Indaco: Pensieri

di Yurippe
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“Ponto tienilo d’occhio, mi raccomando!”

“...Come desiderate sommo Chrono”

Questo fu quello che sentì il piccolo Milo Heinstein, mentre rannicchiato dentro la clessidra, dove il re dei titani lo aveva rinchiuso, appoggiava il mento sulle ginocchia e con le lacrime che gli rigavano il viso iniziava a ripercorrere mentalmente quello che era accaduto poche ore fa:

Aveva avuto un brutto litigio con suo padre Kanon e lui, in preda alla rabbia era scappato di casa. Mentre girava solo e sconsolato per il parco di Atene, una strana sabbia viola lo aveva avvolto e senza che avesse il tempo di accorgersene si era ritrovato al palazzo del tempo. Proprio davanti a Chrono, che stava seduto sul suo trono con un ghigno che non prometteva di buovo.

Poco dopo i sospetti ebbero infatti conferma: il re dei titani gli rivelò di averlo rapito per attirare suo padre, di cui si voleva vendicare, ma nel frattempo lo avrebbe tenuto rinchiuso nella clessidra.

E ora eccolo lì, a sperare che suo padre arrivasse il più presto possibile a salvarlo.

In quel momento si sentiva così stupido e impotente. Stupido per aver preso ed essere scappato di casa, e impotente perché data la sua età e la condizione in qui si trovava non poteva fare nulla. Se non aspettare che tutto si risolvesse per il meglio, e che suo padre scoprisse presto dove si trovava e venisse così in suo aiuto.

“Piangere ti servirà a poco lo sai?”

A interrompere i suoi pensieri fu la voce di Ponto, il titano del destino, e in quel momento suo carceriere. Era posto di lato, appoggiato di schiena alla clessidra e con le braccia incrociate al petto. Gli dava le spalle ma aveva parlato con un tono che lui era riuscito a percepire benissimo.

Milo allora, con la manica della felpa si asciugò gli occhi ormai rossi dal pianto, e tirando su con il naso senza però togliere il mento dalle ginocchia, prese parola “lo so che non servirà a niente. Ma so di cosa è capace Chrono per questo ho paura, se succederà qualcosa a mio padre sarà solamente colpa mia…”

Ponto sospirò pesantemente per poi riprendere parola “è inutile piangere sul latte versato, ogni azione ha una sua conseguenza. Quindi non puoi fare altro che aspettare e sperare”

Ma stai tranquillo, farò in modo che tu esca da questa situazione sano e salvo, non permetterò che tu faccia la stessa fine di Euribia…”

Quest’ultima parte Ponto la disse tra sé e sé.

Da braccio destro di Chrono non poteva permettersi il passo falso di farsi sentire da lui o da Giapeto e Crio, soprattutto da quei due, erano dei veri infidi e lo avrebbero sicuramente tradito, quindi meglio non rischiare.

Ma ciò che aveva detto mentalmente era vero: anni fa aveva visto sua figlia morire davanti ai suoi occhi proprio per mano del fratello, da allora non aveva mai sopportato il fatto che Chrono se la prendesse con i figli delle persone con cui c’è l’aveva, quindi avrebbe riconsegnato quel bambino sano e salvo ai suoi genitori, lo doveva a lui, a sé stesso, a Kanon e Thethys, e soprattutto a Euribia!.

 

 





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