Antonio era andato via in
pompa magna, e l’aria del palazzo era mutata completamente.
Era come se mancasse un pezzo fondamentale della sua
quotidianità. Le giornate si erano rallentate, ma non la sua
mole di lavoro. Anzi, con l’estate sembrava aumentare a
dismisura. A fatica Ludwig riusciva a tornare a casa, combattendo il
caldo asfissiante, e una volta a casa passava il tempo prima della cena
con Feliciano, che sembrava non volersi allontanare troppo da lui.
La loro relazione stava
andando sorprendentemente bene, anche se era appena iniziata.
Spendevano tanto tempo a parlare degli interessi in comune e a
discutere delle questioni su cui divergevano. Non importava quanto
cercasse di argomentare, l’altro continuava a preferire il
panettone al pandoro e persino per lui sembrava una preferenza davvero
estrema. Poi finalmente Gilbert tornava a casa, dopo essere stato da
Francis, e Feliciano abbandonava la sua casa per tornare nella propria.
« Senti, Kiku
mi ha chiesto di uscire questo venerdì, e ha detto che non
è un problema se vieni anche tu. » la sua mente
torna alla serata in cui aveva conosciuto l’uomo giapponese,
e a ciò che simile conoscenza aveva portato. Non poteva che
essere più che ben disposto ad incontrarlo nuovamente.
« Ti va bene
che venga anch’io? » Feliciano sorride, divertito,
e annuisce.
« Kiku
è un tipo solitario, se ti ha nominato devi avergli fatto
un’ottima impressione. » un tale complimento lo fa
arrossire, e si scopre a distogliere lo sguardo dal viso di Feliciano,
che si acciglia. « Ma tu guarda, stai già pensando
ad un altro uomo! » esclama.
« No, non
potrei mai! » risponde subito lui, cercando di non arrossire
di più. Feliciano gonfia le guance, ma dopo una seconda
occhiata riesce a cogliere il divertimento nella sua espressione.
L’altro lo abbraccia, stringendolo a sé, e lui
ricambia il gesto. Per un po’ rimangono così, e
poi Feliciano alza il viso, in cerca di un bacio che lui gli da senza
alcun problema. Sente le sue mani muoversi sul suo corpo, e scendere
fino al suo fondoschiena. Un simile gesto lo fa arrossire, ma non
toglie il contatto con le labbra, lasciando che l’altro
faccia rimanere le mani dove stanno.
Dopo un po’
è Feliciano a porre fine al loro bacio, e gli sorride.
« Ci sentiamo. » gli dice, lasciandolo
lì a fissare il vuoto.
« Ma sei
davvero sicuro che va bene che vengo anch’io? »
Feliciano rotea gli occhi, stringendogli il braccio e facendogli fare
altri scalini. Non aveva un buon presentimento per quella uscita. Certo
la sua presenza era legittimata, quasi richiesta, ma non riusciva a
togliersi di dosso la sensazione di fare da incomodo per tutto
l’incontro.
« Mamma mia,
Ludwig! » esclama l’altro. « Per la
millesima volta, sì, gliel’ho anche chiesto e ti
ho mandato lo screen con la risposta. » lui sospira,
lasciandosi condurre lungo le ultime rampe di scale. « Dai
che dobbiamo andare a prendere la metro. »
Questa volta avrebbero
dovuto fare affidamento a se stessi. Ludwig si lascia condurre da
Feliciano per tutto il percorso, ignorante sul luogo della loro
destinazione.
« Se non ti
andava di venire potevi dirmelo. » mormora Feliciano, dopo
essersi seduto. Lui sospira.
« Mi andava
di venire. Mi sento solo un po’ nervoso. »
«
È Kiku, non morde. »
« Non
è così semplice. » replica lui.
« È comunque una persona che conosco poco, e non
sono a mio agio in simili situazioni. » Feliciano si
ammutolisce, poi appoggia la propria mano sulla sua.
« Ci sono io
con te. » gli dice sorridendo, e ciò lo fa sentire
un po’ più sereno. « Non sei da solo.
»
« Lo so.
Grazie. » il resto del tragitto prosegue in maniera
più serena, e Feliciano stesso appare più
rilassato. Con calma raggiungono il locale designato per
l’appuntamento, e trovano Kiku lì davanti. Questi
nel vederli esegue un breve inchino, e li invita ad entrare. Feliciano
una volta vicino lo abbraccia, ma simile gesto non sembra infastidire
l’altro uomo, che lo accetta con pacifica rassegnazione.
