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Autore: Proiezioni    21/11/2019    3 recensioni
Capitolo 6! Un piccolo aggiornamento!
Freezer è una vecchia serpe sadica ricolma di invidia. Vegeta un principe diviso, forse pronto al primo atto di gratitudine verso chi lo ha salvato, o forse destinato a inseguire la sua gloria verso l'oblio. Una storia quasi romantica di guerra e di guerrieri che infrangono le regole e scelgono una nuova via.
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Chichi, Freezer, Re Vegeta, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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4.





Una risata maschile anticipò un movimento lascivo e rotatorio di due corpi nudi e intrecciati. A una notte di ebbrezza carica di fiumi di vino non era insolito che seguisse una veglia di lussuria sfrenata a cui i guerrieri si concedevano per corroborare lo spirito bellicoso prima di affrontare nuove e spossanti incursioni.

"Guarda che devo andare" fece Tana, soffocata dal peso dell'uomo che la seguì nella fuga, rimanendo sopra di lei.

"Puoi rimanere ancora un pò, visto che sei sveglia".

"Ho da fare, e poi non ho ancora smaltito la sbronza. Ho la testa che mi scoppia" ammise lei stordita. 

Conservava il vago ricordo, distorto dalla sonnolenza e dall'indolenza che regala l'alcool, di aver continuato a bere anche dopo aver varcato la soglia di una stanza che non era la propria, e poi c'era quel vuoto fumoso riempito da vaghe immagini di orgiastico piacere sessuale che aveva condiviso con il guerriero e un'altra compagna d'armi. Dal disordine che regnava nella stanza era evidente che avessero fatto un gran casino. Si sentiva la pelle appiccicosa, non ricordando che l'altra donna le aveva versato del mosto fermentato addosso mentre lei era seduta su quel baldo e robusto maschio accesso di avidità sessuale, che era finito a bere il nettare alcolico dai suoi capezzoli.

"Ci penso io a farti passare il mal di testa" replicò l'uomo, prevaricandola con la forza della propria stazza. "Torna qui e non te ne pentirai".

"Guarda che non ci sono solo io qui dentro. Sfogati su Silena". Tana ruotò il capo e adocchiò il corpo nudo dell'altra donna abbandonata al sonno che dava loro la schiena. "Che fa, dorme?"

"E anche sodo... Mentre tu dormivi l'ho fatto divertire parecchio" commentò soddisfatto l'uomo. "Ti sei accasciata ai piedi del letto completamente ubriaca a un certo punto e ti sei addormentata così" continuò ridacchiando.

Tana dilatò le palpebre due volte, cercando di ritrovare maggiore lucidità. "Come ci sono finita di nuovo sul letto?"

"Hai fatto tutto da sola..." Vlados sembrò parecchio divertito nel ricordare che dopo essergli balzata alle spalle, pretendendo le attenzioni che lui stava invece dispensando sul corpo di Silena, alla fine le due donne avevano preso a baciarsi con irrefrenabile lascivia. "Ne hai dette di cose strane... Hai parlato di alcune sfere... Come le hai chiamate? Aspetta...Ah sì, sfere del drago?"

"Sfere del drago?"

"Ti sei vantata di aver fatto incursione nella stanza di Vegeta e di averlo sentito parlare di sfere e di magia" ricordò divertito. "Ce ne hai fatte fare  di risate, eh..."

Tana lo scostò bruscamente. "Ma piantala, chissà che ti ricordi" fece lei prendendo ad infilarsi il body sotto lo  sguardo compiaciuto che lui le posò sui glutei di marmo.

"Guarda che non si starà allenando nessuno questa mattina... Rimani qui".

Lei finì di sistemarsi l'indumento aderente addosso, poi le scarpe, e infine appuntò un fermaglio tra i capelli per tenerli scostati dal volto. "Vlados... La sai una cosa?" Fece lei dirigendosi alla porta.

"Cosa?"  

"Ti ricordavo più dotato".

 

..


La missione iniziò nel peggiore dei modi. Venti dallo spazio, carichi di gas, costrinsero le truppe a indossare delle mascherine antigas che ridussero la lacrimazione degli occhi. Iuris 5, ricca fonte di metalli, era perennemente buio e coperto dalla polvere carbonica delle rocce che si sollevava insieme ai venti dello spazio, trasformando il vento in una specie di tortura fatta di lamette taglienti. La pelle per quanto coriacea subiva la sferzante ondata d'aria lacerandosi sottilmente, taglio dopo taglio, fino a creare ferite che aveano già costretto alcuni guerrieri a ritirarsi nelle navicelle in attesa di un miglioramento meteorologico. Fu aperta, proprio grazie all'ausilio della capsule ideata dal padre di Bulma, una stanza speciale stagna dove alcuni di loro entrarono sfilandosi le mascherine per fare il punto della situazione. Visionata la mappatura del pianeta, fecero il punto della situazione.  

"Principe Vegeta, non potremo attaccare nessuno se il vento non diminuisce. Cosa suggerisce di fare?"

"Dobbiamo prendere meno tempo possibile".

Jinka rimase sola con Vegeta pochi minuti dopo. Gli occhi di lui la evitarono, ma lei li mantenne fissi sul suo volto accigliato. "Mi chiedevo... se non vuoi che ti segua nell'ultima imboscata". 

