Le
innevate foreste dell'Hokkaido,verdi foreste dove in inverno la neve
abbondava e la vita sembrava essere scomparsa. Ma solo un occhio
attento,sensi sviluppati e un profondo contatto con la natura
potevano rivelare come l'esistenza attorno non era ferma ed
immobile,anzi tutto il contrario. Il suono prodotto dai piccoli
roditori che scavavano nella neve fresca nel tentativo di sfuggire ai
gufi per non essere divorati e quest'ultimi planavano
silenziosamente,se battito d'ali durante la discesa per acciuffare la
preda. Ancora più silenzioso era il pulsare della vita degli
alberi,la cui linfa scorreva su e giù per quegli alti e
forti corpi
di legno,alla quale la maggior parte delle persone importava solo
quando c'era bisogno di abbatterli per farne ciocchi da buttare nei
focolari domestici. No,lui no,lui lo sentiva,la percepiva,la forza
della vita che era attorno a lui,era nella scura terra,nel cielo
azzurro,nelle foglie delle piante sempreverdi e adesso qualcosa aveva
scosso l'equilibrio che la regolava. Sulla corteccia di una grande
quercia comparve una fenditura perfettamente lineare e che poco alla
volta apriva l'albero allargo lo spazio al suo interno. Eppure la
pianta non sembrava si stesse spaccando anzi,era come se la pianta si
adattasse a quella strana presenza come se fosse la cosa più
naturale del mondo e cosa ancora più bizzarra era quello che
c'era
all'interno dell'albero. Dal taglio n'è uscì una
creatura
dall'aspetto bizzarro, a prima vista aveva una figura umana,ma il
corpo sembrava rivestito da un sottile strato di legno. Poi la
corteccia si sbriciolò come una foglia secca lasciando che
la pelle
dell'essere sotto di essa potesse tornare a contatto con la fredda
aria attorno a lui,rivelando così il suo vero aspetto. Era
un
giovane uomo,alto,con corti capelli castani,occhi neri,una barba
folta che gli arrivava fino alla mascella inferiore e un palco di
lunghe corna da cervo sopra la testa. Dalla vita all'insù
era
completamente nudo,mostrando un corpo tonico ed asciutto,forte ma non
esageratamente grande ed era percorso da linee sinuose simile a
quelle delle radici di un albero. Dalla vita all'ingiù
indossava una
pelle di cervo marrone scuro che gli circondava le gambe e gli
lasciava scoperti i piedi nudi. Si guardò intorno come alla
ricerca
di qualcosa,lo aveva sentito nella terra e nel vento,già da
tempo
aveva sentito un squilibrio nella forza della natura,energie
primordiali erano state risvegliate da lungo tempo e
mostruosità a
lungo tempo rinnegate,venivano evocate con mezzi proibiti. Qualcosa
stava accadendo nel mondo degli Ainu e lui doveva capire cosa potesse
essere.
“Infine
e giunto,sapevo che il vento non mi avrebbe mentito,devo raggiungerli
al più presto.”
E
dette queste parole l'uomo cominciò a correre in mezzo agli
alberi
con la stessa scioltezza di un Cervo forte e vigoroso mentre l'albero
dietro di lui l'albero richiudeva la spaccatura come se non ci fosse
mai stata,tornando così al suo aspetto originale. L'uomo
avanzò
sicuro nella foresta attraverso una via che solo i suoi sensi
potevano percepire,vedeva il vento indicargli la strada da
seguire,ascoltava la foresta e odorava la terra,il tutto mentre si
dirigeva verso di loro. Sapeva che saperebbe venuti,glielo aveva
detto la natura.
“
Ci
sono villaggi o città nei dintorni?”,Chiese Ezio
con voce calma e
controllata.
Da
parte sua sembrava che la ragazza lo avesse capito,anche se il fatto
di essere bloccata a terra da il cadavere del suo grosso e goffo
alleato non l'aiutasse ad essere collaborativa,oltre ad avere una
clavicola rotta,non rendeva la situazione certo delle più
facili da
gestire. Lei ovviamente non voleva saperne di parlare con loro tre
che la fissavano senza neanche aiutarla,sopratutto l'inuyokai con la
lunga chioma argentea,quello sembrava di certo il meno amichevole tra
loro.
“Io
non dire niente a te,uomo dagli occhi tondi.”,disse la donna
mentre
cercava di controllare il dolore.
Ezio
da parte sua continuò a osservare la ragazza stesa a terra e
un
istante dopo l'assassino posò un piede sulla porzione di
corpo
lasciata scoperta dal cadavere del bruto e senza alcun preavviso
posò
violentemente il piede sull'osso fratturato. La donna urlò
dal
dolore così forte che avrebbero potuto sentirla fin
dall'altra parte
della foresta senza alcuna fatica mentre il suo volto per il dolore
si contraeva in una orrenda smorfia,contraendo tutti i muscoli del
volto in una sola ed unica espressione di pura agonia. Ezio tuttavia
continuò a premere ancora per un po' e poi staccò
il piede mentre
la ragazza piangeva dal dolore.
