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Autore: Kim WinterNight    06/12/2019    2 recensioni
[Queen + The Police]
È un momento catartico quello che Stewart Copeland trascorre sotto la doccia dopo ogni concerto, perciò è inconcepibile che venga interrotto.
Infatti quando qualcuno di inaspettato e completamente ubriaco irrompe nel bagno in cui si trova, il batterista va su tutte le furie; sta per cacciare l’intruso in malo modo, ma all’improvviso una splendida e brillante idea si fa strada nella sua mente (quale?), cambiando per sempre il corso degli eventi.
Ma ancora non sa (non è vero, lo sa perfettamente) che le sue scelte riaccenderanno la rivalità che da sempre serpeggia tra i Queen e i Police.
- SETTIMA CLASSIFICATA al contest "Generi a catena" indetto da Dark Sider sul forum di EFP.
Genere: Comico, Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Rabbia intensa e vendetta ristoratrice







[Roger]

«Perché ultimamente questi parassiti suonano sempre in apertura ai nostri concerti? Sono una persecuzione!» si lamenta Freddie, seduto su una poltroncina del nostro camerino, le braccia conserte e le gambe divaricate.
«Ti riferisci ai Police?» chiede Brian divertito.
«Sì! Quel dannato Sting poi! Avete visto quante arie si dà? Non riesco a sopportarlo!» sbraita di rimando il cantante.
John si stringe nelle spalle, lasciandosi cadere sul bracciolo accanto a lui. «È un bravo interprete, dai…» azzarda.
Freddie scatta in avanti e si volta a guardarlo con fare minaccioso. «Prova a ripeterlo se hai il coraggio!»
John alza le mani in segno di resa. «Non farmi del male, ti prego! Dicevo solo che…»
«È insopportabile, punto e basta.»
«Però hanno un bravo batterista» intervengo, accendendomi una sigaretta e gironzolando per il camerino senza una meta precisa.
«Sì, ma dovrebbero cambiare cantante» gracchia ancora Freddie, assottigliando lo sguardo.
«Perderebbero anche un buon bassista» replica Brian con calma.
«Sai una cosa? Me ne infischio!» Detto questo, il nostro frontman torna ad abbandonarsi contro lo schienale della poltrona e mette il broncio.
John allunga timidamente una mano e gliela posa sulla spalla. «Dai, non prendertela» sussurra. «Sei arrabbiato con me?» aggiunge in apprensione.
Freddie addolcisce immediatamente lo sguardo e avvolge la vita del bassista, trascinandolo su di sé fino a farlo accomodare sulle sue ginocchia. «Ma no, mio piccolo Deaky.»
«Piantatela di essere così sdolcinati» li rimbecco, consumando in fretta la mia sigaretta.
Brian mi ammonisce con un’occhiataccia. Fa per dire qualcosa, quando la porta del camerino si spalanca all’improvviso e tutti noi sobbalziamo sorpresi, puntando lo sguardo in quella direzione.
Noto che John tenta di sollevarsi dal grembo di Freddie, ma il cantante lo tiene stretto e glielo impedisce. Certamente non si vergogna di mostrarsi in atteggiamenti non proprio amichevoli con il nostro bassista, a Freddie Mercury non frega un cazzo dei pregiudizi e io sono completamente d’accordo con lui.
Sulla soglia si staglia la figura magra e longilinea di Sting, la zazzera di capelli biondi perfettamente ordinata sulla sua testa e l’espressione indecifrabile che dedica sempre a chi ritiene inferiore a se stesso.
«Sì? Cosa possiamo fare per te, Gordon?» lo apostrofa con fare superbo Freddie.
John nasconde il viso nell’incavo del suo collo, forse per l’imbarazzo o per soffocare una risata.
Scambio un’occhiata con Brian e prendo a sghignazzare.
Il cantante dei Police arriccia il naso e avanza in direzione di Freddie, gli occhi fiammeggianti e i muscoli tesi. «Innanzitutto, chiamami Sting, se non vuoi che ti ripaghi con la stessa moneta.»
«Cosa vuoi?»
«Volevo passare a trovarvi, miei cari ed egregi colleghi.» Sulle sue labbra si dipinge un sorrisetto tutt’altro che rassicurante, mentre i suoi occhi si spostano prima su Brian e infine su di me.
Lo raggiungo e gli batto sulla spalla. «Ehi, amico! Qual buon vento ti porta da queste parti?» lo canzono.
Lui si ritrae schifato e mi gela con un’occhiata tagliente.
«Le mani me le sono lavate, idiota» borbotto.
«Ripeti quello che hai detto!»
«Ma si può sapere cosa vuoi? Parla e sparisci!» si intromette nuovamente Freddie. Fa alzare John e gli fa cenno di sedersi al suo posto, per poi avanzare verso Sting in tutta la sua imponenza.
Il leader dei Police scrolla le spalle e torna a fissare prima Brian poi me. «C’è una cosa che volevo dirvi.»
«Parla, cazzo» sbotto, incrociando le braccia al petto.
«Ricordate il bellissimo concerto che abbiamo fatto insieme qualche mese fa?»