Gli diede del tu come aveva sempre fatto quando erano rimasti soli in passato. 

"Non ce n'è bisogno" la liquidò l'altro. "Ho già la squadra pronta e tu farai presidio qui".

"Monia mi ha detto che può farlo lei".

"Ho deciso che lo farai tu."

Lei abbassò un pò gli occhi a mandorla facendoli scivolare con incertezza su dei punti imprecisi, e quando si decise a sollevarli di nuovo stavolta incontrò quelli gelidi dell'uomo che aveva avuto nove anni prima. Anche se erano scuri come quelli degli altri saiyan, quelli di Vegeta avevano qualcosa di diverso. Non li ricordava così, forse perchè lui neppure le aveva mai permesso di sondarli, ma in quell'intensità c'era del tormento, come se fosse diviso da qualcosa che lo divorava, l'inconfessata turbolenza di aver amato e di non riuscire ad accettarlo adesso, di non volere che quei sentimenti che aveva scoperto fortissimi e capaci di cambiarlo alterassero la sua vita, rivelandolo diverso da ciò che era sempre stato prima di conoscere Bulma. Era l'interiorità di Vegeta che affiorava. 

"C'è qualcosa di diverso in te".

Vegeta sembrò voler sorvolare sulla cosa. 

"Ho ragione, vero?"

"Non c'è nulla di diverso". La voce di lui fu dura, quasi evasiva

Inconsciamente temette che nei propri occhi Jinka ci potesse vedere Bulma, il suo corpo nudo che abbracciava quello di un amante capace di ferocie assolute che con assolutezza unica si dava a una terrestre inoffensiva, gentile come la luce della luna. Lui sperò che quello che aveva provato per Bulma non affiorasse da un moto ingestibile del suo cuore già nuovamente esiliato. Stava maturando l'idea che doveva mettere da parte lei e Trunks, ci stava pensando di continuo in quelle ultime notti senza luna, spente e cupe come il suo cuore colmo di rabbia, avido di guerra, di gloria, di assolutismo senza traccia di debolezza. 

Ma la debolezza più grande era annidata nel suo petto. Lottava ogni sera cercando di soffocare il ricordo di lei e stava iniziando anche a riuscirci. Bulma e Trunks sarebbero divenuti solo una parentesi, una piccola e piacevole tregua del passato che il tempo avrebbe risucchiato nell'oblio. Prima o poi avrebbe dovuto lasciarla, dimenticando anche il suo pianeta. 

Jinka fece un passo verso di lui e poi provò ad avvicinare il viso al suo. Vegeta l'anticipò facendo un movimento con la testa indietro per mantenerla a fuoco.

"Che vuoi, Jinka?"

Lei celò bene l'amarezza di vedersi respinta. "Voglio che torni come un tempo..."

"Non sono mai cambiato, te lo ripeto".

"Lo sei, in qualche modo che non capisco."

"Quando mi libererò di ogni intralcio... ritornerai a vedere qualcosa di peggiore di ciò che ricordi. Voglio solo la morte di Freezer adesso e distruggerò chiunque e qualunque cosa mi ostacoli."

"E della Terra? Che ne farai?"

Un bagliore fugace, scintilla di vitalità che gli illuminò gli occhi fu risucchiato nella tenebra che li ottenebrò nuovamente. 

"Poi ci penserò". 

"Non dirmi che tua moglie ti rende così debole".

"Non osare insinuarlo" la redarguì infastidito. "Mia moglie non è certo il motivo per cui non ho ancora assediato la Terra" mentì duramente.

Jinka fece leva su quel pò di confidenza che aveva con lui. "Ne sei sicuro?"

"L'unica cosa di cui sono sicuro è che devi stare al tuo posto".

"Beh..." sorrise l'altra, ambiguamente. "Non è colpa mia se non ti ho dimenticato".

Lui ripensò a quando se l'era fatta in maniera frettolosa, alla sua forza fisica, alla stima che in fin dei conti aveva provato per lei avendola ritenuta la migliore candidata a sedere al proprio fianco. Aveva persino pensato di farsi dare un figlio da Jinka, era vero, finchè non lo aveva ricevuto un pò per caso da Bulma. Quest'ultima le aveva soffiato l'uomo per un soffio, e Jinka sembrava esserne più che cosciente. C'era odio negli occhi di quella saiyan ogniqualvolta si parlava di Bulma o la si nominava, e sempre di sfuggita tornava ad affiorare nel suo sguardo ferito l'astio, la gelosia, e la voglia di distruggerla. Voleva riprendersi Vegeta.

"Io ho la memoria lunga, Vegeta, ma tu come tutti gli uomini ce l'hai corta".

"Ma piantala" replicò duramente l'altro.

"Quindi mi stai dicendo che non hai dimenticato di noi due. Ti ricordi che eravamo fatti per stare insieme, che potevamo portare l'impero dei saiyan oltre ogni limite. Con noi due alla guida, nessuno ci avrebbe fermat..."

"Adesso basta" la mise a tacere lui, perentoriamente.

"Come desideri, anche se ti facevo più coraggioso".

