Capitolo
5
NEI
PANNI DELL'ALTRO
“Davvero
questo tipo è insopportabile!” pensò Azaele
infastidito, buttò da parte gli appunti con gli schemi di
lavoro di Molinesi, accese la TV e sorseggiò una birra
affondando la mano sinistra dentro un sacchetto di patatine fritte.
Sprofondato
nel
costoso divano in pelle che troneggiava al centro del salone del lussuoso appartamento,
il cui salato affitto era pagato dalla ditta di Alba, ripensò
all'anima di Molinesi che ancora una volta aveva tentato di
riprendere possesso del proprio corpo.
Ad
Azaele erano
bastati pochi istanti per ricacciare Molinesi nel limbo, ma come
sempre l'anima furente aveva fatto in tempo a ricoprirlo di insulti.
Azaele
non sapeva se fossero più fastidiosi gli insulti o la tensione
nervosa che Molinesi riversava su di lui che, al contrario, tendeva
ad essere un tipo allegro e rilassato.
A
dire il vero
Michele
lo definiva “incosciente”,
ma vabbè…
a
parte che aveva un punto di vista da angelo,
era anche decisamente ansioso!
Molinesi
invece,
era
un uomo aggressivo e pieno di paure. Aveva paura di essere
considerato un perdente, di non primeggiare, di non essere più
considerato affascinante dalle donne, di perdere l'elevato stile di
vita che aveva mantenuto fino ad allora.
Insomma,
a dirla tutta, non sapeva godersi la vita.
Azaele
non riusciva proprio a capire come non si potesse godere pienamente
di cose quali starsene in mutande su un morbidissimo divano in pelle,
con i piedi poggiati su un tavolino di cristallo da cinquemila euro a
gustarsi la visione di Star
wars - Episode IV,
sul maxi schermo curvo “ultra HD” di una futuristica TV
di marca coreana.
Che
meraviglia, la definizione era talmente elevata che avrebbe potuto
contare i peli di Chewbacca1
uno
ad uno.
A
pensarci bene, un tipo come Molinesi li avrebbe contati davvero per
potersi vantare con i colleghi “Duemilionicinquecentrentatremila
peli, li ho contati tutti! Prova a farlo con la tua TV!”.
“Oh
mamma, che stress!” sospirò Azaele, affaticato al solo
pensiero di un tale inutile dispendio di energie.
L'unica
cosa positiva al riguardo di Molinesi era che non ci sarebbe davvero
voluto molto a portarlo sotto il controllo della sua schiera.
“Merda!”
esclamò, rendendosi
improvvisamente conto che era passata già una settimana
dall'accordo
con Razel!
Era
anche vero che, almeno per il momento, nessuno era venuto a cercarlo.
Probabilmente
Razel,
preso dai suoi impegni, non si era ancora informato riguardo alla
consegna
di Molinesi ai ragazzi delle "custodie speciali".
E
poi chi poteva dimostrare che si era già risvegliato dal coma
ed ogni volta che la sua anima tentava di ricongiungersi con il suo
corpo, Azaele la rispediva nel limbo senza tanti complimenti.
Ma
si, aveva tranquillamente il tempo di risolvere il suo problema con
Alba prima che il troglodita dal pelo rosso venisse a reclamare
l’anima di Molinesi per uno dei suoi scagnozzi.
Anzi
nell’ordine, prima torcergli il collo e poi reclamare l’anima.
Azaele
rabbrividì al pensiero del suo collo stretto di nuovo tra le
enormi mani dell’anziano colosso.
Bevve
un sorso di birra, emise un sonoro rutto liberatorio e si rilassò
pensando che i problemi andavano affrontati e risolti uno alla volta
e che, per il momento, il suo problema principale era che Alba non
sembrava dimostragli alcuna simpatia, anzi malgrado i suoi sforzi per
mostrarsi simpatico ed affascinante, nelle poche occasioni in cui era
riuscito a parlarle, gli aveva dimostrato una educata antipatia.
