Capitolo 14 - ... Unsolved
affairs -
Mi svegliai quando il sole splendeva alto nel
cielo e,
nella magione, regnava il più assoluto silenzio.
Essendo mezzogiorno, neppur un vampiro sarebbe uscito
dalla sua stanza, se non per un valido motivo.
Mi stiracchiai lentamente e poi mi infilai nel bagno.
Volevo dedicare la giornata a me stessa, nessuno
sarebbe venuto a reclamare il mio sangue prima di qualche ora.
Decisi di fare un bel bagno e aprii un
bagnoschiuma
che avevo comprato settimane prima.
Aspettavo di usarlo per qualche occasione speciale, ma
non avevo alcun appuntamento per cui profumare particolarmente.
Ne versai una piccola quantità nella vasca e,
mescolato al getto d'acqua, si creò una patina di schiuma.
Mi spogliai e mi immersi nell'acqua tiepida.
Sebbene fosse estate, non gradivo l'acqua fredda sulla
pelle.
Rimasi attimi interminabili con gli occhi chiusi,
il
solo rumore delle piccole bolle di sapone che scoppiavano di sottofondo.
Era da tempo immemore che non riuscivo a rilassarmi
così: mi sembrò di essere in un sogno, un mondo
parallelo popolato da creature
fantastiche, tra cui vampiri.
Quando aprii gli occhi, mi resi conto che non era
questo il mondo surreale, ma la quotidianità a cui ero
abituata prima di
trasferirmi qui,
sembravano trascorsi anni dall'ultima volta che avevo visto
mio padre 1.
I ricordi iniziavano a sbiadire.
E non l'avrei permesso.
Mi avvolsi nell'accappatoio
e contattai le mie due
amiche, chiedendo se avessero impegni per il pomeriggio.
Uscire sarebbe servito a divagare un po' la mente.
Yuki rispose subito, dicendo di essere disponibile.
Tornai in camera ed indossai un abitino bianco ed
aderente.
Lasciai i capelli umidi e mi accomodai sul letto,
aspettando la risposta di Natalie.
Forse per noia, pensai a cosa stessero facendo in quel
momento i Mukami.
Guardando l'orologio, immaginai che fossero
raccolti a
tavola per pranzare.
Potevo vedere Kou rubare dei gamberetti a Yuma e
quest'ultimo borbottare stizzito.
Azusa avrebbe assistito alla scena con un piccolo
sorriso, mentre Ruki li avrebbe rimproverati severamente.
Il telefono vibrò e sussulati. Poi
lessi il messaggio
di Natalie.
Sono felice di sapere che tu stia bene! Questo
pomeriggio sono liberissima, incontriamoci al parco Ueno 2
Sorrisi gioiosa: ci saremmo incontrate alle tre e
sarei tornata alla magione alle sette, nessuno si sarebbe accorto della
mia
assenza.
Tuttavia era ancora mezzogiorno e sentivo lo stomaco
brontolare, per cui decisi che sarei uscita prima.
Trascorrere del tempo con me stessa avrebbe
giovato
alla mia salute, in fondo, avevo perso di vista i miei spazi, i miei
bisogni e
i miei hobby.
Canticchiando sottovoce, presi una borsetta e ci
buttai dentro il cellulare, un pacco di fazzoletti ed il portafoglio.
Dipendere dai Sakamaki era spiacevole: mi dissi che,
una volta finito il liceo, avrei cercato un lavoro.
Sempre che te lo permettano.
Scossi il capo, avevo ancora un anno di tempo per
preoccuparmene.
Scesi le scale in punta di piedi, sperando che non
vi
fosse anima viva in giro.
Ma quando passai davanti allo studio di Reiji, la sua
voce mi fece sobbalzare.
"Dove stai andando, esattamente?"
Mi affacciai nella stanza, notando che sedeva alla
scrivania, con una tazza di qualcosa fra le mani, tè
probabilmente.
"Dovrei vedermi con Yuki e Natalie."
Il vampiro corrugò la fronte: "Vale a dire?"
Lo fissai interdetta.
"Le mie compagne di classe, nonché le uniche
amiche che ho qui!", spiegai come fosse la cosa più ovvia
del mondo.
"Non avrai intenzione di andare dai Mukami?"
Ruotai gli occhi al cielo ed entrai nella stanza,
estraendo il cellulare dalla borsa.
