Rabbia intensa e
vendetta ristoratrice
[Roger]
«Perché ultimamente questi parassiti suonano
sempre in
apertura ai nostri concerti? Sono una persecuzione!» si
lamenta Freddie, seduto
su una poltroncina del nostro camerino, le braccia conserte e le gambe
divaricate.
«Ti riferisci ai Police?» chiede Brian divertito.
«Sì! Quel dannato Sting poi! Avete visto quante
arie si dà?
Non riesco a sopportarlo!» sbraita di rimando il cantante.
John si stringe nelle spalle, lasciandosi cadere sul bracciolo
accanto a lui. «È un bravo interprete,
dai…» azzarda.
Freddie scatta in avanti e si volta a guardarlo con fare
minaccioso. «Prova a ripeterlo se hai il coraggio!»
John alza le mani in segno di resa. «Non farmi del male, ti
prego! Dicevo solo che…»
«È insopportabile, punto e basta.»
«Però hanno un bravo batterista»
intervengo, accendendomi
una sigaretta e gironzolando per il camerino senza una meta precisa.
«Sì, ma dovrebbero cambiare cantante»
gracchia ancora
Freddie, assottigliando lo sguardo.
«Perderebbero anche un buon bassista» replica Brian
con
calma.
«Sai una cosa? Me ne infischio!» Detto questo, il
nostro
frontman torna ad abbandonarsi contro lo schienale della poltrona e
mette il
broncio.
John allunga timidamente una mano e gliela posa sulla spalla.
«Dai, non prendertela» sussurra. «Sei
arrabbiato con me?» aggiunge in
apprensione.
Freddie addolcisce immediatamente lo sguardo e avvolge la
vita del bassista, trascinandolo su di sé fino a farlo
accomodare sulle sue
ginocchia. «Ma no, mio piccolo Deaky.»
«Piantatela di essere così sdolcinati»
li rimbecco,
consumando in fretta la mia sigaretta.
Brian mi ammonisce con un’occhiataccia. Fa per dire
qualcosa, quando la porta del camerino si spalanca
all’improvviso e tutti noi
sobbalziamo sorpresi, puntando lo sguardo in quella direzione.
Noto che John tenta di sollevarsi dal grembo di Freddie, ma
il cantante lo tiene stretto e glielo impedisce. Certamente non si
vergogna di
mostrarsi in atteggiamenti non proprio amichevoli con il nostro
bassista, a
Freddie Mercury non frega un cazzo dei pregiudizi e io sono
completamente
d’accordo con lui.
Sulla soglia si staglia la figura magra e longilinea di
Sting, la zazzera di capelli biondi perfettamente ordinata sulla sua
testa e
l’espressione indecifrabile che dedica sempre a chi ritiene
inferiore a se
stesso.
«Sì? Cosa possiamo fare per te, Gordon?»
lo apostrofa con
fare superbo Freddie.
John nasconde il viso nell’incavo del suo collo, forse per
l’imbarazzo o per soffocare una risata.
Scambio un’occhiata con Brian e prendo a sghignazzare.
Il cantante dei Police arriccia il naso e avanza in
direzione di Freddie, gli occhi fiammeggianti e i muscoli tesi.
«Innanzitutto,
chiamami Sting, se non vuoi che ti ripaghi con la stessa
moneta.»
«Cosa vuoi?»
«Volevo passare a trovarvi, miei cari ed egregi
colleghi.»
Sulle sue labbra si dipinge un sorrisetto tutt’altro che
rassicurante, mentre i
suoi occhi si spostano prima su Brian e infine su di me.
Lo raggiungo e gli batto sulla spalla. «Ehi, amico! Qual buon
vento ti porta da queste parti?» lo canzono.
Lui si ritrae schifato e mi gela con un’occhiata tagliente.
«Le mani me le sono lavate, idiota» borbotto.
«Ripeti quello che hai detto!»
«Ma si può sapere cosa vuoi? Parla e
sparisci!» si intromette
nuovamente Freddie. Fa alzare John e gli fa cenno di sedersi al suo
posto, per
poi avanzare verso Sting in tutta la sua imponenza.
Il leader dei Police scrolla le spalle e torna a fissare prima
Brian poi me. «C’è una cosa che volevo
dirvi.»
«Parla, cazzo» sbotto, incrociando le braccia al
petto.
«Ricordate il bellissimo concerto che abbiamo fatto insieme
qualche mese fa?»
Freddie sbuffa. «Vuoi dire il concerto che voi
avete
aperto per noi» chiarisce in tono insolente.
