Il
colletto della camicia sembrava volerlo strozzare, le sue mani erano
sudate ed umidicce e in quella dannata cappella faceva un caldo
atroce. Oppure non c'era niente di tutto questo ma solo una grande,
immensa emozione che lo faceva diventare scalpitante e ansioso...
Stava
per sposarsi... O meglio, stava per risposare colei che non aveva mai
smesso di considerare sua moglie, l'unica, quella che il destino e il
suo cuore avevano scelto per lui e che stupidamente si era fatto
scappare a lungo, corrodendo il cuore di entrambi con errori orribili
e scelte sbagliate prese per rimediare all'irreparabile.
Era
tutto passato, tutto superato e quel dolore sarebbe diventato
esperienza e insegnamento per i loro figli...
Ross
la stava aspettando e presto lei sarebbe arrivata dalla navata,
bellissima e con quel suo sorriso dolce e quei capelli rosso fuoco
che lo facevano impazzire, dicendo quel sì.
Era
tutto così diverso dal loro primo, semplice e sorprendente
matrimonio, dove sia gli sposi che i due unici testimoni, Jud e
Prudie, si guardavano in viso quasi increduli che stesse succedendo,
in un'atmosfera irreale e tesa dove nessuno osava sorridere ed essere
felice. Anche ora era incredulo ma non per il fatto di sposarla ma
per avere avuto una seconda opportunità che di certo non
meritava e
che era stata donata unicamente da un destino benevolo...
Ed
era tutto diverso da allora e dalla canonica, piccola e angusta,
poteva sentire il chiacchiericcio nella navata. C'erano tutti le
persone a loro più care, pochi ospiti, tutti amatissimi,
tutti
importanti e tutti parte della loro famiglia. C'erano Prudie e i
Gimlett, Zachy Martin, Dwight e Caroline con le loro bimbe, la
piccola Sophie e la neonata Melliora, Lord Falmouth e Lady Alexandra,
Lord Basset con sua moglie e la piccola Emily, Margarita ed Edward
con la loro piccolina appena nata, di cui non avevano voluto ancora
comunicare ufficialmente il nome, e infine le famiglie di Gustav e
Catherine, i migliori amichetti di Jeremy e Clowance che i bimbi
avevano invitato in Cornovaglia per l'evento. Non tante persone e
nessuna festa sfarzosa ma una cerimonia e dei festeggiamenti in
famiglia, nel salone della nuova casa che Falmouth aveva acquistato
in Cornovaglia.
"Papà,
se vai avanti così ti strapperai il collo della camicia!" -
gli
fece notare Jeremy, vedendo quanto stava tormentando la stoffa dei
suoi abiti.
Valentine
rise e Demian fece altrettanto.
I
tre bambini erano con lui, insieme ad aspettare la sposa, mentre le
bimbe avrebbero accompagnato Demelza. I piccoli sembravano raggianti
e anche se Demian ancora non aveva compreso appieno cosa stesse
succedendo, pareva curioso e finalmente propenso a dormire coi
fratelli. Erano notti che non faceva storie ed era anche capitato che
al mattino avesse dormito fino a tardi, senza fare capolino nella
camera matrimoniale. E questo rendeva Ross contento, MOLTO contento.
"Siete felici?".
"Sì!"
- rispose Valentine. "Ma tu? Che hai, ti manca il respiro?".
Ross
ridacchiò, imbarazzato. "Sì ma non penso di
essere malato.
Passerà dopo che tutto questo sarà finito!".
Santo cielo, era
emozione pura quella che provava, come se si stesse sposando per la
prima volta. O forse, per la prima volta ne capiva appieno il vero
significato. Di quel sì, dell'amore, del vivere alla luce
del sole
urlando al vento che Demelza si chiamava Demelza Poldark ed era sua
moglie! SUA-MOGLIE!!! Santo cielo, come aveva potuto permettere che
non lo fosse più?
Jeremy,
inconsapevole dei suoi sentimenti e decisamente rasserenato di poter
essere di nuovo solo un ragazzino e non più l'ometto di
casa, gli
sorrise. "Sì, sono contento! Che ho potuto mettermi vestiti
normali e non abiti da paggetto!".
Ross
lo ochieggiò, fiero del suo abbigliamento da ragazzo e non
più da
bimbetto di città. "E io sono felice che i tuoi abiti
normali
non siano abiti alla marinaretta ma VERI vestiti da maschio!".