"Cosa vuoi dire" si insospettì l'altro, subito pungolato nel suo orgoglio.

"Che non ti basterà mettermi a tacere per fingere che non sia la verità quella che sto dicendo, e lo sai anche tu".

"Ti si è allungata la lingua in questi anni o sbaglio? Ti ricordavo meno invadente, donna".

Lei arretrò rispettosamente. "Forse hai ragione...è che dopo tutti questi anni vissuti in tua assenza, ora non ho voglia di tenermi dentro quello che penso di te. Io credo che tu ti senta solo in debito con quella terrestre solo perchè ti ha aiutato a tornare."

"Io non sento debiti verso nessuno. Sono il principe dei saiyan" specificò subito lui, vagamente irritato.

"Invece io lo penso".

"Devo forse ricordarti chi sono per farti chiudere quella bocca che stai facendo gracchiare?"

"Lo so perfettamente chi sei. Se pensi che io ti consideri solo il principe ti sbagli. Sei stato il mio uomo".

"Non mi risulta ci sia stato abbastanza tempo perchè io lo fossi".

"Per una sola volta".

"Che ormai neppure ricordo" mentì l'altro, cercando di farla tacere.

Lei non se la prese, sapendo che mentiva. "Avevamo un progetto... Sapevi che io ero la migliore che tu potessi avere, non negarlo almeno questo. Sei sparito al momento sbagliato, ma il destino ha scritto che tu tornassi, Vegeta. C'è un motivo se non sei rimasto lì, se hai incontrato quella terrestre che ti ha aiutato. Non ti pare strano che tu ti sia imbattuto subito in una scienziata? Con tutte le persone che abitano la Terra... Pensaci... Io credo che sia stato scritto che tu dovessi tornare e portare il tuo impero al culmine, ma per farlo sai che non puoi farti affiancare da una terrestre, perchè tu hai bisogno di una donna come te che conosce le tue esigenze e il tuo spirito. Lei prima o poi ti sarà di intralcio".

"Jinka, sull'attenti". Il tono duro la fece raddrizzare sulle spalle. Lui la fissò negli occhi brillanti e scuri, carichi di sfida, e scandì le proprio parole lentamente, con durezza. "Vattene adesso".

La saiyan abbassò il capo senza risentirsi del vedersi liquidata così freddamente, anzi, dovette persino contenere il sorriso che affiorò sulle labbra sottili e lucide. Se l'era aspettata una reazione del genere da lui, conosceva Vegeta ed era certa di avergli insinuato dentro il seme del dubbio. Quando uscendo fece aderire la maschera antigas al naso e alla bocca, un ghigno prese forma sotto l'oggetto che allacciò sul volto. Avrebbe ripreso ciò che gli era appartenuto. 



...

 

Le rivelazioni di Tana riguardo la conversazione udita in camera di Vegeta, pur se fatte con la bocca impastata dall'alcool, avevano oltrepassato la soglia della stanza di Vlados a cavallo dei suoi pensieri indiscreti, che però erano rimasti relegati in un angolo della sua mente fin quando non si era presentata l’occasione di raccontarli. Dopo che incontrò il fratello Gurlok nelle docce comuni, insolitamente vuote forse per via dell’orario a cui si erano dati appuntamento, fece la sua comparsa dalle saune il vecchio Gus, vecchio consigliere dall'aria perennemente contrariata, la cui notte era decorsa all'insegna di un mal di testa insopportabile e di  una sudorazione insolita, probabilmente determinata dalla grande quantità di alcool che aveva ingerito ad un'età in cui anche un guerriero saiyan doveva badare a ciò che faceva entrare dalla bocca. Rimasero tutti e tre a parlottare delle scelte tattiche fatte dal plotone di Jinka e del rientro anticipato mentre lo scroscio dell'acqua tiepida ammorbidiva le tensioni muscolari dei volti assonnati  per gli eccessi alcolici della festa, unica occasione in cui era concesso loro di bere fino allo sfinimento. Gus sembrava piuttosto risentito per le scelte adoperate dalla corona, per le fallimentari missioni di due mesi prima, rientrate con insuccesso da Infa e finite con l'esecuzione a freddo dei comandanti, esecuzione avvenuta direttamente in sala magna, davanti al trono di un Re stizzito e in ansia per le penalità che gli avrebbe imposto Freezer. Continuava a dire, approfittando di quel momento di deserto nei bagni comuni, che il Re aveva sbagliato a levare di mezzo i comandati migliori, che era stato troppo spietato e impulsivo, che non si poteva gestire così una situazione di tensione, tuttavia Gurlok rimase ad ascoltarlo facendosi investire dal getto tiepido di acqua amara che risaliva dalle acque nere riciclate secondo un sistema di risparmio inventato più di cento anni prima dagli Zufuru, vista la pochezza delle fonti di acqua che andavano diminuendo già all'epoca. L'espansione e lo spostamento era uno degli obiettivi della corona, che stava per ricevere in premio un pianeta che pareva avesse fonti in abbondanza per sostenere i saiyan ancora per due secoli, e su cui si sarebbe potuto ricreare le fonti termali miracolose nonchè paliativo medico naturale dei guerrieri. 

