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Autore: LittleBunny    27/01/2020    2 recensioni
Passò un lungo istante in silenzio, prima di iniziare a dare delle, seppur lievi, testate sul suo armadietto, sotto lo sguardo incredulo di alcuni studenti che, dopo averlo guardato in maniera perplessa, decisero di allontanarsi.
Smise quasi all'istante, mugugnando parole incomprensibili, un unico pensiero ad invadergli la mente: era un'idiota.
Lo pensava già da un po' , ma ora aveva la conferma definitiva.
Era. Un. Totale. Idiota.
Come diavolo gli era saltato in mente di dire cose del genere ad uno che era il doppio di lui? Non gli bastava quello che stava passando con Flash, doveva per forza stuzzicare uno che poteva prenderlo a pugni, senza trovare la benchè minima resistenza?

[AU! SpideyPool]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Irresistible08 ● In questa fanfiction, NON si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a quello dei fumetti;
● I personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.
!!! Attenzione, capitolo con tematiche delicate!!!


8° Capitolo.



"Come sarebbe a dire che non sono in squadra?!"

A quelle parole - seguite da un breve ringhio e uno sguardo sprezzante - istintivamente, Peter fece un passo indietro, dando quasi le spalle al coach.
Se all'inizio il suo 'lavoro' nella squadra come 'ragazzo-che-lavora-con-le-statistiche' aveva fatto storcere il naso a tutti, ora le cose erano drasticamente cambiate grazie alle innumerevoli vittorie che avevano collezionato.
Quando vinsero la prima volta, tutti si stranirono, ma ben presto non ci badarono più di tanto, considerandola solo una mera coincidenza - 'fortuna del nerd' l'aveva definita il professore stesso - tuttavia non fu l'ultima partita che vinsero grazie al suo duro lavoro e ora il ruolo del newyorkese era ben accettato e rispettato da tutti.
Per quanto avesse ancora il ruolo secondario di raccattapalle, la A in educazione fisica non gliel'aveva tolta nessuno.
Tuttavia, nonostante il benestare generale della squadra e del coach, c'erano delle volte che i ragazzi della squadra si irritavano per le scelte del minore, specie se comportavano la sostituzione dei ragazzi dal loro ruolo in squadra.
Questo, ovviamente, era uno di quei casi.

"Thompson, piantala! Ormai la decisione è stata presa." esclamò l'uomo, allontanandosi subito dopo.

"Oh, andiamo coach, è un'idiozia!" continuò Flash, imperterrito, cercando di attirare la sua attenzione "E' palese che Parker abbia scelto Wilson come nuovo quarterback perchè è il suo cazzo di amichetto del cuore."

"... Non è esatto." intervenne a quel punto il moro, cercando di tenere un tono di voce fermo, posando lo sguardo sull'insegnante che era uscito definitivamente dallo spogliatoio.

Possibile che lasciasse sempre il lavoro sporco a lui?
Sapendo ormai per certo che non sarebbe più tornato, sospirò sconsolato, posando lo sguardo sul suo quaderno

"Ho fatto semplicemente presente tutte le variabili, in maniera neutrale. Per fartela breve, è vero, sei il quarterback da un bel po' e hai sempre fatto un buon lavoro sia in campo, che con la squadra. Ma..."

Peter fece una piccola pausa, deglutendo appena.

"...ultimamente le tue performance sono state parecchio scarse."

Il newyorkese non si azzardò ad alzare lo sguardo dai suoi appunti ma sentì abbastanza distintamente l'ennesimo ringhio venire dal ragazzo.

"Wade, invece, nonostante sia entrato nella squadra ad anno inoltrato, ha imparato in fretta e le sue statistiche sono migliorate a vista d'occhio in pochissimo tempo."

Istintivamente, diede una veloce occhiata al canadese e, come notò che i loro sguardi si erano incrociati, abbassò nuovamente la testa verso il suo quaderno.

"... tuttavia è parecchio indisciplinato, non è bravo a fare lavoro di squadra ed è parecchio impulsivo." concluse frettolosamente "Ho dato tutte queste informazioni al coach e gli ho lasciato scegliere. Lui ha scelto Wade. Quindi io non-"

"TUTTE STRONZATE."

Con un colpo secco, il più grande gli fece cadere gli innumerevoli fogli pieni di statistiche a terra, prendendo poi per il braccio il newyorkese, stringendolo forte.

"'Performance scarse'?" sbraitò, stringendo sempre più forte la presa "Mi hai visto bene, eh nerd? Secondo me, semplicemente, non capisci un cazzo del-"

A bloccare il discorso dell'ormai ex quarterback, il canadese che lo spintonò in maniera tale da allontanarlo da un bel po' dall'altro.

"Dolcezza, non ti sembra di star facendo, come dire? Un po' troppo la testa di cazzo?" esclamò il biondo, mettendosi repentinamente in mezzo ai due e, dalla sua espressione sembrava sul punto di prendere a cazzotti l'altro.

"Un frocio come te non si dovrebbe neanche azzardare a toccarmi." sibilò Flash irritato, anche lui sul piede di guerra "Lo sanno tutti, sai? Che ti scopi qualsiasi cosa cammina, senza badare alle conseguenze delle tue azioni. Il tipo che ti menava l'altra volta è la prova lampante. Come minimo sarà qualche stronzo a cui non gliel'hai saputo succhiare per bene."

A quelle parole, Peter si irrigidì, capendo benissimo a cosa si stesse riferendo.
Come aveva previsto il biondo, in seguito al suo pestaggio, la gente aveva fatto girare i peggio pettegolezzi sull'accaduto, traendo conclusioni errate basandosi sulla pessima reputazione dell'altro.
Fra ciò che gli aveva riferito Mary Jane, fra ciò che leggeva nei bagni o anche solo sentiva nei corridoi della scuola, sapeva che stavano girando le peggio cose a riguardo, come che quell'uomo fosse un amante di Wade o che quest'ultimo avesse avuto uno o più rapporti intimi con qualche parente stretto dell'uomo - come moglie o figli.
C'era addirittura chi aveva voluto esagerare ed aveva parlato della possibilità che il biondo fosse immischiato in qualche cosa illegale, tipo droga e quant'altro.
Ovviamente, solo il newyorkese sapeva la verità - la verità su quell'individuo che non era portato a essere una figura genitoriale e che il canadese doveva subire passivamente - ma, ovviamente, non poteva fare o dire nulla perchè glielo aveva promesso.
Non che potesse fare qualcosa comunque, visto che era solo un povero ragazzino del Queens, che non valeva nulla in confronto ad un ufficiale.
Tuttavia, con il passare dei giorni, il moro stava accumulando una forte rabbia e, in momenti come questi - dove la gente sparava a zero solo per far star male il suo amico - avrebbe solo voluto prenderli a cazzotti ma, la cosa che forse gli faceva più rabbia e lo faceva stare peggio era come Wade, invece, sembrava sempre calmo ed indifferente ai pessimi commenti su di lui come se fosse abituato.
Come in quell'esatto momento.