«Fa lo stesso! Beh, il mio batterista ci teneva a
ringraziare il vostro chitarrista» prosegue.
«Me?» si stupisce Brian, aggrottando le
sopracciglia.
«Esattamente. Si è divertito molto in tua
compagnia, sai?»
Lancio un’occhiata stranita in direzione di Brian.
«Conosci
Stewart Copeland?»
Il riccio sgrana ulteriormente gli occhi. «Non ci siamo mai
parlati, in realtà. Forse ho rubato delle caramelle a Andy
Summers, ma…»
«Quelle stupide caramelle» commenta Sting
sprezzante.
«Comunque, a me risulta che tu abbia trascorso dei momenti
gai con il mio batterista
degenere.»
«Scusa, ma che razza di modi sono? Perché insulti
in questo
modo i tuoi colleghi?» lo rimbecco stizzito. Detesto quando
le persone non
rispettano chi lavora con loro.
«Fatti gli affari tuoi, tu» mi si rivolge con
sufficienza.
«Ma chi ti credi di essere per parlare in questo modo a
Roger? Vacci piano!» esplode Freddie, stringendo una mano a
pugno. Si sta
incazzando, spero tanto che mi dia il via per prendere a pugni questo
pezzo di
merda.
«Ah, piantatela. Dicevo… io ho visto come tu e il
mio
batterista degenere vi divertivate» prosegue il leader dei
Police, continuando
a fissare Brian.
«Non mi risulta, Sting, davvero. Mi dispiace, devi esserti
confuso» replica pacato il riccio, inclinando un poco la
testa di lato.
«Oh, no, affatto.» Sting allarga le braccia e alza
gli occhi
al cielo. «Eravate così… intimi»
insinua.
«Stai esagerando» mi intrometto ancora.
«No, Roger, credimi. Erano veramente felici e si divertivano
un sacco.»
«Non è vero, ma che…»
Sting rimane fermo e imperturbabile. «La faccio breve: vi ho
visto scopare come animali nella doccia. Eravate così
disgustosamente
avvinghiati, immersi in quelle luci viola e rosse. E dovevate vedere
come Brian
si faceva sbattere contro le piastrelle
leopardate…»
Freddie e io ci scambiamo un’occhiata breve ma concisa, poi
ci scaraventiamo contemporaneamente contro il leader dei Police,
afferrandolo
per le spalle e per i capelli.
«Giù le mani!» ordina, alterando di poco
la voce.
«Cosa cazzo hai detto?» sbraita Freddie.
Io sono confuso, perché all’improvviso nella mia
mente si fa
strada un ricordo. Io e Brian che parlavamo, il giorno dopo il concerto
con i
Police in apertura ai Queen, e lui che asseriva di ricordare di una
scopata con
me in una doccia come quella descritta da Sting.
Lascio la presa e mi volto lentamente verso Brian, mentre
Freddie continua a gridare e a spingere il suo rivale verso la porta
del
camerino.
Il riccio è pallido e indietreggia di un passo, le mani
artigliate al bordo della camicia nera che indossa. «Io
non…» Deglutisce a
fatica. «Non capisco.»
«Brian?» lo incalzo, raggiungendolo velocemente.
Lui scuote la testa e china il capo. «Non mi ricordo
di… io
pensavo che… Roggie!»
«Ti sei fatto scopare da Stewart Copeland?» grido,
afferrandolo con forza per le spalle.
«Io… no, no! Quello eri tu, te lo giuro!»
«Io?! Ero io?»
«Sì!» esclama, tentando di difendersi.
«No che non era lui, Brian May! Era il mio fottuto
batterista degenere!» sento dire a Sting.
«Sei un essere immondo, non meriti neanche di essere
guardato in faccia! Esci immediatamente dal nostro camerino e non farti
mai più
vedere!» urla Freddie, mentre la risata acuta e canzonatoria
di Sting si
espande nell’aria circostante, irritandomi maggiormente.
Non riesco a badare a lui, ce l’ho con Brian, non
può avermi
fatto questo!
«Brian, cazzo, ti sei fatto scopare da un altro!»
«Ma io credevo che fossi tu!»
«Come cazzo hai potuto credere che fossi io? Che cazzo hai
in testa?»
«Ero ubriaco, io…»
«Dimmi come cazzo è potuto succedere, porca
puttana!»
«Rog, calmati» sento dire da John.
Lo ignoro e stringo più forte le spalle di Brian.
«Rispondimi!»
