4.
Una
risata maschile anticipò un movimento lascivo e rotatorio di
due corpi nudi e intrecciati. A una notte di ebbrezza carica di fiumi
di vino non
era insolito che seguisse una veglia di lussuria
sfrenata a cui i guerrieri si concedevano per corroborare lo
spirito bellicoso prima di affrontare nuove e spossanti incursioni.
"Guarda
che devo andare" fece Tana, soffocata dal peso dell'uomo che la
seguì nella fuga, rimanendo sopra di lei.
"Puoi
rimanere ancora un pò, visto che sei sveglia".
"Ho
da fare, e poi non ho ancora smaltito la sbronza. Ho la testa che mi
scoppia" ammise lei stordita.
Conservava
il vago ricordo, distorto dalla sonnolenza e dall'indolenza che regala
l'alcool, di aver continuato a bere anche dopo aver varcato la
soglia di una stanza che non era la propria, e poi c'era quel vuoto
fumoso riempito da vaghe immagini di orgiastico piacere sessuale che
aveva condiviso con il guerriero e un'altra compagna d'armi. Dal
disordine che regnava nella stanza era evidente che avessero fatto un
gran casino. Si sentiva la pelle appiccicosa, non ricordando che
l'altra donna le aveva versato del mosto fermentato addosso mentre lei
era seduta su quel baldo e robusto maschio accesso di
avidità sessuale, che era finito a bere il nettare alcolico
dai suoi capezzoli.
"Ci
penso io a farti passare il mal di testa" replicò l'uomo,
prevaricandola con la forza della propria stazza. "Torna qui e non te
ne pentirai".
"Guarda
che non ci sono solo io qui dentro. Sfogati
su Silena". Tana ruotò il capo e
adocchiò il corpo nudo dell'altra donna abbandonata al sonno
che dava loro la schiena. "Che fa, dorme?"
"E
anche sodo... Mentre tu dormivi l'ho fatto divertire parecchio"
commentò soddisfatto l'uomo. "Ti sei accasciata ai piedi del
letto completamente ubriaca a un certo punto e ti sei addormentata
così" continuò ridacchiando.
Tana
dilatò le palpebre due volte, cercando di ritrovare maggiore
lucidità. "Come ci sono finita di nuovo sul letto?"
"Hai
fatto tutto da sola..." Vlados sembrò parecchio divertito
nel ricordare che dopo essergli balzata alle spalle, pretendendo le
attenzioni che lui stava invece dispensando sul corpo di Silena, alla
fine le due donne avevano preso a baciarsi con irrefrenabile lascivia.
"Ne hai dette di cose strane... Hai parlato di alcune sfere... Come le
hai chiamate? Aspetta...Ah sì, sfere del drago?"
"Sfere
del drago?"
"Ti
sei vantata di aver fatto incursione nella stanza di Vegeta e di averlo
sentito parlare di sfere e di magia" ricordò divertito. "Ce
ne hai fatte fare di risate, eh..."
Tana
lo scostò bruscamente. "Ma piantala, chissà che
ti ricordi" fece lei prendendo ad infilarsi il body sotto lo
sguardo compiaciuto che lui le posò sui glutei di marmo.
"Guarda
che non si starà allenando nessuno questa mattina... Rimani
qui".
Lei
finì di sistemarsi l'indumento aderente addosso, poi le
scarpe, e infine appuntò un fermaglio tra i capelli per
tenerli scostati dal volto. "Vlados... La sai una cosa?" Fece lei
dirigendosi alla porta.
"Cosa?"
"Ti
ricordavo più dotato".
..
La
missione iniziò nel peggiore dei modi. Venti dallo spazio,
carichi di gas, costrinsero le truppe a indossare delle mascherine
antigas che ridussero la lacrimazione degli occhi. Iuris 5, ricca fonte
di metalli, era perennemente buio e coperto dalla polvere carbonica
delle rocce che si sollevava insieme ai venti dello spazio,
trasformando il vento in una specie di tortura fatta di lamette
taglienti. La pelle per quanto coriacea subiva la sferzante ondata
d'aria lacerandosi sottilmente, taglio dopo taglio, fino a creare
ferite che aveano già costretto alcuni guerrieri a ritirarsi
nelle navicelle in attesa di un miglioramento meteorologico. Fu aperta,
proprio grazie all'ausilio della capsule ideata dal padre di Bulma, una
stanza speciale stagna dove alcuni di loro entrarono sfilandosi le
mascherine per fare il punto della situazione. Visionata la mappatura
del pianeta, fecero il punto della situazione.
"Principe
Vegeta, non potremo attaccare nessuno se il vento non diminuisce. Cosa
suggerisce di fare?"
"Dobbiamo
prendere meno tempo possibile".
Jinka
rimase sola con Vegeta pochi minuti dopo. Gli occhi di lui la
evitarono, ma lei li mantenne fissi sul suo volto accigliato. "Mi
chiedevo... se non vuoi che ti segua nell'ultima imboscata".
Gli
diede del tu come
aveva sempre fatto quando erano rimasti soli in passato.
"Non
ce n'è bisogno" la liquidò l'altro. "Ho
già la squadra pronta e tu farai presidio qui".
"Monia
mi ha detto che può farlo lei".
"Ho
deciso che lo farai tu."
