Non ci credete, eh? Beh, non ci
credo quasi nemmeno io. XD Perciò GRAZIE a tutti quelli che
mi hanno spronata ad andare avanti con questa storia nonostante
l’epico calo di ispirazione (che tutt’ora non mi
spiego. XD) e grazie a quelli che ancora hanno la pazienza di leggere
dopo tutto il tempo che è passato dall’ultimo
aggiornamento. ^^’ Il prossimo capitolo se tutto va bene
sarà l’ultimo, e spero non debbano trascorrere
altrettanti mesi nel frattempo. XD
Detto ciò,
buona lettura. ^^
“Non reagite e non vi accadrà nulla.”
Il guerriero dalla lucida fronte pelata si fece avanti, brandendo la
spada. I suoi compagni, lentamente, ci strinsero sui fianchi.
Eravamo circondati.
Sì, sì, lo so. Non è una grande
novità.
“Lina…”
A sussurrare il mio nome, in tono implorante, fu Gourry. Doveva aver
colto il rapido corrugarsi della mia fronte, un’espressione
che non prometteva nulla di buono per i nostri aggressori.
Quelli attorno a noi mi apparivano come comuni cacciatori di taglie, o
mercenari. Uomini che dovevano avere visto i nostri cartelli
segnaletici in qualche città e avere, molto semplicemente,
dato per scontato che fossimo dei criminali. Gourry sicuramente era
giunto alla mia stessa conclusione su di loro, e capivo
perché cercasse di frenarmi dal prenderli a Palle di Fuoco:
non si poteva esattamente dire che avessero delle colpe,
nell’aggredirci.
In quel momento, però, ero troppo frustrata per essere anche
saggia.
Strinsi i pugni ai fianchi e feci un passo avanti, l’aria
risoluta. “Se non reagissi, non vi accadrebbe
nulla.” Replicai, in tono sfrontato. “Immagino che
questo potrebbe essere considerato comunque un buon motivo
per… oh, no, aspetta. Non lo è.”
Avevamo viaggiato per giorni senza quasi fermarci, e quella sera, al
tramonto, eravamo giunti in vista del gelido panorama della vecchia
Talit. Puntavamo sul fatto che Livia potesse trovarsi ancora
laggiù nascosta da qualche parte, ma non ne avevamo la
certezza, e l’ansia di scoprirlo, unita
all’incertezza su cosa avrei fatto una volta che avessi avuto
quella risposta, mi attanagliava lo stomaco. Il mio autocontrollo, in
quel momento, era decisamente labile.
Un rivolo di sudore scese lungo la fronte già madida del mio
interlocutore. A dispetto delle sue parole, non sembrava
particolarmente sicuro di se stesso. Continuava a lanciare occhiate ai
suoi uomini, con l’aria di non essere poi così
convinto che il loro numero fosse sufficiente a disporre di noi.
Sorrisi fra me, di fronte a quell’atteggiamento incerto. Il
fatto che sembrasse conoscere la mia fama e temerla poteva quasi
rendermi bendisposta nei suoi confronti.
Quasi.
“Perciò ho un piccolo suggerimento per
voi.” Proseguii, senza mutare di tono. “Una persona
saggia a questo punto ricorrerebbe a un modo per evitare la mia
reazione… scappare con la coda fra le gambe, ad esempio. E
considerando che mi avete già provocata, un buon momento per
iniziare a farlo sarebbe ora.”
Anche Bastian continuava a lanciarmi occhiate nervose. Aveva portato
mano alla spada, ma in effetti sembrava più preoccupato per
le mie reazioni che per la nostra sicurezza.
Non c’è che dire, aveva imparato a conoscermi.
“D… dico sul serio.” Replicò
l’uomo di fronte a me. “Non abbiamo
l’ordine di aggredirvi. Siamo qui solo per riferirvi un
messaggio.”
“Come no. Davvero, la prima conclusione a cui si giunge
quando si viene circondati da dei tizi con le armi in pugno
è che vogliano fare quattro amichevoli
chiacchiere.”
Il pelato deglutì. Lentamente, con riluttanza,
abbassò la spada. Rivolse un cenno ai suoi uomini e quelli
lo imitarono. Diversi di loro indietreggiarono di qualche passo, prima
di trovare il coraggio di farlo.
“Era… una misura precauzionale. La nostra Signora
ci ha detto che eravate una donna pericolosa… che non ci
conveniva abbassare la guardia finché non vi avessimo
convinta delle nostre buone intenzioni.”
I miei occhi si strinsero. “La vostra Signora?”
“S… sì. La consorte reale, Erianna
Darland.”
Mi ero quasi calmata, ma un nuovo moto di rabbia mi
attraversò, a quelle parole. Chi credeva di prendere in
giro???
“A… aspettate!” Mi implorò
l’uomo, notando il mio mutamento di espressione.
“Dovete credermi! Che ragione avrei di inventare una storia
del genere?” Rinfoderò la spada, velocemente, e al
suo posto estrasse un sigillo. Me lo mostrò, da lontano.
Recava lo stemma della famiglia reale di Elmekia.
La mia fronte si aggrottò. “Non
capisco.” Dichiarai, in tutta sincerità.
“Sono il comandante della guardia personale della Lady. Non
porto insegne perché la mia Signora ci ha chiesto di
muoverci in incognito. Come vi ho detto, dobbiamo riferirvi un
messaggio.”
Mi morsi le labbra, ancora diffidente. “Non ha
senso.” Replicai. “La vostra Signora mi crede
responsabile della morte di suo figlio. L’unica cosa che
desidera da me è la mia esecuzione, perché
dovrebbe cercare di contattarmi?”
“E’ proprio questo il punto. La mia Signora dice
che ha avuto le prove della vostra innocenza. Mi ha chiesto di
riferirvi che, se accetterete di fare qualcosa per lei, si
opererà per fare cadere ogni accusa nei vostri
confronti.”
Scambiai un’occhiata con i miei compagni di viaggio.
Apparivano increduli, tanto quanto me.
“Come e quando ha scoperto che io non c’entravo con
l’uccisione dell’erede al trono?”
Domandai, in tono interdetto. “E che cosa vuole da noi,
esattamente?”
Il pelato scosse la testa. “Non mi sono stati riferiti i
dettagli. Se accetterete di ascoltare ciò che la Lady ha da
dirvi, vi condurremo da lei. Vi attende poco più avanti,
lungo questo stesso sentiero, al riparo della foresta.”
A quelle parole, la mia fronte si corrugò nuovamente.
L’ennesima conferma delle abilità strategiche e
della prudenza di Erianna: aveva ben pensato di mandare avanti i suoi
ambasciatori, invece che presentarsi di persona, nel caso avessi scelto
di far saltare tutti in aria senza ascoltare ragioni. Avevo a che fare
con una donna tutt’altro che stupida, avrei fatto bene a
tenerlo presente.