Vlados si sciacquò la chioma lunga e selvaggia grattandosi la cute con energia, ascoltando le osservazioni vagamente inacidite di Gus e notando che Gurlok sembrava non esserne neppure interessato, perchè sicuramente stava morendo di sonno visto che aveva passato la notte con una conosciuta prostituta che si era fatta un pò tutti, tranne il chiacchierato Vegeta. Le uniche quattro o cinque prostitute con cui di tanto in tanto il principe si era intrattenuto, il tempo di sfogarsi un pò e di abbassare il livello di aggressività determinato da un eccesso di testosterone in circolo nel sangue, avevano parlato di un uomo che non aggrediva nè parlava. Si prendeva il piacere in silenzio, esattamente come se loro fossero solo oggetti da trattare con cautela, e poi le liquidava freddamente, ma mai nessuna aveva lamentato una sua brutalità infondata. Pur non volendolo, la diffidenza da cui era caratterizzato riusciva persino a farlo apprezzare dalle donne, probabilmente perché il silenzio che ne ingenerava era una calamita.  

"Gus..." Il tono scimmiottante di Gurlok rimbalzò tra le pareti delle docce. "Ti sei svegliato con la luna storta stamattina? Non ti sei goduto la festa?"

L'altro intuì che l'osservazione era stata una battuta a cui Vlados rise in rimando, sostenendo l'umorismo del fratello.

"Si vede che Gus non si è divertito. Te lo dico io che ti ci vuole, Gus, una donna... Una bella donna, o due. Nonostante l'età puoi ancora darci dentro".

"Tu hai dato il buon esempio" commentò Gurlok. "Ti ho visto sparire con Tana e Silena, ubriachi fradici che a malapena vi reggevate in piedi".

"Mi ci voleva proprio" ammise l'altro, al cui rientro da Neo Genesis non era mancato appetito in tutti i sensi. "Sesso e cibo solo le migliori medicine di un soldato, altro che fonti miracolose. Sono entrato in camera che ce l'avevo già in mano..."

"Come sta Tana? So che non ha potuto prendere parte alla missione per una frattura al piede" indagò Gus a cui interessava più carpire informazioni di natura politica, che medica. Indagare anche sullo stato delle donne, sia fisico sia sociale, gli permetteva di carpire il morale e le tendenze politiche che si agitavano dietro i paraventi femminili.

"Dice che ci ha messo tre mesi a guarire. Ha pensato bene di scaricarsi su di me. Quella guerriera è pericolosa, va tenuta al guinzaglio, quando non combatte per troppo tempo diventa ingestibile. Lo sapete che mi ha raccontato stanotte? Che ieri si è intrufolata nelle stanze del principe". 

"Non ci credo" disse Gurlok la cui espressione confermò quanto trovasse divertente immaginare quella situazione. "E a che scopo l'ha fatto?"

"Niente, pare che avesse fatto una scommessa con Jinka... Lo sapete che lei non ha mai mandato giù che Vegeta si sia presentato in patria con una moglie straniera. Beh, dice che si è intrufolata lì con Monia e ha recuperato un oggetto, non ho capito cosa, però mentre erano in camera sono rientrati pure Vegeta e sua moglie... Come si chiama..."

Ci pensò e fu anticipato da Gurlok. 

"Bulma". 

"Esatto, lei. Pare che li abbia sentiti parlare di sfere magiche... Di un drago che esaudisce desideri, e di un bambino che ha un radar per trovarle".

"Deve averne buttato giù parecchio di vino" gli fece eco Gurlok, sghignazzando.

Nessuno lì aveva mai visto un drago, ma Gus ricollegò quella parola al tatuaggio di Bulma, al fatto che quando a Vegeta era stato chiesto cosa fosse quel disegno che lei aveva inchiostrato sulla pelle,  lui aveva sbrigativamente risposto che era una figura mitologica frutto della fantasia della popolazione terrestre che credeva nell'esistenza di draghi e spiriti magici. Facendo una rapida somma di riflessioni sospette, convenne che Vegeta doveva essere a conoscenza di fatti esoterici che non aveva voluto rivelare.

"E della Terra che mi dici?" Chiese improvvisamente Gus, rivolgendosi a Gurlok che ci era stato, mentre si allacciava l'asciugamani attorno ai fianchi. "Sei stato tu a intercettare Vegeta, no? Mi hanno detto che sei andato ad avvisarlo personalmente". 

"Ho visto molto poco, ma sembra un pianeta perfetto per la vita. Gravità leggera, aria fresca, cielo molto limpido... Proprio come i capelli della moglie del principe."

"Hai visto la sua dimora?"

"Vive in una grande metropoli, in una costruzione alta almeno ottocentocinquanta piedi..."

"E ti sembra un pianeta rivendibile?"

"Accidenti se lo è" commentò Gurlok. "Secondo me vale molto, però bisognerebbe capire di quante risorse minerarie disponga."

"Stando al fatto che non commerciano con altri popoli alieni, credo sia autosufficiente" disse il vecchio.

"Presumo di sì, ma non ho indagato... Vegeta non lo considera parte dei suoi piani di assedio".