Certo
poteva capirla, oggettivamente Molinesi era un grosso imbecille,
borioso ed
arrogante e
lui era costretto a mantenere fede al personaggio, oltretutto
fisicamente era agli antipodi rispetto ad Azaele.
In
definitiva non era proprio il tipo di uomo che poteva affascinarla,
né sul piano mentale nè tantomeno su quello fisico.
Bisognava
dire che il piano che aveva escogitato, al momento, non si stava
dimostrando all'altezza delle sue aspettative.
Azaele
sospirò, doveva trovare il modo di coinvolgere Alba in uno dei
progetti formativi che era costretto a tenere al posto di Molinesi.
#
Era
appena suonata la sirena delle nove quando Azaele, entrò nel
parcheggio dello stabilimento, area E - “vista giardino”,
altrimenti
nota come area dell’E-lite aziendale. Uscendo dalla lussuosa ed
ingombrante macchina presa a noleggio,
ovviamente aveva scelto
la macchina che riteneva più adatta alla personalità di
un imbecille come Molinesi, notò una bella donna mai vista
prima, sui
cinquant'anni,
con gli occhiali scuri e un look danaroso dal retrogusto vagamente
volgare che si avviava con passo sicuro verso l’ascensore che
dal parcheggio
portava direttamente agli uffici. Era sicuramente stata una gran
bella ragazza da giovane, ma con il passare degli anni, i bei tratti
giovanili del suo volto stavano sfiorendo per cedere il posto ai
tratti più duri e rozzi.
Le
labbra eccessivamente sporgenti, sicuramente ritoccate negli anni del
boom del silicone, contribuivano ad accentuarne la volgarità,
piuttosto che la bellezza.
La
signora entrò nell’ascensore del parcheggio, girandosi
per schiacciare il bottone del suo piano lo notò e gli fece
bruscamente cenno di muoversi.
Azaele
esitò, uno degli effetti collaterali del
far parte della “schiera infernale”,
in particolare del secondo girone, era
che le donne che nascondevano più o meno coscientemente
qualcosa di oscuro nel profondo della loro anima lo trovavano
irresistibilmente attraente, il che visto lo spazio notevolmente
ristretto dell’ascensore, poteva dare luogo ad un situazione
potenzialmente soddisfacente ma anche estremamente imbarazzante.
“Allora,
ti muovi o no?”
Azaele
pensò che Molinesi non avrebbe certo fatto la figura
dell’imbranato davanti ad una donna, perciò affrettò
il passo ed entrò nell’ascensore.
“Era
ora, ma quanto volevi farmi aspettare?” gli domandò la
donna con una ottava in meno nel tono della voce e un sorriso
invitante inconfondibile.
“Oh,
no che palle, non è proprio il momento”
pensò Azaele.
La
donna allungò una mano continuando a sorridere. Azaele emise
un sospiro di piacere.
#
Alba,
ormai spazientita, schiacciava insistentemente il pulsante
dell’ascensore che per due volte era salito al terzo piano,
sceso al piano seminterrato
e risalito al terzo, senza sostare a nessun altro piano.
“Ma
che diavolo ha oggi, l’ascensore?” domandò
irritata voltandosi verso il gabbiotto della reception nella
speranza di attirare l'attenzione del collega che, intento a seguire
la battaglia finale tra Uomini ed Estranei
da
un tablet non particolarmente camuffato, non la degnò nemmeno
di uno sguardo.
Alba
alzò gli occhi al cielo, rivolse nuovamente l'attenzione
all'ascensore e ordinò spazientita “Ora basta, fermati
qui!”.
L’ascensore
inaspettatamente si fermò al piano terra e finalmente le porte
si aprirono.
Alba
fece per entrare, ma subito rimase pietrificata sulla soglia.
All’interno
dell’ascensore la Dott.ssa Beratti, Direttrice delle Risorse
Umane e il Grosso Fesso Pelato la fissavano imbarazzati, lei con il
rossetto sbiadito e la gonna mezzo alzata e lui con le labbra troppo
rosse e la cintura dei pantaloni ancora slacciata tra le mani.