Freddie sbuffa. «Vuoi dire il concerto che voi avete aperto per noi» chiarisce in tono insolente.
«Fa lo stesso! Beh, il mio batterista ci teneva a ringraziare il vostro chitarrista» prosegue.
«Me?» si stupisce Brian, aggrottando le sopracciglia.
«Esattamente. Si è divertito molto in tua compagnia, sai?»
Lancio un’occhiata stranita in direzione di Brian. «Conosci Stewart Copeland?»
Il riccio sgrana ulteriormente gli occhi. «Non ci siamo mai parlati, in realtà. Forse ho rubato delle caramelle a Andy Summers, ma…»
«Quelle stupide caramelle» commenta Sting sprezzante. «Comunque, a me risulta che tu abbia trascorso dei momenti gai con il mio batterista degenere.»
«Scusa, ma che razza di modi sono? Perché insulti in questo modo i tuoi colleghi?» lo rimbecco stizzito. Detesto quando le persone non rispettano chi lavora con loro.
«Fatti gli affari tuoi, tu» mi si rivolge con sufficienza.
«Ma chi ti credi di essere per parlare in questo modo a Roger? Vacci piano!» esplode Freddie, stringendo una mano a pugno. Si sta incazzando, spero tanto che mi dia il via per prendere a pugni questo pezzo di merda.
«Ah, piantatela. Dicevo… io ho visto come tu e il mio batterista degenere vi divertivate» prosegue il leader dei Police, continuando a fissare Brian.
«Non mi risulta, Sting, davvero. Mi dispiace, devi esserti confuso» replica pacato il riccio, inclinando un poco la testa di lato.
«Oh, no, affatto.» Sting allarga le braccia e alza gli occhi al cielo. «Eravate così… intimi» insinua.
«Stai esagerando» mi intrometto ancora.
«No, Roger, credimi. Erano veramente felici e si divertivano un sacco.»
«Non è vero, ma che…»
Sting rimane fermo e imperturbabile. «La faccio breve: vi ho visto scopare come animali nella doccia. Eravate così disgustosamente avvinghiati, immersi in quelle luci viola e rosse. E dovevate vedere come Brian si faceva sbattere contro le piastrelle leopardate…»
Freddie e io ci scambiamo un’occhiata breve ma concisa, poi ci scaraventiamo contemporaneamente contro il leader dei Police, afferrandolo per le spalle e per i capelli.
«Giù le mani!» ordina, alterando di poco la voce.
«Cosa cazzo hai detto?» sbraita Freddie.
Io sono confuso, perché all’improvviso nella mia mente si fa strada un ricordo. Io e Brian che parlavamo, il giorno dopo il concerto con i Police in apertura ai Queen, e lui che asseriva di ricordare di una scopata con me in una doccia come quella descritta da Sting.
Lascio la presa e mi volto lentamente verso Brian, mentre Freddie continua a gridare e a spingere il suo rivale verso la porta del camerino.
Il riccio è pallido e indietreggia di un passo, le mani artigliate al bordo della camicia nera che indossa. «Io non…» Deglutisce a fatica. «Non capisco.»
«Brian?» lo incalzo, raggiungendolo velocemente.
Lui scuote la testa e china il capo. «Non mi ricordo di… io pensavo che… Roggie!»
«Ti sei fatto scopare da Stewart Copeland?» grido, afferrandolo con forza per le spalle.
«Io… no, no! Quello eri tu, te lo giuro!»
«Io?! Ero io?»
«Sì!» esclama, tentando di difendersi.
«No che non era lui, Brian May! Era il mio fottuto batterista degenere!» sento dire a Sting.
«Sei un essere immondo, non meriti neanche di essere guardato in faccia! Esci immediatamente dal nostro camerino e non farti mai più vedere!» urla Freddie, mentre la risata acuta e canzonatoria di Sting si espande nell’aria circostante, irritandomi maggiormente.
Non riesco a badare a lui, ce l’ho con Brian, non può avermi fatto questo!
«Brian, cazzo, ti sei fatto scopare da un altro!»
«Ma io credevo che fossi tu!»
«Come cazzo hai potuto credere che fossi io? Che cazzo hai in testa?»
«Ero ubriaco, io…»
«Dimmi come cazzo è potuto succedere, porca puttana!»
«Rog, calmati» sento dire da John.
Lo ignoro e stringo più forte le spalle di Brian. «Rispondimi!»
«Ma mi chiamavi Brimi!» piagnucola il riccio.
«Che cosa?!»
«Sì! In effetti… mi sembravi un po’ più alto, la voce era diversa… ma io credevo che…»
La vista mi si annebbia e comincio a vedere tutto rosso. Lo lascio andare bruscamente e mi volto verso la porta del camerino, incontrando lo sguardo di Freddie. Il cantante e furente, forse anche più di me, e quando lo vedo annuire capisco che devo assolutamente fare qualcosa.
Marcio verso l’uscita e non me ne frega un cazzo dei richiami di Brian e delle raccomandazioni di John.
Sento che i miei compagni di band mi seguono, ma io so esattamente dove andare e cosa fare.
Il mio obiettivo è solo uno: Stewart Copeland, il pezzo di merda che ha osato deflagrare il mio amante, approfittandosi di lui quando era completamente ubriaco.




