Riassunto:
Giusto
quando le cose fra Keith e Lance sembravano migliorare, ecco che
prendono una svolta anche peggiore. Con il lato destro di Voltron che
litiga come non mai, la squadra idea un piano per poter risolvere la
situazione: rinchiuderli nella sala allenamenti fino a che non
impareranno ad essere educati l'uno con l'altro.
Il
suggerimento di
Coran? Aggiungere un labirinto invisibile al mix.
Note
autrice: Teoricamente,
questa doveva essere una oneshot di due nerd che capivano di provare
dei sentimenti l'uno per l'altro, il tutto mischiato ad un labirinto
invisibile, e alla fine è diventata così lunga
che ho deciso di
dividerla in capitoli.
Oh,
e per questa
storia ci sono anche dei disegni ufficiali, dalla mia partner in
crime.
Potete
trovarmi su
tumblr: wittyy-name.tumblr.com
Potete trovare
l'artista su tumblr: wolfpainters.tumblr.com
[L
A N C E]
“Dico
solo che tutto quello di cui abbiamo bisogno è una bella
serata in
città.” Dicevi così, una mano sul
fianco e l'altra che
gesticolava per aria. “Sai, atterrare su qualche pianeta,
andare
per locali, rimorchiare ragazze. Te lo dico io, una serata fuori
è
esattamente quello che
serve a tutti per allentare un po' la pressione.”
“E come faremo a
sapere se un pianeta è abbastanza civilizzato da avere dei
locali?”
chiese Hunk. “Potremmo atterrare e trovare soltanto un gruppo
di,
che so, rane con tre corna.”
Alzasti
un dito.
“Io-” Non avevi di che ribattere. Abbassasti il
dito e la tua
espressione si spense, una volta considerato che poteva essere una
valida argomentazione. “Hai ragione.” I tuoi occhi
si socchiusero
un poco al pensiero, le labbra che premevano l'una contro l'altra. Un
braccio ti attraversava la vita, mentre l'altro tuo gomito vi
riposava sopra, le dita che battevano pigramente sul tuo mento.
“Va
bene, nuovo piano-”
“Personalmente, la
butto lì, penso che abbiamo tutti bisogno di una notte
serena e
tranquilla. Magari con qualche dolce, sai che ho trovato quella
strana spezia zuccherina sull'ultimo pianeta che abbiamo visitato. E
poi possiamo metterci tutti intorno al proiettore e guardare qualche
classico film alteano. Non ti sembra divertente? Io penso che sia
divertente. Un sereno e tranquillo momento per legare.”
“Sìììììì,”
dicesti lentamente, allungando la 'i' per rendere chiaro il tuo
scetticismo. “In realtà, speravo in qualcosa che non
includesse le
coccole con i
nostri compagni paladini.”
Hunk
lo guardò da
sopra la spalla. “Perché? Cosa c'è di
male?”
Tu
incrociasti le braccia al petto. “Niente!
Però...” Distogliesti
lo sguardo, arricciando il naso e corrugando la fronte.
“Penso che
il nostro problema sia che passiamo fin troppo tempo insieme.
Insomma, qualche volta ho solo bisogno di un po' di spazio per
respirare senza – senza nessuno che
mi possa piombare davanti, capisci?”
Hunk
ti osservava,
facendo pendere un poco il capo da un lato. “Stai parlando di
Keith, vero?”
“Cosa?
No! Pfff.” Scuotevi la mano, come a scacciare l'idea.
“Keith non
mi dà fastidio. Non è come se fosse... sempre... lì,
con la sua stupida zazzera e la sua stupida voce e la sua stupida
faccia. Cercando di farmi sembrare un idiota e cercando di superarmi
in tutto. Beh, sai cosa, Keith,
io ti ho capito. Vedo il tuo gioco. Stai solo tentando di confondermi
e frustrarmi così che tu possa chiamarmi idiota! Beh,
l'unico idiota
qui sei tu, quindi
togliti dai piedi!” Ti fermasti una volta resoti conto che
Hunk ti
stava fissando. Inarcò un sopracciglio. Realizzasti,
inoltre, che
avevi smesso di camminare e che la tua voce si era pian piano alzata
di volume e di un paio di ottave. Ti schiaristi la gola,
raddrizzandoti e lasciando cadere le mani sui fianchi. Una mano in
vita, guardavi verso il basso. “Comunque, penso di aver
bisogno di
un po' di tempo lontano da
alcune parti di Voltron. Comprendi?”