Lei
abbassò un pò gli occhi a mandorla facendoli
scivolare con incertezza su dei punti imprecisi, e quando si decise a
sollevarli di nuovo stavolta incontrò quelli gelidi
dell'uomo che aveva avuto nove anni prima. Anche se erano scuri come
quelli degli altri saiyan, quelli di Vegeta avevano qualcosa di
diverso. Non li ricordava così, forse perchè lui
neppure le aveva mai permesso di sondarli, ma in
quell'intensità c'era del tormento, come se fosse diviso da
qualcosa che lo divorava, l'inconfessata turbolenza di aver amato e di
non riuscire ad accettarlo adesso, di non volere che quei sentimenti
che aveva scoperto fortissimi e capaci di cambiarlo alterassero la sua
vita, rivelandolo diverso da ciò che era sempre stato prima
di conoscere Bulma. Era l'interiorità di Vegeta che
affiorava.
"C'è
qualcosa di diverso in te".
Vegeta
sembrò voler sorvolare sulla cosa.
"Ho
ragione, vero?"
"Non
c'è nulla di diverso". La voce di lui fu dura, quasi evasiva.
Inconsciamente
temette che nei propri occhi Jinka ci potesse vedere Bulma, il suo corpo nudo che
abbracciava quello di un amante capace di ferocie assolute che con
assolutezza unica si dava a una terrestre inoffensiva, gentile come la
luce della luna. Lui sperò che quello che aveva provato per
Bulma non affiorasse da un moto ingestibile del suo cuore
già nuovamente esiliato. Stava maturando l'idea che
doveva mettere da parte lei e Trunks, ci stava pensando di continuo in quelle ultime notti senza luna, spente e
cupe come il suo cuore colmo di rabbia, avido di guerra, di gloria, di
assolutismo senza traccia di debolezza.
Ma
la debolezza più grande era annidata nel suo petto. Lottava
ogni sera cercando di soffocare il ricordo di lei e
stava iniziando anche a riuscirci. Bulma e Trunks sarebbero divenuti
solo una parentesi, una piccola e piacevole tregua del passato che il
tempo avrebbe risucchiato nell'oblio. Prima o poi avrebbe dovuto
lasciarla, dimenticando anche il suo pianeta.
Jinka
fece un passo verso di lui e poi provò ad avvicinare il viso
al suo. Vegeta l'anticipò facendo un movimento con la testa
indietro per mantenerla a fuoco.
"Che
vuoi, Jinka?"
Lei
celò bene l'amarezza di vedersi respinta. "Voglio che torni
come un tempo..."
"Non
sono mai cambiato, te lo ripeto".
"Lo
sei, in qualche modo che non capisco."
"Quando
mi libererò di ogni intralcio... ritornerai a vedere
qualcosa di peggiore di ciò che ricordi. Voglio solo la
morte di Freezer adesso e distruggerò chiunque e qualunque
cosa mi ostacoli."
"E
della Terra? Che ne farai?"
Un
bagliore fugace, scintilla di vitalità che gli illuminò gli occhi fu risucchiato
nella tenebra che li ottenebrò nuovamente.
"Poi
ci penserò".
"Non dirmi che tua moglie ti rende così
debole".
"Non osare insinuarlo" la redarguì
infastidito. "Mia moglie non è certo il motivo per cui non
ho ancora assediato la Terra" mentì duramente.
Jinka fece leva su quel pò di confidenza
che aveva con lui. "Ne sei sicuro?"
"L'unica cosa di cui sono sicuro è che
devi stare al tuo posto".
"Beh..." sorrise l'altra, ambiguamente. "Non è colpa mia se non ti ho
dimenticato".
Lui
ripensò a quando se l'era fatta in maniera frettolosa, alla sua forza fisica, alla
stima che in fin dei conti aveva provato per lei avendola ritenuta la migliore
candidata a sedere al proprio fianco. Aveva persino pensato di farsi dare un figlio da Jinka, era vero,
finchè non lo aveva ricevuto un pò per caso da Bulma. Quest'ultima le aveva
soffiato l'uomo per un soffio, e Jinka sembrava esserne più
che cosciente. C'era odio negli occhi di quella saiyan ogniqualvolta si
parlava di Bulma o la si nominava, e sempre di sfuggita tornava ad
affiorare nel suo sguardo ferito l'astio, la gelosia, e la voglia di
distruggerla. Voleva riprendersi Vegeta.
"Io
ho la memoria lunga, Vegeta, ma tu come tutti gli uomini ce l'hai
corta".
"Ma piantala" replicò duramente l'altro.
"Quindi
mi stai dicendo che non hai dimenticato di noi due. Ti ricordi che eravamo fatti per stare
insieme, che potevamo portare l'impero dei saiyan oltre ogni limite.
Con noi due alla guida, nessuno ci avrebbe fermat..."
"Adesso
basta" la mise a tacere lui, perentoriamente.
"Come
desideri, anche se ti facevo più coraggioso".
"Cosa
vuoi dire" si insospettì l'altro, subito pungolato nel suo orgoglio.
"Che
non ti basterà mettermi a tacere per fingere che non sia la
verità quella che sto dicendo, e lo sai anche tu".
"Ti
si è allungata la lingua in questi anni o sbaglio? Ti
ricordavo meno invadente, donna".