"Pensala come vuoi." disse, facendo spallucce "Anche se, è stranino questo discorso, sai? Non so, ho come il dubbio che, sotto sotto, voglia provare le mie attenzioni. Vuoi provare a domare il piccolo, grande Wilson? Non è un problema, eh, ma non so quanto riusciresti a reggerlo."

"Ora piantatela..." esclamò Peter, in un mormorio appena udibile, sfiorando il braccio del biondo, vedendo Flash sempre più furente e preoccupato che potesse decidere di fare a botte con il canadese "Non ne vale la pena. Lo dico per entrambi."

Tuttavia, improvvisamente, sul volto dell'ex quarterback spuntò un enorme ghigno, che non prometteva nulla di buono.

"Ah, ora capisco." mormorò, improvvisamente calmo, posando lo sguardo sul più piccolo "Te la fai con il nerd, eh, Wilson? Ora ha senso la cosa, Parker è la tua fottutissima troiet--"

Prima che potesse concludere il discorso e il newyorkese potesse elaborarlo appieno, Wade tirò un pugno in piena faccia a Flash, facendolo cadere a terra.
A quel punto, i compagni di squadra - che fino a quel momento erano rimasti a guardare - si mobilitarono, chi per tenere fermo il biondo e chi a soccorrere Flash.

"Maledetto, giuro Wilson che--"

"Oddio Flash, piantala!" esclamò uno dei ragazzi, mentre lo teneva "Lo sai benissimo anche tu che Parker ha ragione! Da quando ti sei lasciato con Liz non ragioni ma, ehi amico, puoi sempre rimediare, non è la fine del mondo!! Non è che non giocherai più."

Dopo qualche protesta, l'ex quarterback si calmò e venne presto rilasciato dai suoi compagni di squadra, che gli consigliarono di andare in infermeria visto che il naso gli sanguinava copiosamente - molto probabilmente era rotto.

"... Me la pagherete." borbottò il ragazzo, lanciando un'occhiata a Wade e successivamente a Peter, che stava tremando come una foglia.

Appena se ne fu andato, si sfiorò il braccio precedentemente stretto, che ora gli doleva da morire, cercando di tranquillizzarsi.
Possibile che gli idioti dovevano circondarlo costantemente?
E parlando di idioti...
Se Flash si era calmato, non si poteva dire lo stesso del canadese, che ancora si stava sbracciando per liberarsi dalla presa dei suoi compagni di squadra.
Il newyorkese era allibito come anche tre ragazzi, che erano il doppio del biondo, fossero così in difficoltà davanti alla sua forza.
Mentalmente, il newyorkese si appuntò di non far arrabbiare mai l'amico.

"Wade, calmati." esclamò ,a quel punto, in tono calmo, avvicinandosi "Quel cretino se n'è andato, puoi stare tranquillo."

Istintivamente allungò il braccio verso di lui, ma prima che potesse raggiungerlo, l'altro si scostò bruscamente poi, come rendendosi conto di quel gesto, si calmò di botto, guardando Peter con sguardo indecifrabile.

"Waaah Parker, sei un grande." disse uno dei ragazzi, dopo aver mollato la presa dal canadese "Oltre che un bravo stratega, hai un talento innato come domatore di animali feroci!"

Dette queste parole, anche gli ultimi ragazzi si allontanarono - ignorando l'occhiataccia lanciata dal moro per come avevano affibbiato l'amico - e Wade e Peter si ritrovarono da soli.

"... Wade, va tutto bene." mormorò il newyorkese, cercando di usare un tono rassicurante, come vide lo sguardo mortificato di Wade.

Sembrava sul punto di piangere.

"Eri arrabbiato, non eri in vena di contatto fisico, e chi più di me può capirti?" cercò di ironizzare, per farlo ridere, fallendo miseramente "Comunque... Prima di uscire, prenditi qualche attimo per riprenderti, mh? Non hai una bella cera."

Il biondo annuì dopo qualche istante, sedendosi poi stancamente sulla panchina dello spogliatoio mentre Peter si mise a raccogliere gli appunti precedentemente caduti che erano stati malamente calpestati da mezza squadra.
Mentre sbuffava, borbottando su quanto il suo lavoro non fosse rispettato dagli altri, ogni tot lanciava delle veloci occhiate al suo amico, notando come ora fosse inclinato, con i gomiti appoggiati sulle gambe mentre aveva le mani fra i capelli, borbottando in maniera più rumorosa del solito fra sè e sè.
Il newyorkese era davvero preoccupato per tutta quella situazione.
Oltre alla consapevolezza della sua orribile situazione familiare, oltre il vedere come la gente sapeva tirare solo il peggio di sè, denigrando una persona, senza curarsi assolutamente della verità, vedeva come il canadese sembrava volersi fare carico della situazione da solo.
Quasi a confermare la sua teoria, dopo la volta che l'aveva accompagnato in pullman, Wade sembrava volerlo evitare il più possibile.
Sì, certo, si vedevano ancora per studiare e per le partite ma niente di più e ogni qualvolta il moro cercasse di instaurare una conversazione un po' più profonda o anche provava a chiedergli di uscire, il biondo si irrigidiva e cambiava discorso o inventava qualche scusa.
A quel punto, Peter aveva ipotizzato che avesse bisogno dei suoi spazi e così l'aveva lasciato in pace... anche se, il dubbio che non volesse più avere a che fare con lui, ce l'aveva eccome e, ovviamente, il pensiero non poteva che farlo star male.
Dal punto di vista romantico, sapeva benissimo che non era alla sua portata, ma non voleva perderlo anche come amico.
Dopotutto, ci teneva tanto a lui.
Facendo un sospiro sconfortato, si chiese se le cose sarebbero state diverse se fosse stato forte e coraggioso quanto bastava per dare un cazzotto al padre, quella volta, o se fosse stato abbastanza ricco o quantomeno importante, da poter denunciare questi maltrattamenti ed essere creduto o anche se solo l'intera scuola si fosse comportata in maniera più umana.

"Tieni."

A farlo sussultare dalla sorpresa e a farlo tornare nella realtà, Wade che ora era accovacciato vicino a lui e gli stava porgendo uno dei suoi fogli.

"Oh grazie ma non c'era bisogno, davvero."

Il biondo tacque, continuando a guardarlo con sguardo colpevole, per poi mormorare qualcosa fra sè e sè e, di tutto quel discorso, il moro capì solo un 'scusa'.

"Ah, dici per prima?" chiese, per poi fare spallucce ed alzarsi "Non era niente, te l'ho detto. Avevi solo bisogno di stare per i fatti tuoi e calmarti."

"Io non inten- sì anche per quello ma- no, non importa."

Il canadese si fece silenzioso nuovamente, alzandosi lentamente, rivolgendogli un'espressione enigmatica.
Dio, quanto odiava quanto non blaterava come suo solito.

"... Uh, d'accordo. Quindi devi stare qui o-"

"Ti fa male?"

