Busta
3
3
Ottobre
Cari
J&J,
La
lettura del diario di Kaede mi ha dato una visione della sua vita che
mi ha fatto stringere il cuore, lui come me amava suo padre alla
follia, il nonno per me era un pilastro e per lui suo padre ancora di
più. Il signor Rukawa lavorava in casa e cercava di passare
più
tempo possibile con suo figlio, erano simili fisicamente, ho trovato
qualche foto, una cosa impressionante, sembrava la versione ristretta
di suo padre. La madre come vi ho già detto fa sembrare
Crudelia de
Mon un’animalista. Lei lo ha partorito e poi se ne
è lavata le
mani, invece il padre l’ha cresciuto, avevano un rapporto
molto
stretto. Come me Kaede ha visto morire suo padre davanti ai suoi
occhi, solo che il suo si è sparato. Non so come lui sia riuscito
a rimanere da
solo in quella casa, non so quali ingranaggi abbia oliato la madre,
ma lui abitava, da
solo,
nella casa dove era morto suo padre.
Dopo
la morte di papà se
non sono impazzito è grazie allo zio Yohei e il resto della
gundam,
ma soprattutto grazie a quella forza della natura che è
vostra
nonna, che mi ha sorretto in ogni mia caduta, ogni volta che i
ricordi
dolorosi della morte del nonno mi hanno attanagliato.
Pagine
piene d’amore per quel padre programmatore,
per quel padre sempre presente, mi sarebbe piaciuto conoscere
quell’uomo, che dalle parole di suo figlio è stato
disegnato come
premuroso, dolce e gentile. Il figlio non sospettava che
soffrisse
di depressione a causa
del
rapporto con sua
moglie ed anche l’atteggiamento di lei nei confronti di quel
figlio
tanto cercato.
Tirava avanti nella vita solo per Kaede, ad un certo punto, però,
non è più bastato ha preso la pistola e si
è sparato; la stessa
pistola che ha usato suo figlio. Il diario cambia drasticamente da
ottimista, a una visione nera e disperata della vita. Anche prima non
era un gran chiacchierone o cose del genere, ma traspariva una voglia
di vivere, e una gioia che non ho trovato nelle pagine successive al
fatto. Spesso si è chiesto cosa facesse la madre, e si
è sentito
abbandonato, e si è sentito abbandonato anche dal padre cosa
che lo
ha distrutto. Ha cominciato a mangiare il minimo sindacale per
giocare bene, e a dormire, dormiva sempre e ovunque, l’ho
visto
pedalare e dormire contemporaneamente. Mi ha straziato
l’anima
leggere le sue sofferenze e le sue osservazioni su di me. Mi ha
capito a fondo e io non l’ho capito per niente. Lui mi
descriveva
come una forza vitale inarrestabile, e come incrollabile, ma con un
passato doloroso, nessuno sapeva di papà ero ancora alle
medie e
alle superiori non conoscevo altri che vostro zio Yohei e gli altri
tre della gundam. Una frase mi ha colpito particolarmente ed
è
quella che scritta in giapponese campeggia sulla mia spina dorsale.
“Un sole benevolo, una forza della natura, un cuore candido, il
mio stupido preferito”. Quante
volte mi ha chiamato Dohao non lo so, forse migliaia, e devo dire che
alla
fine era un modo tutto nostro di comunicare. Solo che son fin troppo
lento a capire questo genere di cose, lui mi stava inconsciamente
chiedendo aiuto ed io ho finito di massacrarlo. Ricordo ancora
chiaramente quel giorno, e l’ho rivissuto nella mia testa
come in
un film al rallentatore. Io che faccio i fondamentali e lui che si
allena contro avversari
immaginari, ad un certo punto Yohei e gli altri se ne vanno, ora non
ricordo più dove, ma non penso sia importante, rimaniamo
soli io e
lui, e ho cominciato con le mie solite sparate su
lui che occupava spazio abusivamente, che fosse solo feccia, su
quanto lo odiassi, su quanto odiassi i suoi occhi azzurri e su quando
odiassi che tutte le ragazze gli andassero dietro. Quella è
stata la
goccia che ha fatto traboccare il vaso, certo non è stata
solo colpa
mia, ma nella mia inconsapevolezza gli ho messo in mano quella
pistola.