[Stewart]

Sono stravaccato nel divanetto sfondato del nostro camerino e giocherello con le mie bacchette, mentre Andy pesca l’ennesimo cioccolatino dal sacchetto che tiene sulle ginocchia.
Entrambi ignoriamo l’ingresso del nostro carismatico cantante, il quale non si degna neanche di rivolgerci la parola. Si dirige verso il suo cubicolo e vi si chiude dentro, sbattendo la porta.
«Gordon è incazzato» commento divertito.
«Strano» replica laconico Andy.
C’è silenzio intorno a noi, dobbiamo soltanto aspettare che ci chiamino per salire sul palco. Anche questa volta dobbiamo aprire per le Regine Del Rock, ma io ancora non ho avuto modo di salutare Brian May e proporgli di replicare il nostro momento divertente di qualche mese fa.
Improvvisamente qualcuno bussa insistentemente alla porta, così sbuffo e mi alzo controvoglia per andare ad aprire. Sicuramente è qualcuno dello staff che ci sprona ad avvicinarci nel backstage perché è quasi ora di suonare. Sinceramente non vedo l’ora, voglio far incazzare ancora di più Sting, dato che ho notato che per poco non gli usciva il fumo dalle orecchie.
Apro la porta con un sorriso gioviale, ma ciò che succede mi lascia letteralmente spiazzato: ricevo un pugno in pieno viso, seguito subito dopo da un altro.
Mi piego in due per il dolore e mi porto le mani al naso, avvertendo un dolore intenso e percependo qualcosa di liquido e viscoso scivolarmi tra le dita.
«Roger!» sento strillare da qualcuno in corridoio.
Alzo gli occhi e noto che Roger Taylor dei Queen sta tremando di rabbia, i pugni serrati e gli occhi fiammeggianti e stracolmi di risentimento nei miei confronti. Sembra un toro incazzato che sta per far fuori il matador.
Poi realizzo. Come cazzo si è permesso questo imbecille di prendermi a pugni? Mi risollevo e mi scaravento su di lui, afferrandolo per i capelli lunghi e biondi e sbattendolo con malagrazia contro il muro.
Altri tre individui entrano nel mio campo visivo, allarmati e trafelati. Sono Freddie Mercury, Brian May e quell’altro tizio che suona con loro, sinceramente non mi ricordo il suo nome e neanche mi interessa.
«Oh, ciao Brimi!» esclamo, infischiandomene del sangue che continua a colare dal mio labbro inferiore.
Roger Taylor cerca di divincolarsi dalla mia presa, ma io lo bracco contro la parete, facendogli sbattere la faccia contro. Non ha la forza che ho io, questo qui crede davvero di farmi paura? Non so neanche cosa vuole da me, ma non mi tiro mai indietro quando c’è da fare a botte. In fondo è divertente.
Brian May è pallido come un cencio e cerca di avvicinarsi, con l’intento di salvare il biondo dai miei assalti. «Stewart, ti prego… lascialo andare!» mi implora.
«Col cazzo! Mi ha mollato due pugni quando ho aperto la porta e io dovrei lasciarlo andare? Lo ammazzo!»
«No!» replica Brian, stringendomi con forza il braccio. «Il fatto è che…»
Distratto, non mi accorgo che Roger riesce a sgusciare via dalla mia presa, per poi mollarmi una testata sul mento.
Barcollo all’indietro e sento la rabbia crescere vertiginosamente. Gli occhi mi si appannano e il tremore delle mie mani si fa sempre più vistoso. «Brutta testa di cazzo!» esclamo furente.
«Basta!» tuona Freddie Mercury, afferrando Roger per la collottola e spingendolo alle sue spalle.
Brian lo abbraccia da dietro e cerca di contenere la sua rabbia, ma il biondo impreca e sbraita nella mia direzione, minacciandomi di morte.
