(Anata ni maketa)
Lost
On you
Sakuneko
Note pre fic:
Non cambio la citazione dalla canzone perché mi piace questa
parte.
Burning like embers, falling,
tender
Loki0ing for
the days of no surrender
Dire
che sono preoccupato è poco, mi sono trovato davanti al mio
migliore amico e un suo compagno di squadra messi male, e ho prestato i
primi soccorsi, ho distratto la Kitsune e
ho chiamato l’autorità, mi sento in colpa,
è colpa mia che ho lasciato Haruko,
e che ho messo quella clausola e che l’ho chiamata con le sue
iniziali. Quando è svenuto mi sono sentito morire, come
quella volta della rissa con Mitsui. Quando in ospedale poi mi ha
svegliato ho sentito di poter respirare normalmente. Provo un mix di
emozioni che non riesco a catalogare, ma ora sono più
rilassato siamo arrivati a casa sua con una macchina messa a
disposizione dalla sua squadra, quando siamo entrati nel salotto del
suo attico siamo stati investiti dai miagolii indispettiti di un grosso
gatto rosso, che Kaede ha
chiamato Dohao,
non posso negare che non sia rumoroso. Ho dato il cibo al gatto e sono
tornato in salotto e ho trovato il padrone di casa addormentato sul
divano, questa giornata per lui deve essere stata estenuante, per tutta
colpa di quella deficiente di Haruko Akagi.
Le mie scoperte degli ultimi giorni su di lei sono state shoccanti,
ho scoperto il tradimento, e si è aggiunta la beffa
dell’essere felice cornuto e inconsapevole mentre tre quarti
della lega sapeva tutto. Sono stupido, prendo il telefono e guardo le
foto che ho in memoria, molte sono con lei, gli ultimi quindici anni
sono stati con lei, inconsapevolmente mi sono appoggiato alla sua
presenza quella ragazza che è diventata una donna, come io
sono cresciuto e sono diventato l’uomo che mio padre avrebbe
voluto che fossi, per l’uomo che mia madre ha sempre visto in
me, e grazie a lei lo sono, e devo ringraziare anche la mia ex
fidanzata, con lei sono cresciuto, e forse grazie alle ultime scoperte
posso dirmi realmente maturato, realmente capace di capire la
meschinità del prossimo. Sono cresciuto pian piano, la
rabbia verso la vita, il rancore verso me stesso sono stati il
carburante per la mia carriera, e questo e molta analisi mi ha aiutato.
Un giorno di fine estate, fuori un tifone e in palestra la solita
adrenalina sportiva le ho chiesto se avesse voluto essere la mia
ragazza, e lei ha accettato, e mi sono sentito il più
fortunato del mondo.
Mentre
ricordo queste cose il gattone di Rukawa mi
raggiunge e mi si struscia contro le gambe, approfitto per prenderlo in
braccio e mi siedo sulla poltrona ad osservare il giovane uomo che
giace sdraiato sul divano, il viso escoriato come ai vecchi tempi e le
labbra socchiuse, le stesse labbra che solo l’altro giorno
hanno baciato via le mie lacrime per lei. Il suo gatto mi si
acciambella addosso e comincio a sospirare, ho pianto per Haruko,
e il dolore non ne vuol sapere di smettere, ma le fusa del felino sul
cuore sembrano parte della cura.
Haruko benedetta
e maledetta, la devo ringraziare, grazie a lei ho scoperto il basket,
ho scoperto questa palla a spicchi, e la felicità di un
canestro realizzato, di un rimbalzo preso in faccia ad un giocatore
forte. Haruko mi
ha fatto toccare vette di felicità che non pensavo
esistessero dopo la morte di mio padre. Non pensavo di meritarmi di
essere felice, e invece lei con i suoi modi educati, con il suo sorriso
gentile mi ha fatto scoprire che anch’io, figlio imperfetto,
teppista che proveniva dalle medie Wako,
potevo essere amato, e amare. Siamo cresciuti piano piano, la prima
uscita impacciata, il primo bacio, la prima volta, è stato
tutto con lei, non avevo avuto nessuna ragazza. Passavamo un sacco di
tempo insieme. Quegli anni sono stati bellissimi, oltre
all’amore ho scoperto l’amicizia più
vera, quella di Yohei e
quella di Kaede,
che sono due pilastri della mia vita, anche se purtroppo per la
distanza con Yohei riusciamo
a vederci poco, anche se ci sentiamo tanto. Abbiamo parlato di Noma, e
nemmeno lui sospettava la storia tra loro due, anche se ha detto che
Noma ha chiuso con loro da quando è venuto ad abitare negli
Stati Uniti. Kaede è
stata una scoperta, uno tsunami silenzioso, ho scoperto la sua
timidezza, la sua forza, la sua insofferenza, le sue guerre personali,
e quando abbiamo cominciato a lottare insieme e non uno contro, ho
scoperto tanti suoi pregi, oltre ai suoi ben noti difetti.
Sto
cercando di fare chiarezza, sto cercando di capire quando tutto
è andato in frantumi, quando l’amore di lei
è passato a me ai miei soldi, quando io sono diventato
stupido e con i paraocchi. Sono rimasto in Giappone a guadagnarmi un
posto nel basket che conta dopo la partenza di Rukawa,
e mi sono allenato giorno e notte per diventare il genio che ho sempre
professato di essere. Mi ricordo il sudore, la fatica, ma quegli anni
sono passati veloci e felici. Noma e Haruko sono
diventati sempre più amici, ma lui aveva un fidanzato, la
cosa non mi insospettiva per niente, anche perché lui
è, era un mio amico d’infanzia, siamo cresciuti
insieme nel quartiere e abbiamo fatto le scuole insieme, solo che io ho
deciso per continuare con l’università per poter
continuare la mia scalata al basket professionistico, e forse
è qua che ho abbassato la guardia, ho sempre riempito di
attenzioni, sia fisiche che materiali Haruko.