"A
me piacevano i vestiti alla marinara!" - obiettò il figlio.
Ross
fece un sorrisetto malefico, ripensando al patto che avevano
stuipulato pochi giorni prima all'insaputa di Demelza: lui non si
sarebbe vestito mai più da paggetto se in cambio evitava
quei
dannati abitini alla marinara da bambolotto di città che
purtroppo
invece la facevano ancora da padrone con Demian. Con Jeremy l'aveva
spuntata e magari prima o poi avrebbe trovato anche il modo per
convincere Demian a cambiare abbigliamento e a tagliarsi un
pò i
suoi lunghi capelli biondi che Demelza amava tanto ma che lo facevano
sembrare una femminuccia.
Valentine
gli si parò davanti serio serio e terribilmente orgoglioso
dei
vestiti da paggetto che invece aveva molto desiderato e che Lady
Alexandra era stata contenta di scegliere per lui. "A me piace
fare il paggetto!" - ribadì. "Anche Emily ha detto che
sono bello! Anzi, affascinante!".
Ross
alzò gli occhi al cielo, non sapendo bene come gestire la
cotta di
suo figlio unita al desiderio di fare il paggetto, passione che non
avrebbero mai condiviso. "Se tu sei contento... Io sono
contento" – disse, con grande fatica. No, Valentine non aveva
preso da lui...
Jeremy
ridacchiò e Ross gli fece l'occhiolino. Non era il momento
di stare
a sindacare su certe cose, dopo tutto...
Poi
si avvicinò a Demian, accarezzandogli i lunghi capelli
biondi. In un
certo senso, quello era un vero passaggio di testimone
perché in
fondo non poteva non ammettere a se stesso che era stato quel piccolo
e minuto bimbo a prendersi cura di Demelza in quegli anni. Ne aveva
condiviso il letto, gli stati d'animo, le risate e i momenti tristi e
ora lui stava prendendo il suo posto e sperava di cuore di essere
bravo quanto Demian a capire e a sorreggere Demelza. "Sei pronto
ad affidarmi la mamma? La curerò bene, te lo giuro!".
Il
piccolo alzò le spalle. "Lei dice che tu vai bene! Ma io ti
guardo, è!".
Ross
annuì, serio. "Fai bene! Tu guardami sempre e quando ti
sembra
che sbaglio, dimmelo!".
"Certo!
E se ti insegno bene, magari diventi bravo quasi come me" –
rispose il piccolo, sicuro e fiero del suo insuperabile operato di
custode della mamma.
Ross
lo abbracciò, d'istinto. Era un bravo bambino Demian, un
bambolotto
per davvero per aspetto e modi di fare, come lo aveva soprannominato
fin dal primo momento in cui l'aveva visto. Il perfetto connubio fra
la dolcezza di Demelza e l'animo artistico e gentile di Hugh. E
questo non lo feriva più ma anzi, lo rendeva scalpitante di
vederlo
crescere ed aiutarlo a farlo, di vedere come quel bambino tanto
diverso da lui avrebbe influito sulla sua vita. Demian aveva un cuore
d'oro e un animo puro e dubitava che crescendo sarebbe cambiato.
Sarebbe sempre stato il piccolo principe di sua madre e niente
avrebbe mai spezzato quel legame speciale che lui e Demelza avevano
costruito insieme negli anni. Demian aveva ragione, doveva imparare
molto da lui e forse un giorno sarebbe stato altrettanto bravo. O
quasi...
Jeremy,
col suo completo grigio e i pantaloni finalmente lunghi, prese Demian
per mano. "Noi andiamo fuori, mamma sta per arrivare e il
paggetto è Valentine! Lui resta con te e ti da gli anelli. E
Clowance segue mamma! E io prendo al volto Daisy prima che faccia
macello!".
"Ottima
idea!" - rispose Ross, orgoglioso della meticolosa
organizzazione di suo figlio.
"Papà!".
"Dimmi,
Jeremy!".
"Rilassati
o sverrai quando arriva la mamma..." - borbottò Jeremy con
faccia impertinente.
Ross
arrossì, dandogli un buffetto sulla testa, felice di
riuscire a
scherzare con lui, di riuscire a farlo e di come Jeremy pian piano
gli stesse mostrando il suo lato più sbarazzino e scherzoso.
"Ti
conviene filar via con tuo fratello o mi farai innervosire davvero,
piccolo saputello!".
