Appartamento 24 1
IMPORTANTISSIMO.
Questa
è una sorta di storia a quattro mani, scritta con Celtica.
Non potete gustarvi
veramente “Appartamento 24” senza leggere
“Appartamento 25”. La storia è la
stessa. Per avere un senso, bisogna leggere anche l’altra. Io
mi concentro
sugli avvenimenti che coinvolgono B e Naomi, mentre Celtica si occupa
dei
nostri amati L e Light. Inutile dirvi che le vicende si fondono.
Immaginate
il tutto come una piccola sit-com. E… godetevi la lettura!
So no one told
you life was gonna be this way
Your job's a
joke, you're broke
Your love life's
D.O.A
It's like you're
always stuck in second gear
When it hasn't
been your day, your week, your month
Or even your
year, but
I'll be there
for you
('Cause you're
there for me too)
- I’ll be there for
you, The Rembrandts
I. LA
VOLTA IN CUI CAMBIÒ QUALCOSA
«Ci
sarà un cambiamento».
Continuava
a fissare lo schermo del cellulare, come se ne dipendesse
della sua vita.
Il naso arrossato, il collo alto del maglione a ripararle la gola e gli
occhi
che bruciavano, quella era Naomi Misora, metà vestita e
metà in pigiama, in
attesa della chiamata.
Una
tazza fumante si fece spazio sul tavolo, accompagnata dalla mano di
Beyond,
protetta rigorosamente da uno strofinaccio. Naomi non seppe se
ringraziarlo o
starnutirgli in faccia. Da quando si era ammalata, non la smetteva con
quella
storia dei germi.
L’odore
di caffeina sembrò darle la forza per ignorare
l’ennesima smorfia del
coinquilino alla vista di un fazzoletto appallottolato, vicino al
barattolo di
marmellata. Afferrò il manico della tazza e si trattenne dal
tossire. «Un
cambiamento?»
«Esattamente,
Misora.» Le labbra del ragazzo si allargarono in modo
spaventoso. «Un
cambiamento».
Naomi
sollevò la testa per guardare fuori dalla finestra, oltre le
spalle di Beyond.
«Di certo, nevicherà».
B
stropicciò quella bocca sottile e insolente, e Naomi dovette
fare appello a
tutto il suo autocontrollo per non sorridere. Dopo mesi di strana
convivenza,
iniziava a leggere i suoi pensieri, a comprendere alcune espressioni,
anche se
Beyond Birthday continuava a rimanere un mistero. Un mistero sinistro,
inquietante. Aveva l’aria di chi è pronto a
tagliarti la gola nel mezzo della
notte, un coltello affilato ben stretto nella mano.
Con
la sua mania del pulito e del controllo, non avrebbe lasciato tracce.
Ma
quell’increspatura di labbra era dovuta alla neve, alle scale
che si sarebbero
bagnate e che non sarebbero state più perfette come prima.
Il
suo coinquilino le metteva i brividi, ma riusciva a strapparle anche
dei
sorrisi sinceri e inaspettati.
Fu
proprio la sua voce a riscuoterla dai quei pensieri. «No,
Misora. Cambierà
qualcosa, ti dico. E so già che non ci
piacerà».
Lo
vide ripulire il tavolo già immacolato, spruzzandole di
proposito un po’ di
detergente addosso – tanto per rimarcare
l’ostilità nei confronti dei suoi
germi. Prese il cesto dal divano, pieno dei panni sporchi
più ordinati
che Naomi avesse mai visto in vita sua.
Sparì,
diretto in lavanderia, e Naomi restò sola. Sola, con una
tazza di caffè e un
cellulare che non avrebbe mai squillato.
Bevve
un sorso, e per poco non sputò il liquido sul tavolo.
Certe
cose,
pensò mentre allontanava disgustata la tazza per il troppo
zucchero, non
sarebbero mai cambiate.
Braccia
conserte, una decina di fazzoletti appallottolati e la schiena
indolenzita.
Naomi era rimasta tutto il tempo ad osservare il cellulare sul
tavolino, seduta
sul divano, nella speranza che squillasse. Che uno dei tanti colloqui
fosse
andato bene.