Sono
anni che mi chiedo come facesse ad averla lui, quando ha fatto il
gesto estremo hanno sequestrato l’arma, e poi hanno fatto
indagini.
Forse non così accurate visto che la lettera l’ho
trovata io e non
la polizia.
Mi
raccomando sempre con voi di essere gentili con gli altri
perché non
vorrei mai che vi trovaste ad annaspare nel ricordo che una vostra
scortesia possa aver fatto scattare qualche reazione strana in
qualcuno. Ho dovuto fare anni di analisi e Nobu si è dovuto
sorbire
anni di incubi ricorrenti, di urla nella notte. Non sempre quello che
sai razionalmente riesci a portarlo su tutti i livelli della vita.
Sono
caparbio e ne sono venuto a capo, ma non augurerei a nessuno di
provare quel vuoto e quello smarrimento che ho provato io a vedere
quel corpo. Per la seconda volta io ero in parte responsabile della
morte di qualcuno, non è una cosa con cui è
facile venire a patti.
Quante volte le mie nocche si sono spellate contro un saccone da
boxe, ne avevo messo uno in camera mia, per poter sfogare la rabbia.
La rabbia mi ha accompagnato come un’ombra malevola per molto
tempo, sia prima che dopo la morte del nonno, addirittura mi ha
accompagnato per buona parte della mia vita anche dopo il suicidio.
Se provo a pensare a lui il volto è indelebile, mentre la
voce non
la ricordo. Mi viene un groppo alla gola ogni volta, ricordo gli
insulti, ma non ricordo la voce che li pronunciava, e mi sento in
colpa, mi sono erto a sua voce nel mondo, e non la ricordo nemmeno.
La
Kitsune Help è nata proprio per dare voce ai ragazzi come
Kaede,
ragazzi che si sentono soli, che non sanno con chi parlare, possono
chiamare, o recarsi in una delle sedi che abbiamo aperto, e sentirsi
accolti. Sono stato fortunato, ho sfondato nel basket che conta, sono
riuscito ad avere contratti anche con sponsor famosi, e questo ha
portato nelle mie tasche un sacco di soldi che ho potuto investire
per salvare altri ragazzi.
Non
mi sono accorto del disagio di Rukawa, per niente, ma non voglio che
nessuno si senta come lui.
La
scelta dell’adozione di bambini spesso considerati troppo
grandi è
stata fatta in modo consapevole, noi vi abbiamo cercati, vi abbiamo
voluti con tutto il cuore, non perché è
più comodo che vi puliate
il sedere da soli mentre i neonati non lo fanno, ma perché
volevamo
dare la possibilità di uscire da quelle mura
dell’orfanotrofio a
qualcuno che nel meccanismo americano si perde nella burocrazia ad un
certo punto. Rifarei questa scelta mille volte, è una delle
poche
che rifarei senza pensarci.
Vorrei
dire che se tornassi indietro non farei lo stronzo con Kaede, ma
sarebbe una bugia e sarebbe come tradire il me di adesso, sono
l’uomo
che sono perché ho vissuto i miei dolori, e li ho affrontati
come se
fossero una guerra. Le cose che vi hanno fatto soffrire sono quelle
che vi renderanno migliori.
Sappiate
che per qualsiasi problema potete venire da me, o andare da Nobu,
anche il più piccolo, probabilmente l’unico campo
in cui non siamo
così ferrati sono le ragazze, ma potete rivolgervi a Yohei,
oppure
anche a Hisashi.
Strana storia la mia amicizia con lui, ma
questa è un’altra cosa. La prossima volta vi
parlerò delle ultime
cinque pagine del diario di Kaede, non disperate questa tortura
paternalistica finirà, miei chiassosi bambini.
Un
bacio
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