Hunk
sospirò e
continuò a camminare. Tu rimanevi al passo al suo fianco.
Non eri
sicuro di dove steste andando. Hunk aveva solo detto di volerti
mostrare qualcosa. “Pensavo che voi due steste finalmente
andando
d'accordo.”
“Già.” Dicesti
delicatamente, girandoti così che lui non potesse vedere il
tuo
volto, i tuoi occhi piantati sul pavimento.
“Che è successo?”
“Non
lo so!” Quasi urlasti esasperato, buttando le braccia in
alto. Ti
portasti le mani alla testa, facendole correre fra i capelli.
“Andava
tutto bene e stavamo legando e cose del genere. Il lato destro di
Voltron era in completa sincronia, eravamo una squadra e tutta quella
roba lì. E ora ogni volta che guardo la sua stupida faccia,
mi
incazzo così tanto e
voglio solo-” Ti interrompesti, improvvisamente senza parole.
Non
sapevi cosa volevi fare a Keith, ma la frustrazione che sentivi ogni
volta che era nei paraggi era abbastanza per mandarti fuori di testa.
Il pensiero portò a galla il suo viso, che ti sorrideva.
Volevi
tirargli un pugno dritto dritto in quel sorrisino compiaciuto.
Sentivi le guance calde, e facesti scorrere le dita sul tuo viso,
grugnendo. Le tue braccia caddero, ciondolando flosce ai lati del tuo
corpo. “Non so, amico, ma mi fa arrabbiare.”
“Temevo che
avresti detto così.”
Lo
guardasti, un
sopracciglio sospettosamente inarcato.
“Perché?”
“Ti renderà le
cose più difficili.” Disse, curvando e dirigendosi
verso le porte
della sala allenamenti. Alzò le mani, gli indici rivolti
verso il
soffitto. “Vorrei dire soltanto che questa non è
stata una mia
idea.”
I
tuoi occhi si assottigliarono. “Che cos'hai in mente,
Hunk?”
Alzasti lo sguardo una volta entrato nella sala allenamenti. La tua
espressione cambiò radicalmente e ti congelasti sul posto.
Sentivi
gli occhi che si allargavano dalla sorpresa, prima che le tue
sopracciglia si corrugassero in un improvviso scoppio di rabbia che
andava oltre il tuo controllo. “Oh fantastico, che ci fa lui
qui?”
dicesti ad alta voce,
portando la mano ad indicare Keith.
Le
sue braccia erano
incrociate al petto, e i suoi occhi si erano socchiusi leggermente
davanti alla tua esplosione di rabbia. “È un
piacere vederti anche
per me.”
Il
suo tono era così seccamente sarcastico e ti dava sui nervi.
Non eri
sicuro del perché o del quando la sua voce aveva cominciato
ad
infastidirti, ma non mancava mai di farti bollire il sangue. Per non
parlare della colpa che ti mangiava dentro. Non aveva fatto
niente.
Semplicemente, era
lì.
Eppure, la sua sola vista
era stata sufficiente per farti fare una scenata. Una scenata che era
suonata molto più accusatoria e molto più
arrabbiata di quanto in
realtà volessi. Tutto quello che aveva fatto era essere
Keith.
Ciononostante, per qualche ragione, essere Keith
era
abbastanza.
Incrociasti
le braccia al petto, premendo le labbra in un duro cipiglio. Vederlo,
specialmente senza alcun preavviso, aveva immediatamente attivato
frustrazione e un gran casino di emozioni che avevano formato
un'enorme massa rabbiosa. Poi la
frustrazione arrivò perché ti sentivi
così. Il che peggiorava la
situazione.
Le
cose andavano
bene. Era ancora il tuo rivale. Ma va? Keith sarebbe sempre stato il
tuo rivale. Non pensavi che sarebbe mai cambiato. Ma eravate stati
insieme come membri del team Voltron abbastanza a lungo da farti
superare la vostra rivalità. Aveva smesso di darti fastidio
a vista.
I tuoi insulti si erano trasformati in giocose prese in giro. Voi due
formavate effettivamente una bella squadra. Non vedevi l'ora di stare
con lui. Ti piaceva come riuscivi a fargli fare quel raro sorriso. Le
tue viscere si contraevano quando ti prendeva in giro. La sua vista
ti faceva arrossire le orecchie..