Lei arretrò rispettosamente. "Forse hai ragione...è che dopo tutti questi anni vissuti in tua assenza, ora non ho voglia di tenermi dentro quello che penso di te. Io credo che tu ti senta solo in debito con quella terrestre solo
perchè ti ha aiutato a tornare."
"Io non sento debiti verso nessuno. Sono il principe dei saiyan"
specificò subito lui, vagamente irritato.
"Invece io lo penso".
"Devo forse ricordarti chi sono per farti
chiudere quella bocca che stai facendo gracchiare?"
"Lo so perfettamente chi sei. Se pensi che io ti consideri
solo il principe ti sbagli. Sei stato il mio uomo".
"Non mi risulta ci sia stato abbastanza tempo perchè io lo fossi".
"Per una sola volta".
"Che ormai neppure ricordo" mentì l'altro, cercando di farla tacere.
Lei non se la prese, sapendo che mentiva. "Avevamo un progetto... Sapevi che io ero la migliore che tu potessi avere, non negarlo almeno questo. Sei sparito al momento sbagliato, ma il destino ha scritto che tu tornassi, Vegeta.
C'è un motivo se non sei rimasto lì, se hai
incontrato quella terrestre che ti ha aiutato. Non ti pare strano che
tu ti sia imbattuto subito in una scienziata? Con tutte le persone che
abitano la Terra... Pensaci... Io credo che sia stato scritto che tu
dovessi tornare e portare il tuo impero al culmine, ma per farlo sai che non puoi farti affiancare da una terrestre, perchè tu hai
bisogno di una donna come te che conosce le tue esigenze e il tuo
spirito. Lei prima o poi ti sarà di intralcio".
"Jinka, sull'attenti". Il tono duro la fece
raddrizzare sulle spalle. Lui la fissò negli occhi brillanti e scuri, carichi di sfida, e scandì le proprio parole lentamente, con durezza. "Vattene adesso".
La saiyan abbassò il capo senza
risentirsi del vedersi liquidata così freddamente, anzi,
dovette persino contenere il sorriso che affiorò sulle
labbra sottili e lucide. Se l'era aspettata una reazione del genere da lui,
conosceva Vegeta ed era certa di avergli insinuato dentro
il seme del dubbio. Quando uscendo fece aderire la
maschera antigas al naso e alla bocca, un ghigno prese forma sotto l'oggetto che
allacciò sul volto. Avrebbe ripreso ciò che gli era
appartenuto.
...
Le
rivelazioni di Tana riguardo la conversazione udita in camera di
Vegeta, pur se fatte con la bocca impastata dall'alcool, avevano
oltrepassato la soglia della stanza di Vlados a cavallo dei suoi
pensieri indiscreti, che però erano rimasti relegati in un
angolo della sua mente fin quando non si era presentata
l’occasione di raccontarli. Dopo che incontrò il
fratello Gurlok nelle docce comuni, insolitamente vuote forse per via
dell’orario a cui si erano dati appuntamento, fece la sua
comparsa dalle saune il vecchio Gus, vecchio consigliere dall'aria
perennemente contrariata, la cui notte era decorsa all'insegna di un
mal di testa insopportabile e di una sudorazione insolita,
probabilmente determinata dalla grande quantità di alcool
che aveva ingerito ad un'età in cui anche un guerriero
saiyan doveva badare a ciò che faceva entrare dalla bocca.
Rimasero tutti e tre a parlottare delle scelte tattiche fatte dal
plotone di Jinka e del rientro anticipato mentre lo scroscio dell'acqua
tiepida ammorbidiva le tensioni muscolari dei volti assonnati per
gli eccessi alcolici della festa, unica occasione in cui era concesso
loro di bere fino allo sfinimento. Gus sembrava piuttosto risentito per
le scelte adoperate dalla corona, per le fallimentari missioni di due
mesi prima, rientrate con insuccesso da Infa e finite con l'esecuzione
a freddo dei comandanti, esecuzione avvenuta direttamente in sala
magna, davanti al trono di un Re stizzito e in ansia per le
penalità che gli avrebbe imposto Freezer. Continuava a dire,
approfittando di quel momento di deserto nei bagni comuni, che il Re
aveva sbagliato a levare di mezzo i comandati migliori, che era stato
troppo spietato e impulsivo, che non si poteva gestire così
una situazione di tensione, tuttavia Gurlok rimase ad ascoltarlo
facendosi investire dal getto tiepido di acqua amara che risaliva dalle
acque nere riciclate secondo un sistema di risparmio inventato
più di cento anni prima dagli Zufuru, vista la pochezza
delle fonti di acqua che andavano diminuendo già all'epoca.
L'espansione e lo spostamento era uno degli obiettivi della corona, che
stava per ricevere in premio un pianeta che pareva avesse fonti in
abbondanza per sostenere i saiyan ancora per due secoli, e su cui si
sarebbe potuto ricreare le fonti termali miracolose nonchè
paliativo medico naturale dei guerrieri.