Mostrai i messaggi che ci eravamo scambiate qualche
minuto prima.
"L'appuntamento è alle tre del pomeriggio, adesso
è solo mezzogiorno."
"Mezzogiorno e mezzo - lo corressi - e comunque
ho fame."
"C'è del cibo in frigo."
Riposi il telefono nella borsetta e sbuffai.
"Tranquillo, andrò dai Mukami accompagnata da uno
di voi!"
Reiji mi osservò qualche momento, soppesando se stessi
dicendo la verità, infine annuì.
"Vai pure, ma in cambio ho un favore da
chiederti."
Mi preparai ad essere morsa e decisi che, se proprio doveva farlo, gli
avrei
offerto l'incavo del collo, per nascondere il morso con i capelli.
"Accomodati, per favore."
Avrei voluto gridargli che mi stava facendo perdere
tempo, ma tutto quel mistero mi incuriosiva.
Presi posto di fronte a lui.
"Vorrei chiederti di portare Shu con te, quando
andrai dai Mukami."
"Se il tuo obiettivo è di non lasciarmi da sola
con loro, credo che Shu sia il meno indicato per farmi da guardia del
corpo."
Commentai, immaginando che quel biondo non si sarebbe mosso dal
divano, neppure se i Mukami mi avessero morsa tutti e quattro,
contemporaneamente.
La scena si delineò nella mia testa e rabbrividii.
"Non è per quello, vorrei che incontrasse uno dei
fratelli.", confessò Reiji, destando il mio interesse.
"Perchè mai dovrebbe..."
"Lui non lo sa - mi precedette il vampiro - ma
uno di loro è un suo vecchio amico di infanzia, ai tempi si
chiamava
Edgar."
"Qual è il suo nome ora?"
"Yuma."
Puro stupore si dipinse sul mio volto.
Shu e Yuma erano vecchi amici d'infanzia?
"E tu come lo sai?"
Reiji sorseggiò il suo tè e poi riprese a parlare.
"Quand'eravamo piccoli, come sai, io studiavo
tutto il tempo. Mentre Shu si divertiva con quell'umano."
Dunque Shu aveva conosciuto Yuma quand'era un bambino
ed ancora umano.
Ricordai che quando eravamo piccoli, Shu aveva citato
Edgar, delle volte.
"Ero invidioso, così diedi fuoco al suo
villaggio."
Rimasi allibita.
"Shu pensava che Edgar fosse morto nell'incendio
- proseguì Reiji - ma lui aveva solo perso i genitori... e
la sua memoria,
quindi fu portato in orfanotrofio."
Sapevo che avrei dovuto contenermi, rimproverarlo
sarebbe stato rischioso, avrei potuto suscitare la sua collera, avrebbe
potuto
infliggermi chissà quale tortura, ma non riuscii a
trattenermi.
"Reiji è terribile! - sbottai - hai raso al suolo
un villaggio solo per invidia, quando avresti potuto, semplicemente,
unirti a
loro."
Mi aspettavo che il vampiro tentasse di giustificarsi
o si arrabbiasse con me, incapace di ammettere le sue colpe, ma si
limitò ad
annuire.
"Sono stato egoista."
Si massaggiò le palpebre e indossò gli occhiali
rettangolari, spingendoli sul naso.
Non potevo credere che lo avesse ammesso.
"Ma sto cercando di rimediare."
Sospirai.
"E sia, chiederò a lui di accompagnarmi... Ma
voglio che sappia la verità."
Stavolta Reiji mi fissò truce.
"Non ne sarà contento."
"Certo che no! - risposi - non è stato un bel
gesto, il tuo, ma l'importante è sistemare le cose."
"Ci devo pensare."
"Lo faremo stasera.", sentenziai.
Il vampiro non disse nulla ed io mi alzai dalla
sedia,
pronta ad uscire.
Per la prima volta, ero stata io ad impartire ordini,
persino ad uno tosto come Reiji Sakamaki.
Mi complimentai con me stessa.
Forse, dipendeva dal fatto che fossi una discendente
di Eva e i vampiri avevano, involontariamente, un debole per me.
Almeno per adesso.
***
Dentro la limousine ritrovai la busta che
conteneva
l'abito rosa, quello che mi aveva comprato Kou.
Lo estrassi per un istante, carezzando la stoffa, e mi
immaginai con quel vestito il giorno del mio compleanno.
