With broken voice
I’m singing
“Perché capita sempre a me?” Myles
agitava la bustina di
mucolitico e si preparava a scioglierla nel bicchiere pieno
d’acqua poggiato sul
tavolino basso davanti a sé.
Mark, seduto sul divanetto accanto a lui, teneva un braccio
disteso lungo la spalliera e lo osservava con sguardo serio e
leggermente
preoccupato. “Può capitare a tutti di prendere
un’influenza, Myles” lo
rassicurò col suo solito tono calmo.
Il cantante sollevò i suoi occhi azzurri, in quel momento
lucidi e velati di stanchezza, e li posò sul suo amico.
“Ci sono un sacco di cantanti
che si ammazzano le corde vocali, vanno in giro con la t-shirt anche a
gennaio,
non curano la loro voce e nonostante ciò non si ammalano
mai. Io non esco mai
senza la giacca, eppure mi becco sempre il raffreddore durante i tour o
nei
momenti meno opportuni.”
Mark aggrottò le sopracciglia. “Ma gli altri
cantanti non
hanno tutti quattro ottave come te, non sono intonati come te, non
hanno le tue
stesse capacità interpretative, il tuo fantastico timbro e
soprattutto si
fottono le corde vocali dopo due anni di tour.”
Myles rovesciò la polverina giallastra nel bicchiere e prese
a mescolare con una bacchettina di plastica; nell’aria si
spanse un odore a
metà tra il dolciastro e il chimico. Dopo una trentina di
secondi, bevve un
lungo sorso e poi sul suo viso si dipinse una smorfia disgustata.
“Questo non
mi consola. Resta il fatto che stasera canterò da schifo,
deluderò i fan che
hanno pagato un biglietto per vederci… e spero di riuscire a
sostenere lo show,
ho il sospetto di avere un po’ di febbre” si
incupì, la voce roca e alcune
consonanti strascicate per via del raffreddore.
Mark non sopportava di vedere così il suo cantante, sapeva
che Myles non si lamentava mai a meno che non ci fosse un reale motivo
per
farlo, capiva quanto gli desse fastidio non dare il massimo di
sé. Avrebbe
intuito tutto ciò anche con una sola occhiata, loro due
erano indissolubilmente
legati e riuscivano quasi a percepire l’uno i pensieri
dell’altro, anche quando
non erano insieme.
Il chitarrista gli posò teneramente una mano sulla fronte
per sentire se fosse calda e Myles socchiuse gli occhi, lasciandosi
cullare da
quel tocco rassicurante.
“Non so cosa fare” ammise poi il cantante,
abbandonandosi
contro lo schienale del divano.
Mark gli sorrise e gli porse il bicchiere ancora mezzo pieno
per invitarlo a finire la medicina. “Quando sarai stanco e
non te la sentirai
di cantare qualche canzone, lo farò al posto tuo”
affermò con sicurezza.
Sapeva che si stava imbarcando in una sfida difficile: non
aveva la stessa estensione vocale di Myles, non aveva la sua voce
potente e
leggera allo stesso tempo, non riusciva a tenere le note come lui, ma
non gli
importava. L’avrebbe fatto per aiutare il suo cantante e per
non lasciare i
loro fan a bocca asciutta.
Myles sgranò gli occhi azzurri. “Dici davvero? Lo
farai?”
“Ho l’aria di uno che sta scherzando?”
“Tu non hai mai cantato o voluto cantare negli Alter
Bridge”
mormorò Myles.
“C’è sempre una prima volta, no? Non
sarà una passeggiata,
ma lo devo fare.” Mark gli sistemò una ciocca di
capelli scuri dietro
l’orecchio.
Lui sorrise grato, poi tirò su col naso e sollevò
gli occhi
al cielo. “Mi potresti passare quel pacco di fazzoletti che
c’è all’angolo del
tavolino?”
Mark ridacchiò e allungò il braccio per afferrare
la
confezione, gliela porse e lo osservò mentre si soffiava il
naso arrossato.
“Non mi guardare così, mi metti in
soggezione!” protestò poi con una risatina.
Il chitarrista si strinse nelle spalle e gli diede
un’affettuosa pacca sul braccio.
On broken wings
I'm falling
And it won't
be long
The skin on me
is burning
By the fires
of the sun
On skinned
knees, I'm bleeding
And it won't
be long
I've got to
find that meaning
I'll search
for so long
Mark vedeva il pubblico davanti a sé, sentiva la batteria di
Flip rombare alle sue spalle e il basso di Brian danzare dagli
amplificatori e
riversarsi sulla folla. Sentiva anche la chitarra, che lui stesso
suonava con
maestria e naturalezza, come se fosse nato con quelle sei corde tra le
dita.
E sentiva la voce, la sua stessa voce, che dava il massimo e
ricalcava le parole e le melodie di Myles nella maniera più
fedele possibile.
Non era un cantante, quei brani non si adattavano a lui, ma avrebbe
fatto il
possibile e dato del suo meglio.
Il pubblico lo seguiva, cantava insieme a lui il ritornello
di Broken Wings, lo sosteneva laddove la sua voce
lo abbandonava. Per
lui era un brivido incredibile, nonostante non fosse la prima volta che
saliva
sul palco in veste di cantante: era il frontman dei Tremonti e per lui
era
diventata una normalità trasformarsi in cantante quando si
esibiva con loro.
Cry ourselves to
sleep
We will sleep
alone forever
Will you lay
me down in the same place with all I love
Mend the
broken homes
Care for them
they are our brothers
Save the
fading light in our souls
Ma quella volta era
diverso, stava eseguendo i brani cantati
da Myles che, oltre che essere il suo migliore amico, era una delle
voci che
stimava di più al mondo.
