È
sera, hanno appena finito di cenare e per la prima volta
vanno insieme a dar da mangiare ad Agisto. Il corvo becca il suo cibo,
si accorge che i due lo stanno osservando, ma fa finta di niente.
«Maestro, perché siamo qui insieme?»
«Un mentore anziano deve anche insegnare i trucchi del
mestiere e oggi ti farò imparare una cosa che con
quell’uccellaccio ti darà qualche
vantaggio.»
Agisto gracchia e poi dice: «No, non puoi farlo!»
Il maestro ride sonoramente mentre Ten cerca di capire cosa stia
succedendo e osserva l’anziano mentre si dirige verso la
gabbietta dove il corvo sembra quasi intimorito.
«Allora caro Agisto, chi sei veramente?»
«Un corvo!»
L’uccello dopo aver risposto inizia a tremare, muove le ali
in modo innaturale, sembra quasi che voglia bloccare il suo becco, ma
le parole escono ugualmente.
«Sono un’anima errante!»
Ten scatta in piedi e corre verso la gabbia, guarda prima il maestro e
poi fissa il corvo. Prova anche lui con Agisto e chiede: «Chi
sei?»
«Un corvo!»
La reazione è completamente diversa, Agisto rimane
tranquillo e sembra quasi voglia ridere. Ten chiede al maestro:
«Perché a me no?»
«È semplice, ancora non puoi costringerlo a dire
la verità, devi imparare a usare la tonalità
giusta. Prova a non creare tensione nella tua voce, lascia che la
domanda ti esca senza pensarla. Prova.»
Ten schiarisce la voce come se volesse cantare, ma il maestro lo ferma.
«No, non serve, la tua voce è già molto
limpida. Ricordi cosa ti ho detto dei libri? Ti appaiono
perché vuoi conoscere il passato e non devi neanche parlare
per fare in modo che accada. Ora invece devi usare le parole ma i tuoi
pensieri devono essere onesti come per la biblioteca.»
Il ragazzino riprova, chiude gli occhi come se iniziasse a concentrarsi
e quando li riapre, chiede: «Agisto chi sei
veramente?»
«Un cor… e che diamine! Un’anima
errante!»
Ten urla di gioia, è pronto a fare mille domande, ma il
maestro lo ferma di nuovo mettendo il telo sulla gabbietta del corvo.
«Un passo alla volta figliolo.»
Ten accetta il consiglio, però deve chiedere per forza:
«Che cosa vuol dire che è un’anima
errante?»
«Hai letto sui libri che l’Imperatore eseguiva la
preghiera dei caduti, giusto? Ecco, in quel tempo passarono due mesi
prima che Atua CCXVI potesse eseguire quel rituale, e qualche anima non
ha raggiunto il regno del Leggendario perché cercava
disperatamente di completare la missione che gli era stata affidata
senza accorgersi di essere deceduta.»
«Quindi Agisto è il nome del corvo che ospita
questa anima.»
«Giusto.»
«E chi è la persona che parla?»
«Te lo dirà lui quando avrai imparato a fare
domande senza chiedere» risponde il maestro facendo un largo
sorriso.
«Ma…»
«Ma è ora della lettura e penso che tu voglia
usare tutto il tempo che ti rimane prima di andare a dormire.»
Ten è un vulcano in piena, vorrebbe fare entrambe le cose,
sbuffa mentre scalcia l’aria, poi si rasserena, saluta il
maestro e corre in biblioteca.
«Sei pestifero lo sai?» dice Agisto al vecchio.
«Ero un bambino come lui quando ho imparato, so cosa vuol
dire la smania di comprendere tutto e subito e la frustrazione di fare
dei tentativi che sembrano sempre inutili, anche se poi non lo sono.
Fargli capire che sta procedendo bene senza dirgli verso quale
direzione è il metodo migliore.»
«Sei sempre sicuro che sia lui quello che
cerchiamo?»
«Oggi più di ieri, mio caro amico
pennuto.»
