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("Ho
fatto proprio bene a uscire")
«Cerchi di comprendere, Lord Megatron, ho inviato i vehicons
in quella zona perché il sistema di sorveglianza era
riuscito a individuare la
presenza di quei due Autobot nelle vicinanze del segnalatore che ho
messo su
Wheeljack, tutto potevo immaginare ma non che ci fossero anche due
astronavi di
rinforzo! In ogni caso non possono dire di aver vinto la battaglia, si
sono
ritirat-»
«Non
possono dire di aver vinto la battaglia ma neppure noi
abbiamo avuto quel che volevamo! Non cercare di far passare per un
successo ciò
che “successo” non è,
Starscream!»
Megatron non
era stato particolarmente contento di ricevere
aggiornamenti su quanto era accaduto ormai quasi ventiquattro ore
prima, anzi,
dire così era un eufemismo. C’era un Autobot nuovo
del quale occuparsi, come se
quelli già presenti non avessero già dato
abbastanza grattacapi, e pur avendone
avuti vari nello stesso posto non erano riusciti a concludere nulla.
Era
frustrante, quasi come il fatto che Soundwave -come Knockout aveva
previsto,
purtroppo- non si fosse ancora ripreso.
«Dimmi
che almeno con il cannone a fusione ci sono dei
progressi».
«Ci
sono. Pochi però!» si affrettò a dire
Starscream, che
mai avrebbe parlato bene di un rivale quale secondo lui Shockwave era
«I danni
erano alquanto ingenti, signore…»
La tendenza a
fare più danni di quanto avrebbe voluto era
ben conosciuta a Megatron, gli bastava ricordare cos’era
successo a Cybertron.
Era partito bene, perché non c’era niente di
sbagliato nel voler sollevare la popolazione
contro la casta corrotta che li aveva governati, però mai
Megatron avrebbe
voluto che tutto degenerasse com’era successo. Aveva dato
inizio alla sua
rivoluzione per amore del proprio pianeta e della propria gente, che
per tanto
tempo l’aveva adorato a sua volta -in certi casi forse anche
troppo; ai tempi
tutto avrebbe pensato meno che avrebbe finito col contribuire a
distruggere
tutto, inclusa buona parte del popolo per cui aveva lottato.
Quei pensieri
non avevano mai smesso di tormentarlo a livello
inconscio nei secoli dei secoli, ma da qualche tempo lo facevano anche
a
livello cosciente, forse per la dipartita di Optimus, forse per quanto
era
accaduto a Cybertron con l’Omega Lock, forse semplicemente perché
sì.
Naturalmente non rinnegava la filosofia e il movimento
che lui stesso aveva fondato, mai l’avrebbe fatto -men che
meno per passare
dalla parte del nemico- però la consapevolezza delle
conseguenze l’avrebbe
sempre accompagnato.
«Immagino.
In caso contrario sarebbe già stato operativo»
disse
l’ex gladiatore «A proposito, ho un compito anche
per te: rendere di nuovo
efficiente il sistema di comunicazioni e trasmissioni. Non so se
l’hai notato,
essendo il tuo attuale strumento di lavoro principale e conoscendo il
tuo
“zelo”, ma va a tratti».
Nascosta
l’espressione di chi era stato colto con le mani
nel sacco, il seeker drizzò la schiena. «Con tutto
il rispetto, Lord Megatron,
non dovrebbe essere Shockwave a occuparsi di simili
faccende?»
«Shockwave
come sai è impegnato con altro, e a occuparti di
“simili faccende” al momento sei tu per forza di
cose. Mi risulta che non
dovresti avere problemi a ripararlo, Starscream, un tempo eri uno
scienziato
abbastanza dotato, di sicuro quanto serve per occuparti delle
riparazioni… come
Shockwave al posto tuo sarebbe in grado di fare».
Pungere
Starscream nell’orgoglio si era rivelato più volte
un modo abbastanza efficace di spingerlo a fare qualcosa e, anche in
quel caso,
la strategia si rivelò efficace dato che Starscream se ne
andò dopo una breve
rassicurazione sul fatto che ci sarebbe riuscito senza problemi.
Rimasto solo
accanto al pannello di controllo, Megatron
decise di dare un’occhiata alle miniere di energon. Erano
preziose come e più
di quanto per gli umani fosse prezioso il minerale chiamato
“oro”, perché
l’energon era la loro principale fonte di nutrimento sulla
Terra.
Nel corso
della breve occhiata che diede riuscì perfino a
intercettare una un possibile giacimento nuovo
-quello che Spectrus aveva trovato tempo prima e del quale aveva
taciuto
con tutti, eccetto Wheeljack, ma Megatron non poteva saperlo- verso la
quale si
ripromise di mandare qualcuno più tardi.
