Il crisantemo reciso

di Ridichetipassa
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Il crisantemo reciso

Prologo

 

Hana mi puntò addosso i suoi grandi occhi marroni, tra le manine teneva ben saldo un grande libro ingiallito dal tempo.

«Questa era la sua preferita...» pigolò piano, mentre l'ultimo raggio di Sole perpetrava a farsi largo dalla finestra, arancione, di una sfumatura così viva e vibrante da far male. «Me la leggeva sempre quando ero piccola» continuò, scorrendo il dito tra quelle lettere che io ancora facevo fatica a leggere.

Chi mai avrà tagliato questo bel crisantemo,

Senza badare alla sua bellezza mentre cresceva

Nella naturale armonia di foglie e stelo?

Forse chi lo ha colto prima del suo rigoglio

Erroneamente, per salvarlo dai venti gelidi

O nel timore che morisse per il peso della rugiada.

Era una poesia, un'ode a un fiore che era stato spezzato troppo presto.

La bambina alzò la testa, lo sguardo velato da una rassegnata malinconia. Aveva poco più di otto anni, nove meno di me, ma tra le due la più piccola sembravo io, che, rannicchiata vicino a lei, non avevo ancora abbandonato il brutto vizio di strapparmi le pellicine dalle dita.

«Ogni pomeriggio vengo qui e gliela leggo, perché so che a lei fa piacere.»

Davanti a noi, lei ci fissava, un tenue sorriso stampato sulle labbra rosee, gli occhi a mandorla ridotti a due fessure, luminosi.

Era bella, di quella bellezza fragile e delicata propria dei fiori.

Con un magone in gola, la sensazione di una manciata di spilli che mi aveva bloccato il respiro, «Come si intitola questa poesia?» sussurrai appena stringendomi le gambe al petto ancora un altro po'.

La bambina sorrise, accarezzò quella pagina con garbo, un gesto familiare che doveva aver compiuto innumerevoli volte, e infine, dopo aver inspirato, parlò.

«Il crisantemo reciso»

Lei, Kiku, continuava a fissarci, immortalata in quello scatto perfettamente riuscito che il vecchio Miyagi aveva deciso di mettere sul suo altarino e che ogni giorno, di nascosto, andava a ripulire dalla polvere con una cura meticolosa.

Circondata da una splendente cornice dorata, portava con fierezza il nome del fiore protagonista della poesia, lo stesso di cui aveva condiviso il triste destino.





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