Irresistible08
● In
questa fanfiction, NON
si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a
quello dei fumetti;
● I
personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.
●!!!
Attenzione, capitolo con tematiche delicate!!!
8°
Capitolo.
"Come sarebbe a dire che non sono in squadra?!"
A quelle parole - seguite da un breve ringhio e uno sguardo sprezzante
- istintivamente, Peter fece un passo indietro, dando quasi le spalle
al coach.
Se all'inizio il suo 'lavoro' nella squadra come
'ragazzo-che-lavora-con-le-statistiche' aveva fatto storcere il naso a
tutti, ora le cose erano drasticamente cambiate grazie alle
innumerevoli vittorie che avevano collezionato.
Quando vinsero la prima volta, tutti si stranirono, ma ben presto non
ci badarono più di tanto, considerandola solo una mera
coincidenza - 'fortuna del nerd' l'aveva definita il professore
stesso - tuttavia non fu l'ultima partita
che vinsero grazie al suo duro lavoro e ora il ruolo del newyorkese era
ben accettato e
rispettato da tutti.
Per quanto avesse ancora il ruolo secondario di raccattapalle, la A in
educazione fisica non gliel'aveva tolta nessuno.
Tuttavia, nonostante il benestare generale della squadra e del coach,
c'erano delle volte che i ragazzi della squadra si irritavano per le
scelte del minore, specie se comportavano la sostituzione dei ragazzi
dal loro ruolo in squadra.
Questo, ovviamente, era uno di quei casi.
"Thompson, piantala! Ormai la decisione è stata presa."
esclamò l'uomo, allontanandosi subito dopo.
"Oh, andiamo coach, è un'idiozia!" continuò
Flash,
imperterrito, cercando di attirare la sua attenzione "E' palese che
Parker abbia scelto Wilson come nuovo
quarterback perchè è il suo cazzo di amichetto
del cuore."
"... Non è esatto." intervenne a quel punto il moro,
cercando di
tenere un tono di voce fermo, posando lo sguardo sull'insegnante che
era uscito definitivamente dallo spogliatoio.
Possibile che lasciasse sempre il lavoro sporco a lui?
Sapendo ormai per certo che non sarebbe più tornato,
sospirò sconsolato, posando lo sguardo sul suo quaderno
"Ho
fatto semplicemente presente tutte le variabili, in maniera neutrale.
Per fartela breve, è vero,
sei il quarterback da un bel po' e hai sempre fatto un buon lavoro sia
in campo, che con la squadra. Ma..."
Peter fece una piccola pausa, deglutendo appena.
"...ultimamente le tue performance sono state parecchio scarse."
Il newyorkese non si azzardò ad alzare lo sguardo dai suoi
appunti ma sentì abbastanza distintamente l'ennesimo ringhio
venire dal ragazzo.
"Wade, invece, nonostante sia entrato nella squadra ad anno inoltrato,
ha imparato in fretta e le sue statistiche sono migliorate a vista
d'occhio in pochissimo tempo."
Istintivamente, diede una veloce occhiata al canadese e,
come notò che i loro sguardi si erano incrociati,
abbassò
nuovamente la testa verso il suo quaderno.
"... tuttavia è parecchio indisciplinato, non è
bravo a
fare lavoro di squadra ed è parecchio impulsivo." concluse
frettolosamente "Ho dato tutte queste informazioni al coach e gli ho
lasciato scegliere. Lui
ha scelto Wade. Quindi io non-"
"TUTTE STRONZATE."
Con un colpo secco, il più grande gli fece cadere gli
innumerevoli fogli pieni di statistiche a terra, prendendo poi per il
braccio il newyorkese, stringendolo forte.
"'Performance scarse'?" sbraitò, stringendo sempre
più
forte la presa "Mi hai visto bene, eh nerd? Secondo me, semplicemente,
non capisci un cazzo del-"
A bloccare il discorso dell'ormai ex quarterback, il canadese che lo
spintonò in maniera tale da allontanarlo da un bel po'
dall'altro.
"Dolcezza, non ti sembra di star facendo, come dire? Un po' troppo la testa di cazzo?"
esclamò il biondo, mettendosi repentinamente in mezzo ai due
e,
dalla sua espressione sembrava sul
punto di prendere a cazzotti l'altro.
"Un frocio
come te non si
dovrebbe neanche azzardare a toccarmi." sibilò Flash
irritato,
anche lui sul piede di guerra "Lo sanno tutti, sai? Che ti scopi
qualsiasi cosa cammina, senza badare alle conseguenze delle tue azioni.
Il tipo che ti menava l'altra volta è la prova lampante.
Come
minimo sarà qualche stronzo a cui non gliel'hai saputo
succhiare
per bene."
A quelle parole, Peter si irrigidì, capendo benissimo a cosa
si stesse riferendo.
Come aveva previsto il biondo, in seguito al suo pestaggio, la gente
aveva fatto girare i peggio pettegolezzi sull'accaduto, traendo
conclusioni errate basandosi sulla pessima reputazione
dell'altro.
Fra ciò che gli aveva riferito Mary Jane, fra ciò
che
leggeva nei bagni o anche solo sentiva nei corridoi della scuola,
sapeva che stavano girando le peggio cose a riguardo, come che
quell'uomo fosse un amante
di
Wade o che quest'ultimo avesse avuto uno o più rapporti
intimi
con qualche parente stretto dell'uomo - come moglie o figli.
C'era addirittura chi aveva voluto esagerare ed aveva parlato della
possibilità che il biondo fosse immischiato in qualche cosa
illegale, tipo droga e quant'altro.
Ovviamente, solo il newyorkese sapeva la verità - la
verità su quell'individuo che non era portato a essere una
figura genitoriale e che il canadese doveva subire passivamente - ma,
ovviamente, non
poteva fare o dire nulla perchè glielo aveva promesso.
Non che potesse fare qualcosa comunque, visto che era solo un povero
ragazzino del Queens, che non valeva nulla in confronto ad un ufficiale.
Tuttavia, con il passare dei giorni, il moro stava accumulando una
forte rabbia e, in momenti come questi - dove la gente sparava a zero
solo per far star male il suo amico - avrebbe solo voluto prenderli a
cazzotti ma, la cosa che forse gli faceva più rabbia e lo
faceva
stare peggio era come Wade, invece, sembrava sempre calmo ed
indifferente
ai pessimi commenti su di lui come se fosse
abituato.
Come in quell'esatto momento.
"Pensala come vuoi." disse, facendo spallucce "Anche se, è
stranino questo discorso, sai? Non so, ho come il dubbio che, sotto
sotto, voglia provare le
mie attenzioni. Vuoi provare a domare il piccolo, grande
Wilson? Non è un problema, eh, ma non so quanto riusciresti
a reggerlo."
"Ora piantatela..." esclamò Peter, in un mormorio appena
udibile, sfiorando il
braccio del biondo, vedendo Flash sempre più furente e
preoccupato che potesse decidere di
fare a botte con il canadese "Non ne vale la pena. Lo dico per
entrambi."
Tuttavia, improvvisamente, sul volto dell'ex quarterback
spuntò un enorme ghigno, che non prometteva nulla di buono.