“
Lascia
che ti riformuli la
domanda mia carissima fanciulla, per caso potresti gentilmente dirci
se si trovano dei villaggi da queste parti? Va bene anche una
casetta,una capanna,una rimessa per la legna,qualsiasi cosa.
“Io
essere guerriera sacra,io ricevere la benedizione dello spirito orso
è io non permettere mai che gente del sud invade nostre
terre
nuovamente. Popolo di Ainu è testimone.
“Lascia
fare a me.”, Disse Sesshomaru con tono freddo.
“Accomodati.”
Ezio
si allontanò un poco alla donna a terra dando lo spazio
necessario
all'inuyokai perché facesse quello che doveva fare,non aveva
la ben
che minima idea di come sarebbe riuscito a farla parlare e doveva
ammettere che era curioso al riguardo. Sesshomaru fece pochi passi
per poi fermarsi nello stesso punto in cui si trovava il
fiorentino,ma a differenza di quest'ultimo il suo sguardo era glaciale
e sul viso non mostrava la ben che minima emozione. Lo fissò
per una manciata di secondi e poi con un rapido movimento della
mano,le taglio la gola con i suoi artigli. Ezio restò
stupito da
quel gesto rapido ed improvviso,come se gli fosse stato naturale
sgozzarla senza pensarci due volte,la punta delle sue dita erano
tinte di rosso e sul suo viso non c'era stata alcun inclinatura.
L'impassibilità in quel gesto lo aveva reso bersaglio carico
di giudizio.
“
Perché
lo hai fatto?”,
Chiese Ezio con tono rammaricato.
“
Non
avrebbe mai parlato e tu stavi solo perdendo tempo,credevo che dato
l'importanza del tuo titolo avresti capito cosa avevo intenzione di
fare...e comunque ha combattuto con coraggio,ha meritato una morte
indolore.”
“Non
venirmi a dire come fare l'assassino ragazzino,la morte che gli hai
dato sarà stata pure rispettosa,ma priva di
pietà,quello che è
brutto non è stato quello che hai fatto,ma la maniera in cui
l'hai
fatto,tu non sei un mostro...non comportarti come tale.”
Sesshomaru
spostò lo sguardo puntandolo verso l'assassino che
continuò a
fissarlo in maniera ammonitiva,come se avesse a che fare con uno dei
suoi iniziati,cosa che effettivamente Sesshomaru era,almeno
ufficialmente. Ricordava ancora il giorno in cui gli aveva consegnato
la lama,ma intuiva anche che quel ragazzo portava quell'arma solo
come un oggetto utile ai fini del combattimento,ignorando volutamente
il messaggio che lama celata rappresentava realmente.
“Per
tua informazione ho almeno quattro secoli di vita,la tua esistenza in
confronto alla mia durerà un battito di ciglia.”
“Caspita,quattrocento
anni e sei ancora un ragazzino,beh quando ti sarai deciso a entrare
nel mondo degli adulti fammi un fischio.
La
tensione tra i due si stava scaldando sempre di più,quando
tra i due
si mise Toran a separarli.
“Smettetela,tutti
e due,vi rendete conto che siamo in territorio nemico e voi cosa
fate? Ve ne state qui a litigare come due bambini.
I
due la fissarono per un attimo e poi si separarono,ognuno
allontanando le mani dalle proprie armi,come a voler dire che stavano
seppellendo l'ascia da guerra,ma nei loro sguardi era rimasta una
parvenza di conflitto. Ma sapevano che la pantera aveva
ragione,litigare non sarebbe servito a niente,ma di certo non si
sarebbero chiesti scusa a vicenda e perciò la discussione
era finita
li e Sesshomaru fu il primo a incamminarsi nella direzione che aveva
scelto in precedenza,seguito silenziosamente dagli altri
due,ricominciando così a rimettersi in cammino. Passarono
altre due
ore di marcia nella foresta innevata,il ritmo non era dei
più
veloci,ma se non altro passarono senza incontrare altre squadre di
ainu in esplorazione,i due yokai del gruppo non avevano udito o
percepito nulla di sospetto,mentre Ezio faceva mente locale per
capire dove fossero finiti e quanta distanza avevano percorso,di
sicuro non poca,ma non avevano nemmeno compiuto una maratona dato che
se non volevano farsi notare avrebbero dovuto continuare a quel ritmo
poco serrato e poi correre senza sapere dove si stava andando era
solo uno spreco di energia e una pessima scelta tattica,tanta fatica
solo per correre il rischio di finire in un altra imboscata e questa
volta rimetterci anche la pelle. No,la cosa migliore da fare era
continuare così. A un certo punto arrivarono in una zona
particolarmente fitta della foresta e decisero di fermarsi per fare
una fermata strategica e fare il punto della situazione,oltre che
mangiare qualcosa e fu così che l'inuyokai si
offrì senza troppa
gentilezza per provvedere al pasto,almeno si sarebbe allontanato da
Ezio quel tanto per far sbollire la rabbia,lasciando la pantera e
l'assassino a controllare la postazione provvisoria. Fecero entrambi
il giro della zona e riconfermarono la scelta fatta,la vicinanza
degli alberi dal tronco largo e gli stretti passaggi che impedivano a
nemici più grandi e larghi di passare senza dover perdere
tempo a
distruggere tutto e oltretutto la grande presenza di legna a piedi
degli alberi costituiva una grande quantità di legna da
ardere,che
anche se un po' umida non sarebbe stata un problema per Ezio,tra le
diverse granate fumogene che portava alla cintura e le cariche di
polvere da sparo che teneva per l'arma da fuoco che nascondeva vicino
alla lama sinistra gli avrebbero permesso di accedere un fuoco molto
velocemente. Per cui problema risolto....o quasi. Ezio trasportava la
legna e Toran nel frattempo gli avrebbe fatto da sentinella in caso
di attacco,e raccoglieva la legna per lui,ma nonostante la sicurezza
che la ragazza gli offriva il fiorentino non poté non
accorgersi
dell'umore di lei mentre osservava i dintorni in caso di pericolo.
