1838.
Erano tempi bui, quelli. La Guerra di Primavera era appena finita e
nessuno dei
due schieramenti aveva riportato importanti successi. Ovviamente, non
si poteva
dire lo stesso per quanto riguarda la distruzione delle regioni,
detriti
ovunque, uomini tolti ai campi e alle famiglie e mai tornati
– quindi economia
immobile – e una grande carestia. Un vero disastro, a dire il
vero. Vista la
grande povertà che si avvertiva in quel periodo, era molto
sostenuta anche la
presenza di ladri per le vie, tanto che diventava pericolosissimo
girare nelle
vie. Nessuno osava avventurarsi nella grande macchia che caratterizzava
la
regione, meno che mai vagare di notte. Eppure erano frequenti i furti;
ciò
significa che era proprio nei villaggi il grande afflusso di ladri, che
si
mescolavano alla povera gente.
Tra
le rovine tutto ciò che si riusciva a recuperare era
bruciato a causa di un
incendio divampato negli ultimi giorni di guerra, e che era risultato a
dir
poco devastante. Ciò che preoccupava maggiormente le persone
erano però gli
assassini che si aggiravano soprattutto al sud. Erano una branchia
ristretta dei
ladri, si muovevano furtivi, ma uccidevano solo per vivere. I bambini
erano
tenuti in casa dalle madri, e quando dovevano uscire, erano
terrorizzati,
tant’è che volevano rientrare il prima possibile.
Le case non erano più sicure,
ma era più difficile entrarci e quindi tendevano a fare
quell’effetto ai suoi
abitanti. Il termine assassino in quel periodo aveva assunto un
significato
diverso, banalmente era riferito a tutti coloro che compivano un
omicidio. Il
termine originale sottintendeva ben altre caratteristiche, infatti gli
Assassini si muovevano come ombre, erano agilissimi e fulminei nel
porre fine
alla propria missione; inoltre avevano un loro rito, che purtroppo era
stato
perso nel corso dei secoli.
Nel
villaggio erano rimasti pochi uomini, visto che erano dovuti andare in
guerra e
coloro che erano sopravvissuti alle battaglie erano morti assiderati o
per
mancanza di cibo ed acqua. Frequentissime erano pure le morti per
infezione
delle ferite, o per epidemie dovute alla scarsa igiene che si tiene in
guerra.
Quindi erano rimasti solo vecchi – ormai inadatti al
combattimento – e bambini
non ancora pronti. Oltre, naturalmente, alle donne. Era difficile che
si
potesse continuare la produzione agricola, poiché gli
attrezzi pesanti erano
impossibili da usare per fisici non più allenati.
Tom
era un uomo rimasto a casa dalla guerra, data la sua età e
la sua non idoneità
a combattere. Il suo desiderio di servire il suo re era forte, ma era
stato
“catalogato” come un inutile peso che
l’esercito regio si sarebbe dovuto
caricare sulle spalle. Era un uomo che aveva perso tutto, casa,
affetti,
famiglia ed era diventato un ladro per sopravvivere. Era sulla
cinquantina, il
suo corpo – benché presentasse i segni
dell’età – era ancora atletico,
scattante; tutto dovuto agli anni addietro, quando lavorava nei campi
e, nel
tempo libero, si dedicava alla pesca d’altura. Aveva profondi
occhi verdi,
capelli brizzolati e lineamenti perfetti, nonostante
l’età. Il suo volto era
però pieno di rughe e le labbra iniziavano a spaccarsi,
fragili. Era ad un
crocevia: mezzo reduce e mezzo uomo che voleva dimostrare ancora
qualcosa di
importante. Infatti, pur essendo un ladro, ambiva ad un obbiettivo
storico,
voleva far risorgere l’antico ordine degli Assassini, la
Gilda.
Per
lui la guerra era stata sia positiva sia negativa. Gli aveva tolto
tutto,
vedere i corpi dei suoi familiari cadere inerti al suolo lo aveva fatto
uscire
di senno completamente, ma è stato in quei momenti che aveva
iniziato ad
apprezzare l’aroma ed il sapore del sangue, la cosa
fondamentale per entrare
nella Gilda. Sapeva che il rito era stato scritto da qualche parte, un
passo
fondamentale sarebbe stato trovare il foglio, la pergamena. La svolta
sarebbe
arrivata, e per sempre. Questo era uno dei due motivi per cui aveva
iniziato a
rubare. L’altro ovviamente era il cibo.
Era
esausto e disperato, aveva fame ed il lavoro scarseggiava. Ogni tanto,
infatti,
veniva anche commissionato per alcuni suoi furti ed in quel caso il
compenso
era di molto maggiore; erano solo ricchi proprietari terrieri ad avere
abbastanza denaro da poterlo ingaggiare. Da alcuni giorni si era
avventurato in
un’altra regione, dove la guerra non aveva colpito. Sperava
che in quei posti
ci fossero più risorse, città integre e molti
soldi che giravano. Ma si
sbagliava. Tutte le case rimaste erano villette padronali, del demos
nessuna
traccia. Rovine dappertutto, case abbandonate, vie spettrali e
completamente
vuote: questo era tutto ciò che il panorama della regione
poteva offrire. Ci
doveva essere stata carestia, o nel passato qualche grave episodio per
il
regno.