"Certo,
papà!".
I
due bambini, ridendo, uscirono per unirsi agli altri invitati e Ross,
emozionato, rimase solo con Valentine. Il cuore gli batteva forte in
gola ed era felice.
Valentine
se ne accorse. "Sei davvero strano quando sei contento,
papà".
Ross
non rispose, non ce n'era bisogno. Ma lo strinse a se, forte,
orgoglioso anche di lui per come era riuscito a crescere, nonostante
tutto... Nonostante l'assenza di una madre, un padre spesso orrendo,
l'abito da paggetto e la precoce passione per le bambine, era un
bravo bambino e lo amava. Come era riuscito ad amarlo Demelza, come
lui stesso era riuscito ad amare i gemelli. E visto che l'amore
c'era, ora mancava un sì, solo un sì per essere
di nuovo una
famiglia. Una nuova famiglia.
E
prendendo Valentine per mano, uscì nella navata per
aspettare la sua
sposa.
...
Quando
arrivò a pochi passi dalla Chiesetta di Sawle, dopo essere
scesa
dalla carrozza, per un attimo le tremarono le gambe. Non le era mai
successo quando, a diciassette anni, aveva sposato Ross e non era che
una ragazzina inesperta e impreparata a ciò che la aspettava
mentre
ora, donna adulta, madre e Lady, aveva paura e tremava come una
foglia.
Era
emozione, emozione pura, certo. E consapevolezza della grandezza del
passo che lei e Ross stavano per fare. Sarebbe stato tutto lineare,
perfetto, inattaccabile questa volta. Sarebbe stato per sempre!
Quel
sì avrebbe cancellato il giorno orribile dal notaio, il
dolore e gli
anni di separazione, avrebbe dato inizio a una vita nuova e il male
che si erano fatti a vicenda lei e Ross non sarebbe diventato altro
che una durissima lezione di vita da cui attingere per migliorarsi.
Aveva
voluto essere sola durante il tragitto da Nampara alla Chiesa, sola
con le sue due bambine. Anzi, tre, le ricordò Isabella-Rose
con un
calcio ben assestato...
Le
prese per mano, Clowance alla sua destra e la piccola Daisy alla sua
sinistra. La più grande, vestita con un abitino bianco da
damigella,
stretto in vita da un nastrino blu, con la sua aria austera e i suoi
lunghi capelli bondi legati in una coda di cavallo, era decisamente
più affascinante di quanto sarebbe mai riuscita ad essere
lei. E
Daisy... La sua piccola orsetta, che sembrava divertita e le
saltellava a fianco raggiungendo l'ingresso, sembrava una bambolina
in miniatura con le sue due treccine, gli occhi azzurri che in
Cornovaglia erano diventati ancora più chiari quasi
volessero
imitare il colore del mare e il suo vestitino rosa...
Era
talmente orgogliosa delle sue due principessine... E grata che
esistessero e che fossero al suo fianco...
Demelza
prese un profondo respiro, guardandosi e chiedendosi se Ross
l'avrebbe trovata bella anche col pancione. Non voleva un abito
eccessivamente elegante ma Alix l'aveva costretta a scegliere fra
modelli raffinati e alla fine, complice la sua gravidanza e una
pancetta ormai evidente, aveva optato per uno di quegli abiti in
stile impero tanto di moda a Londra, a vita alta, bordato sui fianchi
da un nastro incastonato di perle e con delle spalline quasi
trasparenti che le ricadevano sulle braccia morbidamente. "Sono
bella?" - chiese a Clowance, l'esperta in materia.
La
piccola sorrise. "Sì. Sempre!".
Demelza
le strinse la mano, felice che Clowance fosse serena e di come aveva
voluto prepararsi con lei per il matrimonio. Nessun muso lungo ma
gioia, eccitazione, voglia di essere elegante ma soprattutto, di
ritrovare davvero e per sempre il suo papà. E questa per lei
era una
vera vittoria, l'unica che contasse.
Guardò
le sue figlie, soprattutto Clowance. Per tutta la sua vita, davanti
alla legge, non era mai stata la figlia di Ross. Mai, anche se nelle
loro vene correva lo stesso sangue, anche se era una Poldark, non
aveva mai potuto fregiarsi del suo vero cognome. Un cognome che a
Jeremy era stato strappato, uno strappo che solo Hugh in parte era
riuscito a ricucire. Ma il legame di sangue con Ross aveva sempre
chiamato all'appello tutti loro e il destino aveva riunito
ciò che
mai avrebbe dovuto essere sciolto. Ora tutto sarebbe tornato a girare
per il verso giusto.