“Auspico
che Shockwave in futuro riesca a perfezionare la
formula incompleta dell’energon sintetico a cui il medico
degli Autobot aveva
lavorato” pensò, scorrendo le immagini video di
una miniera dopo l’altra
“Questo permetterebbe all’esercito
di…”
Si
bloccò, tornò all’immagine precedente e
la ingrandì.
«Giusto.
Doveva pur procurare nutrimento per tutti e due»
commentò, vedendo scorrere sugli schermi le immagini di
Dreadwing che
strisciava di soppiatto nella miniera.
Non
impiegò molto per decidere che intendeva parlare a
quattr’occhi col suo secondo in comando -anzi, ex…
purtroppo- e per uscire da
Darkmount, decollare e raggiungere la cava.
Non aveva
intenzione di terminare Dreadwing, non se avesse
potuto evitarlo: era sempre stato un bravo soldato, secondo come
lealtà solo a
Soundwave tra i Decepticon presenti nella Nemesis o a Darkmount, e in
tempi
come quelli un buon soldato era proprio quel che sarebbe servito.
Ciò
che voleva Megatron dunque era chiarire con lui un paio
di faccende, in primis tutti i motivi
per cui se n’era andato, e possibilmente convincerlo a fare
ritorno alla base.
Il suo ritorno poi avrebbe comportato anche quello di Spectra, alla
quale forse
era il caso di far sapere le ultime novità.
Appena
Dreadwing lo vide arrivare e trasformarsi, si mise
sulla difensiva. «Lo… Megatron!»
«Abbassa
le armi, Dreadwing, non sono qui per combattere» fu la prima
cosa che disse il leader dei Decepticon, pur notando
come Dreadwing avesse evitato di chiamarlo col suo titolo -o meglio, si
fosse
corretto cercando di non farlo «Credo che abbiamo delle
faccende da chiarire».
«Lo
credo anche io» ribatté l’ex secondo in
comando.
Per forza di
cose era stato costretto a uscire più volte
dall’Harbinger in quei giorni, procurandosi abbastanza scorte
alimentari da
dare a lui e Spectra un po’di autonomia ma non tanto da far
sì che a Darkmount
si accorgessero degli ammanchi, rubando sempre da miniere diverse -in
quel caso
più d’una nella stessa uscita- per lo stesso
motivo.
Da un lato era
ansioso di confrontarsi con alcuni degli
altri Decepticon, dall’altro invece aveva sempre ben chiaro
in mente che la sua
priorità attuale avesse un nome, un cognome e in quel
momento fosse
nell’Harbinger. Quando se n’era andato
l’aveva lasciata in ricarica e, appena
prima che Megatron arrivasse, nel suo comm-link era arrivato un
messaggio che
doveva ancora ascoltare e del quale momentaneamente si era dimenticato,
invischiato in due desideri contrastanti che lo stavano inducendo a
voler
affrontare il suo ex comandante -con rabbia e dispiacere- e a volersene
andare
via e tornare da Spectra con l’energon, sperando di seminare
Megatron così che
non li trovasse.
Come aveva
detto a Spectra, sapeva che contro di lui avrebbe
avuto poche speranze di fare qualcosa di concreto: Megatron era leader
dei
Decepticon tanto per il suo carisma, quanto per una potenza in
battaglia che
pochi eguagliavano.
Notando che
Dreadwing sembrava ben poco amichevole, Megatron
decise di cercare di ammorbidirlo puntato su un interesse che avevano
sicuramente in comune. «Mi auguro che Spectra stia
bene».
«È
così per quanto è possibile, e non vuole
tornare» mise
subito in chiaro l’altro «Il suo compagno ha ucciso
suo fratello nonostante lei
volesse lasciarlo andare. Sono anch’io dell’idea
che Spectrus stia meglio morto
ma lei soffre per questo».
«Conoscendola
lo immaginavo. Tuttavia può smettere di
portare il lutto» disse Megatron, vedendo nascere lo stupore
nelle ottiche
rosse di Dreadwing «È sopravvissuto, è
fin troppo in salute e si è spinto fin
dentro Darkmount a far danni. Soundwave avrebbe bisogno della propria
compagna in questo momento».
«Specter
è vivo, è entrato a Darkmount riuscendo, presumo,
a
uscirne e pretendereste che lei torni, magari finendo avvelenata dal
Tox-En
com’era successo ai vehicons della Nemesis tempo fa?! O a
farsi di nuovo quasi
violentare da quell’essere disgustoso che è anche
colpevole di aver ridotto Sky
Quake in uno stramaledetto zombie?!»
«Dunque
è questa l’altra ragione per cui sei andato
via»
disse Megatron «Hai saputo di quella vicenda».
«Una
vicenda che Lei… che tu difficilmente non sapevi,
giusto? E oltre a questo l’hai coperto, hai tenuto ugualmente
con te un
profanatore di tombe che ha ridotto un onorato guerriero Decepticon,
caduto in
battaglia, in un mostro! Come ha potuto permetterlo?»
incalzò l’ex secondo in
comando, tornando inevitabilmente al “lei” senza
volerlo «Come può permettere
che Starscream resti ancora online dopo questo, dopo tutti i suoi
tradimenti?!
