, la signora Poldark. “Anche se in fondo è una formalità, fa un po’ paura…” – ammise.

Falmouth tossicchiò, guardandola storto. “Una gravidanza senza un anello al dito non è una formalità. Nemmeno Lady Boscawen può permettersi un tale stato di cose…”.

Alix e Demelza risero davanti alle occhiatacce dell’uomo. “Agli ordini! Appena Ross torna, lo mando a Sawle per le pubblicazioni!”.

Falmouth si guardò in giro mentre Prudie, trotterellando con passo pesante, portava il tè. “A proposito, Poldark dov’è?”.

Non lo so esattamente ma credo sia impegnato a far scoprire ai bambini le meraviglie della Cornovaglia”.

Come stanno i piccoli?” – chiese Alix.

Demelza sorrise, i bambini erano un fiore e sembravano rinati in spirito e forze da quando si trovavano lì. “Bene! Sono vivaci, un po’ zingari, chiassosi e spesso affamati. Persino Daisy non fa capricci e a tavola mangia tutto!”.

Alix si illuminò in viso. “Daisy? La nostra Daisy?”. Sembrava incredula… “E non si è nemmeno ammalata con tutto questo vento?”.

Demelza scosse la testa. “No, sana come un pesciolino e combattiva come un pirata”.

La donna tirò un sospiro di sollievo, Falmouth annuì orgoglioso e poi, guardandosi attorno, studiò la casa. “E’ semplice e piccola, molto diversa da quella a cui sei abituata a Londra”.

Anche la casa di Londra era molto diversa da quella a cui ero abituata qui. Nampara va benissimo per noi e ci stiamo bene, è grande abbastanza per tutti e i bambini sono contenti” – rispose Demelza, di rimando, rendendosi conto di quanti cambiamenti fossero occorsi negli ultimi anni nella sua vita.

Falmouth la fissò intensamente, a quelle parole. "E tu, tu sei felice?".

Lei annuì, dandogli la più sincera delle risposte. "Sì, lo sono".

E in quel momento la porta si spalancò e i cinque piccoli, come cicloni, fecero irruzione nel salottino.

Appena videro i nuovi arrivati, i quattro piccoli Boscawen corsero verso di loro. "Nonna, zio!!!".

Fecero per travolgerli con un abbraccio ma Prudie, a braccia conserte, si mise fra i bambini e il lord. "Siete sporchi come topolini, non toccate niente e nessuno. Soprattutto il lord!".

I bambini guardarono Demelza accigliati e lei, abbastanza divertita, osservò Ross. "Dove li hai portati? Son pieni di polvere".

"E' il mare, mamma!" - intervenne Daisy, la conta-frottole di più fruttuosa esperienza. "Sposta la sabbia e ci viene addosso e noi ci sporchiamo!".

Demelza captò l'occhiolino di Ross alla piccola orsa mentre Alix rise e, incurante della polvere dispettosa, abbracciò la nipotina più piccola. "Ciao principessa, mi sei mancata!".

Ma Daisy si imbronciò. "Non principessa! Sono una pirata, lo sai nonna? Conquisterò tutti i mari del mondo, anche quello della Scozia se vuoi, zio".

Falmouth rise sotto i baffi, Alix sospirò e gli altri bambini, con più cautela, si avvicinarono a salutare.

"Quanto starete?" - chiese Jeremy alla nonna.

"Io fino a quando la vostra mamma non avrà partorito. Lo zio cercherà di fermarsi fino a ottobre, se il Parlamento glielo permette. E poi tornerà quì a Natale e festeggieremo insieme come lo scorso anno. E quando la vostra sorellina sarà nata, torneremo a Londra tutti insieme per un pò, fino alla bella stagione".

Jeremy sorrise, contento di quel programma.

Clowance invece la abbracciò, eccitata che la sua migliore compagna di shopping, la nonna, l'avesse raggiunta. Poi la sua attenzione si focalizzò sul pacco di stoffa che aveva portato. "Cos'è?".

Demelza prese il pacco, nascondendolo alla vista di Ross. "La stoffa con cui faremo il mio vestito da sposa, Clowance?".