È una scena epica, di quelle che sono realistiche e avvincenti solo se vissute dal vivo. Quelle che si vedono nei film non rendono giustizia al fulgore di un momento sospeso tra follia e demenzialità.
«Dove diamine è quel troglodita di Sting? Tutto questo è successo per colpa sua!» prosegue il leader dei Queen, guardandosi intorno alla ricerca del mio carismatico cantante.
«Ecco, avrei dovuto immaginarlo» sospiro, accettando il fazzoletto che mi viene teso per potermi tamponare il sangue che cola dalla ferita al labbro.
«È entrato nel nostro camerino e ha portato fuori questa cosa di Brian che si è fatto scopare da Stewart Copeland nella doccia!»
Adesso capisco ogni cosa, tutto diventa immediatamente chiaro. Scoppio a ridere e scuoto la testa, battendomi una mano sulla fronte. «Ah, era per questo allora!»
«Ma lui non doveva saperlo, insomma… ero ubriaco e pensavo che tu fossi Roger, cioè…» farfuglia Brian May in difficoltà, mentre cerca di trattenere ancora il biondo batterista tra le braccia.
«E tu te ne sei approfittato, pezzo di merda! Ti faccio fuori, guardati le spalle!» esplode per l’ennesima volta Roger, continuando a esibirsi in una serie di improperi irripetibili e a tratti incomprensibili.
Mi stringo nelle spalle e sorrido sornione. «Se lui era convinto di star scopando con te, perché avrei dovuto distoglierlo? In fondo ci siamo divertiti!» commento.
«È tutta colpa di Sting!» ripete Freddie, per poi chiamare a gran voce il suo acerrimo nemico e invitarlo a portare fuori le palle e venire ad affrontarlo.
«Non posso darti torto» concordo, avvicinandomi poi a Roger e Brian. Appoggio amichevolmente una mano sulla spalla del biondo e gli sorrido cordiale. «Ehi, amico, mi dispiace! Non pensavo che tu e lui aveste una relazione o che foste amici di scopate, insomma… scusami, okay?» Poi allungo la mano e scompiglio i capelli del chitarrista. «Povero Brimi, non è colpa sua! Perdonalo, dai!»
«Perdonalo?! Ma siamo pazzi?!»
«Dai, Roggie, non fare così» proseguo, tendendogli la mano. «Facciamo pace? Mi piace far incazzare soltanto il mio carismatico cantante!»
«Roggie un cazzo!» abbaia, schiaffeggiandomi la mano.
Ma io non demordo, sono per la fratellanza e la pace, nonché per il rispetto per i miei colleghi e per i musicisti che stimo. «Dai! Ehi, Fred, smettila di chiamarlo e vieni qui un attimo!»
Il cantante delle Regine Del Rock mi guarda stranito, poi si accosta a noi. «Che c’è?»
«Perché non organizziamo una vendetta ai danni del mio carismatico e integerrimo cantante Sting?»
Ci scambiamo occhiate cariche di significato, poi cominciamo a sghignazzare e mormorare tra noi, mentre noto che anche Roger infine decide che vuole farla pagare al vero colpevole di tutta questa faccenda.
Io, almeno, ne sono uscito praticamente illeso.
Quando mi volto per cercare il sostegno di Andy, noto che lui e il bassista dei Queen si scambiano occhiate interrogative e stanno in silenzio uno accanto all’altro, imperturbabili. Loro si fanno i cazzi loro, e forse non è poi tanto sbagliato.
«Andy e… com’è che ti chiami tu, ragazzino?»
Freddie mi afferra per un orecchio, chinandosi a parlarmi. «Il ragazzino si chiama John Deacon» sibila in tono tutt’altro che rassicurante.
Schiocco le dita. «Ecco! Insomma, venite a cospirare contro Sting?» propongo con un sorriso innocente.
I due si stringono nelle spalle e, dopo essersi scambiati un’occhiata, scuotono lentamente il capo. Andy offre il sacchetto con i cioccolatini a John, il quale accetta di buon grado.
Che rammolliti, vuol dire che loro non si godranno il divertimento che ci aspetta!