E
poi tutto
improvvisamente era cambiato, e lui era tornato a frustrarti. La
tensione fra voi due era abbastanza spessa da poterla tagliare con un
coltello, e tu dovevi spesso resistere all'istinto di prenderlo per
la gola e scuoterlo.
Odiavi
tutto questo,
e volevi smetterla di sentirti così, ma non ci riuscivi, per
quanto
tu ci provassi.
“Che ci fai qui?”
chiedesti, alzando il mento.
“Shiro mi ha
chiesto di incontrarlo qui.” disse lui in tono piatto.
“Shiro? Dov'è?”
Ti guardasti intorno, ma la sala era vuota, a parte per voi tre.
Le
spalle di Keith
si alzarono ed abbassarono. “Non ancora qui ovviamente. Che
cosa ci
fai tu qui?” chiese, un sopracciglio
inarcato che spariva
fra i suoi capelli.
Sentisti
un muscolo
della mandibola che si contraeva. Uno di questi giorni, avresti
rasato quella zazzera. Tenevi una mano sul fianco, mentre l'altra
indicava dietro di te con il pollice. “Sono venuto qui con
Hunk.”
Ti venne in mente che non avevi idea del perché fossi
lì. “Ehi,
Hunk, che cosa siamo venuti a- Ehi!” Ti
girasti per
guardare, ma Hunk non era dove l'avevi lasciato. Ti voltasti
nuovamente, solo per trovarlo dirigersi verso la porta. “Dove
stai
pensando di andare?”
Hunk
sobbalzò, gli
occhi che si spalancarono per una frazione di secondo.
Mormorò un
veloce. “Oh no,” prima di girare i tacchi e correre
verso la
porta, cadendo a causa dello slancio.
Lo
fissasti,
sbattendo le palpebre dalla sorpresa. Una volta ripresoti abbastanza
da corrergli dietro, era troppo tardi. Le porte della sala
allenamenti si erano chiuse, e sentisti il blocco che si attivava. Il
touchpad accanto alla porta divenne rosso. Ti buttasti in avanti,
quasi scontrandoti con la porta. “Ehi!” Urlasti,
prendendola a
pugni. “Hunk, che quiznak? Apri la porta!”
“No!” La voce di
Hunk era attutita. “Mi dispiace, Lance, ma è per
il tuo bene!”
“CHE COSA è
per il mio bene?” Quasi gridasti, allontanandoti dalla porta.
“Non solo per te,
bensì per entrambi.” La voce di Allura
risuonò dall'interfono
nella sala allenamenti, e immediatamente portasti lo sguardo verso
l'alto. Potevi vedere diverse figure nella cabina di controllo,
posizionata in alto sul muro più lontano della stanza.
“Allura?” Anche
Keith stava guardando la cabina. Le sue braccia caddero ai lati del
suo corpo mentre si girava. Gli occhi socchiusi, la fronte corrugata.
“Che sta succedendo?” Chiese, l'irritazione
palpabile nella sua
voce.
“Pensatelo come un
allenamento.” disse la voce di Shiro.
“In realtà, è
più un intervento. Sorpresa.” Pidge.
“Shiro? Pidge?!”
Alzasti la voce, camminando pesantemente all'indietro, verso il
centro della stanza. Ti fermasti quando ti ritrovasti di fianco a
Keith, fissando la cabina di controllo. Attraverso il vetro, potevi
definitivamente distinguere parecchie figure. “Siete tutti
lassù?”
“Tecnicamente,
no.” disse Coran. “Hunk non è qui. Era
giù con voi- Oh,
lasciate stare. Sì, siamo tutti qui.”
“Che razza di
allenamento è questo?” Chiese Keith, il suo bayard
in mano. Come
diavolo aveva fatto a tirarlo fuori così velocemente? Aveva
già
cambiato postura, allargando le gambe e piegando le ginocchia per
abbassarsi. Il suo bayard era al suo fianco, e l'altro braccio era
alzato in posizione di difesa. Non indossava l'armatura, ma sembrava
pronto per la battaglia.
Dio,
era così
fottutamente... perfetto, vero? Che fottuto
esibizionista.