Riflettei per qualche secondo sul da farsi. Non avevo intenzione di
farmi deviare dalla ricerca di Livia. Anche se avessi dovuto rimanere
braccata dai cacciatori di taglie a vita, dati i nostri tempi ristretti
non avrei accettato di perseguire alcuna altra missione, in quel
momento. D’altra parte, ormai la mia curiosità era
stata risvegliata. E cercare di capire cosa ci fosse sotto, prima di
rifiutare, non solo non mi costava nulla, ma avrebbe potuto persino
venire a nostro vantaggio.
“Inverse.” Sussurrò Bastian,
alle mie spalle, in tono nervoso. “Non mi fido di
loro.”
Levai un sopracciglio. “Ovviamente nemmeno io.”
Cercai Gourry con lo sguardo e incontrai la sua espressione distesa, ma
vagamente rassegnata. Dovetti concedermi un breve sorriso: come al
solito, aveva già intuito perfettamente le mie intenzioni.
“D’accordo.” Mi volsi verso i soldati.
“Portateci da lei.”
“Co…?” Sentii Bastian sussultare.
“Sei impazzita?” Sibilò, nel tono
irritato che tanto di consueto gli avevo sentito rivolgermi.
“Non ho detto che accetterò le sue richieste.
Voglio solo sentire ciò che ha da propormi.”
Sussurrai di rimando. Mi volsi verso di lui e risposi alla sua
espressione contrariata con sguardo determinato. “Seriamente,
credi che potremmo semplicemente ignorare una cosa del genere senza
indagare?”
Il cavaliere strinse le labbra, con fare esasperato, ma non
replicò. Non ci voleva un genio per intuire il motivo che lo
tratteneva: sapeva che, se avesse cercato di convincermi che non era
prudente, gli avrei semplicemente detto di andarsene, per evitare di
correre quel pericolo.
E forse sarebbe comunque la cosa più saggia da fare.
Bastian dovette leggere le mie intenzioni nel mio sguardo,
perché distolse gli occhi e si affrettò a
precedermi, accodandosi ai soldati. Con un sospiro, scambiai uno
sguardo con Gourry, ed entrambi annuimmo, prima di seguirlo.
Erianna ci attendeva all’inizio della salita che si
inerpicava verso le rovine della città vecchia. La intravidi
fra gli alberi, mentre ci avvicinavamo, immobile e rigida come una
statua di marmo, il corpo avvolto in un abito e in un mantello scuri e
il volto seminascosto dal cappuccio sollevato. Il sentiero e le cime
degli alberi attorno a lei erano ricoperti di un sottile strato di neve
e il loro chiarore creava un vistoso contrasto con il nero della sua
figura imponente.
La donna avanzò verso di noi, con passo fermo e postura
altera. Due armati la affiancavano, e fecero per accodarsi a lei, ma la
duchessa li bloccò, con un semplice gesto. Si rivolse al
capo dei soldati che ci avevano condotto in quel luogo, in tono
autoritario.
“Desidero rimanere sola con queste persone.”
Dichiarò. “Parleremo qui, e non sarà
una discussione lunga, perciò semplicemente attendetemi a
valle.”
Il soldato parve interdetto. “Mia Signora…
ritenete prudente che…”
“Se non lo ritenessi prudente non ve lo avrei
ordinato.” Lo interruppe Erianna, seccamente.
“Andate, ora. Vi raggiungerò a breve.”
I soldati obbedirono. Attesi che fossero scomparsi dietro la curva del
sentiero, prima di parlare.
“Sembrate avere fretta, Signora.”
“A palazzo nessuno sa che mi trovo qui.”
Replicò Erianna, semplicemente. “Quando ho
ricevuto il messaggio che mi riferiva che vi trovavate nei pressi di
Talit, ho inventato un malessere per poter uscire al più
presto e riuscire a intercettarvi senza dover restare troppo a lungo
lontana dalle mie stanze. Non mi sarei fidata a consegnare il messaggio
che devo riferirti nelle mani di nessuno dei miei uomini.”
Occhieggiò Bastian e si accigliò brevemente.
“A ragione, vedo. Anche le persone che appaiono
più fidate possono riservare delle sorprese.”
Il cavaliere abbassò lo sguardo, senza cercare in alcun modo
di discolparsi. Erianna aveva già perso interesse in lui, in
ogni caso. Fissò il suo sguardo su di me, intensamente.
“Immagino che i miei uomini ti abbiano riferito la mia
proposta.”
“Mi hanno solo detto che siete pronta a sostenere la mia
innocenza. Non mi hanno detto in cambio di cosa sareste disposta a
farlo, però.” I miei occhi si strinsero.
“Né perché.”
“Per l’unico motivo che in questo momento mi
impedisce di farti aggredire dall’intero corpo dei miei
uomini, Lina Inverse. Perché ho avuto conferma che non sei
effettivamente colpevole.”
“Mi chiedo in che modo.”
Lo sguardo di Erianna mi perforò, da sotto il cappuccio. La
sua pelle già normalmente chiara appariva quasi
innaturalmente pallida, nel riverbero della neve.
“Nel modo più diretto e incontestabile che esista.
Con una confessione da parte del vero assassino.”
Stupita, volsi un breve sguardo a Gourry. Edward Gabriev e Lord Georg
avevano confessato? Mi suonava molto, troppo strano.
“Sembri sorpresa, Lina Inverse.”
Attesi qualche istante, prima di replicare. Non ero certa di quanto
fosse prudente rivelare.
“Diciamo che mi ero fatta un’idea di chi potesse
essere il vero assassino.” Risposi alla fine, in tono cauto.
“E non si tratta di qualcuno che avrei ritenuto propenso a
una confessione.”
“Non so chi avessi in mente, ma dubito che la tua deduzione
fosse corretta. Io di certo sono rimasta sorpresa nello scoprire la
verità.” Aggrottò la fronte.
“L’assassina è Livia.”
Sussultai, inconsciamente, a quella ennesima rivelazione riguardante la
figlia di Samon. La testa mi girava per tutto ciò che avevo
scoperto in quei pochi giorni, ma faticavo a credere a
quell’ulteriore sviluppo. Eriol mi era risultato tanto
antipatico che non mi riusciva difficile pensare che avesse scatenato
gli istinti omicidi di qualcuno, ma… Livia? A dispetto delle
parole dei draghi, quella ragazzina non mi pareva tipo da poter
uccidere qualcuno a sangue freddo…
“Comprendo la tua incredulità, ma ho una lettera
scritta di suo pugno in cui confessa tutto
l’accaduto.” Erianna sospirò e si
poggiò all’albero vicino a cui si trovava, come
per sostenersi. Improvvisamente, mi parve infinitamente stanca. Per la
prima volta, da quando mi aveva sorpreso insieme al cadavere, in
biblioteca, ebbi l’impressione di scorgere sul suo viso un
barlume del dolore di una madre che ha appena perso il proprio figlio.
“Me la ha lasciata la notte in cui è
scomparsa.” Proseguì la nobile. “In
altre parole, la stessa notte in cui ti ha aiutata a scappare. Io la ho
trovata solo qualche giorno dopo, in effetti… era sotto il
mio cuscino, ma per numerose notti dopo la morte di mio figlio, il mio
letto è rimasto intonso.” La sua voce si
abbassò a un sibilo. “Mi ha scritto che era
terrorizzata da ciò che aveva fatto e che sarebbe fuggita da
Talit dopo averti messa in salvo, servendosi di un incantesimo di
levitazione. Ma ha aggiunto che pensava che io avessi il diritto di
conoscere le sue colpe e mi ha chiesto espressamente di non
perseguitarti per un delitto di cui non eri responsabile.”
