15 -
Preoccupata
Quel giorno eri in pensiero per una tua amica
Da un paio di giorni Mamoru si sentiva meglio.
Era tutto ciò di cui aveva bisogno per non
focalizzarsi più sugli strani sogni che aveva smesso di fare.
Era come se qualcosa dentro di lui si fosse quietato...
calmato.
Quando era di buon umore, gli andava di passare del tempo in
compagnia. La sua scelta non poteva che ricadere su Motoki.
Entrando nella sala giochi, trovò il suoi amico in
compagnia di una moretta dai capelli corti - una ragazza senza uniforme
scolastica che aveva all'incirca la loro età.
«Ma certo» le stava dicendo Motoki.
«Ti insegno io a giocare, vedrai che è
facile.»
Lei aspirò un goccio di milkshake, sbattendo le
ciglia. «Grazie! Io sono negata.»
Nonostante avesse una ragazza, il suo amico continuava a
mietere conquiste. Salutandolo con un cenno della testa, Mamoru
iniziò a girovagare tra le console di gioco. Meno stava tra
i piedi di Motoki, più alte erano le possibilità
che lui guardasse altre donne, smettendo di fissarsi su Reika Nishimura.
Con i suoi due anni in più, Reika si avvicinava al
quarto anno di università; presto avrebbe iniziato un
tirocinio - probabilmente all'estero, considerata la sua
specializzazione. Per Motoki sarebbe stato difficile
lasciarla: era un tipo leale, che non si rassegnava a veder sfumare i
suoi sentimenti solo per via della lontananza. Invaghirsi di un'altra
ragazza sarebbe stata una soluzione preventiva ai suoi problemi.
Mamoru si accomodò sullo sgabello di una console,
concentrandosi sulle immagini che passavano sullo schermo. Il giochino
sparatutto con gli ometti pseudo Rambo non gli dispiaceva. Se non c'era
nient'altro, avrebbe potuto fare una partita.
Guardò qualche fila più in là
e si esaltò: era arrivata la corsa con le moto! Voleva
provare prima quella.
Per non disturbare Motoki, andò al bancone a
prendere da solo i gettoni. Aveva appena aperto il portafoglio quando
sentì un piccolo brivido alla schiena - una sensazione di
consapevolezza.
Alzò gli occhi e capì: nel locale era
entrata la sua nemesi, Odango.
Lui e quella ragazzina erano come yin e yang. Lei era
tanto sciocca e solare quanto lui era maturo e ombroso.
Non che fossero un'unità - in qualunque modo.
Semplicemente, avevano quel tipo di personalità che, in
opposizione, muovevano la società umana.
Odango si diresse piena di entusiasmo verso Motoki. Le parole
le morirono in bocca quando lo vide con la sua rivale.
Mamoru si avvicinò di soppiatto alle sue spalle.
La bimba Odango mugugnava. «Perché Motoki
sta facedo il carino con quella? E come le sta appiccicato!»
Si mangiò furiosamente le unghie. «Motoki-oniisan,
la tua Usagi è quiiii!» Fu scossa da un forte
brivido. «Ugh, avverto la presenza di...»
«Ehi, Odango!»
Mamoru cercò di non scoppiare a ridere quando le
guance rosse di lei si congiarono di rabbia conigliesca.
Amplificò la voce col palmo della mano accanto alla
bocca. «Motokii! Visto che non li degni di uno sguardo,
questi due odango sono diventati degli anpan belli gonfi!»
La ragazzina diventò rosso pomodoro. «Non
è vero, non sono per niente un anpan gonfio!»
Motoki, ignaro come al solito, li raggiunse senza badare alla
battuta. «Ciao, Usagi! Non mi ero accorto fossi qui,
scusami.»
Lei cambiò subito espressione. Si era
già dimenticata della brutta figura appena fatta, era in
brodo di giuggiole. «C-ciao.»
«Tra poco smetto di lavorare. Che ne diresti di
prendere un tè insieme?»
Il suo amico, pensò Mamoru, era scemo.
Ovviamente Odango era in estasi. «Certo! Vorrei
anche parlarti di una questione.»
Una questione? «Vengo con voi, tanto non ho niente
da fare.»
Odango inorridì, ma alle sue spalle Motoki era
sereno. «Vieni pure, andiamo insieme.»
Per Odango Mamoru smise di esistere. «Ma certo,
tutti insieme!»