"Ah, ora capisco." mormorò, improvvisamente calmo, posando
lo
sguardo sul più piccolo "Te la fai con il nerd, eh, Wilson?
Ora
ha senso la cosa, Parker è la tua fottutissima troiet--"
Prima che potesse concludere il discorso e il newyorkese potesse
elaborarlo appieno, Wade tirò un pugno
in piena faccia a Flash, facendolo cadere a terra.
A quel punto, i compagni di squadra - che fino a quel
momento erano rimasti a guardare - si mobilitarono, chi per tenere
fermo
il biondo e chi a soccorrere Flash.
"Maledetto, giuro Wilson che--"
"Oddio Flash, piantala!" esclamò uno dei ragazzi, mentre lo
teneva "Lo sai benissimo anche tu che Parker ha ragione! Da quando ti
sei lasciato con Liz non ragioni ma, ehi amico, puoi sempre rimediare,
non è la fine del mondo!! Non è che non giocherai
più."
Dopo qualche protesta, l'ex quarterback si calmò e venne
presto
rilasciato dai suoi compagni di squadra, che gli consigliarono di
andare in infermeria visto che il naso gli sanguinava copiosamente -
molto probabilmente era rotto.
"... Me la pagherete." borbottò il ragazzo, lanciando
un'occhiata a Wade e successivamente a Peter, che stava tremando come
una foglia.
Appena se ne fu andato, si sfiorò il braccio precedentemente
stretto, che ora gli doleva da morire, cercando di tranquillizzarsi.
Possibile che gli idioti dovevano circondarlo costantemente?
E parlando di idioti...
Se Flash si era calmato, non si poteva dire lo stesso del canadese, che
ancora si stava sbracciando per liberarsi dalla presa dei suoi compagni
di squadra.
Il newyorkese era allibito come anche tre ragazzi, che erano il doppio
del biondo, fossero così in difficoltà davanti
alla sua
forza.
Mentalmente, il newyorkese si appuntò di non far arrabbiare
mai l'amico.
"Wade, calmati." esclamò ,a quel punto, in tono calmo,
avvicinandosi "Quel cretino se n'è andato, puoi stare
tranquillo."
Istintivamente allungò il braccio verso di lui, ma prima che
potesse raggiungerlo, l'altro si scostò bruscamente poi,
come rendendosi conto di quel gesto, si calmò di botto,
guardando
Peter con sguardo indecifrabile.
"Waaah Parker, sei un grande." disse uno dei ragazzi, dopo aver mollato
la presa dal canadese "Oltre che un bravo stratega, hai un talento
innato come
domatore di animali feroci!"
Dette queste parole, anche gli ultimi ragazzi si allontanarono -
ignorando l'occhiataccia lanciata dal moro per come avevano affibbiato
l'amico - e Wade e Peter si ritrovarono da soli.
"... Wade, va tutto bene." mormorò il newyorkese, cercando
di
usare un tono rassicurante, come vide lo sguardo mortificato di Wade.
Sembrava sul punto di piangere.
"Eri arrabbiato, non eri in vena di contatto fisico, e chi
più
di me può capirti?" cercò di ironizzare, per
farlo
ridere, fallendo miseramente "Comunque... Prima di uscire, prenditi
qualche attimo per riprenderti, mh? Non hai una bella cera."
Il biondo annuì dopo qualche istante, sedendosi poi
stancamente
sulla panchina dello spogliatoio mentre Peter si mise a raccogliere gli
appunti precedentemente caduti che erano stati malamente calpestati
da mezza squadra.
Mentre sbuffava, borbottando su quanto il suo lavoro non fosse
rispettato dagli altri, ogni tot lanciava delle veloci occhiate al suo
amico, notando come ora fosse inclinato, con i gomiti appoggiati sulle
gambe mentre aveva le mani fra i capelli, borbottando in maniera
più rumorosa del solito fra sè e sè.
Il newyorkese era davvero preoccupato per tutta quella situazione.
Oltre alla consapevolezza della sua orribile situazione familiare,
oltre il vedere come la gente sapeva tirare solo il peggio di
sè, denigrando una persona, senza curarsi assolutamente
della
verità, vedeva come il canadese sembrava volersi fare carico
della situazione da solo.
Quasi a confermare la sua teoria, dopo la volta che l'aveva
accompagnato in pullman, Wade sembrava volerlo evitare il
più
possibile.
Sì, certo, si vedevano ancora per studiare e per le partite
ma
niente di più e ogni qualvolta il moro cercasse di
instaurare
una conversazione un po' più profonda o anche provava a
chiedergli di uscire, il biondo si irrigidiva e cambiava discorso o
inventava qualche scusa.
A quel punto, Peter aveva ipotizzato che avesse bisogno dei suoi spazi
e così l'aveva lasciato in pace... anche se, il dubbio che
non volesse
più avere a che fare con lui, ce l'aveva eccome e,
ovviamente,
il pensiero non poteva che farlo star male.
Dal punto di vista romantico, sapeva benissimo che non era alla sua
portata, ma non voleva perderlo anche come amico.
Dopotutto, ci teneva tanto a lui.
Facendo un sospiro sconfortato, si chiese se le cose sarebbero state
diverse se fosse stato forte e coraggioso quanto bastava per dare un
cazzotto al padre, quella volta, o se fosse stato abbastanza ricco o
quantomeno importante, da poter denunciare questi maltrattamenti ed
essere creduto o anche se solo l'intera scuola si fosse comportata in
maniera più umana.
"Tieni."
A farlo sussultare dalla sorpresa e a farlo tornare nella
realtà, Wade che ora era accovacciato vicino a lui e gli
stava
porgendo uno dei suoi fogli.
"Oh grazie ma non c'era bisogno, davvero."
Il biondo tacque, continuando a guardarlo con sguardo colpevole, per
poi mormorare qualcosa fra sè e sè e, di tutto
quel
discorso, il moro capì solo un 'scusa'.
"Ah, dici per prima?" chiese, per poi fare spallucce ed alzarsi "Non
era niente, te l'ho detto. Avevi solo bisogno di stare per i fatti tuoi
e calmarti."
"Io non inten- sì anche per quello ma- no, non importa."
Il canadese si fece silenzioso nuovamente, alzandosi lentamente,
rivolgendogli un'espressione enigmatica.
Dio, quanto
odiava quanto non blaterava come suo solito.
"... Uh, d'accordo. Quindi devi stare qui o-"
"Ti fa male?"
Peter sussultò per poi strizzare gli occhi istintivamente
come
l'altro gli strinse lievemente il braccio stretto qualche istante prima
da Flash.
Con la pelle scoperta per la camicia a maniche corte, si potevano
intravedere dei segni rossi dovuti alla stretta.
Il moro pensò immediatamente che, sicuramente, gli sarebbe
venuto il livido.
"... No, sto bene." mentì, con un lieve sorriso "Non ti
preoccupare."
Doveva essere proprio un pessimo bugiardo perchè, a quelle
parole, l'amico alzò un sopracciglio poco convinto, per poi
passarsi una mano fra i capelli.
"Evitalo. E' una testa di cazzo." borbottò, sbuffando "Mi
prudono ancora le mani. Dovevo dargli un colpo più forte."