L'ultima
cosa che
volevi era combattere contro Keith. Anzi, come non detto. Era
l'ultima cosa soltanto se c'erano di mezzo i bayard. Perché
tutto
quello che Keith avrebbe dovuto fare sarebbe stato avvicinarsi a te e
la tua pistola laser sarebbe diventata inutile e Keith avrebbe vinto.
Ma se fosse stato un combattimento corpo a corpo... okay, allora
Keith probabilmente ti avrebbe comunque fatto il culo, ma forse
avresti potuto sfogare un po' di questa frustrazione repressa. I tuoi
capelli si drizzavano soltanto perché gli stavi vicino.
E
poi, dubitavi che
vi avessero incastrati lì soltanto per prendervi a cazzotti.
Probabilmente, volevano che combatteste insieme. Tirasti fuori il tuo
bayard, tenendolo alto. “E perché quest'imboscata?
Non potevate
tipo, che ne so, chiedere? Tipo, 'ehi Lance, vieni
in sala
allenamenti per qualche esercizio,' e io avrei detto, 'sì,
certo,
amico, vai team Voltron,” Indicasti Keith con la mano libera.
“A
Keith non avreste nemmeno dovuto chiederlo. Praticamente vive qui
perché è tutto quello che fa.” La tua
voce non lasciava dubbi sul
tuo pensiero a proposito. Sul serio, non eri sicuro di averlo mai
visto riposare.
Keith
digrignò i
denti, voltando il capo velocemente per guardarti male. “Almeno
io mi alleno.”
Ti
girasti verso di
lui, nella mano il tuo bayard dimenticato. “Che cosa vorrebbe
dire?!”
“Vuol dire che hai
bisogno di prendere più seriamente il tuo
allenamento!”
“Io sono serio!”
Gettasti le mani al cielo. “Sono così Sirius che
potrei morire e
cadere attraverso l'arco! Apriti, velo, arrivo!”
Il
volto di Keith si
svuotò di ogni emozione, tutta la rabbia e la frustrazione
sparirono
mentre sbatteva le palpebre. “Cosa?”
“Ooooh, troppo
presto, amico.” La voce di Hunk arrivò dagli
altoparlanti.
“Hai davvero
appena citato Harry Potter?” Sembrava quasi che Pidge e Hunk
stessero condividendo il microfono.
Senza
distogliere lo
sguardo da Keith, puntasti alla cabina. “Stanne fuori,
Pidge.”
Keith sospirò, la testa che cadde mentre una mano
correva a pizzicare il ponte del suo naso. L'altro suo braccio
pendeva floscio al suo fianco. Aveva perso la posizione da
combattimento tempo fa. “Vedi? È proprio di questo
che parlo! Non
riesci a prendere nulla seriamente.” Fece cenno alla cabina,
raddrizzandosi. “Tutti hanno lavorato davvero sodo,
allenandosi e
raccogliendo informazioni. Tu hai mai fatto qualcosa di
utile?”
“Io-” Ti
interrompesti, la bocca si chiuse di scatto con un cipiglio. Aveva..
aveva ragione. Ahia, aveva toccato un nervo scoperto. Sbuffasti e ti
mettesti dritto, incrociando le braccia al petto. “Ho aiutato
Coran
a pulire il castello!”
“È vero!” disse
Coran. “Si è anche guadagnato una medaglia del
pulito!”
“Visto?”
Piegasti il capo, ghignando. “Tu hai
qualche medaglia del
pulito, Keith?”
Lui
incrociò le
braccia al petto, imitando la tua postura e ignorando le tue difese.
“Non penso di averti mai visto allenarti se non durante gli
esercizi di gruppo.”
Potevi
avvertire il
tuo sorriso allargarsi, un sopracciglio che si alzava. “Che
cosa
c'è, Keith? Ti manco? Vuoi passare più tempo con
me? Un po' di
uno-contro-uno?” Non eri sicuro del perché avessi
deciso di
percorrere la strada della provocazione, ma l'avevi fatto. L'occhio
di Keith ebbe uno spasmo, le sue labbra si contrassero in un broncio.
E poi vedesti qualcosa che non avresti mai pensato di vedere: Keith
stava arrossendo. Era solo una leggera sfumatura sulle guance, ma era
così fuori posto che non potevi non notarla. Dovesti
effettivamente
convincerti che era, davvero, del rossore, e non un gioco di luce.
