Allora, di solito non scrivo
angoli off prima del capitolo ma stavolta è d'obbligo. Prima
di subire un linciaggio per il ritardo a postare e per
l'entità del capitolo mi giustifico in due modi. 1) non sono
stata a casa per un lungo periodo, da ciò la mia lunga
assenza. 2) e più importante questo è un capitolo
di transizione con una montagna di flashback, mi rendo conto sia
pesante e forse più noioso rispetto agli altri ma sono tutti
tasselli necessari per poterli ricollegare poi dopo, con l'andare della
storia, inoltre questo capitolo è scritto da tempo e non
capisco perché non me lo segnava caricato, quindi
è arrivato in ritardo nonostante fosse gia pronto, il lato
positivo è che la parte due è già
in stesura da tempo e per questo quasi pronta. Quindi se possibile
sopportate questo capitolo e vi prometto che già dal
prossimo ci saranno risvolti più interessanti. Enjoi it! :)
CAPITOLO
4
Walking
Rage (pt.1)
Il
rumore sordo, di un sasso che rotolava, riempì l'aria. Unica
presenza in una strada altrimenti vuota di Storybrooke. Henry
camminava a falcate lunghissime, le mani ficcate in tasca con
veemenza, chiuse a pugno, tanto da tirargli la giacca sulle spalle.
La solita sciarpa svolazzava sferzante alle sue spalle, sospinta
dalla camminata impetuosa del ragazzo. Un ringhio rabbioso
fuoriuscì
dalle sue labbra, facendogli vibrare il petto, mentre raggiungeva di
nuovo quel povero sasso. Caricò il piede all'indietro, e
sferrò
quello che ormai doveva essere il milionesimo calcio a quella pietra
che si schiantò dura contro la gomma morbida delle sue
scarpe da
ginnastica.
< Stupido
Pirata! > esalò, la voce traboccante di collera.
Odiava
profondamente quel momento, odiava quella situazione. Le parole di
Killian ancora gli rimbombavano nelle orecchie, avvelenandogli di
rabbia il sangue, che continuava a pulsare ferocemente. Mentalmente,
Henry si maledisse. Si disse che avrebbe dovuto saperlo, avrebbe
dovuto aspettarselo. Cosa si aspettava, alla fin
fine, di
tanto diverso, da Killian Jones? Che si spendesse per salvare Regina?
Era inutile girarci intorno, Killian era sempre stato un egoista. Non
aveva mai salvato praticamente nessuno, a malapena Emma, e per un
motivo ben noto a tutti. Nessuno, invece, aveva mai voluto salvare
Regina. A nessuno importava così tanto di sua madre. A parte
lui, e,
alla fine dei conti, Emma. Solo lei aveva voluto aiutarla, capirla.
Fin dai tempi più bui, fin da quando le due donne si
odiavano, e
nonostante Regina avesse reso la vita di Emma un inferno. Come con
Biancaneve prima di lei. Tuttavia, Emma non aveva mai ritratto la sua
mano, quando Regina aveva avuto bisogno di afferrarla. Come la volta
dell'incendio inscenato da Gold.
Flashback:
Un
boato riempì l'aria, un'onda d'urto si rovesciò
sui corpi di Emma e
Regina, sbalzandole via come fossero scatole di cartone vuote.
L'odore acre del fumo si sprigionò subito, e lo scrocchiare
secco e
crepitante delle fiamme riempì loro le orecchie. Entrambe si
issarono sui gomiti, osservando, sgomente e spaventate, le fiamme che
lambivano il posto a quasi un metro da loro. Emma si
affrettò a
rimettersi in piedi, gli occhi chiari illuminati da quell'incendio.
Regina, colta dal fumo, cominciò a tossire, senza alzarsi.
Una
pesante sbarra in ferro era caduta sul suo ginocchio, con una
violenza tale da ferirla. Emma, in piedi, prese quella sbarra e la
scostò, buttandola via e liberando la gamba del Sindaco.
Dunque si
sbrigò a spostarsi, andando alle spalle di Regina, che
ancora gemeva
di dolore, a terra
<
Presto,
Andiamo! Dobbiamo uscire da qui! > esclamò la
Salvatrice,
allarmata. Ma Regina continuava a non riuscire a issarsi.
<
Non
riesco a muovermi! > replicò, vagamente in panico.