Peter sussultò per poi strizzare gli occhi istintivamente come l'altro gli strinse lievemente il braccio stretto qualche istante prima da Flash.
Con la pelle scoperta per la camicia a maniche corte, si potevano intravedere dei segni rossi dovuti alla stretta.
Il moro pensò immediatamente che, sicuramente, gli sarebbe venuto il livido.

"... No, sto bene." mentì, con un lieve sorriso "Non ti preoccupare."

Doveva essere proprio un pessimo bugiardo perchè, a quelle parole, l'amico alzò un sopracciglio poco convinto, per poi passarsi una mano fra i capelli.

"Evitalo. E' una testa di cazzo." borbottò, sbuffando "Mi prudono ancora le mani. Dovevo dargli un colpo più forte."

"Credo che il pugno che gli hai dato sia più che sufficiente." rispose con un sospiro "Però, davvero, fai attenzione, okay? Stai andando bene a scuola e sei diventato il quarterback della squadra. Non ti rovinare per me, dico davvero! Va tutto bene."

Wade aprì la bocca, come se stesse per dire qualcosa, ma alla fine sembrò rinunciarci e sospirò, posando lo sguardo a terra.
Successivamente si avvicinò alla porta ma, prima di allontanarsi, gli rivolse un sorriso malinconico.
Detestavo vederlo così.

"... Wade- aspetta." esclamò Peter, facendo qualche passo verso di lui, ritrovandosi in poco tempo alle sue spalle.

C'erano tante cose che avrebbe voluto dirgli ma era davvero difficile, fra queste, scegliere le parole di cui aveva bisogno l'altro.

"Tu... non sei solo, lo sai questo, vero?"

Il biondo si voltò appena, rivolgendogli un mezzo sorriso.

"... Ci vediamo, Peter."

E con quest'ultima frase, ora il newyorkese poteva vedere perfettamente il muro che si era formato fra loro.

****************

"Sicuro che non vuoi che rimaniamo con te, Pete?"

"No ragazzi, state tranquilli." esclamò il ragazzo, sorridendo appena ai suoi due amici "Ce la faccio."

Come i suoi amici si allontanarono, Peter sospirò, sedendosi sugli asfalti, guardando il campo dove poco prima c'era stata l'ennesima partita vinta.
Sorrise lievemente, per poi passarsi una mano fra i capelli bagnati, osservando la sua macchina fotografica, felice nel constatare che almeno lei non avesse preso acqua.
Durante questa partita infatti, il coach aveva insistito particolarmente per fare qualche foto durante le partite per il giornalino della scuola, per commemorare l'ennesimo successo.
Sfortunatamente però, nonostante fossero in piena stagione primaverile, aveva iniziato a piovere molto forte e si era innalzato un terribile vento tant'è che, nonostante Harry e Mary Jane lo avevano aiutato il più possibile tenendogli l'ombrello e la borsa, era comunque riuscito ad inzupparsi dalla testa ai piedi - forse perchè aveva cercato di proteggere la macchina fotografica dalle intemperie, piuttosto che se stesso.
E dire che ora aveva smesso, come se nulla fosse successo.
... Decisamente, oggi non era la sua giornata.
Tirò su col naso e iniziò a scorrere le foto che aveva fatto e si ritrovò istintivamente a sorridere quando beccò alcune foto di Wade.
Era stato... fantastico.
Se avevano vinto la partita era grazie a lui.
Non che gli interessasse così tanto quello sport in sè, ma doveva ammettere che il biondo ce l'aveva davvero messa tutta.
Certo, tendeva anche fin troppo a fare le cose da solo, ma aveva dato i risultati sperati.
Istintivamente, sfiorò lo schermo dell'oggetto mentre il suo sorriso si incrinò.
Da quella volta nello spogliatoio, il canadese lo aveva completamente ignorato e la cosa non aveva fatto altro che renderlo sempre più triste.
Era davvero finita così la loro amicizia?
Improvvisamente, si ricordò delle parole che Harry gli rivolse durante la partita.
'Ammetto che lui non sta al centro delle mie simpatie' gli aveva detto ' ma penso siano ignobili i pettegolezzi che girano su di lui.'
In qualche modo, ricordava che l'aveva reso felice quel commento perchè gli faceva pensare che, in fondo, c'era qualcun'altro, oltre a lui, che pensava che stesse vivendo un'ingiustizia.
Magari, se tutti questi cretini avessero smesso di far girare certe voci, magari Wade sarebbe stato più tranquillo e magari... magari... sarebbero tornati amici come prima.

"Aaaaah Petey pie, ma che hai fatto? Sei completamente bagnato."

Il newyorkese si voltò lentamente, non sapendo come reagire alla vista del canadese sorridente, che ora gli sedeva a fianco.
Sembrava che più si avvicinasse al canadese e più quest'ultimo si allontanasse ma, al contempo, se Peter prendeva le distanze, questo riappariva come se nulla fosse.
Ormai non sapeva neanche più come reagire.
Sapeva solo che da 'Peter' era tornato nuovamente a 'Petey pie'.

"Beh, c'è stata la pioggia e dovevo fare le foto... insomma, ho potuto fare solo una cosa per volta." mormorò, facendo spallucce.

"Uh-uh, Petey, non va bene. Ti prendi troppe responsabilità, avresti dovuto mandare a quel paese il coach, per quella richiesta strampalata e con quel tempo, perdonami il termine, del cazzo e se lo dico io che sono strambo di mio, beeeeehhh.."

Si fermò di colpo, posando lo sguardo sulla macchina fotografica e gli occhi gli si illuminarono di botto.

"Quello... quello sono io?!" esclamò estasiato, avvicinandosi di più al moro, che arrossì d'istinto "Ma ma ma ma sono ancora più super iper mega figo del solito! Sei davvero bravissimo Petey, te lo dicevo io!"

Incantato com'era dalle foto, posò le mani sulla macchina fotografica, posando le dita molto vicino alle dita del minore che si ritrovò a fissarlo di sottecchi.
Peter si chiese se fosse il caso di provare ad approcciarsi a lui nuovamente.

"Wade, mh..." sussurrò in imbarazzo, sfiorandogli goffamente le dita con le proprie "Ultimamente sei strano. Cioè, uh, non il tuo strano solito ma strano... strano. Hai capito, no? Sembra che... tu mi stia evitando. Penso di lasciarti in pace e, puff, ecco che d'improvviso riappari e ti comporti come se nulla fosse successo. E io... non capisco più che fare."

Il biondo non spostò lo sguardo dalla macchina fotografica e, per un istante, sembrò quasi che non avesse sentito poi, improvvisamente, spostò le dita per accarezzare dolcemente quelle dell'altro.
Peter arrossì ancora di più, sentendo il suo cuore battere all'impazzata.
Gli mancavano questi momenti e sperava che non finisse tanto presto.

"... Mmmhh.... Non volevo, cioè, non devi stare male, non ne vale la pena." mormorò con un sospirò, per poi posare gli occhi sui suoi "Ma... fidati, è meglio così. Non ci pensare."

Peter si chiese se ci fosse un significato più profondo in quelle parole ma , non ebbe il tempo di chiedere, che il canadese lasciò la  presa e si alzò, frugando poi il suo zaino.

