Capitolo
4
TRINITÀ
DEI MONTI
Seduta
sulla scalinata di Trinità dei Monti, Alba si godeva un po'
del tepore regalato dal sole di un bel sabato mattina quasi
primaverile, nonostante fosse ancora febbraio.
Intorno
a lei salivano e scendevano lungo la scalinata, gruppi di studenti
che avevano saltato le lezioni, turisti che si fermavano per farsi
dei selfie,
famigliole che si godevano il giorno festivo.
Aspettando
la sua amica, quella che odiava i ragni, ripensava al suo sogno
ricorrente. L'ultima volta, si era manifestato mentre riprendeva
conoscenza nell'infermeria della sua ditta e questa volta Alba aveva
scoperto che la ragazza inseguita dai contadini era scomparsa, ma
dove era finita?
“Ciao
Arianna” disse senza voltarsi, rivolgendosi all'amica appena
arrivata.
Arianna
rimase per un secondo interdetta, poi rispose al saluto “Ciao
Alba, scusa ma come hai fatto?”
“A
fare cosa?”
“A
vedermi arrivare senza voltarti!”
Alba
ci pensò un attimo, non avrebbe saputo spiegare esattamente
come, ma aveva chiaramente percepito l'amica alle sue spalle.
Non
sapendo bene come giustificare la cosa, rispose con la prima
spiegazione che le venne in mente “Ti ho visto arrivare dalla
vetrina di Dior”.
Arianna
osservò dubbiosa la vetrina ma non replicò.
“Allora
andiamo a prenderci qualcosa al Caffè Greco?” propose
Alba.
“Ok”.
Seduta
nella accogliente sala dello storico Caffè, Alba cercava di
seguire i racconti dell'amica che stava attraversando un momento
difficile al lavoro. Ma la sua mente, assecondata dalla musica
accattivante di Raul Paz, vagava perdendosi nei ricordi dei recenti
avvenimenti.
Molinesi
si era presentato al lavoro il giorno dopo l'incidente, perfettamente
rasato sia in faccia che in testa, gli occhi grigi coperti da un
paio di occhiali scuri e il solito completo Armani per il “manager
di successo”.
A
parte qualche livido, era del tutto in salute ed era evidente che
le voci girate sulla gravità delle sue condizioni erano false.
La
Direzione aveva riprogrammato la riunione per presentare il piano di
lavoro concordato con Molinesi e lui aveva fatto il suo solito show,
al termine del quale tutti i presenti, eccetto Alba e il baffuto
collega dell'Ufficio progetti, erano scoppiati in un fragoroso,
quanto ipocrita, applauso in un'atmosfera di falso entusiasmo che
nascondeva i reali pensieri dei presenti.
O
almeno questa era l'impressione che aveva avuto.
“Alba! Mi stai ascoltando?” domandò all'improvviso Arianna un
po' seccata.
“Scusa”
rispose Alba mortificata “è che anche da noi è un
brutto periodo, questa storia della formazione a cascata mi
preoccupa, a lavoro c'è molta tensione, ci sentiamo tutti
sotto osservazione”.
“Capisco”
rispose
Arianna, comprensiva “purtroppo è un momento così
un po' dappertutto”.
Il
cameriere arrivò con gli ordini delle due amiche, un caffè
shakerato “con latte” per Alba e un caffè al
ginseng per Arianna. Il cameriere posò il caffè
shakerato rivolgendo ad Alba uno sguardo di rimprovero, lei fece
finta di niente, era abituata alla disapprovazione silenziosa di
baristi e camerieri quando specificava che voleva l'aggiunta di latte
nel caffè shakerato.
“E
poi ho l'impressione che questo Molinesi... insomma mi sembra che
stia cercando di flirtare con me!” confessò imbarazzata.
“Beh,
non sei contenta?"
commentò
Arianna allegramente “Almeno per ora vuol dire che non devi
preoccuparti!”