«Ma mi chiamavi Brimi!» piagnucola il riccio.
«Che cosa?!»
«Sì! In effetti… mi sembravi un
po’ più alto, la voce era
diversa… ma io credevo che…»
La vista mi si annebbia e comincio a vedere tutto rosso. Lo
lascio andare bruscamente e mi volto verso la porta del camerino,
incontrando
lo sguardo di Freddie. Il cantante e furente, forse anche
più di me, e quando
lo vedo annuire capisco che devo assolutamente fare qualcosa.
Marcio verso l’uscita e non me ne frega un cazzo dei
richiami di Brian e delle raccomandazioni di John.
Sento che i miei compagni di band mi seguono, ma io so
esattamente dove andare e cosa fare.
Il mio obiettivo è solo uno: Stewart Copeland, il pezzo di
merda che ha osato deflagrare il mio amante, approfittandosi di lui
quando era
completamente ubriaco.
[Stewart]
Sono stravaccato nel divanetto sfondato del nostro camerino
e giocherello con le mie bacchette, mentre Andy pesca
l’ennesimo cioccolatino
dal sacchetto che tiene sulle ginocchia.
Entrambi ignoriamo l’ingresso del nostro carismatico
cantante, il quale non si degna neanche di rivolgerci la parola. Si
dirige
verso il suo cubicolo e vi si chiude dentro, sbattendo la porta.
«Gordon è incazzato» commento divertito.
«Strano» replica laconico Andy.
C’è silenzio intorno a noi, dobbiamo soltanto
aspettare che
ci chiamino per salire sul palco. Anche questa volta dobbiamo aprire
per le
Regine Del Rock, ma io ancora non ho avuto modo di salutare Brian May e
proporgli di replicare il nostro momento divertente di qualche mese fa.
Improvvisamente qualcuno bussa insistentemente alla porta,
così sbuffo e mi alzo controvoglia per andare ad aprire.
Sicuramente è qualcuno
dello staff che ci sprona ad avvicinarci nel backstage
perché è quasi ora di
suonare. Sinceramente non vedo l’ora, voglio far incazzare
ancora di più Sting,
dato che ho notato che per poco non gli usciva il fumo dalle orecchie.
Apro la porta con un sorriso gioviale, ma ciò che succede mi
lascia letteralmente spiazzato: ricevo un pugno in pieno viso, seguito
subito
dopo da un altro.
Mi piego in due per il dolore e mi porto le mani al naso,
avvertendo un dolore intenso e percependo qualcosa di liquido e viscoso
scivolarmi tra le dita.
«Roger!» sento strillare da qualcuno in corridoio.
Alzo gli occhi e noto che Roger Taylor dei Queen sta
tremando di rabbia, i pugni serrati e gli occhi fiammeggianti e
stracolmi di
risentimento nei miei confronti. Sembra un toro incazzato che sta per
far fuori
il matador.
Poi realizzo. Come cazzo si è permesso questo imbecille di
prendermi a pugni? Mi risollevo e mi scaravento su di lui, afferrandolo
per i
capelli lunghi e biondi e sbattendolo con malagrazia contro il muro.
Altri tre individui entrano nel mio campo visivo, allarmati
e trafelati. Sono Freddie Mercury, Brian May e quell’altro
tizio che suona con
loro, sinceramente non mi ricordo il suo nome e neanche mi interessa.
«Oh, ciao Brimi!» esclamo, infischiandomene del
sangue che
continua a colare dal mio labbro inferiore.
Roger Taylor cerca di divincolarsi dalla mia presa, ma io lo
bracco contro la parete, facendogli sbattere la faccia contro. Non ha
la forza
che ho io, questo qui crede davvero di farmi paura? Non so neanche cosa
vuole
da me, ma non mi tiro mai indietro quando c’è da
fare a botte. In fondo è
divertente.
Brian May è pallido come un cencio e cerca di avvicinarsi,
con l’intento di salvare il biondo dai miei assalti.
«Stewart, ti prego…
lascialo andare!» mi implora.
«Col cazzo! Mi ha mollato due pugni quando ho aperto la
porta e io dovrei lasciarlo andare? Lo ammazzo!»
«No!» replica Brian, stringendomi con forza il
braccio. «Il
fatto è che…»
Distratto, non mi accorgo che Roger riesce a sgusciare via
dalla mia presa, per poi mollarmi una testata sul mento.
Barcollo all’indietro e sento la rabbia crescere
vertiginosamente. Gli occhi mi si appannano e il tremore delle mie mani
si fa
sempre più vistoso. «Brutta testa di
cazzo!» esclamo furente.