Emma la guardò,
la mano ancora allungata verso di lei. Si issò appena e
guardò
lungo le scale nell'unica via ancora illesa dalle fiamme.
<
Deve
farmi uscire! > continuò Regina, agitandosi <
Mi aiuti >
domandò ancora, allungando ora lei la mano verso Emma. La
Salvatrice
la guardò, per un secondo. Quasi stesse soppesando l'idea di
lasciarla li, ricambiando quello sguardo scuro. Guardò poi
ancora
quel muro spaventoso di fiamme.
La
sua mano era ancora giunta a quella di Regina, ma dopo poco, Emma
prese a riscendere gli scalini dai quali Regina non riusciva ad
alzarsi. Passò accanto alla donna, voltandole le spalle, e
il
Sindaco, nel panico, le afferrò un braccio con forza,
portandola a
voltarsi, cercando di impedirle di lasciarla li da sola.
<
Vuole
lasciarmi qui, non è vero? > domandò
infatti, esplicando quel
pensiero. In tutta risposta, con uno strattone, Emma liberò
il
braccio, e le voltò di nuovo le spalle, saltando un secondo
dopo,
fra le fiamme e il fumo, e sparendo dalla vista di Regina. Il sindaco
la guardò sotto shock. Nel panico, più evidente.
Si voltò e cercò
di sollevarsi, facendo leva solo con le braccia, cercando di risalire
quegli scalini. Ma non sarebbe bastato. Non fosse che la Salvatrice,
non aveva affatto deciso di lasciarla bruciare viva. Una nuvola di
aria e schiuma, di fumo diverso, agenti chimici tipici di un comune
estintore, andarono a mangiarsi parte delle fiamme. Irrompendo nel
luogo in cui ancora stava Regina,
e abbassando
notevolmente quel muro di fuoco, dalla parte in cui Emma era appena
uscita. Regina si voltò stupita,
tossendo appena nuovamente e
cercando di dissipare tutto quel fumo. Tutto fu grigio per un
istante. Grigio denso e totale, Regina non vide più nulla.
La prima
cosa che riuscì a mettere di nuovo a fuoco fu la figura di
Emma,
controluce, che ritornava indietro con un estintore in mano. La
salvatrice andò spedita verso di lei, afferrandole la mano,
e
aiutandola a tirarsi su. Regina fece passare il braccio sulle spalle
della bionda e Emma a sua volta le cinse la vita, per assicurarsi che
non cadesse di nuovo, fungendo quasi da stampella umana. Senza
nemmeno soffermarsi a guardarla, Emma partì spedita verso
l'uscita.
Regina invece, per un solo istante la guardò stranita.
Zoppicando, e
con la Salvatrice
a sostenerla riuscì a
uscire da quella porta maledetta e a fuggire da quell'incendio. Con
un calcio Emma sfondò la porta gia rovinata dalle fiamme, E
arrivarono sulla strada, sporche di fuliggine, coi polmoni brucianti
per il fumo eccessivo, e la tosse che scuoteva entrambe. In una mano
Emma reggeva ancora l'estintore, che poi lasciò cadere,
quando
pochi passi dopo, un nuovo eccesso di tosse la piegò in due.
Regina
le scivolò appena a sua volta, e posò la gamba
lesa a terra.
<
La
caviglia! > si lamentò il sindaco < Poteva
mettermi giù
delicatamente! > continuò inveendo contro Emma
accanto a lei, e
reggendosi in malo equilibrio sul piede sano.
<
Si
sta lamentando del modo in cui le ho salvato la vita?!
>replicò
stizzita la bionda.
< I
vigili del fuoco sono qui, non eravamo davvero in pericolo >
sferzò ancora la mora, incapace di ringraziare la donna che
tanto
odiava. Emma cercò di riprendersi dalla tosse, e si fece
appena
avanti
< D'accordo
>
replicò all'indirizzo di Regina < In
tal caso, se
ricapitasse, sa che le dico? La salverei
mille volte.
Perché è quello che fanno le persone civili. Le
persone buone >
e, detto questo, se ne andò, voltando le spalle a quella
donna
crudele, e di nuovo scossa dai fremiti della tosse.
-End
Flashback
Probabilmente
sarebbe stato più semplice, per Emma, liberarsi della rivale
in quel
momento, probabilmente, anzi sicuramente, quello
avrebbe fatto
Killian, se fosse stato al suo posto. Ma sua madre, Emma, la
Salvatrice, non lo aveva fatto. " La salverei mille volte ".