La bambina divenne rossa dall'emozione. "E io farò la damigella! Vero, mamma? Vero, papà? Vero, zio? Vero, nonna? Io sono bravissima, ho fatto tante volte la damigella e sono la migliore damigella di tutta l'Inghilterra. E anche della Scozia, ci scommetterei!" - disse, con cipiglio sicuro, rivolta allo zio che a quelle parole si gonfiò di orgoglio.

"Ovviamente, Clowance, non c'è nemmeno da metterlo in dubbio!". Falmouth accarezzò i capelli così insolitamente spettinati della bambina e poi, mettendosi il cappello in testa, prese sotto braccio Alix. "Questa è solo una breve visita ma ora, credo sia tempo di andare per noi, devo badare ad ogni mossa dei miei servi che non sanno nemmeno come fare un trasloco senza la supervisione di qualcuno con del cervello! Mi fanno impazzire! Ma bambini, quando tutto sarà a posto, potrete venire a dormire da noi quando vorrete, così lasciate un pò in pace i vostri genitori".

Valentine, intimidito, si avvicinò. "Posso venire pure io?".

"Certo che puoi!".

"Grazie!" - esclamò il bambino.

Falmouth annuì, lo aveva sempre trovato estremamente gradevole ed educato, il piccolo Valentine... L'unica sua pecca era la strana passione che nutriva per la graziosa figlia di Lord Basset, il suo rivale. "E ora su, devo davvero andare. E voi fate i bravi, a giorni ci sarà un matrimonio".

Ross guardò Demelza. "A giorni?".

Lei gli sorrise, baciandolo sulla guancia. "Il tempo necessario, mio caro, a cucirmi il vestito".

Ross sudò freddo, poi prese a ridere come se fosse ubriaco. "Ma tu sei velocissima a cucire vestiti!".

"Appunto... Dovresti andare dal Reverendo Odgers quanto prima per le pubblicazioni" – lo occhieggiò Demelza, facendogli capire con lo sguardo che subito era meglio che domani.

Falmouth ed Alexandra sorrisero e, dopo aver salutato, si congedarono.

Rimasti soli coi bambini, Demelza e Ross furono investiti da mille domande sul matrimonio e su cosa sarebbe successo nei giorni successivi.

Solo Jeremy rimase in disparte, con sguardo torvo.

Ross se ne accorse e, timoroso che il figlio non fosse ancora pronto, gli si avvicinò. "Jeremy, va tutto bene?".

Il ragazzino guardò lui e poi, con sguardo mortalmente serio, la madre. "Giura!".

"Cosa?" - chiese Demelza.

"Che non mi costringerai a vestirmi da paggetto scemo come hai fatto per il matrimonio di Margarita ed Edward! IO-NON-LO-FACCIO-PIU'!!!".

Demelza scoppiò a ridere e anche Ross, capita la natura del problema, fece altrettanto. "Lo giuriamo, nessuno sarà costretto a fare niente che non gli va, in quel giorno. Sarà la nostra festa, di tutti noi, non solo mia e della mamma. Vi vogliamo solo vicini e se Clowance vuole fare la damigella e tu non vuoi fare il paggetto, andrà benissimo! Io ho sempre odiato, da piccolo, fare il paggetto. E per fortuna nessuno mi ha mai costretto a farlo..." - disse, tirando una frecciatina a Demelza che raccolse la sfida.

"Poteva essere educativo, amore mio...".

Ross le si avvicinò divertito, dandole un veloce bacio sulle labbra. "Temo, AMORE MIO, che non lo sapremo mai, ormai l'età per fare il paggetto l'ho superata da un pezzo".

Jeremy scoppiò a ridere davanti a quel battibecco e anche gli altri fecero altrettanto.

Valentine si avvicinò al padre e a Demelza e, timidamente, chiese di essere ascoltato. "Papà, io il paggetto non l'ho mai fatto, posso farlo anche se a te non piace?".

Fu Demelza a rispondere, al posto di Ross, desiderosa che Valentine capisse che poteva essere ciò che desiderava, nella loro famiglia. E che sarebbe sempre e comunque stato amato, anche se nutriva gusti o passioni differenti dagli altri. "Certo tesoro, sarà un onore averti come paggetto. E voi?" - chiese, ai gemelli.

