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Autore: Ofeliet    10/12/2019    1 recensioni
Tutto sommato quando viene trasferito all'ambasciata di Roma Ludwig si scopre a non protestare in alcuna maniera, e dopo una settimana ha già il biglietto aereo in mano. Una nuova vita lontano da casa in un condominio forse un po' troppo fuori dalle righe, un ambiente completamente diverso, tutto stravolgeva i suoi piani.
Ma, nonostante tutto, si era innamorato.
{ GerIta | HumanAU }
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Antonio era andato via in pompa magna, e l’aria del palazzo era mutata completamente. Era come se mancasse un pezzo fondamentale della sua quotidianità. Le giornate si erano rallentate, ma non la sua mole di lavoro. Anzi, con l’estate sembrava aumentare a dismisura. A fatica Ludwig riusciva a tornare a casa, combattendo il caldo asfissiante, e una volta a casa passava il tempo prima della cena con Feliciano, che sembrava non volersi allontanare troppo da lui.
La loro relazione stava andando sorprendentemente bene, anche se era appena iniziata. Spendevano tanto tempo a parlare degli interessi in comune e a discutere delle questioni su cui divergevano. Non importava quanto cercasse di argomentare, l’altro continuava a preferire il panettone al pandoro e persino per lui sembrava una preferenza davvero estrema. Poi finalmente Gilbert tornava a casa, dopo essere stato da Francis, e Feliciano abbandonava la sua casa per tornare nella propria.
« Senti, Kiku mi ha chiesto di uscire questo venerdì, e ha detto che non è un problema se vieni anche tu. » la sua mente torna alla serata in cui aveva conosciuto l’uomo giapponese, e a ciò che simile conoscenza aveva portato. Non poteva che essere più che ben disposto ad incontrarlo nuovamente.
« Ti va bene che venga anch’io? » Feliciano sorride, divertito, e annuisce.
« Kiku è un tipo solitario, se ti ha nominato devi avergli fatto un’ottima impressione. » un tale complimento lo fa arrossire, e si scopre a distogliere lo sguardo dal viso di Feliciano, che si acciglia. « Ma tu guarda, stai già pensando ad un altro uomo! » esclama.
« No, non potrei mai! » risponde subito lui, cercando di non arrossire di più. Feliciano gonfia le guance, ma dopo una seconda occhiata riesce a cogliere il divertimento nella sua espressione. L’altro lo abbraccia, stringendolo a sé, e lui ricambia il gesto. Per un po’ rimangono così, e poi Feliciano alza il viso, in cerca di un bacio che lui gli da senza alcun problema. Sente le sue mani muoversi sul suo corpo, e scendere fino al suo fondoschiena. Un simile gesto lo fa arrossire, ma non toglie il contatto con le labbra, lasciando che l’altro faccia rimanere le mani dove stanno.
Dopo un po’ è Feliciano a porre fine al loro bacio, e gli sorride. « Ci sentiamo. » gli dice, lasciandolo lì a fissare il vuoto.

« Ma sei davvero sicuro che va bene che vengo anch’io? » Feliciano rotea gli occhi, stringendogli il braccio e facendogli fare altri scalini. Non aveva un buon presentimento per quella uscita. Certo la sua presenza era legittimata, quasi richiesta, ma non riusciva a togliersi di dosso la sensazione di fare da incomodo per tutto l’incontro.
« Mamma mia, Ludwig! » esclama l’altro. « Per la millesima volta, sì, gliel’ho anche chiesto e ti ho mandato lo screen con la risposta. » lui sospira, lasciandosi condurre lungo le ultime rampe di scale. « Dai che dobbiamo andare a prendere la metro. »
Questa volta avrebbero dovuto fare affidamento a se stessi. Ludwig si lascia condurre da Feliciano per tutto il percorso, ignorante sul luogo della loro destinazione.
« Se non ti andava di venire potevi dirmelo. » mormora Feliciano, dopo essersi seduto. Lui sospira.
« Mi andava di venire. Mi sento solo un po’ nervoso. »
« È Kiku, non morde. »
« Non è così semplice. » replica lui. « È comunque una persona che conosco poco, e non sono a mio agio in simili situazioni. » Feliciano si ammutolisce, poi appoggia la propria mano sulla sua.