“Come
vi siete conosciuti?”,Chiese Ezio di punto in bianco mentre
le sue
braccia si riempivano di rami e rametti di tutte le dimensioni.
“Come
scusa?”,Chiese la pantera presa alla sprovvista da quella
domanda
improvvisa.
“Tu
e il signor allegria da funerale,come vi siete conosciuti?”
“Ha
importanza?”
“Mi
aiuterebbe a comprendere molte cose,quando Yuki ti avvertita del
pericolo che Sesshomaru correva al castello di Akira non hai esitato
ad aiutarci.”
“Era
una degli invitati all'evento e poi dovevo sapere chi era questo
Akira,noi del clan delle pantere non l'avevamo mai sentito nominare e
non sapevamo niente del suo territorio,oltre al fatto che uno dei
suoi uomini era nel mio castello,quindi puoi immaginare per quale
motivo ho deciso di collaborare con voi.”
“Vero,ma
questo non spiega per quale motivo hai deciso di venire qua a nord,da
quello che Yuki mi ha raccontato, per quante siano molte le cose che
non ho ancora capito in questo mondo, e che tu sei la massima
autorità della tua gente,ora segui il mio ragionamento,se
volevi
collaborare con la confraternita ti sarebbe bastato restare nella tua
dimora e passarci delle informazioni di tanto in tanto,ma tu hai
deciso di partecipare attivamente a questa guerra e non è la
sconfitta della croce vermiglia la cosa alla quale stai
puntando.”
Lei
stava per passargli un altro ciocco di legno quando si interruppe di
colpo,puntando lo sguardo verso il nulla,alla ricerca di un ricordo
lontano,un immagine ben scolpita nella mente. Ricordava ancora la
notte in cui avrebbe dovuto uccidere il figlio di Inutaisho per
compiacere il suo signore quando invece era accaduto tutto il
contrario. Lei era al comando delle pantere e si era presa una cotta
disastrosa per l'uomo che molte volte aveva cercato di uccidere,che
grande ironia la vita,tutto il tempo che aveva passato nel combattere
Sesshomaru ora lo accompagnava in quella follia di avventura che
stavano passando in quella zona del Giappone. Se qualcuno glielo
avesse raccontato un paio di secoli fa,non ci avrebbe creduto,nemmeno
per tutte le teste di cane del mondo. Un attimo di silenzio,giusto il
tempo di trovare le parole e poi Toran prese la sua decisione,fece un
respiro profondo e poi tornò a parlare.
“Va
bene, ti racconterò tutto,ma prima accendiamo il fuoco,non
ci vorrà
molto prima che Sesshomaru torni con qualcosa da mangiare.”
Dopo
aver raccolto abbastanza legna i due si appostarono all'ombra di un
grande albero liberandolo da molta della neve che aveva attorno alla
base,quel giusto che bastava da potersi sedere abbastanza comodamente
ed evitare che la legna si inumidisse più di come lo era
già,poi
Ezio l'ammucchio a terra,ci sparse sopra mezzo sacchetto di polvere
da sparo e con uno scatto della pietra focaia della pistola accese il
tutto,assicurandosi così un posto caldo,anche se non troppo
asciutto. Ma per quello che bastava andava bene anche
così,almeno
per lui,visto che lei non sembrava soffrire il freddo gelido di
quelle terre,come facesse non lo capiva,visto che l'abito in aggiunta
alla bassa temperatura andava in giro con un abito alla quale mancava
chiaramente una manica. Ma ormai a certe stranezze in quel mondo non
ci faceva più troppo caso e quindi lasciò
perdere.