Vlados
si sciacquò la chioma lunga e selvaggia grattandosi la cute
con energia, ascoltando le osservazioni vagamente inacidite di Gus e
notando che Gurlok sembrava non esserne neppure interessato,
perchè sicuramente stava morendo di sonno visto che aveva
passato la notte con una conosciuta prostituta che si era fatta un
pò tutti, tranne il chiacchierato Vegeta. Le uniche quattro
o cinque prostitute con cui di tanto in tanto il principe si era
intrattenuto, il tempo di sfogarsi un pò e di abbassare il
livello di aggressività determinato da un eccesso di
testosterone in circolo nel sangue, avevano parlato di un uomo che non
aggrediva nè parlava. Si prendeva il piacere in silenzio,
esattamente come se loro fossero solo oggetti da trattare con cautela,
e poi le liquidava freddamente, ma mai nessuna aveva lamentato una sua
brutalità infondata. Pur non volendolo, la diffidenza da cui
era caratterizzato riusciva persino a farlo apprezzare dalle donne,
probabilmente perché il silenzio che ne ingenerava era una
calamita.
"Gus..." Il
tono scimmiottante di Gurlok rimbalzò tra le pareti delle
docce. "Ti sei svegliato con la luna storta stamattina? Non ti sei
goduto la festa?"
L'altro
intuì che l'osservazione era stata una battuta a cui Vlados
rise in rimando, sostenendo l'umorismo del fratello.
"Si
vede che Gus non si è divertito. Te lo dico io che ti ci
vuole, Gus, una donna... Una bella donna, o due. Nonostante
l'età puoi ancora darci dentro".
"Tu
hai dato il buon esempio" commentò Gurlok. "Ti ho visto
sparire con Tana e Silena, ubriachi fradici che a malapena vi reggevate
in piedi".
"Mi
ci voleva proprio" ammise l'altro, al cui rientro da Neo Genesis non
era mancato appetito in tutti i sensi. "Sesso e cibo solo le migliori
medicine di un soldato, altro che fonti miracolose. Sono entrato in
camera che ce l'avevo già in mano..."
"Come
sta Tana? So che non ha potuto prendere parte alla missione per una
frattura al piede" indagò Gus a cui interessava
più carpire informazioni di natura politica, che medica.
Indagare anche sullo stato delle donne, sia fisico sia sociale, gli
permetteva di carpire il morale e le tendenze politiche che si
agitavano dietro i paraventi femminili.
"Dice
che ci ha messo tre mesi a guarire. Ha pensato bene di scaricarsi su di
me. Quella guerriera è pericolosa, va tenuta al guinzaglio,
quando non combatte per troppo tempo diventa ingestibile. Lo sapete che
mi ha raccontato stanotte? Che ieri si è intrufolata nelle
stanze del principe".
"Non
ci credo" disse Gurlok la cui espressione confermò quanto
trovasse divertente immaginare quella situazione. "E a che scopo l'ha
fatto?"
"Niente,
pare che avesse fatto una scommessa con Jinka... Lo sapete che lei non
ha mai mandato giù che Vegeta si sia presentato in patria
con una moglie straniera. Beh, dice che si è intrufolata
lì con Monia e ha recuperato un oggetto, non ho capito cosa,
però mentre erano in camera sono rientrati pure Vegeta e sua
moglie... Come si chiama..."
Ci
pensò e fu anticipato da Gurlok.
"Bulma".
"Esatto,
lei. Pare che li abbia sentiti parlare di sfere magiche... Di un drago
che esaudisce desideri, e di un bambino che ha un radar per trovarle".
"Deve
averne buttato giù parecchio di vino" gli fece eco Gurlok,
sghignazzando.
Nessuno
lì aveva mai visto un drago, ma Gus ricollegò
quella parola al tatuaggio di Bulma, al fatto che quando a Vegeta era
stato chiesto cosa fosse quel disegno che lei aveva inchiostrato sulla
pelle, lui aveva sbrigativamente risposto che era una figura
mitologica frutto della fantasia della popolazione terrestre che
credeva nell'esistenza di draghi e spiriti magici. Facendo una rapida
somma di riflessioni sospette, convenne che Vegeta doveva essere a
conoscenza di fatti esoterici che non aveva voluto rivelare.
"E
della Terra che mi dici?" Chiese improvvisamente Gus, rivolgendosi a
Gurlok che ci era stato, mentre si allacciava l'asciugamani attorno ai
fianchi. "Sei stato tu a intercettare Vegeta, no? Mi hanno detto che
sei andato ad avvisarlo personalmente".
"Ho
visto molto poco, ma sembra un pianeta perfetto per la vita.
Gravità leggera, aria fresca, cielo molto limpido... Proprio
come i capelli della moglie del principe."
"Hai
visto la sua dimora?"
"Vive
in una grande metropoli, in una costruzione alta almeno
ottocentocinquanta piedi..."
"E
ti sembra un pianeta rivendibile?"
"Accidenti
se lo è" commentò Gurlok. "Secondo me vale molto,
però bisognerebbe capire di quante risorse minerarie
disponga."
"Stando
al fatto che non commerciano con altri popoli alieni, credo sia
autosufficiente" disse il vecchio.
"Presumo
di sì, ma non ho indagato... Vegeta non lo considera parte
dei suoi piani di assedio".
"Vegeta
sta sbagliando. Non dovrebbe considerare sua moglie un ostacolo alle
sue conquiste. Questo non è un atteggiamento da saiyan, come
non è saggio che lui si faccia consigliare e
influenzare da
una donna che non è una saiyan" aggiunse
calcando sulle ultime parole e lasciando trapelare nel tono tutto il
proprio risentimento per una scelta mai condivisa. "Da
quand'è che ci siamo inchinati davanti ai nostri sudditi?"