“Si,
ma
prima
di tutto non è
proprio il mio tipo,
è troppo alto, esageratamente palestrato, rasato ed
arrogante!"
Arianna
alzò gli occhi al cielo "Alto, muscoloso, con gli occhi
azzurri e a te non piace! Santo cielo Alba, io pagherei per avere un
tipo così che ci prova con me!"
"Sono
grigi, non azzurri" replicò Alba.
"Cosa?"
"Gli
occhi di Molinesi, sono grigi non azzurri"
"Non
ti piace, però il colore degli occhi l'hai notato!"
ridacchiò Arianna.
Alba
arrossì leggermente rendendosi conto di essere caduta nel
bonario tranello dell'amica.
“Sul
serio Arianna, ho
già notato sguardi di disapprovazione da parte di alcuni
colleghi e ieri Paoletti, con cui sto collaborando
per un nuovo progetto e che
mi aveva sempre dimostrato simpatia,
di punto in bianco è venuto nel mio ufficio e mi
ha fatto una scenata.
Mi
ha accusato di non supportarlo
e di
scaricare su di lui le mie responsabilità, era furibondo, mi
ha letteralmente preso a urla, sembrava indemoniato!”
“Esagerata!”
“Te
lo giuro,
ero così sconvolta che stanotte non sono riuscita a dormire!”
“Non
devi prendertela così e soprattutto non dovresti permettere a
nessuno di urlarti contro in quel modo, insomma chi diavolo crede di
essere?”
“Il
fatto è che più cercavo di replicare e più
urlava, alla fine ho pensato che fosse meglio lasciarlo sfogare!”.
“In
ogni modo, te lo ripeto, ormai è così dappertutto”
cercò di consolarla Arianna “le aziende non assumono
più, il lavoro è tanto
e
si accumula su poche persone sempre più stressate e alla fine
ci si sfoga tra colleghi, facendo uscire il peggio di se!”
“Già”
considerò Alba “è come se questa crisi avesse
contaminato anche le persone”
“Comunque
la questione Molinesi dovrebbe farti riflettere!” disse
Arianna con tono scherzoso.
“Cosa
intendi?”.
“Intendo,
che se continui a non dare la minima chance ad ogni uomo che non
risponde in tutto e per tutto al tuo ideale standard, finirai per
restare single a vita!”
“Scusa
quale sarebbe il mio ideale standard?” replicò un po'
infastidita Alba.
“Marco
se n'è andato e non ritorna più...”
intonò Arianna ironicamente e finendo il suo caffè
aggiunse “attenta che da giovane single a vecchia zitella
acida, è un attimo!”
“Bè,
grazie per avermelo detto, adesso si che sto meglio!” commentò
Alba risentita, era capitato altre volte di scherzare sulle
reciproche disavventure sentimentali, ma questa volta aveva colto un
sottofondo di malignità nella battuta dell'amica.
Improvvisamente
le sembrò di percepire una presenza negativa incombere su
Arianna e fu colta da una soffocante sensazione di malessere.
Non
riuscendo più a sopportare di stare al chiuso, si alzò
in piedi di scatto, pallida in volto.
“Senti
magari è meglio se ora vado, devo fare un po' di spesa e poi
mi sono portata a casa del lavoro”
Arianna
rendendosi conto del malessere dell'amica cercò di salvare la
situazione “Aspetta, Alba, scusa, non so che mi ha preso,
volevo scherzare... mi è uscita male”
“Davvero
Arianna, devo proprio andare. Ti chiamo stasera, così magari
ci mettiamo d'accordo per domenica!”
Alba
lasciò la sua parte del conto sul tavolo e si diresse, quasi
di corsa, verso l'uscita.
Una
volta fuori, riuscì nuovamente a respirare, aspirò un
boccata d'aria a pieni polmoni e cominciò a riprendere colore.
Sentì
una mano sul braccio, era Arianna che le era corsa dietro preoccupata
“Alba, scusa mi dispiace tanto, davvero”
Alba
osservò Arianna, l'amica era davvero dispiaciuta per quello
che era successo e intorno a lei non incombeva più nulla di
negativo.