Henry
continuò la sua camminata feroce, mentre la sua mente
galoppava, e i
ricordi, che quella mattina aveva spinto via per non risultare
scontroso o antipatico, lo invasero. Ogni singola briciola, ogni buon
motivo che potesse fargli detestare il pirata ancora di più
era ben
accetto. E si dava il caso che le occasioni in cui le sue madri si
erano salvate a vicenda non fossero poche. Ogni singolo episodio era
una goccia di fuoco nelle sue vene. Perché quel buono a
nulla non
poteva essere un pò più come loro?
Perché una Emma che veniva
vessata e maltrattata, alla fine quasi uccisa, da Regina, non aveva
comunque mai esitato a salvarla, e invece quel maledetto Pirata non
voleva muovere un dito?! E ancora altri mille esempi si stamparono a
fuoco nella sua mente, alimentandolo. Quando le cose erano crollate
davanti agli occhi di Regina, e tutti si sarebbero, di li a poco,
dedicati al linciaggio. Anche li, nonostante quasi un anno di
maltrattamenti, Emma non era rimasta ferma, non aveva lasciato che la
cittadinanza arrabbiata andasse a vendicarsi fisicamente di Regina.
Il ricordo affiorò prepotente. La sua vocina, ancora esile
per via
dell'età, impegnata in una preghiera, gli inondò
le orecchie.
Flashback:
<
Ha
ragione, Vi prego! È pur sempre la mia mamma > Henry
si
rivolse ad Emma, che a sua volta si soffermò a guardarlo. Un
piccolo
sospiro interiore, mentre la Salvatrice sollevava gli occhi su i suoi
genitori davanti a lei, e agli altri amici.
<
Noi
dobbiamo fermarli > sentenziò, decisa e diretta. Mary
Margareth scambiò un occhiata profonda con la figlia, mentre
David
si voltò prendendo a parlare con gli altri del gruppo.
<
Se
la magia è arrivata fin qui, Regina potrebbe aver riavuto i
suoi
poteri... > ragionò, posando poi di nuovo i suoi
occhi su
Emma. Lo sguardo del principe scivolò ancora indietro, sulla
folla
che correva inferocita e imbestialita. < E per loro sarebbe la
fine > concluse. In un lampo di consapevolezza, Mary Margareth
e David si guardarono, un filo di allarme sospeso tra di loro.
Avevano conosciuto bene Regina e i suoi incredibili poteri. Un ultimo
cenno d'intesa, e tutti assieme si misero a correre, a rotta di
collo, verso la casa assediata del Sindaco.
Nel
frattempo, davanti all'uscio bianco e immacolato della dimora di
Regina, la folla si era ammassata. Il dottor Whale diede tre forti
botte sul legno chiaro, bussando con violenza.
<
APRI! >
Whale si spostò verso l'oblò a vetri accanto alla
porta. < Apri,
o veniamo a prenderti! > altri tre forti colpi scossero la
porta, che subito dopo si aprì. Regina apparve, un
sorrisetto sulle
labbra
<
Come
posso aiutarvi? > domandò, vagamente sarcastica.
Whale
s'innervosì ulteriormente
<
Quel
sorrisetto, ti abbandonerà presto Regina. Ci hai portato via
tutto,
e adesso.. > cominciò, ma Regina lo interruppe.
<
Cosa? >
domandò, senza mostrare il minimo tentennamento, davanti
alla furia
dell'uomo. < Siete venuti ad uccidermi? >
continuò senza
timore.
<
Alla
fine...ma prima devi soffrire > replicò con veemenza
e odio
Whale. Regina non indietreggiò, al contrario si fece avanti.
Spintonò con una mano il dottore
<
Ascoltare
te è stata una sofferenza sufficente per tutti >
rispose la
donna, spintonandolo ancora una volta abbastanza da farlo
indietreggiare per un bel pezzo. Dunque il Sindaco si rivolse al
resto della folla < D'accordo popolo. Volevate vedere la vostra
Regina? Bene miei cari.. > Regina prese a scendere i pochi
scalini, in maniera minacciosa verso le persone li presenti.
<
Lei...
è... QUI! > con sicurezza, Regina provo a richiamare
il suo
potere, tentando di slanciare un attacco dalle sue mani. Ma nulla
scaturì da esse. La folla fece per ripararsi, ma non accadde
nulla.