Un
silenzio pesante fece eco alle sue parole ammonitive e cariche di tutto
il peso della sua anzianità.
"Beh..."
fece Vlados con aria un pò stupida. "Il principe non
è una sprovveduto".
"Il
principe tiene la testa tra le cosce della sua bella moglie e suo padre
non sembra intenzionato a farlo ragionare."
"Non
sarai troppo severo Gus? Te la prendi perchè Vegeta da
più importanza al parere della moglie che al tuo?"
"Vlados,
tu non hai mai capito un bel niente di strategia, quindi astieniti dal
fare commenti stupidi come i tuoi ragionamenti".
"Ehi,
Gus, sta attento a quello che dici" gli fece eco Gurlok, in difesa del
fratello minore. "Non vorrai attaccare briga con noi solo per i tuoi
risentimenti con le scelte dei Vegeta".
"Io
sto parlando con tuo fratello".
"Hai
detto bene, stai parlando con mio fratello quindi è come se
stessi parlando con me. Vegeta non è un'idiota,
avrà qualcosa in mente e poi... mi è sembrata
più che in grado di fare valutazioni sensate a favore di noi
saiyan" affermò Gurlok.
"E
tu come fai a saperlo ? Non eri al tavolo con noi..."
"Gus,
rilassati, eri a una festa, non a un comizio. La gente parla,
c'è chi ha gradito il suo intervento, posso assicurartelo..."
L'espressione
contrita dell'altro non mancò di far intuire quanto gli
rodesse. "Sarà stato quella lingua di Edgar che
parla sempre a sproposito".
"Comunque
se vogliamo parlare francamente, non mi pare che faccia male ai sovrani
avere qualcuno che li faccia ragionare di più, visto
cos'è successo – come tu stesso ai ricordato poco
fa- ai
comandati di rientro da Infa - gamma solo perchè qualche
figlio di puttana ha pensato bene di aprire bocca e di far partire
informazioni che non dovevano partire" affermò duramente
Gurlok, riferendosi al fatto che si vociferasse che la loro sconfitta
fosse stata causata da qualche spia che aveva fatto bene il suo
lavoro.
"Pensi
sia saggio stravolgere le nostre tradizioni, Gurlok?"
"Che
vuoi dire?"
"A
Kakaroth è stato evitato il torneo degli ultimi, per il
capriccio di una... frivola e patetica femmina".
"Dietro
quel capriccio ci sarà una ragione" affermò
Gurlok, che sapeva che Kakaroth aveva incontrato Bulma al mercato, e le
aveva risparmiato le molestie del vecchio venditore di
antichità. "Altrimenti Vegeta non l'avrebbe assecondata".
"Io
non vi capisco, vi state ammattendo tutti quanti, non ti sembra che il
Re e suo figl..."
"Questa
non è la sede opportuna dove parlarne, Gus” lo
interruppe subito l’altro che sentì dei rumori
provenire dal fondo della stanza e intuì l’arrivo
di altre persone nei bagni. Il tono si fece più pacato e
anche l’altro ne comprese il motivo. “Io non ho
voce in capitolo, tu potevi far valere la tua se non fossi stato
impegnato a inventarti qualche stronzata da consigliere per impalmare
il Re e non dirgli la verità in faccia".
"Sta'
attento a come parli, Gurlok" sibilò l’altro.
"Io
sto attento a come parlo, ma tu sta’ attento a cosa
insinui”.
"So
bene che non sei abituato a prendere decisioni”
Commentò Gus facendo trapelare tutto l’orgoglio
che il suo alto lignaggio gli permetteva di mostrare. "Ma da che parte
stai si può sapere?”
"Dalla
parte delle decisioni che non spettano a me. Come non spettano a te.
Sei tu che stai giocando al gioco delle pedine, Gus. Lo so che non li
hai a genio i Vegeta, dopo quello che è successo a tuo
cugino Paragas e a suo figlio Broly. Quella donna che tanto critichi
potrebbe essere la chiave per risolvere i tuoi problemi. Dovresti
rilassarti".
Gus
osservò entrambi i suoi interlocutori con sprezzo. "Non so
cosa vi sta dicendo la testa, ma pare che quella donna stia creando
problemi anche alle vostre zucche vuote" sibilò prima che un
trio di guerrieri da poco svegli entrasse al suono di una divertente
chiacchierata. I due fratelli li salutarono senza avvicinarsi mentre Gus si ritirava.
“Sembrava
quasi risentito con il Re e con il principe”
osservò Vlados a tono bassissimo, tamponandosi con
l’asciugamani.
“Leva
quel quasi” replicò Gurlok a tono basso, che si
confuse con le risate degli altri presenti che avevano aperto le docce.
“Anche se ce l’ha a morte con loro, la donna non mi
pare il problema che lui sta cercando di farci credere. Ti assicuro che
ci sono stato a contatto diverse volte ed è una donna
tutt’altro che stupida. Sicuramente a livello fisico ha
un’energia patetica, e se vogliamo stare a discutere se sia o
no la regina saiyan ideale, penso che tutti direbbero di no.
Però io non sono contrario alla sua unione con Vegeta, prima
di tutto perché chi si fotte il principe non mi riguarda, e
poi perché la sua presenza ha un effetto benefico su quella
testa calda ”.