Dopo quel che voleva fare a-»
«Quel
che è accaduto a Sky Quake non doveva succedere e
quella faccenda mi ha contrariato, ma per il resto nessun Decepticon
è un
santo» lo interruppe il leader dei Decepticon, con una certa
durezza «Tu stesso
profanasti una tomba insieme a me. Quanto all’ultima cosa, io
per primo ho
condannato un gesto per il quale Starscream è già
stato punito dal compagno di
vita della femme in questione. Di certo ricordi entrambe le
cose».
«Ricordo
anche il modo in cui suddetto compagno l’ha
lasciata sul pavimento sconvolta, danneggiata e con la valvola
scoperta,
signore» ribatté il jetformer, altrettanto duro,
dandosi un ceffone mentale per
quel “signore” che non riusciva a togliersi di
bocca «Io al posto suo avrei
pensato prima di tutto a soccorrere la femme che intendevo
sposare».
«Tu
non eri e non sei al posto suo. Della vita privata
altrui a me non interessa ma se fossi in te cercherei di tenerlo a
mente. Dreadwing,
io sono sicuro che nonostante quel che è successo tu sia
ancora un Decepticon
leale come sei sempre stato» affermò Megatron,
avvicinandosi al suo ex
luogotenente «A Darkmount può esserci ancora posto
per te e ti invito a pensare
anche a Spectra. Saresti solo contro gli Autobot e contro chiunque
voglia
provare a terminarla, due dei quali sono Spectrus e Airachnid. Vuoi
davvero
esporla a questo?»
«Se
Spectra una volta saputo che Spectrus è vivo
vorrà
tornare a Darkmount, giuro sulla mia dignità di mech che lei tornerà
lì sana, salva e subito, per quanto l’idea non mi
piaccia e non mi piacerà mai finché
sarà presente Starscream» rispose Dreadwing,
per poi prendere in mano dei cubi di energon senza che Megatron desse
mostra di
volerglielo impedire e iniziando ad allontanarsi «Il resto
però lo sapevamo già
e tutto quel che ho detto riguardo Sky Quake resta valido».
«Come
ufficiale hai molti pregi ma anche un grosso difetto:
sei troppo testardo».
«Allora
forse è un bene che non sia più un
ufficiale» furono
le ultime parole di Dreadwing prima di decollare, con sua sorpresa,
indisturbato.
Sembrava che
Megatron non lo volesse morto per aver
disertato ma, a rifletterci bene, non aveva forse riaccolto Starscream
un
numero indefinito di volte nonostante questi avesse addirittura
attentato più
volte alla sua persona? Per non parlare del fatto che quel seeker non
era leale
a Megatron come non era leale alla Causa, faceva parte dei Decepticon
ma era
interessato solo al proprio tornaconto e agiva di conseguenza.
Comparato a ciò,
forse essere andato via non era una cosa tanto grave da meritare la
terminazione.
Nel suo
processore si riaffacciò di botto il ricordo del
messaggio che aveva ricevuto, e con esso giunse una potente fitta di
inquietudine. L’arrivo di Megatron non era una
giustificazione perché gli fosse
passato di mente, non poteva permettersi
giustificazioni.
Lo
ascoltò.
- Dreadwing,
sarò
breve: l’Harbinger è persa, quattro Autobot
l’hanno trovata e non sono nostri
amici. Per un attimo avevo pensato di sì. Come fai a dire
che non sono
stupida?... Sto scappando e non si sono ancora accorti, quando
raggiungo un
posto che sembri sicuro ti mando le coordinate, va bene? -
«Maledizione!»
sbottò il Decepticon, che dall’inquietudine
era passato all’ansia.
Aveva sempre
temuto che prima o poi qualcuno si ricordasse
della presenza dell’Harbinger o potesse pensare che si
trovassero lì,
nonostante tutti i giorni che avevano passato lì in
tranquillità avessero quasi
iniziato a illuderlo del contrario. Quel suo timore si era avverato e
doveva
solo ringraziare il cielo che a trovare lì Spectra da sola
fossero stati
quattro Autobot e non uno a caso tra Spectrus, Airachnid oppure
Starscream.
“Non
dovevo lasciarla sola, è stato un errore e lo è
stato
tutte le volte in cui sono uscito” pensò Dreadwing
“Non siamo stati in pace
grazie all’abilità o al fatto di aver avuto una
buona idea, abbiamo avuto solo
fortuna!”
E la loro
fortuna forse era finita.
Una
considerazione sulla quale Spectra, che non aveva avuto
il miglior risveglio del mondo, avrebbe sicuramente concordato.
.:: Relitto
dell’astronave Harbinger, un po’di
tempo prima
::.