Avevi
fatto
qualcosa, e sentisti il tuo sorriso scemare. Porca puttana, Keith
stava arrossendo.
“Paladini,” la
voce di Allura risuonò dagli altoparlanti, fermando
qualsiasi cosa
Keith volesse dire. Se davvero stava per dire qualcosa. “Mi
dispiace aver dovuto ricorrere a questo, ma abbiamo deciso che
l'elemento sorpresa sarebbe stata la tattica migliore. Questo
è,
come ha detto Pidge, un intervento.”
“Un intervento per
cosa?” chiedesti.
“Per voi due.
Ultimamente non andate... d'accordo.”
Emettesti
un
grugnito, roteando gli occhi. “Sai che
novità.”
“I vostri continui
litigi sono diventati un peso per la squadra.” Shiro sembrava
serio
e deluso. Sussultasti.
“L'ultima volta
che abbiamo formato Voltron, abbiamo quasi perso la
stabilità per
colpa vostra.” disse la voce di Pidge.
“E se accadesse
mentre combattiamo?” si intromise Hunk. Ci fu un po' di
rumore, ed
avesti la netta sensazione che stessero lottando per il microfono.
“Sapete quanto è utile un robot con un braccio e
una gamba? Pidge,
di' loro quanto è utile un robot con un braccio e una
gamba.”
“Non lo è.”
“Visto? Non è
utile, ragazzi! Non lo è! Che cosa dovrei farci?
Saltellarci?”
“Il punto è,”
sembrava che Pidge avesse tirato via a forza il microfono dalle mani
di Hunk. “La tensione fra voi due è
così pesante da soffocarci, e
abbiamo bisogno che ci lavoriate sopra se vogliamo essere in grado di
sincronizzarci e formare Voltron.”
“Non sappiamo che
cosa sia successo fra voi, ma dovete risolverlo.” Le parole
di
Shiro suonavano irrevocabili. Sentisti le spalle afflosciarsi, sia
dalla colpa che dal timore.
“Anche i primi
paladini ebbero difficoltà a comunicare ed esprimere se
stessi.
C'erano spesso fraintendimenti e rancori, ma riuscirono sempre a
superare le loro differenze e metterle da parte per il bene
superiore. Fate parte di una squadra, e più di tutto, siete
amici.
Qualsiasi cosa ci sia fra voi, vogliamo aiutarvi.”
“E come?
Rinchiudendoci nella sala allenamenti insieme?” chiese Keith,
spostando il peso su una gamba. Avevate entrambi messo via i bayard.
“Diciamo di sì.”
“Che cosa vi
aspettate che facciamo, che ci sfidiamo?” Keith sembrava
sarcastico, ma comunque ti irrigidisti, tirandogli un'occhiata di
sbieco.
“Beh, questo non
fa parte del nostro piano,” disse Shiro, e aggiunse
riluttante, “Ma
abbiamo considerato la possibilità. Qualsiasi cosa vi possa
aiutare.”
“Mi prendi in
giro?” Urlasti, indicando Keith con le mani. “Mi
state chiudendo
qui con un pazzo e gli state dando il permesso di
uccidermi?”
“A meno che non
voglia far parte di un robot con una gamba sola, sono sicuro che
Keith sappia contenersi.” Potevi sentire un po' di
divertimento
nella voce di Shiro.
Guardasti
in
cagnesco la cabina, lasciando le braccia penzoloni.
“Accidenti,
grazie. Mi sento molto meglio.”
“Fammi capire.”
Keith appoggiò una mano sul proprio fianco, l'altra che
gesticolava
mentre parlava. “Il vostro piano era di attirarci qui con
l'inganno, poi chiuderci dentro con la speranza che Lance magicamente
maturasse? L'avete capito che è, tipo, un bambino,
vero?”
Sbuffasti
di nuovo,
riservandogli un'occhiataccia irritata. Magari, se l'avessi guardato
abbastanza male, avresti dato fuoco a quegli stupidi capelli.
“Sì,
se parli della mia pelle.”
Sospirò,
facendo
cenno verso di te. “Vedete cosa intendo?”
“Ehi! Non è colpa
mia!”
“Quello è il
piano, sì.” disse Allura.
“E quanto avete
intenzione di lasciarci qui?” Keith ignorò il tuo
lamento, cosa
che servì solo a irritarti di più.