"In realtà ero venuto qui perchè volevo prendermi cura del mio protetto, come qualsiasi fata madrina che si rispetti." gli disse il biondo, porgendogli quello che il minore identificò come dei vestiti "E' la mia tuta. Sì, ti starà enorme e ci navigherai dentro ma ehi, almeno è roba asciutta."

Il minore prese i vestiti, per poi guardare l'amico confuso.

"Wade, uh, apprezzo il pensiero ma ora vado a casa e mi cambio. Non ha molto senso mettermi la tuta con sotto la roba bagnata."

"Per questo," replicò l'altro con un sorriso "speravo che potessi usare le docce degli spogliatoi. Lo so che non ti piace l'idea ma buh, ora non c'è nessuno, sono sicurissimo al cento per cento, si sono tutti lavati e, profumatissimi, sono usciti tutti. Sarai da solo, davvero."

Il newyorkese tacque, passandosi quei vestiti fra le dita, ancora dubbioso.
Effettivamente era fradicio, e rischiare di ammalarsi in questo periodo era un rischio che non poteva correre ma d'altro canto-

"Petey." sussurrò Wade con un tono di voce dolce, posando una mano sulla sua spalla "Non c'è nessuno, davvero, fidati di me."

A quel punto, visto che a quel tono di voce non sapeva dire di no, annuì timidamente e il canadese gli sorrise rassicurato, per poi incamminarsi a passo leggero verso l'uscita.

"Seriamente..." mugugnò il newyorkese fra sè e sè appena si fu allontanato abbastanza il suo amico, stringendo a sè la sua tuta "chi ti capisce è bravo.."

****************

"C'è qualcuno?"

Come sentì solo il rimbombare della sua voce nella stanza buia e vuota, Peter potè tirare un sospiro di sollievo sentendosi, subito dopo, un po' stupido.
Scrollò le spalle, accendendo le luci per poi chiudere la porta alle sue spalle, dirigendosi infine alle docce.
Posò lo zaino sulla panchina, sistemando meglio la macchina fotografica al suo interno, pensando mentalmente dove avrebbe potuto poggiare gli abiti bagnati e arrivò la conclusione che, molto probabilmente, se li sarebbe dovuti tenere a mano.
Sospirò di nuovo, stavolta in maniera sconsolata, e sperò con tutto il cuore che, almeno, non tornasse a piovere come prima.
Aprì l'acqua della doccia e in attesa che questa, con calma, diventasse calda ed iniziò finalmente a spogliarsi, strizzando i suoi abiti il più possibile, per togliere tutta l'acqua che avevano accumulato.
Dopo aver messo le vesti fradice sopra un termosifone - e, in cuor suo, sperò in qualche legge della fisica ancora sconosciuta all'umanità, che facesse asciugare i vestiti bagnati sul termosifone in 5 minuti - posò gli occhiali sulla panchina vicino al suo zaino, per poi entrare finalmente in doccia.
Sentì i suoi muscoli rilassarsi come l'acqua sfiorò gentilmente il suo corpo e si ritrovò a ringraziare mentalmente Wade per la sua trovata.
Sorridendo, si ritrovò a pensare che lui sembrava davvero il suo 'angelo custode' - o il suo 'serial killer personale', come si era definito l'amico - e la cosa, per un istante, lo fece felice.
... Poi improvvisamente, si ritrovò a pensare come il loro rapporto si era incrinato ultimamente e smise di colpo di sorridere.
Certo, col fatto che gli aveva prestato la tuta, aveva la scusa per riparlargli... ma dopo quello? Avrebbero continuato a parlargli? O avrebbe dovuto aspettare che fosse prima il maggiore a interagire con lui? E quando sarebbe durata? Qualche mese? Fino al suo diploma? Anni? Per sempre?
Ogni volta che ci pensava, una fitta gli prendeva alla bocca dello stomaco, come se l'avessero colpito fisicamente.
Mentre si insaponava velocemente, si chiese se sarebbe cambiato qualcosa se fosse stato il suo 'tipo ideale'.
Immaginava che in questo momento, il canadese voleva tutto fuorchè una relazione - visto tutti i casini che stava passando - e sapeva bene che, come amico, era abbastanza 'inutile' - per non dire una palla al piede - ma si chiedeva se sarebbe cambiato qualcosa se, quanto meno, fosse stato quel qualcuno di 'speciale' per l'altro.
Ma qui sorgeva un'altra domanda: qual era il tipo ideale dell'altro?
A quel pensiero, si passò una mano sulla pancia, per poi tirare un lembo di pelle ed, istintivamente, gli si formò una smorfia di puro disgusto in volto.
Sapeva perfettamente che il suo corpo non era qualcosa che qualsiasi persona potesse considerare 'bello' anche perchè non era niente di eccezionale: era la normalità fatta a persona.
Non era particolarmente alto, non era muscoloso, non era snello, era magro ma una magrezza 'morbida', dovuta forse alle porcherie che mangiava costantemente.
Insomma, Wade che ci avrebbe visto in un fisico come--?
A smuoverlo dai suoi pensieri, un rumore improvviso che lo fece sussultare di colpo e lo fece voltare di scatto.
Inizialmente si guardò in giro confuso, non capendo se c'era stato sul serio o se lo fosse inventato ma, non sentendo più niente, lasciò perdere, finendo di farsi la doccia.
Fu quando chiuse l'acqua, che i rumori tornarono e stavolta furono molto più forti, tant'è che Peter si chiese se fosse stato un terremoto o qualcosa del genere.
Si bloccò completamente, terrorizzato da quello che stava accadendo ma ciò lo aiutò ad analizzare meglio la situazione.
Notando che sì, il rumore era forte ma non stava tremando niente intorno a lui, dedusse che sicuramente non era un terremoto e, a sentire meglio, sembrava un suono ripetuto, un po' come il rumore dell'acqua del rubinetto quando gocciola ma più forte, come se stessero sbattendo ripetutamente un armadietto.
Fu in quel momento che, sbiancando di colpo, capì che c'era qualcun'altro in quei spogliatoi.
Ma chi diavolo poteva essere a quell'ora? La squadra di football era andata via e, a quell'ora, c'era giusto qualche membro di qualche club che comunque non dovrebbe stare all'interno degli spogliatoi.
Visto il rumore sempre più assordante, iniziò a chiedersi se non fosse qualche malintenzionato che stava cercando di sfondare qualche armadietto e la cosa lo terrorizzò.
Preso dal panico com'era, non si fece troppe domande, e si mise velocemente il sopra della tuta, gli occhiali e prese l'arma più vicino a lui - una scopa.
Con il cuore a mille, strinse a sè la scopa, incamminandosi verso l'uscita - con qualche difficoltà, visto che gli occhiali non facevano altro che appannarsi - sperando di non incontrare qualche malvivente lungo il percorso.
Forse, se riusciva a uscire poteva chiamare qualcuno e-
Si bloccò di colpo, nascondendosi dietro un muro, sentendo che la provenienza dei 'rumori' era proprio lì davanti a lui.
Tremando come una foglia, si pulì per l'ennesima volta gli occhiali, per poi osservare di nascosto la situazione e il sangue gli si gelò.
A terra c'erano tre ragazzi - che riconobbe essere Flash ed altri della squadra - che sembravano svenuti e ridotti abbastanza male, come se fossero stati pestati malamente e in un angolo Wade, seduto, che parlava da solo mentre dava ripetutamente dei pugni su un armadietto.
Sembrava che, apparentemente, il canadese avesse fatto a botte con i tre e che ora stesse scaricando la rabbia sul primo oggetto che gli era capitato a tiro.
Quasi preferiva l'idea strampalata, dovuta dal panico, nella quale pensava che qualche criminale avesse voluto svaligiare la roba puzzolente di qualche atleta adolescente.
A ripensarci... davvero, a che pensava?
Con un leggero sospiro, lasciò la sua arma fidata in un angolo, deciso ad avvicinarsi con cautela, al canadese.
I ragazzi non sembravano in pericolo di vita, ma lo preoccupava che il maggiore sembrasse così furioso: che avevano fatto di così orribile da farlo esplodere così, lui che aveva sempre reagito con indifferenza alle loro provocazioni?
Ma... soprattutto, che ci facevano lì?
Per far luce su queste cose, sicuramente, avrebbe dovuto fare con calma e con circospezione, per cercare di tranquillizzare in primis il biondo, che sembrava voler picchiare chiunque lo sfiorasse.
Ovviamente, l'idea di avvicinarsi a lui con delicatezza, fu mandato all'aria da uno starnuto abbastanza rumoroso che gli uscì e che rimbombò in tutto la stanza e, inutile dirlo, catturò l'attenzione dell'amico.