A svegliare
Spectra erano state le voci. Non quelle che di norma potevano
tormentare qualcuno col processore un po’difettoso ed erano
un
sinonimo di pazzia ma voci di persone vere,
una delle quali era risultata persino familiare al suo modulo cerebrale
ancora
assonnato. Negli ultimi tempi andava spesso in ricarica a ore strane, a
volte
anche senza rendersene conto, ma era quasi un sollievo: quando dormiva
non
poteva rimuginare su tutto quel che era successo e dimenticava di
essere
inutile al mondo.
«
…sono contenta di vedere che state bene anche voi. Se
riuscissimo a rimettere del tutto in piedi questo posto potremmo avere
una base
operativa, vedo anche qualcosa che assomiglia a un Ponte Terrestre.
Avrebbe
senso, ricordo che quando Starscream era da solo ne aveva uno
e… questo è il
rumore del motore di Bulkhead, è riuscito a raggiungerci
davvero. Continuo il
giro di ricognizione».
Se avesse
voluto farlo, Spectra non avrebbe neppure avuto il
tempo di cercare un nascondiglio: dopo una veloce serie di passi nel
corridoio,
Arcee si era affacciata sulla soglia della stanza.
«Tu?!...»
Tutto avrebbe
immaginato meno che di trovare lì la sorella
di Spectrus circondata da libri molto vecchi e da lampade di sale
accese: era
stato come aprire il magazzino dell’energon e trovare il
bagno al posto di
esso, anche e soprattutto perché… non avrebbe
dovuto essere con Soundwave?
Arcee
ricordava molto bene quando aveva cercato di chiederle
aiuto contro il fratello, finendo poi per aiutarla a sua volta a farsi
stare a
sentire da un Soundwave che, totalmente all’oscuro della
parentela, nonostante
l’affetto che sembrava nutrire per quella ragazza non era
stato molto propenso
ad ascoltarla. Non all’inizio.
Era una
reazione che Arcee però aveva trovato comprensibile
perché Soundwave in quel momento non sapeva ancora che
Spectra fosse, e fosse
stata, l’ennesima vittima di Spectrus. Ormai però
era chiaro anche ad Arcee
stessa: era stata presente quando Spectra aveva parlato a Soundwave
della
propria vita, dunque aveva capito come quella giovane femme fosse stata
manipolata fin dalla nascita da qualcuno che non le aveva mai voluto
bene e che
poi, proprio il giorno in cui tutto era venuto a galla, aveva perfino
cercato
di ucciderla.
«Ciao…
tu sei Arcee, vero? Scusami, è che sono un
po’… mi
sono svegliata ora».
“E
in generale non hai l’aria di stare bene”
pensò
Arcee. «Fa niente. È strano che tu sia
qui».
«Per
me è strano che sia qui tu. Come stai?»
Arcee si rese
conto come quella conversazione stesse
diventando un po’surreale, se pensava al dato di fatto che
quella fosse la
compagna di Soundwave, il che non era un dettaglio trascurabile, che
fosse
stata vittima di Spectrus o meno. «Bene» decise di
tagliar corto «Sei qui da
sola?»
«No!
Ci siete tu e gli altri qui con me».
Arcee doveva
ancora capire se quella femme fosse solo molto
ingenua o, contrariamente a quel bastardo del fratello, perfino un
po’stupida;
fosse come fosse, era il caso di sfruttare la cosa per fare domande un
po’più
precise. «C’è qualche Decepticon in
quest’astronave? Soundwave?»
«Se
fosse stato così non credo che sareste riusciti a
entrare, quindi no, non c’è nessuno…
Soundwave tantomeno» fece una breve pausa
di silenzio «Sono contenta che Spectrus non sia riuscito a
uccidervi con
l’esplosione. Lui ora è offline, lo sai? Mi sembra
ancora impossibile. Il mio
compagno di vita ha ucciso mio fratello, infatti è da tempo
che non lo vedo. Non
era quello che volevo. Non volevo niente di tutto questo»
ripeté con aria
assente.
«Spectrus
non è offline» disse a bruciapelo Arcee, che non
era famosa per il suo tatto «Sarebbe meglio per tutti,
inclusa tu, ma non lo
è».
«C-cosa?»
balbettò Spectra, visibilmente scioccata ma con un
barlume di vita che prima non aveva «Puoi ripetere per
favore?»
«Non
so se sia perché Soundwave non ha fatto bene il suo
lavoro o se l’Inferno l’abbia risputato fuori
perché non lo voleva, entrambe
sono plausibili, ma sta di fatto che è vivo»
disse, cupa, la femme Autobot «Ha
attaccato noi, forse ha attaccato anche Darkmount e-»
«È
vivo. Non posso crederci» continuò Spectra, senza
dare
granché mostra di ascoltarla.
Provava suo
malgrado un po’di gioia nonostante sapesse
benissimo che non c’era nulla di cui essere contenti.