"Credo che il pugno che gli hai dato sia più che
sufficiente."
rispose con un sospiro "Però, davvero, fai attenzione, okay?
Stai andando bene a scuola e sei diventato il quarterback della
squadra. Non ti rovinare per me, dico davvero! Va tutto bene."
Wade aprì la bocca, come se stesse per dire qualcosa, ma
alla
fine sembrò rinunciarci e sospirò, posando lo
sguardo a
terra.
Successivamente si avvicinò alla porta ma, prima di
allontanarsi, gli rivolse un sorriso malinconico.
Detestavo vederlo così.
"... Wade- aspetta." esclamò Peter, facendo qualche passo
verso di lui, ritrovandosi in poco tempo alle sue spalle.
C'erano tante cose che avrebbe voluto dirgli ma era davvero difficile,
fra queste, scegliere le parole di cui aveva bisogno l'altro.
"Tu... non sei solo, lo sai questo, vero?"
Il biondo si voltò appena, rivolgendogli un mezzo sorriso.
"... Ci vediamo, Peter."
E con quest'ultima frase, ora il newyorkese poteva vedere perfettamente
il muro che si era formato fra loro.
****************
"Sicuro che non vuoi che rimaniamo con te, Pete?"
"No ragazzi, state tranquilli." esclamò il ragazzo,
sorridendo appena ai suoi due amici "Ce la faccio."
Come i suoi amici si allontanarono, Peter sospirò, sedendosi
sugli asfalti, guardando il campo dove poco prima c'era stata
l'ennesima partita vinta.
Sorrise lievemente, per poi passarsi una mano fra i capelli bagnati,
osservando la sua macchina fotografica, felice nel constatare che
almeno lei non avesse preso acqua.
Durante questa partita infatti, il coach aveva insistito
particolarmente per fare qualche foto durante le partite per il
giornalino della scuola, per commemorare l'ennesimo successo.
Sfortunatamente però, nonostante fossero in piena stagione
primaverile, aveva iniziato a piovere molto forte e si era innalzato un
terribile vento tant'è che, nonostante Harry e Mary Jane lo
avevano aiutato il più possibile tenendogli l'ombrello e la
borsa, era comunque riuscito ad inzupparsi dalla testa ai piedi - forse
perchè aveva cercato di proteggere la macchina fotografica
dalle
intemperie, piuttosto che se stesso.
E dire che ora aveva smesso, come se nulla fosse successo.
... Decisamente, oggi non era la sua giornata.
Tirò su col naso e iniziò a scorrere le foto che
aveva
fatto e si ritrovò istintivamente a sorridere quando
beccò alcune foto di Wade.
Era stato... fantastico.
Se avevano vinto la partita era grazie a lui.
Non che gli interessasse così tanto quello sport in
sè,
ma doveva ammettere che il biondo ce l'aveva davvero messa tutta.
Certo, tendeva anche fin troppo a fare le cose da solo, ma aveva dato
i risultati sperati.
Istintivamente, sfiorò lo schermo dell'oggetto mentre il suo
sorriso si incrinò.
Da quella volta nello spogliatoio, il canadese lo aveva completamente
ignorato e la cosa non aveva fatto altro che renderlo sempre
più triste.
Era davvero finita così la loro amicizia?
Improvvisamente, si ricordò delle parole che Harry gli
rivolse durante la partita.
'Ammetto che lui non sta al centro delle mie simpatie' gli aveva detto
' ma penso siano ignobili i pettegolezzi che girano su di lui.'
In qualche modo, ricordava che l'aveva reso felice quel commento
perchè gli faceva pensare che, in fondo, c'era
qualcun'altro,
oltre a lui, che pensava che stesse vivendo un'ingiustizia.
Magari, se tutti questi cretini avessero smesso di far girare certe
voci,
magari Wade sarebbe stato più tranquillo e magari...
magari...
sarebbero tornati amici come prima.
"Aaaaah Petey pie, ma che hai fatto? Sei completamente bagnato."
Il newyorkese si voltò lentamente, non sapendo come reagire
alla
vista del canadese sorridente, che ora gli sedeva a fianco.
Sembrava che più si avvicinasse al canadese e più
quest'ultimo si allontanasse ma, al contempo, se Peter prendeva le
distanze, questo riappariva come se nulla fosse.
Ormai non sapeva neanche più come reagire.
Sapeva solo che da 'Peter' era tornato nuovamente a 'Petey pie'.
"Beh, c'è stata la pioggia e dovevo fare le foto... insomma,
ho
potuto fare solo una cosa per volta." mormorò, facendo
spallucce.
"Uh-uh, Petey, non va bene. Ti prendi troppe responsabilità,
avresti dovuto mandare a quel paese il coach, per quella richiesta
strampalata e con quel tempo, perdonami il termine, del cazzo e se lo
dico io che sono strambo di mio, beeeeehhh.."
Si fermò di colpo, posando lo sguardo sulla macchina
fotografica e gli occhi gli si illuminarono di botto.
"Quello... quello sono io?!" esclamò estasiato,
avvicinandosi di
più al moro, che arrossì d'istinto "Ma ma ma ma
sono
ancora più super iper mega figo del solito! Sei davvero
bravissimo Petey, te lo dicevo io!"
Incantato com'era dalle foto, posò le mani sulla macchina
fotografica, posando le dita molto vicino alle dita del minore che si
ritrovò a fissarlo di sottecchi.
Peter si chiese se fosse il caso di provare ad approcciarsi a lui
nuovamente.
"Wade, mh..." sussurrò in imbarazzo, sfiorandogli goffamente
le dita con le proprie "Ultimamente sei strano. Cioè, uh,
non il
tuo strano solito ma strano... strano. Hai capito, no? Sembra che... tu
mi stia evitando. Penso di lasciarti in pace e, puff, ecco che
d'improvviso riappari e ti comporti come se nulla fosse
successo. E
io... non capisco più che fare."
Il biondo non spostò lo sguardo dalla macchina fotografica
e,
per un istante, sembrò quasi che non avesse sentito poi,
improvvisamente, spostò le dita per accarezzare dolcemente
quelle dell'altro.
Peter arrossì ancora di più, sentendo il suo
cuore battere all'impazzata.
Gli mancavano questi momenti e sperava che non finisse tanto presto.
"... Mmmhh.... Non volevo, cioè, non devi stare male, non ne
vale la pena." mormorò con un sospirò, per poi
posare gli
occhi sui suoi "Ma... fidati, è meglio così. Non
ci
pensare."
Peter si chiese se ci fosse un significato più profondo in
quelle parole ma , non ebbe il tempo di chiedere, che il
canadese
lasciò la presa e si alzò, frugando poi
il suo
zaino.
"In realtà ero venuto qui perchè volevo prendermi
cura
del mio protetto, come qualsiasi fata madrina che si rispetti." gli
disse il biondo, porgendogli quello che il minore identificò
come dei vestiti "E' la mia tuta. Sì, ti starà
enorme
e ci navigherai dentro ma ehi, almeno è roba
asciutta."
Il minore prese i vestiti, per poi guardare l'amico confuso.