"... Ciao..." mormorò con un leggero sorriso il newyorkese, a pochi passi da lui, tirando su col naso, notando poi che l'altro aveva cambiato repentinamente atteggiamento.

Aveva smesso di prendere a pugni l'armadietto e ora, semplicemente, lo fissava, con uno sguardo un po' ebete in viso.
Sembrava quasi che lo stesse fissando con interesse.
Il minore avvampò per questo pensiero stupido.

"... Sono morto e ora sono in paradiso?" disse di colpo il maggiore, imbambolato, lasciando il moro sempre più confuso.

Solo quando si accorse di un enorme specchio di fronte a loro, si rese conto del perchè di quello strano atteggiamento da parte dell'altro.
Preso com'era dal panico, non aveva avuto il tempo nè di asciugarsi, nè di sistemarsi meglio, col risultato che la parte superiore della tuta - l'unica cosa che era riuscita a mettere - nonostante fosse enorme, gli rimaneva appiccicata al corpo e, come se non bastasse, avendo lasciato la cerniera mezzo aperta, una piccola parte del petto e una spalla erano completamente in bella vista.

"I-I-io," balbettò in completo imbarazzo, chiudendosi istintivamente la tuta "uh, senti non... non prendermi in giro, okay? Avevo, mh, ecco, sentito dei rumori, mi sono spaventato e, insomma, non è che ho proprio pensato che sarei dovuto uscire decentemente."

"Ma io non ti sto..." ribattè Wade, facendo una pausa nel momento stesso in cui Peter si alzò la cerniera fino in cima, deglutendo rumorosamente "... Prendendo in giro, mh-"

"...Sì, certo." borbottò sarcasticamente l'altro, posando una mano sulla fine dell'indumento, cercando di tirarla inutilmente giù.

La sua unica fortuna in quella situazione era che, essendo il canadese il doppio di lui e che anche a quest'ultimo piacesse vestire largo, sul newyorkese quella tuta gli faceva da vestito, tant'è che gli arrivava fino alle ginocchia ed era un bene visto che non aveva niente sotto.
Sperò con tutto il cuore che l'altro non se ne fosse accorto o sarebbe stata la volta buona che scappava in Messico dalla vergogna.

"Tornando a noi..." mugugnò il minore, cercando di cacciare l'imbarazzo per quella situazione con tutte le sue forze "... che è successo? Perchè vi siete picchiati? E perchè qui poi? Avevo capito che tutti se n'erano andati da un pezzo."

Il biondo, in tutta risposta, non disse una parola e distolse lo sguardo.

"... Oh sì Wade, davvero esaustivo da parte tua." esclamò con sarcasmo, sbuffando, guardando nuovamente i tre stesi a terra.

In quel momento, si accorse di un cellulare con lo schermo rotto vicino alla 'scena del crimine' e, come vide il canadese irrigidirsi di colpo, immaginò che centrasse qualcosa.

"Peter... non- non dovresti prendere quel cellulare..."

Il maggiore cercò di allungare il braccio verso di lui ma sembrò che un qualcosa gli impedisse di toccarlo, quindi si bloccò, mostrandosi in estrema difficoltà e Peter si ritrovò a guardarlo con un sopracciglio alzato, non capendo davvero che gli stava prendendo.
Era davvero il contenuto del cellulare così importante?
Preso dalla curiosità, osservò l'oggetto elettronico, notando che funzionava ancora e che stava registrando un video, che stoppò all'istante.
Di colpo si irrigidì e si chiese se quei tre deficienti avessero ripreso Wade in qualche situazione particolare, per il solo gusto di bullarsi di lui, magari anche ricattarlo.
Avrebbe spiegato il perchè di quella rissa.
Il sangue gli ribollì nelle vene a quei pensieri e si ritrovò ad avviare il video senza pensarci, preparandosi al peggio.
Tuttavia, non trovò quello che pensava.

-Eccoci ad una nuova puntata di 'Quanto può scendere in basso uno sfigato come Peter Parker?'-

Peter sbiancò terribilmente mentre le risate dei tre ragazzi risuonavano sprezzanti nel video che stava vedendo.
A quanto pare, avevano iniziato a riprendere fuori dagli spogliatoi, dove fra una battutina e l'altra, parlavano di come si sarebbero vendicati facendogli passare 'la migliore serata della sua miserabile vita', iniziando con una ripresa della sua 'sicuramente minuscola virilità' - e no, non avevano usato queste esatte parole.
Il newyorkese sentì il cuore farsi pesante, come vide quei tre farsi silenziosi ed entrare - senza però riuscire ad evitare il rumore causato dalla porta - ed avvicinarsi quatti quatti alle docce.
... Almeno finchè un qualcosa -Wade - non era sbucato da non si sa bene dove e li aveva attaccati.
Non si capiva bene che fosse successo di preciso - visto che il cellulare era caduto dopo il primo impatto -  ma era palese che il canadese ci fosse andato giù pesante.
La cosa forse più sorprendente dell'amico, e che era riuscito a coglierli così tanto di sorpresa, che non erano riusciti a contrattaccare.
Era stato sorprendente.

"Peter?"