Purtroppo, se Spectrus era
ancora sulla Terra e aveva attaccato persone qui e là,
significava che non
aveva né intenzione di andarsene come lei gli aveva detto,
né
di lasciarla in pace. A dirla tutta c’erano buone
possibilità che tentasse di
ucciderla di nuovo e, di conseguenza, anche Dreadwing. Spectra si era
fatta
l’idea che questi, per ragioni che lei e forse anche
Dreadwing stesso non
riuscivano ad afferrare, sarebbe stato capacissimo di prendere un colpo
mortale
di spada al posto suo: un’altra cosa che non voleva,
l’ennesima. Avrebbe solo
voluto che tutti la lasciassero, e stessero, in pace. Spectrus incluso.
Quel che
le aveva fatto era stato orribile ma sapere che viveva la sua vita
tranquillo,
lontano da lei, sarebbe stato accettabile.
Non voleva
essere costretta di nuovo a fare del male, non
voleva desiderare di farne e non
voleva che qualcuno finisse col farsene a causa sua.
C’era
una guerra e bisognava tenere conto di possibili
perdite ma era diverso: non era lei la causa.
«Non
è una bella notizia» disse Arcee
«Cercherà anche te».
«Temo
di sì. Purtroppo è ostinato, io
gliel’avevo detto di
non farsi più vedere. Mi spiace per tutti i problemi che vi
ha causato».
“Se
Spectrus è vivo allora significa che tra me e Soundwave
dovrebbe essere tutto a posto” pensò poi Spectra
“Non l’ha ucciso”.
Il suo
processore la contraddisse meno di un secondo dopo.
“Non
l’ha ucciso perché non ci è riuscito,
non perché non ci
abbia provato nonostante sapesse benissimo che io non volevo. Spectrus
è
pericoloso ma è mio fratello e tra me e lui è
complicato. So che non mi vuole
bene, so che è meglio non averci a che fare ma gli devo
praticamente tutto, è
un dato di fatto, ed è per questo che non lo volevo offline,
che volevo dargli
un’altra e unica possibilità di continuare a
vivere. Soundwave sapeva la mia
storia, non è stupido, quindi credo che sapesse anche tutto
questo, ma non gli è
importato. Non è un buon inizio, come dicevo a Dreadwing.
Non lo è per niente”.
Ciò
però non toglieva che adesso si sentiva pronta a
parlargli prima o poi, possibilmente più prima che poi,
anche per sapere se
stava bene. Se Spectrus era entrato a Darkmount poteva aver cercato di
fare
qualche disastro… tanto per cambiare.
«I
problemi che ci ha causato non sono colpa tua e ostinato
non è la parola che userei. Senti, né io
né gli altri qui vogliamo farti del
male» disse Arcee «Tutto quel che vogliamo
è solo una base operativa
temporanea».
«Non
potrei mandarvi via neppure volendo, mi sa, siete in
due e io sono una…»
«In
tre» la corresse Arcee «Ma non cambia
nulla».
«No
infatti» disse Spectra. Poi sorrise debolmente «Non
sono
sicura di averti ancora ringraziata per la volta in cui mi hai aiutata
con
Soundwave, sei stata gentile. Non meritavi quel che ti ha fatto mio
fratello. E
aver creduto al fatto che io non fossi come lui, nonostante il mio
compagno sia
un tuo nemico, è un’altra cosa per cui ti
ringrazio».
«Di
niente» borbottò Arcee, che pur avendo apprezzato
i
ringraziamenti non sapeva bene come comportarsi né riguardo
quelli, né riguardo
una situazione che continuava a reputare piuttosto straniante
«Resta qui, puoi
anche tornare in ricarica, sarai lasciata in pace».
Decidendo di
cavarsi d’impaccio così, Arcee lasciò
la stanza
appena la vide annuire. Nel tornare dagli altri sentì delle
esclamazioni di
sorpresa, felici però, e una voce maschile che non era
quella di Bulkhead.
«…
siamo contenti. Siamo tutti contenti che tu abbia deciso
di venire qui, Ratchet!»
esclamò
Rafael, visibilmente contento.
«Ho
concluso che senza di me non sareste andati da nessuna
parte. Nessuno di voi sa granché di tecnica»
replicò l’Autobot, con un mezzo
sorriso.
I suoi
sentimenti verso la perdita di Optimus Prime non
erano cambiati e, se si fosse ostinato a rimuginare ancora
sull’accaduto,
sarebbe sprofondato nella depressione né più
né meno di prima. Pensando alla
propria squadra e ai Decepticon si sentiva ancora come Davide contro
Golia -a
voler ricordare una storia di stampo religioso che Raf, che era
credente come
molte persone di origini sudamericane, gli aveva raccontato una volta-
ossia
qualcuno molto piccolo che combatteva qualcuno molto grande,
così come non si
era ancora fatto una ragione di certi comportamenti di
Optimus… ma, dopo
essersi fatto un esame di coscienza in quella discarica nella quale non
era
riuscito a tornare in ricarica come avrebbe voluto, si era reso conto
di una
cosa: abbandonare i suoi compagni di squadra, gli amici che erano
rimasti,
nonostante tutto non era da lui.