Banderuola che non era altro.
Chissà che doveva dire a Motoki...
Non una dichiarazione d'amore, oppure non
sarebbe stata così tranquilla e felice, saltellante di
gioia, mentre uscivano in tre dalla sala giochi.
Meglio, Motoki non la vedeva come una ragazza. Certo, non era
strano che Odango equivocasse, viste le attenzioni del suo amico.
Con un piede sulla porta della sala giochi, Motoki
salutò la morettina che aveva tentato di addestrare all'arte
videoludica. Lei non poté nascondere la delusione nel
vederlo andare via. Frapponendosi tra loro, Odango le lanciò
un'occhiata di fuoco che strappò a Mamoru un'altra risata.
Lei la udì scattò con un piede
all'indietro, per pestargli una scarpa. Mamoru schivò con un
saltello mentre lei quasi cadeva.
Motoki la afferrò per un gomito. «Stavi
cadendo?»
Odango per poco non svenne dalla gioia. «Io... no,
cioè, sì! Mi hai salvata!»
Mamoru roteò gli occhi al cielo.
In strada, Motoki li erudì sulla loro
destinqazione. «Vi porto in un bar che i miei genitori stanno
per comprare. Appena conclusa la trattativa, ristruttureremo. Come nome
stiamo pensando a Crown, che ne dite?»
Odango, che non si era staccata da lui per un attimo,
andò in visibilio. «Mi piace!»
C'era qualche azione di Motoki che non le piacesse?
«Almeno sai cosa significa?»
Lei neppure si girò per offrirgli una linguaccia.
«Mi piace il suono, non devo sapere che vuol dire!»
Motoki si sciolse in un sorriso. «Significa
'corona', Usagi-chan. In inglese.»
«Tu sì che sei gentile a spiegarmi le
cose, Motoki-oniisan.» Il suo sguardo divenne
feroce. «Non come certe persone che sanno solo
insultare!»
«Fare una domanda equivale a criticare
ora?»
«Sai benissimo di essere antipatico!»
Motoki si frappose tra loro. «Calmi, siamo
arrivati.»
Il locale si trovava in una posizione sopraelevata. Per
entrarci era necessario utilizzare una scala esterna - un'idea carina.
L'interno conteneva circa quindici tavoli da quattro posti. Le poltrone
da due persone erano di colore verde, una tonalità che a
Mamoru non dispiaceva ma che non era adatta al tipo di clienti che i
genitori di Motoki volevano accalappiare. Mamoru ammirava i signori
Furuhata per il loro acume imprenditoriale: puntavano sugli
adolescenti, creando posti - come la sala giochi - in cui ragazzi e
ragazze volessero trascorrere i pomeriggi con gli amici.
Una cameriera li indirizzò a un tavolo libero.
Sedendosi, Odango si meravigliò dell'abbondanza di
selezioni presente nel menù, proprio come Mamoru.
Parfait, gelati, cheesecake, torte al cioccolato, torte alla
panna... Un'esplosione di zucchero.
Motoki era curioso. «Usagi-chan, di cosa volevi
parlarmi?»
Lei lanciò un'occhiata veloce a Mamoru. Per non
inibirla lui si limitò ad ascoltare, senza farle percepire
il peso del suo giudizio.
«Allora...» Odango si decise e
unì le mani sul grembo. «È
complicato...»
Motoki comprese. «Ordiniamo qualcosa da bere prima,
così ci rilassiamo.»
«Sì!»
Il suo amico aveva successo con le ragazze proprio per come
sapeva metterle a loro agio. Per Odango prese un cocktail alla
frutta, mentre Mamoru non volle altro che un caffè.
Durante l'attesa, Motoki provò a sondare la
questione. «È un problema che riguarda qualcuno
che ti è vicino?»
«Sì, una mia amica.»
Mamoru cercò di non ridere: la vecchia scusa
dell'amica.
Odango non si era accorta del suo scherno. «Si
chiama Naru-chan, frequenta la mia classe! Sono preoccupata per lei e
non so come parlarle.»
Okay, si era sbagliato. Erano strano vedere Odango
così in pensiero, così... adulta. Era sempre una
bambina, ma stava dimostrando una lealtà sincera nei
confronti di un'altra persona.
In breve tempo ebbero davanti le loro ordinazioni.
Mentre girava la sua tazzina, Motoki adottò la sua
espressione più fraterna. «Dimmi tutto,
Usagi-chan.»