Fu solo quando il biondo lo chiamò, che si rese conto che aveva smesso da un po' di respirare: quel video l'aveva sconvolto enormemente.
Non tanto per il contenuto - in quanto, grazie al maggiore, i ragazzi non erano arrivati alle docce e quindi Peter neanche si vedeva - ma per le loro intenzioni.
Quelli volevano riprenderlo in un momento di intimità, dove più era indifeso e perchè? Perchè li aveva 'esclusi' da alcune partite? Perchè, per i loro canoni, era uno sfigato?
E se non fosse intervenuto Wade, quali altre cattiverie gratuite avrebbe dovuto subire?
Era assurdo, completamente assurdo.
Lui non gli aveva mai fatto niente di male e, anzi, a pensarci, sin da subito erano stati Flash e altri ragazzi come lui a prenderlo di mira brutalmente, solo per il semplice gusto di tormentare uno più debole di loro.
Perchè era questa l'unica spiegazione che si dava, l'unico motivo per cui chiunque sembrasse volerlo tormentare alla prima occasione, perchè il moro sapeva benissimo di non aver fatto nulla, di essersi sempre comportato in maniera corretta con tutti.
L'unica sua colpa era di non essere abbastanza forte da fargliela pagare.
Tuttavia, di fronte a questa cattiveria, non si capacitava, di come qualsiasi persona potesse fare così tanto male a qualcun'altro, per una motivazione così stupida.
A quei pensieri, oltre a diventare sempre più pallido, iniziò a tremare brutalmente e gli occhi iniziarono a pizzicargli.

"... utto ben...?"

Preso com'era dai suoi pensieri, si scosse brutalmente come vide due braccia che cercavano di afferrarlo e si spostò di scatto.
Si rese conto solo tardi che era semplicemente Wade che, molto probabilmente vedendolo sconvolto, voleva dargli 'supporto' a modo suo con un abbraccio.
Si sentì mortificato, come si rese conto che l'aveva scacciato in quel modo.

"Scusa io-" mormorò e si rese immediatamente conto che la voce gli era uscita più piccola del normale.

"... sì, insomma, " disse ancora, dopo essersi schiarito la voce "ero sovrappensiero e- non volevo respingerti. Dammi, uh, solo un attimo, okay?"

Il biondo lo fissò con uno sguardo di pura tristezza in volto ed annuì, rimanendo ad una certa distanza - e il newyorkese si maledì a quella consapevolezza e sperò con tutto il cuore che l'altro non pensasse che lo odiasse o qualcosa del genere.
A quel punto, Peter fece un enorme respiro profondo e cercò di calmarsi perchè tutto voleva, tranne avere un attacco di panico davanti all'amico.
Abbassò quindi lo sguardo verso il cellulare che ancora aveva in mano e, per prima cosa, cancellò il video incriminante per poi controllare che non avesse mandato in giro altri video di quel tipo e, fortunatamente - a parte insulti gratuiti qua e là - non aveva mandato nulla di strano.
Con un sospiro di sollievo, lievemente più tranquillo, si mise a cancellare, a cancellare e ancora cancellare.
Non voleva che ci fosse più niente.
Dopo che fu soddisfatto, buttò a terra il cellulare senza tante cerimonie e frugò nelle tasche degli altri due, in cerca del loro cellulare, per avere un'ulteriore conferma che non ci fosse niente di strano conservato per poi, anche con loro, cancellare tutto senza pietà.

"... Stai sanguinando." notò a quel punto il moro, osservando le nocche di Wade che stavano praticamente gocciolando "Hai delle fasce con te?"

"Sì, certo, in borsa." rispose l'altro, osservandosi la mano "Ma non è così import-"

"Prendile." ordinò Peter, guardandosi poi in giro, indicandogli poi la panchina, facendogli segno di sedersi lì.

Come l'amico obbedì e prese la borsa poco distante, il newyorkese spostò per un istante lo sguardo sui tre ragazzi ancora incoscienti: per come aveva l'umore, quasi sperava che fossero schiattati.
Scosse subito la testa, cercando di cacciare via i brutti pensieri, per poi dirigersi verso le panchine, dove c'era l'amico ad attenderlo.

"Prima di fasciarla, forse ti conviene lavarle prima con l'acqua."

Nuovamente, il biondo eseguì le sue indicazioni senza battere ciglio e, come questo gli diede le spalle per aprire l'acqua, il newyorkese ne approfittò per spostare le sue cose e sedersi, facendo attenzione che la tuta non si alzasse troppo e mostrasse cose indesiderate.

"... Scusa Petey..."

Come sentì la voce del maggiore, che lo guardava con fare afflitto, il moro si stranì non poco.

"Certo che ti scusi tanto, ultimamente." disse a mo' di battuta, sforzandosi di fargli un mezzo sorriso "Anche se, a sto' giro, non mi sembra che tu abbia fatto nulla di male. Semmai sono io che dovrei ringraziarti."

Il più alto non disse niente e spostò lo sguardo sul suo zaino e, dopo averlo frugato per un po', trovò e porse le fasce all'altro.
Come Peter iniziò a srotolare la benda, si accorse immediatamente come l'altro ora sembrava agitato, che posava lo sguardo ovunque tranne nella sua direzione.
Che fosse preoccupato per la sua reazione di poco fa?
Sentendosi nuovamente in colpa verso la pessima reazione che aveva avuto - con l'unica persona che l'aveva aiutato, per giunta - con delicatezza, gli sfiorò la mano in una dolce carezza, facendo dei piccoli cerchietti sul palmo della mano.

"Pet- uh-" mugugnò il canadese, con un'espressione indecifrabile - sbagliava, o era appena arrossito? "Io, sai, non voglio togliere nulla a- CIOE' non togliere nel senso di togliere- ma voglio dire, insomma, sei gentile a fare- quello- ma, sai, forse dovresti solo, sì, tipo, bendarmi e basta. E lo dico per la sanità mentale di entrambi, specie la mia, che sai, è già abbastanza instabile."

... Era una sua impressione o l'amico era imbarazzato da morire?
Non sapeva la ragione ma la situazione, nonostante l'esperienza orribile vissuta prima, l'aveva fatto ridacchiare.

"D'accordo, d'accordo, come vuole lei signor Wilson." esclamò con un sorriso sincero, sistemandosi al meglio le maniche di quell'enorme tuta "Se ti faccio male, fai un fischio, okay?"

Il canadese annuì, sorridendo anche lui, lievemente più tranquillo e Peter si chiese se non fosse semplicemente preoccupato per lui.
A quel pensiero, allargò il sorriso e si mise, con delicatezza, a sistemargli le bende, cercando di non fargli male.
Calò nuovamente il silenzio fra loro, almeno finchè il newyorkese non avvertì il tocco della mano libera del canadese sui suoi capelli.

"Hai i capelli fradicissimi Petey, mh." sussurrò pensieroso, senza togliergli gli occhi di dosso "Cioè, sai, sei carino anche così eh, non fraintendermi, ma sai sei bagnato. ... Perchè detto da me suona malissimo la parola 'bagnato'? E' una parola così intensa e- no, dicevo, rischi di ammalarti, quindi ti conviene vestirti, sai? Per la salute. Di entrambi. Specie la mia, quella mentale. Ti prego principessa, abbi pietà."