[Sting]

Il mio batterista degenere si sta praticamente buttando sopra la batteria, produce un rumore talmente assordante e fastidioso da coprire i suoni del mio basso e della chitarra di Andy.
Cerco di ignorarlo, ma è veramente impossibile. Lo detesto, è un parassita e non so come fare a buttarlo fuori dalla mia band.
Se solo ripenso al modo in cui mi ha trattato quella merda di Freddie Mercury, mi ribolle il sangue nelle vene.
Questa serata sta andando malissimo, ma io devo cercare di salvare il salvabile, almeno finché sarà possibile.
Sto per attaccare con il ritornello Hole In My Life, quando improvvisamente Stewart smette di suonare e Andy lo imita.
C’è qualcosa che non va, ma io cerco di non badarci e vado avanti per la mia strada. Sono incazzato nero, questa volta questi due idioti mi hanno veramente stancato. Gliela farò pagare più tardi, ah, quanto la pagheranno!
Di botto, una figura si materializza al mio fianco e subito riconosco di chi si tratta, anche perché il pubblico comincia a strillare esaltato e a pronunciare il nome di Freddie Mercury come fosse il nuovo messia.
Gli lancio uno sguardo di fuoco, sperando che se ne vada immediatamente.
Il cantante dei Queen afferra il mio microfono e lo sfila dall’asta, portandoselo poi di fronte alla bocca. «Buonasera a tutti! Sono qui perché ho deciso di fare un omaggio speciale al mio caro amico Gordon Matthew Thomas Sumner, dal momento che tra pochi giorni sarà il suo compleanno! Volete festeggiare con noi?»
Il sangue defluisce dal mio viso e mi sento mancare. Questo è un affronto! Come può avermi chiamato con il mio nome di battesimo di fronte a tutti?
Sento Stewart eseguire un rullo di tamburi estremamente fastidioso, mentre il pubblico batte le mani in maniera cadenzata e il leader dei Queen mi sorride amichevolmente come se fossimo realmente amici per la pelle.
Poi comincia a cantare: «Happy birthday to you, happy birthday to you, happy birthday Gordon Sumner…».
E il pubblico conclude: «Happy birthday to you!».
E giù a gridare, strepitare, battere mani e piedi, mentre Freddie e Stewart si buttano su di me, abbracciandomi di fronte a tutti, seguiti poi da Roger Taylor e Brian May.
Mi viene da vomitare, come possono avermi messo in ridicolo in questo modo? Che figura di merda, sto perdendo totalmente la mia reputazione! Non è possibile, questo è troppo!
Sento le loro braccia attorno al corpo come tentacoli, e sono veramente disgustato e fuori di me per la rabbia!
Li spingo via con furia e mi sfilo il basso, buttandolo a terra. Il rumore che ne consegue è fastidioso e stridente, ma a me non interessa.
Lascio il palco di corsa, andando a rinchiudermi nel mio camerino, seguito dalle risate divertite di quegli stronzi che mi hanno messo in ridicolo di fronte al pubblico.
Una volta raggiunta la mia meta, comincio a gridare e a prendere a pugni il divano, a lanciare tutti gli oggetti che mi capitano a tiro e a sfogare tutto il mio risentimento.
Sono fuori di me, non gliela lascerò passare liscia.
Me la pagheranno tutti, tutti!
Nessuno escluso!






☺ ☺ ☺

Ed eccoci arrivati alla fine di questo delirio incredibile!
Vi giuro che sto ridendo da morire per questi ultimi sviluppi, mi sono troppo divertita a scrivere le scene raccapriccianti che avete letto e non posso fare a meno di sperare che anche per voi sia così!
Che ne dite?
La cosa raccapricciante è che alla fine Stewart l’ha passata liscia, vi rendete conto? Ahh, le ingiustizie della vita -.-” XD
Ringrazio di tutto cuore Soul ed Evelyn per aver letto e recensito i due capitoli precedenti, seguendomi in questa roba che boh, nasce dal nulla e si conclude nel nulla XD pura e semplice demenzialità, ragazzi miei! Ahahahah!
Grazie a chiunque altro si sia avventurato nella lettura, spero di avervi piacevolmente intrattenuto!
Alla prossima ♥
  
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