Scosse la testa. “Ero l’unica realmente interessata
a rintracciarti e ucciderti, in effetti. Mio fratello poteva solo
essere grato all’assassino di Eriol.”
Riflettei sulle sue parole, imponendomi di non lasciarmi condizionare
dall’accenno di compassione che il suo aspetto stremato aveva
iniziato a ispirarmi. Non potevamo essere certi che ci stesse
raccontando la verità. Potevo anche pensare di trovarmi
semplicemente di fronte a un’ottima attrice.
“Hai qui con te la lettera?” Domandai, cauta.
Erianna fissò gli occhi sui miei e scosse la testa.
“E’ in un luogo sicuro, al castello. Se e quando il
contenuto di quella lettera diventerà di dominio pubblico,
ne seguiranno gravi conseguenze. Non sono certo disposta a cederla
tanto facilmente, Lina Inverse, e non sono così stupida da
portarla con me durante l’incontro con una persona che
avrebbe tutte le capacità per rubarla.”
Mi accigliai. Quella risposta rapida e schietta mi fece immediatamente
propendere per l’ipotesi che Erianna fosse sincera. A una
analisi superficiale dei fatti sarebbe potuto apparire il contrario,
dato che ci stava sostanzialmente chiedendo di crederle senza addurre
nessuna prova materiale. Tuttavia, se era nei suoi progetti mentirci
fin dall’inizio, mi sembrava strano che non avesse prodotto
una falsa lettera, in modo da apparire più convincente.
Erianna era furba, non potevo credere che semplicemente non ci avesse
pensato.
Decisi di insistere nel mio botta e risposta. “Come
è avvenuta l’uccisione?” Sapevo che non
era una domanda particolarmente ricca di tatto, ma non era decisamente
il momento di preoccuparmi di non ferire i sentimenti della mia
interlocutrice.
Erianna strinse i denti, ma non obiettò al mio tono freddo e
impersonale. “E’ stato un incidente.”
Spiegò. “Mia nipote si chiudeva spesso in
biblioteca, per leggere i testi e per provare non so quali tipi di
incantesimi. Di solito quasi mai qualcuno si recava lassù,
ma ovviamente quando voi siete arrivati a palazzo le cose sono
cambiate. Livia è stata sorpresa da Eriol, per caso, e si
è spaventata. Ha perso il controllo
dell’incantesimo che stava provando, e quello ha investito in
pieno mio figlio.” Il volto di Erianna si era fatto terreo,
ma la sua voce non tradiva alcun sentimento. Per un momento,
quell’autocontrollo così innaturale mi
ricordò quello di Bastian. Mi chiesi se non facesse parte
della cultura di Elmekia, celare a quel modo i propri sentimenti. Anche
mio marito, in fondo, aveva ereditato qualcosa di
quell’atteggiamento, con il suo frequente fare da finto
ingenuo… e con la sua capacità di mantenere per
anni l’assoluto silenzio su un passato che sulla maggior
parte delle persone avrebbe esercitato costantemente il suo tormento.
“Non sembri particolarmente stupita
dell’accaduto.” Mi trovai a commentare.
“Non lo sono.” Replicò semplicemente
Erianna. “Sapere di dover incolpare Livia mi ha shockato,
ovviamente, ma il fatto che mia nipote fosse interessata alla magia e
il fatto che facesse esperimenti alle nostre spalle non erano certo una
novità, per me. Conosco quella ragazzina da quando
è nata, e la ho osservata molto attentamente nel corso della
sua crescita. E’ sempre stata irrequieta, proprio come lo ero
io alla sua età: cercava altro, oltre alla vita di palazzo.
E nelle storie dei bardi i racconti di magia la esaltavano come niente
altro. Non ho potuto fare a meno di notare l’ammirazione che
provava nei tuoi confronti, Lina Inverse… quando ho deciso
di fare in modo che tu giungessi a Talit, a malapena è
riuscita a non mostrare la propria eccitazione.”
“Capisco.” Annuii.
Gli occhi smeraldo di Erianna mi studiarono, attenti. “Ora
conosci l’accaduto, e sai che ho il potere di provare la tua
innocenza. Perciò immagino tu sia pronta a conoscere la mia
richiesta.”
“Immagino… di sì.”
Erianna annuì. “Ebbene, devi sapere che sospetto
di conoscere il luogo in cui si è rifugiata mia
nipote.” Il suo sguardo si levò alto, verso la
cima della montagna e la città bruciata che da
lassù dominava la valle. “Dubito che avrebbe avuto
il coraggio di avventurarsi nel regno da sola per tornare a casa, con
una guerra in corso… e mi viene in mente un unico posto in
cui avrebbe potuto nascondersi, qui intorno.”
Seguii il suo sguardo, e compresi che i suoi sospetti collimavano
perfettamente con quanto i draghi ci avevano riferito, e con le nostre
aspettative. “Parli… della città
vecchia.”
“Esattamente. Livia mi ha rivolto molte domande a riguardo,
da quando siamo qui. Credo avesse trovato notizie su alcuni fatti
avvenuti lassù secoli fa, in qualche vecchio tomo della
biblioteca.” Si accigliò.
“Onestamente… non potrei nemmeno giurare che non
si fosse già recata laggiù, qualche volta, prima
che il clima qui diventasse così rigido. Per qualcuno che
conosce un modo per volare, non può volerci più
di qualche ora, per andare e tornare.”
“Perché ce lo stai rivelando?” Domandai,
cominciando a presagire quale sarebbe stata la risposta.
“Perché riguarda ciò che voglio
chiederti di fare, Lina Inverse.” Erianna fece un passo
avanti, fino a sovrastarmi. “La mia condizione per
testimoniare sulla tua innocenza è che tu mi riporti
indietro mia nipote.”
Rimasi in silenzio. Fissai il suo sguardo impenetrabile, cercando di
trovarvi la risposta a una domanda a cui non osavo dare voce.
“Per farle cosa, però?” Fu Gourry a
chiederlo, al posto mio. “Se scagionerete Lina, dovrete
incolpare Livia al suo posto.”
Bastian, vicino a me, ebbe un breve sussulto. Anche lui era giunto alla
stessa conclusione che avevamo tratto io e Gourry. Se Livia fosse stata
condannata a morte per il suo gesto, i draghi avrebbero ottenuto
ciò che desideravano senza che io dovessi sporcarmi le mani.
Ma non era vero. Non sarei stata comunque innocente. Livia aveva ucciso
un uomo in un incidente, per questo meritava davvero la morte?
Consegnarla al suo boia non sarebbe stato meschino tanto quanto
ucciderla con le mie stesse mani?
“Non voglio ucciderla.” Erianna risolse
immediatamente il mio dilemma, con la sua dichiarazione atona.