“C'è
stato un tempo in cui io e lui non eravamo in buoni rapporti,il mio
clan e il suo erano in guerra e per molto tempo ci siamo
combattuti,un giorno sul campo di battaglia,adesso non ricordo bene
dove,ci siamo scontrati direttamente e per un po' abbiamo cercato di
ucciderci a vicenda...”
“Se
tutte le donne con la quale sono stato cercassero di uccidermi mi
ritroverei da solo contro un esercito.”,disse lui sorridendo
a
quella immagine che solo lui trovava tragicomica e anche lei in parte
sorrise,senza sapere bene perché. Forse parlare con lui non
era poi
così male,non conosceva molto gli umani e in gran parte
della sua
vita non li aveva mai considerati interessanti,ma doveva ammettere a
se stessa che quello straniero aveva un non so che di
strano,all'apparenza gli era sembrato sfrontato e superficiale eppure
doveva esserci qualcosa di speciale,qualcosa che gli aveva permesso
di confrontarsi con Sesshomaru e non essere continuamente minacciato
di morte da quella che forse in tutto il mondo era la creatura meno
sociale ed espansiva che fosse esistita. Quell'umano era certamente
un mistero.
“beh
ad ogni modo,per farla breve noi perdemmo la guerra,lo rincontrai
cinquantanni dopo,cercammo di nuovo di ucciderci,lui però
salvò la
mia vita e riportò indietro le persone a me più
care che avevo che
erano morte per mano del mio precedente signore e io divenni il nuovo
capo clan delle pantere.”
“Ah....vorrei
tanto dirti che capisco tutto quello che hai detto riguardo a questa
storia,come l'esservi visti dopo cinquantanni e non essere diventati
vecchi o come lui si sia impegnato a riportare in vita qualcuno allo
stesso modo in cui Gesù riportò in vita Lazzaro o
almeno credo che
abbia fatto così,però una cosa l'ho
capita.”
“E
sarebbe?”
“Lui
ti piace.”
A
quella affermazione secca e diretta come una freccia Toran
restò a
bocca aperta,bloccata a tal punto da aver smesso di respirare e con
lo sguardo rivolto da tutt'altra parte,come se stesse cercando di
ignorare quella risposta tanto invadente quanto veritiera. Glielo
aveva detto senza mezzi termini o giri di parole,aveva detto la
verità e lei fece di tutto per tenerla con se,solamente per
lei
poiché tale era l'imbarazzo che sentiva verso quei
sentimenti,che
faceva di tutto per custodirli. Da parte sua Ezio poteva vantare la
capacità di capire quando una persona stesse mentendo,cosa
fondamentale per ottenere informazioni durante un interrogatorio o
quando si rivolgeva a qualcuno e quest'ultimo gli stava tendendo una
trappola. Di certo questa non era una pratica esatta ma poteva
scovare tali menzogne in piccoli segnali motori della persona che
stava guardando,come l'accarezzarsi le mani,dalla tonalità
della
voce oppure come in quel caso ignorare occhiate e sguardi,chiaro
sintomo di vergogna o come tentativo disperato per eludere una
situazione imbarazzante come quella. Ma a parte questo l'assassino
poteva vantare una certa esperienza col gentil sesso,che oltre alle
arti....fisiche delle suddette fanciulle,ragazze,donne mature aveva
appreso determinati comportamenti e modi di fare che potevano
suggerirgli approcci diversi per situazioni differenti. Capire
pienamente una donna sarebbe stato impossibile per qualunque uomo,ma
in fin dei conti quello che aveva imparato dall'esperienza gli era
stato utile e forse anche in quel momento poteva rivelarsi utile e
non solo nell'arte della seduzione.
“No-non
so di cosa stai parlando.”
“Sai,avevo
il sospetto che tu provassi qualcosa per lui,ma sai come me ne ho
avuto certezza? Il giorno della prova,quando io e Sesshomaru ci siamo
scontrati nella foresta,appena hai visto che stavo per colpirlo,o
meglio,fingevo di finirlo,tu sei entrata in campo senza preoccuparti
di quello che ti sarebbe capitato. In quel momento non ti importava
se ti eri intromessa nel nostro duello oppure saresti stata criticata
da me o da yuki,ma ancora di più non ti sarebbe importato se
lui ti
avesse cacciato. Eri pronta a morire per lui,eri pronta ad uccidermi
per lui e sono sicuro che rifaresti la stessa cosa se c'è ne
fosse
bisogno,quindi adesso,dimmi se c'è qualcosa di sbagliato in
tutto
quello che ho detto fino adesso.