6° capitolo –
Una storia che si ripete
Atua, CCXVI del suo nome, indossava già la sua veste
cerimoniale mentre scendeva dalla nave al porto di Puna e ad attenderlo
c’erano i suoi servitori pronti a portarlo al palazzo
imperiale. Sull’isola erano iniziati da giorni i
festeggiamenti per l’anniversario di un evento importante per
i Cinque Regni: nel Mito, in Leggendario Atua, Primo del suo nome,
aveva piantato proprio quel giorno il seme da cui nacque uno dei tre
“Alberi Benedetti”, l’albero della vita
chiamato Juniper. Quest’albero, come gli altri, era cresciuto
velocemente sia in massa sia in altezza, nessuno poteva scalarlo
perché i rami non si vedevano e il tronco era immune ai
rampini che si spaccavano appena lo toccavano, era così alto
che nessuno riusciva a vederne la cima che superava le nuvole e andava
oltre nel cielo. Come ogni festività così
importante anche in questa tutti i regnanti del mondo erano obbligati a
parteciparvi ma in questo caso potevano essere accompagnati da chiunque
volessero vicino a loro per festeggiare quest’albero
importante per tutto il popolo.
Davanti al palazzo imperiale erano state costruite delle grandi
tavolate per il popolo che si estendevano fino ai porti, invece,
più vicine al grande portone c’erano quelle per i
vari regni. L’imperatore era felice nel vedere quanta gente
fosse accorsa per la festa e con stupore osserva quante persone
importanti dei vari regni si erano presentate: tutti i re e le regine,
tutti i principi e le principesse, comandanti e ammiragli, generali,
capitani, ufficiali e soldati, i Saggi di corte, ma anche quelli che
non avevano mansioni particolari. L’unica assente era la
Regina Bruligida di Tan, ancora molto malata e impossibilitata a
viaggiare, esentata dall’Imperatore che le aveva mandato le
sue preghiere scritte così che potesse ugualmente essere
presente in spirito.
Nella Villa Reale di Tan, infatti, la giovane Flame stava finendo di
leggere lo scritto alla sua regina. «… e con tutto
il mio cuore spero che possiate guarire al più
presto.»
Bruligida stava sorridendo alla ragazzina e Flame era felice, anche se
non le aveva parlato fino a quel momento.
«Flame, puoi avvicinarti a me?»
L’ancella, pur sorpresa, non aveva esitato ad avvicinarsi.
«Mia Signora, desiderate qualcosa?»
«Siedi accanto a me sul mio letto» disse Bruligida
allungando un braccio verso Flame.
Ancora, seppur sorpresa, la ragazzina aveva ubbidito immediatamente.
«Guarda lì davanti a noi e dimmi che cosa
vedi.»
«Mia Signora, la vostra poltrona preferita.»
«Nient’altro?»
Flame aguzzava la vista ma non vedeva lo spirito del suo re defunto.
«No mia Signora, non c’è altro, ma voi
cosa vedete?»
«Il mio amato marito, sta sorridendo perché anche
per lui tu gli sei cara, ed è d’accordo con
me.»
Flame non capiva, però non era spaventata, e chiese come se
tutto fosse normale: «E di cosa avete parlato?»
Bruligida accarezzava il viso della ragazza mentre disse: «Di
te, e siamo d’accordo che diventerai un membro della nostra
famiglia.»
Era il primo momento in cui Flame si sentiva agitata perché
non comprendeva le parole della regina, voleva chiedere ma la lingua le
rimaneva ferma.
«Mia cara, fra non molto tempo avrò bisogno
dell’aiuto di una persona fidata della nostra casa a cui
voglio molto bene, e per tale motivo abbiamo deciso di adottarti. Lui
ed io eravamo già d’accordo prima della guerra ed
è giunto il momento. Per favore apri il cassettino che
c’è vicino a te e prendi il foglio che
trovi.»
Flame, in balia di mille emozioni, si era mossa meccanicamente per
aprire il cassetto e teneva nella mani quel foglio a fatica per il
tremore delle dita.
«Ecco mia cara, quello è l’attestato che
ti eleva al nome e al titolo di Flame, Principessa di Tan, terza in
linea di successione.»
Flame era senza parole, aveva vissuto sempre in quella villa ed era
rimasta anche quando sua madre, una delle ancelle, era deceduta per una
tragica febbre. La regina stessa aveva ordinato che quella piccola di
quattro anni rimanesse al servizio della Villa Reale.