"Vegeta sta sbagliando. Non dovrebbe considerare sua moglie un ostacolo alle sue conquiste. Questo non è un atteggiamento da saiyan, come non è saggio che lui si faccia consigliare e influenzare da una donna che non è una saiyan"  aggiunse calcando sulle ultime parole e lasciando trapelare nel tono tutto il proprio risentimento per una scelta mai condivisa. "Da quand'è che ci siamo inchinati davanti ai nostri sudditi?"

Un silenzio pesante fece eco alle sue parole ammonitive e cariche di tutto il peso della sua anzianità. 

"Beh..." fece Vlados con aria un pò stupida. "Il principe non è una sprovveduto".

"Il principe tiene la testa tra le cosce della sua bella moglie e suo padre non sembra intenzionato a farlo ragionare."

"Non sarai troppo severo Gus? Te la prendi perchè Vegeta da più importanza al parere della moglie che al tuo?" 

"Vlados, tu non hai mai capito un bel niente di strategia, quindi astieniti dal fare commenti stupidi come i tuoi ragionamenti".

"Ehi, Gus, sta attento a quello che dici" gli fece eco Gurlok, in difesa del fratello minore. "Non vorrai attaccare briga con noi solo per i tuoi risentimenti con le scelte dei Vegeta".

"Io sto parlando con tuo fratello".

"Hai detto bene, stai parlando con mio fratello quindi è come se stessi parlando con me. Vegeta non è un'idiota, avrà qualcosa in mente e poi... mi è sembrata più che in grado di fare valutazioni sensate a favore di noi saiyan" affermò Gurlok.

"E tu come fai a saperlo ? Non eri al tavolo con noi..."

"Gus, rilassati, eri a una festa, non a un comizio. La gente parla, c'è chi ha gradito il suo intervento, posso assicurartelo..."

L'espressione contrita dell'altro non mancò di far intuire quanto gli rodesse.  "Sarà stato quella lingua di Edgar che parla sempre a sproposito".

"Comunque se vogliamo parlare francamente, non mi pare che faccia male ai sovrani avere qualcuno che li faccia ragionare di più, visto cos'è successo – come tu stesso ai ricordato poco fa- ai comandati di rientro da Infa - gamma solo perchè qualche figlio di puttana ha pensato bene di aprire bocca e di far partire informazioni che non dovevano partire" affermò duramente Gurlok, riferendosi al fatto che si vociferasse che la loro sconfitta fosse stata causata da qualche spia che aveva fatto bene il suo lavoro. 

"Pensi sia saggio stravolgere le nostre tradizioni, Gurlok?"

"Che vuoi dire?"

"A Kakaroth è stato evitato il torneo degli ultimi, per il capriccio di una... frivola e patetica femmina".

"Dietro quel capriccio ci sarà una ragione" affermò Gurlok, che sapeva che Kakaroth aveva incontrato Bulma al mercato, e le aveva risparmiato le molestie del vecchio venditore di antichità. "Altrimenti Vegeta non l'avrebbe assecondata".

"Io non vi capisco, vi state ammattendo tutti quanti, non ti sembra che il Re e suo figl..."

"Questa non è la sede opportuna dove parlarne, Gus” lo interruppe subito l’altro che sentì dei rumori provenire dal fondo della stanza e intuì l’arrivo di altre persone nei bagni. Il tono si fece più pacato e anche l’altro ne comprese il motivo. “Io non ho voce in capitolo, tu potevi far valere la tua se non fossi stato impegnato a inventarti qualche stronzata da consigliere per impalmare il Re e non dirgli la verità in faccia".

"Sta' attento a come parli, Gurlok" sibilò l’altro.

"Io sto attento a come parlo, ma tu sta’ attento a cosa insinui”.

"So bene che non sei abituato a prendere decisioni” Commentò Gus facendo trapelare tutto l’orgoglio che il suo alto lignaggio gli permetteva di mostrare. "Ma da che parte stai si può sapere?”

"Dalla parte delle decisioni che non spettano a me. Come non spettano a te. Sei tu che stai giocando al gioco delle pedine, Gus. Lo so che non li hai a genio i Vegeta, dopo quello che è successo a tuo cugino Paragas e a suo figlio Broly. Quella donna che tanto critichi potrebbe essere la chiave per risolvere i tuoi problemi. Dovresti rilassarti".

Gus osservò entrambi i suoi interlocutori con sprezzo. "Non so cosa vi sta dicendo la testa, ma pare che quella donna stia creando problemi anche alle vostre zucche vuote" sibilò prima che un trio di guerrieri da poco svegli entrasse al suono di una divertente chiacchierata. I due fratelli li salutarono senza avvicinarsi mentre Gus si ritirava.

“Sembrava quasi risentito con il Re e con il principe” osservò Vlados a tono bassissimo, tamponandosi con l’asciugamani.

“Leva quel quasi” replicò Gurlok a tono basso, che si confuse con le risate degli altri presenti che avevano aperto le docce. “Anche se ce l’ha a morte con loro, la donna non mi pare il problema che lui sta cercando di farci credere. Ti assicuro che ci sono stato a contatto diverse volte ed è una donna tutt’altro che stupida. Sicuramente a livello fisico ha un’energia patetica, e se vogliamo stare a discutere se sia o no la regina saiyan ideale, penso che tutti direbbero di no. Però io non sono contrario alla sua unione con Vegeta, prima di tutto perché chi si fotte il principe non mi riguarda, e poi perché la sua presenza ha un effetto benefico su quella testa calda ”.