“Non sto dicendo che non debba pagare. Chiederò
che venga privata di tutti i suoi privilegi ed esiliata dal regno per
il resto della sua vita. Ma lotterò perché non
venga condannata a morte.” Abbassò lo sguardo.
“Il punto è che io la capisco…
più di quanto vorrei in questo momento. So cosa significa
crescere come una donna in un regno come questo. Ho osservato
quell’ottuso del mio gemello essere istruito e assurgere a
cariche sempre più importanti, mentre io, con la mia
intelligenza e con tutte le mie ambizioni, venivo tenuta chiusa in una
campana di vetro ed educata ad essere una brava regina
consorte.” Il suo volto era livido, ora. “Sai
perché ero ansiosa di avere proprio te qui a Talit, Lina
Inverse? Perché ti ammiravo e ti invidiavo, sin da quando
avevo udito di te per la prima volta. Perché tu sembri
vivere libera da qualsiasi tipo di costrizione e speravo davvero
saresti stata una ispirazione, per me e per mia nipote
Livia.” Scoppiò in una risata amara. “E
lo sei stata, a quanto pare. Se mio figlio non ci avesse rimesso la
vita, avrei detto che è stato un bene, per lei.”
Un silenzio lugubre cadde sul nostro piccolo gruppo. Sentivo gli
sguardi dei miei compagni di viaggio puntati sulla mia schiena, in
attesa, e sentivo la mia gola stretta in un groppo misto di ansia e
assurdo senso di colpa.
La nobildonna, in ogni caso, ancora una volta non perse il controllo.
Il suo volto era pallido, ma nulla altro nel suo atteggiamento svelava
il suo turbamento. “Sarei andata io stessa a cercare
Livia.” Proseguì. “Ma, in tutta
sincerità, ho paura di farlo. Ormai sono settimane che Livia
si trova là. Credo che sia terrorizzata e
stremata… credo che sia al limite. Se vedendomi arrivare si
sentisse braccata e perdesse nuovamente il
controllo…” Represse un brivido. “Ma
credo che tu possa difenderti e al contempo farla ragionare,
Lina Inverse. Si fida di te, e credo che tu possa comprenderla molto
più di quanto non sarei in grado di fare io, in questo
momento. Non so cosa tu fossi venuta a fare, qui, con i tuoi
compagni… ma io ti offro il mezzo per fare cadere le accuse
su di te e ti chiedo in cambio di convincerla e farla ritornare da me.
Voglio che Eriol ottenga giustizia e… voglio sapere Livia
lontano da qui. La affiderò a un tempio del regno di
Sailune, magari, un qualsiasi luogo in cui debba imparare a provvedere
a se stessa.”
Mi morsi il labbro, incerta. “Ho…
un’ultima domanda, prima di decidere il da farsi.”
Dichiarai. “Voglio sapere chi vi ha riferito che ci stavamo
dirigendo quaggiù.”
Le ombre del cappuccio, unite al buio della sera incombente,
nascondevano parzialmente il volto di Erianna, ma ebbi
l’impressione di vedere i suoi lineamenti indurirsi, a quella
domanda. Esitò qualche istante, prima di rispondere.
“Questa informazione non dovrà essere diffusa al
di fuori del circolo di persone radunato qui ora.”
Ammonì. “Mi sono rivolta alla Gilda degli
Assassini di Rolan.”
Mi accigliai. Capivo bene perché non volesse che la cosa si
sapesse in giro. Non era propriamente lusinghiero, per una regina
consorte, avere a che fare con gente del genere.
“Perché degli assassini? Perché non dei
semplici mercenari?”
“Li avevo contattati quando ancora non sapevo della tua
innocenza. Quando ho trovato la lettera di Livia, ho semplicemente
modificato i miei ordini e ho chiesto loro di ricostruire i tuoi
movimenti e riferirmi dove ti trovavi. Ti hanno rintracciata proprio
mentre eri nelle vicinanze di Talit… ma se non fosse stato
così, ammetto che probabilmente avrei chiesto loro di
catturarti e di portarti da me.”
Ora mi era chiaro… la Gilda di Rolan teneva effettivamente
d’occhio i miei movimenti, così come lo facevano i
draghi, attraverso Amelia. La predizione di Sybil, in fondo, non era
stata del tutto inesatta.
Riflettei per qualche istante, prima di prendere una
risoluzione. “D’accordo.” Conclusi alla
fine. “Accetto di cercare Livia.” Sentii gli
sguardi stupiti dei miei compagni su di me, ma mi limitai a fingere di
non vederli. Avrei spiegato loro in seguito cosa avevo in mente.
Erianna mi penetrò nuovamente con i suoi occhi cerchiati.
Non ero certa che si fidasse di me, ma d’altra parte non
poteva avere cognizione di alcun motivo che mi impedisse di accettare
la sua offerta. Lentamente, con diffidenza, levò la mano
destra. Io allungai la mia, e la strinsi. Il patto era concluso.
“Attenderò tue notizie alla capitale, Lina
Inverse.” Occhieggiò Bastian. “Fammi
inviare il falco di quell’uomo, se Livia scenderà
dalla montagna con te. Verrò con una scorta a prendervi
quaggiù.”
Non replicai nulla. Osservai Erianna mentre ci superava, imboccando la
strada che avevano preso i suoi soldati qualche tempo prima. Rimasi in
silenzio, finché non fui certa che fosse fuori portata
d’orecchie.
“Lina…” Esordì immediatamente
mio marito, non appena ci fu possibile parlare senza essere uditi.
“Che significa tutto questo? Se hai accettato la richiesta di
quella donna allora vuole dire che…”
“No.” Lo interruppi immediatamente. “Non
ho deciso di disattendere alla richiesta dei draghi. Ho solo detto a
Erianna che avrei trovato Livia… ed è
ciò che intendo fare, non è così? Hai
sentito Erianna, è arrivata a rivolgersi agli assassini di
Rolan per trovarci… ho immaginato che fosse meglio fingere
accondiscendenza per evitare di avere complicazioni. Però
non ho ancora deciso cosa farò dopo aver trovato la
ragazzina… per ora so solo che voglio parlare con lei e
capire quanto possono essere effettivamente pericolose le conoscenze
che ha accumulato.”
Lo sguardo di Gourry non mascherò la sua preoccupazione.
Bastian, invece, mi fissava contrariato. Gli avevo spiegato la
situazione e anche lui, come Gourry, non sembrava decisamente a favore
del piano che prevedeva l’uccisione di Livia.
Non mi importa. Non mi importa di cosa pensa lui, non mi importa di
cosa pensa Gourry, non mi importa della mia coscienza e della mia
umanità. Se dovrò scegliere fra lei e
Gourry… l’alternativa sarà solo una.
‘Hai promesso di non agire unicamente di testa tua. Hai
promesso di discutere con Gourry qualsiasi scelta
pericolosa.’ Mi ricordò la voce labile della mia
coscienza.
Feci del mio meglio per ignorarla.
“Forse è meglio se per ora cerchiamo un luogo per
accamparci.” Propose Gourry, scrutandomi con aria apprensiva.