« Ci sono io con te. » gli dice sorridendo, e ciò lo fa sentire un po’ più sereno. « Non sei da solo. »
« Lo so. Grazie. » il resto del tragitto prosegue in maniera più serena, e Feliciano stesso appare più rilassato. Con calma raggiungono il locale designato per l’appuntamento, e trovano Kiku lì davanti. Questi nel vederli esegue un breve inchino, e li invita ad entrare. Feliciano una volta vicino lo abbraccia, ma simile gesto non sembra infastidire l’altro uomo, che lo accetta con pacifica rassegnazione.
« Buon pomeriggio. » dice poi nella sua direzione.
« Anche a lei. » ricambia quindi lui, e tutti e tre proseguono il tragitto verso un tavolino appartato. Era un luogo particolare, nuovamente nel cuore del centro ma nascosto agli occhi dei più. Era un mistero sul come Feliciano conoscesse simili luoghi, o che almeno conoscesse persone che lo conducevano lì. Feliciano ordina un caffè, e lui fa lo stesso, mentre Kiku prende un tè freddo.
« É insolito che sia tu a chiedermi di vederci. » inizia quindi Feliciano, appoggiandosi sul palmo della mano.
« Sono qui per un motivo. » replica l’altro uomo, mettendo quindi sul tavolo una busta sigillata. Feliciano la guarda un attimo, e qualcosa dentro di lui si irrigidisce.
« É lavoro, vero? » Kiku annuisce, allungandogliela.
« Sì. A quanto pare hai attirato l’attenzione all’ultima festa. » simile affermazione non gli fa piacere, ma l’arrivo del cameriere interrompe ogni suo sentimento di rimostranza. Questi appoggia sul tavolo le loro ordinazioni e si defila in fretta. « In realtà ne ho ricevuto diverse, ma conoscendoti ho selezionato quella migliore. »
Feliciano sospira, ma prende comunque la busta e la apre. Dentro c’è un nutrito plico di fogli, ma lui non ha il coraggio di sbirciare per vedere di che cosa si tratta. Guarda invece l’espressione di Feliciano, che passa da rigida e annoiata ad una molto più sorpresa e interessata.
« Questa proposta è seria? »
« Ho chiesto delle conferme, ovviamente, prima di proportela. » vede Feliciano scorrere freneticamente lungo i fogli, guardare in cerca di chissà che cosa, con l’espressione che si faceva sempre più eccitata. Non l’aveva mai visto in quella maniera.
« Davvero, è una cosa fantastica, Ludwig- » nel chiamare il suo nome qualcosa dentro l’altro si ferma, e l’espressione contenta si incrina un po’. Non ne comprende il motivo, ma vede l’altro appoggiare sul tavolo i fogli, con fare più composto rispetto a prima. « Grazie per l’offerta Kiku. Ci devo pensare. »
L’altro uomo alza leggermente un sopracciglio, e sembra confuso, ma non dice niente e prende a sorseggiare il suo tè. « La scelta è la tua, io sono solo un tramite. Posso solo dirti che sono interessati a te abbastanza da attendere una tua risposta. » Feliciano sorride, abbassa lo sguardo.
« Non so come farei senza di te. » dice, sorridendo. « Conosci un sacco di gente importante. » Kiku alza lievemente le spalle, ma ora sta guardando lui. Ludwig non capisce il motivo, ma si percepisce profondamente scrutato e messo sotto esame.
« Non importante abbastanza. » risponde con un debole sorriso, facendo tornare i propri occhi su Feliciano. Da un ultimo sorso al proprio tè, e poi si alza in piedi. « Io devo congedarmi. É stato un piacere passare il tempo in vostra compagnia. Feliciano, quando avrai una risposta contattami, il cliente vuole avere una risposta, positiva o negativa che sia. » l’uomo annuisce, sorridendo.
« Non ti preoccupare, te lo farò sapere. » Kiku si inchina e se ne va, lasciandoli da soli. Feliciano riprende in mano i fogli, rimettendoli nella busta. Ancora non aveva idea di cosa si trattasse. L’altro sembra percepire il suo sguardo, perché prende la busta e la appoggia sul divanetto accanto sé, togliendolo definitivamente dalla sua vista. « Ora che ci penso, siamo rimasti soli, ed è il nostro primo appuntamento. » gli dice, facendolo arrossire per una simile nomea. Appuntamento. Gli sembrava di essere una adolescente, non un uomo adulto, ma nel vedere il viso sorridente di Feliciano non può fare altro se non sorridergli di ricambio.