“Non ho avuto modo di farci caso, ero su Neo Genesis 2 con Jinka e le altre”.

“Ti assicuro che Vegeta si da parecchio una calmata quando c’è lei a rabbonirlo. Gus teme che quella Bulma capovolga i nostri equilibri, ma io ti dico che la sua presenza sarà di aiuto anche a noi. Se ci fosse stata lei per dirne una, quando sono rientrati i capitani da Infa-gamma, secondo me non ci sarebbe stata alcuna esecuzione.”

“Ma è il Re che li ha levati di mezzo”.

“Appunto. Se ci fosse stata lei, ci sarebbe stato anche il principe, e quando c’è lui il Re gli lascia le decisioni, questo perché Gus ha dimenticato un dettaglio non irrilevante che riguarda il principe…”

“Sarebbe a dire?”

“La sua forza”. Gurlok si sciacquò rudemente la faccia, strofinandosela poi col panno ruvido come carta argentata.  “Chi diavolo la lava questa biancheria? Mi ci potrei grattare la schiena”.

“Dici che il Re teme suo figlio?”

Gurlok si sistemò l’asciugamano dietro al collo. “Temerlo non saprei… è pur sempre suo figlio, e il principe quando vuole è più spietato di suo padre. Ti dimentichi quello che fece dieci anni fa su Kolrbek? Fece fuori Nappa, perché durante lo scontro contro Tarak perse, e lui se la prese sul personale. Vegeta ha bisogno di qualcuno che lo tenga al collare, o può far seri danni come li ha fatti anche il padre. Quell’uomo è sempre stato troppo individualista, ed è una bomba pronta ad esplodere. A me non interessa cosa decide di farne dei popoli che assoggettiamo, mi preoccupa invece cosa può fare contro il nostro.”

“Sì, forse hai ragione, ma Gus è pur sempre parte del consiglio…”

“Gus bada ai suoi affari, come tutti qui dentro. Nessuno fa nulla per nulla in questo posto.” Gurlok si mosse salutando i guerrieri a cui passò accanto.   

Gurlok era sempre più certo che Gus non avesse le mani poi tanto pulite. La politica era un affare sporco, questo si sapeva, ma il doppio gioco faceva più danni di una donna tradita. Continuava a persistere in lui una specie di sensazione strana, come se sospettasse che il vecchio consigliere  stesse muovendo qualcosa per far vacillare la solidità del consiglio. Se qualcuno di loro tramava per spodestare i Vegeta, Gus poteva essere uno tra i migliori attivisti. D’altronde tutti sapevano che non aveva mai digerito la morte di suo cugino. Pareva fossero stati molto legati lui e Pargas, proprio come due fratelli, e chiunque apparteneva alla loro generazione li ricordava come due giovani guerrieri molto uniti. Non era stato mai comprovato, ma non si era escluso che tra quei due ci fosse persino del tenero. A furia di condividere i campi di battaglia e i letti con più donne, sempre insieme, qualcuno aveva messo in giro la maligna voce che fossero persino amanti, sospetto negato da più prostitute che li ricordavano baldanzosi e vogliosi, e anche piuttosto violenti. Pargas poi, aveva saputo della nascita di Broly mentre si stava fottendo due donne in una tenda insieme al cugino, e non aveva mosso un muscolo per andare a vederlo. La deceduta madre di Jinka che era stata con lui in missione aveva raccontato la cosa con indignazione. Dopo che il Re aveva trovato occasione per esiliare lui e il suo giovanissimo figlio, forte quanto Vegeta e sempre lì lì per superarlo, per molto tempo di quei due non si era saputo più niente. Gus, che al tempo non era ancora parte del consiglio, aveva cessato di parlare di suo cugino come se fosse morto. Ad alcuni era sembrato un atteggiamento sospetto, motivo che gli era valso la sfiducia al suo ingresso tra i privilegiati che accerchiavano il re, qualcun altro invece aveva archiviato la questione con una semplice scrollata di spalla, ricordando che le decisioni del re erano indiscutibili direttive che nessuno si permetteva di contestare. Ma Gus non aveva mai smesso di credere che il trono di Vegeta spettasse a Broly, che ormai, dopo anni di esilio su un pianeta aridissimo, era stato dato per morto.

 

..

 