“Non è il caso di arrampicarsi sul dorso della
montagna con il buio.”
Trovammo una rientranza nella roccia che offriva un parziale riparo dal
vento e dal gelo dell’esterno. Non era propriamente una
grotta, e non sarebbe servita a molto nel caso fosse scoppiata una
tormenta, ma fortunatamente il cielo era limpido e sgombro da nubi. La
mia magia fu sufficiente per fare attecchire una fiamma sulla legna
umida e tutti e tre ci stringemmo attorno al fuoco per consumare un
pasto silenzioso.
Dopo la cena, mi avvolsi nella coperta che portavo nella mia borsa da
viaggio e mi premetti contro la parete rocciosa, per il mio turno di
guardia. Nessuno di noi parlò per deciderlo, ma sapevo che
poi avrei svegliato Gourry, e che il turno successivo sarebbe toccato a
Bastian. Il ritmo delle nostre notti si era semplicemente assestato a
quel modo.
Ero abituata a quella sintonia nelle azioni e nei pensieri con Gourry,
ma a pensarci la presenza di Bastian rendeva tutto davvero strano. Ogni
tanto, nei momenti in cui riuscivo a distogliere il pensiero da
ciò per cui con tanta determinazione stavo lavorando,
concentravo la mia attenzione sul cavaliere, e mi rendevo conto di
quanto fosse bizzarra la sua presenza con noi. Avrei voluto discuterne
con Gourry, eppure non ci riuscivo. A volte avrei voluto dirgli di
andarsene, ma non ero in grado di comprendere se quella fosse davvero
la cosa giusta da fare.
Però, quando tutta quella faccenda fosse finita, cosa
sarebbe successo? Ovviamente, Gourry ed io ce ne saremmo andati per la
nostra strada, dopo che lui fosse guarito (non potevo nemmeno pensare
che le cose andassero diversamente), ma Bastian?
Fissai il volto sulla sua schiena, osservandolo stringersi nel suo
giaciglio, a qualche passo di distanza da me. Avvertivo contro il
fianco il calore del corpo di Gourry, che dormiva accanto a me, ma
l’immagine di Bastian steso al di là del fuoco mi
trasmetteva un senso infinito di gelo e solitudine. Provai a
immaginarmi al suo posto. Provai a immaginare di perdere tutto
ciò a cui tenevo. L’angoscia mi strinse con tanta
forza lo stomaco da immobilizzarmi. Fissai il volto di Gourry, che
anche nel sonno sembrava emanare un’aura di
serenità, e provai l’impulso di stringerlo a me e
gridare, o piangere… dare sfogo in qualsiasi modo al senso
di impotenza che mi attorcigliava le viscere.
E invece rimasi immobile, le mani strette a pugno e tremanti.
“Lo farò io.”
Sussultai, volgendomi verso la fonte di quella voce inopportuna.
Bastian si era girato nel suo giaciglio e mi stava osservando, leggendo
probabilmente nel mio volto tutta la frustrazione che vi avevo lasciato
trapelare, credendo di non essere vista.
Mi posi immediatamente sulla difensiva. “Dormi,
Bastian.” Sibilai. “Domani ci aspetta una lunga
camminata.”
“Hai capito cosa ti ho detto?” Insistette il
cavaliere, ignorando la mia intimazione. “Ho detto che lo
farò io. Perciò smettila di
tormentarti.”
Certo che avevo capito. Avevo capito perfettamente.
La rabbia prese improvvisamente il sopravvento su qualsiasi altro
sentimento.
“Non so di cosa parli.”
“Invece hai capito benissimo.” Mi
scrutò, intensamente. “Tu la convincerai ad avere
fiducia in noi, e poi ci penserò io a finirla. A cosa
servirà, salvare lui, se il prezzo sarà perdere
te stessa? Io invece non ho più niente da perdere.”
La mia furia divenne così cieca da rischiare di accecarmi.
Mi trovai con forza a stringere la tunica di Gourry, e fui sorpresa che
non si svegliasse al mio tocco.
“Credi che non sappia combattere da sola le mie
battaglie?” Domandai, controllando a stento i sentimenti
nella mia voce.
Bastian si sollevò lievemente nel suo giaciglio.
“Non intendo dire questo, ma…”
“Bastian.” Sibilai, fra i denti. “Credi
davvero che farebbe qualche differenza, se non fossi io a compiere
materialmente quel gesto? Credi che mi sentirei meno in colpa? Credi
che non mi sentirei in colpa se coinvolgessi te in tutto
questo?”
Il cavaliere tacque. Per qualche istante, semplicemente, ci fissammo.
Il mio stomaco era tanto stretto per la tensione che avevo voglia di
vomitare.
“Come fai…?” Sibilai, spezzando il
silenzio. “Come fai a dire di non avere più nulla
da perdere? Sei ancora vivo, e…” Strinsi i denti e
abbassai gli occhi. “Non posso crederlo. Non posso credere
che provi tutto questo disprezzo per te stesso. Cosa dovrei fare io,
allora? Io che vivo costantemente in bilico fra
l’oscurità e la luce…”
“Una luce che non voglio che tu perda.”
Tornai a fissarlo. Mi stava guardando con un tale disperato desiderio
che faticai a sostenere il suo sguardo.
“Bastian…”
“Ho l’impressione di poter vivere nel suo riflesso,
almeno per un po’.” Insisté lui.
“So che non potrò farlo per sempre… ma
non voglio che scompaia. Anche se lasciarti, lasciarti come sei ora,
forse mi distruggerà definitivamente, voglio lo stesso
salvarti, Lina, perché… ho imparato dal passato.
Anche a costo della mia felicità, non voglio più
avere rimpianti.”
Rimasi in silenzio.
“Lasciamelo fare.” Insistette il cavaliere.
“Non cambierebbe nulla.” Riuscii a replicare.
“E anche se cambiasse qualcosa, non lo vorrei. È
una cosa che non ha ragione di essere, Bastian. A maggior ragione
perché non è reciproca.”
“Credi che non sappia che non lo è,
Inverse?” Ora il tono di voce del cavaliere tradiva
irritazione. “Ma, a maggior ragione, credo di avere ogni
diritto di decidere da solo per me stesso!”
“Non riguarda solo te stesso! Non riguarda per niente te
stesso! Riguarda me e Gourry!”
“Allora dimmi tu cosa posso fare, dannazione!”.
Andartene. Trovare la tua pace, lontano da me. E’
già tutto abbastanza complicato, anche senza aggiungerci
questo.
“Dormi. E lasciami in pace.” Replicai, invece di
dare voce a quel pensiero.
Bastian emise un grugnito irritato. Si rigirò nel proprio
giaciglio, dandomi le spalle, ma sapevo perfettamente che era troppo in
agitazione per addormentarsi, in quel momento.
Abbassai lo sguardo su Gourry e trovai i suoi occhi azzurri aperti e
attenti, fissi su di me. Non disse una parola. Le sue dita cercarono le
mie e io le strinsi di rimando.
Per diverse ore, restammo così, in silenzio, stretti nel
reciproco calore.