«Tieni l’attestato sempre con molta cura, ma
lontano dagli occhi degli altri che ora non dovranno sapere. Noterai
che è stato firmato anche dal povero Saga e quel sigillo che
ha apposto legittima ufficialmente il documento.»
«Ma neanche ai principi?» chiese Flame preoccupata.
«Soprattutto loro non dovranno sapere niente in questo
momento.»
«Mia Signora, sapete che non sono capace di mantenere i
segreti e i principi si sono sempre comportati correttamente con
me.»
«E lo farebbero ancora, anzi, molto di più avendo
una sorellina da difendere a costo della loro vita,
però…»
«Però figlia, gli eventi che si sono messi in moto
dovranno trovare una loro conclusione e prima di allora dovrai serbare
il segreto.»
Flame si era voltava verso la poltrona sentendo le parole provenire da
quella direzione, i suoi occhi si spalancarono e senza paura chiese:
«Mio signore, siete davvero voi?»
Lo spettro di Explodon, già presente nella stanza, si era
manifestato anche agli occhi della ragazza. «Sì
Flame, principessa di Tan.»
La ragazzina non aveva paura, lei era l’unica tra le ancelle
a credere che la regina parlasse davvero con lo spirito del re e per
caso aveva assistito al risveglio di Fajro dopo le parole amorevoli di
Bruligida.
«Cara figlia, fra non molto non potrò
più esserle vicina, neppure in questa veste, ti prego di
proteggere mia moglie fino a quando non mi raggiungerà dal
Leggendario.»
Flame voleva fare altre domande ma lo spettro di Explodon era sparito e
Bruligida era tornata nella sua condizione di malata incurabile.
Alla festa per Juniper erano passate solo poche ore e tra i vari regni
si erano già create le prime tensioni. La presenza a
sorpresa di Willa aveva immediatamente attirato l’attenzione
di Torcon che cercava in ogni modo di parlarle, ma lei, pur sapendo che
il suo amato fosse presente, era sempre rimasta accanto a Oak
seguendolo anche quando il fratello parlava con altre persone.
L’agitazione di Torcon metteva in soggezione Oceanya che
comprendeva i sentimenti del marito, ma era evidente che
quell’atteggiamento la contrariava e tra i due coniugi
entrava in gioco anche la terribile gelosia di Eas che non mancava un
attimo per segnalare alla principessa di Dwr che gli occhi degli
invitati la stavano fissando quasi compatendola. Oceanya non prestava
attenzione a quelle parole, ma aveva spostato la sua attenzione verso
Aarde ed Eas, naturalmente, ribolliva di gelosia. La stessa Aarde era
preda degli sguardi incrociati di più persone: Oceanya, ma
anche Fajro il cui sguardo era come una lama che s’infilava
nel burro e Haag che aveva la spada a portata di mano per togliere di
mezzo quel ragazzino troppo invadente. Wasa e Cristalya si scambiavano
in continuazione sguardi di fuoco e Titan si era ritrovato nel mezzo
della loro lite silenziosa, a volte lasciato libero dai loro occhi,
altre costantemente fissato dalle due donne come se lui fosse una la
loro preda pronta da essere ghermita. Tra gli esponenti di spicco delle
famiglie reali gli unici che si stavano godendo appieno la festa erano
Oak e Metalo. I due amici mangiavano, bevevano e quando capitava a tiro
qualche bella ragazza che serviva il cibo, non la lasciavano andare se
non paga un pegno di qualche tipo. Oak era forse la persona
più felice del mondo mentre sua sorella restava accanto a
lui in silenzio, Metalo si beava di questa pace interiore, ogni tanto
guardava il padre per vedere se fosse finito nella zuffa delle regine e
spesso, anche lui, posava i suoi occhi sulla bella Aarde.
Paradossalmente gli unici che non cercavano la lite erano i soldati;
per questi ufficiali di alto rango la guerra era una concezione
prettamente militare mentre una festa era una festa. Si potevano vedere
Raal e Prau brindare insieme per la ricostruzione delle flotte navali
oppure Panglito e Turo mentre scommettevano su chi avrebbe bevuto di
più. Tra tutti i militari, soltanto uno era molto teso:
Hebber.