« Potremmo andare da qualche parte insieme. »
« Sì, è un’ottima idea. A quest’ora le gallerie non dovrebbero essere troppo affollate. » lui annuisce, lasciandosi condurre lungo le antiche vie del centro, godendosi l’atmosfera. Non può tenerlo per mano, ma di tanto in tanto l’altro sfiora casualmente il dorso della sua, o gli si fa improvvisamente vicino, e si sente bene in quella maniera. Sul viso di Feliciano non c’è più nessuna ombra, e sembra quasi che l’episodio di prima non fosse mai avvenuto.
C’era tante cose che ancora non conosceva di Feliciano, ma lentamente gli veniva voglia di venirci sempre più a contatto, piacevole o sgradevole che fosse. Non aveva idea se l’altro volesse lo stesso da lui, e non gliene dava torto. Avevano appena iniziato una relazione, e ci certo arrabattarsi su queste cose non era ancora giunto il momento.

« Io te l’avevo detto che questo film faceva paura. » con vago sconforto Ludwig accende la luce, giusto per vedere il suo ragazzo con fratello annesso nascosti tra i cuscini del divano non può fare altro che sospirare. Certo Gilbert era un gradasso, ma non riusciva mai a reggere oltre dieci minuti di film, ma l’insistenza di Feliciano nel vederlo per poi aggrapparsi a lui urlando destavano in lui più di una perplessità.
« Oh, meno male che ora c’è la luce. » borbotta Gilbert, tornando a sedersi in maniera più composta. Feliciano si passa una mano tra i capelli, tremando ancora un po’.
« Pensavo che lo avrei retto. » commenta, cercando poi qualcosa con lo sguardo. Sembrava aver cercato lui, tanto che una volta avvistato gli sorride. « Come mai a te non fa paura? »
« Sono cose finte. »
« Sì ma sullo schermo sembra tutto così vero! » esclama Gilbert, portandosi nuovamente la mano sulla testa. Lui alza gli occhi al cielo, sedendosi accanto a Feliciano. « É evidente che hai preso da mamma. » borbotta quindi, ricevendo un’occhiata. Feliciano, tra di loro, li guarda entrambi.
« Possiamo guardarci qualcosa di più leggero. » propone, sorridendo.
« Io devo andare in bagno. » dice quindi Gilbert, alzandosi e defilandosi in fretta. Ludwig sente la porta sbattere, e torna a dare la sua attenzione a Feliciano.
« Hai ancora paura? »
« Un po’. » risponde lui, facendosi vicino al suo corpo. Aveva notato che col tempo Feliciano si era fatto molto più fisico nei suoi confronti. La cosa non gli dispiaceva, ma doveva fare i conti con i suoi stessi limiti sul contatto fisico. Desiderava toccarlo, ma c’era sempre una voce nella sua testa che continuava a ripetere sul come conoscesse Feliciano da poco, sul come non era sicuro di volerlo toccare di più, e sul proprio pudore. Con una certa cura gli accarezza la testa, gesto che l’altro sembra apprezzare.
« Questa serata è andata così, ma possiamo sempre rimediare la prossima. »
« No, domani sera credo la passerò a casa con Lovino. » dice improvvisamente Feliciano. Gli sembra un po’ dispiaciuto, ma non comprende la ragione. « Io starei volentieri con te, ma lui è ancora di cattivo umore e vorrei stargli vicino. »
« Lo capisco, non ti devi spiegare a me. » Feliciano gli sorride, e poi si alza dal divano, tenendogli la mano per spingerlo ad alzarsi.
« Gilbert, io torno a casa! » esclama in direzione della porta del bagno. L’altro sbuca fuori da essa quasi subito.
« Ma come? » dice, piccato. « E la nostra serata horror? »
« Credo non dovremmo replicarla, ma possiamo comunque vederci qualcosa una di queste sere. »
« Ci conto! » esclama Gilbert, sparendo quindi di nuovo nell’altra stanza. Ludwig si dirige verso la porta, accompagnando Feliciano, che gli sorride. L’altro indugia un poco sulla soglia, lo guarda, e lui lo stringe a sé all’improvviso. Feliciano emette un verso di sorpresa, ma si lascia stringere e baciare. Non avrebbe scambiato quella sensazione per nulla al mondo.