Gettò un’occhiata al lato del palco, dove Myles si
era
momentaneamente rifugiato, e sperò davvero di fare una
figura decente almeno ai
suoi occhi. Non voleva deluderlo, questa era la cosa più
importante,
all’improvviso non gli importava più del pubblico.
Set afree all
Relying on
their will
To make me all
that I am
And all I'll be
Set afree all
Will fall
between the cracks
With memories
of all that I am
And I'll that
I'll be
Non sapeva che il petto
di Myles, protetto dalla penombra
del bordo palco, era scosso dai singhiozzi. Sapeva che si doveva dare
una
calmata, sarebbe dovuto tornare al centro della piattaforma e portare a
termine
il concerto, ma non riusciva a smettere di piangere mentre sentiva il
suo
adorato Mark intonare la loro Broken Wings davanti
a un pubblico così
vasto. Era orgoglioso di lui, adorava il suo modo di interpretare quel
brano e
farlo suo, nonostante non rientrasse nella sua comfort zone.
E poi lo stava facendo per lui, solo per lui.
Myles era commosso, voleva soltanto corrergli incontro,
strappargli via quella chitarra dalle braccia e stringerlo a
sé, dirgli quanto
lo adorava e quanto gli fosse grato.
Forse non tutti avrebbero apprezzato, ma lui sì, e questo
bastava.
On broken wings
I'm falling
And it won't
be long
The skin on me
is burning
By the fires
of the sun
On skinned
knees, I'm bleeding
And it won't
be long
I've got to
find that meaning
I'll search
for so long
Quando gli Alter Bridge scesero dal palco, dopo qualche
altra canzone, Myles aveva gli occhi lucidi e arrossati; non era
però per via
dell’influenza che lo stava divorando e indebolendo.
Mark subito gli si avvicinò per constatare il suo stato di
salute e gli rivolse un’occhiata ansiosa. “Come
stai? Hai bisogno di qualcosa?
Hai gli occhi appannati.”
Myles tirò su col naso. “Hai paura di essere
contagiato?”
Mark piegò appena la testa di lato. “No,
perché?”
Allora il cantante si fiondò tra le sue braccia e lo strinse
in un abbraccio affettuoso, posando il mento sulla sua spalla. Poco
importava
se entrambi fossero zuppi di sudore dopo il concerto e avessero bisogno
di una
doccia, tra loro non esisteva più alcun limite.
“Sei stato fantastico, io… non so come
ringraziarti. Sono
fiero di te, ti adoro” mormorò Myles, mentre una
lacrima sfuggiva nuovamente al
suo controllo. Si sentiva immensamente fortunato ad avere Mark al suo
fianco,
era un angelo.
“Oh, Myles” rispose lui con un sospiro, tenendolo
stretto a
sé. Avrebbe voluto che quel momento non finisse mai, adorava
stringerlo tra le
braccia.
Dopo qualche istante, Mark lo afferrò per le spalle e lo
scostò da sé, per poi lasciargli un leggero bacio
sulla fronte.
Lui sorrise e gli rivolse un’occhiata interrogativa.
“Era per controllare se avessi la febbre. No, è
tutto a
posto!” spiegò lui con semplicità,
stringendosi nelle spalle.
Myles lo abbracciò di nuovo, finché uno starnuto
non lo
colse alla sprovvista. “Oh mio dio, scusami, ti ho starnutito
sulla maglietta!
Che schifo…” borbottò mortificato.
Mark scoppiò a ridere e non sciolse l’abbraccio.
“Vabbè,
vorrà dire che ci ammaleremo entrambi e saranno Brian e Flip
a cantare al
prossimo concerto!”
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La mia prima shottina sugli Alter Bridge, ispirata a un
fatto realmente accaduto: il 27 settembre 2019, la band era nel bel
mezzo del
tour, avevano una data prevista per quella sera a Columbus, ma Myles
aveva
l’influenza. Probabilmente per fare in modo che la sua voce
non si affaticasse
troppo, Mark Tremonti ha cantato due brani: Broken Wings (che
ADORO) e Burn
It Down.
Vi lascio un video per farvi un’idea della sua performance
canora che, nonostante la difficoltà della canzone, non
è affatto male:
https://www.youtube.com/watch?v=QwLfrQbm_uk
E bravo Mark *-*
Era la prima volta che cantava pubblicamente dei brani degli
Alter Bridge, nonostante sia il cantante del suo progetto parallelo
Tremonti;
c’è da dire che Myles ha un’estensione
molto più ampia e non dev’essere facile
per il nostro chitarrista :3
La foto all’inizio della storia non viene dal concerto in
questione, è del 2008, ma quando l’ho vista me ne
sono innamorata e non potevo
non metterla *-*
Ho lasciato il rapporto tra i due protagonisti ambiguo,
semplicemente perché è un esperimento che non
avevo mai fatto e perché non mi
andava di approfondire troppo la faccenda XD spero vi sia comunque
piaciuta!
Sono terrorizzata dal personaggio di Mark, che non so se ho
caratterizzato bene perché non lo conosco bene, quindi se
c’è qualche esperto
degli Alter Bridge che vuole farmi notare qualche imperfezione, lo
accoglierò a
braccia aperte!
Ringrazio chiunque abbia deciso di dare una sbirciata da
queste parti e chi deciderà di lasciare una recensione :3
Alla prossima!!! ♥
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