33-Dopo il temporale
Eccomi arrivata all'epilogo sdolcinato di questa storia.
In questa fic volevo che tra Oscar e Fersen le cose si
spingessero più in là di quanto avviene nell'anime, e per
questo ho dovuto pensare una storia che la separasse da
Andrè. Era mio intento anche riuscire ad inserire delle immagini
un po' comiche,e a questo si sono piegati i "miei" personaggi.
Sono grata a tutti coloro che, con costanza e tanta pazienza, hanno
seguito questa fic dagli anni ormai trascorsi e mi hanno spronato a
terminarla; ringrazio anche chi l'ha scoperta ora che è tornata
alla luce e mi ha lasciato un commento.
Ho ancora qualche idea per la testa, quindi non è detto che non mi ritroviate più in là!
A presto.
Stefania
33- Dopo il temporale
Palazzo Jarjayes, giugno 1783
Madame Jarjayes scrutò il cielo attraverso le tende, mentre il
giardiniere attendeva davanti a lei, stringendo tra le mani il cappello
di paglia.
"Si, è meglio proteggere le rose! Se la pioggia fosse troppo violenta rovinerebbe tutti i boccioli!"
"Bene, contessa" rispose l'uomo, e senza voltarsi si mosse verso la
porta, quasi urtando involontariamente il generale che, al contrario,
stava entrando con ampie falcate.
Aveva il viso paonazzo e brandiva una pergamena spiegazzata come un'arma, puntandola contro di lei.
"Voi lo sapevate, vero? L'avete sempre saputo!"
Marguerite si voltò, con una calma che contrastava nettamente con i lampi di fuoco che saettavano dai suoi occhi.
Stava per aprire bocca quando lui la precedette.
"Non cercate di negare! So che ci siete voi, dietro a tutto questo! L'avevate progettato fin dall'inizio!"
"A cosa vi riferite, caro marito? Non vi seguo..."
"Oscar...Chablis...la rinuncia al suo titolo per l'assurdo matrimonio
con quell'Andrè! Mi avete convinto a mandare mia figlia
così lontano per impedirle di commettere sciocchezze e adesso la
situazione è irrimediabilmente compromessa!"
La donna si volse verso il giardino per nascondere al marito il sorriso che le piegava le labbra.
"E so perchè l'avete fatto! Chissà da quanto tempo
attendavate il momento propizio per distruggere definitivamente il mio
sogno di avere un erede!"
E le ultime parole gli uscirono velate di disperazione.
Marguerite tornò a guardarlo: la rabbia aveva lasciato posto allo sconforto.
Gli si avvicinò e prese la lettera dalle sue mani. La lesse
rapidamente: Oscar gli comunicava quanto le aveva già confidato,
la decisione di rimanere a Chablis e di abbandonare carriera militare e
titolo nobiliare per sposare Andrè.
"Proprio ora, che aveva recuperato l'uso del braccio, ora che poteva tornare ad essere...tutto...tutto quello che voleva!"
Attese un momento prima di parlare: non si poteva mai prevedere come avrebbe reagito alle sue argomentazioni.
"Ma caro...Oscar è tornata ad essere se stessa, ad essere ciò che vuole!"
Lui la guardò torvo.
"Se davvero si voleva sposare, e posso anche capirlo, perchè non
scegliere qualcuno del suo rango, qualcuno degno di lei? Tra tutti gli
uomini, proprio Andrè Grandier, un orfano, senza arte nè
parte, un umile servitore, meno di uno qualunque! Come può
essere cambiata così nostra figlia? Nostra figlia...ormai non
posso più considerarla tale!"
"Come potete parlare così di lei? Come potete pensare che io sia
così meschina da tradirvi? Ho sempre agito per il meglio e
preoccupandomi in primis per lei!"
"Qualsiasi cosa direte...non la perdonerò mai!"
La donna non si fece intimidire.
"Dite che non è più vostra figlia, che non avete
più il vostro erede! Ma delle nostre figlie nessuna vi somiglia più
di lei! Ha ereditato il vostro carattere passionale e
coraggioso e il vostro modo di amare e di agire senza temere il
giudizio di nessuno! Avete forse dimenticato le perplessità di
tutti, me compresa, di fronte alla vostra idea di crescere la nostra
ultima figlia come un uomo, di darle persino un nome maschile?"
Il generale alzò lo sguardo verso la moglie, toccato dalle sue parole.
"I vostri amici generali hanno riso del vostro progetto, hanno preteso
che Oscar dimostrasse il suo valore! Rammentate, vero, la sfida
con
Girodelle per diventare Capitano delle Guardie Reali? Se fosse stata un
vero uomo quella posizione le sarebbe spettata di diritto, ma nessuno
vi credeva capaci di quello che infine avete costruito insieme! E Oscar
ha forse mai ascoltato il consiglio di qualcuno? Esattamente come
voi..."
"Io vi ascolto, signora mia!" ribattè risentito "E a volte me ne pento!"
"Certo- continuò avvicinandosi e appoggiando la mano alla sua-
Non è facile raggiungere il vostro cuore, ma, quando accade,
siete sinceri e devoti, amate con tutti voi stessi, senza riserve. Anche in
questo vi assomigliate: Oscar non ha mai sentito ragione, vi ha tenuto
testa fin da bambina, ma con Andrè è sempre stata
un'altra cosa, lo ascoltava, anche se non lo dava a vedere...