«Basta!» tuona Freddie Mercury, afferrando Roger
per la
collottola e spingendolo alle sue spalle.
Brian lo abbraccia da dietro e cerca di contenere la sua
rabbia, ma il biondo impreca e sbraita nella mia direzione,
minacciandomi di
morte.
È una scena epica, di quelle che sono realistiche e
avvincenti solo se vissute dal vivo. Quelle che si vedono nei film non
rendono
giustizia al fulgore di un momento sospeso tra follia e
demenzialità.
«Dove diamine è quel troglodita di Sting? Tutto
questo è
successo per colpa sua!» prosegue il leader dei Queen,
guardandosi intorno alla
ricerca del mio carismatico cantante.
«Ecco, avrei dovuto immaginarlo» sospiro,
accettando il
fazzoletto che mi viene teso per potermi tamponare il sangue che cola
dalla
ferita al labbro.
«È entrato nel nostro camerino e ha portato fuori
questa
cosa di Brian che si è fatto scopare da Stewart Copeland
nella doccia!»
Adesso capisco ogni cosa, tutto diventa immediatamente chiaro.
Scoppio a ridere e scuoto la testa, battendomi una mano sulla fronte.
«Ah, era
per questo allora!»
«Ma lui non doveva saperlo, insomma… ero ubriaco e
pensavo
che tu fossi Roger, cioè…» farfuglia
Brian May in difficoltà, mentre cerca di
trattenere ancora il biondo batterista tra le braccia.
«E tu te ne sei approfittato, pezzo di merda! Ti faccio
fuori, guardati le spalle!» esplode per l’ennesima
volta Roger, continuando a
esibirsi in una serie di improperi irripetibili e a tratti
incomprensibili.
Mi stringo nelle spalle e sorrido sornione. «Se lui era
convinto di star scopando con te, perché avrei dovuto
distoglierlo? In fondo ci
siamo divertiti!» commento.
«È tutta colpa di Sting!» ripete
Freddie, per poi chiamare a
gran voce il suo acerrimo nemico e invitarlo a portare fuori le palle e
venire
ad affrontarlo.
«Non posso darti torto» concordo, avvicinandomi poi
a Roger
e Brian. Appoggio amichevolmente una mano sulla spalla del biondo e gli
sorrido
cordiale. «Ehi, amico, mi dispiace! Non pensavo che tu e lui
aveste una
relazione o che foste amici di scopate, insomma… scusami,
okay?» Poi allungo la
mano e scompiglio i capelli del chitarrista. «Povero Brimi,
non è colpa sua!
Perdonalo, dai!»
«Perdonalo?! Ma siamo pazzi?!»
«Dai, Roggie, non fare così» proseguo,
tendendogli la mano.
«Facciamo pace? Mi piace far incazzare soltanto il mio
carismatico cantante!»
«Roggie un cazzo!» abbaia, schiaffeggiandomi la
mano.
Ma io non demordo, sono per la fratellanza e la pace, nonché
per il rispetto per i miei colleghi e per i musicisti che stimo.
«Dai! Ehi,
Fred, smettila di chiamarlo e vieni qui un attimo!»
Il cantante delle Regine Del Rock mi guarda stranito, poi si
accosta a noi. «Che c’è?»
«Perché non organizziamo una vendetta ai danni del
mio
carismatico e integerrimo cantante Sting?»
Ci scambiamo occhiate cariche di significato, poi cominciamo
a sghignazzare e mormorare tra noi, mentre noto che anche Roger infine
decide
che vuole farla pagare al vero colpevole di tutta questa faccenda.
Io, almeno, ne sono uscito praticamente illeso.
Quando mi volto per cercare il sostegno di Andy, noto che
lui e il bassista dei Queen si scambiano occhiate interrogative e
stanno in
silenzio uno accanto all’altro, imperturbabili. Loro si fanno
i cazzi loro, e
forse non è poi tanto sbagliato.
«Andy e… com’è che ti chiami
tu, ragazzino?»
Freddie mi afferra per un orecchio, chinandosi a parlarmi.
«Il ragazzino si chiama John
Deacon» sibila in tono tutt’altro che
rassicurante.
Schiocco le dita. «Ecco! Insomma, venite a cospirare contro
Sting?» propongo con un sorriso innocente.
I due si stringono nelle spalle e, dopo essersi scambiati
un’occhiata, scuotono lentamente il capo. Andy offre il
sacchetto con i
cioccolatini a John, il quale accetta di buon grado.