Nonostante il nomignolo discutibile, il moro si ritrovò a ridere nuovamente al suo discorso strampalato.

"Ho perso ormai il conto delle volte che mi hai definito 'carino', quindi o ti diverti a prendermi in giro o dovrei regalarti un paio di occhiali, come i miei." esclamò il minore, passandogli le fasce nell'altra mano "Comunque, sì, dovrei decisamente sistemarmi. Non è l'ideale girare con solo il sopra della tuta addosso."

Ci fu nuovamente un silenzio terrificante, nella quale il moro si rese conto di aver detto qualcosa che non doveva dire.

"... Solo...?" mormorò in tono stranito il biondo, facendo un lungo respiro profondo "Nel senso, letteralmente, cioè, quindi, hai. solo. quello. addosso?"

In tutta risposta, Peter arrossì fino alla punta delle orecchie, non sapendo come dare una risposta all'altro, e di certo lo sguardo che gli stava lanciando non lo aiutava per niente.

"Bene bene, chi abbiamo qui?"

Al suono di quella voce che il newyorkese conosceva piuttosto bene, si raggelò, girandosi molto lentamente dove ora Flash e gli altri suoi compari erano in piedi, ammaccati ed arrabbiati.

"Wilson, sappi che me la paghi per quello che ci hai fatto." grugnì, passandosi una mano sulla testa, dove ora c'era un enorme bernoccolo "E i nostri cellulari sono resettati, che cazzo gli avete fatto?! Parker, sono sicurissimo che centri tu in questa storia."

Il minore si mise a tremare brutalmente, sentendo la bocca improvvisamente secca e, quando vide il canadese alzarsi, non seppe davvero come reagire: era come se il suo intero corpo si fosse bloccato di colpo.
Tuttavia, anche se i tre ragazzi stessi si irrigidirono, pronti per un'altra scazzottata, Wade andò nella direzione opposta, dove c'erano le docce e aprì l'acqua, bagnandosi la testa con l'acqua gelida per una manciata di secondi.
Sotto lo sguardo attonito dei presenti, il ragazzo semplicemente chiuse l'acqua, per poi scuotersi i capelli a mo' di cane bagnato.

"Sì, sì, arrivo, dovevo fare una cosa importante" esclamò semplicemente, gonfiando il petto, improvvisamente più rinvigorito "Quindi, chi devo pestare per primo?"

"Wade, aspetta."

Il maggiore guardò con fare interrogativo al moro, che ora puntava uno sguardo di puro astio verso i tre ragazzi della squadra.
Grazie allo strano 'spettacolo' offerto dall'amico, quantomeno, ora era più tranquillo ed aveva trovato il coraggio per parlare.

"Penso sia il caso di parlare di cosa succederà dopo."

"'Dopo', hai detto?" esclamò uno dei ragazzi, con fare derisorio "Il tuo amichetto verrà espulso e tu verrai prossimamente chiuso in qualche armadietto."

I ragazzi se la risero di gusto e Peter dovette ingoiare un enorme rospo, per riuscire a continuare ad essere calmo, per poi dare un'occhiata all'amico, che sembrava sul punto di esplodere.
Doveva agire in fretta.

"Mi spiego meglio." esordì il newyorkese, schiarendosi la voce "Prima di resettare il vostro cellulare, mi sono mandato il video che avevate fatto. Sapete cosa vuol dire?"

Sotto lo sguardo confuso e scettico dei presenti, continuò.

"Mettete che il video finisca nelle mani del preside, cosa significherebbe? Che non solo dei suoi studenti hanno avuto un comportamento inaccettabile ma che c'è stata anche poca sicurezza nella scuola. Che succederebbe quindi se la notizia uscisse fuori dalle mura scolastiche? Uno scandalo, ovviamente. Quindi si cercherebbe di tenere la cosa sotto controllo ma, al contempo, di punire i colpevoli della situazione. E chi pensate siano i cattivi della situazione? Io, la vittima di uno scherzo, oltre che essere un bravo studente, Wade che ha cercato di impedire il tutto, che è il nuovo quarterback della squadra, oltre il fatto che il padre è amico del preside o voi tre, che nel video avete abbondantemente espresso il desiderio di fare le peggio cattiverie, e che ormai a livello scolastico e sportivo non siete delle cime?"

Capendo perfettamente dove il discorso di Peter volesse andare a parare, i due ragazzi della squadra sbiancarono e si guardarono preoccupati, mentre Flash digrignò i denti.

"Se pensi che noi-"

"Flash, dio, stai zitto!" disse uno dei ragazzi, mettendosi una mano fra i capelli "Non voglio finire nei casini perchè tu volevi la tua vendetta del cazzo."

"Davvero, ci dispiace." disse l'altro, guardando il moro con uno sguardo di completo panico "Non lo faremo più, ne ti daremo fastidio in nessun modo, okay? Ci è sfuggito di mano, non accadrà più."

Il minore, in tutta risposta, schioccò la lingua, irritato da questa situazione.
Era disgustoso come fossero diventati così sottomessi e gentili, pronti anche a scannarsi l'un l'altro, dopo che erano stati minacciati di perdere qualcosa a loro caro.

"D'accordo, non farò vedere il video." mormorò Peter, incrociando le dita al petto "A patto che chiediate scusa anche a Wade."

Il ragazzo appena nominato, che in tutto quel tempo si era fatto silenzioso, sbattè gli occhi ripetutamente a quelle parole, guardando l'amico confuso.

"No- io- cosa?" esclamò, grattandosi la testa, confuso "No no, cioè, la scusa migliore che ho ricevuto da loro è l'essersi fatti menare da me, quindi insomma, al massimo se sono pronti ad un nuovo giro, io-"

"Ci dispiace." dissero i ragazzi in risposta a quella 'velata' minaccia, a parte Flash, che ricevette un'occhiataccia da parte dei suoi amici "... A-Anche lui si scusa, vero?"

"... Sì certo." brontolò, incrociando le braccia al petto "Ma non finisce qui, Parker. Appena farai un passo falso, io-"

Prima che potesse aprire ulteriormente bocca, gli amici lo intercettarono, tappandogli la bocca e trascinandolo fuori dagli spogliatoi con la forza.
Nuovamente, Peter e Wade si ritrovarono da soli e si scambiarono una lunga occhiata.
Il moro fece per dire qualcosa, ma il rumore di un tuono lo fecero sussultare.

"... Hai un ombrello con te?" mormorò Wade, ricevendo subito un no con la testa da parte di Peter "D'accordo, senti, io ho l'ombrello quindi sai cosa? Ti accompagno, almeno eviti di beccarti altra acqua. Ora, sì, meglio che esca, visto che mi sto distraendo anche fin troppo. Ti aspetto fuori dalla porta, okay?"

Visibilmente confuso, il moro osservò il suo amico uscire dalla stanza con un'espressione strana in volto.

****************

"Si può sapere che hai? E' finita bene lì dentro, dovresti essere felice, non pensi?"

