NSIV
- Prompt 4: Dare un passaggio/ andarlo a prendere
- Parole: 537
I'll Always Bring You Home
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Questa
volta l'aveva combinata grossa. Sharon tossì con forza mentre un
nugolo di polvere e calcinacci si sollevava dal proprio corpo.
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Strizzò
le palpebre e commise l'errore di provare a sollevarsi, ricadde con
la testa sulla superficie dura e sporca, circondata da macerie
dell'edificio che aveva fatto esplodere. Aveva dovuto modificare il
piano in corso d'opera e si era ritrovata ad improvvisare: nessun
problema per lei, se non avesse trovato più uomini del previsto ad
ostacolare la sua fuga.
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Lo
S.H.I.E.L.D. non sarebbe giunto a prelevarla prima di tre giorni e
non aveva modo di comunicare con loro prima del tempo, data la
segretezza della missione.
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Strinse
i denti mentre le lacrime e lo sconforto minacciavano di prendere il
sopravvento.
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Come
avrebbe fatto a tornare in città visto che il solo respirare le
pareva un'azione tanto complessa?
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Tirò
su col naso e decise di riposarsi per riprendere le forze, in seguito
avrebbe deciso il da farsi.
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Una
potente folata di vento la colse impreparata, dai rumori che
seguirono le parve che qualche velivolo fosse giunto sul posto.
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«Sharon!».
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Per
un istante l'agente 13 restò paralizzata dallo stupore, era davvero
possibile? O era frutto della sua immaginazione?
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«Sharon!»
il suo nome era stato chiamato ancora una volta da una voce a lei
conosciuta.
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«Natasha!?»
gridò lei per farsi sentire, ma col cuore che fremeva d'emozione.
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Poco
dopo, il volto circonfuso dalla luce del mattino di Natasha Romanoff
comparve nel suo campo visivo, l'espressione della spia russa divenne
dolcemente preoccupata alla vista dell'amica.
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«Sù
non piangere Sharon, adesso ti riporto a casa» la rassicurò
accarezzandole delicatamente i capelli biondi sporchi di detriti e
polvere. Sharon continuò a versare lacrime, mai avrebbe pensato di
rivedere un volto amico in mezzo a quel disastro.
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«Steve!
Aiutami con lei per favore».
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Incredula
Sharon si ritrovò davanti la gigantesca e rassicurante ombra di
Steve Rogers, che la prese in braccio con attenzione portandola verso
il jet.
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«Hai
davvero scomodato gli Avengers?» replicò la bionda spia
asciugandosi il viso e osservando incuriosita l'amica che camminava
al loro fianco.
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«Beh
diciamo che è stata alquanto convincente» replicò la voce beffarda
di Clint Barton alla guida del jet, salutandola con un cenno del
capo.
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Steve
ridacchiò pensando ai bruschi, per non dire violenti, modi della
collega per farli partire in fretta e furia.
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L'aiutò
a stendersi mentre Vedova era già indaffarata a farle le prime
medicazioni.
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Steve
si sedette accanto a Clint che rimise in moto, direzione casa;
osservò le due donne e pensò che non aveva mai visto Natasha
preoccuparsi di qualcuno in quel modo: tenero e disinteressato.
Ripensò alla scena cui aveva assistito basito: aveva costretto la
spia delle spie a dirle dove si era cacciata Sharon, dopo che
quest'ultima mancava da qualche giorno; era certo che fosse pronta
anche a picchiare il suo superiore per avere quell'informazione.
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La
russa le fasciò il busto e le diede alcune medicine per diminuire il
dolore.
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«Nat»
la richiamò gentilmente Sharon «Grazie».
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Natasha
non rispose subito, poi sospirò e la guardò con espressione
morbida;
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«L'hai
detto tu: per gli amici questo e altro. Non ti lascerei mai indietro
Sharon, ricordalo».
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L'agente
13 annuì serena, le strinse la mano e chiuse gli occhi scivolando
tra le vesti di Morfeo.
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