“Non
ho avuto modo di farci caso, ero su Neo Genesis 2 con Jinka e le
altre”.
“Ti
assicuro che Vegeta si da parecchio una calmata quando
c’è lei a rabbonirlo. Gus teme che quella Bulma
capovolga i nostri equilibri, ma io ti dico che la sua presenza
sarà di aiuto anche a noi. Se ci fosse stata lei per dirne
una, quando sono rientrati i capitani da Infa-gamma, secondo me non ci
sarebbe stata alcuna esecuzione.”
“Ma
è il Re che li ha levati di mezzo”.
“Appunto.
Se ci fosse stata lei, ci sarebbe stato anche il principe, e quando
c’è lui il Re gli lascia le decisioni, questo
perché Gus ha dimenticato un dettaglio non irrilevante che
riguarda il principe…”
“Sarebbe
a dire?”
“La
sua forza”. Gurlok si sciacquò rudemente la
faccia, strofinandosela poi col panno ruvido come carta
argentata. “Chi diavolo la lava questa
biancheria? Mi ci potrei grattare la schiena”.
“Dici
che il Re teme suo figlio?”
Gurlok
si sistemò l’asciugamano dietro al collo.
“Temerlo non saprei… è pur sempre suo
figlio, e il principe quando vuole è più spietato
di suo padre. Ti dimentichi quello che fece dieci anni fa su Kolrbek?
Fece fuori Nappa, perché durante lo scontro contro Tarak
perse, e lui se la prese sul personale. Vegeta ha bisogno di qualcuno
che lo tenga al collare, o può far seri danni come li ha
fatti anche il padre. Quell’uomo è sempre stato
troppo individualista, ed è una bomba pronta ad esplodere. A
me non interessa cosa decide di farne dei popoli che assoggettiamo, mi
preoccupa invece cosa può fare contro il nostro.”
“Sì,
forse hai ragione, ma Gus è pur sempre parte del
consiglio…”
“Gus
bada ai suoi affari, come tutti qui dentro. Nessuno fa nulla per nulla
in questo posto.” Gurlok si mosse salutando i guerrieri a cui
passò accanto.
Gurlok
era sempre più certo che Gus non avesse le mani poi tanto
pulite. La politica era un affare sporco, questo si sapeva, ma il
doppio gioco faceva più danni di una donna tradita.
Continuava a persistere in lui una specie di sensazione strana, come se
sospettasse che il vecchio consigliere stesse
muovendo qualcosa per far vacillare la solidità del
consiglio. Se qualcuno di loro tramava per spodestare i Vegeta, Gus
poteva essere uno tra i migliori attivisti. D’altronde tutti
sapevano che non aveva mai digerito la morte di suo cugino. Pareva
fossero stati molto legati lui e Pargas, proprio come due fratelli, e
chiunque apparteneva alla loro generazione li ricordava come due
giovani guerrieri molto uniti. Non era stato mai comprovato, ma non si
era escluso che tra quei due ci fosse persino del tenero. A furia di
condividere i campi di battaglia e i letti con più donne,
sempre insieme, qualcuno aveva messo in giro la maligna voce che
fossero persino amanti, sospetto negato da più prostitute
che li ricordavano baldanzosi e vogliosi, e anche piuttosto violenti.
Pargas poi, aveva saputo della nascita di Broly mentre si stava
fottendo due donne in una tenda insieme al cugino, e non aveva mosso un
muscolo per andare a vederlo. La deceduta madre di Jinka che era stata
con lui in missione aveva raccontato la cosa con
indignazione. Dopo che il Re aveva trovato
occasione per esiliare lui e il suo giovanissimo figlio,
forte quanto Vegeta e sempre lì lì per superarlo,
per molto tempo di quei due non si era saputo più niente.
Gus, che al tempo non era ancora parte del consiglio, aveva cessato di
parlare di suo cugino come se fosse morto. Ad alcuni era sembrato un
atteggiamento sospetto, motivo che gli era valso la sfiducia al suo
ingresso tra i privilegiati che accerchiavano il
re, qualcun altro invece aveva archiviato la questione con una semplice
scrollata di spalla, ricordando che le decisioni del re erano
indiscutibili direttive che nessuno si permetteva di contestare. Ma Gus
non aveva mai smesso di credere che il trono di Vegeta spettasse a
Broly, che ormai, dopo anni di esilio su un pianeta aridissimo, era
stato dato per morto.
..
Il
computer rimandò sullo schermo una serie di dati alfa
numerici che si rifletterono consecutivamente uno dietro l'altro sulla
sfera lucida degli occhi. Bulma, intenta nell'analisi dello scorrimento
delle informazioni, rosicchiò l’ultima bordatura
del filtro della sigaretta su cui aveva lasciato una lieve sbavatura di
rossetto, e poi la spense riducendola ad una poltiglia accartocciata.
Si passò le dita sugli occhi, massaggiando
contemporaneamente le palpebre appesantite e stanche, e
sgranchì il collo facendolo ruotare. Il
ricordo di Vegeta, della furia con cui un giorno aveva distrutto
tutti i soprammobili della stanza da letto, le
passò davanti acuendo le sue inquietudini. Non aveva mai
smesso di considerarlo pericoloso, prima di tutto per se stesso.