E
con quei pensieri, prese un profondo respiro ed entrò in
Chiesa...
Appena
Ross la vide, i suoi occhi si illuminarono e rimase semplicemente
lì,
a bocca aperta, mentre Clowance l'aiutava a sorreggere il velo e
Daisy, eccitata, correva verso l'altare, bloccata all'ultimo da
Falmouth e Jeremy che la prese al volo in braccio, costringendola a
sedersi su una panca.
C'erano
tutti, i suoi più cari amici erano lì attorno a
loro ma Demelza in
quel momento riusciva solo a vedere Ross. E Ross solo lei...
I
loro sguardi si incatenarono, si fusero e alla fine la paura e il
tremore cessarono. E Demelza decise solo di essere felice. E sposa...
A
passi lenti avanzò verso di lui e quando furono vicini, col
sole che
entrava dalle finestre ed inondava di calore la piccola Chiesa, Ross
le prese la mano. La strinse, le loro dita si intrecciarono e il
Reverendo Odgers, ancora incredulo di doverli sposare di nuovo,
iniziò la sua orazione.
Demelza
sentiva la voce dell'uomo ovattata, lontana. Tutto era lontano e solo
gli occhi di Ross che non avevano mai abbandonato il suo volto, la
tenevano ancorata alla realtà.
"Sei
bellissima...".
Glielo
aveva sussurrato appena l'aveva raggiunto e lei non aveva desiderato
sentire altro da lui. Essere bellissima ai suoi occhi, avere il suo
amore, era tutto quello che lei aveva sempre desiderato.
Pensò
allo smarrimento provato durante il matrimonio di Hugh, una persona
che aveva adorato e che sempre avrebbe portato nel cuore, ma l'amore,
quello vero, quello per sempre, era ciò che stava provando
in quel
momento. Era totalizzante, paralizzante, inebriante... E non poteva
essere sostituito con niente e nessuno. E dentro di se Demelza aveva
la consapevolezza che Hugh l'aveva compreso, che lo aveva sempre
saputo ed accettato, che lo aveva capito ancor prima di lei che non
avrebbe mai avuto davvero del tutto il suo cuore, ma nonostante il
dolore che forse aveva provato, in punto di morte l'aveva spinta a
darsi un'altra possibilità in terra di Cornovaglia, sapendo
che lì
avrebbe ritrovato la sua strada. E ora, ovunque lui fosse, era felice
per lei e per i loro bambini e poteva riposare in pace.
Disse
sì, con convinzione e senza rimpianti. Disse sì
per sempre...
E
Ross fece altrettanto, mettendole al dito l'anello che Valentine
teneva sul cuscino...
E
furono marito e moglie, di nuovo, mentre dietro di loro qualcuno
singhiozzava dall'emozione, qualcuno come Daisy ridacchiava, qualcuno
come Falmouth rimproverava i gemelli che non stavano fermi, qualche
neonato piagnucolava ma tutti, tutti, erano felici per lei.
Dissero
sì e si baciarono, un bacio lungo e passionale come solo
loro
sapevano darsi. E anche se magari potevano trattenersi ed essere
più
discreti, non volevano esserlo. I coniugi Poldark non avevano mai
badato alle etichette, MAI! Erano unici, lo erano sempre stati! E
avrebbero continuato ad esserlo! Ross la strinse a se, forte, non
lasciandola, come volesse lui stesso assicurarsi che fosse vero, come
volesse farle comprendere che non l'avrebbe più lasciata
andare.
E
dopo il bacio furono travolti dai loro bambini, che li abbracciarono.
Finalmente erano la famiglia Poldark!
Clowance
e Jeremy sembravano commossi, Valentine incredulo, Daisy aveva lo
sguardo furbo e soddisfatto di chi aveva lavorato a lungo nell'ombra
perché questo accadesse e Demian, il suo piccolo principe,
le saltò
al collo, stringendosi a lei. Lo abbracciò, capiva quanto
dovesse
sentirsi frastornato. E Ross cinse entrambi con le braccia. "Tienimi
d'occhio, d'accordo?!" - sussurrò al piccolo.