Hebber, negli ultimi giorni, si era dato molto da fare per svelare il
mistero della tempesta, aiutato a Geel, aveva interrogato un centinaio
di persone scoprendo che nessuno di loro conosceva la storia intera, ma
tutti dei piccoli particolari raccontati dagli amici degli amici.
Niente prove schiaccianti, nomi di presunti colpevoli o strade da poter
percorrere perché erano passati ormai sette anni da
quell’avvenimento. Proprio due giorni prima della festa
l’ufficiale Geel gli aveva detto che c’era una
persona che si vantava di conoscere ogni cosa perché
sopravvissuta alla tempesta, e che l’avrebbe portato a Puna
per interrogarlo, per questo motivo Hebber non riusciva a rilassarsi.
L’Imperatore sembrava tranquillo, osservava tutto ma non
interveniva perché era certo che la Regina Wasa non si
sarebbe spinta oltre rischiando di scatenare una nuova guerra,
così come nessun altro avrebbero potuto sostenere un nuovo
conflitto dopo le gravi perdite subite nella Grande Guerra. Atua era
molto più preoccupato della situazione che si era creata tra
i vari principi; avrebbero potuto esagerare perché
l’esuberanza della loro giovane età poteva
spingerli verso il limite da non superare, però considerava
il legame che si era creato tra Re Oak e il principe metalo, un forte
segnale di distensione dato che Apen e Metel erano due regni
profondamente diversi e spesso in conflitto per accaparrarsi maggiori
agevolazioni economiche da Dwr.
Nel frattempo all’isola di Puna, a uno dei moli secondari,
aveva attraccato una piccola imbarcazione. Erano scesi due uomini:
l’ufficiale Geel e un uomo misterioso con i polsi legati
dalle manette.
«Quelli ci troveranno anche qui» disse con molta
preoccupazione l’uomo mentre si guardava attorno.
«Nessuno sa che siamo venuti a Puna, ti ho prelevato da casa
all’improvviso e ci siamo imbarcati subito» rispose
Geel sicuro.
«Hanno occhi dappertutto, è gente pericolosa
quella, lo sapete bene, e i poteri di quello stregone nero sono
immensi. Gli basterebbe muovere un dito per farci a pezzi senza
toccarci.»
«Se l’informazione che mi hai dato si
rivelerà falsa, puoi scommettere che la tua testa
salterà via con un colpo di spada» disse
perentorio Geel.
«Signore, credetemi, è la verità. I
nove che hanno colpito il Re di Tan a Ngahuru erano dei mercenari
travestiti come il loro stregone oscuro. Di quello lì non so
il nome e non l’ho mai voluto sapere.»
«Fatico a crederti, già ai mentito dicendo che ti
eri salvato dalla tempesta di sette anni fa. Lascerò che sia
il comandante a decidere che farne di te.»
Geel stava parlando e si accorse che il viso del prigioniero era
cambiato in una smorfia di terrore, ma era troppo tardi per entrambi.
Due uomini mascherati e completamente vestiti di nero si erano
avvicinati; il primo, sparando con una pistola, aveva colpito alla
testa Geel facendolo cadere a terra, il secondo trafisse il cuore dello
spione con un lungo pugnale uccidendolo sul colpo.
Hebber era sempre più spazientito per l’assenza di
Geel e gli erano venuti dei forti dolori alla bocca dello stomaco per
la tensione. Ogni tanto si alzava da tavola, faceva qualche passo verso
la via principale, poi tornava indietro sbuffando e questi continui
movimenti del comandante avevano attirato l’attenzione della
sua regina.
«C’è qualche problema Hebber? Sei
ansioso.»
«No, niente di cui preoccuparsi, sto aspettando il tenente
Geel e…»
Hebber non era riuscito a finire la frase per un colpo di tosse
improvviso; voleva continuare il discorso ma la regina aveva lo sguardo
impaurito. «Che cosa avete visto?» chiese tossendo
di nuovo.
«Hebber, ti sta uscendo sangue dalla bocca!»
Il comandante, passandosi una mano sulle labbra, aveva notato che il
suo sangue rosso era sporcato da qualcosa di verde, e in quel momento
gli era tornato in mente un evento del passato. Pochi istanti, le
palpebre di Hebber iniziarono a sbattere velocemente e poi il
comandante cadde a terra come un sasso mentre la regina urlava
chiedendo aiuto.