Lei
stava per dirgli qualcosa ma lui la guardò come a voler dire
di non
inventare scuse di alcun tipo,specialmente con se stessa e quindi
abbassò la testa sconfitta. Avrebbe voluto difendersi da
quelle
parole tutt'altro che menzognere,ma il modo in cui gli era stato
fatto notare era stato rapido e feroce che non seppe come reagire
n'è
tanto meno seppe come fare. Quindi preferì arrendersi e
smettere di
lottare,se era talmente chiaro quello che lei provava per quel
cane,per quel guerriero,allora tanto valeva essere sinceri.
“A
questo punto negarlo e inutile,il sentimento che nutro verso di lui e
qualcosa che a fatica riesco a controllare,vorrei amarlo
liberamente,vorrei fargli capire quello che sento quando mi sta
vicina,quando mi alleno con lui,quando mi parla. Negli ultimi tempi
però sembra essersi fatto sempre più distante,da
quando è avvenuto
quell....quell'incidente.
“Parli
di un mese fa giusto? Il giorno prima della partenza,tranquilla Yuki
mi ha detto tutto.”
“Lo
immaginavo,d'altronde siete entrambi assassini,quindi e normale che
lo sapessi anche tu. Però c'è una cosa che mi
spaventa più di
tutto quello che è già successo.”
“E
sarebbe?”
A
quella domanda seguì un breve attimo di silenzio,nella quale
la
pantera sentì un brivido lungo la schiena accompagnata da un
immagine oscura che le era passata per la testa. Il vento
soffiò una
gelida folata,ma la cosa non le portò conforto,dato che la
mente era
persa tra pensieri che scaturivano da paure profonde.
“Sesshomaru
non è il tipo da chiedere aiuto,tutto ciò che ha
affrontato nella
sua vita lo ha fatto sempre da solo,o per lo meno non è il
tipo da
mescolarsi agli altri,nemmeno quando si trova all'interno di una
squadra.”
“E
questo l'ho notato anche io.”,disse Ezio con un tono
leggermente
piatto,ma Toran lo ignorò bellamente,troppo presa dalle sue
stesse
parole.
“Quello
che mi fa più paura e che un giorno potrà aver
bisogno di aiuto,ma
quando accadrà,quando per la prima volta vorrà
avere qualcuno
accanto,l'abisso che si trova dentro di lui lo trascinerà
così a
fondo che non potrò far nulla per aiutarlo,perché
il male che lo
sta logorando lo avrà consumato a tal punto da farlo
morire,se non
peggio. Spero con tutta me stessa che non accada mai,ma più
tempo
passa e più lui si allontana....fino a che non lo
avrò perso per
sempre,senza aver avuto il tempo e il coraggio di dirgli quello che
sento per lui....mi sento così inutile.”
Ezio
la osservò per un attimo e la vide nella sua completezza,non
era
solo la guerriera dotata del potere del ghiaccio,oppure come il capo
del clan delle pantere,che nel suo immaginario si era immaginato una
ragazza circondata da felini come una di quelle anziane signore con
la casa piena di gatti e che lei probabilmente gli dava ordini su
come gestire la base oppure di attaccare i clan rivali,cosa che in un
qualsiasi altro momento avrebbe trovato divertente oltre che
completamente fuori di testa. No,lui stava osservando semplicemente
come una ragazza innamorata,che in balia della tempesta che si
agitava nel suo cuore non sapeva come gestire una cosa simile.
Giovane,sognante,vittima di un amore che qualsiasi giovane ha provato
almeno una volta nella vita,casto ed innocente. Lui lo sapeva bene
come ci si sente ad essere innamorati,il dolce peso di un cuore
innamorato,caldo come il fuoco e pesante come la dannazione
eterna,forse per quello gli venne in mente una frase di un altro
fiorentino,uno che le pene dell'inferno le aveva veramente
passate...o così aveva scritto.
“Amor
che nulla ha amato amar perdona.”,Disse Ezio pensando a voce
alta.
“Come?”
“No
nulla,stavo citando l'inferno di Dante,ma immagino che tu non sappia
chi sia vero?”
“No.”
“Allora
e meglio lasciar perdere....ma lascia che ti dia un
consiglio.”
“E
sarebbe?”
“Ama,ama
intensamente,ama follemente,l'amore compie imprese che hanno del
miracoloso perché finché ci
crederai,finché sarà vivo,quella
fiamma non si spegnerà mai se non lo vorrai....o nel tuo
caso non
lasciare che si sciolga...insomma hai capito.”
Non
c'erano altre parole da dire,Ezio non ne aveva altre e sperava che
altre non n'è avesse bisogno. Poi Toran guardò
Ezio dritto negli
occhi e sul suo volto comparve un piccolo sorriso che snudava
leggermente le piccole zanne.
“Non
credevo che l'avrei mai detto ad un
umano,però....grazie.”
“Figurati.”,disse
lui sorridendole di rimando.