« Buon
pomeriggio. » dice poi nella sua direzione.
« Anche a
lei. » ricambia quindi lui, e tutti e tre proseguono il
tragitto verso un tavolino appartato. Era un luogo particolare,
nuovamente nel cuore del centro ma nascosto agli occhi dei
più. Era un mistero sul come Feliciano conoscesse simili
luoghi, o che almeno conoscesse persone che lo conducevano
lì. Feliciano ordina un caffè, e lui fa lo
stesso, mentre Kiku prende un tè freddo.
«
É insolito che sia tu a chiedermi di vederci. »
inizia quindi Feliciano, appoggiandosi sul palmo della mano.
« Sono qui
per un motivo. » replica l’altro uomo, mettendo
quindi sul tavolo una busta sigillata. Feliciano la guarda un attimo, e
qualcosa dentro di lui si irrigidisce.
«
É lavoro, vero? » Kiku annuisce, allungandogliela.
«
Sì. A quanto pare hai attirato l’attenzione
all’ultima festa. » simile affermazione non gli fa
piacere, ma l’arrivo del cameriere interrompe ogni suo
sentimento di rimostranza. Questi appoggia sul tavolo le loro
ordinazioni e si defila in fretta. « In realtà ne
ho ricevuto diverse, ma conoscendoti ho selezionato quella migliore.
»
Feliciano sospira, ma
prende comunque la busta e la apre. Dentro c’è un
nutrito plico di fogli, ma lui non ha il coraggio di sbirciare per
vedere di che cosa si tratta. Guarda invece l’espressione di
Feliciano, che passa da rigida e annoiata ad una molto più
sorpresa e interessata.
« Questa
proposta è seria? »
« Ho chiesto
delle conferme, ovviamente, prima di proportela. » vede
Feliciano scorrere freneticamente lungo i fogli, guardare in cerca di
chissà che cosa, con l’espressione che si faceva
sempre più eccitata. Non l’aveva mai visto in
quella maniera.
« Davvero,
è una cosa fantastica, Ludwig- » nel chiamare il
suo nome qualcosa dentro l’altro si ferma, e
l’espressione contenta si incrina un po’. Non ne
comprende il motivo, ma vede l’altro appoggiare sul tavolo i
fogli, con fare più composto rispetto a prima. «
Grazie per l’offerta Kiku. Ci devo pensare. »
L’altro uomo
alza leggermente un sopracciglio, e sembra confuso, ma non dice niente
e prende a sorseggiare il suo tè. « La scelta
è la tua, io sono solo un tramite. Posso solo dirti che sono
interessati a te abbastanza da attendere una tua risposta. »
Feliciano sorride, abbassa lo sguardo.
« Non so come
farei senza di te. » dice, sorridendo. « Conosci un
sacco di gente importante. » Kiku alza lievemente le spalle,
ma ora sta guardando lui. Ludwig non capisce il motivo, ma si
percepisce profondamente scrutato e messo sotto esame.
« Non
importante abbastanza. » risponde con un debole sorriso,
facendo tornare i propri occhi su Feliciano. Da un ultimo sorso al
proprio tè, e poi si alza in piedi. « Io devo
congedarmi. É stato un piacere passare il tempo in vostra
compagnia. Feliciano, quando avrai una risposta contattami, il cliente
vuole avere una risposta, positiva o negativa che sia. »
l’uomo annuisce, sorridendo.
« Non ti
preoccupare, te lo farò sapere. » Kiku si inchina
e se ne va, lasciandoli da soli. Feliciano riprende in mano i fogli,
rimettendoli nella busta. Ancora non aveva idea di cosa si trattasse.
L’altro sembra percepire il suo sguardo, perché
prende la busta e la appoggia sul divanetto accanto sé,
togliendolo definitivamente dalla sua vista. « Ora che ci
penso, siamo rimasti soli, ed è il nostro primo
appuntamento. » gli dice, facendolo arrossire per una simile
nomea. Appuntamento. Gli sembrava di essere una adolescente, non un
uomo adulto, ma nel vedere il viso sorridente di Feliciano non
può fare altro se non sorridergli di ricambio.
« Potremmo
andare da qualche parte insieme. »
«
Sì, è un’ottima idea. A
quest’ora le gallerie non dovrebbero essere troppo affollate.