La
dottoressa Beratti si riprese subito, tirò velocemente giù
la gonna con gesto esperto e uscì dall’ascensore
scoccando ad Alba uno sguardo gelido e carico di sottintesi
minacciosi.
Molinesi
belò un imbarazzato “A che piano va?”
“Grazie,
salgo a piedi” rispose lei, con lo stesso calore emesso
dall’iceberg che aveva affondato il Titanic, voltandogli le
spalle e dirigendosi verso le scale.
Azaele
si appoggiò alla parete dell’ascensore “Bella
mossa” pensò affranto “proprio
una bella mossa!”.
#
“È
inutile che continui a mentire, Michele, tanto lo so che sai
benissimo dove si nasconde il
piccolo bastardo!”
sbottò
infuriato Ariel.
Nella
penombra di un vicolo cieco, Ariel e Michele litigavano nell’Antico
Verbo.
Nessuno
poteva vederli, tranne un gatto nero con una bianca stella sulla
fronte che li fissava immobile
come una statua.
“Cerca
di moderare il linguaggio, non mi pare che certe espressioni si
addicano alla nostra schiera” rispose irritato Michele “ti
ho già detto che non ho la più pallida idea di dove
sia, non lo vedo da quasi due settimane, non sono mica il suo
guardiano!”
“Sei
un maledetto bugiardo,
non raccontarmi balle, non sono un cretino! Tu
sai benissimo dov’è,
sai cosa mi ha fatto e lo
stai proteggendo
perché
sei invidioso dei miei successi, anzi scommetto che hai suggerito tu
a quel piccolo stronzo di farmi questo scherzo, voi due fareste
qualunque cosa per danneggiarmi. Guarda che lo so cosa c’è
tra voi due, lo sanno tutti!”
Michele
perse la pazienza, stufo degli insulti di Ariel lo afferrò per
la bianca tunica e avvicinando il suo viso a quello dell'iroso
angelo, gli rispose con tono basso e gelido “Ora basta, non
sono disposto a sopportare oltre la tua volgarità, se non sei
capace di proteggere le anime di tua competenza dai tranelli di un
demone del secondo girone, fatti un esame di coscienza e chiediti se
sei davvero idoneo a svolgere il lavoro che ti è stato
assegnato!”
Ariel,
che non
sopportava
di essere messo in discussione, si infuriò ancora di più.
Spinse
via Michele, sguainò la spada angelica e gliela puntò al petto. Aveva il volto terreo e gli occhi quasi completamente rossi.
Michele
era
esterrefatto,
come era possibile che un suo collega potesse avere una reazione così
furiosa e incontrollata?
Eppure
Ariel era un angelo come lui.
Che
cosa gli stava succedendo, che diavolo stava succedendo a Roma, pensò
sconvolto.
“Ariel”
tuonò
una voce imperiosa “rinfodera la spada immediatamente!”.
Ariel
si fermò e la sua espressione passò nel giro di un
secondo, da furiosa a colpevole.
Ysrafael,
uno degli anziani coordinatori delle schiere angeliche, lo fissava
con aria profondamente contrariata.
“Questo
non è un comportamento degno di un angelo del Quinto Cielo,
Ariel, vergognati”
“Io…
perdonami Ysrafael” farfugliò Ariel con aria contrita
“il fatto è che Michele, continua a mentire, lui e il
suo indegno amico stanno cercando di fregarmi un’altra volta,
di farmi sfigurare davanti ai tuoi occhi e…”
“Ma
non è vero!” si
difese Michele “continui ancora con questa storia che cerchiamo
di fregarti perché non hai ancora digerito quella volta che
Aza alle Termopili ti ha fatto perdere la tua stupida scommessa con
gli Arcangeli!”
“Non
ci sarebbe riuscito se tu non ti fossi messo in mezzo!” ribatté
Ariel infuriandosi nuovamente al ricordo
di quella dolorosa sconfitta.