Era
stanca di servire hamburger e patatine. Stanca di essere licenziata.
Stanca di
non poter guadagnarsi da vivere grazie a un lavoro che le piacesse.
Un
cambiamento…
Naomi
arricciò le labbra e si voltò verso la porta.
Forse avrebbero riparato
l’ascensore... o Ryuzaki si sarebbe trasferito altrove, non
riuscendo a trovare
un coinquilino.
Ryuzaki.
Il vicino di casa più strambo del mondo. Era stato il primo
a parlarle di quel
palazzo, dell’appartamento 24. Ryuzaki, il Beyond della porta
accanto. Quei due
erano talmente simili…
Sobbalzò,
sopraffatta dalla suoneria del suo cellulare. Quasi tremante, lo
afferrò con le
mani sudate, e dopo aver tossicchiato diverse volte, rinnovata da un
ottimismo
che non le apparteneva, rispose. «Pronto?»
«Naomi
Misora?»
«Sì,
sono io».
Il
cambiamento. Il cambiamento.
«Sono
Tim, della tavola calda…»
Non
le servì ascoltare altro per capire di essere stata
licenziata. Di nuovo.
Si
era lasciata ricadere senza energie sul divano.
Scoccò
uno sguardo verso la finestra. Nevicava, i fiocchi bianchi cadevano
pigri sulla
città. Si chiese cosa stesse facendo Raye, in quel momento.
Come stesse andando
la sua giornata…
Si
alzò controvoglia, avviandosi verso la cucina per osservare
la neve. La frangia
le solleticava la fronte, ma non perse tempo a scostare le ciocche
ribelli
dagli occhi. Guardò verso il basso, tra gli ombrelli e il
traffico, e tra tutte
quelle teste riconobbe quella di Ryuk. Abitava al sesto piano, proprio
sopra le
loro teste, e Naomi non riusciva a provare simpatia per lui.
Quel
tipo aveva una risata talmente forte e brutta che, di notte, riusciva a
sentirla. Cosa avrà mai da ridere nel bel mezzo
della notte, poi?
Come
richiamato dai suoi pensieri, Ryuk si voltò verso di lei e
per poco non le
venne un infarto. Naomi indietreggiò d’istinto,
urtando il tavolo in legno. Un
rumore sordo, di vetro in frantumi, le fermò il cuore.
Abbassò
lo sguardo, terrorizzata, verso il barattolo di marmellata ai suoi
piedi. No,
no, no.
Beyond
l’avrebbe uccisa. Con le sue stesse mani. E poi
l’avrebbe uccisa di nuovo.
Si
chinò, nel panico, non sapendo cosa fare. Non osava toccare
“il cadavere”,
abbandonato in quella macchia scura che puzzava di fragole. Avrebbe
potuto
ripulire con calma, avrebbe potuto nascondere le prove…
Si
paralizzò, i polpastrelli a pochissimi centimetri dal
barattolo, e quando pensò
che nulla sarebbe potuto andare peggio…
Starnutì.
Merda.
Si
piegò d'istinto in avanti, sporcando la stoffa della maglia
di marmellata. E
proprio mentre era sul punto di portarsi con afflizione le mani tra i
capelli,
sentì bussare.
Afferrò
disperata un fazzoletto dalla scatola sul tavolo, lottando contro il
naso
gocciolante e le cianfrusaglie che aveva lasciato sul pavimento,
coprendosi con
un plaid. Ingoiò la saliva, ripensando al barattolo che non
aveva nascosto. Un
bel respiro e abbassò la maniglia, facendo cigolare la porta.
Il
volto di Beyond apparve come per magia… e Naomi
starnutì per l’ennesima volta.
Aveva già capito tutto? Avrebbe pulito il suo sangue dai
vestiti in lavanderia,
ripiegandoli con cura?
«B…»
Non lo chiamava mai così, le sembrava troppo
intimo… troppo personale.
Un
sorrisetto troppo pronunciato, e Naomi ebbe il terrore che
l’avesse spiata per
tutto il tempo. «Sono qui, Misora».