« Pensi che io sia assillante? » gli chiede all’improvviso Feliciano, giocherellando con il ghiaccio dentro al proprio bicchiere. Lui si trova a stringere lievemente la presa sul proprio, ponderando la domanda. Feliciano gli aveva chiesto di uscire insieme dopo il lavoro, e lui aveva accettato, prendendosi quindi quell’insolito aperitivo. Se avesse risposto alla domanda di certo Feliciano avrebbe voluto una risposta articolata.
« No, non lo sei. »
« Lovino dice di sì. Non riesco a capire che sto facendo di sbagliato. » Feliciano sospira, alzando lo sguardo. « Per una volta che sono io a voler riprendere i rapporti con lui e fare il buon fratello è lui a fare l’isterico asociale. »
« Probabilmente sta avendo un momento no, anche Gilbert ne ha. »
« Il suo momento no dura da due settimane. » brontola Feliciano, passandosi una mano sul viso. « Certo non vincerò il premio del fratello presente e premuroso, ma il suo comportamento nei miei confronti è talmente gratuito… »
« Forse dovresti lasciarlo stare. »
« Per poi sorbirmi le sue frecciate passivo aggressive? » si irrigidisce, non sapendo più cosa dire. Feliciano ribatteva con efficacia a qualsiasi cosa dicesse. L’altro stringe le labbra, apparendo dispiaciuto. « Scusa, non so cosa mi sia preso. »
« Sei nervoso a tua volta, è comprensibile. » Feliciano abbassa il proprio sguardo, ma non aggiunge altro, facendo scendere un silenzio piuttosto pesante tra di loro. Lui non sa cosa dire, e non sa nemmeno da che lato prendere la questione. Il suo telefono vibra, e si trova a leggere il messaggio del fratello che gli annunciava che avrebbe trascorso la cena da Francis. Da quando era partito Antonio, Gilbert sembrava non volersi schiodare dall’appartamento al piano di sopra. Certo sapeva che tutti e tre avevano una chat dal nome delirante e che si sentivano ugualmente spesso, ma era ben conscio che un cellulare era una magra consolazione rispetto alla solida presenza di un amico vicino. Lui stesso aveva sperimentato una forte nostalgia di casa, e ogni volta che tornava dalla Germania la sensazione non lo abbandonava.
« Che dici, torniamo a casa? » lui si trova ad annuire, facendosi portare il conto e convincendo Feliciano a lasciarlo saldare a lui. L’altro si acciglia, ma glielo lascia fare. Non si parlano per tutto il tragitto, e probabilmente ad occhio esterno non sembrano nemmeno viaggiare insieme.
Una volta attraversato la soglia del palazzo Ludwig sente il proprio tempo scorrere inesorabile, e il momento in cui avrebbe dovuto dirgli qualcosa più vicino. Non sapeva cosa.
Una volta sul pianerottolo Feliciano gli sorride, ma è un’espressione un po’ forzata. Aveva fatto un errore.
« Mi dispiace per questa serata. » si scopre a dire lui, cogliendo di sorpresa l’altro. Feliciano apre un poco la bocca, ma non ne esce alcun suono. « Voglio dire, mi dispiace averti messo di pessimo umore. »
L’altro scuote la testa. « No, scusami tu, non dovevo gettarti addosso i miei problemi personali. »
« Avrei comunque dovuto tirarti su il morale ma non ho detto niente. »
« No, davvero, scusami, avrei dovuto- »
« E che due palle che siete, Feliciano! Entra in casa e non mettere in piedi una scenetta drammatica. » dice Lovino, aprendo la porta dell’appartamento. Simile comparsa lo irrigidisce, facendolo quasi scattare in piedi. L’altro uomo rimane alla porta, a braccia incrociate.
« Adesso vengo Lovino, fammi finire qui. » l’altro emette un verso di disappunto, ma rientra in casa, lasciandoli soli. Feliciano appoggia una mano sullo stipite della porta, e fa fatica ad incrociare il suo sguardo.  « Non so cosa dire. » mormora.
« Se non te la senti, non è importante. Salutiamoci qui. » per la prima volta, non si baciano per dirsi arrivederci. Un po’ gli dispiace, ma nemmeno lui ormai era dell’umore per farlo.
Una volta in casa Gilbert lo guarda, confuso. « L’ultima volta che avevi quell’aspetto ti aveva lasciato- »
« Gilbert, non ne voglio parlare. » l’altro fa un’alzata di spalle.