Lentamente presero a risollevarsi, Regina parve interdetta. Felici i
cittadini presero a rumoreggiare < Non ha funzionato! >
< Non ha poteri! >
Regina
si osservò le mani < Cosa?... >
mormorò fra se. Prese a
indietreggiare, mentre la folla si faceva avanti sotto il grido
generale di < Prendiamola!! >. Whale si fece avanti,
riprendendo il capo del gruppo, e afferrandola con forza. La
mandò a
impattare contro una colonna.
<
Dove
eravamo rimasti? > domandò sornione. Fece per
portarle le mani
al collo.
In
quel momento Emma e gli altri arrivarono. La salvatrice si fece largo
fra la folla a spintoni.
<
FERMATI! >
strillò, avanzando a falcate verso Whale.
<
Lasciala!
LASCIALA! > con prepotenza, Emma scostò le ultime due
persone
dalla sua via, e afferrò il braccio del dottore, cercando di
strattonarlo via. Whale mollò la presa
< E
perché dovrei?! > le domandò, visibilmente
in collera. Emma
non si fece intimorire e lo fissò negli occhi, con forza.
<
Perché
sono ancora lo sceriffo > replicò secca. David
accorse a darle
manforte. < E perché è lei che vi ha
salvato >
aggiunse. La folla non smise di rumoreggiare, e allora anche Mary
Margareth rincarò, tra le braccia un Henry che guardava la
scena
dispiaciuto.
< E
perché a prescindere da cosa ha fatto Regina, niente
giustifica un
linciaggio! > esclamò. Henry guardò Emma,
la muta speranza
negli occhi che la sua mamma salvasse Regina. La salvatrice si
rivolse ancora a Whale
<
Qui
non si uccide la gente > aggiunse. Ma Whale non pareva voler
mollare
<
Ma
noi non siamo di questo mondo > replicò ancora.
<
Ora
però ci vivete > rispose a tono la Salvatrice. David
si fece
avanti, la pazienza al limite
<
Ok
Whale, smettila > Gli scostò con un colpo il braccio,
mettendosi fra lui e Regina.
<
Giù
le mani! > si lamentò il dottore. < Non sei il
mio
principe > aggiunse, faccia a faccia con David. Regina
lanciò
uno sguardo in quella direzione, mentre David si accigliava. <
Ma
tu chi sei? > chiese.
Whale
non si rispose, ma la folla era ormai protesa verso Emma, Mary
Margareth e David, e convinsero tutti a lasciargli portare Regina in
prigione, senza ferirla.
-End
Flashback.
Non
aveva esitato, nemmeno quella volta. Nemmeno davanti alla tentazione
di veder linciare la sua più grande nemica Emma aveva
ceduto. E così
Davi, così Mary Margareth. Nessuno di loro aveva permesso di
farle
del male. Avevano dimostrato coraggio, bontà d'animo.
Avevano
dimostrato di essere persone migliori di quanto Killian Jones avrebbe
mai potuto essere. Un piccolo raggio di speranza si accese nel suo
petto a pensare che, probabilmente, anche i suoi adorati nonni erano
dalla sua parte per il piano di andare a salvare Regina negli inferi.
E anche quella volta, che Emma lo avesse fatto per lui o meno, non
importava. Lo aveva fatto perché era la cosa giusta,
perché non era
una vigliacca, ne' un'egoista. Altri calci, altro rumore di quel
sasso che rotolava inerme, unico sfogo per la sua rabbia galoppante.
Lui, rapito, nemmeno sapeva dove fosse diretto. Le immagini
continuarono a scorrere dietro i suoi occhi. E nuove ondate di rabbia
calda lo invasero quando fu il turno di ricordarsi delle cose buone
che aveva fatto Regina. Perfino la sua mamma adottiva, rimasta
crudele e spietata per anni, aveva lentamente cambiato il suo mondo
interiore. E Henry ricordava, ricordava tutto, come fosse successo
solo il giorno prima. Ricordava il volto di sua madre, trabboccante
di lacrime, mente gli diceva che lo avrebbe lasciato andare, lo
avrebbe lasciato di libero di stare con David, se era quello che
voleva. Una pugnalata in pieno stomaco per lui, in quel momento. Il
ragazzo rallentò il passo, piegandosi leggermente sotto una
fitta di
sofferenza quasi fisica. Riprese ad accellerare subito dopo, la
mascella contratta e nuovo fuoco nelle vene. A pensarci bene, perfino
le loro magie si erano sempre alimentate a vicenda. Anche quando
ancora Emma non era consapevole dei suoi poteri...un cappello a
cilindro nero, si posò sul fondo dei suoi occhi chiari e
vitrei,
mentre un nuovo ricordo lo inghiottiva.
