Il flat notturno
«Hayko,
vieni qui!» strillò Shavo, mentre Sonia spiegava a
Shavo Dylan che non poteva avere un altro sacchetto di caramelle
gommose.
La famiglia Odadjian
si trovava in giro per uno dei
mercatini più belli di Los Angeles; i genitori avevano
deciso di portare fuori
i loro tre bambini durante quella tiepida domenica di aprile, nel
tentativo di
svagarsi e di scollare i due figli maggiori dai videogames.
Lia Rose se ne stava
tranquilla al fianco della madre,
mentre gli altri due correvano da una parte all’altra senza
sosta.
Shavo
sospirò. «Dylan, non toccare!»
esclamò, notando che il
figlio maggiore frugava tra le cianfrusaglie di una bancarella di
antiquariato.
«E quella
cos’è?» strillò
d’improvviso Hayk, il mezzano, indicando
un enorme oggetto.
Il padre gli si
avvicinò e ne approfittò per prendergli la
mano e impedirgli di scappare ancora. «Quella è
una macchina da scrivere» spiegò.
Era una vecchia
Underwood perfettamente conservata, ripulita
e tirata a lucido. Il bassista si chinò per esaminarla
meglio e si accorse che il
tasto della lettera s era rotto.
«Che
peccato» mormorò tra sé.
Un ricordo che credeva
dimenticato riaffiorò alla sua mente
e lo riportò indietro a quando anche lui era un bambino.
«Nonna
Odadjian, dove siamo?» chiese il piccolo Shavo.
La donna sorrise e,
tenendolo per mano, lo guidò lungo un
corridoio formato da due scaffali stracolmi di oggetti. «In
un negozio di
antiquariato.»
«Cosa
significa?»
«Qui si vendono
le cose antiche che sono appartenute a
delle persone molto importanti che ormai non ci sono
più.»
«Non sono
nuove?» domandò dubbioso il bambino.
«Esatto.»
«Io non ci sono
mai stato, in Armenia non ci sono questi
negozi!»
Continuarono a camminare,
finché non si fermarono di
fronte a una grande scrivania su cui troneggiava un’enorme e
imponente reliquia.
«Hai mai visto
una macchina da scrivere?» chiese la nonna
dolcemente.
Shavo si
avvicinò timoroso all’oggetto e lo
scrutò per
bene, allungando timidamente la manina per accarezzarlo. «No,
in Armenia non ci
sono neanche queste cose! Nonna Odadjian, qui a Los Angeles
è pieno di cose
bellissime!»
La donna rise.
«Vuoi sapere come si usa?»
«Sì!
Ti prego!» esultò Shavo.
«Vedi questi
tasti? Ognuno ha una lettera o un simbolo
disegnato sopra. Con questi si può scrivere senza usare la
penna.»
Il bimbo la
scrutò un po’ confuso e un po’
affascinato.
«Davvero? E possiamo usarla?»
Nonna Odadjian sorrise e
scosse il capo, afferrando di
nuovo il nipote per la mano. «Questa no.»
«Nonna,
c’è un problema!»
«Ovvero?»
Shavo indicò
uno dei tasti. «È rotto, vedi? Non si
può
scrivere!»
«Ecco
perché non possiamo comprarla, capisci?»
Il bimbo annuì
e seguì la nonna, felice della sua prima
volta in un negozio così bello.
«Papà!»
strillò Shavo Dylan, riportando il bassista alla
realtà.
«Si
può sapere cos’hai da gridare ancora?»
«Voglio le
caramelle!»
I genitori si
scambiarono un’occhiata, poi il padre cedette
e annuì.
«Evvai!»
«Shavo!»
esclamò Sonia, battendosi una mano sulla fronte.
La giornata era ancora
lunga e lei già non vedeva l’ora di
tornare a casa.
♥
♣
♦ ♠
Ed eccomi qui,
carissimi lettori!
Questa flash, oltre a
seguire il corso della “12x12” con il
prompt “Mercatino” suggerito da alessandroago_94,
partecipa anche a “Il contest
delle prime volte” indetto da Inzaghina.EFP sul forum. Il
prompt è segreto,
perciò per il momento non lo specificherò!
Ho voluto raccontare
la prima volta che i figli di Shavo e
Sonia vedono una macchina da scrivere, e poi ho voluto partire da
lì per fare
un flashback nel passato del padre che, a sua volta, aveva visto per la
prima
volta una macchina da scrivere, mentre era – sempre per la
prima volta – in un
negozio di antiquariato.
Vi devo alcune
spiegazioni importanti: Shavo, il bassista
dei System, è davvero sposato con Sonia, e i due hanno
realmente tre figli:
Shavo Dylan (il maggiore), Hayk Victor (il mezzano) e Lia Rose (la
piccolina di
casa). A proposito, so che la foto per il banner (tratta dalla pagina
facebook di
Shavo) non è di gran qualità, ma mi piaceva
troppo l’idea di inserire uno scatto
della famiglia Odadjian al completo :3
Ho deciso di far
comparire la nonna di Shavo nel flashback
perché lui era veramente molto legato a sua nonna,
perciò ho voluto immaginare
che lei lo portasse a scoprire delle belle cose in quel di Los Angeles.
Quando il bambino
parla dell’Armenia, lo fa perché è
veramente nato lì, per poi trasferirsi in seguito a L.A.
Tutti i componenti dei
System hanno origini armene, nonostante Shavo sia l’unico a
essere nato laggiù.
Infatti, Serj e John
sono nati in Libano, mentre Daron è
nato a Hollywood ^^
Per quanto riguarda la
macchina da scrivere che ho citato,
ho preso spunto per la marca Underwood dalla macchina da scrivere
presente nel
romanzo Il
gioco dell’angelo di Carlos Ruiz
Zafón, sia da delle piccole
ricerche che ho fatto io stessa. Metto subito le mani avanti: non sono
affatto
un’esperta di macchine da scrivere e ne ho visto una solo una
volta, quindi
abbiate pietà se per caso ho scritto stupidaggini XD
Ringrazio Ale per il
prompt, tutti gli altri partecipanti
alla sfida e la giudice del contest :3
Ci sentiamo al
prossimo aggiornamento ♥
|