Lo so che non è aristocratico, che non dà lustro alla
nostra famiglia! Ma nessuno è vicino al cuore di nostra figlia
quanto lui! Io l'ho notato fin da quando erano piccoli! Se non fosse
stato così, Oscar non sarebbe diventata la figlia che tanto vi ha
inorgoglito in passato! E adesso, non sarebbe cambiata trasferendosi a Chablis,
avrebbe portato anche là il suo dolore e disinteresse per la
vita."
Non era certa di averlo convinto, ma sapeva che le sue parole sarebbero
sedimetate nel suo cuore e avrebbe capito, forse non ora, ma certamente
più in là.
Tornò a volgere lo sguardo al roseto, il lavoro del giardiniere era quasi terminato.
"Ecco...adesso nessun temporale potrà rovinare la loro prossima fioritura!"
La luce dell'alba filtrava attraverso le tende, mosse dal vento fresco di pioggia.
Oscar aprì gli occhi e sorrise. Sentiva il suo respiro regolare perdersi
nei suoi capelli, le sue braccia che la trattenevano teneramente.
Aveva trascorso la sua prima notte come moglie di Andrè Grandier
e si sentiva pervasa da una felicità unica e perfetta.
Avevano ballato tutta la sera, alla festa di primavera. Sotto gli occhi
compiaciuti e complici di Lord Weston e Sebastiane, sotto lo sguardo
attonito di Monsieur Florent,
l'unico
forse, in tutta Chablis, ad aver creduto che il conte fosse realmente
un uomo. Oscar dimenticò quanto fosse scomodo il corsetto e
d'impaccio la gonna, i suoi occhi non si staccarono un istante da
quelli di Andrè. La guardava come mai aveva fatto, sembrava
accarezzarla con gli occhi, ed ogni volta che le loro mani si
prendevano e i loro corpi si sfioravano, sentiva di amarlo con ogni
fibra del suo essere. Sentiva di non aver amato mai nessuno così.
Una settimana dopo, alle cinque del pomeriggio del 5 giugno 1783,
nella cappella della tenuta di Lord Weston, il
curato aveva celebrato il loro matrimonio: una cerimonia semplice, con
il loro amico inglese, in qualità di testimone di nozze,
Sebastiane e
Monsieur Florent, ancora confuso dagli ultimi accadimenti e Muet, che
aveva presenziato silenziosa come sempre, vicino
all'acquasantiera.
Oscar aveva indossato il suo unico abito femminile e per
l'occasione Mademoiselle Bolden le aveva preparato una corolla di
fiori di ciliegio, da mettere sul capo. Andrè si era commosso
quando aveva varcato la soglia della chiesetta e aveva pianto
silenziosamente per buona parte della cerimonia, e lei aveva lasciato a lui anche la sua parte di lacrime di felicità.
Quando il prete aveva unito la sua mano a
quella del giovane, aveva capito che quel momento era lì ad
attenderla da sempre. Che il passato e i suoi errori non contavano
nulla, che l'amore di Andrè era rimasto custodito nel suo cuore,
nonostante gli anni di lontananza.
Terminata la messa, aveva consegnato i fiori a Sebastiane.
"Domani mi accompagnerai al cimitero, desidero lasciarli sulla
tomba di tua madre". Era un gesto di riconoscenza per quella
giovane mai conosciuta, che col suo amore e la sua vicinanza, aveva
permesso ad Andrè di non soccombere alla solitudine e di
esprimere tutte le sue qualità.
Suo marito l'attendeva col
calesse già pronto, mentre nuvole scure si addensavano nel cielo.
"E' meglio che vi affrettiate" li aveva esortati Lord Weston, scrutando il cielo.
"Vi aspetto domani per pranzo, così festeggeremo! Adesso io e
Monsieur Florent possiamo andare a bere una bella tazza di the, e
magari un goccio dei miei liquori, l'emozione asciuga la gola! " Poi si
rivolse a Sebastiane, esortandolo ad unirsi a loro.
"Ormai sei un ometto, hai l'età per provare anche tu!"
Il temporale non aveva atteso che giungessero a casa e quando erano entrati i loro abiti erano zuppi d'acqua.
Andrè l'aveva guardata, con i riccioli sfuggiti all'acconciatura
ed attaccati al viso: quante volte si erano ridotti così dopo le
loro scorribande da ragazzi, incuranti dei moniti di sua nonna, che li
scoraggiava ad uscire quando minacciava pioggia. Le aveva
accarezzato il viso e le labbra ed aveva letto nei suoi occhi gli stessi
pensieri:
gli anni trascorsi lontano sembravano solo la strada un po' tortuosa
per essersi trovati lì, infine, bagnati e uniti per sempre.
Oscar si era diretta verso le scale, senza voltargli le spalle,
conducendolo per mano ed appena varcata la soglia della loro stanza, si
era gettata tra le sue braccia. Con rapidi gesti Andrè l'aveva liberata del
corpetto che le fasciava il corpo, facendole avvertire una punta di
gelosia per la rapidità e la sicurezza con cui aveva
compiuto quei gesti su un indumento che lei non era solita indossare,
ma gurdandolo negli occhi aveva capito senza ombra di dubbio che non
c'era spazio, nel suo cuore e in quel momento, se non per l'amore verso di lei.
"Marito mio!*" così l'aveva chiamato quella notte, mentre lo tratteneva dentro di lei.
E così sarebbe stato, fino all'ultimo battito del suo cuore.
*Dal manga
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