***
“Dove pensi che potremo trovarla?”
Il palazzo malmesso della antica Talit sorgeva alto sulla neve
fronteggiandoci, per l’ennesima volta. Gourry mi pose quella
domanda dal mio fianco, osservandolo con aria vagamente intimidita.
Faceva più freddo del solito, quella mattina. Il cielo era
sempre limpido, ma nonostante fosse ormai mezzogiorno il gelo ci
stringeva da ogni lato. Le costruzioni erano pressoché
sommerse dalla neve, e dal tetto del palazzo pendevano irte sculture di
ghiaccio, che osservate dal basso somigliavano a un bizzarro sistema di
difesa, pronto a precipitare su chiunque si fosse avvicinato
incautamente alla struttura.
“Non ne ho idea, in effetti.” Risposi, stringendomi
nel mantello. “L’ultima volta che siamo venuti
abbiamo cercato dappertutto, all’interno del palazzo, e non
la abbiamo vista.” Mi volsi verso Bastian, che se ne stava in
disparte alle nostre spalle, in un cupo silenzio. “E tu avevi
ispezionato il territorio qui attorno, non è
così?” Domandai, in un tono che cercava di essere
il più neutrale possibile. Il cavaliere si limitò
ad annuire.
“Forse il palazzo racchiude qualche altra stanza segreta
simile a quel laboratorio…” Ipotizzò
mio marito.
Io mi morsi il labbro, incerta. “Immagino che la cosa
migliore sia farci trovare da lei, in ogni caso. Non sappiamo come
reagirebbe, se qualcuno le piombasse addosso all’improvviso
dopo che è rimasta qui per tutto questo tempo.
Finché non avrò appurato cosa esattamente ha
scoperto in quel laboratorio, non intendo correre rischi.”
“E allora cosa proponi di fare?”
Presi un respiro. “Una cosa molto semplice.”
Avanzai, arrancando nella neve, fino a giungere all’ingresso
principale. Spinsi avanti i portali ed entrai nell’ampio
atrio da cui si accedeva alla sala del diario e alle scale per il piano
superiore, lo stesso da cui Dorak doveva essere fuggito, inseguito da
Bastian, la notte in cui il drago lo aveva ferito a morte. Mi
portai al centro della sala e presi un nuovo, profondo respiro.
“Livia!” Gridai, con tutta la voce che possedevo.
“Se sei qui, vieni fuori! Siamo tuoi amici! Tua nonna Erianna
ha creduto alla tua lettera e mi ha scagionata da ogni accusa, ma
è anche molto in pena per te. Ci ha mandati qui per
aiutarti!”
Mi sentii un verme, nel pronunciare quelle parole. C’era del
vero in esse, ma al contempo nascondevano anche la più
profonda delle bugie. Non avevo ancora idea di cosa avrei fatto, con
lei, dopo averle parlato. La stavo ammansendo per stanarla.
Rimasi in attesa, ferma dov’ero. Gourry era rimasto sulla
porta, e così Bastian. Il cavaliere scalpitava come un
animale selvatico, ma non avvertii segni di tensione da parte di mio
marito. Una buona notizia, considerato il suo istinto quasi
infallibile. Se Livia era lì, da qualche parte, era
ragionevole pensare che non avesse intenzioni ostili nei nostri
confronti.
“Livia, ti prego! Devi fidarti di me!”
“Lina…” Mi ammonì Gourry,
affiancandosi a me. In quell’esatto istante, una figura esile
e pallida fece la sua apparizione sulla cima delle scale. Si reggeva
alla ringhiera dello scalone, come per evitare che le gambe le
facessero difetto, e mi guardava con sguardo misto di determinazione,
paura e senso di colpa.
Livia.
Sembrava lievemente dimagrita dall’ultima volta in cui
l’avevo incontrata, ma tutto sommato era in condizioni
migliori di quanto mi fossi aspettata. I capelli erano ancora neri come
mogano (avevo avuto il timore di trovarli bianchi e avere
così conferma immediata delle ipotesi dei draghi), stretti
in una treccia disordinata sulla nuca, e la veste e il mantello bianchi
che indossava erano consunti, ma puliti. Solo, era pallida, forse
ancora più di Erianna. E pareva faticare a trovare la
volontà di mettere un piede di fronte all’altro.
“Avete l’ordine… di
uccidermi?” Domandò, con un sangue freddo che mi
lasciò lievemente spiazzata. Anche lei era figlia della
nobiltà di Elmekia, dopo tutto.
“No.” Mi affrettai a rispondere. Feci un passo
avanti, fermandomi alla base delle scale. “Livia, tua nonna
non ti odia per quello che è successo… vuole solo
assicurarsi che tu stia bene e che tu torni a casa. Chiederà
che tu venga allontanata da palazzo, per quello che hai fatto, ma
è perfettamente consapevole che è stato un
incidente.”
Livia si morse il labbro. “Mi… mi
dispiace.” Dichiarò, in tono flebile.
“Avrei voluto dirvi la verità… davvero,
avrei voluto dirvela, quando vi ho liberata, ma ho avuto paura. Mi sono
accorta che odiavate il Lord Gabriev, e quindi mi sono inventata quella
storia, in modo da avere una scusa per il fatto che vi stavo aiutando.
E dicendovi che il colpevole era Lord Georg ero certa che non avreste
cercato di accusarlo formalmente, perché nessuno vi avrebbe
dato credito, contro di lui…”
Salii lentamente le scale, avvicinandomi a lei. “E poi sei
scappata qua.” Aggiunsi, in tono gentile.
Livia annuì. “All’inizio volevo
chiedervi di portarmi con voi… a casa, da mio padre. Ma
sapevo che sareste stata braccata, a maggior ragione perché
dopo la mia fuga vi avrebbero probabilmente incolpata anche del mio
rapimento… e io vi avrei rallentata, e avrei solo fatto
sì che corressimo il rischio di essere catturate di nuovo
entrambe. Allora sono venuta qua. Ho pensato che se avessi passato
l’inverno nascosta qui, studiando i libri che avevo raccolto,
una volta giunta la bella stagione forse avrei avuto le
capacità per partire da sola… per tornare a casa,
o per andarmene da qui, se mio padre avrà la peggio nella
guerra. Io… non voglio sposare quel Derek, né
rimanere sotto il controllo di Lord Georg per il resto della mia vita.
Voglio andarmene di qui.”
La raggiunsi e, cautamente, le posi una mano sulla spalla. Le sue
parole, il fatto che avesse dedicato il tempo trascorso
lassù allo studio, mi ponevano inevitabilmente in allarme.
Cosa aveva già imparato? I draghi avevano detto che non
erano stati in grado di accedere al laboratorio, ma noi indubbiamente
lo avevamo trovato aperto. Aveva a che fare con il potere di Lord of
Nightmares? Livia era riuscita ad aprire il diario senza essere colpita
dalla maledizione e ne aveva appreso qualche tecnica pericolosa?
“E come sei sopravvissuta, qui, tutta sola?”
Domandai, cercando di mantenere il mio tono di voce il più
rassicurante possibile.