“Scusami
tu, ho avuto una reazione esagerata. Andiamo a farci una passeggiata
al Pincio, ho voglia di vedere Roma dall'alto!” propose
rasserenata.
Arianna
sorrise, prese sottobraccio Alba e insieme si diressero verso la
scalinata di Trinità dei Monti.
#
“Non
potevi proprio farne a meno, eh? Hai rischiato di rovinare l'amicizia
di quelle due ragazze solo per il gusto di farlo” disse Michele
rivolto ad un demone stravaccato su una sedia e con i piedi poggiati
sul tavolino occupato, fino ad un attimo prima, da Alba e Arianna.
“Embè?”
commentò quest'ultimo guardandolo con aria annoiata “è
il mio lavoro no?”
“No,
non era affatto il tuo lavoro altrimenti le avresti seguite anche
fuori!”
“Quanto
la fai lunga, che te ne importa, non sei mica il custode di quelle
due no?” rispose il diavolo alzandosi dal tavolino.
“A
proposito, non hai qualche anima da recuperare? Va bene che da quello
che ho sentito dire in giro, ultimamente tu e il tuo amico ricciolo
non riuscite neanche più a svolgere un lavoro facile facile
come quello!” continuò con aria di scherno dirigendosi
verso un altro tavolino intorno al quale, un uomo sulla trentina
vestito sportivamente e una giovane donna in tailleur, stavano
chiacchierando sorseggiando del vino bianco e flirtando con eleganza,
probabilmente si trattava di un primo appuntamento.
Michele
evitò di replicare, in fondo non ne valeva la pena, grazie al
suo intervento silenzioso Arianna era corsa fuori dal bar per
scusarsi con Alba e le due amiche si erano rappacificate.
“Ma
sei impazzito?” gridò una donna, Michele si voltò
e vide la giovane in tailleur vuotare il bicchiere di vino bianco in
faccia al trentenne sportivo.
“Che
razza di cafone” aggiunse la giovane, abbandonando il tavolo
infuriata.
“Ma
vattene affanc...” le urlò dietro lui “pure il
conto da pagare mi ha lasciato 'sta stronza!” aggiunse.
Michele
lanciò uno sguardo carico di biasimo al demone che, seduto al
posto occupato della ragazza in tailleur, gli rispose con un sorriso
di scherno.
Michele
uscì dal Caffè domandandosi che fine avessero fatto i
suoi colleghi, negli ultimi tempi aveva l'impressione che in giro per
Roma gli elementi dell'altra fazione fossero molto più
numerosi del solito.
Poi
si diresse verso le due amiche che, nel frattempo, avevano già
raggiunto la metà della scalinata.
Michele
era piuttosto preoccupato, nell'ultima settimana era stato impegnato
a farsi perdonare da Ysrafael, il suo supervisore, il casino nel
quale lo aveva coinvolto Azaele e non aveva potuto controllare se
l'amico si fosse invischiato in qualche nuovo pasticcio.
Malgrado
quello che gli aveva detto, infatti, Michele non aveva affatto chiuso
la sua amicizia con Azaele.
Era
arrabbiato, questo era vero, e inizialmente era quasi convinto di
voler interrompere per sempre i loro rapporti, ma erano bastati pochi
giorni per fargli sbollire la rabbia e cominciare a preoccuparsi per
l’amico.
Era
certo infatti che Azaele, nel tentativo di farsi notare da Alba,
avrebbe finito per cacciarsi nei guai.
Il
problema era che non riusciva a trovarlo da nessuna parte.
Aveva
chiesto in giro, ma nessuno dei suoi colleghi lo aveva visto e quanto
a quelli dell'altra fazione, si limitavano a rispondergli con battute
volgari o, nella migliore della ipotesi, a fare spallucce con aria
indifferente.