» lui annuisce, lasciandosi condurre lungo le antiche vie del
centro, godendosi l’atmosfera. Non può tenerlo per
mano, ma di tanto in tanto l’altro sfiora casualmente il
dorso della sua, o gli si fa improvvisamente vicino, e si sente bene in
quella maniera. Sul viso di Feliciano non c’è
più nessuna ombra, e sembra quasi che l’episodio
di prima non fosse mai avvenuto.
C’era tante
cose che ancora non conosceva di Feliciano, ma lentamente gli veniva
voglia di venirci sempre più a contatto, piacevole o
sgradevole che fosse. Non aveva idea se l’altro volesse lo
stesso da lui, e non gliene dava torto. Avevano appena iniziato una
relazione, e ci certo arrabattarsi su queste cose non era ancora giunto
il momento.
« Io te
l’avevo detto che questo film faceva paura. » con
vago sconforto Ludwig accende la luce, giusto per vedere il suo ragazzo
con fratello annesso nascosti tra i cuscini del divano non
può fare altro che sospirare. Certo Gilbert era un gradasso,
ma non riusciva mai a reggere oltre dieci minuti di film, ma
l’insistenza di Feliciano nel vederlo per poi aggrapparsi a
lui urlando destavano in lui più di una
perplessità.
« Oh, meno
male che ora c’è la luce. » borbotta
Gilbert, tornando a sedersi in maniera più composta.
Feliciano si passa una mano tra i capelli, tremando ancora un
po’.
« Pensavo che
lo avrei retto. » commenta, cercando poi qualcosa con lo
sguardo. Sembrava aver cercato lui, tanto che una volta avvistato gli
sorride. « Come mai a te non fa paura? »
« Sono cose
finte. »
«
Sì ma sullo schermo sembra tutto così vero!
» esclama Gilbert, portandosi nuovamente la mano sulla testa.
Lui alza gli occhi al cielo, sedendosi accanto a Feliciano. «
É evidente che hai preso da mamma. » borbotta
quindi, ricevendo un’occhiata. Feliciano, tra di loro, li
guarda entrambi.
« Possiamo
guardarci qualcosa di più leggero. » propone,
sorridendo.
« Io devo
andare in bagno. » dice quindi Gilbert, alzandosi e
defilandosi in fretta. Ludwig sente la porta sbattere, e torna a dare
la sua attenzione a Feliciano.
« Hai ancora
paura? »
« Un
po’. » risponde lui, facendosi vicino al suo corpo.
Aveva notato che col tempo Feliciano si era fatto molto più
fisico nei suoi confronti. La cosa non gli dispiaceva, ma doveva fare i
conti con i suoi stessi limiti sul contatto fisico. Desiderava
toccarlo, ma c’era sempre una voce nella sua testa che
continuava a ripetere sul come conoscesse Feliciano da poco, sul come
non era sicuro di volerlo toccare di più, e sul proprio
pudore. Con una certa cura gli accarezza la testa, gesto che
l’altro sembra apprezzare.
« Questa
serata è andata così, ma possiamo sempre
rimediare la prossima. »
« No, domani
sera credo la passerò a casa con Lovino. » dice
improvvisamente Feliciano. Gli sembra un po’ dispiaciuto, ma
non comprende la ragione. « Io starei volentieri con te, ma
lui è ancora di cattivo umore e vorrei stargli vicino.
»
« Lo capisco,
non ti devi spiegare a me. » Feliciano gli sorride, e poi si
alza dal divano, tenendogli la mano per spingerlo ad alzarsi.
« Gilbert, io
torno a casa! » esclama in direzione della porta del bagno.
L’altro sbuca fuori da essa quasi subito.
« Ma come?
» dice, piccato. « E la nostra serata horror?
»
« Credo non
dovremmo replicarla, ma possiamo comunque vederci qualcosa una di
queste sere. »
« Ci conto!
» esclama Gilbert, sparendo quindi di nuovo
nell’altra stanza. Ludwig si dirige verso la porta,
accompagnando Feliciano, che gli sorride. L’altro indugia un
poco sulla soglia, lo guarda, e lui lo stringe a sé
all’improvviso. Feliciano emette un verso di sorpresa, ma si
lascia stringere e baciare. Non avrebbe scambiato quella sensazione per
nulla al mondo.
« Pensi che
io sia assillante? » gli chiede all’improvviso
Feliciano, giocherellando con il ghiaccio dentro al proprio bicchiere.
Lui si trova a stringere lievemente la presa sul proprio, ponderando la
domanda. Feliciano gli aveva chiesto di uscire insieme dopo il lavoro,
e lui aveva accettato, prendendosi quindi quell’insolito
aperitivo. Se avesse risposto alla domanda di certo Feliciano avrebbe
voluto una risposta articolata.