“Ero già venuta qui.” Spiegò
Livia. “Prima ancora di essere portata via da casa, avevo
imparato la Levitazione… uno degli incantesimi
più semplici. Avevo letto storie strane sulla vecchia Talit
e mio padre mi aveva parlato di un vecchio erede che qui conduceva
esperimenti di magia… ero curiosa.
Perciò una notte sono fuggita dalla mia finestra e sono
arrivata fin qua. È stato allora che ho trovato il
laboratorio sottoterra… e lì dentro, il
diario.” A quelle parole, Livia rivolse a Gourry
un’occhiata colma di rimorso. “Dato che questa casa
era così piena di libri interessanti, ho cominciato a venire
qui ogni volta che a Talit mia nonna e Lord Georg allentavano il loro
controllo su di me, lasciandomi sola in camera. Mettevo semplicemente a
dormire con un incantesimo la cameriera incaricata di sorvegliarmi, e
volavo fin qui portando candele, coperte, cibo, o qualsiasi altra cosa
che riuscissi a rubare e che mi rendesse possibile sopravvivere
quassù. Avevo già in mente di fuggire
definitivamente a un certo punto, sapete.” Sospirò
e abbassò lo sguardo. “Quello che è
successo, però ha accelerato le cose.”
Il discorso filava. Una cosa non mi era chiara, però. Se il
diario si era trovato dentro al laboratorio, allora Livia non poteva
averlo usato per entrare la prima volta… se era
così, però, allora come…?
“E… non hai avuto problemi a entrare nel
laboratorio?” Chiesi, in tono neutro.
Livia mi scrutò curiosa. “No, con la levitazione
no… il condotto è ricoperto di muschio, ma con la
magia non è stato necessario che mi
arrampicassi…”
Era così, dunque.
“Livia…” Mi appellai a lei, nuovamente,
mentre una ipotesi prendeva velocemente forma nella mia mente.
“Dove ti trovavi quando siamo venuti qui la volta scorsa?
Perché tu ci hai visti, anche se noi non ci siamo accorti di
te, non è così?”
La principessa arrossì lievemente. “Mi…
mi spiace di non essermi fatta vedere, ma non sapevo se steste cercando
me, e che intenzioni aveste. Ero nascosta proprio nel laboratorio.
Durante la notte, quando voi siete caduta dal camino laggiù,
io stavo semplicemente dormendo in uno degli angoli della
sala… mi avreste sicuramente notata, se non foste corsa
immediatamente di sopra al richiamo di vostro marito.”
Fissò nuovamente Gourry, con evidente disagio.
“Quando siete tornata la mattina successiva, insieme
all’altra Signora, mi ero nascosta in una nicchia interna
alla parete. Ce ne sono almeno quattro o cinque, vedete, delle specie
di sgabuzzini in cui sono custoditi materiali da esperimento e alcuni
volumi.” Scosse la testa, mortificata. “Se foste
stata sola forse avrei trovato il coraggio di farmi avanti, ma la
presenza di una sconosciuta mi ha innervosita, e alla fine sono rimasta
dov’ero.”
Perciò, in entrambi i casi in cui noi eravamo stati in grado
di entrare nel laboratorio, c’era già stata Livia,
all’interno. Questo, in effetti, poteva spiegare molte cose.
Sapevo che esistevano degli incantesimi di sigillo a cui era possibile
imporre delle limitazioni… ad esempio, versando un tributo
di sangue si poteva fare in modo che l’accesso a un luogo
fosse vietato a chiunque non condividesse legami di sangue con la
persona che aveva imposto il sigillo stesso. Era possibile che il
motivo per cui Livia era riuscita ad aprire il laboratorio e, a quanto
pareva, a maneggiare il diario senza risentire della maledizione, fosse
il fatto che era discendente dell’uomo che aveva imposto la
magia su quel luogo. Forse, Amelia ed io eravamo riuscite ad entrare
nel laboratorio solo perché in quel momento Livia era
presente, e non aveva voluto fare nulla per impedircelo.
“Anche quando il Signore, Sir Gabriev, è venuto
qui da solo io ero presente.” Livia occhieggiò
nuovamente mio marito, gli occhi vitrei di senso di colpa.
“Lo ho seguito nella sala, dove avevo abbandonato il diario
quella mattina, e lo ho visto mentre si avvicinava e lo
toccava… ma non avrei mai immaginato che avrebbe scatenato
quella reazione, in lui. Ha iniziato ad agitarsi e gridare come se
provasse un dolore insopportabile. Solo a posteriori ho capito che era
stato proprio il diario a fargli questo. ‘Il sapere ha un
prezzo’ è la frase incisa sulla prima
pagina… non avevo mai capito cosa intendesse dire, prima di
vedere quanto leggere quel diario potesse essere
pericoloso…”
Sentii Gourry trattenere il respiro, alle mie spalle. “Quindi
eri tu… eri tu la figura dorata che ho visto alle mie
spalle.”
Livia si morse il labbro. “Ero lì, ma non so se
abbiate visto me, o se piuttosto non siate stato vittima di una qualche
allucinazione, Signore. Di certo stavate delirando. Avete
indietreggiato fino alla finestra, come non accorgendovi del vuoto che
si avvicinava, e il balcone pericolante vi è crollato sotto
i piedi.” Livia sospirò. “Fortunatamente
vi ho afferrato in tempo. Non sapevo come fare, perché voi
avevate perso i sensi e io non potevo correre il rischio di riportarvi
fino a Talit… perciò vi ho trasportato a valle e
vi ho lasciato non molto lontano dalla città, sperando che
vi trovassero. Non sembravate in pericolo di vita, in ogni caso, anche
se avevate quell’orribile segno sulla
mano…”
“E da allora non hai più avuto il coraggio di
toccare il diario.” Intervenni io, in tono quieto.
Livia annuì, mestamente. “Lo ho abbandonato
dov’era, nella sala vicino al camino, senza più
avvicinarmi… ho smesso di leggere anche molti dei testi nel
laboratorio, per la verità… era già la
seconda volta che la magia aveva effetti che non mi ero
aspettata.” Sospirò. “Ormai ho ben
capito che non si tratta di qualcosa con cui scherzare.”
Mi accigliai, a quelle parole. Mi portavano direttamente alla domanda
che più temevo di porle. “Ma cosa
c’è in quei testi e in quel diario, Livia? Si
tratta di qualcosa di effettivamente pericoloso?”
Livia mi fissò, con fare spaesato. “Io…
non saprei dirvelo, mia Signora. Alcuni parlano di incantesimi
semplici, incantesimi che anche io so fare… altri,
però trattano di cose assolutamente incomprensibili. Quel
diario, ad esempio… non fa che citare gerarchie di esseri
superiori, che io non riesco a capire granché. Prima di
venire qui sapevo dei Signori dei Demoni, ma credevo che gli
incantesimi si appellassero principalmente alle forze della natura, e
invece… i vostri poteri derivano da una fonte del tutto
differente, non è così, Signora Lina?”
La fissai, a quella domanda, senza replicare nulla.
Ero un’idiota. Una perfetta, spettacolare idiota.