Persino sua madre le aveva chiesto se fosse davvero certa che lui non fosse un
individuo pericoloso per la famiglia, ma Bulma lo aveva difeso certa delle
sue intuizioni: Vegeta non le avrebbe mai fatto del male fisico, anche se la
ferocia con cui era capace di incazzarsi la spaventava e non poteva
negarlo. Lui era arroganza, era un'anima belligerante e in pena, e cupo da far paura, ed era quell’inquietudine che gli si
annidava negli occhi come un gasolio infiammabile a renderlo
così instabile. C'erano episodi di vita familiare difficili,
mai dimenticati, in cui Vegeta c’era stato con tutta la sua
indifferenza verso lei e loro figlio, apparentemente lontano
dall’accettare uno stile di vita così lontano da
quello condotto fino al momento del suo impatto sulla Terra, che non
era stato un colpo solo fisico ma persino mentale. Forse anche troppo.
Non poter ritornare da dov’era venuto, almeno fin quando
Bulma non era riuscita a portare a compimento il proprio progetto di
supporto, lo aveva mostrato vulnerabile e umano, e le aveva permesso di leggergli dentro una strana e combattuta
tristezza del tutto affascinante. Non era disumano come diceva di essere, piuttosto
era vivo dentro, vivo anche di emozioni gentili che pareva
voler soffocare per dovere più che per volontà
propria. Quello che gli avevano insegnato era che una vita senza distruzione era un involucro vuoto che
conteneva un animo senza onore: fierezza, controllo dei sentimenti deboli, cinismo,
erano i capisaldi con cui forgiare un vero combattente, e Bulma per
portarlo sulla retta via aveva ancora una lunga strada da percorrere.
Adesso che poi era ritornato a casa sua, sul suo pianeta di origine,
accerchiato dalla sua gente e sobillato dai suoi consiglieri, e
insidiato dalla sua precedente amante, quella strada che Bulma aveva
intuito snodarsi verso il futuro lunga e complessa, ora le appariva una
salita piena di ostacoli. Vegeta forse non sarebbe più
tornato indietro. Non il suo Vegeta, non l'uomo in cui aveva intravisto
più di una debolezza e aveva smosso in lei un moto di
compassione accalorata.
Dopo
aver lasciato che la testa reclinata davanti permettesse alla cervicale
contratta di distendersi alleviando i crampi muscolari della posizione
d'ufficio, i suoi occhi ritornarono allo schermo del pc, ma non la sua
mente. Era più di un mese che non aveva sue notizie e stando
ai suoi calcoli la gravità su Vegeta doveva essere ritornata
più bassa, ma lui non si era presentato a casa. Bulma non si
era fatta vedere dopo l'ultimo loro saluto, ma sapeva che se la loro
diveniva una guerra d’orgoglio forse lei l’avrebbe
persa inevitabilmente.
Non
aveva smesso di pensare mai, mai neppure mentre si concentrava sul
proprio lavoro, a quella saiyan che fissava suo marito, al loro silente
scambio di sguardi, così significativo almeno in apparenza,
alla freddezza con cui Vegeta aveva liquidato lei, sua moglie, con
un'atteggiamento quasi cupo e seccato. Proprio mentre ripensava a
quella loro ultima conversazione che ricordava a memoria, forse
sperando inconsciamente di esorcizzarla, ricevette una chiamata dalla
madre.
“Dimmi,
mamma, ti ho detto che per almeno un’ora non vorrei essere
disturbata, sto facendo un lavoro complicato…”
“C’è
qui una persona per te”.
Nel
petto un sussulto e l'aritmia cardiaca le fece brillare gli occhi.
“Vegeta?”
“No,
ma qualcuno che viene dal suo pianeta. Gli ho appena offerto un succo
di frutta” pigolò Bunny. “E’
davvero un bell'uomo, alto e grosso. Dice di chiamars..."
Ma
neppure finì di dirlo che la telefonata fu chiusa e Bulma
corse verso l’ascensore. Quando
fu su, molti piani più in alto, Bulma lo incontrò
nel salotto ampio. Una pioggia fitta si abbatteva sulle vetrate
catturando l'attenzione del saiyan, incuriosito dalla vita di quegli
abitanti della stessa specie.
“Eccomi”
esordì lei arrivandogli di spalle. "Benvenuto".
L’altro
si voltò seriosamente, ma per una frazione di secondo i suoi
occhi brillarono nel vederla. Lei era così affascinante che
gli faceva sempre uno strano effetto vederla comparire davanti
d'improvviso, con l'abbacinante luminescenza che irradiava.
“...Vengo a portarti notizie del tuo uomo”.
“Ti
ha detto lui di venire?” Indagò subito lei,
sperando che fosse così. Nell'attesa della risposta, l'aria centralizzata le procurò un fremito di freddo e la costrinse a strofinarsi il tessuto di cotone che le fasciava le braccia.
“No.
Me l’ha detto suo padre, il Re”.
“Ah…”
ammise lei, delusa.
“Vegeta
è partito in missione due settimane fa. Ora è su
Iuris 5”.
Bulma
sembro risentita da non averlo saputo prima. Emise un sospiro che fu
una specie di sfiato quasi seccato che anticipò le parole
vagamente pungenti che le solleticarono in gola.
Sentì la necessità di arrabbiarsi, forse persino
di piangere. "E da quand'è che il Re si preoccupa per me?"