Il
vento soffiava tra gli alberi,spargendo per la foresta brezze
gelide,mentre un cielo azzurro e un sole lucente davano la pallida
illusione di portare un po' di calore alle membra infreddolite di lui
e rinfrescate quelle di lei. Ma la leggerezza che si sentiva in quel
momento aveva scaricato una tensione che premeva sull'animo della
ragazza da molto tempo ormai,salvandola così dalla
preoccupazione,dalla continua ansia del sentirsi inutile e che non
sentire il vecchio rivale vicino a lei la faceva star male,in quel
momento a scaldare la carne e lo spirito non c'era solo il fuoco.
Si
spostava velocemente in mezzo agli alberi,libero,indipendente,tempo
dedicato a far scattare i muscoli, a scaricare la tensione,liberarsi
delle preoccupazioni. Una battuta di caccia poteva essere un ottimo
sfogo per la frustrazione,non necessariamente legato al semplice e
barbaro gusto di uccidere. Lui non era quel genere di yokai.
Sesshomaru aveva avvistato un grosso cervo,dalla grandi corna e che
camminava in mezzo alla foresta,ignaro del suo cacciatore che si
spostava di ramo in ramo per non lasciare impronte sul terreno o per
non far sentire nessun rumore a livello del terreno,dato che sapeva
bene che certi animali,proprio come lui,avevano un udito
finissimo,per cui era meglio stare attenti a non farsi sentire. Gli
era esattamente sopra,per cui saltò sull'animale di
sotto,fece
scattare la lama celata e con un solo fendente affondò la
lama a
lato del grosso collo,nel punto esatto in cui passava un arteria
principale. Il cervo buttato a terra dal spinta ricevuta
subì il
colpo senza poter reagire e morendo lentamente,i suoi grandi occhi
marroni si posarono su quelli d'oro del guerriero che lo aveva
abbattuto,per poi lasciarsi andare e morire lasciandosi andare in un
ultimo verso,poi più nulla. Sesshomaru non ci
pensò poi
troppo,uccidere non gli dava alcuna soddisfazione,a differenza di
quello che molti pensavano di lui,ma poco gli importava. Esattamente
come la donna alla quale aveva tolto la vita,non avrebbe mai parlato
e per tanto non aveva senso farla soffrire inutilmente,un veloce
colpo di grazia e via,come aveva sempre fatto e mai avrebbe cambiato
il metodo. Allora perché Ezio si era indignato
così tanto per
quello che lui aveva fatto? Le aveva dato un ultimo colpo,veloce e il
meno doloroso possibile,in quanto alla pietà non era
costretto a
darla ad ogni avversario che aveva ucciso,molti nemmeno l'avevano
meritata,ma lui di certo non n'è dispensava molta. Prese il
cervo
con un solo braccio e se lo caricò su una spalla,poi come se
nulla
fosse tornò indietro senza troppa fretta. I suoi passi sulla
neve
apparivano più pesanti,lasciando così impronte
ben visibili sul
bianco manto sotto i suoi piedi. Ma poco gli importava,i suoi
pensieri andavano altrove e oltre tutto se qualcuno lo avesse seguito
lui lo avrebbe combattuto e poi ucciso,fine della storia,come aveva
sempre fatto....tranne con Rin,prima di allora con Ah-Un e prima
ancora Jaken,pochi altri potevano di dire di aver avuto la stessa
fortuna. Mentre si spostava per il bosco sentì delle
presenze
estranee in lontananza e senza abbandonare la sua preda si mosse
lentamente nella loro direzione e per quanto avvertisse che non erano
molto forti,dubitava che si trovassero li per puro caso e anche se
fosse stato così sarebbe stato meglio non abbassare la
guardia,per
cui era meglio prepararsi ad un altro scontro,cosa alla quale era
abituato visto che teneva la mano posata sul manico senza aver
tuttavia averla ancora estratta. Si avvicinò ancora,fino a
giungere
nei pressi di una buca naturale,ma da dove si trovava lui non seppe
dire chi ci poteva essere dentro,c'era soltanto un modo per
scoprirlo. Con uno scatto improvviso si avvicinò all'orlo
della
buca,estrasse la spada e poi...si bloccò di colpo,dopo che
ebbe
visto chi c'era al suo interno. Vide due giovani yorozuku vestiti con
le classiche pellicce conciate in maniera semplice e primitiva,con
giusto qualche protezione per il petto e le ginocchia. Uno dei
portava una capigliatura folta,con i capelli che andavano verso
l'alto,quasi a punta di fiammella ed erano grigio scuro,con
l'eccezione di un folto ciuffo di capelli neri. L'altro invece si
presentava prevalentemente calvo con una striscia di capelli bianca a
formare una seghettata nella metà esatta della testa. Al suo
cospetto i due yokai erano spaventati e intimoriti,un po' come se ci
si trovasse in una situazione di pericolo e pensi di essertela
cavata,ma poi quel pericolo ritorni e sai che c'è ben poco
da fare
se non provarle tutte,perché infondo per loro due,trovarsi
Sesshomaru sopra di loro era chiaramente una situazione pericolosa.