Demelza
non capì ma Demian sì e serio serio,
repicò. "Per adesso sei
stato bravo ma non baciare così tanto la mamma. Un pochino
meno e
lei è contenta lo stesso".
Ross
rise e Demelza non osò contraddirlo. Risero entrambi e
giurarono di
baciarsi con moderazione... O almeno, di farlo davanti a lui.
E
poi vennero gli altri, amici, conoscenti, parenti nuovi o
già
acquisiti ma tutti, tutti, la loro grande famiglia. Una famiglia
diversa dai canoni, allargata, piena di persone diverse che si erano
arricchite a vicenda delle esperienze altrui, una famiglia che Ross e
Demelza avevano scelto di tenersi stretta per loro ma soprattutto per
il bene dei loro bambini che in essa avrebbero trovato amore,
sostegno, forza e unione. Non potevano, non volevano chiedere di
più.
Non c'era altro da chiedere.
...
Lord
Falmouth aveva organizzato un ricco rinfresco pieno di ogni
prelibatezza, nel salone della sua nuova abitazione. Lussuoso
abbastanza per rendere onore al casato dei Boscawen ma non
eccessivamente pomposo per rispettare le volontà degli sposi.
I
bambini correvano come matti qua e la giocando e ridendo, seguiti
dalla piccola Sophie Enys che, con passi malfermi, cercava di star
loro dietro e di essere coinvolta nei giochi dei 'grandi', le altre
due neonate dormicchiavano fra le braccia delle madri, Catherine
aveva capito che il suo fidanzatino londinese non era affascinante
quanto Jeremy ed era tornata a tormentarlo e il povero Gustav ci
aveva riprovato con Clowance, ricevendo un sonoro due di picche,
tanto che Ross si era trovato a provare compassione per lui e aveva
chiesto a Demelza quanto ci avrebbe messo a riguadagnare
dignità e a
rinunciarci.
Lei
lo aveva guardato civettuola, seduta sul divano con accanto Margarita
e sua figlia. "Non deve rinunciarci, in amore non si dovrebbe
mai farlo finché c'è speranza. Come abbiamo fatto
noi?".
Era
vero, in fondo né lui né Demelza ci avevano mai
rinunciato davvero,
quindi perché doveva farlo Gustav?
Chiamato
per un brindisi da Falmouth, Dwight e dagli altri uomini presenti,
Ross si allontanò per andare al tavolo dei liquori mentre
Demelza,
incuriosita dalla piccolina di Margarita, si chinò a
sfiorarle la
guancia paffuta. Era una adorabile, grassottella bimba bionda dalle
guance piene e rosee. "E allora!? Riuscirà ad avere un nome
prima di sposarsi?".
Margarita,
che negli anni aveva mantenuto la sua naturalezza e
semplicità ma
era riuscita a crescere e diventare forte ed indipendente, rise. "Ah,
ma lei un nome ce l'ha! Un nome splendido, che ho avuto in mente fin
dal primo giorno in cui ho scoperto di essere incinta! Non potevo
scegliere nome migliore e ho aspettato questo giorno per dirlo,
perché voglio sia una dei tuoi regali di nozze".
Curiosa,
Demelza la fissò senza capire mentre anche Caroline si
avvicinò,
con Melliora fra le braccia. "Uno dei miei regali di nozze?".
Margarita
fece un sorriso dolce. "Se c'è qualcuno a cui vorrei lei
somigliasse da grande, quella sei tu Demelza. E lei si chiama
così,
Demelza. Io ed Edward siamo stati d'accordo da subito su questa
scelta. Se noi esistiamo, è perché tu e Hugh ci
avete aiutati ad
essere 'NOI'. E Hugh ti amava e io ti adoro ed entrambi, lui di la e
io quì, sappiamo di doverti molto. Dare a mia figlia il tuo
nome, è
il meno che potrei fare".
Spalancò
gli occhi, commossa, incredula e felice. Santo cielo, nessuno aveva
mai pensato di dare il suo nome a una bambina ed era così
bello,
eccitante e incredibilmente elettrizzante pensare di essere stata da
modello per qualcuno... "Come me? Ma... non ho un nome nobile e
sicuramente Demelza non fa parte dei nomi dei tuoi avi e tua
madre...".