E poi, Davide
non era forse riuscito a vincere contro Golia?
«Ratchet!
Sono contenta di vedere che stai bene».
Il mezzo
sorriso del medico, inevitabilmente, si
ridimensionò. Non voleva il male di Arcee, sapeva che aveva
già patito
abbastanza -in parte per la sua stoltezza, secondo lui: se non avesse
ceduto a
Specter si sarebbe risparmiata molti problemi- ed era contento che
fosse ancora
online ma non per questo aveva cambiato idea su certi argomenti.
«Anche io. È un
bene che la squadra si stia riunendo».
«--Io e Raf te
l’avevamo
detto che era sempre un punto da cui partire. L’astronave
sembra anche messa
bene, sul Ponte Terrestre bisogna lavorare ma quanto al resto
Starscream l’ha
lasciata in buone condizioni. È perfino pulita--»
osservò Bumblebee.
«Lo
è perché non siamo soli»
rivelò a tutti Arcee, guadagnando
varie occhiate sorprese «È un bene che tu sia
arrivato ora, Ratchet, almeno
posso dire tutto a tutti in una volta sola».
Aggiornò
tutti rapidamente riguardo la presenza di Spectra -messa
non benissimo e apparentemente in rotta col marito stando alle sue
parole- nell’Harbinger.
«Può
pure smettere di piangerlo, quel brutto bastardo era
vivo e abbastanza in forma da fare del male a Bulk!»
sbottò Miko «Se davvero è
meglio di lui, perché era dispiaciuta pensando che fosse
morto?!»
«Forse
proprio perché è meglio di lui»
suggerì Raf, un po’
timidamente «Anche io non ho il rapporto migliore del mondo
con la mia
famiglia, però non vorrei mai che a chiunque di loro succeda
qualcosa di male. Per
lei forse è lo stesso».
«Le
cose sono due: o fa finta, cosa che la renderebbe più
brava a mentire di quanto sia Spectrus» ipotizzò
Ratchet, sollevando il pollice
destro «O è abbastanza stupida»
sollevò l’indice «Le opzioni sono
queste».
«Non
sei molto gentile» commentò Jack.
«In
parte è anche colpa della “gentilezza”
se siamo finiti
come siamo finiti» replicò il medico
«Specter è un mostro ma non per questo
aveva torto su tutto. Dovremmo adottare una linea più dura e
fidarci un po’meno
di chi non conosciamo bene».
«Su
questo sono d’accordo» annuì Arcee
«È la ragione per cui
io e Bulkhead siamo scappati quando Ultra Magnus, riapparso dal nulla
insieme a
Spectrus e… e chiunque lo stia aiutando-»
«Ultra
Magnus si è alleato con Specter?»
trasecolò Ratchet
«Come sarebbe?!»
«Ti
aggiornerò più tardi, ora dobbiamo decidere cosa
fare
con Spectra. Io le ho detto che non le avremmo fatto del male, andrebbe
contro
il nostro Codice e, in ogni caso, non c’è ragione
di fargliene» disse la ricognitrice
«È innocua».
«E
sì che hai appena detto di essere d’accordo con me
sul
diffidare di chi conosciamo poco!» esclamò Ratchet
«Soprattutto se si tratta di
qualcuno con un fratello e un compagno di vita tanto scomodi. Concordo
sul non
farle del male ma non sul fatto di considerarla innocua
e…» esitò brevemente,
abbassò lo sguardo e fece un sospiro «Magari
potremmo tenerla in ostaggio. Se a
Soundwave importa qualcosa di lei potrebbe servirci».
«--Cosa? Ti ha dato di
volta il cervello?! Questo non è un discorso da Autobot!--»
protestò
Bumblebee «--Se Optimus fosse
qui- --»
«Optimus
non è qui ed è proprio per colpa di un altro
Specter. Forse tendete a dimenticarlo ma io no».
«Ratchet,
io credo che lei sia davvero diversa da Spectrus»
disse Arcee «Non-»
«Siamo
in svantaggio ed è un dato di fatto, quindi credo che
la cosa più sensata sia aggrapparci a tutto quello che
abbiamo» disse Ratchet «Tenerla
in ostaggio non implica legarla, imbavagliarla e picchiarla. E poi,
Arcee…
sinceramente non hai dimostrato particolare abilità nel
cogliere la vera natura
di suo fratello. Stavolta potrebbe valere lo stesso discorso, e coi
“potrebbe”
non possiamo andare avanti in questo momento! Ecco perché ho
detto quel che ho
detto. Pensateci bene e capirete che quella dell’ostaggio non
è una cosa
insensata».