Il computer rimandò sullo schermo una serie di dati alfa numerici che si rifletterono consecutivamente uno dietro l'altro sulla sfera lucida degli occhi. Bulma, intenta nell'analisi dello scorrimento delle informazioni, rosicchiò l’ultima bordatura del filtro della sigaretta su cui aveva lasciato una lieve sbavatura di rossetto, e poi la spense riducendola ad una poltiglia accartocciata. Si passò le dita sugli occhi, massaggiando contemporaneamente le palpebre appesantite e stanche, e sgranchì il collo facendolo ruotare. Il ricordo di Vegeta, della furia con cui un giorno aveva distrutto tutti  i soprammobili della stanza da letto, le passò davanti acuendo le sue inquietudini. Non aveva mai smesso di considerarlo pericoloso, prima di tutto per se stesso. Persino sua madre le aveva chiesto se fosse davvero certa che lui non fosse un individuo pericoloso per la famiglia, ma Bulma lo aveva difeso certa delle sue intuizioni: Vegeta non le avrebbe mai fatto del male fisico, anche se la ferocia con cui era capace di incazzarsi la spaventava e non poteva negarlo. Lui era arroganza, era un'anima belligerante e in pena, e cupo da far paura, ed era quell’inquietudine che gli si annidava negli occhi come un gasolio infiammabile a renderlo così instabile. C'erano episodi di vita familiare difficili, mai dimenticati, in cui Vegeta c’era stato con tutta la sua indifferenza verso lei e loro figlio, apparentemente lontano dall’accettare uno stile di vita così lontano da quello condotto fino al momento del suo impatto sulla Terra, che non era stato un colpo solo fisico ma persino mentale. Forse anche troppo. Non poter ritornare da dov’era venuto, almeno fin quando Bulma non era riuscita a portare a compimento il proprio progetto di supporto, lo aveva mostrato vulnerabile e umano, e le aveva permesso di leggergli dentro una strana e combattuta tristezza del tutto affascinante. Non era disumano come diceva di essere, piuttosto era vivo dentro, vivo anche di emozioni gentili che pareva voler soffocare per dovere più che per volontà propria. Quello che gli avevano insegnato era che una vita senza distruzione era un involucro vuoto che conteneva un animo senza onore: fierezza, controllo dei sentimenti deboli, cinismo, erano i capisaldi con cui forgiare un vero combattente, e Bulma per portarlo sulla retta via aveva ancora una lunga strada da percorrere. Adesso che poi era ritornato a casa sua, sul suo pianeta di origine, accerchiato dalla sua gente e sobillato dai suoi consiglieri, e insidiato dalla sua precedente amante, quella strada che Bulma aveva intuito snodarsi verso il futuro lunga e complessa, ora le appariva una salita piena di ostacoli. Vegeta forse non sarebbe più tornato indietro. Non il suo Vegeta, non l'uomo in cui aveva intravisto più di una debolezza e aveva smosso in lei un moto di compassione accalorata. 

Dopo aver lasciato che la testa reclinata davanti permettesse alla cervicale contratta di distendersi alleviando i crampi muscolari della posizione d'ufficio, i suoi occhi ritornarono allo schermo del pc, ma non la sua mente. Era più di un mese che non aveva sue notizie e stando ai suoi calcoli la gravità su Vegeta doveva essere ritornata più bassa, ma lui non si era presentato a casa. Bulma non si era fatta vedere dopo l'ultimo loro saluto, ma sapeva che se la loro diveniva una guerra d’orgoglio forse lei l’avrebbe persa inevitabilmente.

Non aveva smesso di pensare mai, mai neppure mentre si concentrava sul proprio lavoro, a quella saiyan che fissava suo marito, al loro silente scambio di sguardi, così significativo almeno in apparenza, alla freddezza con cui Vegeta aveva liquidato lei, sua moglie, con un'atteggiamento quasi cupo e seccato. Proprio mentre ripensava a quella loro ultima conversazione che ricordava a memoria, forse sperando inconsciamente di esorcizzarla, ricevette una chiamata dalla madre.

“Dimmi, mamma, ti ho detto che per almeno un’ora non vorrei essere disturbata, sto facendo un lavoro complicato…”

“C’è qui una persona per te”.

Nel petto un sussulto e l'aritmia cardiaca le fece brillare gli occhi. “Vegeta?”

“No, ma qualcuno che viene dal suo pianeta. Gli ho appena offerto un succo di frutta” pigolò Bunny. “E’ davvero un bell'uomo, alto e grosso. Dice di chiamars..." 

Ma neppure finì di dirlo che la telefonata fu chiusa e Bulma corse verso l’ascensore. Quando fu su, molti piani più in alto, Bulma lo incontrò nel salotto ampio. Una pioggia fitta si abbatteva sulle vetrate catturando l'attenzione del saiyan, incuriosito dalla vita di quegli abitanti della stessa specie.

“Eccomi” esordì lei arrivandogli di spalle. "Benvenuto".

L’altro si voltò seriosamente, ma per una frazione di secondo i suoi occhi brillarono nel vederla. Lei era così affascinante che gli faceva sempre uno strano effetto vederla comparire davanti d'improvviso, con l'abbacinante luminescenza che irradiava. “...Vengo a portarti notizie del tuo uomo”.

“Ti ha detto lui di venire?” Indagò subito lei, sperando che fosse così. Nell'attesa della risposta, l'aria centralizzata le procurò un fremito di freddo e la costrinse a strofinarsi il tessuto di cotone che le fasciava le braccia.

“No. Me l’ha detto suo padre, il Re”.

“Ah…” ammise lei, delusa.

“Vegeta è partito in missione due settimane fa. Ora è su Iuris 5”.

Bulma sembro risentita da non averlo saputo prima. Emise un sospiro che fu una specie di sfiato quasi seccato che anticipò le parole vagamente pungenti che le solleticarono  in gola. Sentì la necessità di arrabbiarsi, forse persino di piangere. "E da quand'è che il Re si preoccupa per me?"