-Flashback:
La
situazione era critica, nel peggiore dei modi possibili. Una figura
nera, oscura, la stessa che pareva aver marchiato l'anima di Filippo
nell'altro mondo incombeva su di loro. Mary Margaret, David, Emma e
Regina erano intrappolati in quella stanza cercando di combattere
quell'entità. Con foga David brandì davanti a se
una scopa
infuocata, usata a mo' di torcia. La creatura parve spaventata da
quel fuoco, ma il principe non riusciva comunque a farla demordere.
Nel frattempo, Mary Margaret aveva organizzato una difesa, lasciando
colare del liquido infiammabile.
<
David! >
urlò Mary Margaret. Il principe si voltò, e non
ebbe bisogno di
ulteriori spiegazioni dalla moglie. Si avvicinò velocemente
e diede
fuoco a quel liquido, creando un muro di fuoco fra le tre e la
creatura, ma lasciando se stesso a fronteggiarla. Regina, a terra nel
tentativo di far funzionare il cilindro si voltò a
guardarlo.
<
Veloce! >
gli strillò David di rimando. Regina si volse di nuovo. Fra
le sue
dita, sostavano i lembi di un cappello nero, a cilindro. Il buco di
esso pareva guardarla con aria ammonitrice. La sua magia era poca, e
rarefatta e quel cilindro, che in realtà poteva diventare un
vero e
proprio portale, non funzionava, lei non stava riuscendo ad
attivarlo. Eppure era vitale che lo facesse, o il loro piano di
spedire quella creatura nell'altro mondo non sarebbe mai andato a
buon fine. E sarebbe stata lei a pagarne le conseguenze.
<
Non
funziona! > replicò, allarmata. David continuava a
combattere,
con tutte le sue forze, sferzando la scopa infuocata con energia,
mentre quella continuava ad attaccare con sempre più
ferocia. Emma
lanciò uno sguardo verso suo padre, preoccupata, per poi
riabbassarlo su quel cappello inerme. La situazione andava
aggravandosi e loro parevano non riuscire a trovare una soluzione.
<
Non
sta funzionando! > continuò Regina, una nota di
disperazione
nella voce, mentre con la coda dell'occhio lanciava uno sguardo alle
sue spalle, dove stava Emma. Mary Margaret intanto, guardva impotente
suo marito sfidare quel mostro. Emma si abbassò appena nella
direzione di Regina.
<
Qual'è
il problema? > le domandò, la voce alta a cercare di
sovrastare il trambusto.
<
La
magia...è diversa qui > replicò Regina,
continuando a
osservare quell'ostinato vuoto immobile che si vedeva dentro il
cilindro. Emma si voltò di nuovo verso il padre,
preoccupata. David
non demordeva intanto
<
Sarebbe
il momento giusto! > strillò ancora il principe. Ma
quel
cappello restava immobile, e Regina non sembrava poterci fare nulla.
Intanto il ruggito di quella creatura si levava ancora più
alto e
minaccioso.
Emma
strinse i denti, nervosa. Si abbassò vicina a Regina,
Allungò una
mano e la strinse attorno al braccio del Sindaco. Forse per
sotenerla, forse solo per incitarla.
Fatto
fu che quel cappello, prima inerme e patetico, si risvegliò
immediatamente. Un vortice viola fuoriscì da quel buco prima
nero e
fondo. Il cilindro prese a girare e vorticare velocemente, aprendo
finalmente quel portale.
Emma
e Regina si guardarono, per un istante...
Ma
David nel frattempo ebbe infine la peggio. La creatura lo
sbalzò via
e infine si diresse veloce verso Regina, di spalle ancora in piedi
davanti al portale. Ma lo sguardo di Emma fu più veloce, e
fece in
tempo a vederlo.
Non
ci fu tempo per pensare, non ci fu tempo per nulla che non fosse puro
istinto.