« No, non lo
sei. »
« Lovino dice
di sì. Non riesco a capire che sto facendo di sbagliato.
» Feliciano sospira, alzando lo sguardo. « Per una
volta che sono io a voler riprendere i rapporti con lui e fare il buon
fratello è lui a fare l’isterico asociale.
»
«
Probabilmente sta avendo un momento no, anche Gilbert ne ha. »
« Il suo
momento no dura da due settimane. » brontola Feliciano,
passandosi una mano sul viso. « Certo non vincerò
il premio del fratello presente e premuroso, ma il suo comportamento
nei miei confronti è talmente gratuito…
»
« Forse
dovresti lasciarlo stare. »
« Per poi
sorbirmi le sue frecciate passivo aggressive? » si
irrigidisce, non sapendo più cosa dire. Feliciano ribatteva
con efficacia a qualsiasi cosa dicesse. L’altro stringe le
labbra, apparendo dispiaciuto. « Scusa, non so cosa mi sia
preso. »
« Sei nervoso
a tua volta, è comprensibile. » Feliciano abbassa
il proprio sguardo, ma non aggiunge altro, facendo scendere un silenzio
piuttosto pesante tra di loro. Lui non sa cosa dire, e non sa nemmeno
da che lato prendere la questione. Il suo telefono vibra, e si trova a
leggere il messaggio del fratello che gli annunciava che avrebbe
trascorso la cena da Francis. Da quando era partito Antonio, Gilbert
sembrava non volersi schiodare dall’appartamento al piano di
sopra. Certo sapeva che tutti e tre avevano una chat dal nome delirante
e che si sentivano ugualmente spesso, ma era ben conscio che un
cellulare era una magra consolazione rispetto alla solida presenza di
un amico vicino. Lui stesso aveva sperimentato una forte nostalgia di
casa, e ogni volta che tornava dalla Germania la sensazione non lo
abbandonava.
« Che dici,
torniamo a casa? » lui si trova ad annuire, facendosi portare
il conto e convincendo Feliciano a lasciarlo saldare a lui.
L’altro si acciglia, ma glielo lascia fare. Non si parlano
per tutto il tragitto, e probabilmente ad occhio esterno non sembrano
nemmeno viaggiare insieme.
Una volta attraversato
la soglia del palazzo Ludwig sente il proprio tempo scorrere
inesorabile, e il momento in cui avrebbe dovuto dirgli qualcosa
più vicino. Non sapeva cosa.
Una volta sul
pianerottolo Feliciano gli sorride, ma è
un’espressione un po’ forzata. Aveva fatto un
errore.
« Mi dispiace
per questa serata. » si scopre a dire lui, cogliendo di
sorpresa l’altro. Feliciano apre un poco la bocca, ma non ne
esce alcun suono. « Voglio dire, mi dispiace averti messo di
pessimo umore. »
L’altro
scuote la testa. « No, scusami tu, non dovevo gettarti
addosso i miei problemi personali. »
« Avrei
comunque dovuto tirarti su il morale ma non ho detto niente. »
« No,
davvero, scusami, avrei dovuto- »
« E che due
palle che siete, Feliciano! Entra in casa e non mettere in piedi una
scenetta drammatica. » dice Lovino, aprendo la porta
dell’appartamento. Simile comparsa lo irrigidisce, facendolo
quasi scattare in piedi. L’altro uomo rimane alla porta, a
braccia incrociate.
« Adesso
vengo Lovino, fammi finire qui. » l’altro emette un
verso di disappunto, ma rientra in casa, lasciandoli soli. Feliciano
appoggia una mano sullo stipite della porta, e fa fatica ad incrociare
il suo sguardo. « Non so cosa dire. »
mormora.
« Se non te
la senti, non è importante. Salutiamoci qui. » per
la prima volta, non si baciano per dirsi arrivederci. Un po’
gli dispiace, ma nemmeno lui ormai era dell’umore per farlo.
Una volta in casa
Gilbert lo guarda, confuso. « L’ultima volta che
avevi quell’aspetto ti aveva lasciato- »
« Gilbert,
non ne voglio parlare. » l’altro fa
un’alzata di spalle.
« Se non ne
vuoi parlare, almeno possiamo berci sopra. » non è
da lui accettare così facilmente una tale proposta, ma con
un vago sconforto si trova a prendere due bottiglie dal frigorifero e a
bere insieme al fratello fino a tarda sera.