– Tre anni prima
–
Zand, Re di Tera, era nel suo letto nell’attesa della morte.
Aveva contratto una brutta malattia mangiando qualche alimento
avariato, i suoi organi interni si stavano deteriorando velocemente e a
nulla servivano le cure dei medici incapaci di comprendere quale fosse
stato, di preciso, il cibo incriminato. La regina Wasa gli era accanto
anche in questi suoi ultimi momenti mentre la piccola Aarde era stata
mandata a Tan in modo da non vedere il padre in quelle condizioni.
Hebber, chiamato dal re, si era presentato al suo capezzale mentre la
regina era uscita dalla stanza piangendo, conscia che quelle sarebbero
state le ultime ore di vita del marito.
Zand tossiva sangue mentre parlava a Hebber. «Amico mio,
credo che questo sarà il giorno in cui incontrerò
il Leggendario. Ti affido la mia adorata moglie e la piccola Aarde che
ti ama come uno zio, e promettimi che smetterai di sentirti in colpa
per la morte di Hond; non avresti potuto fare niente.»
«Lo farò mio Signore.»
«Bene, prima di chiudere gli occhi voglio baciare Wasa per
un’ultima volta.»
«La chiamo subito mio Signore.»
Zand fece tre colpi di tosse consecutivi e Hebber aveva notato le
tracce di un liquido verde mischiato al sangue del re, ma aveva pensato
che fosse una normale reazione Agli intrugli che gli davano da bere i
medici. Il comandante era uscito dalla stanza, attese vicino alla porta
e pochi istanti dopo il pianto disperato di Wasa annunciava la morte di
Re Zand.
§ § §
Erano passati tre anni da quando si era svolto l’ultimo
funerale di Stato e il fato aveva deciso che si celebrasse, come
allora, a Tera.
La morte improvvisa di Hebber durante la festa per Juniper aveva messo
tutti gli invitati in allarme perché i sintomi che aveva
manifestato il comandante erano identici a quelli che avevano portato
alla morte Re Zand. Per tutti era stata una tragica
fatalità, ma già il giorno seguente per la Regina
Wasa si apriva uno scenario ancora più sconvolgente.
Il Saggio Vlek era un ottimo medico erborista e aveva studiato gli
effetti negativi che alcune alghe producevano sui pesci del Mare
dell’Est, rei, secondo gli studi precedenti, della dipartita
di Zond. Vlek aveva subito fatto notare che se fosse stata colpa del
pesce la morte di Hebber sarebbe sopraggiunta nel corso del tempo
mentre in questo caso il comandante era morto durante la cena, neppure
in fase di digestione. Vlek aveva insistito molto con Wasa per ottenere
il permesso di eseguire l’autopsia del cadavere, considerata
immorale, perché aveva visto il liquido verdastro mischiato
al sangue di Hebber ed era sicuro che non fosse colpa degli alimenti.
Il Saggio, aiutato da alcuni alchimisti, era riuscito a determinare in
poche ore la vera causa del decesso: veleno di serpe marina. Questa
sottospecie di serpente era stata localizzata in ogni mare del mondo e
proprio quel liquido verde, iniettato in dose massiccia dal morso
dell’animale, causava la veloce degradazione dei tessuti
molli e per fermare l’infezione si doveva sempre amputare
l’arto morsicato. Vlek aveva prospettato a Wasa che al marito
fossero state fatte ingerire poche dosi di quel veleno e in modo
costante, mentre a Hebber era stato sicuramente mischiato a uno dei
liquori in modo che colpisse il cuore quasi istantaneamente. Questa
rivelazione portava con sé un dubbio atroce: alla festa il
veleno poteva essere stato versato da chiunque dei servitori o degli
invitati, ma per uccidere Zand, lentamente, doveva averlo utilizzato,
per forza, qualcuno che viveva nel palazzo, una persona che poteva ogni
giorno mischiare il veleno con i medicinali. Purtroppo, anche
quest’ultima considerazione non indicava una persona
specifica; negli ultimi tre anni la servitù era stata
cambiata spesso e per rintracciare ogni persona ci sarebbero voluti
anni, senza la certezza di trovare il colpevole.