Appena maggiorenni siamo andati a vivere insieme ma non ci siamo
sposati, non che io non glielo abbia chiesto, ma lei mi ha detto che
eravamo ancora giovani, e che avremmo avuto tempo, forse avrei dovuto
capire allora, o forse ora leggo tutto sotto il sospetto del
tradimento. Abbiamo preso un monolocale, una casa piccolissima ma
stavamo bene, io cucinavo, e lei si occupava della casa quando non
studiava moda, quando ho cominciato a guadagnare con il basket abbiamo
cambiato casa un paio di volte, ed erano sempre più grandi,
e le sue scuole di moda sempre più costose, ma ce la siamo
cavati.
Il
ronfare basso del gatto mi distrae e gli gratto in mezzo alle orecchie,
guardando nuovamente il suo padrone, anche tutto scarmigliato dal
pestaggio rimane una creatura eterea, inarrivabile, quasi celestiale,
che mi fa battere il cuore velocemente, nel dubbio di come abbia fatto
innamorare così tanta perfezione. La sua perfezione sta
nell’essere contemporaneamente così altero e
così pieno di sentimenti celati, nell’alternare
bei difetti e insopportabili pregi. Torno con la mente a quel momento
in cui lui ha baciato via le mie lacrime, quel momento è
stato un vuoto nel tempo, come vivere in una bolla di sapone, sulle sue
labbra è sparito tutto il dolore, come un anestetico locale,
dopo poche ore dall’assunzione è finito
l’effetto, e sono tornato a soffrire, ma in quel momento mi
sono sentito al centro di un amore potente. Come in una bolla di
sapone, come se non esistesse nient’altro che la comunanza
tra noi, il suo tocco delicato, e il mio stupore. Non capisco
perché non faccia avvicinare nessuno, lo vederei bene
con Smith, ma niente è stato implacabile, come sempre,
diretto e privo di ogni tatto. Delicato e dolce con il mio dolore,
spietato nei riguardi dell’amore nei suoi confronti.
Il
gatto si muove piano e scende andando a fare le fusa sul fianco del
proprio padrone e sento freddo, quasi quando lui ha smesso di
abbracciarmi, e di baciarmi il viso.
Ho
voglia di svegliare la Kitsune,
solo per poter vedere i suoi occhi spalancarsi come finestre sul cielo
prima che diventi notte.
Tra
tre giorni partiremo per Baku dove incontreremo gli altri convocati in
nazionale, e giocheremo insieme a qualche avversario del liceo, ormai
solo un paio, e poi giovani, ragazzini che cercano di seguire le nostre
orme con l’America nel loro basket e nei loro sogni.
Di
scatto mi alzo e vado a baciare una guancia del volpino, non so per
quale tara mentale, o quale ingranaggio arrugginito e lui si sveglia e
a me manca il fiato, come dopo una lunga corsa, mi vedo riflesso nei
suoi occhi, ma non capisco come mi vede, vorrei poter provare per lui
quello che prova per me ma non è così.
L’attrazione
per quel corpo c’è stata, ma sono etero, sono
stato solo con una donna e quindi non sono gay. Ora devo interrompere
questo soliloquio e parlare con lui “Kitsune andiamo
a letto?” e lui comincia a ridacchiare “attento
alle proposte che fai, potrei soddisfarti in modi che nemmeno
conosci” sgrano gli occhi, lui ha appena interpretato la mia
proposta come una proposta a sfondo sessuale, ed è
maledettamente sensuale quando la voce esce arrochita dalle sue labbra,
è riuscito a farmi arrossire nonostante abbia passato
l’adolescenza e le emozioni incontrollate da tempo.
“E da quando interpreti le domande normali con doppi
sensi?” gli chiedo e lui si fa meditabondo “mmm da
quando ho capito che spesso si dice andare a letto al posto di scopare,
e me lo hai insegnato tu quando mi hai parlato della tua prima volta
perché continuavo a non capire, e poi io ci verrei
volentieri a letto con te, ma adesso dobbiamo andare a dormire e non
sono proprio il tuo tipo in quel senso.” sorride amaro e si
alza gemendo. Si dirige verso la camera degli ospiti e poi si blocca
“Puoi dormire con me? Non per fare lo sbruffone come prima,
ma perché il solo prepararti questa stanza e andare nella
mia da solo mi mette ansia”. Il mio cuore batte fortissimo
alla sua proposta e alla sua sincerità “Ok Kaede,
dormirò con te, e non ti farò proposte
sessuali” gli sorrido e lui con me, mi prende la mano, la sua
è sottile e fredda così in contrasto con la mia
grande e calda. Mi perdo come il calore della mia mano nel suo freddo.
Ci prepariamo per andare a letto, lui indossa ancora i miei vestiti e
io tolgo solo le scarpe, ci sdraiamo sul suo letto matrimoniale King
size, e mi addormento in pochi minuti con la sua testa sulla spalla e
la sua mano nella mia.
Parole
Sparse: Un paio di simpaticissime recensioni, che prescindono da quello
che scrivo, scritte criticando in generale, senza entrare nel
particolare, e indicando come capolavori fic impaginate
con l’unità di misura con cui sono state studiate
le distanze tra le rotaie, l’ingombro della “zona
coda” dei cavalli, mi ha quasi fatto smettere, e poi
l’influenza e l’inizio delle lezioni in accademia
ci hanno messo del loro, ma mi dispiace per voi, sono ancora qua per
l’HanaRu day.
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