Avevano fatto
un’uscita insieme a Kiku.
Ludwig non sapeva dire
se fosse un appuntamento organizzato o se Feliciano avesse insistito
perché presenziasse come terzo incomodo. Certo la situazione
tra di loro era decisamente calma, ma aveva la sensazione che non
stesse andando come doveva.
Kiku, comunque, aveva
libero accesso a qualsiasi luogo d’arte e una simile
opportunità non voleva farsela sfuggire. L’uomo
era silenzioso, ma li aveva condotti entrambi attraverso passaggi
sconosciuti ai più e tramite porte solitamente non aperte
per ammirare capolavori desiderati da persone di tutto il mondo.
Aveva ascoltato
Feliciano parlare di un dipinto specifico, e Kiku aveva aggiunto le sue
conoscenze a riguardo. Anche lui aveva commentato, più
volte, e la loro visita stava lentamente proseguendo.
Alla fine si erano
separati. Lui era rimasto affascinato da una scultura ed era rimasto
indietro, anche se non aveva alcuna fretta di raggiungere gli altri
due. L’arte era un qualcosa che lo toccava fin nel profondo,
e non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Quando si sente prendere la
mano, però, il suo corpo si irrigidisce, e si trova accanto
Feliciano, che gli sorride. Gli era mancato quel genere di contatto.
« Tutto bene?
» gli chiede allora, e l’altro uomo annuisce.
«
Sì. Ammiravo la migliore opera d’arte che si trova
qui. »
«
Sì, hai ragione, questa scultura è fatta in
manie- »
« Ludwig,
stavo parlando di te. » una simile realizzazione lo fa
arrossire, e anche Feliciano, che si appoggia alla sua spalla,
nascondendogli il volto.
« Beh,
grazie, anche se non credo di poter essere paragonato nemmeno a uno dei
lavori d’arte che si trovano qui. » Feliciano
annuisce piano, ma non replica, e tornano entrambi a guardare
ciò che hanno di fronte. Di certo la comunicazione tra di
loro non si era mai affievolita, ma finalmente il silenzio aveva smesso
di essere pesante.
Con calma tocca la sua
mano con la propria, intrecciando le loro dita.
« Siete qui.
» mormora allora Kiku, facendosi vicino. Feliciano non
abbandona la sua posizione e nemmeno lui tenta di sciogliere il loro
contatto. « Pensavo vi foste persi. »
« No, ci
siamo trovati. » mormora Feliciano, continuando a rimanere
appoggiato a lui.
« State
osservando un ottimo lavoro. » dice quindi Kiku, guardando
anche lui la scultura davanti a loro. « Avete buon occhio.
»
« Ludwig era
qui prima di me. » replica lui. « Dovresti
complimentarti con lui. »
Ludwig incrocia gli
occhi con quelli di Kiku, che sorride debolmente, e lui ricambia.
« Vogliamo proseguire? » dice, quindi,
più a Feliciano che a se stesso e l’altro
annuisce, non lasciando però più andare la sua
mano.
Una volta fuori dalla
mostra l’aria calda del pomeriggio li investe appieno, e Kiku
si offre di portarli in un locale, in attesa del tramonto. Feliciano
non si fa pregare, e di conseguenza nemmeno lui. Sistematosi sui tavoli
e prese le loro ordinazioni continuano il loro commentario su quella
esposizione, fornendo critiche che Kiku si premura di raccogliere.
« Comunque
non mi è stata fornita alcuna risposta. » dice
quindi l’uomo, guardando Feliciano. Questi non appare troppo
sorpreso di quelle parole, ma si stiracchia e prende un sorso del suo
aperitivo.
« Ci sto
ancora pensando. »
«
Solitamente, conoscendo la vostra indole, non avresti atteso un giorno
per accettare una simile proposta. »
« Questa
volta sì. » replica secco Feliciano.
« Sono
consapevole di risultare fastidioso, ma il cliente sta facendo
pressioni a me finché la risposta si riveli positiva.
» Feliciano sospira, appare scocciato, e lui appoggia una
mano sopra la sua. Simile gesto invece di tranquillizzarlo sembra
invece irrigidire ulteriormente Feliciano.
« Ho preso
l’impegno di fornire una risposta, e non ho mai mancato alla
mia parola. » dice Feliciano, sfilando la propria mano da
sotto la sua. « Ma devo riflettere seriamente sulla cosa.
» simile risposta sembra soddisfare Kiku, che assume una
postura leggermente più rilassata.