<
REGINA! >
urlò la salvatrice. Saltò in avanti e spinse via
la donna dalla
traiettoria di quel mostro, salvandola, una nuova volta, in un impeto
di istinto. Riuscì a scostarla e a far cadere la creatura
nel
portale. Ma quella non ne volle sapere di lasciarli senza ulteriori
problemi. Così, con un ultimo attacco, trascinò
Emma con se.
-End
Flashback-
Il
battito cardiaco di Henry, smise per un istante di trottare furioso,
mentre si accigliava appena. Tralasciando per una volta l'ennesimo
salvataggio di Emma, a favore di Regina, ignorando il fatto che abbia
di nuovo sacrificato se stessa per proteggere la vita di sua madre
adottiva, e stavolta senza necessità di nessuna preghiera da
parte
sua, suo figlio, e senza il bisogno di dimostrarle come le persone
buone si comportino. Mettendo da parte questi dettagli, una cosa
comunque non tornava: Quel tocco. Quel singolo gesto, la mano di Emma
sul braccio di Regina, e la magia che finalmente esplodeva, forte e
prepotente, In un momento in cui, per altro, la sua mamma biologica
nemmeno sapeva di possedere dei poteri magici dentro di se.
Buffo.
Come
potevano le loro magie alimentarsi a tal punto? In maniera
così
forte. E poi quel gesto, e quel salvataggio...Così
spontanei. Henry
sentiva come se ci fosse un collegamento tra quei due elementi, c'era
qualcosa, di opaco, sullo sfondo di quei ricordi, qualcosa che non
riusciva a mettere ancora a fuoco. Era solo una sensazione per il
momento. Ma cosa era?
C'era
solo un modo per scoprirlo: I suoi ricordi.
La
sua mente si fece più analitica, mentre una nuova ondata di
memorie
lo attraversavano.
Regina,
in cambio, per una volta non era rimasta indietro. Con
curiosità
Henry si soffermò con la mente al momento in cui, per lui,
aveva
salvato non solo Emma ma addirittura Mary Margaret, di ritorno dalla
Foresta Incantata. Di nuovo una sua preghiera gli risuonò
nelle
orecchie, disperata, la vocina esile...
-Flashback:
Il
pozzo, minaccioso, vorticava furioso, con il vedre denso di un
incantesimo a scuoterlo. Tremotino e Regina sostavano davanti ad
esso, gli sguardi malevoli puntati su di esso. Non sarebbero tornate.
Ne Emma ne Biancaneve. Mai più. E nel tentativo di
attraversare la
breccia avrebbero perso la vita. Ma proprio in quel momento, Henry
arrivò, correndo come poteva sulle sue gambe ancora di
ragazzino.
<
Mamma! >
la chiamò. Regina si voltò immediatamente verso
di lui. Uno sguardo
allarmato e preoccupato si dipinse sul volto del sindaco,
inizialmente. Henry, piano piano, capì. Come sempre aveva
fatto,
ricollegando i pezzi.
<
Ma...tu
non vuoi aiutare Emma e Mary Margaret > commentò,
osservando
ora quel pozzo minaccioso. Regina si abbassò appena verso di
lui.
<
Io
voglio aiutare te, Henry > replicò con sicurezza la
donna.
<
Ma
di che stai parlando?! > chiese ancora il bambino, l'allarme
crescente nel suo animo. Ruby, intanto, arrivata con Henry concluse
l'intuizione del piccolo.
<
Vuoi
ucciderli vero? > domando, gli occhi spalancati. Ma Tremotino
non era evidentemente intenzionato a farsi fermare da niente e
nessuno
<
Scusami
cara > disse solo, e con un solo gesto della mano fece volare
via Ruby, che svenì. Henry osservò il tutto
atterrito per poi
rivolgersi di nuovo a Regina.
<
Mamma,
ma che stai facendo? > le chiese sempre più
allarmato. Regina
non si scoraggiò e si fece più vicina al figlio.
<
Devo
impedire che Corah, attraversi il portale...tu non hai la minima
idea, di quello che ci farebbe > replicò, il tono
accorato,
preoccupato. Ma Henry non avrebbe accettato quella scusante, e non si
lasciò piegare.
<
Emma
e Mary Margaret riusciranno a sconfiggerla! Attraverseranno loro il
portale > disse, la vocina esile da bambino, ma sicura come non
mai. Tremotino decise di intromettersi.
<
Tua
madre ha ragione, arriverà Corah! > rispose al
piccolo.