“Che
cosa avrei dovuto fare? Volevi trapassare Azaele con la tua spada
angelica per impedirgli di portare Efialte all’inferno!”
“Avresti
dovuto lasciarmi fare quello che era giusto fare! Azaele non era
neanche lontanamente assegnato a Efialte, lo aveva corrotto
definitivamente solo per farmi un dispetto, perché mi odia da
sempre!”
“Tu
sei completamente matto! Azaele è un demonio, ha solo agito
secondo la sua natura! E non poteva certo sapere che tu avevi
scommesso con gli Arcangeli mille anni di recuperi,
se non fossi riuscito a salvare l’anima di quel furfante!”
“Matto
io? Ma ti senti quando parli, stai difendendo un demonio, sei una
vergogna per le schiere angeliche!”
“ORA
BASTA!” tuonò
Ysrafael.
I
due angeli zittirono di colpo come due scolaretti ripresi dal
maestro.
“Ariel,
per quanto tu possa avere le tue ragioni, ti stai avvicinando al
limite, ricorda che le rabbia va gestita e incanalata in modo
positivo, altrimenti può corromperti. E sai bene cosa succede
ad un angelo che si lascia corrompere dalla rabbia! Calmati
e torna al tuo lavoro, quella di Molinesi non è la sola anima
di cui
ti sia
stata affidata la custodia, per
litigare con Michele stai rischiando di perdere di vista altri
utenti!”
Ariel
abbassò il capo, rinfoderò la spada, spalancò le
ali e si innalzò in volo senza proferire parola.
Ma
mentre si allontanava scoccò a Michele un’ultima
occhiata carica d’odio.
Michele
lo notò ma evitò di farlo presente a Ysrafael, non
aveva intenzione di continuare quella inutile polemica.
“Michele,
sai molto bene che Ariel non ha tutti i torti, non è così?”
domandò
con voce grave l’anziano angelo.
“In
effetti… per
quanto riguarda la storia delle Termopili, Ariel potrebbe anche avere
ragione, però...”.
“Potrebbe?
Se non ricordo male, prima hai fermato il fendente
di Ariel
con la tua spada
e poi hai dato involontariamente
una tale spinta ad Azaele da farlo rotolare, guarda caso insieme a
Efialte, fino al bordo del cratere infernale.
A
quel punto era davvero impossibile
per Ariel
impedire che
il
tuo amico ci saltasse
dentro
portandosi
dietro
l'anima
di
Efialte”
“Il
fatto è che… Ariel
era talmente furioso che
avrebbe ucciso Azaele.
E io non potevo permetterlo, per Azaele ovviamente, ma anche per lo
stesso Ariel,
che sarebbe stato scacciato dal
Paradiso per sempre. Non è consentito uccidere uno dell'altra
schiera se non siamo stati aggrediti o se la nostra vita non è
in pericolo!”
“Questo
è vero e io
ti credo Michele, ma
sappiamo entrambi che Azaele non aveva scelto Efialte solo per via
della sua natura di demonio, non è vero? C’erano tanti
altri umani da poter corrompere, posto che lui non era nemmeno lì
con quell’incarico, non è così Michele?”
domandò
Ysrafael guardandolo dritto negli occhi.
“Ecco,
e...
effettivamente...” balbettò
Michele che non era capace di mentire “Aza, forse sapeva della
scommessa…”.
“E
magari aveva scommesso anche lui con qualcuno”
lo
incalzò Ysrafael.
“Ecco…
credo… credo che avesse scommesso anche lui… con gli
Arcangeli...” Ysrafael sollevò un sopraciglio “e
con gli Arcidiavoli” ammise Michele in un sussurro.
“Dunque
era
vera
la
voce che aveva messo in mezzo anche gli Arcidiavoli!” esclamò
il coordinatore
“Lo
sai come è fatto
Azaele,
è un incosciente!”
cercò
di giustificarlo Michele.