"Il Re non si preoccupa per lei" la velocità con cui Gurlok le rispose le lasciò intendere che i saiyan non erano soliti badare a questo tipo di legami e di preoccupazioni. "Posso assicurarle che l'unica cosa che ora vuole è non avere intralci con tutte le missioni in corso".

"O che non intralci la spasimante di mio marito. Dico bene?"

L'altro tacque come fosse stato colto nel segno ma lei non sembrò illividirsi ulteriormente. Recuperò tutta la propria dignità sull'orlo del baratro.

"Bene. Rassicura sua maestà che non verrò a sconvolgere il precario equilibrio della vostra fragile corte" replicò Bulma con sarcasmo. "Non voglio certo che la mia presenza inneschi picchi ingestibili di testosterone" aggiunse incrociando le braccia al petto e continuando. "Potrebbe scatenarsi un caos che solo un esercito di prostitute potrebbe placare".

Bulma notò che lui sembrò quasi sorriderle con gli occhi.

"Cosa c'è su Iuris 5? Materie prime, persone...? " Indagò ancora, con noncuranza, celando come meglio poteva la sua totale contrarietà all'idea di invasioni di quel tipo.

"E' un pianeta ricco di giacimenti di carbonio e credo sia presidiato da alcune forme di vita, ma non lo so per certo. Freezer lo vuole assolutamente".

"Freezer..." Bulma si accese una sigaretta. "Quando rientra il tuo principe?"

Gurlok notò il tono seccato con cui lei aveva volutamente calcato sulle due parole finali della domanda, quasi a voler sottolineare che lei non doveva nulla a Vegeta. 

"Non posso saperlo. Presumo non prima di un mese, ma potrebbero volercene anche due".

"E tu perchè non sei andato?"  

"Io sono di istanza su Vegeta."

"Chi ha preso parte alla missione Iuris 5? Solo i primi ordini?"

"Anche tre plotoni di secondo".

Lei camminò con calma e si avvicinò all'ampia vetrata, osservando giù, oltre la pioggia che scivolava sui vetri. 

"Toglimi una curiosità. E' vero che Jinka doveva diventare la moglie di Vegeta?"

"Era la migliore aspirante che avesse e lo sapevamo tutti".

Bulma fece una smorfia strana che fu una specie di rigurgito del suo malessere interiore. Riuscì comunque a mantenere un atteggiamento vago, come se non fosse infastidita dalla cosa, ma dentro sentiva rimontare una gelosia sorda, esattamente come quello stato di angoscia latente che la stava lesionando lentamente rendendola preda delle sue angosce. D'improvviso si sentì fare una domanda con un tono che assunse un'intonazione quasi irrisoria, di lieve compatimento. 

"Hai paura?"

Lei sembrò cadere dalle nuvole. "Di cosa?"

"Che loro siano insieme in tua assenza."

L'espressione di Bulma si fece seria per non permettergli di sondare i suoi timori di donna. "No che non ho paura. Vegeta è mio marito, non il suo".

"Ma lei è una guerriera saiyan" ammise Gurlok con un ghigno, cercando di metterla in difficoltà.

"E io sono la donna che l'ha salvato e ve l'ha restituito" replicò subito lei, a testa alta, e Gurlok percepì lo spirito battagliero che dietro la gracilità del suo corpo vibrava come uno stendardo teso e colorato di nazionale orgoglio.

"Credo che il principe te ne sia davvero riconoscente" ammise lui inaspettatamente, senza perdere traccia di sfida nello sguardo. "Ma attenta, perchè c'è chi vorrebbe Jinka al tuo posto".

"Magari proprio a partire dal Re" fece Bulma.

Gurlok non le rispose pur sapendo che il Re aveva deciso di tenerla lontana il più possibile in quel momento di missioni, così da non ammorbidire lo spirito di Vegeta in nessun modo. Bulma poteva essere proprio la persona più indicata per gestire la ferocia di Vegeta, e non era l'unico a pensarlo. Gurlok nutriva una strana simpatia per lei, finanche per il primo incontro che aveva suggellato, tra un botta e risposta, l'inizio di una corrispondenza rispettosa, soprattutto dopo che si era visto in qualche modo difeso da lei nonostante l'avesse irrisa davanti ai presenti. Lei era uscita dalla macchina del teletrasporto materializzandosi davanti i suoi occhi scuri come la cosa più succulenta su cui avesse mai posato lo sguardo, neppure fosse una pietanza da mangiare... Gurlok indugiò sulle sue forme burrose e pensò che ci si sarebbe volentieri poggiato sopra, reclinando il capo su di essi come un bambino, con insospettabile tenerezza. Soffocò il pensiero prima di andare oltre, temendo che lei glielo leggesse negli occhi, ma Bulma sembrò averlo intuito e gli sorrise appena, stringendosi nelle spalle infreddolite. 

 


Continua...




Ragazzi\e scusate il grande ritardo ma a causa di un trasloco in atto + casini on work ho dovuto mettere un pò in pausa il mio hobby, anche se ho cercato di portarmi avanti.

Capitolo di transito, lo so, ma cercherò di regalarvene uno decente quanto prima. Datemi il vostro parere! kiss


  
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