Gli altri
Autobot e i ragazzini si scambiarono qualche
occhiata restando in silenzio.
«Se
la prendiamo in ostaggio magari in futuro le posso fare
una foto, lei mi manca» disse Miko, mostrando il cellulare.
Peccato che
l’ostaggio in questione, dopo aver recuperato
qualche lampada di sale e averla messa in uno scomparto -lasciarle
tutte lì
sarebbe stato un peccato- se la fosse svignata da un’uscita
sul retro dell’astronave,
concludendo di aver sentito più che abbastanza.
Si
allontanò prima a piedi, abbastanza perché
nessuno di
loro sentisse il rumore che avrebbe fatto quando sarebbe corsa via
nella sua
forma veicolare, poi si trasformò -per la prima volta in
assoluto da quando
aveva messo piede sulla Terra- e sfrecciò via.
Quando Arcee
l’aveva lasciata sola aveva pensato un po’al da
farsi. Andarsene era stata una delle opzioni, perché
difficilmente Dreadwing
avrebbe accettato di condividere l’Harbinger con gli Autobot
anche solo temporaneamente,
si sentiva ancora un Decepticon e lei lo sapeva.
Poi
però la sua natura l’aveva portata a pensare,
inevitabilmente, che magari avrebbero potuto trovare un accordo. Arcee
aveva
parlato di una “base temporanea”, al momento
tecnicamente né lei né Dreadwing
facevano parte di alcuna fazione e c’erano in giro delle
minacce contro le
quali sarebbe stato meglio fare gruppo anche solo per un po’.
Inoltre Arcee era
stata carina con lei in passato e le aveva detto che
l’avrebbero lasciata in
pace.
“Non
avrei dovuto illudermi: ora come ora io e Dreadwing
siamo soli. Lui non ha amici a Darkmount, io non ho amici nella fazione
di mio
fratello… e forse dovevo immaginarlo, anche solo
perché non mi conoscono” pensò
Spectra “Sono la solita stupida”.
Non tanto
stupida da restare davvero sulla cuccetta e
tornare a dormire forse, ma era l’unica cosa positiva che
Spectra avesse da
dire di se stessa in quella vicenda.
La sensazione
di stupidità e inutilità divenne ancor
più
forte pensando che non aveva potuto fare nulla per difendere
l’Harbinger da
quattro Autobot: se solo fosse stata forte come suo fratello, se fosse
stata
meglio armata, se fosse stata “meglio” e basta,
forse lei e Dreadwing non
avrebbero perso la loro nuova casa.
«Dreadwing,
sarò
breve: l’Harbinger è persa, quattro Autobot
l’hanno trovata e non sono nostri
amici. Per un attimo avevo pensato di sì» disse
via comm-link «Come fai a dire
che non sono stupida?... sto scappando e non si sono ancora accorti,
quando
raggiungo un posto che sembri sicuro ti mando le coordinate, va
bene?»
“Una
cosa buona dell’essere stata qui con Starscream
c’è: le
passeggiate per la riabilitazione mi hanno fatto conoscere un
po’i dintorni”
pensò una volta concluso il messaggio
“Però devo andare più lontano, restando
qui non lo sarei abbastanza”.
Stava guidando
verso una destinazione che le era ancora
sconosciuta e, per assurdo, era la cosa più normale -normale
per lei, che
andava in giro, si perdeva e seguiva le farfalle- che avesse fatto
negli ultimi
tempi.
.: Darkmount, ora
::.
Starscream era
appena tornato alla sua postazione dopo
qualche tentativo solo parzialmente fruttuoso di riparare il sistema di
trasmissioni e comunicazioni quando la spia luminosa del segnalatore
che aveva
nascosto nel corpo di Wheeljack tornò a farsi vedere sullo
schermo.
«Oh,
eccolo. Il mio lavoro sul sistema è servito a qualcosa.
Più o meno, dato che le immagini video ora non
vanno» commentò, sbuffando «Miniere
di energon? Io non ho fatto questa ricerca, immagino che sia stato Lord
Megatron» mormorò, pensieroso, dopo aver rimesso
mano ai computer «E questo?...
sembra il segnale di un potenziale giacimento di energon, e il segnale
di
Wheeljack… sì è proprio
qui!»
La spia
luminosa era immobile sullo schermo, contrariamente
ai pensieri del seeker che si rincorrevano gli uni con gli altri alla
velocità
del vento.
“C’è
un possibile giacimento di energon, ha senso che
Wheeljack sia lì e, dal momento che vari vehicons hanno
riferito di averlo
visto portare via Bulkhead, probabilmente ora sono insieme. Forse
c’è anche
Arcee con loro” ragionò “Se ora io e un
buon numero di vehicons partiamo, li
catturiamo e fornisco a Lord Megatron i dati di una cava nuova, la mia
posizione sarà al sicuro per un bel pezzo”.