"Wade, uh, apprezzo il pensiero ma ora vado a casa e mi cambio. Non ha
molto senso mettermi la tuta con sotto la roba bagnata."
"Per questo," replicò l'altro con un sorriso "speravo che
potessi usare le docce degli spogliatoi. Lo so che non ti piace l'idea
ma buh, ora non c'è nessuno, sono sicurissimo al cento per
cento, si sono tutti lavati e, profumatissimi, sono usciti tutti.
Sarai da solo, davvero."
Il newyorkese tacque, passandosi quei vestiti fra le dita, ancora
dubbioso.
Effettivamente era fradicio, e rischiare di ammalarsi in questo periodo
era un rischio che non poteva correre ma d'altro canto-
"Petey." sussurrò Wade con un tono di voce dolce, posando
una
mano sulla sua spalla "Non c'è nessuno, davvero, fidati di
me."
A quel punto, visto che a quel tono di voce non sapeva dire di no,
annuì timidamente e il canadese gli sorrise rassicurato, per
poi
incamminarsi a passo leggero verso l'uscita.
"Seriamente..." mugugnò il newyorkese fra sè e
sè
appena si fu allontanato abbastanza il suo amico, stringendo a
sè la sua tuta "chi ti capisce è bravo.."
****************
"C'è qualcuno?"
Come sentì solo il rimbombare della sua voce nella stanza
buia e
vuota, Peter potè tirare un sospiro di sollievo sentendosi,
subito dopo, un po' stupido.
Scrollò le spalle, accendendo le luci per poi chiudere la
porta alle sue spalle, dirigendosi infine alle docce.
Posò lo zaino sulla panchina, sistemando meglio la macchina
fotografica al suo interno, pensando mentalmente dove avrebbe potuto
poggiare gli abiti bagnati e arrivò la conclusione che,
molto
probabilmente, se li sarebbe dovuti tenere a mano.
Sospirò di nuovo, stavolta in maniera sconsolata, e
sperò
con tutto il cuore che, almeno, non tornasse a piovere come prima.
Aprì l'acqua della doccia e in attesa che questa, con calma,
diventasse calda ed iniziò finalmente a spogliarsi,
strizzando
i suoi abiti il più possibile, per togliere tutta l'acqua
che
avevano accumulato.
Dopo aver messo le vesti fradice sopra un termosifone - e, in cuor suo,
sperò in qualche legge della fisica ancora sconosciuta
all'umanità, che facesse asciugare i vestiti bagnati sul
termosifone in 5 minuti - posò gli occhiali sulla panchina
vicino al suo zaino, per poi entrare finalmente in doccia.
Sentì i suoi muscoli rilassarsi come l'acqua
sfiorò
gentilmente il suo corpo e si ritrovò a ringraziare
mentalmente
Wade per la sua trovata.
Sorridendo, si ritrovò a pensare che lui sembrava davvero il
suo
'angelo custode' - o il suo 'serial killer personale', come si era
definito l'amico - e la cosa, per un istante, lo fece felice.
... Poi improvvisamente, si ritrovò a pensare come il loro
rapporto si era incrinato ultimamente e smise di colpo di sorridere.
Certo, col fatto che gli aveva prestato la tuta, aveva la scusa per
riparlargli... ma dopo quello? Avrebbero continuato a parlargli? O
avrebbe dovuto aspettare che fosse prima il maggiore a interagire con
lui? E quando sarebbe durata? Qualche mese? Fino al suo diploma? Anni?
Per sempre?
Ogni volta che ci pensava, una fitta gli prendeva alla bocca dello
stomaco, come se l'avessero colpito fisicamente.
Mentre si insaponava velocemente, si chiese se sarebbe cambiato
qualcosa se fosse stato il suo 'tipo ideale'.
Immaginava che in questo momento, il canadese voleva tutto
fuorchè una relazione - visto tutti i casini che stava
passando
- e sapeva bene che, come amico, era abbastanza 'inutile' - per non
dire una palla al piede - ma si chiedeva se sarebbe cambiato qualcosa
se, quanto meno, fosse stato quel qualcuno di 'speciale' per l'altro.
Ma qui sorgeva un'altra domanda: qual era il tipo ideale dell'altro?
A quel pensiero, si passò una mano sulla pancia, per poi
tirare
un lembo di pelle ed, istintivamente, gli si formò una
smorfia
di puro disgusto in volto.
Sapeva perfettamente che il suo corpo non era qualcosa che qualsiasi
persona potesse considerare 'bello' anche perchè non era
niente di
eccezionale: era la normalità fatta a persona.
Non era particolarmente alto, non era muscoloso, non era snello, era
magro ma una magrezza 'morbida', dovuta forse alle porcherie che
mangiava costantemente.
Insomma, Wade che ci avrebbe visto in un fisico come--?
A smuoverlo dai suoi pensieri, un rumore improvviso che lo fece
sussultare di colpo e lo fece voltare di scatto.
Inizialmente si guardò in giro confuso, non capendo se c'era
stato sul serio o se lo fosse inventato ma, non sentendo più
niente, lasciò perdere, finendo di farsi la doccia.
Fu quando chiuse l'acqua, che i rumori tornarono e stavolta furono
molto più forti, tant'è che Peter si chiese se
fosse
stato un terremoto o qualcosa del genere.
Si bloccò completamente, terrorizzato da quello che stava
accadendo ma ciò lo aiutò ad analizzare meglio la
situazione.
Notando che sì, il rumore era forte ma non stava tremando
niente
intorno a lui, dedusse che sicuramente non era un terremoto e, a
sentire meglio, sembrava un suono ripetuto, un po' come il rumore
dell'acqua del rubinetto quando gocciola ma più forte, come
se
stessero sbattendo ripetutamente un armadietto.
Fu in quel momento che, sbiancando di colpo, capì che c'era
qualcun'altro in quei spogliatoi.
Ma chi diavolo poteva essere a quell'ora? La squadra di football
era andata via e, a quell'ora, c'era giusto qualche membro di qualche
club che comunque
non dovrebbe stare all'interno degli spogliatoi.
Visto il rumore sempre più assordante, iniziò a
chiedersi
se non fosse qualche malintenzionato che stava cercando di sfondare
qualche armadietto e la cosa lo terrorizzò.
Preso dal panico com'era, non si fece troppe domande, e si mise
velocemente il sopra della tuta, gli occhiali e prese l'arma
più vicino a lui - una scopa.
Con il cuore a mille, strinse a sè la scopa, incamminandosi
verso l'uscita - con qualche difficoltà, visto che gli
occhiali
non facevano altro che appannarsi - sperando di non incontrare qualche
malvivente lungo il percorso.
Forse, se riusciva a uscire poteva chiamare qualcuno e-
Si bloccò di colpo, nascondendosi dietro un muro, sentendo
che
la provenienza dei 'rumori' era proprio lì davanti a lui.
Tremando come una foglia, si pulì per l'ennesima volta gli
occhiali, per poi osservare di nascosto la situazione e il sangue gli
si gelò.
A terra c'erano tre ragazzi - che riconobbe essere Flash ed altri della
squadra - che sembravano svenuti e ridotti abbastanza male, come se
fossero stati pestati malamente e in un angolo Wade, seduto, che
parlava da solo mentre dava ripetutamente dei pugni su un armadietto.