Il
fatto che nessuno sapesse dove fosse finito Azaele lo preoccupava
enormemente.
Alla
fine si era convinto che l'unico modo per trovarlo fosse trovare
Alba.
Così
quel sabato mattina aveva girato Roma in lungo e in largo e
finalmente l'aveva trovata al Caffé Greco.
Era
arrivato giusto in tempo per assistere al litigio, per cui non aveva
idea di che cosa avessero parlato le due amiche fino a quel momento.
Avendo
percepito immediatamente l'amicizia di vecchia data che legava le due
ragazze, era sicuro che Alba si sarebbe confidata con l'amica se le
fosse capitato qualcosa di strano.
Ma
le ragazze avevano continuato a passeggiare fantasticando su quello
che avrebbero potuto fare se avessero finalmente vinto un gratta e
vinci milionario.
A
dire il vero, Alba fantasticava e Arianna la prendeva in giro
bonariamente, cercando di convincerla che, statisticamente, c'erano
più probabilità che la terra fosse colpita da un
meteorite!
Le
ragazze arrivarono al Pincio e si sedettero su una panchina.
Michele
si avvicinò sperando che cominciassero a scambiarsi delle
confidenze utili.
“Guarda
chi si vede” disse una voce alle sue spalle.
Michele
si girò e si ritrovò a fissare il rosso petto peloso di
Razel.
Per
quanto Michele fosse più alto di Azaele di una ventina di
centimetri, neanche lui si avvicinava all'altezza dell'anziano e
corpulento Diavolo.
“Com'è
che stai appresso a queste due gnocchette, ti hanno passato alle
custodie speciali?”
“Cosa?
No!” rispose Michele.
“Ah,
me pareva infatti!” commentò Razel passando un braccio
intorno alle spalle di Michele.
Stringendolo
con fare a metà tra l'amichevole e il minaccioso aggiunse “Sai
non so com'è, ma mi sa che saresti bravo nelle custodie
speciali, biondino, e la cosa mi starebbe a infastidì
parecchio, anche se mi sa tanto che se continui a far casini col
piccoletto non avanzerai mai di grado!”
“Si,
beh, comunque non è un problema tuo, giusto?” rispose
Michele seccato da quel fare confidenziale, ma anche piacevolmente
sorpreso, Razel era pur sempre un “anziano” e quel
complimento inaspettato lo aveva un po' inorgoglito.
“Hai
ragione, non è un problema mio, anzi mi fa piacere se rimani
dove stai. Beh, s'è fatta 'na certa, mi sa che vado”
tagliò corto Razel abbandonando le spalle di Michele e dandosi
una grattata alle parti basse.
“E
comunque vedi di dare un occhio al regazzino, mi sa che sta
combinando più casino del solito” aggiunse poi
allontanandosi.
“Cosa...
aspetta!” tentò di fermarlo Michele, ma Razel aveva
aperto le ali e si era alzato in volo “Razel aspetta... Razel
lo hai visto? Dov'è?”
Razel
si voltò e rimanendo fermò a qualche metro da terra,
rispose “Non hai detto che non è un problema mio il tuo
rapporto con Azaele? Arrangiati, no? Ma sbrigati a trovarlo perché
la gnocchetta che stai seguendo l'ho riconosciuta pure io, non sono
mica cieco, e Azaele non è uno che ragiona come noialtri, per
questo finisce sempre nei casini”
“Ma
tu l'hai visto? Sai dov'è?” chiese ancora Michele.
“Diciamo
che sta dove non dovrebbe stare e che ci sta nonostante avessimo un
accordo che ovviamente non ha rispettato, ma visto che la cosa mi sta
divertendo non ho ancora deciso di andare a spezzargli il collo. E
con questo ti saluto biondino, ti ho detto pure troppo!”
concluse Razel sbattendo le ali e allontanandosi velocemente.
Michele,
in preda a mille dubbi e preoccupazioni, lo osservò finché
non diventò un puntino nero nel cielo di Roma.
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