Margarita,
con un gesto veloce, mise la piccola Demelza in braccio alla Demelza
grande. "Ha un nome suo, solo suo nella famiglia. E mia madre
è
sua nonna, indipendentemente da come lei si chiama. Ci è
rimasta
male ma ho giocato d'astuzia, ho imparato a farlo negli anni,
ricordandole che il nome scelto appartiene a Lady Boscawen e che tu
sei superiore a noi, nella società. Forse non è
ancora contenta del
tutto ma ha visto la cosa come un voler aumentare il prestigio di mia
figlia e con questo pensiero, ci si è consolata".
"Hai
giocato sporco!?" - le fece notare divertita, Demelza. "Ma
ti ringrazio, è un onore per me".
"Lo
è anche per lei..." - rispose Margarita, sfiorando la mano
della piccola.
Misero
Demelza e Melliora sul divano e le neonate si sfiorarono le manine,
mentre le tre donne ridevano, osservandole con gli occhi lucidi. Il
futuro era davvero lì, davanti a loro.
"Manca
solo Isabella-Rose" – fece notare Caroline. "Magari
farà
parte della compagnia a Natale, come fecero i gemelli nascendo due
settimane prima per partecipare all'evento e ricevere i regali".
Demelza
si accarezzò il ventre. "Dovrebbe nascere ad inizio gennaio,
dubito succederà prima. Non aspetto due gemelli stavolta".
Margarita
e Caroline si guardarono in viso, ridendo. "Vedremo, vedremo, i
bambini adorano i regali...".
Demelza
fece per ribattere ma Ross, arrivato alle sue spalle, la cinse per la
vita, attirandola a se. "Posso requisire mia moglie?".
Mia
moglie... Quelle parole le fecero venire un brivido di gioia... "Dove
vuoi portarmi, Ross?".
Lui
guardò fuori dalla finestra. Si stava facendo buio ed era
ora che,
da bravi sposini, si dirigessero a casa per avere un pò di
pace e
tranquillità solo per loro. "Lord Falmouth e Lady Alexandra
si
sono offerti di tenerci i bambini per questa notte e direi di
approfittarne intanto che Demian ritiene divertente la cosa, prima
che cambi idea".
Caroline
strizzò l'occhio ad entrambi. "Scappa Demelza, il piccolo
principe cambia idea subito su certe cose".
Lei
sorrise, arrossendo, immaginando e desiderando la SUA notte di nozze,
sola, con Ross, con tutto il mondo fuori dalla loro casa per qualche
ora. "Vado ragazze, grazie di tutto!" - sussurrò,
abbracciandole commossa.
Margarita
rise. "Sbrigati e sparisci! Io e Caroline per ora siamo tipo due
mucche che producono latte a tutte le ore del giorno ma tu, per
qualche mese, potrai ancora sentirti donna".
"Esatto"
– borbottò Caroline, sbuffando e fingendo cinismo
verso le sue due
biondissime e stressantissime bambine.
Demelza
salutò tutti loro e poi gli altri ospiti,
abbracciò i suoi bambini
con la promessa di andare a riprenderli il giorno dopo per pranzo,
lasciò i servi da Falmouth per aiutarli nella gestione dei
piccoli e
poi, dopo aver abbracciato Alix forte, come una figlia abbraccia una
madre, si avviò a braccetto con Ross verso la porta.
I
bambini li rincorsero, sull'uscio.
"Buona
notte mamma, buona notte papà" – esclamarono, per
la prima
volta tutti uguali, tutti parte di una vera e legale famiglia.
"Buona
notte e domani vieni subito!" - ordinò Demian alla madre.
"Io
ti aspetto!".
"Certo
amore" – gli disse, baciandolo sulla fronte.
Clowance
ridacchiò, guardando Jeremy con aria maliziosa. "Si
sbaciucchieranno tutta sera?" - chiese nell'orecchio del
fratello, a voce abbastanza alta perché tutti la sentissero
e i due
interessati arrossissero.
Jeremy
non rispose e fischiettò con indifferenza, Valentine lo
guardò
senza capire ma non osando chiedere e Daisy, che aveva altri
pensieri, si avvicinò seria. "Papà Ross, adesso
che sei mio
papà davvero tutto quanto, dai capelli ai piedi, dobbiamo
fare un
segreto nuovo ogni giorno! Domani che si fa di nascosto da mamma?".
Demelza
guardò Ross divertita, fingendo di stare al gioco. Si mise
le mani
sui fianchi e, con sguardo fintamente severo, lo guardò.
"Già,
che si fa domani di nascosto dalla mamma?".