<
No
voi...vi sbagliate...il bene sconfigge sempre il male.. > e,
mentre parlava si volse lentamente di nuovo verso sua madre.
< dovresti saperlo meglio di chiunque altro > concluse,
lapidario. Regina lo guardò, per un istante, prima di
abbassarsi
all'altezza dei suoi occhi chiari.
<
Quello
che so, è che mia madre distruggerà tutto quello
che amo di più >
replicò, decisa. < Quindi anche te > aggiunse
all'indirizzo di suo figlio.
< E
io non posso permetterlo > concluse.
Ma
dall'altra parte andava esattamente come detto dal piccolo Henry.
Emma e Mary Margaret avevano sconfitto Corah, e si apprestavano a
tornare a casa, tramite il portale.
Dall'altra
parte, Henry, disperato, si tuffò in avanti, verso quel
pozzo
maledetto in cui gorgogliava ancora quell'incantesimo sinistro. Ma
Regina lo abbrancò circondandolo con le braccia, e lo
fermò.
<
Non
puoi!! > esclamò il bambino, divincolandosi. <
Fermati! >
continuò. Ma Regina non accennò ad allentare la
presa, ne a
cambiare i suoi piani. < Non puoi.. > Henry fisso il
pozzo, li davanti a lui.
<
La
ucciderai! > continuò imperterrito. < Ti
prego! >
il bambino cominciava ad affannare ma non smetteva di lottare, contro
quella stretta e contro quella situazione. Il pozzo riluceva di un
verde sempre più potente e abbagliante, l'enorme vortice al
suo
interno pareva ogni minuto più minaccioso. Henry
continuò la sua
battaglia
<
Riusciranno
ad attraversarlo.. > esclamò dibattendosi <
DEVI
FERMARTI! > urlò, dando sfogo a tutta la frustrazione
accumulata.
<
Così
le ucciderai! > continuava a ripeterlo, come un mantra. Ma
ciò
diede i suoi frutti. Con un ultimo strattone, più violento
degli
altri, il ragazzino riuscì a liberarsi dalla stretta di
Regina, e
corse avanti, verso quel pozzo maledetto. La donna gli corse dietro.
Nel momento il cui lui toccò la pietra di quel pozzo Regina
lo
ragiunse e lo tirò indietro.
<
HENRY! >
strillò, preoccupata, allontanandolo a distanza di
sicurezza. Lo
strinse per le braccia e frappose di nuovo se stessa fra il bambino e
il pozzo. Fuori di se dall'angoscia Regina lo fisso, bassa alla sua
altezza. < Che cosa stai facendo? > gli
domandò il
sindaco. < Emma e Mary Margaret attraverseranno il portale! Io
lo so...avevi detto che volevi cambiare...essere migliore >
rispose il piccolo, occhi negli occhi con sua madre adottiva. Regina
lo fissò mentre diceva quelle parole, gli occhi bruni
preoccupati,
quasi dispiaciuti. Il suo sguardo si accigliò appena, le
parole di
Henry avevano fatto centro, come un dardo dritte al cuore della
donna. < Ora puoi farlo... > continuò Henry
accorato
<
Tu
vuoi che abbia fede in te? Allora abbi fede, in me > concluse.
Una
lacrima solcò il viso di Regina, silenziosa, nonostante la
donna non
avesse cambiato sguardo. Henry abbozzò un sorriso. Regina
agì
lentamente. Prese ad issarsi, lasciando scivolare via le sue mani
dalle spalle del figlio, ma senza smettere di guardarlo. Si
voltò
verso il pozzo, e camminò incontro ad esso.
<
Regina! >
provò a fermarla Gold. Ma lei non si fermò.
Arrivò sino a quella
pietra e a quel vortice verde, ci guardo dentro, dunque stese le mani
sopra quel buco abitato dall'incantesimo, e prese a richiamarlo.
L'incantesimo prese a confluire verso le sue mani aperte, in maniera
forte e violenta, scuotendola da capo a piedi, come
elettricità.