Sembrava che, apparentemente, il canadese avesse fatto a botte con i
tre e che ora stesse scaricando la rabbia sul primo oggetto che gli era
capitato a tiro.
Quasi preferiva l'idea strampalata, dovuta dal panico, nella quale
pensava che qualche criminale avesse voluto svaligiare la roba
puzzolente di qualche atleta adolescente.
A ripensarci... davvero, a che pensava?
Con un leggero sospiro, lasciò la sua arma fidata in un
angolo, deciso ad avvicinarsi con cautela, al canadese.
I ragazzi non sembravano in pericolo di vita, ma lo preoccupava che il
maggiore sembrasse così furioso: che avevano fatto di
così orribile da farlo esplodere così, lui che
aveva sempre
reagito con indifferenza alle loro provocazioni?
Ma... soprattutto, che ci facevano lì?
Per far luce su queste cose, sicuramente, avrebbe dovuto fare con calma
e con circospezione, per cercare di tranquillizzare in primis il
biondo, che sembrava voler picchiare chiunque lo sfiorasse.
Ovviamente, l'idea di avvicinarsi a lui con delicatezza, fu mandato
all'aria da uno starnuto abbastanza rumoroso che gli uscì e
che
rimbombò in tutto la stanza e, inutile dirlo,
catturò
l'attenzione dell'amico.
"... Ciao..." mormorò con un leggero sorriso il newyorkese,
a pochi passi da lui, tirando su col naso, notando poi che l'altro
aveva cambiato repentinamente atteggiamento.
Aveva smesso di prendere a pugni l'armadietto e ora, semplicemente, lo
fissava, con uno sguardo un po' ebete in viso.
Sembrava quasi
che lo stesse fissando con interesse.
Il minore avvampò per questo pensiero stupido.
"... Sono morto e ora sono in paradiso?" disse di colpo il maggiore,
imbambolato, lasciando il moro sempre più confuso.
Solo quando si accorse di un enorme specchio di fronte a loro, si rese
conto del perchè di quello strano atteggiamento da parte
dell'altro.
Preso com'era dal panico, non aveva avuto il tempo nè di
asciugarsi, nè di sistemarsi meglio, col risultato che la
parte
superiore della tuta - l'unica cosa che era riuscita a mettere -
nonostante fosse enorme, gli rimaneva appiccicata al corpo e, come se
non bastasse, avendo lasciato la cerniera mezzo aperta, una piccola
parte del petto e una spalla erano completamente in bella vista.
"I-I-io," balbettò in completo imbarazzo, chiudendosi
istintivamente la tuta "uh, senti non... non prendermi in giro, okay?
Avevo, mh, ecco, sentito dei rumori, mi sono spaventato e, insomma, non
è che ho proprio pensato che sarei dovuto uscire
decentemente."
"Ma io non ti sto..." ribattè Wade, facendo una pausa nel
momento stesso in cui Peter si alzò la cerniera fino in
cima,
deglutendo rumorosamente "... Prendendo in giro, mh-"
"...Sì, certo." borbottò sarcasticamente l'altro,
posando
una mano sulla fine dell'indumento, cercando di tirarla inutilmente
giù.
La sua unica fortuna in quella situazione era che, essendo il canadese
il doppio di lui e che anche a quest'ultimo piacesse vestire largo, sul
newyorkese quella tuta gli faceva da vestito, tant'è che gli
arrivava fino alle ginocchia ed era un bene visto che non aveva niente sotto.
Sperò con tutto il cuore che l'altro non se ne fosse accorto
o
sarebbe stata la volta buona che scappava in Messico dalla vergogna.
"Tornando a noi..." mugugnò il minore, cercando di cacciare
l'imbarazzo per quella situazione con tutte le sue forze "... che
è successo? Perchè vi siete picchiati? E
perchè qui
poi? Avevo capito che tutti se n'erano andati da un pezzo."
Il biondo, in tutta risposta, non disse una parola e distolse lo
sguardo.
"... Oh sì Wade, davvero esaustivo da parte tua."
esclamò
con sarcasmo, sbuffando, guardando nuovamente i tre stesi a terra.
In quel momento, si accorse di un cellulare con lo schermo rotto vicino
alla 'scena del crimine' e, come vide il canadese irrigidirsi di colpo,
immaginò che centrasse qualcosa.
"Peter... non- non dovresti prendere quel cellulare..."
Il maggiore cercò di allungare il braccio verso di lui ma
sembrò che un qualcosa gli impedisse di toccarlo, quindi si
bloccò, mostrandosi in estrema difficoltà e Peter
si
ritrovò a guardarlo con un sopracciglio alzato, non capendo
davvero che gli stava prendendo.
Era davvero il contenuto del cellulare così importante?
Preso dalla curiosità, osservò l'oggetto
elettronico,
notando che funzionava ancora e che stava registrando un video, che
stoppò all'istante.
Di colpo si irrigidì e si chiese se quei tre deficienti
avessero
ripreso Wade in qualche situazione particolare, per il solo gusto di
bullarsi di lui, magari anche ricattarlo.
Avrebbe spiegato il perchè di quella rissa.
Il sangue gli ribollì nelle vene a quei pensieri e si
ritrovò ad avviare il video senza pensarci, preparandosi al
peggio.
Tuttavia, non trovò quello che pensava.
-Eccoci ad una nuova puntata di
'Quanto può scendere in basso uno sfigato come Peter
Parker?'-
Peter sbiancò terribilmente mentre le risate dei tre ragazzi
risuonavano sprezzanti nel video che stava vedendo.
A quanto pare, avevano iniziato a riprendere fuori dagli spogliatoi,
dove fra una battutina e l'altra, parlavano di come si sarebbero
vendicati facendogli passare 'la migliore serata della sua miserabile
vita', iniziando con una ripresa della sua 'sicuramente minuscola
virilità' - e no, non avevano usato queste esatte parole.
Il newyorkese sentì il cuore farsi pesante, come vide quei
tre
farsi silenziosi ed entrare - senza però riuscire ad evitare
il
rumore causato dalla porta - ed avvicinarsi quatti quatti alle docce.
... Almeno finchè un qualcosa -Wade - non era sbucato da non
si sa bene dove e li aveva attaccati.
Non si capiva bene che fosse successo di preciso - visto che il
cellulare era caduto dopo il primo impatto - ma era palese
che il
canadese ci fosse andato giù pesante.
La cosa forse più sorprendente dell'amico, e che era
riuscito a
coglierli così tanto di sorpresa, che non erano riusciti a
contrattaccare.
Era stato sorprendente.
"Peter?"
Fu solo quando il biondo lo chiamò, che si rese conto che
aveva
smesso da un po' di respirare: quel video l'aveva sconvolto enormemente.
Non tanto per il contenuto - in quanto, grazie al maggiore, i ragazzi
non erano arrivati alle docce e quindi Peter neanche si vedeva - ma per
le loro intenzioni.
Quelli volevano riprenderlo in un momento di intimità, dove
più era indifeso e perchè? Perchè li
aveva 'esclusi' da alcune partite? Perchè, per i loro
canoni, era uno sfigato?