Che rammolliti, vuol dire che loro non si godranno il
divertimento che ci aspetta!
[Sting]
Il mio batterista degenere si sta praticamente buttando
sopra la batteria, produce un rumore talmente assordante e fastidioso
da
coprire i suoni del mio basso e della chitarra di Andy.
Cerco di ignorarlo, ma è veramente impossibile. Lo detesto,
è un parassita e non so come fare a buttarlo fuori dalla mia
band.
Se solo ripenso al modo in cui mi ha trattato quella merda
di Freddie Mercury, mi ribolle il sangue nelle vene.
Questa serata sta andando malissimo, ma io devo cercare di
salvare il salvabile, almeno finché sarà
possibile.
Sto per attaccare con il ritornello Hole In My Life,
quando improvvisamente Stewart smette di suonare e Andy lo imita.
C’è qualcosa che non va, ma io cerco di non
badarci e vado
avanti per la mia strada. Sono incazzato nero, questa volta questi due
idioti
mi hanno veramente stancato. Gliela farò pagare
più tardi, ah, quanto la
pagheranno!
Di botto, una figura si materializza al mio fianco e subito
riconosco di chi si tratta, anche perché il pubblico
comincia a strillare
esaltato e a pronunciare il nome di Freddie Mercury come fosse il nuovo
messia.
Gli lancio uno sguardo di fuoco, sperando che se ne vada
immediatamente.
Il cantante dei Queen afferra il mio microfono e lo sfila
dall’asta, portandoselo poi di fronte alla bocca.
«Buonasera a tutti! Sono qui
perché ho deciso di fare un omaggio speciale al mio caro
amico Gordon Matthew
Thomas Sumner, dal momento che tra pochi giorni sarà il suo
compleanno! Volete
festeggiare con noi?»
Il sangue defluisce dal mio viso e mi sento mancare. Questo
è un affronto! Come può avermi chiamato con il
mio nome di battesimo di fronte
a tutti?
Sento Stewart eseguire un rullo di tamburi estremamente
fastidioso, mentre il pubblico batte le mani in maniera cadenzata e il
leader
dei Queen mi sorride amichevolmente come se fossimo realmente amici per
la
pelle.
Poi comincia a cantare: «Happy birthday to you, happy
birthday to you, happy birthday Gordon Sumner…».
E il pubblico conclude: «Happy birthday to you!».
E giù a gridare, strepitare, battere mani e piedi, mentre
Freddie e Stewart si buttano su di me, abbracciandomi di fronte a
tutti,
seguiti poi da Roger Taylor e Brian May.
Mi viene da vomitare, come possono avermi messo in ridicolo
in questo modo? Che figura di merda, sto perdendo totalmente la mia
reputazione! Non è possibile, questo è troppo!
Sento le loro braccia attorno al corpo come tentacoli, e
sono veramente disgustato e fuori di me per la rabbia!
Li spingo via con furia e mi sfilo il basso, buttandolo a
terra. Il rumore che ne consegue è fastidioso e stridente,
ma a me non
interessa.
Lascio il palco di corsa, andando a rinchiudermi nel mio
camerino, seguito dalle risate divertite di quegli stronzi che mi hanno
messo
in ridicolo di fronte al pubblico.
Una volta raggiunta la mia meta, comincio a gridare e a
prendere a pugni il divano, a lanciare tutti gli oggetti che mi
capitano a tiro
e a sfogare tutto il mio risentimento.
Sono fuori di me, non gliela lascerò passare liscia.
Me la pagheranno tutti, tutti!
Nessuno escluso!
☺ ☺
☺
Ed eccoci arrivati
alla fine di questo delirio incredibile!
Vi giuro che sto
ridendo da morire per questi ultimi
sviluppi, mi sono troppo divertita a scrivere le scene raccapriccianti
che
avete letto e non posso fare a meno di sperare che anche per voi sia
così!
Che ne dite?
La cosa
raccapricciante è che alla fine Stewart l’ha
passata
liscia, vi rendete conto? Ahh, le ingiustizie della vita -.-”
XD
Ringrazio di tutto
cuore Soul ed Evelyn per aver letto e
recensito i due capitoli precedenti, seguendomi in questa roba che boh,
nasce
dal nulla e si conclude nel nulla XD pura e semplice
demenzialità, ragazzi
miei! Ahahahah!
Grazie a chiunque
altro si sia avventurato nella lettura,
spero di avervi piacevolmente intrattenuto!
Alla prossima
♥
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