In altri tempi
avrebbe tenuto nascosta quella nuova cava -senza
sapere che Megatron invece l’aveva trovata poco prima- ma
aveva già ricevuto in
passato una durissima lezione riguardo il nascondere certe cose e non
teneva
affatto a farsela rispiegare.
Sfregando le
mani una contro l’altra, pregustando già il
successo, ordinò via comm-link ai vehicons di prepararsi
alla partenza e poco
dopo decollò assieme a loro -ove
“assieme” era da leggersi “avanti a tutti
loro”,
essendo un modello più veloce. Rallentò solo
quando erano in procinto di raggiungere
la loro destinazione, lasciando che fossero i vehicons ad atterrare per
primi:
in caso di problemi sarebbero stati loro a prendersi i colpi e lui
avrebbe
avuto l’opportunità di scappare.
Non era una
tattica coraggiosa ma forse se era sopravvissuto
per tanto tempo era anche grazie a cose simili.
«Comandante
Starscream… laggiù» disse subito uno
dei
vehicons una volta che tutti ebbero posato i piedi a terra.
«Autobot?»
«Non
lo so, signore».
Starscream gli
lanciò un’occhiataccia, avvicinandosi con
fare minaccioso. «Incompetente! Come sarebbe a dire che
non…»
Degnatosi di
guardare ciò che il vehicon gli aveva indicato,
ammutolì per qualche secondo.
«Ah».
Se fosse stato
da solo la sua reazione sarebbe stata tutt’altra,
alias quella istintiva di avvicinarsi, controllare che quel che aveva
capito di
star vedendo fosse esatto, indietreggiare, guardarsi attorno spaventato
e poi
tornarsene dritto filato a Darkmount, ma a Starscream non piaceva fare
la
figura del pavido davanti ai soldati.
La sola cosa
che poteva fare, quindi, era rendersi conto del
fatto che in quel posto non ci fosse alcun Autobot… se non
quello che era stato
fatto a pezzi, privato della testa e del simbolo degli Autobot che un
tempo
aveva campeggiato sul petto e, infine, incollato in qualche modo alla
parete
rocciosa. Gli arti inferiori inoltre parevano anche essere
stati… tagliuzzati?
Tritati?
Fosse come
fosse sembrava che Wheeljack, fuggendo da
Darkmount e andando a cercare rifornimento in quella cava, non fosse
andato
incontro a un destino piacevole.
“Chi?!
CHI?!
Airachnid? È lei quella che colleziona teste”
pensò Starscream “E che ha le
ragnatele appiccicose. Però non so, c’è
qualcosa che non torna. Forse è stato
Specter?! Wheeljack era andato via con il suo ex compare e non con lui,
quindi
doveva averlo mollato e lui si è vendicato, non è
improbabile, non mi sembra il
suo stile ma non è improbabile, magari quando è
risorto o… o qualunque cosa sia
capitata, l’ha fatto diventare completamente pazzo! O magari
è stato chiunque
lo stia aiutando”.
«Il
segnale della presenza di energon è diventato più
forte,
il fatto che questo sia un giacimento è confermato.
Andiamo» concluse il
seeker, trasformandosi.
«Il
corpo-»
«Un
mucchio di pezzi di metallo inutili! Andiamo!»
ripeté
Starscream, decollando.
Megatron aveva
parlato di voler avere teste di Autobot
-metaforicamente ma anche no-, ogni linea Decepticon aveva sentito le
sue
parole per colpa di un Knockout distratto e adesso c’era un
Autobot morto e
senza testa.
Starscream non
sapeva dire perché il suo processore avesse
fatto quell’associazione ma di fatto era una particolare
coincidenza.
Il suo
rimuginare lo distrasse abbastanza da sbagliare
rotta, giungendo in poco tempo in un luogo che si trovava a
metà strada tra
quel nuovo giacimento e quella che era stata casa sua per molto tempo,
alias l’Harbinger.
Si trattava di uno di quei posti con un po’di boscaglia
abbastanza scarna
intervallata da più di una radura. Non era molto lontano
dalla grotta in cui
aveva trovato Airachnid legata a una parete.
«E
con me quella volta c’era anche…
aspetta…» si abbassò di
qualche metro «Ho le visioni o?!...»
Una
motocicletta molto leggera, di dimensioni abbastanza
ridotte, di colore bianco e blu e senza guidatore umano.
Non aveva mai
visto la alt-mode di Spectra, non ne aveva mai
avuto l’occasione, ma non c’erano molti dubbi.
“Lei
è qui e non vedo Dreadwing in giro. È sola. Siamo soli”
pensò “Da quassù non vedo
altri in giro”.
Se fosse stato
nella sua forma base, sul suo volto si
sarebbe potuto vedere un ghigno di malefica soddisfazione.
«Alla
fine ho fatto proprio bene a uscire da Darkmount!»
..."Are you sure?" xD
A questo giro non ho nulla da dire, quindi... grazie a chiunque legga,
come al solito :)
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