E se non fosse intervenuto Wade, quali altre cattiverie gratuite
avrebbe dovuto subire?
Era assurdo, completamente assurdo.
Lui non gli aveva mai fatto niente di male e, anzi, a pensarci, sin da
subito erano stati Flash e altri ragazzi come lui a prenderlo di mira
brutalmente, solo per il semplice gusto di tormentare uno
più
debole di loro.
Perchè era questa l'unica spiegazione che si dava, l'unico
motivo per cui chiunque sembrasse volerlo tormentare alla prima
occasione, perchè il moro sapeva benissimo di non aver fatto
nulla, di essersi sempre comportato in maniera corretta con tutti.
L'unica sua colpa era di non essere abbastanza forte da fargliela
pagare.
Tuttavia, di fronte a questa cattiveria, non si capacitava, di come
qualsiasi persona potesse fare così tanto male a
qualcun'altro, per una motivazione così stupida.
A quei pensieri, oltre a diventare sempre più pallido,
iniziò a tremare brutalmente e gli occhi iniziarono a
pizzicargli.
"... utto ben...?"
Preso com'era dai suoi pensieri, si scosse brutalmente come vide due
braccia che cercavano di afferrarlo e si spostò di scatto.
Si rese conto solo tardi che era semplicemente Wade che, molto
probabilmente vedendolo sconvolto, voleva dargli 'supporto' a modo suo
con un abbraccio.
Si sentì mortificato, come si rese conto che l'aveva
scacciato in quel modo.
"Scusa io-" mormorò e si rese immediatamente conto che la
voce gli era uscita più piccola del normale.
"... sì, insomma, " disse ancora, dopo essersi schiarito la
voce
"ero sovrappensiero e- non volevo respingerti. Dammi, uh, solo un
attimo, okay?"
Il biondo lo fissò con uno sguardo di pura tristezza in
volto ed
annuì, rimanendo ad una certa distanza - e il newyorkese si
maledì a quella consapevolezza e sperò con tutto
il cuore
che l'altro non pensasse che lo odiasse o qualcosa del genere.
A quel punto, Peter fece un enorme respiro profondo e cercò
di
calmarsi perchè tutto voleva, tranne avere un attacco di
panico
davanti all'amico.
Abbassò quindi lo sguardo verso il cellulare che ancora
aveva in
mano e, per prima cosa, cancellò il video incriminante per
poi
controllare che non avesse mandato in giro altri video di quel tipo e,
fortunatamente - a parte insulti gratuiti qua e là - non
aveva
mandato nulla di strano.
Con un sospiro di sollievo, lievemente più tranquillo, si
mise a cancellare, a cancellare e ancora cancellare.
Non voleva che ci fosse più niente.
Dopo che fu soddisfatto, buttò a terra il cellulare
senza tante cerimonie e frugò nelle tasche degli altri due,
in
cerca del loro cellulare, per avere un'ulteriore conferma che non ci
fosse
niente di strano conservato per poi, anche con loro, cancellare tutto
senza pietà.
"... Stai sanguinando." notò a quel punto il moro,
osservando le
nocche di Wade che stavano praticamente gocciolando "Hai delle fasce
con te?"
"Sì, certo, in borsa." rispose l'altro, osservandosi la mano
"Ma non è così import-"
"Prendile." ordinò Peter, guardandosi poi in giro,
indicandogli poi la panchina, facendogli segno di sedersi lì.
Come l'amico obbedì e prese la borsa poco distante, il
newyorkese spostò per un istante lo sguardo sui tre ragazzi
ancora incoscienti: per come aveva l'umore, quasi sperava che fossero
schiattati.
Scosse subito la testa, cercando di cacciare via i brutti pensieri, per
poi dirigersi verso le panchine, dove c'era l'amico ad attenderlo.
"Prima di fasciarla, forse ti conviene lavarle prima con l'acqua."
Nuovamente, il biondo eseguì le sue indicazioni senza
battere
ciglio e, come questo gli diede le spalle per aprire l'acqua, il
newyorkese ne approfittò per spostare le sue cose e sedersi,
facendo attenzione che la tuta non si alzasse troppo e mostrasse cose
indesiderate.
"... Scusa Petey..."
Come sentì la voce del maggiore, che lo guardava con fare
afflitto, il moro si stranì non poco.
"Certo che ti scusi tanto, ultimamente." disse a mo' di battuta,
sforzandosi di fargli un mezzo sorriso "Anche se, a sto' giro, non mi
sembra che tu abbia fatto nulla di male. Semmai sono io che dovrei
ringraziarti."
Il più alto non disse niente e spostò lo sguardo
sul suo
zaino e, dopo averlo frugato per un po', trovò e porse le
fasce
all'altro.
Come Peter iniziò a srotolare la benda, si accorse
immediatamente come l'altro ora sembrava agitato, che posava lo sguardo
ovunque tranne nella sua direzione.
Che fosse preoccupato per la sua reazione di poco fa?
Sentendosi nuovamente in colpa verso la pessima reazione che aveva
avuto - con l'unica persona che l'aveva aiutato, per giunta - con
delicatezza, gli sfiorò la mano in una dolce carezza,
facendo
dei piccoli cerchietti sul palmo della mano.
"Pet- uh-" mugugnò il canadese, con un'espressione
indecifrabile
- sbagliava, o era appena arrossito? "Io, sai, non voglio togliere
nulla a- CIOE' non togliere nel senso di togliere- ma voglio dire,
insomma, sei gentile a fare- quello- ma, sai, forse dovresti
solo,
sì, tipo, bendarmi e basta. E lo dico per la
sanità
mentale di entrambi, specie la mia, che sai, è
già
abbastanza instabile."
... Era una sua impressione o l'amico era imbarazzato da morire?
Non sapeva la ragione ma la situazione, nonostante l'esperienza
orribile vissuta prima, l'aveva fatto ridacchiare.
"D'accordo, d'accordo, come vuole lei signor Wilson."
esclamò
con un sorriso sincero, sistemandosi al meglio le maniche di
quell'enorme tuta "Se ti
faccio male, fai un fischio, okay?"
Il canadese annuì, sorridendo anche lui, lievemente
più
tranquillo e Peter si chiese se non fosse semplicemente preoccupato per
lui.
A quel pensiero, allargò il sorriso e si mise, con
delicatezza, a sistemargli le bende, cercando di non fargli male.
Calò nuovamente il silenzio fra loro, almeno
finchè il
newyorkese non avvertì il tocco della mano libera del
canadese
sui suoi capelli.
"Hai i capelli fradicissimi Petey, mh." sussurrò pensieroso,
senza togliergli gli occhi di dosso "Cioè, sai, sei carino
anche
così eh, non fraintendermi, ma sai sei bagnato. ...
Perchè detto da me suona malissimo la parola 'bagnato'? E'
una
parola così intensa e- no, dicevo, rischi di ammalarti,
quindi
ti conviene vestirti, sai? Per la salute. Di entrambi. Specie la mia,
quella mentale. Ti prego principessa, abbi pietà."
Nonostante il nomignolo discutibile, il moro si ritrovò a
ridere nuovamente al suo discorso strampalato.