Avrei festeggiato su una spiaggia, ci sarebbe
stata
della musica, avremmo ballato un po' e io avrei cantato una canzone,
insieme
alle mie amiche.
Perfino Sakura sarebbe tornata dal suo viaggio, pur di
non perdersi il mio diciottesimo.
Mukami e Sakamaki si sarebbero dati tregua per un
giorno e anche loro avrebbero festeggiato
assieme a me.
Poi, sotto un cielo puntellato di stelle, lontano
dagli altri, avrei pensato a mia madre e successivamente alla mia
famiglia
adottiva.
Avrei chiuso gli occhi e sorriso, e su quelle mie
labbra ridenti, Raito avrebbe posato le sue.
Scossi il capo, ancora una volta la mia
immaginazione
aveva fantasticato fin troppo, tornai alla cruda realtà.
Non ci sarebbe stato alcun compleanno, nessuna tregua
tra i vampiri e, soprattutto, nessun bacio.
Arrivata al centro della città, scesi
dalla limousine,
con gli occhi dei passanti puntati addosso.
Probabilmente, credevano che fossi la figlia di
qualche ricco impresario giapponese.
Mi guardai intorno e notai un piccolo locale,
piuttosto affollato, dal quale proveniva un piacevole profumo, dunque
vi
entrai, affidandomi all'olfatto.
All'interno era ben più spazioso di ciò che avevo
immaginato, aveva uno stile vintage, con tavoli di legno e foto in
bianco e
nero di vecchi attori.
Un cameriere mi venne incontro, chiedendo se
aspettassi qualcuno.
Mai, come quel giorno, ero tanto felice di poter stare
un po' da sola.
Mi fece accomodare ad un tavolo per due e sparecchiò
il posto di fronte, lasciandomi un menù.
In fondo alla sala vi era un palcoscenico e un gruppo
di ragazzi, vestiti con camice e bretelle, tiravano fuori i loro
strumenti.
Chi una trombetta, chi un sassofono.
Osservai con interesse, prima che il cameriere venisse
a prendere l'ordinazione.
Decisi di ordinare una grigliata di carne, ne avevo
bisogno, se non desideravo diventare anemica, con tutto il sangue che
perdevo
quotidianamente.
Il cameriere schizzò via tra i tavoli
ed io tornai a
guardare il gruppo che era ormai pronto ad esibirsi.
Uno di loro iniziò ad accarezzare i tasti del piano,
il secondo attaccò con la tromba, creando una melodia
bellissima seppur
malinconica.
Appoggiai il viso alla mano e rimasi ammaliata da
quella musica.
Si trattava di jazz, ecco spiegato lo strano
abbigliamento.
Cominciai a mangiare la mia bistecca e la musica,
man
mano, si trasformò: il ritmo divenne sempre più
incalzante e travolgente.
Alcuni commensali si alzarono per andare a ballare nel
piccolo spazio vicino al palco.
Quando la canzone finì, scattai in piedi, unendomi
alle altre persone che applaudivano.
Finii lo spiedino di carne che avevo nel piatto e
domandai al cameriere se quei musicisti venissero ogni giorno.
Mi spiegò che si esibivano tutti i giovedì alle
nove
di sera e che, occasionalmente, ripetevano lo spettacolo il
venerdì all'una.
Proprio com'era successo oggi.
Lo annotai mentalmente, di sicuro avrei partecipato a
qualche altra esibizione, mi erano proprio piaciuti.
Pagai il conto e decisi di fare una passeggiata, prima
di incontrare le mie amiche al parco.
ANGOLO AUTRICE
Saaalve gente!
Eccoci qui, mi faccio sentire per farvi un piccolo appunto.
Padre
1
Ho
voluto sottolineare questa parola poiché come sapete, nel
prequel, la nostra
protagonista (Mitsuko) dice di avere entrambi i genitori.
Quando
avevo iniziato a scrivere questa fanfiction, non immaginavo che avrei
continuato così a lungo con la storia, ma capitolo dopo
capitolo, la trama ha
iniziato a prendere una forma più precisa, per questo motivo
sono costretta a “cancellare”
la madre adottiva di Mitsuko.
Riprenderò
la prima stagione per apportare alcune modifiche, sia a livello
lessicale che a
livello di trama.
A
presto, Nephy-
Parco
Ueno2 Parco esistente a Tokyo, nel
quartiere di Taitõ.
Il
locale in cui pranza Mitsuko è inventato.
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