"Ne, ne, Odasakuuu!"
L'interpellato
sfilò via dalle labbra la sigaretta, soffiando
fuori dalla gola il fumo in eccesso. Non era bastato zittirlo pochi
istanti prima, per far calmare i suoi capricci; demone-prodigio della
Port Mafia sì, ma bambino petulante pure.
"Io voglio sapere! Quel
cerotto sulla guancia ti rovina quel bel
faccino!" Continuò il ragazzo sedutogli accanto, agitando le
braccia in modo fin troppo esagerato.
L'uomo spense la
sigaretta nel posacenere con un gesto esasperato.
"Cosa credi che sia?"
Mormorò calmo cedendo. "Voglio dire, te ne
stavi lì fermo imbambolato nel bel mezzo di una raffica di
spari, con i tuoi uomini che cadevano a destra e a sinistra. Questo
graffio me lo sono fatto quando ti ho afferrato il braccio e spostato
via."
Al suo fianco,
improvvisamente, avvertì solo un attento silenzio.
"Oh!" Esclamò
soltanto il ragazzo accanto.
Gli occhi chiari di
Odasaku lo seguirono mentre afferrò il suo copriabito e
lentamente si alzò in piedi.
"Capisco, certo capisco."
Realizzò Dazai piegando il cappotto
sotto il suo gomito. "Ma vedi, mio caro Odasaku, non c'è
bisogno
che tu faccia qualcosa di così pericoloso per me. In fondo
non
sono io a schifare la morte, è semplicemente questa a
schifare
me e non volermi con sé."
L'uomo chiamato Odasaku
scosse di poco il bicchiere per far sciogliere il ghiaccio all'interno.
"Dazai-kun." Lo
chiamò, bloccando i suoi passi. "Non so cosa tu
volessi dire adesso, ma sappi che per me una cicatrice ricevuta mentre
salvo la vita a un mio amico è la prova del bene che gli
voglio."
Non gli rispose, il
ragazzo chiamato Dazai, si abbandonò
soltanto a un debole accenno di sorriso mentre lasciò il bar
Lupin per quella sera.
"Dazai-san, Dazai-san!"
Come risvegliato da un sogno il detective dell'Agenzia si
voltò
alla sua destra, scontrandosi con il viso preoccupato del suo
subordinato che lo guardava con apprensione.
"Sì? Cosa c'è, Atsushi-kun?" Gli
domandò raggiante, ritrovando il suo solito brio.
Le iridi di due colori diversi di Atsushi calarono verso il
basso, posandosi sul braccio del suo mentore.
"Beh... se aveva prurito al braccio credo che adesso lo
abbia strofinato abbastanza."
Dunque era questo? Dazai osservò la sua mano
stretta attorno
all'avambraccio, poco più sopra del polso. Sotto le dita
avvertì le bende ruvide e il calore emanato dalla sua pelle.
Riportò l'attenzione su Atsushi che aspettava ancora una
risposta da parte sua.
"Sai, sotto queste bende c'è una lunga
cicatrice." Scandì
lentamente, gustandosi l'espressione del suo sottoposto che, poco alla
volta, passò da sorpreso a preoccupato. "Sfortunatamente non
me la sono procurata cercando di proteggere qualcuno."
Parole usate:
414
Day 6:
Ricordi/Cicatrici
Note
d'Autrice: Vi giuro che mi
dispiace di questo schifo, nella mia testa era venuta fuori migliore.
Ah, chiedo scusa anche a Odasaku perché finisco sempre per
usarlo in modo così subdolo.
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