"Ho perso ormai il conto delle volte che mi hai definito 'carino',
quindi o ti diverti a prendermi in giro o dovrei regalarti un paio di
occhiali, come i miei." esclamò il minore, passandogli le
fasce
nell'altra mano "Comunque, sì, dovrei decisamente
sistemarmi.
Non è l'ideale girare con solo il sopra della tuta addosso."
Ci fu nuovamente un silenzio terrificante, nella quale il moro si rese
conto di aver detto qualcosa che non doveva dire.
"... Solo...?" mormorò in tono stranito il biondo, facendo
un
lungo respiro profondo "Nel senso, letteralmente, cioè,
quindi,
hai. solo. quello. addosso?"
In tutta risposta, Peter arrossì fino alla punta delle
orecchie,
non sapendo come dare una risposta all'altro, e di certo lo sguardo che
gli stava lanciando non lo aiutava per niente.
"Bene bene, chi abbiamo qui?"
Al suono di quella voce che il newyorkese conosceva piuttosto bene, si
raggelò, girandosi molto lentamente dove ora Flash e gli
altri
suoi compari erano in piedi, ammaccati ed arrabbiati.
"Wilson, sappi che me la paghi per quello che ci hai fatto."
grugnì, passandosi una mano sulla testa, dove ora c'era un
enorme bernoccolo "E i nostri cellulari sono resettati, che cazzo gli
avete fatto?! Parker, sono sicurissimo che centri tu in questa storia."
Il minore si mise a tremare brutalmente, sentendo la bocca
improvvisamente secca e, quando vide il canadese alzarsi, non seppe
davvero come reagire: era come se il suo intero corpo si fosse bloccato
di colpo.
Tuttavia, anche se i tre ragazzi stessi si irrigidirono, pronti per
un'altra scazzottata, Wade andò nella direzione opposta,
dove
c'erano le docce e aprì l'acqua, bagnandosi la testa con
l'acqua
gelida per una manciata di secondi.
Sotto lo sguardo attonito dei presenti, il ragazzo semplicemente chiuse
l'acqua, per poi scuotersi i capelli a mo' di cane bagnato.
"Sì, sì, arrivo, dovevo fare una cosa importante"
esclamò semplicemente, gonfiando il petto, improvvisamente
più rinvigorito "Quindi, chi devo pestare per primo?"
"Wade, aspetta."
Il maggiore guardò con fare interrogativo al moro, che ora
puntava uno sguardo di puro astio verso i tre ragazzi della squadra.
Grazie allo strano 'spettacolo' offerto dall'amico, quantomeno, ora era
più tranquillo ed aveva trovato il coraggio per parlare.
"Penso sia il caso di parlare di cosa succederà dopo."
"'Dopo', hai detto?" esclamò uno dei ragazzi, con fare
derisorio
"Il tuo amichetto verrà espulso e tu verrai prossimamente
chiuso
in qualche armadietto."
I ragazzi se la risero di gusto e Peter dovette ingoiare un enorme
rospo, per riuscire a continuare ad essere calmo, per poi dare
un'occhiata all'amico, che sembrava sul punto di esplodere.
Doveva agire in fretta.
"Mi spiego meglio." esordì il newyorkese, schiarendosi la
voce
"Prima di resettare il vostro cellulare, mi sono mandato il video che
avevate fatto. Sapete cosa vuol dire?"
Sotto lo sguardo confuso e scettico dei presenti, continuò.
"Mettete che il video finisca nelle mani del preside, cosa
significherebbe? Che non solo dei suoi studenti hanno avuto un
comportamento inaccettabile ma che c'è stata anche poca
sicurezza nella scuola. Che succederebbe quindi se la notizia uscisse
fuori dalle mura scolastiche? Uno scandalo, ovviamente. Quindi si
cercherebbe di tenere la cosa sotto controllo ma, al contempo, di
punire i colpevoli della situazione. E chi pensate siano i cattivi
della situazione? Io, la vittima di uno scherzo, oltre che essere un
bravo studente, Wade che ha cercato di impedire il tutto, che
è
il nuovo quarterback della squadra, oltre il fatto che il padre
è amico del preside o voi tre, che nel video avete
abbondantemente espresso il desiderio di fare le peggio cattiverie, e
che ormai a livello scolastico e sportivo non siete delle cime?"
Capendo perfettamente dove il discorso di Peter volesse andare a
parare, i due ragazzi della squadra sbiancarono e si guardarono
preoccupati, mentre Flash digrignò i denti.
"Se pensi che noi-"
"Flash, dio, stai zitto!" disse uno dei ragazzi, mettendosi una mano
fra i capelli "Non voglio finire nei casini perchè tu volevi la tua
vendetta del cazzo."
"Davvero, ci dispiace." disse l'altro, guardando il moro con uno
sguardo di completo panico "Non lo faremo più, ne ti daremo
fastidio in nessun modo, okay? Ci è sfuggito di mano, non
accadrà più."
Il minore, in tutta risposta, schioccò la lingua, irritato
da questa situazione.
Era disgustoso come fossero diventati così sottomessi e
gentili,
pronti anche a scannarsi l'un l'altro, dopo che erano stati minacciati
di perdere qualcosa a loro caro.
"D'accordo, non farò vedere il video." mormorò
Peter,
incrociando le dita al petto "A patto che chiediate scusa anche a Wade."
Il ragazzo appena nominato, che in tutto quel tempo si era fatto
silenzioso, sbattè gli occhi ripetutamente a quelle parole,
guardando l'amico confuso.
"No- io- cosa?" esclamò, grattandosi la testa, confuso "No
no,
cioè, la scusa migliore che ho ricevuto da loro è
l'essersi fatti menare da me, quindi insomma, al massimo se sono pronti
ad un nuovo giro, io-"
"Ci dispiace." dissero i ragazzi in risposta a quella 'velata'
minaccia, a parte Flash, che ricevette un'occhiataccia da parte dei
suoi amici "... A-Anche lui si scusa, vero?"
"... Sì certo." brontolò, incrociando le braccia
al petto
"Ma non finisce qui, Parker. Appena farai un passo falso, io-"
Prima che potesse aprire ulteriormente bocca, gli amici lo
intercettarono, tappandogli la bocca e trascinandolo fuori dagli
spogliatoi con la forza.
Nuovamente, Peter e Wade si ritrovarono da soli e si scambiarono una
lunga occhiata.
Il moro fece per dire qualcosa, ma il rumore di un tuono lo fecero
sussultare.
"... Hai un ombrello con te?" mormorò Wade, ricevendo subito
un
no con la testa da parte di Peter "D'accordo, senti, io ho l'ombrello
quindi sai cosa? Ti accompagno, almeno eviti di beccarti altra acqua.
Ora, sì, meglio che esca, visto che mi sto distraendo anche
fin
troppo. Ti aspetto fuori dalla porta, okay?"
Visibilmente confuso, il moro osservò il suo amico uscire
dalla stanza con un'espressione strana in volto.
****************
"Si può sapere che hai? E' finita bene lì dentro,
dovresti essere felice, non pensi?"
In tutta risposta, il biondo fece spallucce e, a quel gesto,
il
minore si ritrovò a sbuffare sonoramente, ormai esasperato
dalla
situazione.
