Ladri di cuori

di SusyToma
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Francis Cox stava lentamente sorseggiando il bicchiere di liquore che gli avevano offerto. Era il primo della serata, ma dubitava che sarebbe stato l'ultimo, soprattutto se doveva servirgli a trovare il coraggio di farsi avanti.
Il suo sguardo non lasciava un attimo la persona su cui s'era posato  dal momento che aveva varcato la soglia. Era bellissima. Molto più di quello che pensava, anche se aveva sempre creduto che dietro quelle parole preziose si nascondesse  un angelo meraviglioso, una gioia per gli occhi e per il cuore.
Da tempo scriveva lettere a una perfetta sconosciuta, ma lui era avvantaggiato. Conosceva il nome e cognome della sua corrispondente, mentre lui non firmava mai col suo nome per esteso neanche  negli articoli che pubblicava e quindi individuarla a quella festa, era stato semplice.
Ogni fibra del suo corpo gli urlava di correre da lei, presentarsi e rivelarle finalmente la sua vera identità, ma la paura di non essere all'altezza frenava tutto l'entusiasmo.
Francis si riteneva di aspetto passabile, svolgeva un lavoro rispettabile anche se non era di nobili natali né di grandi sostanze. Ma se per lei  tutto questo non fosse stato abbastanza? Ormai era inutile negarlo: i suoi sentimenti verso Camille Morgan erano forti e dichiararsi sarebbe stata la mossa più giusta da fare. Quella ragazza l'aveva stregato ancor prima di vederla, le sue parole avevano scaldato il suo cuore solitario: eppure, ora che ce l'aveva davanti era restio ad avvicinarsi. Non era mai stato bravo in questo genere di cose, si sentiva molto più a suo agio nel suo studio con la carta bianca davanti e i pensieri che fluttuavano attraverso l'inchiostro.
Quando Camille gli aveva scritto del ballo di Natale a cui avrebbe partecipato, Francis aveva fatto di tutto per poter essere presente.
Conosceva John Recher da diversi anni: era un ottimo avvocato e un uomo onesto, il che, per un giornalista con la tendenza a dire sempre la verità, lo rendeva una conoscenza assai raccomandabile. Erano diventati buoni conoscenti, se non amici e da questa posizione era stato facile sollecitare la compassione di Mrs. John Recher, alludendo alla propria solitudine, nel lieto periodo delle feste. L'adorabile Mrs Recher non aveva neppure immaginato che potessero esservi secondi fini in quelle allusioni e aveva subito esteso l'invito a festeggiare il Natale a casa della sorella, in campagna e in lieta compagnia.
Però adesso che era lì, non si stava godendo la festa, bensì si struggeva d'amore per qualcuno che evidentemente lo stava cercando. Il cuore gli batteva più forte vedendo Camille che si guardava intorno discretamente, nonostante conversasse con le altre gentildonne accanto alla sua amica Mrs. Knight. Sognava forse troppo nel pensare che cercasse proprio lui? D'altronde, Francis le aveva chiaramente detto che sarebbe stato presente alla festa: certo si sarebbe sentita offesa se lui non si fosse presentato, magari avrebbe pensato che fosse un uomo che non manteneva la parola data o peggio ancora un bugiardo.
Ipocrita Francis non lo era mai stato, anche nei suoi articoli era ligio alla verità e quindi l'avrebbe per certo affrontata. Ingoiò il resto del liquore che aveva nel bicchiere in un sol sorso e, prima che quel po' di coraggio lo abbandonasse definitivamente, decise di andare da lei. Sapeva benissimo che non poteva presentarsi da solo, quindi vagò con lo sguardo nella sala per cercare qualcuno che lo aiutasse in quel compito. Il pensiero di raggiungere finalmente quella che ormai lui considerava, la sua Camille lo riempiva di speranza.
Forse niente era perduto.





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