« Se non ne vuoi parlare, almeno possiamo berci sopra. » non è da lui accettare così facilmente una tale proposta, ma con un vago sconforto si trova a prendere due bottiglie dal frigorifero e a bere insieme al fratello fino a tarda sera.

Avevano fatto un’uscita insieme a Kiku.
Ludwig non sapeva dire se fosse un appuntamento organizzato o se Feliciano avesse insistito perché presenziasse come terzo incomodo. Certo la situazione tra di loro era decisamente calma, ma aveva la sensazione che non stesse andando come doveva.
Kiku, comunque, aveva libero accesso a qualsiasi luogo d’arte e una simile opportunità non voleva farsela sfuggire. L’uomo era silenzioso, ma li aveva condotti entrambi attraverso passaggi sconosciuti ai più e tramite porte solitamente non aperte per ammirare capolavori desiderati da persone di tutto il mondo.
Aveva ascoltato Feliciano parlare di un dipinto specifico, e Kiku aveva aggiunto le sue conoscenze a riguardo. Anche lui aveva commentato, più volte, e la loro visita stava lentamente proseguendo.
Alla fine si erano separati. Lui era rimasto affascinato da una scultura ed era rimasto indietro, anche se non aveva alcuna fretta di raggiungere gli altri due. L’arte era un qualcosa che lo toccava fin nel profondo, e non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Quando si sente prendere la mano, però, il suo corpo si irrigidisce, e si trova accanto Feliciano, che gli sorride. Gli era mancato quel genere di contatto.
« Tutto bene? » gli chiede allora, e l’altro uomo annuisce.
« Sì. Ammiravo la migliore opera d’arte che si trova qui. »
« Sì, hai ragione, questa scultura è fatta in manie- »
« Ludwig, stavo parlando di te. » una simile realizzazione lo fa arrossire, e anche Feliciano, che si appoggia alla sua spalla, nascondendogli il volto.
« Beh, grazie, anche se non credo di poter essere paragonato nemmeno a uno dei lavori d’arte che si trovano qui. » Feliciano annuisce piano, ma non replica, e tornano entrambi a guardare ciò che hanno di fronte. Di certo la comunicazione tra di loro non si era mai affievolita, ma finalmente il silenzio aveva smesso di essere pesante.
Con calma tocca la sua mano con la propria, intrecciando le loro dita.
« Siete qui. » mormora allora Kiku, facendosi vicino. Feliciano non abbandona la sua posizione e nemmeno lui tenta di sciogliere il loro contatto. « Pensavo vi foste persi. »
« No, ci siamo trovati. » mormora Feliciano, continuando a rimanere appoggiato a lui.
« State osservando un ottimo lavoro. » dice quindi Kiku, guardando anche lui la scultura davanti a loro. « Avete buon occhio. »
« Ludwig era qui prima di me. » replica lui. « Dovresti complimentarti con lui. »
Ludwig incrocia gli occhi con quelli di Kiku, che sorride debolmente, e lui ricambia. « Vogliamo proseguire? » dice, quindi, più a Feliciano che a se stesso e l’altro annuisce, non lasciando però più andare la sua mano.
Una volta fuori dalla mostra l’aria calda del pomeriggio li investe appieno, e Kiku si offre di portarli in un locale, in attesa del tramonto. Feliciano non si fa pregare, e di conseguenza nemmeno lui. Sistematosi sui tavoli e prese le loro ordinazioni continuano il loro commentario su quella esposizione, fornendo critiche che Kiku si premura di raccogliere.
« Comunque non mi è stata fornita alcuna risposta. » dice quindi l’uomo, guardando Feliciano. Questi non appare troppo sorpreso di quelle parole, ma si stiracchia e prende un sorso del suo aperitivo.
« Ci sto ancora pensando. »
« Solitamente, conoscendo la vostra indole, non avresti atteso un giorno per accettare una simile proposta. »
« Questa volta sì. » replica secco Feliciano.
« Sono consapevole di risultare fastidioso, ma il cliente sta facendo pressioni a me finché la risposta si riveli positiva. » Feliciano sospira, appare scocciato, e lui appoggia una mano sopra la sua. Simile gesto invece di tranquillizzarlo sembra invece irrigidire ulteriormente Feliciano.
« Ho preso l’impegno di fornire una risposta, e non ho mai mancato alla mia parola. » dice Feliciano, sfilando la propria mano da sotto la sua. « Ma devo riflettere seriamente sulla cosa. » simile risposta sembra soddisfare Kiku, che assume una postura leggermente più rilassata.