Appena era uscito dallo spogliatoio - con la tuta e la sua roba mezza
asciutta addosso - il maggiore l'aveva accolto sotto il suo ombrello ma
non aveva spiaccicato bocca e, anzi, sembrava perso nei suoi stessi
pensieri.
A quel punto, Peter si trovò a domandarsi se quella
situazione avesse scosso anche l'altro, in qualche modo.
"Sei... sei stato sorprendente, prima." disse finalmente l'altro
"Insomma, più ci penso e più, wah, hai ideato
quel piano
complicato in pochissimo tempo. Cioè, woh, chi l'avrebbe mai
detto che in una situazione di quel genere, avessi avuto la testa per
pensare ad inviarti il video? Insomma, più ci penso e
più
sono rimasto sorpresa dalla tua parlantina e-"
"Uh, attualmente..." sussurrò il moro, mordendosi il labbro
inferiore "... non era vero."
A quel punto, il canadese si bloccò di colpo e
guardò l'altro con occhi semi spalancati.
"Come?"
"Beh io..." disse ancora il moro, guardandosi poi attorno, per avere
conferma che non ci fosse nessuno "... ero sconvolto quando avevo
visto... beh, hai capito. Il mio primo istinto è stato
cancellare tutto. Poi mentre stavate per litigare, mi è
venuta
questa idea e- beh- fortunatamente ha funzionato. Almeno non ci
scocceranno più, no?"
A quel punto, Peter guardò negli occhi l'altro, non
riuscendo a
decifrare la sua espressione e, mai come ora, avrebbe voluto che gli
dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.
"Dico io, sei completamente andato fuori di testa?!"
Okay, non esattamente qualsiasi cosa.
"... Prego?" esclamò il newyorkese con un film di voce,
guardando l'altro con la bocca spalancata dallo shock.
"Ti sembrava il caso?" ribattè con irritazione "E se
scoprissero
che, non so, guarda un po', le tue belle paroline di minaccia di morte
erano tutte fesserie? Secondo te come potrebbe andare? Aaaaaaaah,
Peter, perchè ti sei cacciato in questa situazione??"
Il newyorkese lo fissò, ferito a morte dalle sue parole.
Non è che avesse avuto molte scelte e Wade doveva saperlo
piuttosto bene.
"... Scusa, allora che avrei dovuto fare?"
"Niente." ribattè il maggiore, senza pensarci troppo
"Assolutamente niente, ci avrei pensato io, in qualche modo. Sai, a
suon di colpi in testa, avrei potuto fargli dimenticare anche i loro
nomi, puoi starne certo! Non era necessario il tuo intervento, anzi,
è stato stupido."
A quelle parole, il moro si fermò di colpo, guardandolo in
cagnesco e, dall'espressione del suo amico, si capiva che era conscio
di aver detto qualcosa che non doveva dire.
"Quindi sarei stupido?!"
"Non ho detto che tu
sei
stupido." cercò di spiegarsi, con un sorriso nervoso "La tua
azione è stata stupida, c'è, insomma, differenza,
no? Era
per dire che non era, emh, necessario il tuo intervento."
"... Quindi faccio cose stupide e
sono inutile?!" ribattè il minore, stringendo i pugni.
"Beh, sì!"
A quella conferma, Peter lo guardò con fare ferito,
sconvolto che l'altro avesse potuto dire una cosa del genere.
E dire che si era preoccupato per tutto questo tempo per quello stupido.
"... Ho capito." disse in tono tagliente, per poi allontanarsi a passo
svelto, incurante della pioggia che continuava a scendere.
"Pete--- Peter, aspetta."
Il canadese cercò di rincorrerlo e gli si parò
subito davanti, con lo sguardo mortificato in volto.
"Io- uh- sai, no? Le parole non sono il mio forte e- so quello che
può sembrare- ma sai- io non--"
"Era quello che hai sempre pensato di me?" esclamò il moro,
interrompendolo "E' per questo che mi hai allontanato?"
Il maggiore si irrigidì a quelle parole, guardandolo con
fare perso.
"... Uh? Petey, io non capis--"
"Pensi che non me ne sia accorto?" ribattè nuovamente il
ragazzo, con rabbia "Di come mi hai allontanato? Pensi che io sia così
stupido da non capire che hai cercato per tutto questo tempo di
chiudere la nostra amicizia??"
A quel punto, l'altro non provò neanche a ribattere ma lo
osservò con sguardo mortificato e questo valeva
più di
mille conferme verbali.
"... Sei assurdo." ridacchiò amaramente, passandosi la mano
sui
capelli nuovamente bagnati "Hai insistito così tanto per
essere
amici, per cosa? Buttarmi alla prima occasione?"
Nuovamente, il biondo non si azzardò a dire una parola.
"Per tutto questo tempo sono stato male per te, mi sono preoccupato,
chiedendomi se fosse colpa mia questa situazione, se sarebbe cambiato
qualcosa se io fossi stato abbastanza forte da aiutarti quando avevi
bisogno. Se avessi potuto fare qualcosa, dandoti i tuoi spazi. Ho
cercato davvero di fare qualsiasi cosa in mio possesso per starti
vicino e ora dici a me,
per una volta che sono riuscita a cavarmela con le mie solo forze e ti
ho aiutato, che non era necessario??"
E ancora, Wade non disse una parola e Peter era disperato.
Sarebbe bastata una sola parola, una soltanto, e avrebbero concluso
quella stupida discussione.
Avrebbe voluto sentirsi dire che si sbagliava, che non era
così, che aveva frainteso tutto.
Ma quel silenzio era terrificante, era soffocante.
... E gli confermava semplicemente che tutto ciò che stava
dicendo era la pura e semplice verità.
E dire che, dopo questa situazione orribile, avrebbe solo voluto la sua
presenza, un suo abbraccio caloroso, un 'sei stato bravo'.
Non credeva che fosse chiedere molto ma, a quanto pareva, si sbagliava.
"Credevo che fossi mio amico." disse semplicemente, con una strana
calma, sorridendo con un flebile sorriso "Che fossi uno dei miei
migliori amici ma penso che abbiamo due concetti diversi di amicizia."
Sospirò afflitto, per poi fare spallucce.
" Comunque, non ti preoccupare, d'ora in poi non ti dovrai
più
preoccupare del fatto che faccio stupidate." sussurrò,
guardandolo dritto negli occhi "Abbiamo chiuso."
//Scusate il ritardo e, visto che non l'ho fatto prima, BUON ANNO!
Spero abbiate passato delle buone feste! <3
Beh, che dire... anche a sto giro never a joy sempre e comunque, ops ;^)
Prima che me ne dimentichi ( di nuovo ) , ad ottobre ho fatto il
kinkober (un writober p0rn, basato su kink) e OVVIAMENTE ho scritto
anche qualche spideypool. Qualcuno è interessato a leggere
qualche oneshot nel caso? Me lo faccia sapere :3
Come al solito , ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia!
<3 In particolare, ringrazio Ali per la correzione del capitolo
<3
Fatemi sapere, se vi va, cosa ne pensate! Alla prossima <3
Ps: siamo a -3/4! <3
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