"In
conclusione,
tu lo hai aiutato a portarsi
un anima all'inferno per
evitargli la punizione degli Arcidiavoli!”
concluse
Ysrafael, sempre più severo.
Michele
sbiancò e rivolse lo sguardo verso il basso senza riuscire ad
aggiungere nemmeno una parola a sua discolpa. Sapeva bene che ai quei
tempi Ysrafael non era il suo supervisore
e dunque non poteva più punirlo per quanto era successo, ma
era lo stesso estremamente mortificato, era stata una grave
violazione aiutare Azaele, ma non avrebbe potuto permettere nemmeno
per un attimo che quello stupido incosciente, finisse per subire le
orribili torture a cui l'avrebbero sottoposto gli Arcidiavoli in caso
avesse perso
la scommessa.
E
poi per quanto riguardava Efialte, in fondo era davvero un’orribile
persona e anche se Azaele non ci avesse messo lo zampino non era
affatto sicuro che Ariel sarebbe riuscito a riportarlo sulla retta
via.
“Ti
sei mai chiesto perché nessuno si
sia mai preoccupato di indagare
più di tanto su questa storia?” gli
domandò Ysrafael
dopo un istante di silenzio.
“Io
pensavo…
che
il fatto che Azaele in seguito mi avesse aiutato con San Giorgio,
avesse pareggiato i conti”.
Michele
ammutolì
rendendosi conto che
Ysrafael lo stava osservando esterrefatto.
“Basta
così, più parli e peggio è” tagliò
corto l'anziano
Angelo
“preferisco non indagare oltre! Ma ti avverto, sappi che finora
te la sei cavata solo perché i tuoi sentimenti d’amicizia,
per quanto rivolti alla persona sbagliata, sono sinceri
e perciò più importanti delle stupidaggini di Azaele
che in
fondo,
questo te lo concedo, non è malvagio come i suoi colleghi.
Ma
tieni bene a mente che anche se in lui possono essere rimaste delle
tracce di bontà, ha comunque scelto la schiera sbagliata
perché la sua natura lo ha portato a fare quella scelta!"
"Lui…
a quei tempi era solo un ragazzino e aveva iniziato a frequentare
amicizie sbagliate, io sono certo che oggi non rifarebbe certi
errori, se avesse la possibilità di dimostrarlo…"
Ysrafael
lo interruppe "Eri un ragazzino anche tu, eppure hai fatto una
scelta diversa! E non
illuderti Michele, tu non solo non potrai mai riportarlo nella nostra
schiera, ma prima o poi finirai per pagare amaramente questa
amicizia. Te
l’ho
ripeto per l'ennesima volta,
trova la forza di staccarti
da Azaele, altrimenti un giorno o
l'altro ti ritroverai a dover
scegliere tra lui e la tua schiera
e la scelta sarà in ogni caso amara e profondamente dolorosa!
Pensaci bene!”
Ysrafael
rivolse un ultimo sguardo colmo di rimprovero a Michele e poi si alzò
in volo.
Il
gatto con la stella nera in fronte finalmente si riscosse, si
avvicinò a Michele e si strusciò contro le sue gambe.
L'angelo
si accovacciò sorridendo “Ehi gatto, tu mi credi quando
ti dico che in Azaele non sono rimaste solo “tracce” di
bontà, non è vero?” domandò accarezzando
il gatto sulla testa.
“Meeeeeow!”
rispose il gatto rivolgendogli uno sguardo enigmatico.
“Di
un po', ma noi ci conosciamo per caso?” domandò Michele
osservando la stella sulla fronte del gatto che, per tutta gli
risposta, gli graffiò una mano e scappò via.
L'angelo
sorrise malinconico continuando a pensare che era abbastanza sicuro
di aver già visto quel gatto... ma dove?
Nota
1: Azaele essendo un diavolo, conosce tutte le lingue degli umani,
per cui guarda Star Wars in lingua originale, da cui Chuwebacca e non
Chuwebecca che è la versione italiana del nome
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