“
Voi
due,vi ho già visto da qualche parte,ditemi come vi
chiamate.”
I
due ragazzi spaventati non poterono far altro che rispondere alla sua
richiesta,tanto semplice che anche in quello stato riuscirono a
rispondere senza troppi problemi.
“Io
sono Ginta.”,rispose il ragazzo con il ciuffo nero
“Io
sono Hakkaku.”,rispose l'altro con la cresta alta.
Sesshomaru
rimase in silenzio per un paio di secondi e poi,un guizzo di memoria
riemerse dall'angolo dei ricordi rimossi,come un vecchio rotolo di
carta,ormai reso quasi illeggibile per colpa del tempo e
dell'incuria,ma non del tutto consumato. L'espressione sul volto
dell'inuyokai si fece ancora più arcigna,purtroppo si
ricordò per
quale motivo aveva rimosso la loro presenza dalla sua memoria.
“Ora
mi ricordo,eravate quei due scemi che una volta hanno pensato bene di
sbarrarmi la strada per un motivo che non ho mai capito e tanto meno
non mi interessava.”,disse lui in maniera distaccata,
“ma quello
che mi interessa e sapere perché mi avete seguito,rispondete
o giuro
che questa volta non mi limiterò alle minacce.”
“Non
ti stavamo seguendo,purtroppo la nostra tribù e stata
attaccata da
un gruppo di altri lupi e siamo stati costretti a
difenderci.”Disse
Ginta preoccupato nel ritrovarsi la punta di Bakusaiga in direzione
della sua testa, “Ma durante l'attacco siamo rimasti separati
dal
resto del gruppo e ci siamo persi,anche noi avevamo notato la
presenza del cervo e visto che non mangiamo da ieri sera abbiamo
pensato di seguirlo....e poi sei arrivato tu.”
Sesshomaru
spostò la punta della lama da Ginta ad Hakkaku con un
leggero
movimento di polso,spaventando notevolmente l'altro yorozuku.
“Non
sapevamo che tu fossi qui.”,Disse il lupo con la cresta,
“O
meglio,sapevamo che ci fosse un potente dayokai proveniente dalle
terre più a sud.”
A
quella descrizione Sesshomaru si sentì pervaso da un brutto
presentimento e sul suo volto si poteva leggere una vena di rabbia.
“Descrivilo.”
“Lo
abbiamo visto una sola volta:alto,capelli neri,vestiva come un nobile
e aveva gli occhi di due colori diversi.”
Non
c'erano più dubbi,ora Sesshomaru ne aveva la certezza
più
assoluta,Akira era li,nell'Hokkaido,già da tempo aveva il
sospetto
che il templare fosse giunto in quelle terre,ma sentirlo dire da
qualcun altro lo rassicurava del fatto che tutta quella strada fatta
solo per compiere una missione della quale non gli importava molto
non era stato tempo perso. Gli mancavano ancora molte informazioni
riguardo alla posizione esatta di Akira in quella terra,ma era chiaro
che se questa Otsune era così importante per gli Ainu allora
poteva
anche darsi che Akira si interessasse personalmente agli eventi che
stavano scatenando la parte più arcaica del Giappone,un
passo in
avanti verso la sua rivincita era stato fatto,ora doveva solo
completare il percorso. Ritrasse la lama dal volto di Hakkaku e la
riposa all'interno del fodero e cominciò a tornare
indietro,con il
cervo sulla spalla e una miriade di risposte da conoscere e forse
aveva chi gliele poteva dare.
“Venite
con me.”
Disse
Sesshomaru diretto ai due lupi e con qualche esitazione lo seguirono
a distanza,troppo intimoriti per poter stargli vicino,visto
l'incontro che ebbero con lui l'ultima volta. Forse se la sarebbero
cavata anche questa volta....forse. In ogni caso era tardi per
tornare indietro visto che erano separati da Koga e Ayame non avevano
molte possibilità di sopravvivere,non erano i più
forti della loro
tribù e non erano tanto meno i più veloci o
più scaltri,ma erano
leali e sapevano che presto o tardi sarebbero venuti a prenderli,per
ora non dovevano fare altro che resistere.
“Sono
desolato mia signora,ma non abbiamo ancora ricevuto notizie dalle
squadre di pattuglia,probabilmente non sono ancora penetrati
così in
profondità nel territorio da farsi notare.”
A
parlare fu la voce gracchiate di una creatura umanoide,con le zampe
inferiori da uccello,delle ali nere dietro la schiena,un piumaggio
nero che rivestiva tutto il corpo e una vistosa testa di corvo dal
lungo becco nero era posata su di un ginocchio mentre in una mano
teneva un bastone di legno vecchio,con un teschio umano sulla punta e
legato al lungo manico per mezzo di viticci secchi.