« Riferirò questo nella speranza di non venire quotidianamente invaso dalla messaggistica. »
« Ti sta dando un tale tormento? »
« Vuole a tutti i costi un restauratore bravo, e a quanto pare tu l’hai convinto. » Feliciano schiocca le labbra, sembra pensare a qualcosa, ma poi il suo sguardo si posa su di lui. « Scusa Ludwig, dovremmo decisamente cambiare argomento, sarà una noia. »
« No, affatto, sono un completo estraneo ma simile argomento mi interessa. » Kiku sorride debolmente.
« Per fortuna non dovete avere a che fare con un simile ambiente, alle lunghe diventa piuttosto stressante. » Ludwig vorrebbe fare ulteriori domande, ma viene fermato da Feliciano.
« Grazie per il pomeriggio e per la visita anticipata alla mostra, Kiku, ma io e Ludwig dobbiamo proprio andare. » l’altro uomo inarca un sopracciglio, per niente convinto da simile uscita, ma sembra voler lasciar andare la faccenda.
« D’accordo, non voglio che la nostra amicizia si deteriori a causa di un cliente troppo insistente. » Feliciano sorride, questa volta con più sollievo, e si salutano. Con calma si mettono ad attendere l’autobus, e l’altro uomo pare chiudersi in un lungo silenzio meditativo.
Lui fa lo stesso. Aveva tante domande sulla questione, ma non riusciva a formularle e nemmeno ad esprimerle. Non riusciva spiegarsi il perché Feliciano sembrasse restio ad accettare una mansione che, a quanto aveva inteso, gli competeva e lo entusiasmava.
Durante il tragitto Feliciano quindi riprende a parlargli, distraendolo dalla questione, e l’atmosfera tra di loro torna come lo era prima. Si sfiorano le mani durante la strada verso casa, e l’altro apre pure galantemente la porta, inchinandosi al suo passaggio. Lui ne ride, lo fa anche Feliciano, e attraversano insieme la soglia del condominio, adesso mano nella mano.
« E comunque io avevo ragione a dire che accostare due quadri di quel genere è una follia. » brontola quindi Feliciano, mentre fanno le scale. « Insomma, non ci sta, per niente. »
« Ti do ragione. » replica lui, ottenendo in risposta un sorriso. Una volta sul pianerottolo Ludwig apre la porta di casa, e Feliciano ci si fionda dentro senza alcun problema. Dentro c’era il silenzio. Gilbert gli aveva scritto che sarebbe uscito, ma non aveva specificato quando sarebbe tornato.
Feliciano quindi aggira il divano, sedendosi sopra e guardandolo, nel tentativo di fargli fare la stessa cosa. Lui, con calma, prima prende dell’acqua fresca dal frigorifero e riempie i due bicchieri, e solo dopo si accompagna all’altro. Feliciano lo prende grato, e si appoggia sul suo fianco. Il momento in cui si erano quasi baciati in quel luogo gli appariva così lontano, e invece era passato solo un mese. Erano cambiate tante cose da allora.
Era certo che sarebbero nuovamente cambiate quando Gilbert sarebbe tornato a casa, ma ora aveva Feliciano con sé, e probabilmente il suo appartamento non sarebbe stato più così silenzioso. Un po’ gliene era grato.
In fondo alla sua mente fluttuava ancora la questione di quel pomeriggio. Feliciano respirava tranquillo al suo fianco, e forse quello era il momento giusto per capirne di più.
« Credo dovresti accettare il lavoro. »
« Cosa? »
« Il lavoro di cui parlava Kiku. Credo dovresti almeno provare. » il corpo di Feliciano si fa improvvisamente rigido, e l’uomo si mette improvvisamente seduto dritto accanto a lui. Con calma volta in viso nella sua direzione, e la sua espressione gli appare nuovamente tesa. Non era affatto un buon segno per lui.
Non sa cosa aggiungere. D’improvviso la sua mente non riesce a trovare qualcosa da dire che spezzi la tensione, e non lo fa nemmeno Feliciano, facendo cadere di nuovo un lungo silenzio che sembrava pesare come un macigno.
Gli occhi di Feliciano si muovevano in brevi scatti, fissi nei suoi, e dal suo sguardo sembrava come se stesse guardando uno sconosciuto che gli ha appena detto qualcosa di sgradevole.

   
 
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