Lei bevve un primo sorso prima di parlare.
«Ecco... non posso entrare nei dettagli, ma la mia amica Naru
si è innamorata di un brutto tipo. Il problema è
che lei non sa ancora che si tratta di una persona poco
raccomandabile.»
«Okay?» la esortò Motoki, senza
capire.
Odango dovette specificare. «Cosa dovrei fare? Se le
dicessi la verità, non so come reagirebbe Naru...»
Aveva sottoposto a Motoki il problema sbagliato. Lui preferiva
lasciare che le persone risolvessero i loro problemi da sole; riteneva
che imparassero così.
«Forse è meglio aspettare e vedere come
procedono le cose.»
Appunto.
Odango era delusa. Si era fidata e il consiglio che
aveva ricevuto era stato misero.
Mamoru mise giù la tazza di caffè.
«Restando a osservare come si evolve la faccenda non
cambierà nulla. Dire la verità è un
atto di coraggio.»
Dopo averci riflettuto, Motoki si allineò al suo
pensiero. «Magari ha ragione Mamoru. Naru-san si
arrabbierà se le racconterai la verità, ma come
amica hai il dovere di dirle tutto.»
Odango esplose in un sorriso grato. Era quello che aveva
voluto sentire. «Grazie! Ora che so cosa devo fare mi
è anche venuta fame!»
Eh?
Lei sparò in aria un braccio, verso la cameriera.
«Mi scusi!» urlò. «Mi porti un
parfait alla frutta, un sandwich misto, una fetta di torta alla fragola
e un succo per favore!»
Ma non aveva pranzato? In imbarazzo, Mamoru cercò
di pensare a quanto aveva in tasca. «Motoki, hai abbastanza
soldi con te?»
Odango li sentì bisbigliare. «Ma
dài, ragazzi, oggi offro io!»
No, veramente lui non si era mai fatto offrire qualcosa da
una- Non poté impedirle di continuare a urlare.
«Ci porti anche una pizza mista, per favore!»
Così esagerava. «Io non ho
fame.»
«Zitto, non si guarda in bocca al caval
donato!»
Motoki rideva. «O a una pizza!»
Mamoru si sentì escluso dal loro divertimento, poi
Usagi-Odango guardò proprio lui e sorrise - un sorriso
onesto, di genuina simpatia. «Ogni tanto anche
tu meriti qualcosa.» La linguaccia che gli concesse
fu quasi gentile.
Destabilizzato, Mamoru fece finta di nulla e tornò
a bere il proprio caffè.
Dieci minuti dopo stava assaggiando una fetta di pizza, solo
per non sembrare maleducato.
Poco dopo fece a Odango il dono di lasciarla sola con Motoki.
Provò un pizzico - proprio un pizzico - di delusione nel
vedere che lei nemmeno lo calcolò, intenta com'era a pendere
dalle labbra del suo amico.
«Ci si vede.» Fu il più
noncurante possibile nel salutare.
«Ciao!»
Uscì dal locale irritato, senza sapere il motivo.
15 - Preoccupata - FINE
NdA: Ho pensato 'già che ho ripreso, continuiamo
finché ho ancora fresche nella testa le dinamiche tra Usagi
e Mamoru nella prima serie' :)
Nel precedente capitolo avevo fatto provare a Mamoru simpatia
per Usagi proprio per condurlo a interessarsi di lei qui, in questa
scena tratto dalla puntata 23. Siamo a un episodio dalla morte di
Nephrite e a pochi episodi dal momento in cui Mamoru capirà
di essere un tutt'uno con Tuxedo Kamen. Ci ho pensato e secondo me la
vicinanza ai cristalli dell'arcobaleno diraderà le nebbie
della sua confusione mentale.
Alcune note su questo capitolo. I divani del futuro Crown non
possono non piacere a Mamoru come colore: è simile a quello
della sua giacca :P Che cosa sono gli anpan, a cui paragona ad un certo
punto gli odango di Usagi? Sia gli odango che gli anpan sono cibi
rotondi giapponesi. Ho ripreso i dialoghi dalla traduzione della Dynit
in DVD.
Ho inventato il sorriso finale di Usagi a Mamoru, secondo me
poi lei gli è stata grata almeno un pochino per il suo
interesse - è troppo buona per non farlo.
Ditemi che pensate di questo capitolo, mi ispira ad andare
avanti :)
Elle
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