“Oppure
sono così impegnati a combattere la coalizione delle
tribù yoro del
sud venute a fornire supporto ai lupi del nord. Mobilita altri
guerrieri e sarà necessario manderemo anche gli
sciamani,questa
stupida resistenza deve finire,io sono la loro regina e anche questi
stupidi ribelli mi devono obbedienza.”
Una
donna dai corti capelli verdi con qualche ciocca marrone,vestita di
un lungo abito blu e una fascia bianca con dettagli azzurri che gli
circondava la fronte e tra le mani teneva una lunga collana decorata
con ossa di scoiattoli sulla quale erano state fatte delle incisioni
mentre di fronte a lei una fiamma divampava all'interno di un piccolo
recinto di legno,alla quale erano state legate delle bamboline
dogu,la cui forma ricordava quelle del periodo antico,dalle forme
anormali e i dettagli appena abbozzati,come le grandi teste rotonde e
gli arti curvi e corti.“Come volete
maestà,tuttavia c'è un altro
problema della quale dovreste essere partecipe.”
“
E
quale sarebbe Marsatap?”
“
Pare
che Urtak sia stato visto meditare nella foresta”
A
quel punto la donna si alzò immediatamente e nervosamente si
girò
in direzione del corvo con espressione irata.
“Non
è possibile,se ciò che dici e vero allora il mio
potere su questa
gente e in serio pericolo,prima occupati di lui e poi assicurati di
uccidere tutti gli yoro che non si piegano al mio trono.”
“E
in quanto agli altri? Intendo l'inuyokai e gli altri due che lo
seguono.”
“Stia
tranquillo,di loro ci stiamo già occupando in maniera
meticolosa.”
Questa
volta fu una voce maschile a farsi sentire,era Akira e come sempre
vestiva i suoi abiti preferiti,un kimono bianco abbinato ad un hakama
nero e ai piedi portava dei tabi bianchi. Era impegnato ad esaminare
su di un basso tavolo una lunga tavoletta ricava da un unico e grande
osso animale un serie di incisioni e segni dall'aspetto antico e
arcaico,come le incisioni rupestri che di tanto in tanto trovava in
grotte sperdute e abbandonate che li a nord era stato curioso di
esplorare. Li alla fioca luce di una fiamma cerimoniale,accesa in una
delle grotte sacre riservate alla regina,il gran maestro cercava di
scoprire i misteri di quello che ormai sembrava un mondo ormai
perduto.
“A
cosa ti riferisci Akira?”,chiese la regina con interesse.
“Se
sono penetrati in queste terre e chiaro che presto sentiremo notizie
riguardanti la loro avanzata. Il signor Sesshomaru non è
tipo da non
farsi notare e prevedo che in questi giorni sentiremo parlare di
lui,per quanto riguarda gli yoro sono loro il vero problema,la loro
resistenza al tuo potere,mia cara,non solo li rende un ostacolo per
il dominio completo sulle tue terre,ma se la notizia che Koga,capo
clan degli yoro del sud sia giunto in soccorso dei lupi del nord
allora abbiamo un problema molto più serio da affrontare,
qui si
rischia di combattere un conflitto che rallenterebbe le tue mire di
conquista Otsune,dobbiamo evitare di sprecare tempo e agire con
prudenza ma anche alla svelta,il tempo ci è tiranno.
“E
per quanto riguarda Urtak,mia signora?”
“Quel
traditore merita di patire mille morti e l'una peggior della
precedente,trovalo e assicurati che soffra,nessuno lascia la mia
corte e poi non n'è paga le conseguenze,ora va.”
“Maestà.”
Ricevuto
l'ordine il corvo si incamminò l'ungo tutta la
caverna,lasciando
soli la regina e il suo tenebroso alleato. Otsune voltò la
testa in
direzione di Akira osservandolo con aria preoccupata e irritata.
“Spero
che tu abbia un piano mio caro,perché questa situazione
rischia di
far fallire i nostri progetti.”
Il
dayokai a sentire quelle parole alzò la testa e
staccò gli occhi
dall'antico manufatto e posarli subito sulla figura della regina
mostrando in viso un espressione calma e tranquilla.
“Pazienza
mia cara,le risposte che ci servono sono nel passato e se tutto
andrà
come previsto,allora tu avrai il totale controllo del popolo
Ainu....”
“E
tu potrai continuare indisturbato le tue ricerche in queste
terre,però non ho ancora capito cosa stai cercando
esattamente.”
“Mia
carissima sacerdotessa,ad essere sincero non lo nemmeno io,ma credo
che lo scoprirò presto...”
Tornò
con gli occhi sulla tavoletta in osso e un ghigno per nulla
rassicurante snudò le bianche zanne del templare,mentre la
sua
mente si deliziava all'idea di quali tesori potessero contenere quei
segni incisi su quel bianco così antico,il solo gusto della
conoscenza era per lui un sapore dal gusto prelibato.
“Molto
presto.”
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