In tutta risposta, il biondo fece spallucce e, a quel gesto, il minore si ritrovò a sbuffare sonoramente, ormai esasperato dalla situazione.
Appena era uscito dallo spogliatoio - con la tuta e la sua roba mezza asciutta addosso - il maggiore l'aveva accolto sotto il suo ombrello ma non aveva spiaccicato bocca e, anzi, sembrava perso nei suoi stessi pensieri.
A quel punto, Peter si trovò a domandarsi se quella situazione avesse scosso anche l'altro, in qualche modo.

"Sei... sei stato sorprendente, prima." disse finalmente l'altro "Insomma, più ci penso e più, wah, hai ideato quel piano complicato in pochissimo tempo. Cioè, woh, chi l'avrebbe mai detto che in una situazione di quel genere, avessi avuto la testa per pensare ad inviarti il video? Insomma, più ci penso e più sono rimasto sorpresa dalla tua parlantina e-"

"Uh, attualmente..." sussurrò il moro, mordendosi il labbro inferiore "... non era vero."

A quel punto, il canadese si bloccò di colpo e guardò l'altro con occhi semi spalancati.

"Come?"

"Beh io..." disse ancora il moro, guardandosi poi attorno, per avere conferma che non ci fosse nessuno "... ero sconvolto quando avevo visto... beh, hai capito. Il mio primo istinto è stato cancellare tutto. Poi mentre stavate per litigare, mi è venuta questa idea e- beh- fortunatamente ha funzionato. Almeno non ci scocceranno più, no?"

A quel punto, Peter guardò negli occhi l'altro, non riuscendo a decifrare la sua espressione e, mai come ora, avrebbe voluto che gli dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.

"Dico io, sei completamente andato fuori di testa?!"

Okay, non esattamente qualsiasi cosa.

"... Prego?" esclamò il newyorkese con un film di voce, guardando l'altro con la bocca spalancata dallo shock.

"Ti sembrava il caso?" ribattè con irritazione "E se scoprissero che, non so, guarda un po', le tue belle paroline di minaccia di morte erano tutte fesserie? Secondo te come potrebbe andare? Aaaaaaaah, Peter, perchè ti sei cacciato in questa situazione??"

Il newyorkese lo fissò, ferito a morte dalle sue parole.
Non è che avesse avuto molte scelte e Wade doveva saperlo piuttosto bene.

"... Scusa, allora che avrei dovuto fare?"

"Niente." ribattè il maggiore, senza pensarci troppo "Assolutamente niente, ci avrei pensato io, in qualche modo. Sai, a suon di colpi in testa, avrei potuto fargli dimenticare anche i loro nomi, puoi starne certo! Non era necessario il tuo intervento, anzi, è stato stupido."

A quelle parole, il moro si fermò di colpo, guardandolo in cagnesco e, dall'espressione del suo amico, si capiva che era conscio di aver detto qualcosa che non doveva dire.

"Quindi sarei stupido?!"

"Non ho detto che tu sei stupido." cercò di spiegarsi, con un sorriso nervoso "La tua azione è stata stupida, c'è, insomma, differenza, no? Era per dire che non era, emh, necessario il tuo intervento."

"... Quindi faccio cose stupide e sono inutile?!" ribattè il minore, stringendo i pugni.

"Beh, sì!" 

A quella conferma, Peter lo guardò con fare ferito, sconvolto che l'altro avesse potuto dire una cosa del genere.
E dire che si era preoccupato per tutto questo tempo per quello stupido.

"... Ho capito." disse in tono tagliente, per poi allontanarsi a passo svelto, incurante della pioggia che continuava a scendere.

"Pete--- Peter, aspetta."

Il canadese cercò di rincorrerlo e gli si parò subito davanti, con lo sguardo mortificato in volto.

"Io- uh- sai, no? Le parole non sono il mio forte e- so quello che può sembrare- ma sai- io non--"

"Era quello che hai sempre pensato di me?" esclamò il moro, interrompendolo "E' per questo che mi hai allontanato?"

Il maggiore si irrigidì a quelle parole, guardandolo con fare perso.

"... Uh? Petey, io non capis--"

"Pensi che non me ne sia accorto?" ribattè nuovamente il ragazzo, con rabbia "Di come mi hai allontanato? Pensi che io sia così stupido da non capire che hai cercato per tutto questo tempo di chiudere la nostra amicizia??"

A quel punto, l'altro non provò neanche a ribattere ma lo osservò con sguardo mortificato e questo valeva più di mille conferme verbali.

"... Sei assurdo." ridacchiò amaramente, passandosi la mano sui capelli nuovamente bagnati "Hai insistito così tanto per essere amici, per cosa? Buttarmi alla prima occasione?"

Nuovamente, il biondo non si azzardò a dire una parola.

"Per tutto questo tempo sono stato male per te, mi sono preoccupato, chiedendomi se fosse colpa mia questa situazione, se sarebbe cambiato qualcosa se io fossi stato abbastanza forte da aiutarti quando avevi bisogno. Se avessi potuto fare qualcosa, dandoti i tuoi spazi. Ho cercato davvero di fare qualsiasi cosa in mio possesso per starti vicino e ora dici a me, per una volta che sono riuscita a cavarmela con le mie solo forze e ti ho aiutato, che non era necessario??"

E ancora, Wade non disse una parola e Peter era disperato.
Sarebbe bastata una sola parola, una soltanto, e avrebbero concluso quella stupida discussione.
Avrebbe voluto sentirsi dire che si sbagliava, che non era così, che aveva frainteso tutto.
Ma quel silenzio era terrificante, era soffocante.
... E gli confermava semplicemente che tutto ciò che stava dicendo era la pura e semplice verità.
E dire che, dopo questa situazione orribile, avrebbe solo voluto la sua presenza, un suo abbraccio caloroso, un 'sei stato bravo'.
Non credeva che fosse chiedere molto ma, a quanto pareva, si sbagliava.

"Credevo che fossi mio amico." disse semplicemente, con una strana calma, sorridendo con un flebile sorriso "Che fossi uno dei miei migliori amici ma penso che abbiamo due concetti diversi di amicizia."

Sospirò afflitto, per poi fare spallucce.

" Comunque, non ti preoccupare, d'ora in poi non ti dovrai più preoccupare del fatto che faccio stupidate." sussurrò, guardandolo dritto negli occhi "Abbiamo chiuso."


//Scusate il ritardo e, visto che non l'ho fatto prima, BUON ANNO!
Spero abbiate passato delle buone feste! <3
Beh, che dire... anche a sto giro never a joy sempre e comunque, ops ;^)
Prima che me ne dimentichi ( di nuovo ) , ad ottobre ho fatto il kinkober (un writober p0rn, basato su kink) e OVVIAMENTE ho scritto anche qualche spideypool. Qualcuno è interessato a leggere qualche oneshot nel caso? Me lo faccia sapere :3
Come al solito , ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia! <3 In particolare, ringrazio Ali per la correzione del capitolo <3
Fatemi sapere, se vi va, cosa ne pensate! Alla prossima <3
Ps: siamo a -3/4! <3
   
 
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