Quella
sera pioveva a dirotto, non c’era vento e le nubi non si
sarebbero diradate
prima di qualche ora. Come se non bastasse le scorte di cibo erano
finite,
l’acqua introvabile e l’apprensione cresceva. Come
avrebbe potuto andare
avanti? Non ne aveva le forze. Tutto iniziò proprio
così, gli eventi presero
una piega inaspettata e tutto il suo mondo cambiò
radicalmente. Doveva cercare
assolutamente un riparo per la notte ed ecco che gli appare in
lontananza una
casa, un rudere abbandonato, costruito completamente in pietra e con
poche
finestrelle. Ci voleva qualche minuto per raggiungerla, ma decise
ugualmente di
tentare. L’erba tutt’intorno era bruciata, di
alberi non c’era nemmeno l’ombra
e quello che doveva essere stato un antico laghetto si era prosciugato.
Iniziò
a farsi delle domande, ma continuò imperterrito il suo
cammino verso la casa,
oramai ad un passo.
Arrivato
davanti al portone, notò che era fatto con un legno
pregiato, molto solido e
resistente. Si avvicinò ulteriormente e vide davanti alla
serratura il simbolo
regio. Significava solo due cose: o era un luogo di culto pagano
– ovvero in
contrasto con la religione adottata dal re in persona molti anni
addietro –
oppure era la sede di qualche organizzazione a lui non propriamente
gradita. La
curiosità cresceva, doveva trovare un modo per entrare. Il
sigillo era molto
antico, rovinato dagli anni e dalle intemperie continue che ci sono a
grandi
altitudini, ma era ancora intatto. Un occasione da non farsi sfuggire:
una casa
antica, opposta al re, quindi di un certo valore, per di più
abbandonata da
almeno duecento anni. Si guarda attorno, non vede nessuno, quindi con
un
particolare attrezzo da ladro fa scattare la serratura ed entra. La
casa è a
dir poco spettacolare, anche se molto spartana. È tardi, la
notte è calata già
da un bel pezzo, quindi decide di coricarsi. Trova un po’ di
paglia, la sistema
e ci si sdraia, contento di poter finalmente dormire profondamente;
l’ultima
volta era stata un bel po’ di tempo prima. Guarda le volte
per un po’, sente
che qualcosa non va, ma preso dalla stanchezza, si addormenta.
Tutto
il popolo aveva bisogno di soldi e di cibo, ma l’aiuto da
palazzo reale tardava
ad arrivare, vista la collocazione tra i monti dei paesini, quindi
tutti
pativano la fame. Pochi turisti ormai passavano di lì,
quindi la gente del
posto iniziò ad insospettirsi. Prima un vecchio che si
dirigeva verso le vette
più alte, adesso due sicari del re. Che fosse successo
qualcosa? La casa era
stata scoperta? Tutti cercarono di informarsi maggiormente, si
ritrovarono agli
angoli delle vie, ma da buoni cittadini decisero di non rischiare per
la
sicurezza del villaggio. Quindi nessuno fece nulla, semplicemente
rientrarono
nelle loro case e si addormentarono beati. I due uomini mandati dal re,
invece,
continuarono ad avvicinarsi alla casetta dove avevano visto entrare il
vecchio
nell’ancor giovane serata. Quell’uomo doveva aver
fatto qualcosa di grosso
perché il re si scomodasse tanto e mandasse due sicari bravi
come loro ad
ucciderlo; peccato che non fossero stati informati della motivazione.
Un uomo
che ammazza senza un buon motivo, lo fa ma senza convinzione alcuna.
Semplicemente
ubbidisce agli ordini. Questo sarebbe stato un errore enorme.
Arrivarono
alla casa, videro il simbolo regio rotto e allora capirono: tramava
contro il
re ed era entrato in un luogo proibito. Entrarono cercando di non fare
rumore,
lo cercarono scrupolosamente, ma né al primo né
al secondo piano trovarono
niente. Salirono le scale, all’ultimo piano lo videro
coricato su un
pagliericcio ed estrassero fulmineamente i pugnali. A bassissima voce
iniziarono la frase di rito: <>.
Tom
si svegliò di soprassalto, con strani sogni in testa e voci
nelle orecchie.
D’istinto schivò il primo colpo, ma il secondo lo
colpì al fianco. Il sangue
iniziava ad uscire dalla ferita, molto profonda, ed ecco un altro colpo
in
arrivo. Con uno sforzo riuscì a rotolare su se stesso e a
levarsi dalla traiettoria
del pugnale, ma un dolore lancinante lo scosse dalla testa ai piedi. Si
mise in
piedi a fatica, si appoggiò alla balaustra e scese le scale
fino al portone
d’ingresso. Lì trovò una spada corta
appesa alla parete, due frecce ed un arco.
Prese quest’ultimò, lo preparò e appena
uno dei due uomini fu a portata di
tiro, senza esitazioni, scoccò la freccia. Andò a
segno, lo colpì in pieno
petto e stramazzò al suolo, inerte. L’altro
però fu rapido, prese un secondo
pugnale dalla cintura e glielo tiro contro. Tom se ne accorse
all’ultimo e si
parò con l’arco. Questo venne distrutto dalla
lama, quindi non restava altro
che combattere corpo a corpo con le spade. La stanchezza si faceva
sentire
tanto quanto la ferita, sempre più aperta dallo sforzo.
Iniziarono il
combattimento, due affondi colpirono di striscio il sicario, ma
altrettanti fu
costretto a subirne. Mentre si preparava ad un nuovo affondo,
sentì le forze
scorrergli via e cadde al suolo. L’ultima cosa che vide fu il
suo nemico
cadere, morto, sul lungo tavolo del primo piano. Poi solo buio.
(Glossario:
assassino = uomo che, banalmente, commette un omicidio.
Assassino = membro della
Gilda degli Assassini )
Continua.
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