Avrebbe
tremato se qualcosa, o meglio qualcuno, non avesse attratto la sua
attenzione.
C’era un ragazzo accanto alla porta di Ryuzaki. Teneva un
cappello bagnato in
mano e sul cappotto si poteva notare ancora qualche fiocco di neve.
Ryuzaki
comparve nella scena, con le sue occhiaie scure. «Tu devi
essere Light».
«Molto
piacere».
«Prego,
entra pure. Ti mostro l’appartamento».
Naomi
si strinse nel suo plaid, quasi dimenticando l’orribile
segreto che celava
sotto di esso, e d’un tratto le parole di Beyond di quel
mattino tornarono a
pizzicarle le orecchie. Ebbe una strana sensazione. «Questo
durerà fino a
Natale?»
«Non
credo proprio».
La
porta dell’appartamento 25 si era ormai chiusa, ma Naomi
rimase impalata a
fissarla, finché non sentì qualcosa afferrarle il
polso. Quando si voltò, il
naso di Beyond era vicinissimo. Il suo coinquilino la
studiò, uno strano ghigno
ad allargargli la bocca. «Odori di fragole, Misora».
«È
il mio profumo», mentì, come una stupida.
Beyond
ridacchiò, spostando il plaid con un dito.
«Conosco fin troppo bene il tuo
profumo».
Fu
solo quando Beyond si dileguò nella sua stanza con il cesto
di panni puliti che
Naomi tornò a respirare. Corse verso il barattolo rotto,
finendo col piede su
una scheggia di vetro. Nulla poté impedirle di singhiozzare,
neanche quelle
quattro mura non troppo sottili.
E
fu sicurissima di essere stata udita. Da Beyond, da Ryuzaki…
e da quel ragazzo.
Il loro cambiamento.
Come
prima, vi ricordo di leggere anche la storia di Celtica
“Appartamento 25”, per
trovare un senso in ciò che avete appena letto.
Appartamento
25:
“Light
Yagami si fermò a contemplare il cartello che diceva
“ascensore rotto”. Aveva
le spalle ricoperte di neve, come il cappello che stringeva in mano.
«L’ascensore
è rotto» disse qualcuno alle sue spalle.
«Non
l’avevo notato.»
«E
allora perché stai lì immobile a
fissarlo?»
Light
si voltò. C’era uno strano ragazzo dietro di lui,
con un cesto pieno di panni
piegati tra le braccia. Più che strano, Light
l’avrebbe definito inquietante.
Soprattutto per gli occhi rossi e la postura ricurva.
«Aspetti
che qualcuno venga ad aggiustarlo?»
«Certamente.
Sto proprio aspettando che arrivi qualcuno a ripararlo.»
Poi
sollevò gli occhi al cielo e prese a salire le scale.
Sentì la presenza
dell’altro dietro di sé, così
salì più veloce.
«Stai
andando a trovare qualcuno?»” CONTINUA
A LEGGERE.
Se
vi state chiedendo da dove sia saltata fuori questa bellissima idea, ve
lo dico
subito: Celtica.
Volevamo
scrivere qualcosa insieme da secoli, ma nessun fandom ci ha mai unite
così
tanto come Death Note. E lei ha avuto questa brillante idea di scrivere
storie
collegate, gemelle.
Come
già detto, io mi occuperò dei punti di vista e
delle vicende di Beyond e Naomi,
lei di L e Light. Le avventure e le disavventure, ovviamente,
collidono. Per
questo è davvero fondamentale leggere entrambe le storie. Mi
raccomando.
E…
troverete spesso dei piccoli richiami ad altre sitcom. Insomma,
chiunque
coglierà il nesso dell’ascensore rotto
vincerà un premio!
Spero
che la lettura sia stata di vostro gradimento, che a differenza di me e
Naomi
non siate influenzati e che le persone con cui vivete siano meno
strambe di…
queste.
Grazie
a chiunque sia arrivato fin qui. Grazie a chi deciderà di
dare una chance a
questa storia e grazie a chi deciderà di lasciare il proprio
parere.
See
ya!
|