Infine, le sue braccia si spalancarono, mentre l'incantesimo
confluiva in lei da ogni parte della sua figura. Gold si
accigliò,
Henry fece un passo indietro, spaventato. Un ultimo lampo, uno
scossone talmente violento, che Regina venne sbalzata via, finendo a
doversi aggrappare a l'albero vicino. Henry la guardò
preoccupato,
poi volse i suoi occhi al pozzo, che però gli
restituì uno sguardo
silenzioso. < NO! > corse incontro a quel maledetto
ammasso di pietre. Regina, da terra, si voltò a guardarlo,
ancora
affannata < Mi dispiace, Henry, mi dispiace. > gli disse,
addolorata. Il bambino non staccava lo sguardo dalla struttura,
mentre le lacrime spingevano brucianti contro i suoi occhi. Regina
era a sua volta in lacrime. Ma poi...Una mano. Una mano si chiuse sul
bordo di quel buco nero. Poi due. E infine Emma si issò da
quel
pozzo e ne uscì illesa. Henry la guardò quasi
icnredulo < Mamma? >
esalò il piccolo. Mary Margaret uscì subito dopo,
raggiungendo la
figlia a terra. Emma inquadrò il bambino < Henry!!
>
esclamò < MAMMA! > strillò di
rimando il bambino
correndole incontro e tuffandosi fra le sue braccia spalancate. I due
si strinsero forte in un abbraccio.
<
Mi
sei mancato! > disse Emma al figlio, con un sospiro di sollievo
<
Mi
sei mancata anche tu > replicò Henry, prontamente.
Mary
Margaret si unì a quell'abbraccio, comprendendo sia il
nipotino sia
la figlia in quel gesto. Regina non poté che restare a
osservarli.
Gold lanciò uno sguardo significativo a Regina e poi volse
le spalle
e se ne andò via, senza una parola.
<
che
succede? > domandò Mary Margaret alzando il capo.
< Che
è successo? > continuò inquadrando la
figura di Gold che se
ne andava, quella di Regina vicina all'albero e di Ruby ancora a
terra. Henry si voltò una mano di Emma ancora ad
avvolgergli le spalle
<
Lei
ti ha salvato, ha salvato entrambe > spiegò subito il
piccolo,
ora rivolto verso la madre adottiva. Emma parve stupefatta. Henry si
tuffò di nuovo ad abbracciare la bionda. Ma la salvatrice
stavolta
non spostò lo sguardo, vagamente stupito, ancora puntato
dritto su
Regina.
<
Grazie.. >
esalò, sincera.
<
Non
c'è di che > replicò Regina, issandosi
finalmente, e senza
l'ombra del solito sarcasmo velenoso nella voce. Ruby accorse a sua
volta.
<
state
bene?! > domandò allarmata. Abbracciò
forte Mary Margaret,
che ricambio di buon grado la stetta. < dov'è mio
marito? Devo
trovarlo > domandò però subito Mary
Margaret. Così dopo un
sorriso a Emma, Ruby prese per mano Mary Margaret e corsero via,
dirette da David. Emma rimase sola con Henry e Regina. I due scesero
nella direzione del Sindaco. Emma prese la parola, vagamente
titubante
<
Ehm..tua
madre è....diciamo...un tipo impegnativo, lo sai? >
domandò
la salvatrice, un sopracciglio appena inarcato e l'aria ancora un po'
stravolta. Regina spostò un istante lo sguardo, e
annuì.
<
Certo
che lo so > commentò, poi sposto i suoi occhi bruni
di nuovo
sui due. Infine li issò dritti in quelli di Emma, un sorriso
raddolcito si aprì sul suo volto, un sorriso che raramente
si era
visto, fino a quel momento, da parte sua.
<
Bentornata >
concluse.
<
Grazie.. >
replicò la salvatrice, sorridendole a sua volta.
-End
Flashback.
Un
brivido scosse Henry da capo a piedi.
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Angolo
off: Ok le cose importanti le ho gia scritte su, scusate davvero per il
ritardo, e tempo record dovrebbe uscire il seguito. Grazie infinite a
tutti i recensori siete davvero troppo buoni e spero di non deludervi
conn questo capitolo, so che dopo l'immensa attesa ci si aspettava
qualcosa di meglio. Ma recupererò prestissimo. Detto
ciò ho due piccole note a pie di pagina alle quali tengo
immensamente:
Se
vi
piace il modo in cui scrivo e vi interessa leggere di più di
ciò
che scrivo ho un libro, da poco edito, disponibile in tutte le
librerie on-line e non. Qua vi lascio il link in cui potete trovarlo:
https://www.ibs.it/al-di-dello-specchio-libro-claudia-mascia/e/9788899663537?inventoryId=110237701
mi
potete trovare anche sui social.
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