“Fino a che non
sarete arrivati ad una soluzione, non importa quanto ci
vorrà.”
Sembrava molto fiera del suo piano. “Io la chiamo Operazione:
Amore
Difficile.”
“Io volevo
chiamarla Operazione: Time-Out!” Coran disse la sua.
“Io avevo
suggerito Operazione: Fuoco e Ghiaccio.” aggiunse Shiro.
“Operazione:
Morire o Legare! Solo il tempo lo dirà.”
annunciò Pidge.
“Io avevo votato
per Operazione: Due Piedi Destri.” Hunk ridacchiò
leggermente.
“Capito? Perché tipo, voi siete il lato destro di
Voltron? E
questo si ricollega all'avere due piedi sinistri che
significa-”
“Abbiamo capito,
Hunk.” dicesti con tono piatto.
“Non importa! Ora
ce ne andiamo.” annunciò Allura.
“Torneremo per controllarvi.”
“Aspettate!”
urlasti, facendo un passo in avanti. “Volete semplicemente
lasciarci qui?”
“A meno che non
vogliate che assistiamo alla scena?”
Il
tuo sguardo si
spense. Aveva ragione. Non volevi essere lasciato solo con Keith, ma
se gli altri fossero rimasti mentre parlavi a cuore aperto con lui,
sarebbe stato agonizzante. Per non parlare dell'imbarazzo.
Cominciasti ad arrampicarti sugli specchi. “E se abbiamo
fame? O se
dobbiamo fare pipì?”
“Allora vi
conviene cominciare a parlare.” disse Shiro. Cavolo, non
avevano un
minimo di compassione. Cominciava a diventare chiaro che non saresti
uscito da questa situazione. Stavi per essere bloccato con Keith e
forzato a parlare dei tuoi sentimenti o cose del genere. Il pensiero
fece agitare il tuo stomaco, e il tuo cuore iniziò a battere
più
forte in risposta. “Noi ce ne andiamo.”
“Buona fortuna,
ragazzi.” disse Hunk. “Terrò la vostra
sbobba al caldo.”
“Cercate di non
uccidervi.” aggiunse Pidge.
“Contiamo su di
voi,” disse Allura. “Ricordate, siete entrambi
paladini di
Voltron. Niente può mettersi tra di voi. Siete fatti per
stare
insieme.”
“Oh, e prima che
ce lo dimentichiamo.” disse Coran, entusiasta.
“Ecco che arriva
la parte migliore del nostro piano! È stata una mia
idea!” Senza
preavviso, un muro apparve a pochi centimetri dalla tua faccia.
Strillasti e saltasti all'indietro, attento a non toccarlo. C'erano
muri e corridoi tutto intorno a te. Anche Keith aveva fatto un salto
e sembrava guardarsi intorno con la stessa sorpresa che sentivi tu.
Poi, così come erano apparsi, scomparvero.
“Labirinto invisibile!
Divertitevi!”
Avevi
soltanto
voglia di urlare.
Note
traduttore: Buongiorno
a tutti quanti! Sono Andrea ed eccomi qui con questo
meravigliosissimo progetto che sto cominciando e porterò
avanti con
la mia collega traduttrice.
Che
dire, non vedevo
l'ora che arrivasse questo momento. Wittyy è sicuramente la
mia
autrice preferita di tutto il mondo delle fic, non saprei come altro
dirlo. Per questo per me è un grande onore poter tradurre i
suoi
lavori.
L'unica
cosa che mi crea un po' di difficoltà è che
Wittyy utilizza davvero
un
sacco di
giochi di parole e quindi io rimango lì i minuti a cercare
di capire
come renderlo comprensibile in italiano, ma ehi, ne vale la pena.
Cercherò
di postare
ogni due settimane il giovedì, siccome solitamente
è il mio giorno
libero dal lavoro. Nel caso avessi problemi, per favore, non
picchiatemi.
Spero
di aver tradotto in maniera decente ♥
NON
POSTATE DA
NESSUNA PARTE I DISEGNI PRESENTI NEL CAPITOLO
Andate
invece a supportare l'artista ufficiale di Wittyy, wolfpainters.
I
miei social:
Lavori
di traduzione
di Andrea:
Andate
anche a leggere Shut
Up and Dance with Me, tradotta dalla mia fantastica collega!
Andrea
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