E se queste rivelazioni sconcertavano la regina, c’era stato
anche il tentato omicidio dell’ufficiale Geel.
L’uomo, colpito da uno sparo alla testa, si era salvato
grazie all’intervento di alcune persone del paese, ma non
poteva parlare perché era nella condizione che i medici
chiamavano “coma”.
Hebber, prima di morire, aveva detto a Wasa che stava aspettando Geel e
la regina capendo che i due fatti dovevano essere correlati tra loro,
aveva ordinato a tutti di cercare nei vari incartamenti del comandante
qualche indizio, ma anche in questo caso le ricerche erano state
infruttuose perché le ultime azioni di Hebber erano di
natura spionistica e quindi ogni documento era sistematicamente
bruciato.
Tre giorni dopo, nella capitale di Tera si era svolto il funerale e il
popolo di ogni città del Regno si era recato in quel luogo
per l’ultimo saluto al comandante, persona amata e rispettata
da tutti. Il corpo di Hebber, fasciato da un telo bianco, era stato
deposto su una pira e dopo l’orazione funebre di Vlek la
regina Wasa e la figlia Aarde accesero la pira mentre ogni persona
presente rimase in silenzio pregando il Leggendario di accogliere
Hebber nel suo regno celeste. Al funerale erano presenti solo tre
persone importanti degli altri regni. Torcon e Oceanya erano arrivati a
Tera insieme e subito dopo aveva attraccato Fajro. I tre conoscevano
bene Hebber, ma se il primo voleva soltanto dare il suo ultimo saluto
al comandante, per gli altri due era importante anche confortare Aarde.
La regina Wasa, dopo le esequie, aveva invitato i tre ospiti al
Castello e si era intrattenuta in un luogo appartato con Torcon al
quale stava raccontando delle scoperte del Saggio Vlek.
«Fatico a immaginare un complotto che addirittura dura da
almeno tre anni.»
«Anch’io e prego il Leggendario che faccia
risvegliare Geel perché è l’unico che
può sciogliere questo mistero.»
«Mia Signora, avete qualche sospetto?»
«Purtroppo nessuno» rispose Wasa scuotendo la
testa. «Se fossi stata uccisa io punteremmo subito il dito
contro Cristalya o Oak, ma per Hebber l’unica idea
è che si tratti di qualche cosa che ha scoperto nelle
indagini che stava svolgendo.»
«Permettetemi di darvi aiuto, cercherò
anch’io informazioni. Naturalmente non dirò nulla
a Dwr.»
«Ti sono grata ma fa attenzione. Se hanno colpito un
comandante, possono arrivare anche a te. E tu hai già altro
da cui difenderti.»
Nel salone i tre più giovani conversavano sotto lo sguardo
indagatore dell’ufficiale Haag.
«La scomparsa di Hebber è stata un colpo al cuore;
lui era come un famigliare, mi è sempre stato accanto e
quando è mancato mio padre, si è preso cura di
ogni cosa sia mia sia di mia madre» disse Aarde visibilmente
commossa.
«A casa mia ci siamo chiesti come fosse stato possibile che
soltanto lui abbia contratto quel virus dato che tutti abbiamo mangiato
le stesse cose» disse Oceanya mostrando vera
perplessità.
«Anche qui abbiamo pensato la stessa cosa» rispose
Aarde sconsolata.
Fajro osservava Aarde, era preoccupato per la sua salute ma in quel
momento stava anche pensando al loro primo bacio. Oceanya era sempre
attenta ai particolari e aveva notato come i due si guardassero
intensamente, e quando c’era di mezzo Aarde, provava sempre
gelosia e frustrazione per non essere nata uomo. Aarde aveva notato gli
atteggiamenti dei suoi amici, era felice di poter stare vicino a Fajro,
di chiacchierare dopo molto tempo con Oceanya, ma si sentiva anche
oppressa dalle troppe attenzioni dei due.
Haag, in piedi vicino alla porta, era forse il più geloso di
tutti. Quelle persone parlavano con la sua amata e la guardavano
com’era solito fare anche lui. Si tratteneva
dall’intervenire perché aveva di fonte tre
principi, ma se Aarde si fosse alzata, sarebbe corso a prenderla per
potarla via.