Come avevo potuto credere che Livia fosse in grado di maneggiare il
potere di Lord of Nightmares? Io ero stata ancora più
giovane di lei quando avevo imparato a gestirlo, certo… ma
io avevo studiato i fondamenti della magia sin da quando ero stata una
bambina in possesso dei primi rudimenti di lettura e scrittura.
Livia era stata cresciuta nella bambagia per tutta la sua
infanzia… le uniche informazioni che aveva avuto sulla magia
erano state le storie dei bardi, e probabilmente qualche manuale base
di incantesimi di tipo sciamanico che era riuscita a procurarsi anche
in un regno come Elmekia. Probabilmente non aveva idea precisa nemmeno
di chi fosse Shabranigdu, come potevo pensare che da autodidatta, in
poche settimane, potesse avere imparato a padroneggiare un potere come
quello di Lord of Nightmares?
Ma soprattutto, realisticamente, come avevano potuto crederlo i draghi
neri?
Fu allora che capii. E quella comprensione mi riempì di
sollievo, per un istante… prima di colmarmi di una rabbia
incontrollata.
“Lina?”
Mi chiamò Gourry, in tono preoccupato. Solo guardandomi in
volto, doveva avere compreso che qualcosa era cambiato. Di certo ero
sbiancata, perché mi pareva di non avere più un
litro di sangue in corpo. E le mie mani tremavano senza controllo.
“Capisco.” Dichiarai, rivolta a Livia, cercando di
mantenere neutro il tono della mia voce.
“Signora?” La ragazzina sembrava spaventata, ora.
Il mio mutamento di espressione non doveva essere evidente solo per mio
marito.
“Ti riporteremo a valle, da tua nonna.” Dichiarai,
con tutto l’autocontrollo di cui fui capace.
“Immediatamente. E’ necessario che ci muoviamo al
più presto di qui.”
Volsi le spalle e feci per imboccare la porta, ma venni bloccata dalla
presa di Bastian, stretta attorno al mio braccio. “Lina. Che
diavolo significa? Tu non volevi…?”
“I piani sono cambiati.” Mi limitai a sibilare.
“Ci limiteremo a portare Livia in salvo.”
“Ch… che succede?” Sentii Livia avanzare
verso di me, dalle mie spalle. “Signora, non
capisco…”
“Va tutto bene.” Intervenne Gourry. Mi volsi, e lo
vidi avanzare e poggiare una mano sulla spalla di Livia.
“Devi fidarti di noi.” Le sussurrò, nel
suo tono più gentile e rassicurante. “Non puoi
rimanere qui da sola fino alla fine dell’inverno, finirai per
impazzire. Vedrai che tua nonna troverà il modo di metterti
in salvo.” Livia tentennò per qualche istante, ma
la pacatezza di mio marito parve infine convincerla. Abbassò
lo sguardo, e annuì debolmente. Io lanciai
un’occhiata di gratitudine a Gourry, che ancora una volta
aveva compreso le mie mutate intenzioni senza che avessi bisogno di
spiegargliele. Mio marito mi rispose con uno sguardo dubbioso e
preoccupato. Sapevo che non comprendeva le mie motivazioni, ma non
potevo spiegargliele, in quel momento. La mia mente era un ammasso
confuso di ansia e terribili sospetti.
“Bastian, manda un messaggio a Erianna con il tuo falco, per
favore.” Chiesi, liberandomi con un gesto meccanico dalla sua
stretta. “Dovrà raggiungerci alla base della
montagna, stasera stessa. Non abbiamo tempo di fermarci a
Talit” Levai lo sguardo oltre la porta, occhieggiando gli
edifici scuri, sepolti dalla neve candida. “Livia, tu vieni
un momento con me.”
La principessa deglutì, ma si fece avanti verso di me. Io la
superai e mi diressi verso l’interno del palazzo, lungo lo
scalone e al piano superiore. Mentre Bastian usciva per richiamare il
suo falco, la giovane e Gourry mi si accodarono. Mio marito continuava
ad apparire perplesso e preoccupato.
Raggiunsi la camera da letto da cui si accedeva al laboratorio, e feci
cenno a Livia di precedermi nel passaggio dentro il camino.
Gourry mi pose una mano sulla spalla, per bloccarmi.
“Lina.” Mi chiamò, perplesso.
“Che cosa hai in mente? Non vorrai metterti a consultare quei
testi proprio ora…”
Scossi la testa. “Quei testi hanno già causato
abbastanza problemi.” Mi rivolsi a Livia. “Livia,
voglio che tu ora faccia una cosa per me. Io non credo di poter agire
in alcun modo contro quel laboratorio, per via
dell’incantesimo di protezione che lo copre. Ma tu
probabilmente puoi. Voglio che tu lanci un incantesimo di fuoco
all’interno della sala. Il più forte che conosci.
Voglio che tu desideri intensamente che il contenuto di questa stanza
vada in fumo.”
Gourry mi fissò, sorpreso. “Vuoi
distruggerlo?”
“Così nessun antico potere potrà
più svegliarsi a Talit. E così questo laboratorio
non potrà più essere usato come uno strumento di
accusa contro di me.”
Gourry tacque. Sembrava ancora preoccupato, ma pareva anche comprendere
le mie motivazioni. Strinsi brevemente la sua mano, ancora contro la
mia spalla, quindi mi liberai e seguii Livia lungo lo scivoloso
passaggio.
La osservai mentre eseguiva i miei ordini, evitando di posare gli occhi
sul laboratorio. Livia sembrava piuttosto sollevata dal compito che le
avevo assegnato, in effetti. Come se bruciare il laboratorio
significasse per lei liberarsi di parte del peso che incombeva sulle
sue spalle.
I miei sentimenti erano più contrastanti. Non potevo dire di
non essere curiosa riguardo alla sapienza contenuta fra le pagine che
avevo dato ordine di distruggere. A dispetto di tutto, a dispetto di
ogni rischio che avevo corso in passato a causa del potere di Lord of
Nightmares, l’ambizione, la sete di potere e di conoscenza
erano lati di me che non si sarebbero mai sopiti.
Ma non ero più la ragazzina sconsiderata di tredici anni,
che credendo di non avere nulla da perdere aveva elaborato un
incantesimo pericoloso e difficile da controllare per qualsiasi essere
umano. Dopo Fibrizo, dopo tutto quello che avevo passato da quando
avevo incontrato Gourry, avevo ormai compreso di avere qualcosa da
proteggere, qualcosa che valeva più di qualsiasi
curiosità soddisfatta: la mia mente, la mia vita e la vita
delle persone che mi erano care.
Risalii il passaggio insieme a Livia, quando le fiamme attecchirono,
per fuggire al caldo soffocante e al fumo. Attesi che il fuoco avesse
compiuto il suo dovere, quindi dall’alto lo estinsi, con la
magia, prima che potesse diffondersi.
Quando tutto fu finito, con un respiro mi volsi verso Gourry e
contemplai il suo viso, in cerca di coraggio.
“E ora torniamo.” Dichiarai, ferma. “Alle
steppe.”