Ross
la baciò brevemente sulle labbra. "Se è di
nascosto, tu non
devi saperlo, mi pare logico!".
Daisy
parve soddisfatta e dopo averlo abbracciato, lo lasciò
andare con la
sua mamma.
I
bimbi li salutarono e poi Prudie e Jane corsero a riprenderli per
portarli dentro casa. La festa per loro continuava nella dimora dei
Boscawen, per gli sposini a Nampara...
...
Era
romantica Nampara, silenziosa e intima.
Da
quanti anni non si trovavano lì, da soli? Completamente soli?
Durante
il tragitto di ritorno non avevano parlato molto, forse ancora
frastornati da quanto successo o forse desiderosi di trovare in quel
silenzio la pace e la serenità data da quel sì e
dall'assenza delle
parole sostituite dalla stretta delle loro mani, che li stava
dolcemente cullando ad ogni passo.
Erano
tornati a piedi, col vento che faceva svolazzare il suo abito da
sposa. Avevano incontrato alcuni minatori strada facendo, che li
avevano salutati con un cenno della mano e sguardi incuriositi e poi,
come in un tacito accordo, avevano percorso l'ultimo tratto di strada
scendendo nella loro spiaggia.
Si
erano tolti le scarpe e, a piedi scalzi, avevano camminato sulla
riva, con l'acqua che sfiorava loro le caviglie e i gabbiani che
svolazzavano in alto nel cielo, sulle loro teste.
Arrivati
sulla soglia, senza dirle nulla, Ross l'aveva presa in braccio e lei
aveva riso per quel gesto romantico da romanzo a cui non era
abituata, spezzando quel lungo silenzio.
Avevano
riso insieme come per tanto, troppo tempo, non avevano saputo
più
fare e poi si erano guardati negli occhi e si erano baciati, a lungo,
talmente a lungo che a Demian non sarebbe piaciuto affatto, se li
avesse visti...
"Bentornata
a casa, signora Poldark..." - le aveva sussurrato Ross, labbra
contro labbra.
E
lei sentì di nuovo quel brivido lungo la schiena, di
emozione e
d'attesa per ciò che sarebbe stato di lì a pochi
minuti. Loro,
Nampara, la loro stanza e tempo, tempo da concedersi unicamente per
vivere l'amore.
Ross
l'aveva portata in camera e con estrema dolcezza, come se fosse stata
di cristallo, l'aveva appoggiata sul letto, guardandola con desiderio
e amore. "Sei bellissima, davvero".
Lei
si rigirò nel letto, annusando il profumo di sapone di
lavanda delle
lenzuola. "Una sposa con un abito bianco che forse non merita,
incinta e col pancione... Devi davvero amarmi molto, per vedermi
bellissima... O sai mentire bene".
Ross
si sedette accanto a lei, scompigliandole schersosamente i capelli.
"Se fossi bravo a mentire, avrei Westminster ai miei piedi.
Invece ho la cattiva abitudine di dire sempre ciò che penso".
Demelza
sorrise, maliziosa, torcendosi una ciocca di capelli fra le dita.
"Già, testardo, risoluto e che non sa accettare
compromessi...
E io amo tutto questo e non lo cambierei mai. MAI ti cambierei,
Ross".
"E
io non cambierei nulla di te, mai ho desiderato farlo!".
Ross
si chinò su di lei e i loro visi, a pochi centimetri, si
sfiorarono.
"Demelza...".
"Cosa?".
"Dimmi
che è tutto vero! Che non stiamo sognando... Ho bisogno di
sentirtelo dire".
Lei
sorrise dolcemente, facendo scivolare l'indice della mano sulla sua
cicatrice, piano, in una delicata carezza. "E' tutto vero, siamo
davvero quì. E siamo Ross e Demelza Poldark. Ancora, per
sempre... E
nella vita non ho mai desiderato altro e non esserlo, anche se mi
sono successe tante cose meravigliose a cui non rinuncerei mai,
è
stato come vivere a metà".
Lui
annuì. Vivere a metà era il termine esatto,
ciò che aveva provato
lui stesso sulla sua pelle. Anzi, non aveva vissuto affatto e ora
voleva tornare a farlo. Si chinò su di lei, la
baciò con passione e
le sue mani fecero scivolare dalle sue spalle il vestito.
Voleva
vivere, amare, amarla.
E
avrebbe iniziato subito a farlo.
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