La porta si era aperta ed erano entrati Wasa e Torcon e i tre ragazzi
si alzarono perché era giunto il momento dei saluti. Torcon
notava come fosse strano che Wasa e Oceanya parlassero amichevolmente
senza un minimo astio e addirittura la ragazza aveva abbracciato la zia
per salutarla. Fajro, molto impacciato, si era avvicinato ad Aarde; per
protocollo avrebbe dovuto baciarle la mano ma lui, che era sempre
andato contro corrente, la strinse tra le braccia per dirle in un
orecchio: «Non so cosa succede tra noi, ma io ti
amo.»
Aarde era arrossita subito, Haag, dal fondo della sala, vedendo
l’abbraccio tra i due si era mosso verso di loro tenendo la
mano sull’elsa della spada. Fajro, notando quel gesto,
avrebbe reagito a modo suo se non fosse intervenuta Wasa dicendogli:
«Non ti posso lasciare solo un attimo con lei che la stringi
tra le braccia!»
Torcon, capendo la situazione, rise molto forte attirando
l’attenzione di tutti su di sé.
«Lo conoscete mia Signora e spero che perdonerete, come
sempre, le mancanze del mio fratellino» disse Torcon dando un
leggero pugno sulla testa di Fajro e scatenando
l’ilarità di tutti.
I tre ospiti erano usciti dal castello, Fajro era scattato avanti
brontolando, mentre dietro di lui Torcon, a braccetto con la moglie, le
chiedeva: «Com’è possibile che Cristalya
odia Wasa mentre tu non hai nessun rancore?»
«Sinceramente non so per quale motivo mia sorella sia adirata
con la zia, al di là dei vari screzi tra i nostri Regni. Io
ho sempre pensato che loro due abbiano avuto una discussione sgradevole
riguardante Hond.»
Torcon stava pensando a cosa potesse riferirsi Oceanya e
l’unico motivo che gli veniva in mente lo disse alla
compagna: «Lui era innamoratissimo di Cristalya, magari anche
lei provava gli stessi sentimenti e tua zia gli ha imposto di lasciarlo
stare e non c’è stata soluzione alla diatriba
perché poi è accaduta la tragedia in
mare.»
«Può essere. Lei non mi ha mai detto niente ed io
non ho chiesto mai nulla, vedevo che con lui era felice, ma ero piccola
e per me erano soltanto due cugini che si divertivano come facevo io
con i miei amici.»
Nel castello Aarde stava salendo le scale seguita da Haag ma la regina
lo aveva bloccato per parlargli. «Haag, da domani sarete
dispensato dalla protezione della principessa.»
Il giovane era sbigottito, si chiese se avesse fatto errori come
guardia personale di Aarde, o peggio, così disse:
«Mia Regina, se è per il mio gesto impulsivo di
prima, vi chiedo umilmente di perdonarmi.»
«Haag, siete un bravo giovanotto, la vostra reazione di
gelosia dimostra quanto tenete a mia figlia. Come donna ho apprezzato
il vostro gesto, un poco meno come Regina, però non
è questo il motivo. Voi domani riceverete il grado di
capitano e sarò lieta di vedervi qui intorno ancora per
molto tempo, ma con compiti diversi da quelli attuali.»
Haag era onorato per la promozione, ma anche addolorato per la nuova
mansione che lo avrebbe allontanato dalla principessa.
N.d.A.
Qualche piccola informazione.
- Questo capitolo è forse uno dei più corti che
ho scritto ma è stata una precisa scelta per raggruppare
negli ultimi due tutti gli eventi che chiuderanno la serie.
- Scriverò i prossimi due capitoli con il tempo verbale
“presente” perché le sequenze
d’azione saranno predominanti e preferisco utilizzare questo
metodo che trovo più adatto.
- Se questo capitolo è uno dei più corti, i
prossimi due probabilmente saranno i più lunghi e mi auguro
non troppo noiosi da leggere. ^^
Ringrazio tutte le persone che stanno seguendo questa storia e
v’invito, come sempre, a lasciare commenti, fare critiche
costruttive e, se ne avete voglia, segnalare i sicuri errori di
scrittura.
CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e
narratore della storia
Ten – Il bambino che legge sui libri i racconti di questa
storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei
Cinque Regni [deceduto]
Kwakhala – Regina dei mostri marini
Atua CCXV (vero nome Ukwu) – Imperatore dei Cinque
Regni [deceduto]
Atua CCXVI (vero nome Wijs) – Nuovo Imperatore dei Cinque
Regni, ex Saggio di corte della Regina Wasa di Tera.
L’Inquisitore – identità sconosciuta
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen [destituito nella Guerra Civile]
Pine – consorte del Re di Apen [destituita nella Guerra
Civile]
Willa – principessa di Apen [diventa principe
ereditaria dopo la Guerra Civile]
Oak – principe ereditario di Apen [nuovo Re di Apen dopo la
Guerra Civile]
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina [deceduto nella battaglia
navale della Guerra Civile]
Prau – ammiraglio [nuova nomina dopo la Guerra Civile]
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Menara – generale della marina [nuova nomina dopo la Guerra
Civile]
Ijo – capitano della marina [nuova nomina dopo la Guerra
Civile]
Altri: Kayu, Gedhe (ufficiale dell’esercito)
- Regno di Dwr
Fond – Re di Dwr [deceduto in un incidente in mare]
Ruith – Regina di Dwr [deceduta in un incidente in mare]
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante
in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [prigioniero dell’Inquisitore]
Glic – Saggio reale di Dwr
Haranche – Ammiraglio della marina
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Foeil – capitani dell’esercito
Dubh – capitano dell’esercito [neo promosso]
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (ufficiale dell’esercito neo promossa), Geodha
(soldato dell’esercito) Gush (Re e padre di Fond) [deceduto
per anzianità]
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo
dell’esercito
Metelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Meirge – generale dell’esercito neo promossa
Capall, Tyred, Gwyn (neopromossa) – capitani
dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Copar (soldato dell’esercito), Platin (Re e padre di
Titan) [deceduto per anzianità]
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan [deceduto nella battaglia
sull’Isola Ngahuru]
Bruligida – Regina in pectore di Tan
Torcon – principe ereditario (gli è stato imposto
di lasciare il comando dell’esercito)
Fajro – principe di Tan
Flame – principessa di Tan (ancella adottata dalla regina)
Saga – Saggio reale di Tan [deceduto] (posto vacante)
Turo – comandante in capo dell’esercito –
(nuova nomina, ex generale marina)
Standarto, Serpe (neopromosso), Cevalo (neopromosso) –
generali dell’esercito
Cindroj (neopromosso), Ruga (neopromosso) – capitani
dell’esercito
Altri: Matco (soldato esercito)
- Regno di Tera
Zand – Re di Tera [deceduto per avvelenamento]
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Hond – principe (illegittimo) di Tera [deceduto]
Vlek – Saggio reale di Tera (nuova nomina dopo che Wijs
è diventato Imperatore)
Hebber – comandante in capo dell’esercito [deceduto
avvelenato alla festa per Juniper]
Draak – comandante in capo dell’esercito
(neopromosso)
Buffel e Paard (neoporomosso) – generali
dell’esercito
Haag – capitano dell’esercito (neopromossoI
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Geel (ufficiale dell’esercito) Rots (Re e padre di
Wasa) [deceduto per anzianità]
- Mercenari
Kokiaka – Capo dei mercenari
Rak (spia in contatto con la regina Cristalya), Fiskabur, Eya, Tepanje
(quattro dei nove personaggi in nero che hanno colpito Explodon), Kaia,
Kumari, Makara – capitani dei mercenari [7 di 12]
- Contrabbandieri
Il capo (solo nominato)
Satulana, Jimo, Rasi, Toxotis, Lovi
- Pirati
Zedora (Capitan Blood) – capitano dei pirati
Polegada (timoniere), Mynegai (vedetta), Lautele (cartografo), Kruzni
(tutto fare), Malicek (addetto ai cannoni)
Elonosia – prigioniera dei pirati (nuova pirata?)
- Bordello “La casa di Lù
Zai (prostituta), Mu (prostituto)
MAPPA
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