Demian alzò le spalle, con noncuranza. "Se mi fai dormire un pochino ancora con te mamma, ti faccio il paggetto tutti i giorni di tutta la mia vita" – tentò di argomentare.

Ma Ross lo stoppò subito mentre Prudie, alle sue spalle, se la rideva della grossa. "Ne faremo a meno, Demian. Ma ti ringraziamo per la tua offerta".

Demian si imbronciò, rannicchiandosi contro le gambe di Demelza, e Ross si rivolse a Daisy. "E tu? Vuoi fare la damigella?".

Lei ci pensò su. "Posso fare la damigella vestita da pirata?".

"No, non credo che lo zio apprezzerebbe..." - rispose Demelza.

E Daisy scosse la testa. "E allora no, non lo faccio".

"Neanche per me?" - chiese Ross, illudendosi di essere il suo preferito.

Daisy fece un sorriso furbo. "Se mi dai altri dieci segreti belli e solo nostri, allora sì!".

Demelza occhieggiò Ross in cagnesco. "Questa cosa dei segreti, prima o poi dovrete spiegarmela".

Ma Ross tenne duro. "Un segreto è un segreto e mai andrebbe svelato! E' una questione d'onore!".

Prudie si avvicinò, prendendo i gemelli per mano mentre Jane Gimlet faceva lo stesso con Clowance e Valentine. "Sono d'accordo e per la tua salute, ragazza, sta fuori dai segreti di questi due. E voi, bestioline, ora vi porto a fare un bagno. Non pranzerete così sporchi!".

Ross fissò Prudie a occhi spalancati. Prudie che parlava di pulizia, che INNEGGIAVA alla pulizia...?! Santo cielo, il mondo si era capovolto per davvero! Ma si astenne dal commentare, che portasse via i bambini per un pò poteva anche fargli comodo perché c'erano delle cose di cui voleva parlare con Demelza.

Borbottando, i piccoli seguirono le due domestiche e Ross ne approfittò per avvicinarsi alla sua futura moglie. "Pochi giorni? Ho capito bene?" - le chiese emozionato, cingendole la vita.

"Pochi giorni per cambiare idea e scappare, Ross Poldark...".

Ridendo, la baciò sulle labbra. "Potrei rifletterci mentre vado, dopo pranzo, dal Reverendo Odgers".

Ridendo, Demelza gli restituì il bacio. "Sì, potresti" – mormorò, contro le sue labbra.

Lo sguardo di Ross si addolcì, mentre la abbracciava più forte. "Sei felice?".

"Sei la seconda persona che me lo chiede, oggi. Sì, sono felice... Tu?".

Ross la baciò sulla fronte, appoggiandoci poi la sua, di fronte. "Sì, felice. E rinato... Guardo questa casa e penso al male che ti ho fatto e al silenzio che l'ha devastata per anni... E ora sono brutti ricordi e sì... Rinascere per me, è il verbo giusto. Sono felice, amo questa nostra nuova vita e non vedo l'ora di conoscere Isabella-Rose perché ne sia ancora più piena. E per la prima volta non ho paura di cosa riserverà il futuro a tutti noi, per la prima volta so che insieme siamo abbastanza forti da poter affrontare tutto. Tu, io, i bambini, Isabella-Rose...".

Con un gesto gentile, Demelza gli prese la mano, poggiandola sul suo ventre. "La senti?" - disse, mentre la piccola scalciava con vigore. "Oggi è scatenata".

Gli occhi di Ross si fecero lucidi. "E' davvero lei?" - chiese, sentendo sotto i palmi della mano i calcetti della piccolina.

La donna rise. "Certo! E mi stupisco che ti commuova sentirla! Non è il nostro primo figlio".

"In un certo senso sì, in un certo senso lo è davvero" – sussurrò Ross, contro le sue labbra.

Demelza chiuse gli occhi, abbandonandosi a quell'abbraccio di cui aveva bisogno. Nonostante cercasse di mantenersi forte e salda, era in preda a mille emozioni come e più di Ross. Quel giorno terribile di quasi otto anni prima, da quel notaio, sarebbe diventato solo uno sbiadito ricordo senza più nessuna importanza. Faceva paura ed era allo stesso tempo inebriante pensare che a breve, passeggiando, sarebbe stata per tutti, di nuovo, la signora Poldark.


  
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