"Il
Re non si preoccupa per lei" la velocità con cui Gurlok le
rispose le lasciò intendere che i saiyan non erano soliti
badare a questo tipo di legami e di preoccupazioni. "Posso assicurarle
che l'unica cosa che ora vuole è non avere intralci con
tutte le missioni in corso".
"O
che non intralci la spasimante di mio marito. Dico bene?"
L'altro
tacque come fosse stato colto nel segno ma lei non sembrò
illividirsi ulteriormente. Recuperò tutta la propria
dignità sull'orlo del baratro.
"Bene.
Rassicura sua maestà che non verrò a sconvolgere
il precario equilibrio della vostra fragile corte"
replicò Bulma con sarcasmo. "Non
voglio certo che la mia presenza inneschi picchi ingestibili di
testosterone" aggiunse incrociando le braccia al petto e continuando.
"Potrebbe scatenarsi un caos che solo un esercito di prostitute
potrebbe placare".
Bulma
notò che lui sembrò quasi sorriderle con gli
occhi.
"Cosa
c'è su Iuris
5? Materie prime, persone...? " Indagò ancora, con
noncuranza, celando come meglio poteva la sua totale
contrarietà all'idea di invasioni di quel tipo.
"E'
un pianeta ricco di giacimenti di carbonio e credo sia presidiato da
alcune forme di vita, ma non lo so per certo. Freezer lo vuole
assolutamente".
"Freezer..."
Bulma si accese una sigaretta. "Quando rientra il tuo principe?"
Gurlok
notò il tono seccato con cui lei aveva volutamente calcato
sulle due parole finali della domanda, quasi a voler sottolineare che
lei non doveva nulla a Vegeta.
"Non
posso saperlo. Presumo non prima di un mese, ma potrebbero volercene
anche due".
"E
tu perchè non sei andato?"
"Io
sono di istanza su Vegeta."
"Chi
ha preso parte alla missione Iuris 5? Solo i primi ordini?"
"Anche
tre plotoni di secondo".
Lei
camminò con calma e si avvicinò all'ampia
vetrata, osservando giù, oltre la pioggia che scivolava sui
vetri.
"Toglimi
una curiosità. E' vero che Jinka doveva diventare la moglie di Vegeta?"
"Era la
migliore aspirante che avesse e lo sapevamo tutti".
Bulma
fece una smorfia strana che fu una specie di rigurgito del suo
malessere interiore. Riuscì comunque a mantenere un
atteggiamento vago, come se non fosse infastidita dalla cosa, ma dentro
sentiva rimontare una gelosia sorda, esattamente come quello stato di
angoscia latente che la stava lesionando lentamente rendendola preda
delle sue angosce. D'improvviso si sentì fare una domanda
con un tono che assunse un'intonazione quasi irrisoria, di lieve
compatimento.
"Hai
paura?"
Lei
sembrò cadere dalle nuvole. "Di cosa?"
"Che
loro siano insieme in tua assenza."
L'espressione
di Bulma si fece seria per non permettergli di sondare i suoi timori di
donna. "No che non ho paura. Vegeta è mio marito, non il
suo".
"Ma
lei è una guerriera saiyan" ammise Gurlok con un ghigno,
cercando di metterla in difficoltà.
"E
io sono la donna che l'ha salvato e ve l'ha restituito"
replicò subito lei, a testa alta, e Gurlok
percepì lo spirito battagliero che dietro la
gracilità del suo corpo vibrava come uno stendardo teso e
colorato di nazionale orgoglio.
"Credo
che il principe te ne sia davvero riconoscente" ammise lui
inaspettatamente, senza perdere traccia di sfida nello sguardo. "Ma
attenta, perchè c'è chi vorrebbe Jinka al tuo
posto".
"Magari
proprio a partire dal Re" fece Bulma.
Gurlok
non le rispose pur sapendo che il Re aveva deciso di tenerla lontana il
più possibile in quel momento di missioni, così
da non ammorbidire lo spirito di Vegeta in nessun modo. Bulma
poteva essere proprio la persona più indicata per gestire la
ferocia di Vegeta, e non era l'unico a pensarlo. Gurlok
nutriva una strana simpatia per lei, finanche per il primo incontro che
aveva suggellato, tra un botta e risposta, l'inizio di una
corrispondenza rispettosa, soprattutto dopo che si era visto in qualche
modo difeso da lei nonostante l'avesse irrisa davanti ai presenti. Lei
era uscita dalla macchina del teletrasporto materializzandosi davanti i
suoi occhi scuri come la cosa più succulenta su cui avesse mai
posato lo sguardo, neppure fosse una pietanza da mangiare... Gurlok
indugiò sulle sue forme burrose e pensò che ci si
sarebbe volentieri poggiato sopra, reclinando il capo su di essi come
un bambino, con insospettabile tenerezza. Soffocò il
pensiero prima di andare oltre, temendo che lei glielo leggesse negli
occhi, ma Bulma sembrò averlo intuito e gli sorrise appena, stringendosi nelle spalle infreddolite.
Continua...
Ragazzi\e scusate il
grande ritardo ma a causa di un trasloco in atto + casini on work ho
dovuto mettere un pò in pausa il mio hobby, anche se ho
cercato di portarmi avanti.
Capitolo di transito, lo
so, ma cercherò di regalarvene uno decente quanto prima.
Datemi il vostro parere! kiss
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