«
Riferirò questo nella speranza di non venire quotidianamente
invaso dalla messaggistica. »
« Ti sta
dando un tale tormento? »
« Vuole a
tutti i costi un restauratore bravo, e a quanto pare tu l’hai
convinto. » Feliciano schiocca le labbra, sembra pensare a
qualcosa, ma poi il suo sguardo si posa su di lui. « Scusa
Ludwig, dovremmo decisamente cambiare argomento, sarà una
noia. »
« No,
affatto, sono un completo estraneo ma simile argomento mi interessa.
» Kiku sorride debolmente.
« Per fortuna
non dovete avere a che fare con un simile ambiente, alle lunghe diventa
piuttosto stressante. » Ludwig vorrebbe fare ulteriori
domande, ma viene fermato da Feliciano.
« Grazie per
il pomeriggio e per la visita anticipata alla mostra, Kiku, ma io e
Ludwig dobbiamo proprio andare. » l’altro uomo
inarca un sopracciglio, per niente convinto da simile uscita, ma sembra
voler lasciar andare la faccenda.
«
D’accordo, non voglio che la nostra amicizia si deteriori a
causa di un cliente troppo insistente. » Feliciano sorride,
questa volta con più sollievo, e si salutano. Con calma si
mettono ad attendere l’autobus, e l’altro uomo pare
chiudersi in un lungo silenzio meditativo.
Lui fa lo stesso. Aveva
tante domande sulla questione, ma non riusciva a formularle e nemmeno
ad esprimerle. Non riusciva spiegarsi il perché Feliciano
sembrasse restio ad accettare una mansione che, a quanto aveva inteso,
gli competeva e lo entusiasmava.
Durante il tragitto
Feliciano quindi riprende a parlargli, distraendolo dalla questione, e
l’atmosfera tra di loro torna come lo era prima. Si sfiorano
le mani durante la strada verso casa, e l’altro apre pure
galantemente la porta, inchinandosi al suo passaggio. Lui ne ride, lo
fa anche Feliciano, e attraversano insieme la soglia del condominio,
adesso mano nella mano.
« E comunque
io avevo ragione a dire che accostare due quadri di quel genere
è una follia. » brontola quindi Feliciano, mentre
fanno le scale. « Insomma, non ci sta, per niente. »
« Ti do
ragione. » replica lui, ottenendo in risposta un sorriso. Una
volta sul pianerottolo Ludwig apre la porta di casa, e Feliciano ci si
fionda dentro senza alcun problema. Dentro c’era il silenzio.
Gilbert gli aveva scritto che sarebbe uscito, ma non aveva specificato
quando sarebbe tornato.
Feliciano quindi aggira
il divano, sedendosi sopra e guardandolo, nel tentativo di fargli fare
la stessa cosa. Lui, con calma, prima prende dell’acqua
fresca dal frigorifero e riempie i due bicchieri, e solo dopo si
accompagna all’altro. Feliciano lo prende grato, e si
appoggia sul suo fianco. Il momento in cui si erano quasi baciati in
quel luogo gli appariva così lontano, e invece era passato
solo un mese. Erano cambiate tante cose da allora.
Era certo che sarebbero
nuovamente cambiate quando Gilbert sarebbe tornato a casa, ma ora aveva
Feliciano con sé, e probabilmente il suo appartamento non
sarebbe stato più così silenzioso. Un
po’ gliene era grato.
In fondo alla sua mente
fluttuava ancora la questione di quel pomeriggio. Feliciano respirava
tranquillo al suo fianco, e forse quello era il momento giusto per
capirne di più.
« Credo
dovresti accettare il lavoro. »
« Cosa?
»
« Il lavoro
di cui parlava Kiku. Credo dovresti almeno provare. » il
corpo di Feliciano si fa improvvisamente rigido, e l’uomo si
mette improvvisamente seduto dritto accanto a lui. Con calma volta in
viso nella sua direzione, e la sua espressione gli appare nuovamente
tesa. Non era affatto un buon segno per lui.
Non sa cosa aggiungere.
D’improvviso la sua mente non riesce a trovare qualcosa da
dire che spezzi la tensione, e non lo fa nemmeno Feliciano, facendo
cadere di nuovo un lungo silenzio che sembrava pesare come un macigno.
Gli occhi di Feliciano
si muovevano in brevi scatti, fissi nei suoi, e dal suo sguardo
sembrava come se stesse guardando uno sconosciuto che gli ha appena
detto qualcosa di sgradevole.
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